Venerdì 7 Novembre 2025
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Il vino italiano continua a consolidare la sua presenza nel mercato australiano, distinguendosi per qualità, varietà dei vitigni e un’immagine legata al lifestyle mediterraneo. Tuttavia, il confronto con i vini locali evidenzia alcune sfide e peculiarità da considerare per chi vuole affermarsi in questo mercato competitivo.
I vini australiani, prodotti principalmente in regioni come Barossa Valley, Margaret River e Hunter Valley, godono di un forte radicamento locale e di un rapporto qualità-prezzo percepito come equilibrato dai consumatori. Al contrario, i vini importati dall’Italia sono generalmente percepiti come prodotti premium, caratterizzati da un forte storytelling legato alla tradizione, al territorio e all’autenticità dei vitigni. Questa percezione positiva si accompagna però a un prezzo più elevato, che può rappresentare una barriera per alcuni segmenti di consumatori, soprattutto nei canali off-trade come supermercati e e-commerce.
In termini di promozione, la strategia più efficace per il vino italiano passa attraverso la valorizzazione della storia del brand, la partecipazione a eventi enologici, degustazioni guidate e strumenti digitali che permettano di raccontare l’origine e le caratteristiche uniche dei prodotti. Gli importatori e distributori locali svolgono un ruolo cruciale nel posizionamento del vino italiano, consigliando il pricing adeguato per ciascun canale e segmento di consumatori. È inoltre crescente l’attenzione verso vini biologici, naturali e con certificazioni di origine, elementi che rafforzano la percezione di qualità e giustificano un premium price.
Dal punto di vista commerciale, le cantine italiane possono beneficiare di collaborazioni con ristoranti, wine bar e retailer di fascia alta, dove il consumatore è più sensibile alla qualità e al racconto del prodotto. Al contempo, la promozione attraverso campagne digitali mirate, storytelling sui social media e degustazioni virtuali rappresenta una leva strategica per fidelizzare un pubblico giovane e curioso, interessato a esperienze enologiche autentiche.
In sintesi, il vino italiano mantiene una posizione di prestigio sul mercato australiano, ma il successo dipende da una strategia equilibrata che sappia combinare percezione premium, pricing adeguato e promozione efficace. Investire in storytelling, certificazioni e canali mirati permette di valorizzare le peculiarità del prodotto e di competere sia con i vini locali che con altre importazioni europee.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
La Danimarca continua a sorprendere il mondo della finanza, questa volta non per tassi o pil, ma per la sua capacità di trasformare il debito pubblico in uno strumento di sostenibilità. A settembre 2025, Copenaghen ha emesso il primo titolo di Stato conforme al nuovo European Green Bond Standard, diventando così il primo Paese al mondo a fare questo passo. Una mossa che non solo rafforza la sua reputazione di leader nella transizione ecologica, ma apre anche la strada a governi e investitori in tutta Europa.
Il “green bond” decennale, dal valore di circa sette miliardi di corone danesi, garantisce che ogni singola corona raccolta sia destinata a progetti realmente verdi. I ricavi, infatti, devono finanziare progetti dedicati alle energie rinnovabili, ai trasporti a basse emissioni e alla tutela del territorio. Non si tratta di un gesto simbolico, ma di una strategia chiara e concreta, gestita dalla Danmarks Nationalbank – la Banca nazionale danese, con l’obiettivo di fare della finanza pubblica un pilastro della transizione ecologica.
“Essere pionieri non è solo un onore, è una responsabilità”, ha commentato il ministro delle Finanze, Nicolai Wammen, sottolineando come rigore finanziario e coerenza climatica possano camminare fianco a fianco.
La solidità dell’iniziativa è stata confermata anche da una revisione indipendente di Sustainable Fitch, che ha certificato la piena conformità del programma agli standard europei e internazionali. La reazione del mercato è stata entusiasta: le richieste di investimento hanno superato di gran lunga l’offerta disponibile, con gli analisti che parlano già di un “greenium”, un piccolo premio che gli investitori sono disposti a pagare per sostenere progetti ad impatto ambientale positivo.
Seguendo il modello dei “twin bond” introdotto nel 2022, la Danimarca ha emesso titoli verdi gemelli dei titoli tradizionali, con le stesse caratteristiche finanziarie, ma con un obiettivo sostenibile. Una scelta pensata per garantire massima trasparenza, liquidità e comparabilità, evitando che i green bond restino uno strumento di nicchia.
