Domenica 16 Novembre 2025
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Il governo nazionale ha autorizzato la società Swissport Argentina S.A. a fornire servizi aeroportuali operativi in terra e di rampa presso 37 aeroporti del Paese, tramite la Disposizione 36/2025 della Secretaría de Transporte del Ministerio de Economía.
Questa nuova abilitazione si inserisce nel processo di deregolamentazione e apertura del settore aerocommerciale promosso dal governo argentino, con l’obiettivo di ampliare l’offerta di servizi, aumentare la concorrenza e favorire una maggiore efficienza operativa.
In concreto, Swissport Argentina è stata autorizzata a operare in attività quali il caricamento e lo scaricamento dei bagagli, il rimorchio degli aeromobili, il push-back e la gestione delle scalette di imbarco e sbarco, in aeroporti tra cui Aeropuerto de Rosario, Aeroparque Jorge Newbery, Aeropuerto de Córdoba e numerose altre sedi regionali.
Questa decisione pone fine di fatto al monopolio storico della prestazione di tali servizi da parte della società statale Intercargo S.A.U., aprendo il mercato agli operatori privati.
Il cambiamento normativo costituisce una rilevante opportunità per le imprese italiane e argentine del settore dell’aeronautica, della logistica e dell’infrastruttura aeroportuale. Le nuove condizioni di ingresso favoriscono collaborazioni transnazionali, l’adozione di tecnologie internazionali e l’avvio di progetti nell’ambito del “Sistema Italia” in Argentina.
In tale contesto, le PMI possono considerare il settore dei servizi aeroportuali come un ambito strategico per l’internazionalizzazione e l’export di expertise tecnico-operativa.
La Cámara de Centros de Inspección Vehicular (Camera dei Centri di Ispezione Veicolare- CCIV) di Rosario ha inaugurato con grande rilevanza il progetto “Sviluppo Tecnologico Esportabile – Sicurezza Viale e RTO Santa Fe 2025”, presentando un veicolo tecnologico mobile e il nuovo Observatorio Vial destinato alla produzione e all’analisi di dati strategici sulla sicurezza stradale in Argentina. L’evento, che ha avuto luogo a Santa Fe con la partecipazione di autorità nazionali e provinciali, rappresenta un passo significativo verso un Sistema di Revisione Tecnica Obbligatoria dei veicoli (RTO) sempre più moderno, tracciabile e conforme agli standard internazionali.
Il presidente della CCIV ha sottolineato che il veicolo mobile, già consegnato ad altre entità in Argentina, è anche oggetto di interesse da parte di imprese straniere, tra cui la società tedesca Dekra, che ha contribuito alla genesi del sistema RTO originale: ciò evidenzia la capacità locale di generare tecnologie “esportabili” e di collocarsi all’interno del dialogo internazionale sui temi della mobilità sicura e della qualità dei controlli.
In parallelo, l’Observatorio Vial e il progetto di audit di qualità appena lanciato mirano a rafforzare i processi di ispezione tecnica puntando sulla trasparenza, sulla digitalizzazione delle verifiche e su una cultura della prevenzione che includa operatori pubblici e privati, università e imprese tecnologiche. Con sede a Rosario e presenza su tutto il territorio argentino, la CCIV ribadisce il proprio impegno a favore dell’innovazione e della professionalizzazione del settore, fattori chiave per le PMI che intendono posizionarsi nel contesto globale della green economy e della mobilità intelligente.
La società lattiero-casearia argentina ha annunciato un’accelerazione del piano di investimenti destinato a rafforzare la capacità industriale nel segmento del freddo e a lanciare nuovi formati per il mercato retail, nell’ambito di una strategia volta all’espansione e alla diversificazione del portafoglio prodotti.
Il piano prevede la modernizzazione delle linee produttive e l’adozione di tecnologie avanzate nella catena del freddo, al fine di garantire maggiore efficienza, qualità e sostenibilità. Allo stesso tempo, si punta a sviluppare nuovi packaging e confezioni che rispondano alle esigenze del consumatore moderno e contribuiscano all’incremento delle vendite nei canali GDO e specializzati.
