Sabato 13 Settembre 2025
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Il colosso cinese BYD ha trovato la via per aggirare i dazi europei sulle auto elettriche prodotte in Cina: esportare modelli costruiti in Thailandia. Lunedì l’azienda ha annunciato la partenza della prima spedizione di oltre 900 unità della BYD Dolphin destinate a Germania, Belgio e Regno Unito.
Le vetture sono partite a bordo della BYD Zhengzhou, nave di proprietà della stessa casa automobilistica, che per la prima volta ha solcato la rotta dalla Thailandia all’Europa. I veicoli provengono dallo stabilimento di Rayong, inaugurato nel luglio 2024 e primo impianto BYD interamente di proprietà al di fuori della Cina dedicato alle auto passeggeri, capace di produrre 150.000 unità (la fabbrica serve sia il mercato interno thailandese sia l’export globale).
La struttura opera con il sistema CKD (Completely Knocked Down), che prevede l’invio delle vetture in kit di montaggio da assemblare nel Paese di destinazione. Una strategia che permette di ridurre i dazi doganali e, al tempo stesso, di sostenere la filiera locale.
Nel solo mese di luglio, lo stabilimento ha raggiunto il traguardo di 90.000 consegne dal suo avvio: "Dopo aver celebrato la 90.000ª NEV a luglio, stiamo realizzando un nuovo traguardo", ha dichiarato Ke Yubin, direttore generale di BYD Thailand. "L’export in Europa delle prime Dolphin prodotte in Thailandia non rappresenta soltanto un passo avanti nella strategia di globalizzazione di BYD, ma conferma anche il ruolo cruciale della Thailandia nella catena di fornitura mondiale dei veicoli elettrici".
La mossa anti-dazi
Il trasferimento della produzione in Thailandia non è casuale e, con l'arrivo dei nuovi dazi da parte dell’Unione Europea verso i costruttori cinesi, BYD si è vista applicare un dazio aggiuntivo del 20,7%, oltre al 10% già in vigore. Tuttavia, con la produzione al di fuori della Cina, l’azienda riesce comunque a limitare l’impatto dei dazi e mantenere competitivo il prezzo delle proprie vetture in Europa.
I risultati commerciali testimoniano l’aggressività del marchio: tra gennaio e luglio 2025, BYD ha venduto 545.003 veicoli elettrici all’estero, con una crescita del 133,5% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le vendite complessive hanno raggiunto quota 2.458.914 auto passeggeri nei primi sette mesi dell’anno, in aumento del 26,2%.
Tuttavia, i segnali di rallentamento non mancano e, nel solo mese di luglio, BYD ha immatricolato 341.030 vetture, appena lo 0,1% in più rispetto a un anno fa: il dato più basso di crescita annuale negli ultimi 18 mesi. L’arrivo delle prime Dolphin “made in Thailand” in Europa segna un momento chiave nella strategia globale di BYD: da un lato, consente all’azienda di aggirare le barriere commerciali europee, dall’altro consolida il ruolo della Thailandia come hub strategico per il costruttore cinese, grazie soprattutto ad un costo del lavoro contenuto e dei prezzi dell'energia favorevoli.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
Il mercato del caffè thailandese sta vivendo una fase dinamica di crescita, trainata dall’aumento della domanda dei consumatori, dai cambiamenti nello stile di vita dei thailandesi e dalla crescente presenza di marchi locali e internazionali. Nonostante le sfide legate alla produzione interna, la Thailandia sta rafforzando la sua posizione come attore chiave nell’industria del caffè del Sud-est asiatico, sia come mercato di consumo sia come centro di lavorazione e trasformazione.
Domanda in crescita
Il caffè è diventato un’abitudine quotidiana per molti thailandesi e la sua popolarità continua a crescere in tutto il Paese. Si prevede che entro il 2028 la domanda complessiva raggiungerà le 55.000 tonnellate di chicchi di caffè, rispetto alle 46.000 del 2023.
L’aumento dell’entusiasmo per il caffè ha spinto ad intensificare gli sforzi per rafforzare il settore locale. Nel 2023 la produzione interna ha raggiunto le 15.651 tonnellate, con l’Arabica coltivata principalmente nelle regioni montuose del nord e la Robusta nelle province meridionali del Paese. I produttori locali stanno concentrando le loro iniziative sul miglioramento della qualità dei chicchi, sull’espansione delle piantagioni e sull’adozione di tecniche agricole moderne. Questi interventi non solo sostengono gli agricoltori, ma creano anche nuove opportunità per soddisfare la crescente domanda interna e sviluppare prodotti di caffè di qualità destinati sia al mercato nazionale sia all’export.
Importazioni in aumento, produzione di qualità in crescita
A causa di queste sfide, la Thailandia fa sempre più affidamento sulle importazioni per soddisfare il suo mercato in espansione. Nel 2023 il Paese ha importato caffè per un valore di 338 milioni di dollari, con un aumento di quasi il 13% rispetto all’anno precedente. La maggior parte del caffè importato proveniva dal Vietnam, Indonesia e Laos sotto forma di chicchi crudi, successivamente trasformati in caffè tostato o istantaneo per il mercato interno e l’esportazione. La Thailandia è però riuscita a trasformare questa dipendenza in un vantaggio. Il settore della lavorazione dei chicchi in prodotti finiti, in particolar modo il caffè istantaneo, è in rapida crescita. Nel 2023 le esportazioni di caffè thailandese hanno raggiunto un totale di 126 milioni di dollari, con Cambogia, Laos e Filippine come mercati chiave. In altre parole, la Thailandia sta assumendo un ruolo di leadership regionale trasformando i chicchi non lavorati in prodotti di qualità.