In ogni caso, l’operazione ha anche un valore simbolico. Mostra che uno Stato può usare il debito pubblico non solo per finanziare la crescita, ma per guidarla verso obiettivi concreti di sostenibilità. In un’Europa che fatica a trovare l’equilibrio tra disciplina fiscale e ambizione climatica, la Danimarca sta dimostrando che il verde può diventare una strategia economica, non un costo.
Con questa emissione, la piccola monarchia del Nord si conferma non solo pioniera, ma anche esempio morale di una nuova economia verde: pragmatica, trasparente e capace di trasformare la finanza in uno strumento di fiducia e futuro.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
La regione della Bahia ha guadagnato un primato significativo nel 2025: per la prima volta in più di un decennio, si afferma come lo stato con il volume più alto di investimenti nel paese. Secondo i dati ufficiali del sistema contabile statale pubblicati dallo stato stesso, tra gennaio e agosto 2025, la Bahia ha liquidato investimenti per un totale di R$ 4,12 miliardi, superando persino lo stato di São Paulo, che nello stesso periodo ne ha registrati circa R$ 3,66 miliardi.
Questo dato assume un rilievo di grande impatto se si considera che lo stato di São Paulo dispone di un bilancio statale sensibilmente superiore e storicamente detenuto il top della classifica. Il traguardo della Bahia, dunque, segnala non soltanto un picco numerico, ma una reale svolta nella capacità di allocazione ed esecuzione degli investimenti pubblici.
Il governo bahiano attribuisce il risultato a una strategia che ha accoppiato la contrazione di operazioni di credito, sostenibili in rapporto alla capacità di pagamento dello stato, con una forte priorità data agli investimenti nelle aree sociali e infrastrutturali. In particolare, il segretario di Stato alla Fazenda della Bahia ha sottolineato che nonostante l’incremento degli impegni e l’accensione di nuovi finanziamenti, il livello di indebitamento rimane contenuto: la proporzione fra debito corrente netto e ricavo corrente netto è scesa dal 37% di inizio anno al 33% a metà 2025.
L’impatto pratico viene evidenziato direttamente dal governatore della Bahia, che parla di “più scuole di qualità, progressi nella rete sanitaria, maggiore sicurezza e migliore infrastruttura in tutto lo stato”. Un’azione dunque orientata non soltanto a cifre e record, ma a risultati sul terreno, con il territorio che ne beneficia in modo concreto.
È interessante altresì notare che nei primi due anni dell’amministrazione dell’attuale governatore, la Bahia aveva già investito circa R$ 16,08 miliardi: sommando gli investimenti cumulati si arriva a circa R$ 20,2 miliardi dal 2023. Questo ritmo testimonia una capacità di programmazione e realizzazione che va oltre l’eccezionalità di un solo anno, configurando una tendenza strutturale.
Per le imprese, gli operatori finanziari e gli analisti che guardano al mercato brasiliano, il caso della Bahia assume un duplice significato. Da un lato, rappresenta la conferma che anche aree meno tradizionalmente dominanti possono emergere quando combinano rigore gestionale, utilizzo strategico del credito e orientamento a investimenti ad alto valore sociale. Dall’altro, segnala che la sfida degli investimenti pubblici in infrastrutture e servizi può generare un contesto favorevole per attrarre candidature industriali, progetti privati e partnership pubblico-private.
Tuttavia, come spesso avviene, il successo ha al contempo implicazioni di contesto: la ripresa e la velocità degli investimenti richiedono un’efficace governance, controllo dei costi, trasparenza e monitoraggio continuo degli esiti. Nel contesto brasiliano, segnato da elevati livelli di indebitamento in altri stati e da sfide strutturali nella spesa pubblica, il cammino intrapreso dalla Bahia può diventare un modello virtuoso o, se gestito male, un esempio di crescita non sostenibile.
In conclusione, il risultato della Bahia non va letto solo come un picco statistico – è piuttosto un messaggio forte: un modello di stato-regione che, con dimensioni relativamente modeste rispetto ad altri giganti federali, riesce a superare concorrenti ben più consolidati grazie a disciplina finanziaria, visione strategica e orientamento all’impatto sociale. Per il mondo del business, dei servizi e delle infrastrutture interessato al Brasile, questa evoluzione merita attenzione e potrebbe segnalare ulteriori opportunità di partnership e sviluppo nei prossimi anni.
