Lunedì 14 Luglio 2025
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Il 22 maggio la Camera dei Deputati italiana ha votato la ratifica dell'accordo tra la Repubblica di Moldova e la Repubblica Italiana in materia di sicurezza sociale, un passo decisivo che consentirà l'attuazione del documento. L'accordo era già stato approvato dal Senato italiano a marzo e dopo la ratifica della Camera dei Deputati e la promulgazione da parte del Presidente della Repubblica, entrerà in vigore dopo 60 giorni.
"Dopo molti anni di attesa e molti sforzi negoziali, siamo molto vicini a dare ai nostri cittadini in Italia la tranquillità di poter godere di pensioni che riflettono i loro contributi. Questo storico accordo risponde a un'esigenza reale della nostra diaspora in Italia e rappresenta un passo concreto verso la garanzia dei diritti previdenziali all'estero", ha dichiarato Alexei Buzu, Ministro del Lavoro e della Protezione Sociale.
Nel frattempo, il 21 maggio 2025, il Governo della Repubblica di Moldova ha approvato la firma dell'accordo amministrativo per l'applicazione dell'accordo tra la Repubblica di Moldova e la Repubblica Italiana nel campo della sicurezza sociale. L'iniziativa, promossa dal Ministero del Lavoro e della Protezione Sociale, facilita l'accesso alle pensioni e ad altre prestazioni sociali per i cittadini moldavi e italiani che hanno lavorato nei due Paesi. Il documento regola la cooperazione tra le istituzioni competenti, stabilisce le procedure di comunicazione, lo scambio di dati e i documenti necessari.
L'accordo bilaterale sulla sicurezza sociale comporta molteplici vantaggi per i cittadini moldavi che lavorano o hanno lavorato in Italia. Il documento prevede la combinazione dei periodi di contribuzione per determinare il diritto alla pensione. Allo stesso tempo, le domande di pensione e di altre prestazioni sociali possono essere presentate sia in Italia, ma anche in Repubblica di Moldova.
L'accordo prevede anche un quadro di garanzie sociali per i lavoratori migranti moldavi che lavorano o hanno lavorato o vivono in Italia, nonché per gli italiani residenti nella Repubblica di Moldova. Le disposizioni si applicheranno ai lavoratori dipendenti, ai lavoratori autonomi, ai lavoratori distaccati, al personale delle missioni diplomatiche e consolari. Gli aventi diritto potranno ricevere pensioni di vecchiaia, pensioni di invalidità per malattia o infortunio sul lavoro e pensioni di reversibilità.
Le prestazioni sociali saranno concesse secondo il principio di proporzionalità. Pertanto, ogni Stato contraente coprirà la parte della pensione corrispondente al periodo di contribuzione maturato sul suo territorio, in conformità con la legislazione nazionale applicabile.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Moldova)
Il valore complessivo dello scambio commerciale estero di merci della Serbia per il periodo gennaio–maggio 2025 ammonta a:
– 31.243,10 milioni di euro, con una crescita del 10,90% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
L’esportazione di merci, espressa in euro, ha raggiunto un valore di 13.749,10 milioni, con un aumento del 10,20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
L’importazione di merci ha raggiunto un valore di 17.494,00 milioni, con un aumento dell’11,50% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Espresso in euro, il deficit ammonta a 3.744,90 milioni, con un aumento del 16,70% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La copertura delle importazioni con le esportazioni è pari al 78,60%, inferiore rispetto alla copertura registrata nello stesso periodo dell’anno scorso, che era pari al 79,50%.
Lo scambio commerciale estero di merci è stato maggiore con i Paesi con cui la Serbia ha accordi di libero scambio. I Paesi membri dell’Unione Europea rappresentano il 58,30% dello scambio totale.
Il nostro secondo partner commerciale più importante sono i Paesi CEFTA, con i quali la Serbia registra un surplus commerciale di 1.161,30 milioni di dollari, risultato principalmente dell’esportazione di: cereali e derivati, veicoli stradali, petrolio e derivati, bevande, prodotti medici e farmaceutici.
Espresso in euro, l’esportazione verso i Paesi CEFTA è pari a 1.968,90 milioni, mentre l’import è di 895,50 milioni (un surplus di 1.073,40 milioni di euro e una copertura dell’importazione con l’esportazione pari al 219,90%).
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Serba)
Rio de Janeiro, luglio 2025 – Il recente Decreto n. 118/2024 pubblicato dalla Câmara de Comércio Exterior (CAMEX) del Brasile ha introdotto una misura strategica e altamente significativa per il settore agroalimentare: la riduzione a zero dell’aliquota dell’imposta di importazione per l’olio d’oliva virgem e extravirgem, inserito nella Lista de Exceções à Tarifa Externa Comum (LETEC) do Mercosul.
Questa decisione, resa pubblica nel Diário Oficial da União il 12 dicembre 2024, rappresenta un cambiamento di paradigma per il mercato brasiliano, aprendo opportunità senza precedenti per i produttori italiani, storicamente riconosciuti per l’eccellenza, l’autenticità e la tracciabilità del loro olio d’oliva.
Questa misura elimina una barriera tariffaria storica e consente all’olio italiano di accedere al mercato brasiliano con maggiore competitività, permettendo così al consumatore locale di avere accesso a un prodotto di altissima qualità a prezzi più vantaggiosi.
Il Brasile è oggi il secondo maggiore importatore di olio d’oliva dell’emisfero sud, e uno dei mercati emergenti con maggiore potenziale di crescita nel consumo di prodotti gourmet e salutari. Negli ultimi dieci anni, il consumo pro capite di olio d’oliva in Brasile è aumentato costantemente, raggiungendo una fascia di consumatori sempre più attenta alla qualità, alla salute e alla provenienza dei prodotti.
