
Mentre si apre ufficialmente la COP30 nella città di Belém, nel cuore della regione amazzonica brasiliana, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha lanciato un monito chiaro: «Stiamo andando nella direzione giusta, ma alla velocità sbagliata». Un messaggio pregnante, che richiama l’urgenza di trasformare impegni in azione reale e rafforza la cornice strategica di questa Conferenza delle Parti come snodo decisivo nella lotta ai cambiamenti climatici.
La scelta di ambientare COP30 in Amazônia non è solo simbolica, ma politica. Lula ha sottolineato che il bioma più diverso della Terra non è mera astrattezza, bensì «casa, economia, cultura, vita». Con queste parole ha indicato che la lotta climatica non può più considerare la foresta equatoriale esclusivamente come “tema”, ma come soggetto pieno di diritti, potenzialità e centralità strategica. La sede della conferenza assume dunque un doppio significato: da un lato, riflette la priorità dell’adattamento ambientale in zone ad alta vulnerabilità; dall’altro, dimostra la volontà – espressa dal Brasile – di proporsi come hub globale nell’azione climatica.
Nel suo discorso, Lula ha indicato tre pilastri su cui poggeranno i negoziati: l’adempimento dei impegni climatici già assunti, il rafforzamento della governance globale e la centralità delle persone nelle decisioni sul clima. Questa visione aspira a una COP della “verità” e dell’“implementazione” – non più solo grande diplomazia e promesse, ma risultati tangibili. «La crisi climatica non è una minaccia del futuro, è una tragedia del presente», ha dichiarato il presidente brasiliano, evocando fenomeni meteorologici estremi come le alluvioni nel Sud del Brasile e l’uragano Melissa nel Caribe.
Parallelamente, il presidente della COP30, André Corrêa do Lago, ha richiamato il carattere storico della conferenza – all’inizio della “decade della implementazione” dell’Accordo di Parigi –, sottolineando che questa edizione deve portare da “impegno” a “risultato”. Per Corrêa do Lago, la COP30 rappresenta «un mutirão», un termine portoghese che evoca collaborazione, impegno collettivo e azione condivisa: la conferenza deve incarnare il lavoro insieme, tra governi, società civile, settore privato e comunità locali.
Già al primo giorno vengono lanciate nuove piattaforme e strumenti: un pacchetto miliardario di innovazione agricola per le aree vulnerabili, il «Green Digital Action Hub» per accelerare la trasformazione digitale sostenibile, l’«AI Climate Institute» per professionalizzare l’uso dell’intelligenza artificiale nella riduzione delle emissioni del settore delle tecnologie dell’informazione e comunicazione.
Da una prospettiva business e strategica, questa COP assume per le imprese un doppio significato: da un lato, l’azione climatica diventa driver di sviluppo, innovazione e competitività. Le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale non sono più solo strumenti di efficienza, ma leve centrali per mitigare e adattarsi al cambiamento climatico, ridefinendo catene del valore, infrastrutture urbane e modelli agricoli. Dall’altro lato, la governance e le istituzioni politiche chiedono responsabilità, trasparenza e “implementazione”. L’era delle promesse generiche volge al termine: è il momento di dimostrare che il modello multilaterale può generare risultati e che la cooperazione internazionale resta strumento rilevante per le sfide globali. Come evidenziato da Lula, serve un «Consiglio Globale del Clima collegato all’Assemblea Generale dell’ONU».
Per gli attori corporate, specialmente quelli italiani ed europei che guardano al Brasile e all’America Latina come aree strategiche, COP30 rappresenta un’opportunità operativa. Le iniziative annunciate per città, agricoltura, digitale e infrastrutture creano scenari concreti di investimento sostenibile, innovazione e finanza climatica. Tuttavia, le parole d’ordine – “implementazione”, “velocità”, “azione” – traducono anche un monito: chi non si adatta rischia di rimanere indietro, sia in termini regolamentari che di accesso ai mercati. In un contesto in cui i finanziamenti climatici si stanno evolvendo verso la remunerazione della performance e dell’impatto, la capacità di rispondere rapidamente diventa vantaggio competitivo.
In conclusione, COP30 indica che il “fare” va al centro della scena. Non più solo tavoli di negoziazione, ma infrastrutture, tecnologie, partecipazione dal basso e finanza orientata all’azione. Come ha sintetizzato Lula, “andiamo nella direzione giusta, ma alla velocità sbagliata”: il messaggio è chiarissimo per aziende, governi e investitori: la traiettoria è definita, ma il tempo per cambiare ritmo è adesso.
Fonte: COP30 Brasil
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro [1])
Collegamenti
[1] https://www.assocamerestero.it/ccie/camera-italo-brasiliana-commercio-industria-rio-de-janeiro
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