Fonte: Aratu On, 26 ottobre 2025
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
Il Bar Leone a Hong Kong si è aggiudicato il titolo di “Miglior Bar del Mondo 2025”, primo locale asiatico a ricevere questo prestigioso riconoscimento. Dopo il secondo posto nella classifica mondiale 2024 dei World’s 50 Best Bars e il primato tra gli Asia’s 50 Best Bars, il locale fondato dall’italiano Lorenzo Antinori conferma la sua ascesa nel panorama internazionale della mixology. La premiazione si è svolta l’8 ottobre al terminal crociere di Kai Tak, a Hong Kong, davanti a oltre 1.000 professionisti del settore, tra proprietari di bar, investitori, mixologist e rappresentanti dei media provenienti da tutto il mondo. Per la prima volta l’evento ha scelto proprio la città asiatica come sede della cerimonia.
Fin dalla sua apertura nel 2023 nel quartiere di Sheung Wan, il Bar Leone si è distinto come un autentico omaggio all’Italia, reinterpretando la cultura del bar italiano con uno stile contemporaneo. Il concept di “cocktail popolari”, alla base del progetto, rappresenta per Antinori un ritorno alla semplicità e all’essenza del bere bene, in linea con la tradizione e lo stile italiani.
Secondo la giuria del World’s 50 Best Bars, il Bar Leone abbraccia un minimalismo consapevole, lontano dalle mode effimere, per celebrare la purezza dei sapori e la maestria del bartending classico. Ogni cocktail nasce da ingredienti stagionali di alta qualità e da una cura artigianale che valorizza la tradizione italiana.
Uno degli obiettivi dichiarati dal proprietario è rilanciare il cocktail Bellini, servito in un piccolo bicchiere proprio come nell'iconico Harry's Bar di Venezia dove venne inventato. Antinori considera questa scelta un modo per mantenere vivo il legame con le proprie origini e per ricreare, a Hong Kong, l’atmosfera autentica dei bar italiani di quartiere, fatta di semplicità e familiarità.
In questo contesto, il Bar Leone si afferma non solo come esempio di eccellenza italiana, ma anche come simbolo della vitalità e della crescita del settore dei bar a Hong Kong. Antinori ha sottolineato come questo riconoscimento rappresenti un importante traguardo sia per il suo team sia per la città, evidenziando l’impegno quotidiano, la passione e la capacità di Hong Kong di posizionarsi nel cuore dell’industria globale dei bar, grazie alla sua creatività e alla sua ospitalità.
Il successo del Bar Leone conferma la forza e l’appeal globale dell’eccellenza italiana, capace di ispirare e innovare anche oltre i confini nazionali. Un esempio concreto di come la qualità, la semplicità e la passione possano trasformarsi in un linguaggio universale, riconosciuto e premiato nel mondo.
Fonti:
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)
Il governo nazionale ha autorizzato la società Swissport Argentina S.A. a fornire servizi aeroportuali operativi in terra e di rampa presso 37 aeroporti del Paese, tramite la Disposizione 36/2025 della Secretaría de Transporte del Ministerio de Economía.
Questa nuova abilitazione si inserisce nel processo di deregolamentazione e apertura del settore aerocommerciale promosso dal governo argentino, con l’obiettivo di ampliare l’offerta di servizi, aumentare la concorrenza e favorire una maggiore efficienza operativa.
In concreto, Swissport Argentina è stata autorizzata a operare in attività quali il caricamento e lo scaricamento dei bagagli, il rimorchio degli aeromobili, il push-back e la gestione delle scalette di imbarco e sbarco, in aeroporti tra cui Aeropuerto de Rosario, Aeroparque Jorge Newbery, Aeropuerto de Córdoba e numerose altre sedi regionali.
Questa decisione pone fine di fatto al monopolio storico della prestazione di tali servizi da parte della società statale Intercargo S.A.U., aprendo il mercato agli operatori privati.