Valore del mercato e panorama imprenditoriale
Anche il mercato interno ha registrato una crescita significativa in termini di valore. Nel 2025 il mercato del caffè ha raggiunto i 2 miliardi di dollari, con un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente. Il caffè istantaneo domina ancora, rappresentando circa l’84% delle vendite, ma sta emergendo una netta preferenza per il caffè artigianale, preparato al momento, in particolare tra i più giovani. Il mercato del caffè thailandese è composto sia da grandi catene sia da piccoli operatori indipendenti, ciascuno con un ruolo diverso. Le grandi catene come Café Amazon e Starbucks guidano il mercato grazie a un forte branding, operazioni su larga scala e maggiori profitti. Solo Café Amazon ha venduto oltre 400 milioni di tazze nel 2024 attraverso quasi 5.000 punti vendita. Dall'altra parte, i piccoli caffè indipendenti, come coffee truck e chioschi, costituiscono la maggior parte del mercato, offrendo esperienze uniche ma con margini di profitto ridotti a causa della forte concorrenza e dei costi elevati. Insieme, queste due tipologie di attività modellano l’industria del caffè thailandese, rendendola dinamica.
Cambiamento nelle preferenze dei consumatori
Le abitudini dei consumatori in Thailandia stanno evolvendo rapidamente. Molti continuano a preferire la praticità dei prodotti istantanei o ready-to-drink, una richiesta rafforzata dal clima caldo e dal ritmo frenetico della vita urbana. Allo stesso tempo, per le giovani generazioni, il caffè è più di una bevanda. Contano l’atmosfera del locale, la qualità dei chicchi e l’attenzione alla sostenibilità ambientale. Questa evoluzione ha favorito la crescita dei caffè di nicchia, nonostante l’aumento della concorrenza nel settore.
Previsioni e sfide future
Guardando avanti, il mercato del caffè thailandese mostra un forte potenziale, ma anche sfide evidenti. I consumi continueranno a crescere, sostenuti dai cambiamenti nello stile di vita e da una fiorente cultura del caffè. Le importazioni resteranno fondamentali, poiché la produzione locale fatica a soddisfare la domanda. Per le nuove imprese, il successo dipenderà dalla capacità di trovare il giusto equilibrio tra qualità, prezzo e identità del marchio. Un branding solido e strategie efficaci sono essenziali per catturare l’attenzione di consumatori sempre più sofisticati. In sintesi, il mercato del caffè in Thailandia cresce rapidamente, si diversifica velocemente e diventa sempre più competitivo. Nonostante le difficoltà nella produzione, la forte domanda interna e il ruolo della Thailandia come centro di lavorazione assicurano che il settore del caffè rimarrà tra i più dinamici del Paese negli anni a venire.
Ci sono opportunità per i marchi di caffè italiani in Thailandia?
Assolutamente sì. Il mercato thailandese rappresenta oggi un’interessante opportunità per i produttori e i marchi italiani di caffè. La rinomata tradizione del caffè italiano – celebre in tutto il mondo per l'espresso e i chicchi tostati di alta qualità – si integra perfettamente con la crescente domanda locale di esperienze di caffè premium e prodotti autentici. I consumatori thailandesi, sempre più attenti alla qualità e all’esperienza sensoriale, sono alla ricerca di sapori autentici e di brand con una forte identità. I marchi italiani, con il loro know-how e la loro reputazione, sono idealmente posizionati per rispondere a questa domanda, offrendo un’alternativa di alto livello rispetto alle catene internazionali standardizzate.
La Thai-Italian Chamber of Commerce (TICC) svolge un ruolo fondamentale nell'accompagnare le aziende italiane interessate a entrare o espandersi in questo mercato. La TICC supporta le imprese mettendole in contatto con potenziali partner locali, fornendo informazioni strategiche sul mercato, assistenza normativa e facilitando collaborazioni commerciali. I brand italiani possono entrare nel mercato thailandese attraverso diversi modelli di business: franchising, negozi monomarca o a marchio condiviso, oppure forniture su larga scala a caffetterie e ristoranti. In questo modo, possono trasferire il proprio know-how e posizionarsi come punto di riferimento per il caffè di qualità nel Sud-est asiatico.
A supporto di questa strategia di valorizzazione del made in Italy, la TICC ha inoltre lanciato nel 2024 una competizione dedicata al Tiramisù, The BEST Tiramisu, con l’obiettivo di rafforzare il branding dell’Italia e promuovere la corretta conoscenza di questo celebre dolce originario di Treviso. Negli ultimi anni, infatti, il Tiramisù è stato spesso erroneamente associato alla cucina giapponese, anche a causa di un’assonanza con ingredienti tipici nipponici. Con questa iniziativa, la Camera intende contrastare tale mistificazione e tutelare l’autenticità del dessert italiano, a base di mascarpone e caffè, celebrandone la vera origine e riportando l’attenzione sul suo legame profondo con la cultura gastronomica italiana.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
L’Italia si conferma tra i principali esportatori di vino in Australia, rappresentando un punto di riferimento per i consumatori locali appassionati di qualità e tradizione enologica. I vini italiani godono di un'immagine premium, legata al lifestyle mediterraneo e alla varietà dei vitigni, ma la concorrenza internazionale, in particolare da parte di Francia e Spagna , è in costante aumento. Nel 2022, le esportazioni italiane verso l’Australia hanno superato i 150 milioni di AUD, con una crescita del 12% rispetto all’anno precedente; nel 2023 hanno raggiunto un valore di circa 79 milioni di USD.
Il mercato australiano del vino è maturo, ma ancora dinamico. Circa il 20% del vino consumato nel Paese proviene da importazioni, e l’Italia detiene una quota significativa del 17% del volume, preceduta solo da Nuova Zelanda (50%) e Francia (20%). I consumatori sono attenti sia alla qualità che al prezzo, e si mostrano sempre più curiosi verso etichette autentiche, biologiche o con una forte identità territoriale. Le preferenze si stanno spostando verso vini più leggeri, naturali e con basso contenuto alcolico, specialmente tra i giovani adulti e il pubblico femminile.
In termini di canali di vendita, il segmento off-trade (supermercati, enoteche, e vendite online) domina in termini di volume, mentre l’on-trade (ristoranti, wine bar, hotel) offre margini più elevati e una visibilità strategica per le etichette premium e di nicchia. Nel comparto degli spumanti importati, l’Italia è leader con il 45% del volume, seguita dalla Francia con il 42%; in particolare, il Prosecco italiano ha registrato una crescita del 39% nel canale off-trade tra il 2018 e il 2019.
