Sabato 13 Dicembre 2025
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In Germania l’offerta formativa sulla transizione energetica si sta strutturando molto rapidamente per venire incontro alle necessità delle aziende. Le università e le Fachhochschulen / universities of applied sciences (percorsi di formazione non presenti in Italia, ma rilasciano titoli equiparabili a titoli universitari per spendibilità nel mondo del lavoro) propongono master e lauree specialistiche in sistemi energetici sostenibili, energie rinnovabili e gestione dell’energia; tra le più attive figurano HAW Hamburg con il Master in Renewable Energy Systems, Università di Kassel con il Master in Sustainable Energy Systems e Università di Freiburg con il Master in Solar Energy Engineering. Un ruolo centrale è svolto dagli istituti di ricerca, in particolare la Fraunhofer Academy, che offre master part-time e corsi tecnici avanzati su solare, smart grids ed efficienza energetica, spesso in collaborazione con gli atenei. Molto rilevante anche l’impegno della deutsche Energie-Agentur (dena), che sviluppa programmi di capacity building, formazione per PMI, workshop e iniziative come il Renewable-Energy-Solutions Programme, contribuendo alla diffusione di competenze applicate sulla transizione.
Accanto agli attori pubblici, anche le grandi aziende energetiche dispongono di academy specializzate: Siemens e Siemens Energy offrono training su reti elettriche, sistemi di controllo, idrogeno e tecnologie industriali. Importante anche il ruolo delle Camere di commercio (IHK), che, grazie al network di aziende locali e non al quale hanno accesso, hanno un punto di vista privilegiato sul panorama professionale (come, per esempio, le figure professionali che occorreranno nel prossimo futuro) e propongono di conseguenza certificazioni professionali come EnergieManager (IHK) e Fachwirt für Energiewirtschaft, utili per tecnici e figure manageriali, ma anche percorsi di formazione professionale e continua.
Nonostante l’ampia offerta, mancano alcuni elementi chiave: programmi coordinati di reskilling su larga scala per tecnici e operatori, formazione avanzata su project development, corsi specifici su batterie e riciclo, oltre a competenze su cybersecurity delle infrastrutture energetiche. Sarebbe inoltre utile ampliare moduli brevi e micro-credential per rendere più accessibile e flessibile l’aggiornamento professionale.
La Germania sta puntando in modo deciso sulla transizione energetica, investendo cifre significative, anche se la strada verso la neutralità climatica resta lunga. Negli ultimi anni, gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili hanno raggiunto livelli record: nel 2023, per esempio, sono stati circa 38 miliardi di euro, mentre per il 2024 le stime parlano di circa 32 miliardi. Gran parte di queste risorse è stata destinata al fotovoltaico, che sta crescendo molto rapidamente, ma anche all’eolico, sia onshore sia offshore, e ad altre tecnologie come la geotermia, la biomassa e il calore ambientale.
Nonostante questi sforzi, le analisi indicano che la Germania dovrà continuare a investire in modo massiccio per completare la transizione energetica. Secondo uno studio di Agora Energiewende, per rendere completamente neutrale il sistema energetico entro il 2045, servirebbero investimenti complessivi di circa 619 miliardi di euro solo per la produzione energetica, a cui si aggiungerebbero altre centinaia di miliardi per ammodernare e ampliare le reti elettriche. Inoltre, rapporti più recenti sottolineano che il ritmo attuale degli investimenti non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi al 2030, lasciando un gap stimato di circa 600 miliardi di euro da colmare nei prossimi anni.
Gli investimenti tedeschi si distribuiscono su più fronti. In primo luogo, si concentrano sulla costruzione di nuovi impianti rinnovabili. In secondo luogo, vengono destinati all’ammodernamento e all’espansione delle reti elettriche, indispensabili per gestire la crescente variabilità della produzione da fonti rinnovabili. Infine, una parte significativa delle risorse va verso le tecnologie di sistema, come l’accumulo dell’energia, l’idrogeno, i gas carbon-neutral, le pompe di calore e altre infrastrutture essenziali per rendere il sistema energetico efficiente e affidabile.