Il cambiamento normativo costituisce una rilevante opportunità per le imprese italiane e argentine del settore dell’aeronautica, della logistica e dell’infrastruttura aeroportuale. Le nuove condizioni di ingresso favoriscono collaborazioni transnazionali, l’adozione di tecnologie internazionali e l’avvio di progetti nell’ambito del “Sistema Italia” in Argentina.
In tale contesto, le PMI possono considerare il settore dei servizi aeroportuali come un ambito strategico per l’internazionalizzazione e l’export di expertise tecnico-operativa.
La Cámara de Centros de Inspección Vehicular (Camera dei Centri di Ispezione Veicolare- CCIV) di Rosario ha inaugurato con grande rilevanza il progetto “Sviluppo Tecnologico Esportabile – Sicurezza Viale e RTO Santa Fe 2025”, presentando un veicolo tecnologico mobile e il nuovo Observatorio Vial destinato alla produzione e all’analisi di dati strategici sulla sicurezza stradale in Argentina. L’evento, che ha avuto luogo a Santa Fe con la partecipazione di autorità nazionali e provinciali, rappresenta un passo significativo verso un Sistema di Revisione Tecnica Obbligatoria dei veicoli (RTO) sempre più moderno, tracciabile e conforme agli standard internazionali.
Il presidente della CCIV ha sottolineato che il veicolo mobile, già consegnato ad altre entità in Argentina, è anche oggetto di interesse da parte di imprese straniere, tra cui la società tedesca Dekra, che ha contribuito alla genesi del sistema RTO originale: ciò evidenzia la capacità locale di generare tecnologie “esportabili” e di collocarsi all’interno del dialogo internazionale sui temi della mobilità sicura e della qualità dei controlli.
In parallelo, l’Observatorio Vial e il progetto di audit di qualità appena lanciato mirano a rafforzare i processi di ispezione tecnica puntando sulla trasparenza, sulla digitalizzazione delle verifiche e su una cultura della prevenzione che includa operatori pubblici e privati, università e imprese tecnologiche. Con sede a Rosario e presenza su tutto il territorio argentino, la CCIV ribadisce il proprio impegno a favore dell’innovazione e della professionalizzazione del settore, fattori chiave per le PMI che intendono posizionarsi nel contesto globale della green economy e della mobilità intelligente.
La società lattiero-casearia argentina ha annunciato un’accelerazione del piano di investimenti destinato a rafforzare la capacità industriale nel segmento del freddo e a lanciare nuovi formati per il mercato retail, nell’ambito di una strategia volta all’espansione e alla diversificazione del portafoglio prodotti.
Il piano prevede la modernizzazione delle linee produttive e l’adozione di tecnologie avanzate nella catena del freddo, al fine di garantire maggiore efficienza, qualità e sostenibilità. Allo stesso tempo, si punta a sviluppare nuovi packaging e confezioni che rispondano alle esigenze del consumatore moderno e contribuiscano all’incremento delle vendite nei canali GDO e specializzati.
Questo sviluppo rappresenta un’opportunità significativa per le piccole e medie imprese italiane e argentine del settore agroalimentare, in particolare per quelle impegnate nei processi di internazionalizzazione e nelle sinergie di export con il “Sistema Italia”. Il rafforzamento infrastrutturale e la diversificazione dei formati favoriscono infatti la collaborazione tra operatori dei due Paesi e l’inserimento in catene globali del valore.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
L'approccio alla sicurezza informatica si è evoluto notevolmente negli ultimi anni. Non si tratta più semplicemente di implementare misure di protezione: le aziende devono sviluppare la propria capacità di gestire qualsiasi incidente. Mobilitando l'ecosistema nazionale e supportando le imprese nei loro sforzi, la Luxembourg House of Cybersecurity contribuisce a costruire un ambiente digitale più sicuro, sostenibile e innovativo.
Per supportare le PMI, di fronte alle minacce e ai rischi informatici, il governo lussemburghese ha adottato una serie di iniziative. In primo luogo, la Luxembourg House of Cybersecurity (LHC) offre agli stakeholder economici una valutazione del loro livello di maturità in materia di sicurezza informatica.