Questo sviluppo rappresenta un’opportunità significativa per le piccole e medie imprese italiane e argentine del settore agroalimentare, in particolare per quelle impegnate nei processi di internazionalizzazione e nelle sinergie di export con il “Sistema Italia”. Il rafforzamento infrastrutturale e la diversificazione dei formati favoriscono infatti la collaborazione tra operatori dei due Paesi e l’inserimento in catene globali del valore.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
L'approccio alla sicurezza informatica si è evoluto notevolmente negli ultimi anni. Non si tratta più semplicemente di implementare misure di protezione: le aziende devono sviluppare la propria capacità di gestire qualsiasi incidente. Mobilitando l'ecosistema nazionale e supportando le imprese nei loro sforzi, la Luxembourg House of Cybersecurity contribuisce a costruire un ambiente digitale più sicuro, sostenibile e innovativo.
Per supportare le PMI, di fronte alle minacce e ai rischi informatici, il governo lussemburghese ha adottato una serie di iniziative. In primo luogo, la Luxembourg House of Cybersecurity (LHC) offre agli stakeholder economici una valutazione del loro livello di maturità in materia di sicurezza informatica.
"Collaboriamo gratuitamente con diversi stakeholder per valutare la loro posizione in questo ambito, stabilire una serie di osservazioni e raccomandare l'implementazione di misure e controlli che consentano loro di aumentare il loro livello di maturità", spiega Dominique Kogue, Direttore del Centro Nazionale di Competenza per la Sicurezza Informatica (NC3), istituzione pubblica che fa capo al Ministero dell'Economia. L’ambizione è quella di coinvolgere le PMI in un processo di miglioramento della sicurezza e di metterle in contatto con i fornitori di servizi più adatti a supportarle a lungo termine.
Oltre alla valutazione iniziale del loro livello di maturità in materia di sicurezza informatica, lo Stato fornisce assistenza finanziaria attraverso i Pacchetti PMI - Sicurezza informatica (SME Packages – Cybersecurity) alle PMI che desiderano implementare le misure raccomandate. Questo aiuto copre il 70% dei costi, per un intervento che va da 3.000 a 25.000 euro al massimo.
"Queste misure sono oggi essenziali per supportare le parti interessate nell'affrontare la sfida della sicurezza informatica", spiega Dominique Kogue. "In primo luogo, perché le PMI rappresentano oltre il 90% del tessuto economico lussemburghese. In secondo luogo, perché le normative relative alla continuità e alla resilienza dei servizi stanno diventando più severe, in particolare con il previsto recepimento della normativa NIS2 in Lussemburgo".
L'evoluzione della Direttiva sulla sicurezza informatica dei servizi essenziali (NIS) amplia significativamente il raggio d'azione delle entità interessate. "Sebbene non tutte le PMI rientrino nell'ambito di applicazione della NIS2, molte sono indirettamente interessate, in quanto i fornitori di servizi agli stakeholder sono ora tenuti a rispettare tali obblighi. Se desiderano continuare a supportarli, devono quindi aumentare il loro livello di maturità", continua la LHC. "Sensibilizzando le parti interessate su queste problematiche, l'obiettivo è sostenere un'economia più resiliente".
Aumentare il livello di maturità in materia di sicurezza informatica, oltre a sensibilizzare su problematiche e rischi, richiede l'implementazione di misure per proteggere e monitorare gli ambienti IT, ma anche, e soprattutto, la sensibilizzazione dei dipendenti in tutta l'azienda. Adottare un approccio proattivo alla sicurezza informatica, oltre a supportare le PMI, significa anche anticipare le sfide future, in particolare quelle legate all'emergere di nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale e il quantum computing.
In questo contesto, è nata una nuova iniziativa guidata dall'LHC: la Cybersecurity Factory. "Questa fa parte della strategia governativa per i dati, l'intelligenza artificiale e la fisica quantistica, di cui è una componente, insieme, ad esempio, all'AI Factory", continua l'amministratore delegato dell'LHC. "Alla luce dell'evoluzione dei rischi e delle forme di attacco, l'obiettivo è incoraggiare gli stakeholder dell'ecosistema della sicurezza informatica a esplorare nuovi approcci e a co-creare strumenti innovativi, attingendo a risorse dedicate". In questo modo, l'ecosistema della sicurezza informatica del Lussemburgo mira a rimanere all'avanguardia e a rispondere efficacemente alle sfide di domani.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Lussemburghese a.s.b.l)
Dopo l’evento “Argentina: nuove opportunità nel settore energetico e della transizione produttiva” del 25 giugno del 2024 - organizzato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Promos Italia, ICE e la Camera di Commercio Italiana in Argentina - i principali obiettivi emersi sono stati: il consolidamento del rapporto economico tra Italia e Argentina e la creazione di nuove occasioni di cooperazione nel settore energetico.