Nonostante i grandi numeri, rimangono sfide importanti: la burocrazia, i costi infrastrutturali, l’accettazione sociale e il ritmo necessario per raggiungere gli obiettivi restano ostacoli concreti. Gli investimenti annuali dovranno continuare a rappresentare una quota consistente del PIL — circa lo 0,6‑0,7% nei momenti più intensi — per mantenere il percorso verso la neutralità climatica.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Lo scorso 4 novembre, il Ministro del Commercio, Ömer Bolat, durante una conferenza stampa a Istanbul dedicata alla presentazione dei dati preliminari sul commercio estero, ha reso noto che nel mese di ottobre 2025 le esportazioni turche sono ammontate a USD 24 mld, con un incremento del 2,4% rispetto allo stesso mese del 2024. Le importazioni hanno invece raggiunto USD 31,4 mld, con una crescita del 6,6% su base annua Il disavanzo commerciale della Turchia in ottobre si è pertanto assestato a USD 7,4 mld, con un aumento del 24% rispetto al mese precedente.
Nonostante il dato sul disavanzo, Bolat ha osservato che lo scorso ottobre è stato per la Turchia uno dei mesi con più alti volumi di export di sempre, contribuendo al record di USD 270,2 mld di esportazioni negli ultimi dodici mesi.
Bolat ha poi riferito che si stima che le esportazioni di servizi raggiungeranno USD 103,5 mld nel periodo gennaio-ottobre 2025, con un incremento di USD 4 mld rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. «Ci aspettiamo pertanto – ha proseguito – che le esportazioni di servizi aumentino del 5,4%, raggiungendo su base annua USD 121,2 mld nel mese di ottobre».
I dati diffusi dal Ministero del Commercio mostrano infine che la Germania si è confermata a ottobre il principale mercato di destinazione delle vendite turche, con un valore di USD 2 mld, precedendo gli Stati Uniti e il Regno Unito, che hanno acquistato merci turche per circa USD 1,4 mld ciascuno.
Per quanto riguarda le importazioni, i principali Paesi fornitori nel mese di ottobre sono stati la Cina, la Federazione Russa e la Germania.
Il costruttore automobilistico turco Tofaş ha raggiunto un nuovo accordo con Stellantis Europe S.p.A. per esportare in Nord America 230.000 unità del suo prossimo veicolo commerciale leggero “K0”, nell’ambito del piano produttivo 2024-2032.
Il veicolo “K0”, che sarà prodotto nello stabilimento Tofaş di Bursa con un investimento complessivo di circa 448,61 milioni di dollari, rappresenta un tassello centrale del nuovo piano industriale.
Il progetto “K0” rappresenta un’espansione strategica delle destinazioni di export di Tofaş, storicamente concentrate sull’Europa e sulle regioni limitrofe. L’azienda punta a diversificare il portafoglio e rafforzare la competitività entrando nel mercato nordamericano. Secondo i dati dell’Associazione degli Esportatori dell’Automotive di Uludağ, nei primi nove mesi del 2025 le esportazioni turche di veicoli commerciali hanno raggiunto 4,7 miliardi di dollari, con un +14% su base annua. Il principale mercato di sbocco è il Regno Unito, seguito dalla Germania.
In parallelo, Tofaş e Stellantis hanno deciso di prolungare la produzione della Tipo, conosciuta in Turchia come Egea, fino al 30 giugno 2026. La FIAT Egea è tra i modelli più venduti nel mercato turco.