"Collaboriamo gratuitamente con diversi stakeholder per valutare la loro posizione in questo ambito, stabilire una serie di osservazioni e raccomandare l'implementazione di misure e controlli che consentano loro di aumentare il loro livello di maturità", spiega Dominique Kogue, Direttore del Centro Nazionale di Competenza per la Sicurezza Informatica (NC3), istituzione pubblica che fa capo al Ministero dell'Economia. L’ambizione è quella di coinvolgere le PMI in un processo di miglioramento della sicurezza e di metterle in contatto con i fornitori di servizi più adatti a supportarle a lungo termine.
Oltre alla valutazione iniziale del loro livello di maturità in materia di sicurezza informatica, lo Stato fornisce assistenza finanziaria attraverso i Pacchetti PMI - Sicurezza informatica (SME Packages – Cybersecurity) alle PMI che desiderano implementare le misure raccomandate. Questo aiuto copre il 70% dei costi, per un intervento che va da 3.000 a 25.000 euro al massimo.
"Queste misure sono oggi essenziali per supportare le parti interessate nell'affrontare la sfida della sicurezza informatica", spiega Dominique Kogue. "In primo luogo, perché le PMI rappresentano oltre il 90% del tessuto economico lussemburghese. In secondo luogo, perché le normative relative alla continuità e alla resilienza dei servizi stanno diventando più severe, in particolare con il previsto recepimento della normativa NIS2 in Lussemburgo".
L'evoluzione della Direttiva sulla sicurezza informatica dei servizi essenziali (NIS) amplia significativamente il raggio d'azione delle entità interessate. "Sebbene non tutte le PMI rientrino nell'ambito di applicazione della NIS2, molte sono indirettamente interessate, in quanto i fornitori di servizi agli stakeholder sono ora tenuti a rispettare tali obblighi. Se desiderano continuare a supportarli, devono quindi aumentare il loro livello di maturità", continua la LHC. "Sensibilizzando le parti interessate su queste problematiche, l'obiettivo è sostenere un'economia più resiliente".
Aumentare il livello di maturità in materia di sicurezza informatica, oltre a sensibilizzare su problematiche e rischi, richiede l'implementazione di misure per proteggere e monitorare gli ambienti IT, ma anche, e soprattutto, la sensibilizzazione dei dipendenti in tutta l'azienda. Adottare un approccio proattivo alla sicurezza informatica, oltre a supportare le PMI, significa anche anticipare le sfide future, in particolare quelle legate all'emergere di nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale e il quantum computing.
In questo contesto, è nata una nuova iniziativa guidata dall'LHC: la Cybersecurity Factory. "Questa fa parte della strategia governativa per i dati, l'intelligenza artificiale e la fisica quantistica, di cui è una componente, insieme, ad esempio, all'AI Factory", continua l'amministratore delegato dell'LHC. "Alla luce dell'evoluzione dei rischi e delle forme di attacco, l'obiettivo è incoraggiare gli stakeholder dell'ecosistema della sicurezza informatica a esplorare nuovi approcci e a co-creare strumenti innovativi, attingendo a risorse dedicate". In questo modo, l'ecosistema della sicurezza informatica del Lussemburgo mira a rimanere all'avanguardia e a rispondere efficacemente alle sfide di domani.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Lussemburghese a.s.b.l)
Dopo l’evento “Argentina: nuove opportunità nel settore energetico e della transizione produttiva” del 25 giugno del 2024 - organizzato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Promos Italia, ICE e la Camera di Commercio Italiana in Argentina - i principali obiettivi emersi sono stati: il consolidamento del rapporto economico tra Italia e Argentina e la creazione di nuove occasioni di cooperazione nel settore energetico.
L’Argentina dispone di ingenti riserve di petrolio e gas naturale, oltre che di fonti energetiche rinnovabili e giacimenti di litio, elemento sempre più startegico per la produzione di batterie e per il business delle terre rare. Il Ministro Tajani ha sottolineato come le materie prime e le terre rare siano fondamentali per l’Italia che necessita sempre più di essere competitiva. Per farlo, deve poter contare su partnership più solide, come quelle con l’Argentina.
Un interscambio da 2,3 miliardi di euro
Le relazioni economiche tra Italia e Argentina si fondano su legami storici e culturali molto solidi. Nel 2023 l’interscambio commerciale ha raggiunto circa 2,3 miliardi di euro, confermando la posizione dell’Italia tra i principali partner europei del Paese latinoamericano.