Per le piccole e medie cantine italiane, la chiave per accedere e posizionarsi efficacemente sul mercato australiano risiede nella scelta di un importatore specializzato, nella partecipazione a fiere ed eventi settoriali, e in una comunicazione mirata che valorizzi autenticità, storytelling e sostenibilità. Il ricorso a strumenti digitali (come degustazioni virtuali, promozione sui social media o e-commerce) può supportare la creazione di una community di consumatori fidelizzati anche a distanza.
Le relazioni commerciali tra Italia e Australia nel settore agroalimentare sono solide, ma è necessario investire in strategie di differenziazione per consolidare la presenza del vino italiano e resistere alla crescente competitività. In questo contesto, le denominazioni di origine, la certificazione biologica e l’enoturismo rappresentano leve strategiche da valorizzare per rafforzare l'immagine del vino italiano come prodotto di eccellenza.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
In Repubblica Ceca erano attivi alla fine del primo semestre dell'anno circa 3000 punti ricarica aperti al pubblico per le auto elettriche. Lo hanno dichiarato i principali fornitori di questo servizio.
La rete più ampia, a cui fanno riferimento oltre 900 punti di ricarica, fa capo alla società parastatale ČEZ, che vorrebbe superare a fine anno la soglia di 1000 punti di ricarica. Il consumo di energia ai punti per le auto elettriche è aumentato nel primo semestre rispetto a un anno fa del 76%. In forte aumento i consumi del 50% anche per i punti, che fanno riferimento alla società PRE. La sua rete è la secondo più estesa con quasi 870 punti di ricarica.
La rete di copertura è secondo gli esperti ampiamente sufficiente per far fronte alle esigenze del parco mezzi in Repubblica Ceca, che attualmente conta circa 45.000 auto elettriche e alcune decine di migliaia di auto ibride.
Fonte: oenergetice.cz
I prezzi degli immobili residenziali sono cresciuti in Repubblica Ceca di quasi il 10%. Lo indica l'Eurostat.
Con un aumento annuo del 9,9% nei primi tre mesi del 2025 il ritmo di crescita in Repubblica Ceca è stato quasi il doppio rispetto alla media dell'UE, che si è attestata a un +5,8%. Dal primo trimestre del 2024, quando i prezzi erano aumentati dell'1,2%, il dato è in continua crescita. I prezzi d'acquisto hanno avuto un maggiore dinamicità per le abitazioni di nuova costruzione con un incremento annuo del 13%.
I valori degli immobili residenziali in Repubblica Ceca sono molto dinamici anche sul lungo periodo. Dal 2010 sono cresciuti del 147%, il terzo dato più alto nell'UE dopo la Lettonia e la Lituania.
Oltre l'80% dei cechi può permettersi una vacanza da una settimana fuori casa. Lo indica un'indagine dell'Eurostat.
Secondo l'indagine dell'Eurostat nel 2024 non poteva permettersi di passare una settimana di vacanze fuori casa il 18,5% dei cechi, Il dato ceca, tra i più bassi in Europa, era di 8,5 punti percentuale inferiore alla media UE, dove non poteva affrontare una spesa simile il 27% degli abitanti. La possibilità di passare vacanze fuori casa varia tra le famiglie. Hanno una maggiore possibilità di viaggiare i nuclei con componenti under 65 o senza figli a carico.
Il dato ceco è migliore anche dei suoi vicini, che hanno un reddito più alto, come la Germania o l'Austria. Potrebbe contribuire alla possibilità di passare vacanze fuori casa la cultura di avere una seconda abitazione in campagna, che è ancora molto diffusa tra i cechi.
Il debito pubblico ceco ha superato alla fine del primo semestre di quest'anno i 3500 miliardi di corone. Lo ha indicato il Ministero delle Finanze Ceco.
Il debito pubblico ceco è cresciuto grazie all'emissione di circa 152 miliardi di nuovi titoli di debito. Alla fine dell'anno lo stock del debito pubblico ceco dovrebbe superare i 3600 miliardi di corone. Per quest'anno il governo ha previsto un deficit di 241 miliardi di corone, che il prossimo anno dovrebbe aumentare ad almeno 280 miliardi di corone.
Nonostante l'aumento dello stock del debito la Repubblica Ceca si trova ancora in una fascia di sicurezza. Secondo gli ultimi dati dell'Eurostat il debito pubblico ceco era pari a 43,4% del Pil, ben al di sotto della media UE, che supera l'80% del Pil. Tra il primo trimestre del 2024 e quello di quest'anno il dato è cresciuto di due decimi di punto percentuale.
Fonte: ec.europa.eu
La Banca Centrale Ceca (ČNB) ha già cominciato a investire nel settore delle criptomonete. Lo scrive il Server Seznamzpravy.
La Banca Centrale Ceca ha acquisito di recente le azioni del gestore delle piattaforme di scambio delle criptomonete Coinbase Global. L'istituto ha acquisito titoli della società per 18 milioni di dollari secondo i dati della commissione americana SEC. “Le azioni della società Coinbase sono state di recente inserite nell'indice S&P 500 e in base a ciò sono state inserite anche nel portafoglio della ČNB” ha indicato il portavoce della banca centrale Jakub Holas.
La banca centrale ceca sta anche valutando se inserire nelle proprie riserve monetarie il bitcoin. Il consiglio della ČNB sta aspettando un'analisi interna per decidere se fare questo passo insolito per le banche centrali.
Fonte: www.seznamzpravy.cz
L'automotive ceco ha registrato una forte ripresa della produzione in giugno. Lo mostrano i dati dell'associazione di categoria AutoSap.
In giugno sono state prodotte nel paese oltre 136.000 automobili, il numero più alto dall'inizio dell'anno. Rispetto a un anno fa l'incremento è stato di oltre l'11%. A segnalare una forte ripresa in giugno è stata la Škoda Auto con quasi 89.000 auto prodotte, il 22% in più rispetto a giugno 2024. In tutto il primo semestre la produzione ha tuttavia registrato un lieve calo a circa 750.000 automobili completate.
