Nel mese di maggio, il governo danese ha presentato una proposta che prevede l’investimento di 143 miliardi di corone (18 miliardi e 590mila euro) attraverso il prossimo decennio. L’esistenza di una larga maggioranza parlamentare a sostegno dell’iniziativa è stata confermata il 28 giugno da fonti locali. Oltre all’entità dell’investimento, questa decisione rappresenta un passo importante in relazione alla storia del Paese. Prima di esaminare la notizia odierna è dunque opportuno considerare la storia recente della Danimarca.
Cenni storici
Per gran parte della sua storia moderna, la Danimarca ha perseguito una politica di neutralità. Eccezioni importanti a questa tendenza risultano essere solamente due: la sua partecipazione alle guerre napoleoniche dal 1807 e la guerra tedesco-danese del 1864, combattuta tra Regno di Danimarca da un lato e Prussia e Austria dall’altro. Entrambe queste eccezioni, però, avevano carattere difensivo.
Infatti, per quanto riguarda le guerre napoleoniche, il Regno Unito aveva bombardato per primo la capitale e la flotta danese attraccata in porto con proiettili incendiari per evitare che venisse usata in supporto a Napoleone I per un’eventuale sua invasione dell’Inghilterra. La guerra tedesco-danese, invece, fu combattuta per mantenere il possesso dei territori dello Schleswig e dell’Holstein, allora appartenenti alla Danimarca ma con porzioni a maggioranza tedesca.
La Danimarca si mantenne neutrale anche durante la Grande Guerra, arrivando perfino a proibire con un ordine esecutivo l’esposizione di bandiere straniere - ordine annullato solo quest’anno da una sentenza della Corte Suprema.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, invece, il paese fu invaso dalle truppe tedesche e sottoposto ad occupazione militare, nonostante avesse proclamato la propria neutralità. Durante l’occupazione, si sviluppò un movimento di Resistenza danese, ché arrivò a coinvolgere circa 50.000 partigiani.
Dopo la guerra, la Danimarca entrò a fare parte delle Nazioni Unite e nel 1949 entrò a fare parte della NATO, proibendo però la presenza di basi aeree USA sul proprio territorio. Al momento, l’esercito danese schiera unità nei Balcani, in Afghanistan, Estonia, Mali e Iraq.
La spesa nel settore finora: i numeri
Tra il 2014 e il 2017, l’investimento danese nella Difesa è rimasto intorno all’1,15% del PIL, per poi aumentare nel 2018, arrivando all’1,38%. L’entità dell’investimento è rimasta tra l’1,3% e l’1,4% del PIL fino al 2022. Grazie al nuovo investimento, la percentuale per il 2023 salirebbe all’1,65%, mentre l’obiettivo NATO del 2% del PIL verrebbe raggiunto entro il 2030.
Dei 143 miliardi di corone da investire, 27 miliardi saranno destinati alla sistemazione degli edifici, alla creazione di tecnologie informatiche e al rafforzamento del personale. Altri 11 miliardi saranno spesi in personale e materiali.
Conclusioni
Dalle cifre sopra citate emerge come, sull’onda dei recenti sviluppi, la Danimarca stia optando per una versione ancora più attiva della propria Difesa. Data l’entità dell’investimento, è possibile che l’espansione dei fondi a disposizione delle Forze Armate danesi si sviluppi in un aumento della richiesta di equipaggiamenti. Questo potrebbe tradursi in interessanti opportunità per aziende del settore che vogliano entrare a far parte del bacino di fornitori delle Forze Armate danesi.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca [2])
Collegamenti
[1] https://www.assocamerestero.it/notizie/%3Ffield_notizia_categoria_tid%3D1122
[2] https://www.assocamerestero.it/ccie/camera-commercio-italiana-danimarca