«Questo è il momento giusto per investire in Argentina – ha affermato Giorgio Alliata di Montereale, presidente della Camera di Commercio Italiana in Argentina –. Se l’Italia non coglie ora questa occasione, rischia di perdere grandi opportunità».
Tra le aree più promettenti spicca Vaca Muerta, una delle più vaste riserve mondiali di idrocarburi non convenzionali. «Solo in questa regione – ha ricordato Juan Carlos Doncel, presidente di Enarsa – Energía Argentina S.A. – il Paese dispone di risorse sufficienti per i prossimi tre secoli».
In un contesto globale segnato dalla ricerca di fonti energetiche diversificate e sostenibili, la cooperazione tra Italia e Argentina può diventare un pilastro della transizione energetica, combinando risorse naturali e tecnologia industriale.
Per le imprese italiane, si aprono quindi prospettive concrete in settori chiave come energia, infrastrutture, rinnovabili, logistica e tecnologie per l’efficienza produttiva.
Argentina, dall’agro‐commodity all’opportunità industriale per l’Italia
L’Argentina è da tempo uno dei protagonisti globali dell’agricoltura e delle esportazioni agricole. Per le imprese italiane e europee, questa realtà rappresenta un doppio binario di opportunità: da un lato l’importazione di materie prime agrarie, come: soia, semi oleosi, farine, oli e dall’altro la possibilità di inserirsi nella catena di valore.
Nello specifico, l’interscambio argentino‐italiano nel comparto agricolo merita attenzione, alla luce degli sviluppi recenti nel Paese sudamericano e delle implicazioni per il commercio estero.
Il ruolo centrale dei semi oleosi
In Agosto 2025, l’Argentina ha esportato 151 milioni di dollari e ha importato 123 milioni di dollari dall’Italia, terminando quindi con un saldo commerciale positivo di 28,2 milioni di dollari. Tra Agosto 2024 e agosto 2025, le esportazioni Argentine sono aumentate del 49,9%, passando da 101 milioni di dollari a 151 milioni di dollari; mentre le importazioni sono aumentate del 29,3%, passando da 95,2 milioni a 123 milioni di dollari.
Ad agosto 2025, i prodotti più esportati dall’Argentina all’Italia erano: olio di semi di soia, farina di soia e crostacei. Nello stesso mese, le maggiori importazioni in Argentina dall’Italia erano: vaccini, sangue, sieri, tossine e culture, oltre ad altri macchinari per il riscaldamento e autocarri per consegne.
Nello stesso mese, la crescita su base annua dell esportazioni argentine verso l’Italia è stata trainata principalmente dalle leguminose secche con un aumento del 233%, dai residui vegetali vari con l’aumento del 1.430% e dalla carne bovina, con il 14.9% in più.
In prospettiva, il rafforzamento del partenariato economico tra Italia e Argentina rappresenta una leva strategica per entrambe le economie, combinando innovazione, risorse e una lunga tradizione di cooperazione bilaterale.
Fonti:
1. OEC (2025), https://oec.world/en/profile/bilateral-country/arg/partner/ita
2. Il Sole24ore (2024) - Dal litio agli idrocarburi, ecco perché l’Italia ora guarda all’Argentina di Milei. https://www.ilsole24ore.com/art/dal-litio-idrocarburi-ecco-perche-l-ital...
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana nella Repubblica Argentina)
Nel 2024 la Slovacchia ha registrato un deficit pari al 5,5% del PIL e un debito pubblico al 59,7%, secondo i dati diffusi dall’Ufficio di Statistica nazionale (ŠÚ SR). Si tratta di un risultato peggiore rispetto alle stime primaverili, con un disavanzo complessivo della pubblica amministrazione di quasi 7,2 miliardi di euro, in aumento di 0,6 miliardi rispetto all’anno precedente. Il debito pubblico è cresciuto di 8,8 miliardi di euro su base annua, avvicinandosi alla soglia del 60% del PIL. Nel 2023 il deficit era stato di 6,5 miliardi, pari al 5,3% del PIL. La quasi totalità del disavanzo è stata generata dall’amministrazione statale centrale, che ha chiuso l’anno con un deficit di 7,4 miliardi di euro, in peggioramento rispetto ai 6,9 miliardi del 2023 e di 255 milioni rispetto alle previsioni di aprile 2025. Anche le amministrazioni locali hanno registrato un risultato negativo, con un deficit di circa 102 milioni di euro, mentre i fondi di previdenza sociale hanno chiuso con un avanzo di 348 milioni, superiore di 71 milioni rispetto all’anno precedente. Il peggioramento dei conti pubblici è dovuto principalmente a un gettito inferiore rispetto alle attese sul contributo di solidarietà (-155,7 milioni di euro), a una minore riscossione delle imposte sui redditi delle persone fisiche e giuridiche, e a un aumento dei contributi sociali e dei crediti legati ai programmi di aiuto energetico.