Secondo i dati della Associação Brasileira de Supermercados (ABRAS), l’olio d’oliva è considerato un “item nobre”, il cui consumo si è espanso non solo nei ristoranti e nella cucina professionale, ma anche nelle case dei brasiliani, soprattutto nelle grandi città come Rio de Janeiro, São Paulo e Brasília. In questo scenario, il prodotto italiano si distingue per prestigio, gusto e garanzie di qualità.
L’azzeramento dell’aliquota doganale consente ora una riduzione dei prezzi al consumo e, allo stesso tempo, incrementa le possibilità per le aziende italiane di aumentare le proprie esportazioni, consolidando il ruolo dell’Italia come partner commerciale privilegiato del Brasile nel settore agroalimentare.
Oltre al contesto favorevole sul piano fiscale, è importante evidenziare l’accordo recentemente firmato tra il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste della Repubblica Italiana e il Ministero dell’Agricoltura e Zootecnia del Brasile, finalizzato a garantire il controllo di qualità e l’autenticità dell’olio d’oliva importato.
Il Memorandum d’Intesa (MoU), firmato nel 2024, prevede la creazione di un canale diretto di cooperazione tra le autorità competenti, lo sviluppo di sistemi di tracciabilità e la condivisione di metodologie di analisi chimiche e organolettiche. Inoltre, l’accordo consente l’istituzione di panel di assaggio brasiliani formati da esperti italiani, promuovendo così una maggiore conoscenza delle caratteristiche sensoriali dell’olio di qualità.
Questa collaborazione istituzionale rafforza la fiducia del mercato brasiliano nel prodotto italiano e tutela sia i produttori onesti sia i consumatori finali, evitando frodi, contraffazioni e pratiche commerciali sleali.
Il nuovo scenario normativo, combinato con la cooperazione bilaterale in materia di qualità e con l’interesse crescente dei consumatori brasiliani, rappresenta una finestra strategica per le imprese italiane.
L’azzeramento dell’imposta di importazione sull’olio d’oliva rappresenta una conquista per il libero scambio, ma anche una responsabilità per i produttori italiani: quella di offrire prodotti certificati, trasparenti e di qualità superiore. In questo contesto, la collaborazione tra le istituzioni e il settore privato è fondamentale per cogliere pienamente questa opportunità.
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
Il ruolo ambiguo del Brasile nella 17ª Cumbre del BRICS segna un possibile distanziamento dal blocco, con implicazioni importanti per la cooperazione internazionale sul clima e nuove sinergie con l'UE.
Il 7 luglio 2025, durante la 17ª Cumbre dei BRICS svoltasi a Rio de Janeiro, è stata pubblicata la Dichiarazione‑Marco dei Leader del BRICS sulle Finanze Climatiche. Il documento riafferma l’impegno del gruppo verso un sistema finanziario internazionale più equo, con l’obiettivo di facilitare l’accesso ai fondi per l’azione climatica nei Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, la partecipazione del Brasile si è distinta per un tono moderato e una visibilità molto inferiore rispetto agli anni precedenti — un segnale che molti analisti interpretano come un progressivo distanziamento da un blocco che sta attraversando una fase di frammentazione interna.
Il documento riconosce che la responsabilità di fornire risorse finanziarie ricade in primo luogo sui Paesi sviluppati, sottolineando il principio delle responsabilità comuni ma differenziate. Tuttavia, la dichiarazione è stata accolta con una certa freddezza dall’opinione pubblica brasiliana e da alcuni settori del governo federale, che sembrano oggi più inclini a rafforzare alleanze con blocchi occidentali e organismi multilaterali tradizionali.
Il blocco dei BRICS, nato nel 2009 con grandi ambizioni di riforma della governance globale, si trova oggi in una fase delicata. Le tensioni geopolitiche tra alcuni dei suoi membri (come India e Cina), la guerra in Ucraina e le difficoltà economiche interne della Russia e del Sudafrica ne hanno compromesso l’efficacia come polo alternativo alle istituzioni occidentali.
Il Brasile, con un governo democratico, una solida economia verde e un crescente impegno nella diplomazia climatica, si trova oggi in una posizione privilegiata per ripensare le proprie priorità strategiche. La presidenza pro tempore del BRICS nel 2025, esercitata proprio dal Brasile, non ha portato ad alcuna innovazione sostanziale né a nuove linee d’azione concrete — un’ulteriore prova di disimpegno, secondo molti osservatori.
Questo momento di transizione offre un’occasione unica per l’Unione Europea di rafforzare il proprio partenariato con il Brasile, soprattutto in ambiti dove le due parti condividono interessi comuni, come la transizione energetica, la finanza climatica, la protezione dell’Amazzonia e la promozione di un multilateralismo efficace.
L’UE è da tempo in prima linea nella mobilitazione di risorse per il clima: attraverso strumenti come il Green Deal Europeo e le iniziative del Consiglio dell’UE per la Finanza Climatica, Bruxelles mira a mobilitare almeno 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi più vulnerabili ad affrontare le sfide ambientali. Questa ambizione si sposa perfettamente con le priorità del Brasile, che si è posto come leader globale nella bioeconomia e nella diplomazia climatica, in particolare nei negoziati COP.
Inoltre, il potenziale accordo commerciale UE-Mercosur, in fase avanzata di revisione, potrebbe trovare nuova linfa proprio in un Brasile più allineato ai valori e agli standard ambientali europei.