Lo scorso 30 ottobre, ad Ankara, l’Ambasciatore d’Italia Giorgio Marrapodi e il Presidente del Consiglio della Ricerca Scientifica e Tecnologica turco (TÜBİTAK), Prof. Orhan Aydin, hanno firmato il nuovo Programma Esecutivo per la cooperazione scientifica e tecnologica 2025-2027, per il finanziamento da parte di MAECI e TÜBİTAK di 7 progetti di ricerca congiunti tra Italia e Turchia.
Il rinnovo del Programma Esecutivo mira a promuovere la collaborazione internazionale tra scienziati di università e istituti di ricerca in Italia e in Turchia, con l’obiettivo di facilitare l’accesso a nuovi ambienti di ricerca, strutture, conoscenze e competenze in ambiti quali la salute, la transizione energetica, il cambiamento climatico, la prevenzione e la mitigazione dei rischi naturali nonché la scienza e la tecnologia applicata al patrimonio culturale.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Stando ai dati pubblicati dal Ministero della Cultura e del Turismo lo scorso 22 settembre, nei mesi di gennaio-agosto del 2025 la Turchia ha accolto 35.481.223 visitatori stranieri, con un calo dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Nei primi otto mesi del 2025, Istanbul ha registrato il 34,86% dei visitatori stranieri (12.367.851 presenze), seguita da Antalya con il 30,87% (10.951.307 presenze) ed Edirne con l’8,68% (3.078.815 presenze).
In termini di provenienza geografica, nei primi otto mesi dell’anno i turisti russi si sono collocati al primo posto con 4.554.395 presenze (12,84% del totale), seguiti dai tedeschi (4.400.592), e dagli inglesi (3.002.928).
Gli italiani che si sono recati per turismo in Turchia nei mesi di gennaio-agosto 2025 invece sono stati 548.736 (1,55% del totale), con un marcato incremento del 18,85% rispetto ai primi otto mesi del 2024.
Müberra Eresin, presidente dell’Associazione degli Albergatori Turchi (TÜROB), commentando i dati relativi ai mesi gennaio-agosto 2025, ha osservato che i flussi turistici si sono spostati, anche in Turchia, più avanti nell’anno, in parte a causa dell’incertezza economica, e che la domanda ha iniziato a crescere a partire da metà luglio. Eresin ha aggiunto che, mentre gli arrivi dal Medio Oriente sono diminuiti negli ultimi anni, i mercati europei stanno registrando una crescita significativa e i visitatori cinesi risultano in aumento.
Il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Abdulkadir Uraloğlu, ha annunciato lo scorso 30 settembre che entro la fine dell’anno sarà pubblicato il bando di gara per il nuovo collegamento ferroviario a nord di Istanbul.
L’opera, concepita come infrastruttura strategica, prevede la realizzazione di una linea ferroviaria ad alta capacità, destinato in particolare al trasporto merci.
In merito all’opera, il Ministro Uraloğlu ha sottolineato l’importanza strategica della nuova linea ferroviaria alla luce delle recenti tensioni geopolitiche e dei cambiamenti climatici, che incidono sempre più sulle catene di approvvigionamento e sul funzionamento dei principali corridoi di trasporto internazionali.
Secondo i dati diffusi dall’Agenzia ICE di Istanbul, nei mesi di gennaio-settembre 2025 l’interscambio è stato pari a USD 21,521 mld, con un decremento del 7,2% rispetto allo stesso intervallo del 2024. In particolare, le esportazioni italiane verso la Turchia si sono contratte del 15,4% (USD 11,686 mld), mentre le importazioni sono aumentate del 4,9% attestandosi a USD 9,384 mld. La bilancia commerciale mostra un saldo positivo per l’Italia di USD 1,852 mld. Le esportazioni italiane costituiscono il 4,4% delle importazioni totali turche, mentre le esportazioni turche destinate all’Italia rappresentano il 4,9% delle esportazioni complessive della Turchia.
Nel periodo di riferimento, l’Italia si conferma al quinto posto tra i partner commerciali della Turchia, risultandone il quinto fornitore (dopo Cina, Russia, Germania e Stati Uniti) e il quarto cliente (dopo Germania, Regno Unito e Stati Uniti).