L’Ufficio per la regolazione dei settori di rete (ÚRSO) ha deciso di ridurre le tariffe per il trasporto di energia elettrica a partire dal 2026, una misura che secondo l’autorità dovrebbe rafforzare la competitività delle imprese slovacche in Europa e nel mondo. «Con questa decisione tariffaria contribuiamo a creare un ambiente imprenditoriale stabile. Grazie alle nuove tariffe, l’industria slovacca potrà competere meglio sui mercati europei e globali, sostenendo al tempo stesso la crescita economica del Paese», ha dichiarato il presidente dell’ÚRSO, Jozef Holjenčík. L’ente regolatore ha spiegato che, grazie a un controllo rigoroso dei dati forniti e al rispetto delle procedure di regolazione, la tariffa per la capacità riservata è stata ridotta di quasi il 10% rispetto al 2025, raggiungendo 20.078,21 euro per megawatt all’anno. La tariffa per l’energia trasportata scenderà di oltre il 4%, a 1,8542 euro per megawattora, mentre la tariffa per le perdite di rete rimarrà quasi invariata a 1,6746 euro/MWh. Secondo l’ÚRSO, la decisione è frutto di una collaborazione tecnica con la Slovenská elektrizačná prenosová sústava (SEPS), che ha accettato le argomentazioni del regolatore. L’ente continuerà inoltre a introdurre nuovi strumenti di regolazione che tengano conto dell’evoluzione del mercato europeo e promuovano una maggiore efficienza nella gestione delle reti.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca)
Il sistema sanitario australiano si caratterizza per la convivenza tra strutture pubbliche e private, offrendo un panorama complesso ma ricco di opportunità commerciali per fornitori internazionali di tecnologie medicali e servizi correlati. Il sistema pubblico, noto come Medicare, garantisce assistenza sanitaria universale ai cittadini e residenti permanenti, coprendo visite mediche, ricoveri ospedalieri e trattamenti specialistici. Parallelamente, il settore privato integra l’offerta sanitaria, con ospedali privati, cliniche specialistiche e assicurazioni sanitarie supplementari che consentono ai pazienti di accedere a cure più rapide o servizi esclusivi.
Per i fornitori esteri interessati a entrare nel mercato australiano, le possibilità di approccio variano: si va dalle gare pubbliche e bandi statali per l’acquisizione di apparecchiature medicali e dispositivi tecnologici, alla collaborazione con distributori locali già consolidati, fino alle partnership dirette con ospedali privati o gruppi clinici. L’ingresso tramite gare pubbliche richiede la registrazione presso piattaforme governative e il rispetto di criteri rigorosi di qualità, sicurezza e compliance normativa, mentre le collaborazioni private permettono maggiore flessibilità commerciale ma spesso richiedono una presenza locale o rappresentanza commerciale.
È importante considerare le differenze tra gli stati australiani, in termini di regolamentazione, procedure di acquisto e principali attori del settore. Ad esempio, New South Wales (NSW) e Victoria (VIC) rappresentano i mercati più grandi e maturi, con numerosi ospedali pubblici e privati che offrono ampie opportunità di fornitura. Queensland (QLD), invece, mostra una crescita significativa in ambito medtech, grazie a investimenti regionali e incentivi per l’innovazione sanitaria. La conoscenza delle specificità locali è quindi un fattore chiave per ottimizzare l’ingresso sul mercato.
Tra i principali attori del settore sanitario australiano si distinguono grandi catene ospedaliere private come Ramsay Health Care e Healthscope, oltre a network pubblici gestiti dai singoli stati. Per i fornitori internazionali, sviluppare relazioni strategiche con questi gruppi, partecipare a fiere e convegni di settore, e adattare l’offerta alle esigenze locali rappresenta la chiave per consolidare una presenza efficace.