I segnali di distanziamento del Brasile dai BRICS potrebbero facilitare la costruzione di una nuova alleanza verde tra UE e Brasile, basata su:
Il programma europeo Global Gateway potrebbe rappresentare un canale privilegiato per mobilitare fondi pubblici e privati destinati al Brasile, offrendo alternative concrete a progetti promossi da Cina e altri attori emergenti.
Il 2025 potrebbe segnare un punto di svolta nella politica estera del Brasile. Il disimpegno dal BRICS — mai annunciato ufficialmente, ma evidente nei toni e nei gesti — apre spazi per una nuova stagione diplomatica più coerente con gli interessi democratici e ambientali dell’Unione Europea. In un mondo sempre più multipolare e segnato dalle crisi climatiche, la costruzione di ponti tra Europa e America Latina diventa non solo auspicabile, ma strategicamente necessaria.
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
Il Progetto della Ferrovia Suburbana Occidentale di Salonicco entra in fase di realizzazione, con l’obiettivo di collegare i sobborghi occidentali della città con il centro e con altre aree, servendo migliaia di cittadini, soprattutto studenti a Sindos e lavoratori nella Zona Industriale.
Come annunciato al termine della riunione operativa tenutasi presso la Regione della Macedonia Centrale, alla presenza del vice ministro dei Trasporti, Konstantinos Kyranakis, e del vice governatore di Salonicco, Kostas Gioutikas, il progetto sarà messo a gara entro ottobre 2025 e i lavori di costruzione inizieranno nella primavera del 2026.
La Ferrovia Suburbana Occidentale di Salonicco partirà dalla Nuova Stazione Ferroviaria, dove si trova anche la fermata della metropolitana, completando la rete dei trasporti della città e servendo studenti e lavoratori dell’Università Internazionale Ellenica (DI.PA.E.), dipendenti della Zona Industriale di Salonicco (V.I.PE.TH) e delle imprese manifatturiere dell’area più ampia.
Dopo la Nuova Stazione Ferroviaria, il treno effettuerà fermate a Menemeni, Eptanisou e Kordelio, per poi dividersi in due linee: la prima verso Sindos e la seconda verso Diavata e Anchialos. L’obiettivo è estendere la linea suburbana anche verso Agios Athanasios e Gefyra, servendo così anche i residenti dei comuni di Delta e Chalkidona.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Ellenica di Salonicco)
La crescita economica della Slovacchia sta rallentando in modo evidente, anche se, fino ai dati disponibili di aprile, non si notano ancora effetti tangibili della guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti. Tuttavia, i segnali di debolezza si moltiplicano. L’economia ha registrato nel primo trimestre un incremento del PIL reale dello 0,9% su base annua e di appena lo 0,2% su base trimestrale. La dinamica è stata frenata dall’effetto base di un forte finale dell’anno scorso e dall’entrata in vigore a gennaio di gran parte delle misure di consolidamento fiscale. Inoltre, l’occupazione è diminuita per il quinto trimestre consecutivo. La guerra commerciale, con i nuovi dazi americani annunciati contro Cina e Unione Europea, non ha ancora lasciato il segno sui numeri slovacchi, ma le ripercussioni nei prossimi trimestri, in termini di calo degli scambi esteri, aumentano l’incertezza e quindi l’attività economica. Nel primo trimestre, il commercio estero slovacco ha mostrato ancora una certa vivacità sia rispetto al trimestre precedente sia su base annua, sostenuto anche dall’effetto “scorta” di molte imprese e famiglie americane e di altri paesi, preoccupate dall’imminente aumento dei dazi.
Tuttavia, il surplus commerciale slovacco è calato e ha contribuito negativamente alla crescita del PIL, nonostante importazioni ed esportazioni siano cresciute in maniera significativa tra gennaio e marzo. Gli analisti prevedono che questo effetto di anticipo degli acquisti possa invertirsi nei trimestri successivi, con un rallentamento sia delle esportazioni, penalizzate da una domanda estera più debole soprattutto dagli USA e dai paesi che esportano verso gli Stati Uniti, sia delle importazioni, frenate da una minore domanda interna e da una riduzione degli acquisti di input produttivi. Una possibile boccata d’ossigeno potrebbe arrivare da un’accelerazione nell’utilizzo dei fondi europei, in particolare quelli del Recovery and Resilience Facility.
I dati più recenti sui principali indicatori mensili fino ad aprile confermano un calo marcato delle vendite al dettaglio reali, legato all’aumento dei prezzi e anche al forte anticipo degli acquisti avvenuto a dicembre, quando imprese e famiglie si erano affrettate a fare scorte in vista dell’innalzamento dell’aliquota base dell’IVA. Anche la produzione industriale ha subito un calo, specie a gennaio, mentre le esportazioni in valore nominale si sono mantenute ancora su livelli sostenuti fino ad aprile. L’industria automobilistica slovacca, pilastro dell’economia nazionale, ha registrato nei primi quattro mesi una crescita media annua del 12,5%, ma anche in questo settore si teme un rallentamento nei prossimi mesi. Sul fronte immobiliare, la situazione appare debole. Nel primo trimestre 2025, il numero di nuovi cantieri residenziali è sceso al livello più basso dal 2013, con meno di 15 mila abitazioni iniziate su base annua. Questo riflette gli effetti del forte aumento dei tassi d’interesse negli anni 2022 e 2023, che ha depresso la domanda di nuove case. Anche se si intravedono segnali di ripresa nella domanda, la nuova attività edilizia dovrebbe reagire con ritardo e sarà comunque limitata dal calo demografico nella fascia di popolazione in età di acquisto di immobili. Il sentiment economico nel Paese continua a indebolirsi. Secondo l’Ufficio di Statistica slovacco, l’indice di fiducia è sceso a giugno al livello più basso da ottobre 2023, soprattutto per via del peggioramento delle attese nell’industria.