“Ancora più forte è la dinamica nel segmento delle auto elettriche con un incremento rispetto a un anno fa del 130%” ha notato il presidente di AutoSap Martin Jahn. Ormai una macchina su cinque prodotta nel paese centroeuropeo ha la propulsione elettrica.
Fonte: autosap.cz
Nella prima metà di quest'anno sono state fondate circa 17.000 nuove società, il dato più alto in Repubblica Ceca per un primo semestre dal 2017. Al netto delle aziende, che hanno chiuso battenti, il numero delle società è cresciuto di quasi 8000 unità. “Per ogni dieci aziende, che nei primi sei mesi di quest'anno hanno smesso di esistere, ne sono state fondate 19 nuove” ha indicato l'analista economico di CRIF – Czech Credit Bureau Věra Kameníčková.
Gli imprenditori continuano ad avere una forte preferenza per Praga, dove ha sede quasi la metà delle aziende di nuova costituzione. I settori più gettonati sono poi il commercio, nell'edilizia e nel settore manifatturiero.
La Škoda è diventata nel primo semestre di quest'anno il terzo marchio sul mercato dell'auto in Europa. Lo ha indicato la casa automobilistica ceca, che fa parte del gruppo Volkswagen.
Nei primi sei mesi dell'anno la Škoda Auto ha venduto in Europa circa 409.000 vetture, il 10% in più rispetto al primo semestre del 2024. Il dato è confermato dalle statistiche dell'ACEA, che ha registrato circa 412.000 auto vendute. Si tratta del terzo dato più alto dopo la Volkswagen e la Toyota. Rispetto allo scorso anno la Škoda ha superato la BMW, che quest'anno è finita al quarto posto.
“Al terzo posto in Europa siamo arrivato dal decimo posto di qualche anno fa” ha indicato il presidente del CdA Klaus Zellmer. Rispetto a un anno fa è poi più che raddoppiata la quota delle auto elettriche e ibride vendute. Buoni anche i risultati finanziari con i ricavi in aumento di un decimo a poco più di 15 miliardi di euro e il tasso di redditività in lieve miglioramento a 8,5%.
La spesa media dei cechi su internet ha registrato a giugno un rilevante aumento. Lo indica l'Associazione per il Commercio Elettronico (APEK).
“Nel corso di quest'anno stiamo registrando un aumento della spesa per gli ordini effettuati on-line” ha notato il direttore esecutivo di APEK Jan Vetyška. In media un consumatore ceco ha speso a giugno per gli acquisti on-line 4.703 corone, circa l'otto percento in più rispetto al 2024. I consumatori maschi fanno in media acquisti più consistenti, mentre le donne fanno acquisti più frequenti. Quasi il 40% dei giovani fa poi più acquisti on-line in una categoria merceologica che in negozi tradizionali.
Secondo APEK i cechi hanno speso lo scorso anno per gli acquisti on-line 194 miliardi di corone. Si tratta di un aumento rispetto al 2023, ma il dato è di quasi 30 miliardi di corone inferiore rispetto al picco del 2021.
Fonte: apek.cz
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Con una media dell'8,1 l'incremento registrato nel primo trimestre dell'anno in Repubblica Ceca è stato quasi il doppio dell'aumento in tutta l'UE, che si è fermato al quattro percento. Il ritmo ha accelerato leggermente rispetto a un anno fa, quando l'aumento è stato di poco inferiore all'otto percento. Un forte incremento è stato registrato nell'edilizia con un +12,2% e nei servizi con una crescita del nove percento. Nell'industria invece l'aumento è stato del sette percento.
Gli aumenti relativi più forti vengono registrati nei paesi, che hanno la base di partenza più bassa. In testa alla classifica ci sono quindi i paesi a basso reddito nell'UE come Romania, Croazia e Bulgaria, mentre gli aumenti relativi più contenuti riguardano i paesi ad alto reddito come la Germania, la Francia o il Lussemburgo.
Fonte e fonte fotografia: https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-euro-indicators/w/3-16062025-bp
L'automotive ceco ha chiuso lo scorso anno con esportazioni per oltre 1300 miliardi di corone. Lo hanno indicato in una conferenza stampa i rappresentanti dell'associazione del settore AutoSap.
Il fatturato del più importante settore manifatturiero ceco ha registrato nel 2024 un rialzo del 2,6% a 1571 miliardi di corone, mentre le esportazioni sono cresciute di oltre il tre percento a 1305 miliardi di corone. La produzione di automobili, che rappresenta circa due terzi del settore, è stata da record con 1,45 milioni di mezzi usciti dagli stabilimenti in Repubblica Ceca.
I risultati mostrano secondo il presidente di AutoSap Martin Jahn la resilienza e la competitività del settore, che ha affrontato fattori negativi come la debole crescita della Germania. “Le imprese hanno poi dovuto affrontare problemi strutturali, tra cui gli alti prezzi dell'energia, un carico delle regolamentazioni crescente e una situazione complicata sul mercato del lavoro” ha indicato Jahn.
Fonte e fonte fotografia: Autosap.cz
L'economia ceca ha registrato nel primo trimestre di quest'anno il suo tasso di crescita più forte in quasi tre anni. Lo indicano i nuovi dati dell'Ufficio di Statistica Ceco.
La nuova stima dell'andamento del Pil nei primi tre mesi del 2025 ha rivisto al rialzo il dato di crescita anno su anno. Rispetto al primo trimestre del 2024 il Pil ceco è aumentato di 2,4%, due decimi di punto percentuale in più rispetto alla stima precedente. Si tratta del dato più alto dal secondo trimestre del 2022. Rispetto alla fine dello scorso anno la crescita del Pil è stata dello 0,7%.
La crescita dell'economia è stata trainata dalle famiglie, che hanno registrato un aumento dei redditi da lavoro e dei consumi. Le aziende hanno registrato un lieve calo del tasso dell'utile lordo a 43,4%. Di quasi un punto percento a poco più del 26% è sceso il tasso degli investimenti delle aziende.