In sintesi, il settore sanitario australiano offre un panorama diversificato e dinamico, con canali di accesso sia pubblici che privati. La conoscenza delle procedure di fornitura, delle differenze regionali e dei principali operatori è essenziale per cogliere le opportunità commerciali e posizionarsi come partner affidabile nel mercato medtech australiano.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Nel mese di settembre, la Banca nazionale della Danimarca (Danmarks Nationalbank) ha pubblicato il suo ultimo report sull’andamento economico del paese. Le nuove previsioni indicano una crescita leggermente più contenuta rispetto alle stime precedenti per l’anno in corso e per i prossimi due anni, ma il quadro generale resta positivo. Secondo l’analisi, il PIL danese crescerà del 2% nel 2025, un dato rivisto al ribasso rispetto alla stima precedente del 3,6%. Anche le previsioni per il 2026 e il 2027 sono state abbassate, rispettivamente al 2% e all’1,7%. Tuttavia, una crescita stabile e sostenuta, in un contesto globale incerto, è segno di resilienza economica.
Le motivazioni di questo lieve rallentamento sono diverse. In primo luogo, i dati aggiornati da Statistics Denmark hanno mostrato che l’economia era più debole nel 2024 rispetto a quanto si fosse inizialmente previsto. Questo ha reso meno solido il punto di partenza per il 2025. Inoltre, i primi sei mesi dell’anno hanno registrato una crescita contenuta. Nonostante ciò, la Danimarca si distingue per la sua capacità di adattamento e per la tenuta del suo sistema produttivo.
Il report evidenzia come alcuni fattori esterni influiscano molto sull’economia danese. Tra questi, un ruolo importante è svolto dalle nuove tariffe commerciali, soprattutto nei rapporti con gli StatiUniti. Le esportazioni danesi, elemento centrale dell’economia del paese, ne stanno risentendo sia direttamente sia attraverso un effetto domino su altri mercati internazionali. Tuttavia, la diversificazione dei mercati di sbocco e l’alta qualità dei prodotti danesi, in particolare nei settori tecnologici e industriali, continuano a garantire competitività.
Un altro aspetto segnalato riguarda il settore farmaceutico, che negli ultimi anni aveva sostenuto in modo significativo la crescita del PIL. Per il 2025, invece, ci si aspetta che il suo contributo sia meno rilevante. Questo però riflette un processo di riequilibrio dell’economia verso una base più ampia e diversificata, un elemento positivo per la stabilità di lungo periodo.
Dal lato dei prezzi al consumo, le prospettive sono decisamente favorevoli. L’inflazione è stimata all’1,9% nel 2025, per poi scendere all’1,1% nel 2026. Il calo sarà in parte favorito da interventi fiscali, come la riduzione della tassa sull’elettricità, che aiuteranno le famiglie a contenere le spese e a mantenere un forte potere d’acquisto.
Per sostenere l’economia, le autorità danesi adotteranno una politica fiscale più espansiva. Sono previste maggiori spese pubbliche, soprattutto in settori chiave come la difesa e i servizi, insieme a riduzioni fiscali per famiglie e imprese. Questo stimolo, unito a un mercato del lavoro solido e a un elevato tasso di occupazione, costituirà un motore importante per la domanda interna.
La politica monetaria, invece, resterà neutrale. La Banca nazionale non prevede cambiamenti significativi nei tassi d’interesse, mantenendo un equilibrio tra sostegno alla crescita e controllo dell’inflazione. Le decisioni continueranno ad allinearsi a quelle della Banca Centrale Europea, nel rispetto del regime di cambio fisso tra la corona danese e l’euro.
In sintesi, la Danimarca si prepara ad affrontare un periodo di crescita moderata ma stabile, caratterizzato da fondamentali economici solidi, una gestione prudente e mirata delle politiche pubbliche e un’elevata fiducia da parte di imprese e consumatori. Le conclusioni della Banca nazionale, pur evidenziando le sfide in atto, sottolineano anche numerosi elementi di forza: il contenimento dell’inflazione, l’equilibrio fiscale, e una strategia di lungo periodo orientata alla sostenibilità e all’innovazione. Tutto ciò lascia ben sperare per una traiettoria economica solida, resiliente e orientata al futuro.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)