L’Argentina dispone di ingenti riserve di petrolio e gas naturale, oltre che di fonti energetiche rinnovabili e giacimenti di litio, elemento sempre più startegico per la produzione di batterie e per il business delle terre rare. Il Ministro Tajani ha sottolineato come le materie prime e le terre rare siano fondamentali per l’Italia che necessita sempre più di essere competitiva. Per farlo, deve poter contare su partnership più solide, come quelle con l’Argentina.
Un interscambio da 2,3 miliardi di euro
Le relazioni economiche tra Italia e Argentina si fondano su legami storici e culturali molto solidi. Nel 2023 l’interscambio commerciale ha raggiunto circa 2,3 miliardi di euro, confermando la posizione dell’Italia tra i principali partner europei del Paese latinoamericano.
«Questo è il momento giusto per investire in Argentina – ha affermato Giorgio Alliata di Montereale, presidente della Camera di Commercio Italiana in Argentina –. Se l’Italia non coglie ora questa occasione, rischia di perdere grandi opportunità».
Tra le aree più promettenti spicca Vaca Muerta, una delle più vaste riserve mondiali di idrocarburi non convenzionali. «Solo in questa regione – ha ricordato Juan Carlos Doncel, presidente di Enarsa – Energía Argentina S.A. – il Paese dispone di risorse sufficienti per i prossimi tre secoli».
In un contesto globale segnato dalla ricerca di fonti energetiche diversificate e sostenibili, la cooperazione tra Italia e Argentina può diventare un pilastro della transizione energetica, combinando risorse naturali e tecnologia industriale.
Per le imprese italiane, si aprono quindi prospettive concrete in settori chiave come energia, infrastrutture, rinnovabili, logistica e tecnologie per l’efficienza produttiva.
Argentina, dall’agro‐commodity all’opportunità industriale per l’Italia
L’Argentina è da tempo uno dei protagonisti globali dell’agricoltura e delle esportazioni agricole. Per le imprese italiane e europee, questa realtà rappresenta un doppio binario di opportunità: da un lato l’importazione di materie prime agrarie, come: soia, semi oleosi, farine, oli e dall’altro la possibilità di inserirsi nella catena di valore.
Nello specifico, l’interscambio argentino‐italiano nel comparto agricolo merita attenzione, alla luce degli sviluppi recenti nel Paese sudamericano e delle implicazioni per il commercio estero.
Il ruolo centrale dei semi oleosi
In Agosto 2025, l’Argentina ha esportato 151 milioni di dollari e ha importato 123 milioni di dollari dall’Italia, terminando quindi con un saldo commerciale positivo di 28,2 milioni di dollari. Tra Agosto 2024 e agosto 2025, le esportazioni Argentine sono aumentate del 49,9%, passando da 101 milioni di dollari a 151 milioni di dollari; mentre le importazioni sono aumentate del 29,3%, passando da 95,2 milioni a 123 milioni di dollari.
Ad agosto 2025, i prodotti più esportati dall’Argentina all’Italia erano: olio di semi di soia, farina di soia e crostacei. Nello stesso mese, le maggiori importazioni in Argentina dall’Italia erano: vaccini, sangue, sieri, tossine e culture, oltre ad altri macchinari per il riscaldamento e autocarri per consegne.
Nello stesso mese, la crescita su base annua dell esportazioni argentine verso l’Italia è stata trainata principalmente dalle leguminose secche con un aumento del 233%, dai residui vegetali vari con l’aumento del 1.430% e dalla carne bovina, con il 14.9% in più.
In prospettiva, il rafforzamento del partenariato economico tra Italia e Argentina rappresenta una leva strategica per entrambe le economie, combinando innovazione, risorse e una lunga tradizione di cooperazione bilaterale.