Anche la fiducia delle imprese nei servizi è diminuita rispetto a gennaio. La fiducia dei consumatori rimane invece su livelli molto bassi. Pur con alcune differenze di metodologia, anche l’indice della Commissione Europea evidenzia una situazione fragile, restando circa sette punti al di sotto della media di lungo periodo. Entrambi gli indicatori segnalano il rischio di un ulteriore rallentamento dell’economia slovacca. Sul piano interno, la Banca Nazionale Slovacca e il Ministero delle Finanze hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2025 e il 2026, portandole rispettivamente all’1,2% e 1,6% (Banca Nazionale) e all’1,3% e 1,6% (Ministero). La VÚB banca, parte del gruppo Intesa, è ancora più prudente nelle proprie stime. Il peggioramento del quadro economico renderà più difficile il percorso di consolidamento dei conti pubblici. Raggiungere l’obiettivo di deficit al 4,1% del PIL nel 2026 richiederà interventi di consolidamento per almeno tre miliardi di euro, pari al 2,1% del PIL, tra tagli di spesa e aumenti delle entrate. Il quadro complessivo resta dunque improntato alla cautela. I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere l’evoluzione della crescita slovacca, la stabilità del commercio internazionale e la tenuta dei conti pubblici, in un contesto segnato da molteplici rischi geopolitici e da un’economia mondiale che, secondo alcuni analisti, potrebbe registrare entro il primo trimestre 2026 una contrazione degli scambi commerciali di circa il 3 per cento.
Nel primo trimestre dell’anno, la produzione automobilistica in Slovacchia è cresciuta del 15% su base annua, in netta controtendenza rispetto al calo registrato nell’Unione Europea, dove si è osservata una diminuzione del 6%. Anche la Repubblica Ceca e la Germania hanno segnato flessioni, rispettivamente del 2%, secondo i dati di Eurostat. Mentre i costruttori europei affrontano una domanda debole e la concorrenza dei produttori cinesi a basso costo, la Slovacchia beneficia dell’aumento della produzione nello stabilimento Stellantis di Trnava. L’impianto ha investito nella produzione di veicoli elettrici, dopo aver ridotto drasticamente i volumi nei due anni precedenti. Nel 2023, i quattro stabilimenti automobilistici slovacchi hanno prodotto meno di un milione di veicoli, ma per quest’anno si prevede un record di 1,15 milioni di unità.
La casa automobilistica svedese Polestar assemblerà il suo nuovo modello di SUV elettrico nel futuro impianto Volvo in Slovacchia. Volvo e Polestar, entrambe controllate dal gruppo cinese Geely, hanno firmato un memorandum d’intesa per avviare la produzione della Polestar 7 nel 2028. Volvo ha posticipato l’avvio della produzione del nuovo stabilimento, inizialmente previsto per fine 2026, ai primi mesi del 2027. L’impianto, dal valore di 1,2 miliardi di euro, avrà una capacità annua iniziale di 250.000 veicoli, compresi due modelli di piccoli SUV urbani.
La società statale Železnice Slovenskej republiky (ŽSR), gestore dell’infrastruttura ferroviaria in Slovacchia, ha ricevuto 130 milioni di euro dall’Unione europea per migliorare i collegamenti ferroviari con l’Ucraina. I fondi saranno destinati all’ammodernamento delle tratte nei pressi di Spišská Nová Ves e Čierna nad Tisou, oltre che all’installazione del sistema di sicurezza ETCS. L’iniziativa rientra in un pacchetto complessivo da 2,8 miliardi di euro con cui l’UE sostiene 94 progetti infrastrutturali nella regione. Il governo slovacco ha inoltre approvato l'aggiornamento del programma nazionale per le infrastrutture stradali e ferroviarie, stabilendo le priorità per 167 progetti autostradali, 370 stradali e 141 ferroviari. Tra gli interventi principali figura il completamento di tre tratti dell'autostrada D3, attualmente in fase di gara d'appalto, con data prevista di completamento entro il 2032. Per il solo settore autostradale sono stati stanziati 536 milioni di euro per il 2025, 844 milioni per il 2026 e ben 1,4 miliardi di euro nel 2027, anno elettorale. Tuttavia, si rileva una contrazione rispetto alle previsioni precedenti: lo scorso anno si stimava una spesa di 800 milioni già per quest'anno. L'aggiornamento del piano esclude esplicitamente investimenti nel controverso tunnel Karpaty (12 km), previsto tra Rača e Záhorie, che quindi non sarà realizzato nei prossimi anni. Nel frattempo, l'ente autostradale NDS ha confermato l'esito originario della gara per la realizzazione di un tratto di 10 km della D3 tra Kysucké Nové Mesto e Oščadnica. L'appalto è stato aggiudicato nuovamente alla società Skanska, con un'offerta pari a 261,3 milioni di euro. Per maggiori informazioni su tutte le gare d'appalto aperte è possibile contattare la Camera di Commercio Italo-Slovacca.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca)
La regione Sud-Est del Brasile è considerata una delle aree più sviluppate del Paese e concentra la maggior parte del PIL nazionale – il 64,4%. Focalizzandosi principalmente sulle aree fluminense e paulista, Minas Gerais si presenta come uno stato promettente e leader in settori economici che prima erano dominati da San Paolo e Rio de Janeiro: è il leader nella crescita del turismo considerando l’intera unità nazionale. L'attività turistica si è dimostrata davvero promettente considerando gli anni 2023 e 2024, nel primo dei quali ha registrato un movimento di capitale pari a 34 miliardi di reais, accumulando un aumento del 10,5% tra settembre 2023 e agosto 2024.