All’interno dell’Unione Europea, l’Italia si posiziona al secondo posto per volume di interscambio con la Turchia, preceduta solo dalla Germania (USD 38,825 mld) e seguita da Francia (USD 17,560 mld) e Spagna (USD 15,067 mld). Nell’area mediterranea, invece, l’Italia si conferma il primo partner commerciale di Ankara.
Tra gennaio e settembre 2025, le esportazioni italiane sono state trainate dalle vendite di “prodotti farmaceutici” (in crescita del 38,1% rispetto allo stesso periodo del 2024, per un volume complessivo pari a USD 316,3 mln) e di “combustibili minerali e oli” (+11,3%, per un volume pari a USD 272,3 mln). In calo, invece, l’export di “pietre preziose e semipreziose, metalli preziosi, perle e bigiotteria”, (-46,8% per un volume pari a USD 2,1 mld) superato dalle nostre vendite di “Macchinari e apparecchiature meccaniche” (USD 2.2 mld), prima voce merceologica del nostro export. Gli “autoveicoli, trattori, e parti di ricambio” – terza voce delle nostre vendite – hanno registrato un calo del 3,2% (USD 867,7). Si rileva inoltre una contrazione del 31,8% negli acquisti turchi di “ferro e acciaio”.
La dinamica dell’export turco mostra invece un aumento nelle voci “rame e articoli in rame” (+54,8%), “macchinari e apparecchiature meccaniche” (+14,2%) e “materie plastiche” (+12,5%). In calo gli acquisti italiani di “tessile e abbigliamento” che si sono contratti del 3,2%. Gli “autoveicoli, trattori e parti di ricambio” si confermano la principale voce tra le importazioni italiane dalla Turchia, con un valore di USD 2,140 mld e volumi diminuiti del 4,5%.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Houston è stata ufficialmente designata “Capitale italiana della creatività nel mondo 2026” insieme a Bangkok e Belgrado, nell’ambito della quarta edizione del premio indetto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), in collaborazione con il Ministero della Cultura e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Il progetto vincitore presentato dal Consolato Generale d’Italia a Houston si chiama “Lots of Italy in Houston”e punta a raccontare, attraverso strumenti innovativi (un’app interattiva, programmi per le scuole, eventi diffusi in città), il contributo storico e contemporaneo degli italiani e degli italo-americani allo sviluppo culturale, scientifico, medico e tecnologico di Houston e del Texas.
“Accolgo con molta soddisfazione la scelta di Houston come capitale della creatività italiana nel mondo 2026 – commenta Vincenzo Arcobelli, rappresentante al CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) per la circoscrizione USA, aggiungendo – ho sostenuto e sostengo fortemente l’iniziativa del progetto voluto dal Console Generale Mauro Lorenzini. Il Sud degli Stati Uniti e in particolare il Texas, ottava economia mondiale, offrono all’Italia opportunità straordinarie in tutti i settori: energia (oil & gas e rinnovabili), aerospazio, alta tecnologia, medicina, design e, sempre più, enogastronomia di qualità”.
A marzo 2026 si svolgera’ il “Taste of Italy”, la più importante rassegna texana del cibo e vino italiano organizzata dalla Italy-America Chamber of Commerce Texas, che vedrà numerosi produttori italiani incontrare buyer e distributori americani.
Il primo quadrimestre 2026 sarà particolarmente intenso anche per la Giornata Nazionale del Made in Italy (15 aprile) e per le numerose iniziative collegate al titolo di “Capitale della creatività”.
“Con questo riconoscimento – conclude Arcobelli – non celebriamo solo l’ingegno italiano e la perfetta sinergia del Sistema Italia in Texas, ma premiamo anche l’originalità del progetto e gli eccellenti rapporti istituzionali costruiti in questi anni. Un risultato importante che proietta Houston, e l’intero Texas, al centro della promozione della creatività e dell’eccellenza italiana negli Stati Uniti per tutto il 2026".