Fonte e fonte fotografia: https://csu.gov.cz/rychle-informace/ctvrtletni-sektorove-ucty-1-ctvrtleti-2025
Il governo ceco è riuscito a riunire nel Consiglio Europeo una maggioranza qualificata per rivedere il sistema ETS2. Lo ha annunciato il premier Petr Fiala. A sostenere la posizione della Repubblica Ceca sono anche l'Italia e la Germania.
Il sistema comunitario ETS2 prevede che dal 2027 il sistema dei permessi a emettere la CO2 venga esteso anche alle imprese attive nei settori del riscaldamento e dei carburanti. Secondo il premier Praga ha trovato una maggioranza qualificata per apportare delle modifiche al sistema, tra cui la principale è un tetto al costo dei permessi, che verrebbe fissato a 45 euro per una tonnellata di CO2 rilasciata in ambiente. “Le modifiche proposte impediranno degli sbalzi nel costo dei permessi a emettere” ha sottolineato il premier ceco Petr Fiala.
In Repubblica Ceca praticamente tutti i partiti sono contrari al nuovo sistema per timori di forti rialzi dei costi dei carburanti e delle energie per il riscaldamento delle abitazioni. Praga vorrebbe cancellare del tutto il sistema, ma Fiala ha ammesso di non aver trovato una maggioranza tra i stati membri per farlo.
Fonte: Mzp.gov.cz
La Repubblica Ceca avrà bisogno di circa 12 GW di nuove fonti rinnovabili per raggiungere gli obiettivi climatici fissati per il 2030. Lo indica l'Autorità Nazionale per il Controllo, la corte dei conti ceca.
Per il 2030 il governo ha stabilito, che dalle fonti rinnovabili verrà prodotto il 30% dell'energia complessiva. Il tasso era nel 2023 a poco meno del 19%. Questo significa che nei prossimi anni sarà necessario installare oltre 10 GW di fonti fotovoltaiche e 1,5 GW di fonti eoliche, stima l'autorità.
L'analisi del sostegno erogato dal Fondo di Modernizzazione tuttavia indica che lo stato spende tutte le risorse solo per le fonti fotovoltaiche. L'Autorità di Controllo indica anche una grande disparità di trattamento. Mentre gli imprenditori ottengono un sostegno pari a circa 5500 corone per kW di fonte fotovoltaica installata, le famiglie e i municipi ricevono un sostegno quasi sei volte maggiore e pari a 29.700 corone per kW.
La compagnia ferroviaria ha fatto installare su un convoglio Interpanter un'unità di ricezione del segnale di internet della società americana. Il convoglio sarà utilizzato per i prossimi tre mesi su due tratte interregionali Praga – Brno e Ostrava – Brno. La società valuterà se il segnale dal satellite possa essere un'alternativa alla copertura erogata dalle compagnie di telefonia mobile. “Purtroppo lungo la rete ferroviaria ceca ci sono ancora molte aree bianche” ha indicato il direttore generale delle Ferrovie Ceche Michal Krapinec.
La situazione con il segnale mobile potrebbe comunque migliorare nei prossimi anni grazie a un accordo tra l'Ente delle Telecomunicazioni e le aziende di telefonia mobile, che promettono di migliorare la copertura in 600 aree bianche con una cattiva qualità del segnale. L'accordo prevede come scadenza il 2030.
Fonte e fonte fotografia: https://www.ceskedrahy.cz/starlink
La corona ceca potrebbe rafforzarsi ulteriormente nei confronti dell'euro e del dollaro americano. Lo indicano gli analisti finanziari.
La corona ceca ha registrato una tendenza al rafforzamento nei primi sei mesi di quest'anno. Il cambio nei confronti dell'euro è cambiato da 25,175 corone per euro del 2 gennaio a 24,750 corone per euro del 30 giugno. Ancora più rilevante la tendenza nei confronti del dollaro. Il cambio è passato secondo i valori pubblicati dalla Banca Centrale Ceca da 24,398 corone per dollaro del 2 gennaio a 21,127 corone per dollaro del 30 giugno.
“L'andamento di rafforzamento della corone è lento ma procede in maniera continua. Nonostante i rischi vediamo un ulteriore spazio per il rafforzamento” ha indicato l'analista della ČSOB Dominik Rusinko, secondo cui il cambio potrebbe scendere verso la fine dell'anno sotto la soglia di 24,50 corone per euro.
Il boom fotovoltaico degli ultimi due anni in Repubblica Ceca ha registrato nel primo semestre del 2025 una frenata.
Nel primo semestre sono e allavciate alla rete circa 13.000 centrali fotovoltaiche, mentre nella prima metà del 2024 il numero aveva sfiorato le 24.000 centrali. Il calo riguarda soprattutto le piccole centrali domestiche, ma una diminuzione è segnalata anche per le centrali a terra e di uso imprenditoriale. “Dietro al calo ci sono cambiamenti nelle sovvenzioni, la diminuzione degli incentivi e dei costi dell'energia elettrica” ha indicato l'associazione.
Mentre il numero delle centrali installate si è quasi dimezzato, la potenza installata è diminuita solo di circa un quarto a 357 Mwp. La potenza media di una nuova centrale è cresciuta rispetto alla prima metà del 2024 di un terzo. Per le centrali gestite delle imprese la potenza media è praticamente raddoppiata a 257 kWp.
Fonte: solarniasociace.cz
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il turismo a Rio de Janeiro si consolida come uno dei settori più dinamici e strategici dell’economia locale. Nei primi sei mesi del 2025, i visitatori hanno movimentato 14,5 miliardi di reais, cifra che non rappresenta solo un record per la città ma anche un indicatore della forza crescente di un comparto capace di trainare consumi, fiscalità e occupazione. Aumenta così la percezione di Rio non soltanto come cartolina del Brasile, ma come un hub globale di eventi, cultura e intrattenimento.