L'espansione di questo settore economico nello stato è il risultato di diversi fattori congiunti, con particolare enfasi sul rafforzamento degli investimenti nella catena turistica grazie alla collaborazione tra amministrazioni comunali e imprese private. Il principale focus di questo settore è senza dubbio la cultura, che occupa il primo posto nella classifica delle principali segmentazioni turistiche secondo il Censimento del Turismo Mineiro 2023, al quale hanno partecipato l'80% dei comuni dello stato.
L'economia di Minas Gerais è, così, modernizzata e si mostra molto dinamica e redditizia: è la terza economia più grande del paese considerando i valori del Prodotto Interno Lordo (PIL), avendo raggiunto nel 2023 la cifra record di 1,02 trilioni di reais per la prima volta. La sua economia è quindi più grande di quella di vari paesi, come Marocco, Tunisia, Croazia e Serbia, tra altri.
Dato l'attuale rafforzamento dell'economia mineira, è naturale che l'offerta turistica presenti grande varietà grazie a una serie di itinerari diversi:
Un itinerario di spicco è "Caminhos da Arte e Cultura", che si concentra sul Museo Inhotim a Brumadinho. L'Inhotim è più di una semplice esperienza artistica: combina architettura, paesaggismo e arte attraverso percorsi ed esperienze immersive e interattive. Un altro itinerario di rilievo è quello dell'Architettura Italiana, tra Belo Horizonte e Juiz de Fora, che si concentra su progetti architettonici progettati o decorati da immigrati italiani, come l'Edifício Dantas & Irmão e il Palácio das Artes.
In questa linea, l'Azienda di Assistenza Tecnica e di Estensione Rurale dello Stato di Minas Gerais (Emater-MG) ha catalogato 90 esperienze turistiche legate ai prodotti dell’agroindustria mineira, come formaggi artigianali, dolci, caffè e cachaça.
Un altro punto strettamente legato al turismo rurale è il turismo gastronomico a Minas Gerais, uno degli stati con la migliore cucina del Paese. In questo senso, lo Stato presenta alcuni punti salienti:
In questo modo, è importante evidenziare alcune concentrazioni produttive nello stato legate al settore turistico.
Un grande paese importatore del caffè brasiliano è l'Italia: nel 2023, l’Italia è stata il terzo principale mercato di destinazione delle esportazioni mineiras di caffè e, nel 2024, è il quarto mercato principale. Nel 2023, le esportazioni di caffè da Minas verso l'Italia hanno totalizzato 512,1 milioni di dollari. Nel 2024, considerando il periodo da gennaio a ottobre, le esportazioni verso l'Italia hanno già raggiunto 517,2 milioni di dollari.
In sintesi, il turismo mineiro mostra una crescita straordinaria: nel 2023, Minas Gerais ha ricevuto 31 milioni di turisti, un numero superiore alla popolazione dello stato, e a livello internazionale, 38.526 turisti sono entrati nello stato per via aerea, provenienti principalmente dagli Stati Uniti, Colombia e Portogallo. Con tutta questa diversità, il Minas Gerais rafforza la sua posizione come una delle principali destinazioni turistiche del Brasile, unendo tradizione, innovazione e un’ospitalità unica.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Minas Gerais)
Nel corso dell’autunno 2025, la Danimarca lancerà un nuovo bando per l’assegnazione di 3 gigawatt (GW) di capacità eolica offshore, sufficienti potenzialmente ad alimentare circa 3 milioni di abitazioni. I progetti saranno suddivisi su tre aree: Nordsøen Midt e Nordsøen Syd nel Mare del Nord, e l’area di Hesselø, situata tra la Danimarca e la Svezia. Questa iniziativa rappresenta un’importante inversione di rotta rispetto alla precedente gara da 6 GW, aperta nel 2023, che si era conclusa senza offerte per tre dei sei progetti previsti. L’assenza di partecipazione è stata attribuita a una combinazione di costi in aumento, difficoltà nelle catene di approvvigionamento e incertezza dei prezzi sul mercato energetico.
In risposta a queste criticità, il governo danese ha deciso di modificare in modo sostanziale il modello di gara, introducendo un meccanismo di supporto economico attraverso contratti per differenza (Contracts for Difference, CfD) a doppia faccia. Questo strumento garantisce ai produttori di energia un prezzo minimo per ogni kWh prodotto e immesso sul mercato, compensando eventuali perdite se il prezzo di mercato scende al di sotto della soglia concordata. In caso contrario, cioè quando il prezzo di mercato supera quello minimo fissato nel contratto, sarà l’operatore a versare la differenza allo Stato. Il valore di riferimento sarà definito nel bando, e il vincitore sarà selezionato in base al prezzo minimo più basso offerto.
Struttura degli incentivi e requisiti del bando
Il governo ha fissato un tetto massimo per i sussidi statali pari a 55,2 miliardi di corone danesi, equivalenti a circa 7,4 miliardi di euro, distribuiti lungo un arco temporale di vent’anni. Per favorire una maggiore partecipazione e mitigare i rischi economici, lo Stato danese coprirà anche alcuni costi fondamentali precedentemente a carico degli operatori, come le indagini preliminari dei siti e le misure di sorveglianza marittima richieste durante la fase di costruzione. Inoltre, non sarà più richiesta la partecipazione azionaria statale nei progetti, a differenza del precedente bando che prevedeva una quota obbligatoria del 20%.