(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas, Inc.)
Il 13 novembre 2025 gli Stati Uniti e l’Argentina hanno raggiunto un framework per un accordo su commercio e investimenti reciproci, inteso a rafforzare la cooperazione bilaterale e a promuovere l’integrazione commerciale nei settori strategici. L’intesa prevede un ampliamento dell’accesso ai mercati, con potenziale apertura per prodotti agricoli, manufatti, tecnologie e altri beni di interesse, favorendo condizioni più stabili per scambi e investimenti.
Per imprese e soggetti economici italiani e argentini (in particolare PMI e operatori del settore agroalimentare, meccanica, tecnologia) queste dinamiche aprono scenari di potenziale collaborazione. L’accordo bilaterale con gli Stati Uniti potrebbe influenzare indirettamente le rotte commerciali globali, mentre la crescita del BNPL (buy now pay later) e del commercio digitale offre strumenti innovativi per ampliare la domanda interna e facilitare transazioni in un contesto economico complesso.
Per operatori italiani interessati all’Argentina, così come per aziende argentine con ambizioni di esportazione, il contesto attuale rende ancor più importante seguire da vicino l’evoluzione normativa, le politiche macroeconomiche e le opportunità offerte dal digitale e dai nuovi strumenti finanziari/di pagamento.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Pochi marchi rappresentano così chiaramente la storia condivisa tra Italia e Argentina come Fernet Branca, nato a Milano a metà del XIX secolo e arrivato nel nostro Paese insieme ai flussi migratori italiani dei primi del XX secolo. Da allora, il celebre amaro milanese è diventato un simbolo dell’identità argentina, al punto che oggi Fernet Branca viene prodotto esclusivamente in due luoghi nel mondo: Milano e Buenos Aires. Questa doppia sede produttiva riflette un’identità culturale profondamente binazionale e un legame storico che si rinnova di generazione in generazione.
Attualmente, l’Argentina è il Paese che consuma più fernet al mondo e concentra circa il 75% del totale globale, con oltre quattro milioni di bottiglie vendute all’anno. Lungi dall’essere un semplice dato curioso, questa preferenza ha consolidato il marchio come un ponte culturale che unisce tradizioni, abitudini sociali e legami affettivi tra le due nazioni.
In questo contesto, la sostenibilità è diventata un asse centrale della crescita di Fratelli Branca, in linea con le pratiche responsabili che sia l’Italia che l’Argentina intendono promuovere in materia di produzione e consumo. Dal 2024 lo stabilimento di Tortuguitas funziona con energia 100% rinnovabile grazie a un accordo con YPF Luz, una decisione che ha ridotto in modo significativo le emissioni dirette di CO₂ e generato concreti benefici economici per l’azienda. Come afferma Daniel Prassel, Direttore delle Operazioni, produrre in modo sostenibile e a costi ridotti è diventata una vera situazione “win-win”.
L’impegno ambientale comprende anche l’uso responsabile dell’acqua, con una riduzione del 40% negli ultimi quattro anni, attraverso sistemi di raccolta della pioggia e riutilizzo degli effluenti trattati. Inoltre, dal 2019 lo stabilimento non invia rifiuti a smaltimento finale: vetro, cartone e materiale organico vengono reintrodotti come materie prime produttive, biomateriali o alimenti per animali, dimostrando che l’economia circolare può persino autofinanziarsi tramite la vendita di materiali riciclabili.
Fratelli Branca sostiene anche un forte impegno sociale, con iniziative che includono borse di studio per giovani, campagne di consumo responsabile e azioni di sensibilizzazione sulla violenza di genere. “Il nostro obiettivo è unire generazioni, persone e continenti attraverso momenti che lascino un impatto positivo”, afferma Carolina del Hoyo, Direttrice Regionale Marketing, rafforzando la visione di un’azienda che combina tradizione, innovazione e responsabilità.