Fonti:
1. OEC (2025), https://oec.world/en/profile/bilateral-country/arg/partner/ita
2. Il Sole24ore (2024) - Dal litio agli idrocarburi, ecco perché l’Italia ora guarda all’Argentina di Milei. https://www.ilsole24ore.com/art/dal-litio-idrocarburi-ecco-perche-l-ital...
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana nella Repubblica Argentina)
Nel 2024 la Slovacchia ha registrato un deficit pari al 5,5% del PIL e un debito pubblico al 59,7%, secondo i dati diffusi dall’Ufficio di Statistica nazionale (ŠÚ SR). Si tratta di un risultato peggiore rispetto alle stime primaverili, con un disavanzo complessivo della pubblica amministrazione di quasi 7,2 miliardi di euro, in aumento di 0,6 miliardi rispetto all’anno precedente. Il debito pubblico è cresciuto di 8,8 miliardi di euro su base annua, avvicinandosi alla soglia del 60% del PIL. Nel 2023 il deficit era stato di 6,5 miliardi, pari al 5,3% del PIL. La quasi totalità del disavanzo è stata generata dall’amministrazione statale centrale, che ha chiuso l’anno con un deficit di 7,4 miliardi di euro, in peggioramento rispetto ai 6,9 miliardi del 2023 e di 255 milioni rispetto alle previsioni di aprile 2025. Anche le amministrazioni locali hanno registrato un risultato negativo, con un deficit di circa 102 milioni di euro, mentre i fondi di previdenza sociale hanno chiuso con un avanzo di 348 milioni, superiore di 71 milioni rispetto all’anno precedente. Il peggioramento dei conti pubblici è dovuto principalmente a un gettito inferiore rispetto alle attese sul contributo di solidarietà (-155,7 milioni di euro), a una minore riscossione delle imposte sui redditi delle persone fisiche e giuridiche, e a un aumento dei contributi sociali e dei crediti legati ai programmi di aiuto energetico.
L’Ufficio per la regolazione dei settori di rete (ÚRSO) ha deciso di ridurre le tariffe per il trasporto di energia elettrica a partire dal 2026, una misura che secondo l’autorità dovrebbe rafforzare la competitività delle imprese slovacche in Europa e nel mondo. «Con questa decisione tariffaria contribuiamo a creare un ambiente imprenditoriale stabile. Grazie alle nuove tariffe, l’industria slovacca potrà competere meglio sui mercati europei e globali, sostenendo al tempo stesso la crescita economica del Paese», ha dichiarato il presidente dell’ÚRSO, Jozef Holjenčík. L’ente regolatore ha spiegato che, grazie a un controllo rigoroso dei dati forniti e al rispetto delle procedure di regolazione, la tariffa per la capacità riservata è stata ridotta di quasi il 10% rispetto al 2025, raggiungendo 20.078,21 euro per megawatt all’anno. La tariffa per l’energia trasportata scenderà di oltre il 4%, a 1,8542 euro per megawattora, mentre la tariffa per le perdite di rete rimarrà quasi invariata a 1,6746 euro/MWh. Secondo l’ÚRSO, la decisione è frutto di una collaborazione tecnica con la Slovenská elektrizačná prenosová sústava (SEPS), che ha accettato le argomentazioni del regolatore. L’ente continuerà inoltre a introdurre nuovi strumenti di regolazione che tengano conto dell’evoluzione del mercato europeo e promuovano una maggiore efficienza nella gestione delle reti.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca)
Il sistema sanitario australiano si caratterizza per la convivenza tra strutture pubbliche e private, offrendo un panorama complesso ma ricco di opportunità commerciali per fornitori internazionali di tecnologie medicali e servizi correlati. Il sistema pubblico, noto come Medicare, garantisce assistenza sanitaria universale ai cittadini e residenti permanenti, coprendo visite mediche, ricoveri ospedalieri e trattamenti specialistici. Parallelamente, il settore privato integra l’offerta sanitaria, con ospedali privati, cliniche specialistiche e assicurazioni sanitarie supplementari che consentono ai pazienti di accedere a cure più rapide o servizi esclusivi.