Le offerte per i progetti Hesselø e Nordsøen Midt sono attese entro la primavera 2026, mentre per Nordsøen Syd il termine è fissato per l’autunno 2027. Ogni area prevede una capacità minima di 1 GW, con possibilità di installare capacità aggiuntiva senza accesso garantito alla rete pubblica, destinabile per esempio all’idrogeno verde. L’assegnazione dipenderà dalla capacità proposta, che deve rispettare una densità minima stabilita dall’Agenzia danese per l’Energia. Il processo di consultazione di mercato, iniziato a fine maggio 2025, si svolge in due fasi: una tecnica sul modello CfD e una seconda, più ampia, tra giugno e agosto, con scadenza per i contributi scritti il 6 agosto 2025.
Il nuovo schema di gara prevede inoltre specifici requisiti in materia di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale. Tra le condizioni previste figurano l’obbligo di utilizzo di pale eoliche riciclabili, dichiarazioni ambientali verificate da terze parti, valutazioni sul ciclo di vita delle infrastrutture e monitoraggi ambientali continuativi. A livello sociale, vengono richiesti programmi di formazione con apprendistato, tutele contro il dumping sociale e la responsabilità lungo tutta la catena di fornitura.
In conclusione, il nuovo schema danese offre un’opportunità interessante, grazie a garanzie statali, requisiti chiari e apertura internazionale. Le condizioni sono favorevoli per chi opera nei settori dell’ingegneria, delle energie rinnovabili, della logistica marittima e delle tecnologie per la transizione energetica, soprattutto con esperienza in progetti complessi e di innovazione energetica. Questo bando può rappresentare una concreta occasione di crescita in Europa.
Secondo una recente proiezione elaborata da Rune Lindahl‑Jacobsen, professore di demografia all’Università della Danimarca Meridionale (SDU), e pubblicata su Politiken, entro il 2096 più della metà della popolazione potrebbe non appartenere all’“origine etnica danese”, con la conseguenza che gli “etnicamente danesi” rischiano di diventare minoranza. La definizione adottata include solo chi è nato in Danimarca da due genitori anch’essi nati nel Paese.
Questo cambiamento demografico è il risultato del calo della natalità tra i danesi autoctoni, unito al flusso migratorio sostenuto, degli ultimi decenni.
Questa ricerca avviene proprio nel momento in cui la Danimarca raggiunge un nuovo traguardo. Secondo Danmarks Statistik, la popolazione ha raggiunto per la prima volta i 6 milioni di cittadini, e rimane in costante crescita, alimentata proprio dalle migrazioni, che rappresentano un sesto della popolazione.
Reazioni politiche: tra allarmi e critiche
Le forze politiche hanno reagito in modo diverso. I partiti conservatori e nazionalisti, in particolare Dansk Folkeparti, evocano il concetto del “Great Replacement” (un’idea contestata, presente nel dibattito pubblico danese) e chiedono criteri più restrittivi per la cittadinanza, come la richiesta che anche i genitori o i nonni siano nati in Danimarca, insieme a una netta riduzione dell’immigrazione non occidentale.
La linea centrista, ossia i Socialdemokraterne, sotto la guida della Prima Ministra, Mette Frederiksen, ha adottato una “strategia delle due verità”: accogliere rifugiati “veri” ma ridurre numeri e tipologie di immigrazione percepita come poco sostenibile per il welfare. Tali misure includono la confisca dei beni ai nuovi arrivati, restrizioni sul lavoro per studenti stranieri e incentivi per il ritorno volontario.
Oltre la semplice identità: integrazione economica e sociale
Oltre al fattore etnico, emergono rilevanti questioni economiche. Il contributo degli immigrati al mercato del lavoro è significativo: nel 2021, rappresentavano oltre il 12% dell’occupazione, contribuendo a compensare il calo della forza lavoro autoctona. Se gestiti con politiche chiare, questi flussi possono rappresentare una leva per la crescita e il welfare.
Tuttavia, permangono preoccupazioni sull’integrazione. Secondo il governo danese, il problema principale non è tanto la presenza crescente di persone con background migratorio, quanto la loro effettiva adesione ai valori fondamentali della società danese. Il Ministro per l’Immigrazione, Kaare Dybvad Bek, ha sottolineato che “non importa da dove vieni, ma se condividi o meno i valori democratici su cui si basa la Danimarca”.
Le criticità evidenziate includono la scarsa partecipazione civica, la formazione di comunità isolate in quartieri a prevalenza migrante e il mantenimento di norme culturali che entrano in conflitto con principi come l’uguaglianza di genere, la libertà di parola e la tolleranza religiosa. Su queste basi, negli ultimi anni sono state introdotte misure restrittive come il divieto del velo integrale, programmi di reinsediamento per smantellare i cosiddetti “ghetti” urbani e incentivi economici al rimpatrio volontario.
La linea politica perseguita è quella di un equilibrio tra apertura e rigore: favorire chi si integra e partecipa attivamente alla vita collettiva, ma intervenire con fermezza contro forme di isolamento culturale o rifiuto delle regole democratiche.
In questo contesto, per le imprese, si apre uno scenario ricco di possibilità. I settori della formazione, dei servizi interculturali, della consulenza strategica e dello sviluppo del capitale umano sono tra i più esposti a beneficiare dei programmi pubblici per l’integrazione avanzata. Al tempo stesso, il dibattito demografico sottolinea inoltre l’importanza di rafforzare la collaborazione tra imprese e istituzioni, chiamate a co-progettare modelli inclusivi capaci di generare benefici duraturi sia a livello sociale che economico.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
I legami tra Hong Kong e la Cina continentale sono ancora più forti da domenica 22 giugno 2025. Infatti, questo giorno segna il lancio del Payment Connect, un nuovo sistema che consente a residenti e istituzioni di entrambi i mercati di inviare pagamenti transfrontalieri di piccolo valore in tempo reale. Ciò è possibile grazie alla connessione tra il sistema di pagamento istantaneo della Cina continentale (IBPS) e quello di Hong Kong (FPS). Un sistema di pagamento istantaneo consente agli utenti di trasferire denaro tra banche e portafogli elettronici in modo semplice e, soprattutto, immediato.