Guardando al futuro, l’azienda si prepara a misurare la propria impronta di carbonio sull’intera catena del valore, dai fornitori alla distribuzione, con l’obiettivo di continuare a ridurla in modo collaborativo. Come riassume Prassel, “il pianeta non aspetta, e la resilienza di un’azienda dipende dalla sua capacità di anticipare”.
La storia di Fernet Branca è la prova di come un marchio con radici italiane profondamente radicate in Argentina possa guidare una trasformazione sostenibile. Il suo caso dimostra che la responsabilità ambientale non è un costo, ma un investimento strategico, e che i legami tra i due Paesi possono rafforzarsi anche attraverso modelli produttivi che guardano al futuro con una visione comune.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana nella Repubblica Argentina)
La Spagna è, tra i grandi Paesi della zona euro, quello che crescerà di più nel 2025, secondo le nuove previsioni economiche della Commissione Europea, confermandosi come il motore della crescita europea. Le stime autunnali migliorano le prospettive pubblicate in primavera e indicano che l’economia spagnola si espanderà quest’anno del 2,9% del Prodotto Interno Lordo (PIL), tre decimi in più rispetto alle precedenti previsioni, grazie soprattutto alla solida domanda interna, ai consumi delle famiglie e agli investimenti. Le cifre europee coincidono con quelle del Governo spagnolo che, come confermato dal ministro dell’Economia Carlos Cuerpo, aggiornerà al 2,9% la previsione di crescita per quest’anno.
Il risultato spagnolo contrasta nettamente con quello degli altri grandi Paesi della zona euro: Germania crescerà dello 0,2%, Francia dello 0,7% e Italia dello 0,4%. Bruxelles migliora anche le stime sul deficit spagnolo, previsto al 2,5% nel 2024 e al 2,1% nel 2025, livelli sensibilmente inferiori rispetto alle altre principali economie dell’eurozona. Il rapporto sottolinea come la domanda interna sarà il motore principale della crescita tra il 2025 e il 2027, trainata dai consumi privati e da un andamento positivo degli investimenti. Per il 2026 si prevede un rallentamento della crescita al 2,3%.
Tra i fattori determinanti spicca il contributo dei flussi migratori, che hanno sostenuto l’espansione del mercato del lavoro e dei consumi, nonostante il tasso di disoccupazione resti al 10,4% e non dovrebbe scendere sotto il 10% fino al 2026. La Commissione avverte però che un eventuale rallentamento dell’immigrazione potrebbe indebolire la dinamica occupazionale, incidendo negativamente su consumi e investimenti. Ulteriori rischi derivano dalla debolezza economica di alcuni partner europei, che potrebbe avere ripercussioni sul turismo, uno dei settori chiave per la Spagna.
Nel complesso, la Commissione Europea rivede al rialzo anche le previsioni per l’intera zona euro, che dovrebbe crescere dell’1,3% nel 2025. Un cauto ottimismo favorito anche dal recente accordo tariffario con gli Stati Uniti, che ha contribuito a ridurre alcune incertezze legate al commercio internazionale.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana - Barcellona)
I temi discussi in occasione della COP 30 offrono un’ ampia gamma di investimenti e di opportunità commerciali, con nuove partnership strategiche che potranno rafforzare la cooperazione tra Brasile e Italia nel quadro dell’agenda climatica globale.
La COP 30 – Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, tenutasi a Belém, nello Stato del Pará, Brasile, si è conclusa con l’approvazione del “Pacchetto Belém”, un insieme di linee guida che orienterà l’agenda climatica globale nei prossimi anni.
I principali temi affrontati sono stati: mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, finanziamenti, innovazione tecnologica ed inclusione sociale.