Per i fornitori esteri interessati a entrare nel mercato australiano, le possibilità di approccio variano: si va dalle gare pubbliche e bandi statali per l’acquisizione di apparecchiature medicali e dispositivi tecnologici, alla collaborazione con distributori locali già consolidati, fino alle partnership dirette con ospedali privati o gruppi clinici. L’ingresso tramite gare pubbliche richiede la registrazione presso piattaforme governative e il rispetto di criteri rigorosi di qualità, sicurezza e compliance normativa, mentre le collaborazioni private permettono maggiore flessibilità commerciale ma spesso richiedono una presenza locale o rappresentanza commerciale.
È importante considerare le differenze tra gli stati australiani, in termini di regolamentazione, procedure di acquisto e principali attori del settore. Ad esempio, New South Wales (NSW) e Victoria (VIC) rappresentano i mercati più grandi e maturi, con numerosi ospedali pubblici e privati che offrono ampie opportunità di fornitura. Queensland (QLD), invece, mostra una crescita significativa in ambito medtech, grazie a investimenti regionali e incentivi per l’innovazione sanitaria. La conoscenza delle specificità locali è quindi un fattore chiave per ottimizzare l’ingresso sul mercato.
Tra i principali attori del settore sanitario australiano si distinguono grandi catene ospedaliere private come Ramsay Health Care e Healthscope, oltre a network pubblici gestiti dai singoli stati. Per i fornitori internazionali, sviluppare relazioni strategiche con questi gruppi, partecipare a fiere e convegni di settore, e adattare l’offerta alle esigenze locali rappresenta la chiave per consolidare una presenza efficace.
In sintesi, il settore sanitario australiano offre un panorama diversificato e dinamico, con canali di accesso sia pubblici che privati. La conoscenza delle procedure di fornitura, delle differenze regionali e dei principali operatori è essenziale per cogliere le opportunità commerciali e posizionarsi come partner affidabile nel mercato medtech australiano.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Nel mese di settembre, la Banca nazionale della Danimarca (Danmarks Nationalbank) ha pubblicato il suo ultimo report sull’andamento economico del paese. Le nuove previsioni indicano una crescita leggermente più contenuta rispetto alle stime precedenti per l’anno in corso e per i prossimi due anni, ma il quadro generale resta positivo. Secondo l’analisi, il PIL danese crescerà del 2% nel 2025, un dato rivisto al ribasso rispetto alla stima precedente del 3,6%. Anche le previsioni per il 2026 e il 2027 sono state abbassate, rispettivamente al 2% e all’1,7%. Tuttavia, una crescita stabile e sostenuta, in un contesto globale incerto, è segno di resilienza economica.
Le motivazioni di questo lieve rallentamento sono diverse. In primo luogo, i dati aggiornati da Statistics Denmark hanno mostrato che l’economia era più debole nel 2024 rispetto a quanto si fosse inizialmente previsto. Questo ha reso meno solido il punto di partenza per il 2025. Inoltre, i primi sei mesi dell’anno hanno registrato una crescita contenuta. Nonostante ciò, la Danimarca si distingue per la sua capacità di adattamento e per la tenuta del suo sistema produttivo.
Il report evidenzia come alcuni fattori esterni influiscano molto sull’economia danese. Tra questi, un ruolo importante è svolto dalle nuove tariffe commerciali, soprattutto nei rapporti con gli StatiUniti. Le esportazioni danesi, elemento centrale dell’economia del paese, ne stanno risentendo sia direttamente sia attraverso un effetto domino su altri mercati internazionali. Tuttavia, la diversificazione dei mercati di sbocco e l’alta qualità dei prodotti danesi, in particolare nei settori tecnologici e industriali, continuano a garantire competitività.
Un altro aspetto segnalato riguarda il settore farmaceutico, che negli ultimi anni aveva sostenuto in modo significativo la crescita del PIL. Per il 2025, invece, ci si aspetta che il suo contributo sia meno rilevante. Questo però riflette un processo di riequilibrio dell’economia verso una base più ampia e diversificata, un elemento positivo per la stabilità di lungo periodo.
Dal lato dei prezzi al consumo, le prospettive sono decisamente favorevoli. L’inflazione è stimata all’1,9% nel 2025, per poi scendere all’1,1% nel 2026. Il calo sarà in parte favorito da interventi fiscali, come la riduzione della tassa sull’elettricità, che aiuteranno le famiglie a contenere le spese e a mantenere un forte potere d’acquisto.