Pensato in primo luogo per rispondere ai bisogni quotidiani delle persone, il sistema permette ai cittadini di Hong Kong e della Cina continentale di inviare fondi oltre confine semplicemente digitando il numero di cellulare, l’indirizzo email o il numero di conto del destinatario. Il servizio è attivo 24 ore su 24 per i residenti di Hong Kong e 16 ore al giorno, 7 giorni su 7, per quelli della Cina continentale.
Oltre ai trasferimenti tra individui, il Payment Connect rappresenta un'opportunità significativa anche per le imprese che operano in questa regione. Secondo quanto dichiarato dalla Hong Kong Monetary Authority (HKMA), il nuovo sistema punta a "supportare le attività commerciali e lo scambio di personale", favorendo l'integrazione economica e la competitività della regione. Ciò si rivela particolarmente utile per le piccole e medie imprese che gestiscono transazioni frequenti di piccolo valore, come nel caso delle forniture, del commercio elettronico o dei servizi professionali.
In aggiunta alla velocità di trasferimento, un altro vantaggio significativo è rappresentato dalla riduzione dei costi di intermediazione. Il sistema accorcia la catena di rimessa e permette un'esperienza più snella e conveniente sia per le aziende che per i privati. In altre parole, l'assenza di intermediari multipli consente di ridurre le commissioni e di garantire maggiore trasparenza nei trasferimenti. Inoltre, il Payment Connect consente l’erogazione istantanea di stipendi e rimborsi spese. Tra i casi d’uso previsti ci sono i pagamenti di stipendi, rette scolastiche e spese mediche, che possono essere gestiti in modo automatico e veloce attraverso canali digitali. Ciò risulta molto utile per le aziende che hanno personale o fornitori oltre confine. Infine, l’introduzione di questo sistema contribuisce a rafforzare il ruolo di Hong Kong come hub finanziario internazionale e centro offshore per il renminbi. Questo è confermato dalle parole del Chief Executive dell’HKMA, Eddie Yue: "Il Payment Connect rappresenta una tappa importante nel rafforzamento della cooperazione tra la Cina continentale e Hong Kong, sostenendo lo sviluppo commerciale e la circolazione delle persone tra le due economie".
Il Payment Connect rappresenta, dunque, una svolta verso la semplificazione e l’integrazione dei sistemi di pagamento, migliorando non solo la vita dei cittadini ma anche delle aziende che operano tra Hong Kong e la Cina continentale.
Fonti:
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)
Si prevede che l’energia solare crescerà del 25% in Brasile nel 2025 con il supporto di finanziamenti sostenibili
In un contesto di crescita di questo tipo di matrice energetica, il Banco da Amazônia offre credito con condizioni e tassi di interesse interessanti per incentivare le fonti rinnovabili
Si prevede che il Brasile compirà progressi nel settore dell’energia solare nel 2025. Una proiezione dell’Associazione Brasiliana di Energia Solare Fotovoltaica (ABSOLAR) indica che quest’anno il Paese dovrebbe aggiungere 13,2 gigawatt di capacità installata. Il volume rappresenta un aumento del 25% rispetto agli attuali 51,5 gigawatt. Nel 2024, 14,3 gigawatt sono stati aggiunti alla matrice energetica.
Una delle società che ha contribuito a questo scenario è il Banco da Amazônia (BASA). Questo perché l’istituto finanziario si occupa anche di finanziamenti per le energie rinnovabili, rivolti sia ad aziende che a privati.
La banca spiega che questo tipo di sistema può generare un risparmio del 98% sulla bolletta elettrica. Per darvi un’idea, finanziare un’installazione del costo di R$ 33.245,55 può tradursi in un risparmio medio mensile di R$ 550,50, ovvero circa il 91%.
In una delle linee di credito – FNO Energia Verde – BASA assiste le persone fisiche fino al 100% del valore del progetto. È importante notare che, in questo caso, l’importo minimo del finanziamento è di R$ 10.000 e il massimo di R$ 100.000. Il termine di pagamento è fino a 8 anni, incluso un periodo di grazia fino a 6 mesi.
La responsabile dello sviluppo sostenibile del Banco da Amazônia, Samara Farias, spiega che si tratta di una linea di credito attraverso la quale vengono offerti termini e tassi di interesse più vantaggiosi alle persone fisiche e giuridiche interessate ad adottare fonti di produzione di energia pulita.
“Queste iniziative contribuiscono a ridurre i costi dell’elettricità, promuovendo al contempo l’uso di fonti pulite e rinnovabili. Nel corso del 2024, la Banca ha già messo a disposizione circa 4,5 miliardi di R$ di risorse solo per il segmento business e, nel 2025, si prevede di aumentare questa cifra, rafforzando l'impegno per lo sviluppo sostenibile del territorio”, sottolinea.
Sostenibilità
Oltre a sostenere progetti legati all’installazione di impianti di energia solare, il Banco da Amazônia fornisce altri finanziamenti incentrati su temi di sostenibilità. È il caso della linea di credito FNO Amazônia Rural Verde. Questo format mira a stimolare lo sviluppo sostenibile attraverso il recupero e la conservazione della biodiversità, nonché attraverso progetti agricoli e di allevamenti sostenibili.