L’Italia, insieme ad altri 194 paesi, ha approvato la proposta e assunto l’impegno di triplicare entro il 2035 le risorse destinate all’adattamento climatico, contribuendo così a rafforzare l’efficacia delle politiche per il clima.
Tra le principali iniziative, messe in atto durante la COP 30, figura il Fondo Foreste Tropicali per Sempre, che include investimenti pubblici e privati ed ha già raggiunto 6,7 miliardi di dollari nella sua fase iniziale. Le risorse saranno destinate ai Paesi che conserveranno le proprie foreste tropicali, con la verifica, tramite monitoraggio satellitare,che i livelli di deforestazione rimangano al di sotto dei limiti prestabiliti e che vi sia una riduzione effettiva delle emissioni di carbonio.
Per quanto riguarda le emissioni di carbonio, i paesi hanno presentato un documento contenente la percentuale desiderata di riduzione delle emissioni di gas con effetto serra, il NDC, Nationally Determined Contributions, per i prossimi cinque anni.
L’Unione Europea, già prima della conferenza, aveva stabilito l’obiettivo di ridurre del 90% le emissioni entro il 2040, consentendo l’utilizzo di crediti di carbonio fino al 10% del totale.
Il Brasile ha definito come obiettivo la riduzione tra il 59% e il 67% delle emissioni entro il 2035, per raggiungere la “neutralità di emissione di carbonio” entro il 2050.
Il Pacchetto Belém ha inoltre introdotto indicatori specifici per monitorare i progressi delle attività previste, in vari settori, quali salute, sicurezza alimentare, ecosistemi, risorse idriche, mezzi di sussistenza e formazione professionale. Inoltre previsto le attività di cooperazione internazionale, assistenza tecnica, trasferimento tecnologico e condivisione delle conoscenze, per sostenere l’attuazione degli obiettivi.
Questo scenario apre nuove opportunità per le imprese italiane. Esse potranno facilmente inserirsi in questo ecomercato in Brasile, con possibilità di trasferimento di tecnologie ambientali, sviluppo di progetti di monitoraggio e conservazione forestale, studi climatici e strumenti di analisi, oltre a soluzioni innovative per la riduzione del carbonio, energie pulite ed efficienza energetica.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana di Santa Catarina)
L’Ue e la Moldova hanno esteso la validità dell’attuale accordo sul trasporto su strada fino al 31 marzo 2027. Il documento è stato firmato da Mircea Pascaluta, Segretario di Stato del Ministero delle Infrastrutture e dello Sviluppo Regionale della Moldova, e Kristian Schmidt, Direttore per i Trasporti Terrestri della Commissione Europea. L’accordo consente ai vettori moldavi di operare sul territorio dell’UE senza necessità di permessi speciali, facilitando sia il trasposto bilaterale che il transito attraverso gli stati membri. Rappresenta un passo ulteriore nel rafforzamento dei rapporti economici e commerciali tra l’UE e la Moldova, contribuendo alla stabilità e all’integrazione economica della regione.
L’accordo, inizialmente firmato il 29 giugno 2022, ha avuto un impatto positivo sull’economia moldava. Nel terzo trimestre del 2024, rispetto allo stesso periodo del 2021, le esportazioni su strada della Moldova verso l’UE sono cresciute del 57% in volume e del 41% in valore. Anche l’Unione Europea ha registrato benefici significativi: le esportazioni verso la Moldova sono aumentate del 49% in valore e del 36% in volume nello stesso intervallo temporale.
Il Ministero dell’Energia della Repubblica di Moldova ha avviato la consultazione sulla gara dedicata ai nuovi impianti eolici con accumulo, per l’assegnazione dello status di grande produttore elegibile. La presentazione delle offerte è prevista per marzo 2026, mentre la selezione dei vincitori avvera’ entro giugno 2026.La procedura mette a disposizione fino a 170 MW di nuova capacità eolica, con l’obbligo di installare almeno 44 MWh di storage (0,25 MWh per MW). Il prezzo fisso garantito sarà definito tramite un’asta, entro il limite di 1,44 lei/kWh.