I dati parlano chiaro: 6,8 milioni di turisti hanno scelto la città tra gennaio e giugno, con un incremento del 20% rispetto allo stesso periodo del 2024. Da sottolineare la forte crescita del turismo internazionale, aumentato del 52,1%, che ha portato 1,2 milioni di visitatori stranieri, mentre il turismo domestico, pur già consolidato, è cresciuto del 14,7%. Questo doppio movimento indica una città capace di attrarre sia il pubblico interno, sempre più interessato a esperienze culturali e gastronomiche, sia quello internazionale, che vede in Rio un punto di riferimento per grandi spettacoli e per il turismo balneare.
L’impatto diretto sul fisco è altrettanto rilevante: l’ISS (Imposta sui Servizi) ha generato 170,4 milioni di reais nel semestre, con un incremento reale del 26% rispetto all’anno precedente. Non si tratta solo di numeri, ma del riflesso di una strategia che punta a trasformare il turismo in politica pubblica strutturale, in grado di garantire entrate costanti e prevedibili per le casse comunali. Un esempio emblematico è stato il concerto di Lady Gaga a Copacabana, che ha contribuito a far schizzare le entrate fiscali di maggio oltre i 66 milioni di reais, superando persino i record stabiliti nel 2024 con il megashow di Madonna.
Questi risultati mostrano che la combinazione di calendari di eventi di respiro internazionale con una gestione integrata delle politiche turistiche può generare ritorni tangibili e misurabili per l’economia urbana. Il turismo, insomma, non è più percepito come attività accessoria, ma come industria a sé stante, con ricadute trasversali su ristorazione, trasporti, retail, intrattenimento e servizi digitali.
Lo sguardo verso il secondo semestre
La domanda centrale è ora quale sarà il ritmo del turismo nella seconda metà del 2025. Le prospettive sono positive. Il calendario di eventi ufficiale della città prevede nuove attrazioni culturali, spettacoli internazionali e un aumento delle attività legate al turismo d’affari, alimentato dalla ripresa dei congressi e delle fiere settoriali. Inoltre, l’avvicinarsi della stagione estiva nell’emisfero australe promette un aumento naturale del flusso di visitatori, con attese ancora più consistenti per i mesi di dicembre e gennaio, tradizionalmente i più forti per la città.
Un ulteriore fattore da considerare è la crescente visibilità internazionale di Rio, che ha saputo trasformare eventi globali in vetrine di soft power urbano. Dopo il successo dei grandi concerti, la città mira a consolidarsi come destinazione strategica per il turismo esperienziale e culturale, valorizzando non solo le spiagge e il carnevale, ma anche il patrimonio architettonico, i musei e le aree naturali protette.
Gli analisti locali stimano che, mantenendo l’attuale ritmo di crescita, la città possa chiudere il 2025 con un movimento turistico superiore ai 30 miliardi di reais, cifra che ridefinirebbe il peso del turismo nell’economia carioca e consoliderebbe un modello di sviluppo replicabile in altre metropoli brasiliane.
Un modello in evoluzione
In sintesi, il bilancio del primo semestre 2025 dimostra che Rio de Janeiro ha trovato nel turismo un pilastro economico di lungo periodo, con capacità di generare valore in settori interconnessi e di attrarre capitali internazionali. La sfida del secondo semestre sarà garantire la continuità di questo ciclo virtuoso, rafforzando la diversificazione dell’offerta e investendo in infrastrutture, mobilità e sicurezza.
Il turismo carioca non è più soltanto il riflesso di una bellezza naturale invidiabile, ma il frutto di una strategia mirata: un’industria globale, capace di muovere miliardi, generare entrate fiscali e posizionare Rio come una delle capitali mondiali dell’economia dell’esperienza.
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
Temasek Holdings punta su Zegna: il fondo asiatico sta acquisendo una partecipazione del 10% nella casa di moda. Secondo quanto comunicato dalla società, infatti, il Gruppo Ermenegildo Zegna e Temasek, società d’investimenti di proprietà del governo di Singapore, hanno firmato un accordo in base al quale il Gruppo italiano venderà 14,1 milioni di azioni proprie a Temasek, al prezzo di 8,95 dollari per azione. Al momento del closing, Temasek deterrà complessivamente 26,8 milioni di azioni, pari al 10% delle azioni ordinarie in circolazione del Gruppo Ermenegildo Zegna, avendo precedentemente acquisito 12,7 milioni di azioni sul mercato. Al completamento dell’operazione, il gruppo italiano del lusso, quotato alla Borsa di New York, riceverà 126,4 milioni di dollari.
Nagi Hamiyeh, responsabile per l’area Emea di Temasek, entrerà a far parte del Consiglio di amministrazione come membro non esecutivo alla prossima Assemblea Generale annuale. «Sono lieto di accogliere Temasek come investitore strategico del nostro Gruppo. Il loro ingresso rappresenta non solo una chiara conferma della solidità della nostra visione e del significativo potenziale di crescita del Gruppo, ma anche un riconoscimento del ruolo centrale che il settore del lusso italiano riveste a livello globale», ha commentato in una nota Ermenegildo “Gildo” Zegna, presidente e amministratore delegato del Gruppo.
Il primo trasferimento avverrà nel 2027: si concretizza così l’avanzamento della transizione energetica nel settore marittimo
La corsa alla decarbonizzazione del trasporto marittimo sta entrando in una fase decisiva: se fino a poco tempo fa i combustibili alternativi come il metanolo e l’ammoniaca erano oggetto principalmente di studi teorici, oggi hanno raggiunto una maturità tecnologica tale da spingere il settore verso l’implementazione concreta.
Secondo il recente rapporto “Dai piloti alla pratica” del Global Maritime Forum, il metanolo è ormai considerato pronto per le prime operazioni a basse emissioni, mentre l’ammoniaca sta raggiungendo il suo punto di svolta. La vera sfida non risiede più nello sviluppo dei motori, ma nella creazione di una filiera logistica e di rifornimento sicura ed efficiente. E proprio su questo fronte, l’industria sta compiendo passi importanti. Uno di questi riguarda i colossi Mitsui Osk Lines (Mol) e Itochu Corporation, che hanno annunciato una collaborazione per un progetto pionieristico a Singapore: la prima dimostrazione al mondo di bunkeraggio di ammoniaca da nave a nave (ship to ship). L’operazione è prevista per la seconda metà del 2027 e, come spiega maritime-executive.com, non sarà solo un test, ma un vero e proprio “battesimo” per il futuro di questo combustibile.