Con un periodo di finanziamento fino a 2 anni, questo modello offre investimenti con una durata fino a 5 anni, con un periodo di preammortamento di 8 anni. In questo caso, i tassi di interesse sono annuali, a partire dal 4,18% annuo, tenendo conto delle dimensioni del produttore.
In generale, questa linea è rivolta ai produttori rurali, persone fisiche o giuridiche, alle popolazioni tradizionali dell’Amazzonia e alle persone giuridiche di diritto privato del settore rurale.
Green Corporate FNO
Nell’ambito della sostenibilità, il Banco da Amazônia supporta anche progetti legati ad altri settori, come il turismo, la sanità e l’istruzione. In questo caso, la linea di credito è il FNO Amazônia Empresarial.
L’investimento ha una durata massima di 17 anni con un periodo di preammortamento fino a 4 anni. Per quanto riguarda il capitale circolante, la durata massima è di 36 mesi, con un periodo di preammortamento fino a 12 mesi. Consulta l’elenco dei progetti supportati:
Infrastrutture
Un'altra linea di credito offerta da BASA mira a promuovere progetti infrastrutturali che emettono meno gas serra: FNO Amazônia Infraestrutura. L’idea è quella di finanziare iniziative che integrino soluzioni basate sulla natura. I progetti che rientrano in questo modello riguardano i seguenti ambiti:
Condizioni
Le condizioni per questo tipo di finanziamento prevedono durate fino a 24 anni con un periodo di preammortamento di 8 anni. I tassi di interesse presi in considerazione sono quelli dei Fondi Costituzionali, differenziati per settore, dimensione e destinazione.
Fonte: Brasil 61
Il Museu do Amanhã di Rio de Janeiro riceverà l’Earthshot Prize, considerato l’Oscar della sostenibilità
Nel novembre 2025, il Brasile sarà al centro delle discussioni sul futuro del pianeta. Oltre alla Conferenza ONU sul Clima, il Paese ospiterà anche uno dei premi più importanti al mondo in materia di sostenibilità: l’Earthshot Prize, creato dal principe William d’Inghilterra.
Il 24 giugno il principe ha rilasciato un’intervista esclusiva al Jornal Nacional e ha annunciato che la cerimonia si terrà al Museu do Amanhã (Museo del Domani), a Rio de Janeiro.
L’annuncio è stato fatto durante la Climate Action Week di Londra. Centinaia di eventi in tutta la capitale britannica riuniscono autorità, imprenditori e attivisti per discutere misure concrete per contrastare il cambiamento climatico. È una sorta di preparazione alla COP 30, che si terrà a novembre in Brasile.
Sempre il 24, nella mattinata, la Ministra dell’Ambiente, Marina Silva, e l’Ambasciatore André Corrêa do Lago, presidente della COP 30, hanno partecipato a un panel.
“L’idea era quella di portare la prospettiva di diversi settori della società. Le persone potevano esprimere, da un punto di vista etico, ciò che doveva essere fatto o ciò che doveva essere smesso di fare affinché potessimo rimanere in linea con l’obiettivo di 1,5 °C, senza superare 1,5 °C di temperatura terrestre”, ha affermato la Ministra dell’Ambiente, Marina Silva.
Limitare il riscaldamento globale è l’obiettivo principale dell’Accordo di Parigi, che ha ormai dieci anni.
Nel frattempo, nel centro di Londra, il Principe William ha celebrato l’impatto positivo dell’Earthshot Prize, considerato l’Oscar della sostenibilità. Il premio, creato dal Principe di Galles, mira a individuare ed accelerare soluzioni innovative in campo ambientale. Sono cinque le categorie in palio, tra cui: pulizia dell’aria, degli oceani e lotta alla crisi climatica. Il vincitore di ciascuna categoria riceverà 1 milione di sterline, ovvero circa 1,2 milioni di €.
William ha annunciato che questa edizione ha già una data e un indirizzo: si terrà il 5 novembre, presso il Museu do Amanhã, a Rio de Janeiro. L’evento di questo martedì (24) segna il conto alla rovescia per la cerimonia di premiazione, che per la prima volta si terrà in America Latina. Il Premio Earthshot si basa sull’urgenza e sull’ottimismo nella lotta contro il cambiamento climatico.
In un’intervista esclusiva al Jornal Nacional, il principe William ha spiegato perché ha scelto il Brasile:
“Il Brasile produrrà il Earthshot Prize migliore e più incredibile che abbiamo mai avuto. Ecco perché l’abbiamo scelto. Quindi penso che l’atmosfera, la gente, l’energia, il bellissimo Paese... Non poteva essere altro che il Brasile. Vogliamo che l’Earthshot Prize sia autenticamente brasiliano, che abbia un vero sapore brasiliano. E siamo davvero entusiasti di vedere l’energia e l’entusiasmo che saranno investiti in questo premio.”
Il CEO del Museu do Amanhã, Ricardo Piquet, ha dichiarato che sarebbe un onore ospitare il premio:
“Ricevere questo premio è una sinergia molto positiva, poiché lo scopo del museo per cui è stato creato – affrontare, discutere e progettare possibili futuri nell’ambito di questa crisi climatica – coincide con lo scopo stesso del premio.”
Globo (g1) è il partner principale del premio in Brasile. La prima edizione di Earthshot si è tenuta a Londra nel 2021. Il sindaco Sadiq Khan ha parlato dell’eredità del premio:
“Porta in città non solo grandi inventori, innovatori, finanzieri, ma anche il prestigio e la serietà di Sua Altezza Reale, il Principe William. Il mondo intero sta guardando questa cerimonia.”
Fonte: Jornal Nacional | g1
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)