I nuovi bandi contribuiranno a un aumento del 5,8% della quota di rinnovabili, avvicinando la Moldova all’obiettivo del 30% entro il 2030, e permetteranno una riduzione di oltre 1,4 milioni di tonnellate di CO₂.La capacità rinnovabile installata in Moldova ha raggiunto 897,5 MW a settembre 2025, con una prevalenza del fotovoltaico (71%), seguito da eolico (26%), idroelettrico (2%) e biogas (1%).
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Moldova)
La Svizzera si conferma potenza DeepTech in Europa, dove gli spin- out Deep tech e life sciences valgono complessivamente più di 400 miliardi di dollari. In Svizzera si registra anche il massimo valore di spin‑out pro capite e per laureato STEM, con università come ETH Zürich ed EPFL tra le prime per valore generato
I dati emergono dal DeepTech Spinout Report 2025 e dal DeepTech Talent Whitepaper , due documenti che dimostrano quanto l’innovazione tecnologica sia diventata un motore concreto per l’export ad alto valore aggiunto. Questo flusso di valore nasce dall’incontro tra ricerca d’eccellenza e imprenditorialità: atenei e centri di ricerca alimentano pipeline di tecnologie che si trasformano in prodotti e servizi esportabili nei mercati globali.
La fotografia scattata dallo European Spinouts Report 2025 mette in luce alcuni dati chiave sul ruolo svizzero nell’ecosistema DeepTech. La Svizzera genera più valore da spin‑out pro capite e per laureato STEM di qualsiasi altro Paese europeo: un indicatore che misura l’efficienza con cui ricerca e capitale umano si traducono in imprese ad alto impatto economico e in attrazione di qualificate professionalità accademiche su rpogetti di sviluppo delle nuove tecnologie.
Qualità, formazione, openinnovation: la ricetta svizzera del successo
In questo contesto, la Svizzera si distingue non solo per la qualità assoluta, ma per la resa relativa: nonostante Paesi più grandi producano più spin‑out in valore assoluto, la Svizzera primeggia quando si parla di settore strategici come intelligenza artificiale, robotica, ClimateTech, quantum, Life Sciences e semiconduttori, dove la capacità di tradurre scoperte scientifiche in soluzioni commerciali determina la competitività internazionale. Le imprese che nascono da questi ecosistemi mostrano una forte propensione all'openinnovation: i prodotti DeepTech, spesso caratterizzati da elevata intensità di conoscenza e barriere all’ingresso, trovano mercati disposti ad acquisire per performance superiori soluzioni uniche.
Il capitale umano che si riunisce in Svizzera è il fattore chiave: i team hi‑tech, sul territorio, beneficiano di alta specializzazione, produttività elevata e un ambiente internazionale in cui i profili tecnici, in particolare gli ingegneri, deisderano rimanere, con una permanenza media di 5–6 anni nello stesso luogo di lavoro: un indicatore di stabilità che favorisce la continuità dei progetti e la maturazione delle tecnologie prima della scala commerciale.
In che modo il Made in Italy può trovare supporto?
Per le imprese hitech Made in Italy che puntano all’export, questa stabilità facilita la costruzione di roadmap di prodotto e relazioni con partner esteri. Le imprese che esportano con successo sfruttano anche servizi di supporto operativo: attività di matchmaking, introduzioni a partner locali, e programmi di accompagnamento all’internazionalizzazione riducono i tempi di ingresso nei mercati esteri e aumentano le probabilità di chiudere contratti. Le startup e le scaleup innovative che valutano l’espansione internazionale, è utile adottare approcci pratici al reclutamento: pacchetti retributivi trasparenti, benefit legati a performance e opportunità di crescita, e misurare indicatori di retention per ottimizzare gli investimenti in capitale umano.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)