L’operazione vedrà la partecipazione della prima nave bunker ad ammoniaca, ordinata nel giugno scorso da Itochu (con capacità di 5.000 metri cubi, sarà costruita da Sasaki Shipbuilding Co. in Giappone e batterà bandiera di Singapore), e di tre navi portarinfuse Capesize a doppio combustibile ad ammoniaca di proprietà di Mol e Cmb.Tech (saranno costruite dalla Qingdao Beihai Shipbuilding Co. della China State Shipbuilding Corporation con consegna prevista tra il 2026 e il 2027). Queste navi, noleggiate da Mol, saranno le prime navi portarinfuse Capesize a doppio combustibile ad ammoniaca al mondo e parteciperanno alla dimostrazione di rifornimento con la nave bunker di Itochu. L’accordo rappresenta una mossa strategica che spinge l’intera industria in avanti, superando la fase dei test a terra già condotti in Giappone e Cina.
Il progetto non si limita a confermare la fattibilità tecnica; il suo obiettivo primario è stabilire e validare i protocolli di sicurezza per la gestione di un combustibile volatile e tossico come l’ammoniaca: un passaggio, questo, fondamentale per ottenere le normative e le linee guida necessarie a un’adozione su larga scala.
L’intera operazione, dimostrando l’impegno di aziende del calibro di Mol e Itochu nell’investire direttamente in navi dedicate e infrastrutture, rassicura il mercato e spinge gli operatori a seguirne l’esempio, mentre il ruolo del porto di Singapore, come quello di Rotterdam e dei porti norvegesi, si consolida come pioniere nella creazione di questi nuovi standard.
Le iniziative di questi leader del settore sembrano indicare che la transizione marittima, pur necessitando di un quadro normativo chiaro, sta prendendo forma grazie a un processo guidato dall’innovazione e dalla stretta collaborazione tra i principali operatori.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Singapore)
Nel suo intervento al simposio di Jackson Hole, il presidente della Federal Reserve ha evidenziato che l’economia statunitense ha mostrato resilienza nel 2025, nonostante profondi cambiamenti in politica economica e commerciale.
Quadro attuale:
Politica monetaria:
La Fed mantiene un approccio prudente: i tassi sono ancora in territorio restrittivo ma più vicini al livello neutrale rispetto a un anno fa. Powell ha ribadito che le decisioni non seguiranno un percorso prestabilito ma dipenderanno dai dati e dal bilanciamento dei rischi tra inflazione (al rialzo) e occupazione (al ribasso).
Nuovo framework:
La Fed ha presentato la revisione quinquennale della sua strategia di lungo termine:
Conclusione:
Powell ha sottolineato che la Fed resterà determinata a evitare che gli aumenti di prezzi legati ai dazi si trasformino in inflazione persistente, ribadendo che la stabilità dei prezzi è fondamentale per la salute dell’economia e per il benessere degli americani.
(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas, Inc.)
La produzione industriale
La produzione industriale nel settore dell'industria manifatturiera è aumentata del 4,2% nel periodo gennaio–maggio 2025, rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre la produzione nel maggio del 2025 è aumentata del 7,0% rispetto al maggio del 2024. La produzione tessile ha registrato un calo della produzione industriale del 7,4%, la pelletteria del 16,1%, e la produzione dell’abbigliamento del 18,4%. Paragonando la produzione del maggio del 2025 con quella del maggio del 2024, si nota una crescita nella produzione tessile del 14,7%, mentre nella produzione dell’abbigliamento e nella pelletteria si nota un calo di produzione del 2,2% e del 17,6%, rispettivamente.
Riserve
Nel maggio del 2025, rispetto al maggio del 2024, le riserve dei prodotti finiti nel settore dell’industria manufatturiera sono aumentate del 5,6%. Nello stesso periodo le riserve della pelletteria sono diminuite del 27,6%, quelle della produzione tessile del 14,7%, mentre nella produzione dell’abbigliamento sono aumentate dell’8,5%.
Prezzi
I prezzi alla produzione dei prodotti industriali nel settore dell’industria manufatturiera nel periodo gennaio–giugno 2025 sono aumentati del 0,7%, rispetto allo stesso periodo del 2024. I prezzi alla produzione tessile sono aumentati del 5,1%, nella pelletteria del 3,1%, mentre nella produzione dell’abbigliamento sono diminuite del 3,2%
Occupazione
Nel primo trimestre del 2025 sono stati registrati 489.899 occupati nell'industria manifatturiera, 2,2% meno rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso. Nello stesso trimestre del 2025 sono stati registrati 51.906 occupati nella produzione tessile, nella produzione dell’abbigliamento e nella pelletteria, ovvero il 2,2% dell’occupazione totale registrata. Nella produzione tessile è stato registrato il maggior numero degli occupati (29.682, del 10,2% meno rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente), nella pelletteria sono stati registrati 10.399 occupati (16,6% meno), nella produzione tessile 11.825 occupati (3,4% più rispetto allo stesso trimestre del 2024).
Retribuzione
Nel periodo gennaio–aprile 2025, la retribuzione media pagata nella produzione dell’abbigliamento è del 36,8% inferiore alla retribuzione media nella Repubblica di Serbia. È stata registrata una crescita nominale del 12,1%, mentre nello stesso periodo le retribuzioni nel settore indicato sono aumentate in termini reali del 7,4%. Nel settore della pelletteria, le retribuzioni sono inferiori del 32,0% rispetto alla media nazionale, mentre nella produzione tessile sono inferiori del 20,4%.
Scambio commerciale estero
Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, nel periodo gennaio–maggio 2025, le esportazioni del tessile, dell’abbigliamento, della pelle e dei prodotti di pelle sono ammontate a 637,8 milioni di euro (4,6% dell’esporto totale della Repubblica di Serbia), il che registra un calo del 6,0% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nello stesso periodo, le importazioni hanno raggiunto 827,6 milioni di euro (4,7% delle importazioni totali della Repubblica di Serbia). La copertura delle importazioni con le esportazioni ha raggiunto il 77,1%, il che indica un disavanzo di 189,9 milioni di euro. Sono stati esportati maggiormente capi di abbigliamento, del valore di 292,3 milioni di euro (9,3% meno rispetto all’anno precedente). È stato registrato un disavanzo nella produzione tessile (182,6 milioni di euro), con una copertura delle importazioni con le esportazioni pari al 40,7% in questo settore.
Investimenti diretti esteri
Secondo i dati preliminari della Banca Nazionale di Serbia, nel primo trimestre del 2025, il totale netto degli investimenti diretti esteri nella Repubblica di Serbia è ammontato a 712,4 milioni di euro. Nel primo trimestre del 2025 nella produzione tessile e dell’abbigliamento gli investimenti diretti esteri sono ammontati a 19,5 milioni di euro.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Serba)
Hong Kong ha intrapreso un percorso che la porterà a diventare un attore chiave nell'economia regolamentata delle risorse digitali. In questo contesto, il 21 maggio 2025 il Consiglio legislativo di Hong Kong ha approvato il disegno di legge sulle stablecoin. Le stablecoin sono un tipo di criptovaluta progettata per mantenere un prezzo più stabile rispetto alle criptovalute tradizionali, poiché sono ancorate a un bene di riserva, solitamente una valuta fiat. La valuta fiat è una moneta emessa dal governo che non è sostenuta da oro o argento. Questo disegno di legge mira a garantire la stabilità finanziaria del settore delle risorse virtuali a Hong Kong e lo farà introducendo un quadro normativo per le stablecoin che proteggerà gli investitori e preverrà le frodi.
Questo recente disegno di legge mira a istituire un quadro normativo più rigoroso per coloro che operano con Fiat Reserved Stable Coins (FRS). In base a quanto prescritto, coloro che desiderano emettere FRS a Hong Kong o FRS riferite al dollaro di Hong Kong all'interno o all'esterno di Hong Kong devono ottenere una licenza dall’Hong Kong Monetary Authority (HKMA) e devono rispettare le normative. Gli emittenti di stablecoin devono soddisfare i requisiti per l'ottenimento della licenza, che richiedono, tra l'altro, un'adeguata separazione dei beni dei clienti, la garanzia di un rimborso trasparente al valore nominale e il mantenimento di un solido meccanismo di stabilizzazione per garantire che la stablecoin mantenga il suo valore ancorato alla valuta fiat. Oltre ai criteri richiesti, il disegno di legge impone ai titolari di licenza di rispettare rigorosi protocolli antiriciclaggio e antiterrorismo, di gestione del rischio, di divulgazione e di revisione contabile. L'amministratore delegato dell'HKMA ha dichiarato che questa nuova ordinanza sarà pragmatica e flessibile e fornirà condizioni favorevoli allo sviluppo dell'ecosistema delle stablecoin di Hong Kong.
La recente approvazione della legge sulle stablecoin mira a proteggere gli investitori e a migliorare il mercato di Hong Kong attraverso l’introduzione di misure di sicurezza e normative più rigorose. Questo provvedimento assicura che le stablecoin destinate al pubblico provengano da fonti legittime e regolamentate, contribuendo a minimizzare i rischi di perdite e frodi. Inoltre, il testo normativo stabilisce che la pubblicità delle stablecoin sia riservata esclusivamente agli emittenti autorizzati, limitando così le promozioni ingannevoli e le truffe, fenomeni ampiamente diffusi nell’attuale ecosistema degli asset virtuali. Con queste nuove regole, l’HKMA intende rafforzare la fiducia degli investitori e aumentare l’integrità del mercato delle stablecoin a Hong Kong.
Le implicazioni per gli emittenti autorizzati di stable coin e le società fintech sono significative e principalmente relative all'ampliamento delle opportunità e all`accesso più chiaro al mercato per gli investitori al dettaglio, un'area che in precedenza era limitata o ambigua. Grazie alla possibilità di offrire prodotti stablecoin direttamente agli investitori al dettaglio, gli emittenti autorizzati possono facilitare una più ampia partecipazione al mercato e promuovere l'innovazione all'interno dell'ecosistema delle risorse digitali. Maggiori tutele, quali un miglioramento della copertura patrimoniale, una rigorosa separazione dei fondi dei clienti e restrizioni alla pubblicità non autorizzata, rafforzeranno la fiducia degli investitori e dei consumatori, alimentando ulteriormente la crescita del settore.
D'altro canto, si prevede un aumento sostanziale dei costi di conformità a causa della rigorosa attuazione delle misure antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo. Inoltre, le imprese dovranno adeguare le proprie attività per soddisfare i requisiti di vigilanza basati sul rischio in continua evoluzione, il che richiederà investimenti in materia di governance, gestione dei rischi e costante conformità normativa.
La posizione di Hong Kong come hub leader nel settore della tecnologia finanziaria e degli asset digitali è notevolmente rafforzata da questa legislazione, che amplia le opportunità e fornisce un accesso più chiaro al mercato per gli investitori al dettaglio, un'area che in precedenza era limitata e ambigua. Si prevede che questa legislazione susciterà forte interesse da parte degli emittenti internazionali di stablecoin, degli investitori e degli attori istituzionali che desiderano stabilire o espandere la loro presenza in Asia. Sfruttando il mercato in rapida crescita delle stablecoin, Hong Kong è destinata a rafforzare la propria posizione di centro fintech di prim'ordine nella regione. Sebbene le aziende e gli emittenti dovranno adeguarsi ai nuovi requisiti normativi e affrontare costi di conformità più elevati, il disegno di legge andrà a vantaggio sia degli emittenti che degli investitori, favorendo una maggiore fiducia nel mercato e promuovendo una crescita sostenibile nell'ecosistema delle risorse digitali.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)