Per sostenere l’economia, le autorità danesi adotteranno una politica fiscale più espansiva. Sono previste maggiori spese pubbliche, soprattutto in settori chiave come la difesa e i servizi, insieme a riduzioni fiscali per famiglie e imprese. Questo stimolo, unito a un mercato del lavoro solido e a un elevato tasso di occupazione, costituirà un motore importante per la domanda interna.
La politica monetaria, invece, resterà neutrale. La Banca nazionale non prevede cambiamenti significativi nei tassi d’interesse, mantenendo un equilibrio tra sostegno alla crescita e controllo dell’inflazione. Le decisioni continueranno ad allinearsi a quelle della Banca Centrale Europea, nel rispetto del regime di cambio fisso tra la corona danese e l’euro.
In sintesi, la Danimarca si prepara ad affrontare un periodo di crescita moderata ma stabile, caratterizzato da fondamentali economici solidi, una gestione prudente e mirata delle politiche pubbliche e un’elevata fiducia da parte di imprese e consumatori. Le conclusioni della Banca nazionale, pur evidenziando le sfide in atto, sottolineano anche numerosi elementi di forza: il contenimento dell’inflazione, l’equilibrio fiscale, e una strategia di lungo periodo orientata alla sostenibilità e all’innovazione. Tutto ciò lascia ben sperare per una traiettoria economica solida, resiliente e orientata al futuro.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Negli ultimi decenni la Polonia si è affermata come una delle economie più dinamiche e solide d’Europa. Tra il 1990 e il 2019 ha registrato la crescita più alta dell’intera area OCSE e oggi è la sesta economia dell’Unione Europea in termini di PIL. Con un bacino annuale di quasi 300.000 laureati, un livello molto alto di conoscenza della lingua inglese e una posizione geografica che la colloca al crocevia tra Est e Ovest, il Paese è diventato un hub strategico per gli investimenti internazionali.
La sua attrattività non si limita al business: la Polonia vanta 17 siti UNESCO, città riconosciute a livello globale come Wrocław, Cracovia e Danzica, ed è segnalata da Lonely Planet tra le dieci mete da visitare. Varsavia figura nella Top 20 delle città più vegan-friendly al mondo e, secondo fDi Intelligence, è quarta tra le “European Cities of the Future 2024” per vivacità e competitività economica.
Un settore aerospaziale con oltre un secolo di storia
L’aerospazio polacco è un settore strategico con più di 100 anni di tradizione e 80 anni di produzione aeronautica. Le imprese locali sono specializzate nella progettazione e manutenzione di velivoli sportivi, agricoli e da addestramento, elicotteri, alianti e componentistica aeronautica.
Dal 2014 è attiva la Polish Space Agency (POLSA), che collega ricerca e industria e supporta l’accesso ai fondi dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Solo nel comparto spaziale, oggi operano oltre 450 aziende e istituti di ricerca, con 15.000 addetti. Sul versante aeronautico, la sola Aviation Valley di Rzeszów riunisce 193 imprese e 35.000 dipendenti, concentrando il 90% della produzione nazionale.
Le esportazioni confermano la solidità del comparto: nel 2023 la Polonia ha superato 1,7 miliardi di euro di export in “aeromobili, veicoli spaziali e parti”, con una proiezione che tocca 1,85 miliardi di euro nel 2024.
Innovazione e grandi programmi internazionali
Le aziende polacche sono ormai parte attiva delle principali commesse europee: oltre la metà delle circa 300 imprese del settore partecipa ai bandi ESA, consolidando la reputazione internazionale del Paese.
Tra i progetti più significativi troviamo la missione JUICE dell’ESA (lanciata nell’aprile 2023, con arrivo previsto su Giove nel 2031), alla quale contribuiscono diversi attori polacchi, e IGNIS, la prima missione tecnologico-scientifica polacca verso la ISS, prevista per il 2025, che condurrà esperimenti in microgravità su salute degli astronauti, microbioma, nuovi materiali e intelligenza artificiale.
Sul fronte difesa, la storica PZL Mielec ha consegnato nel marzo 2023 le prime due strutture per l’F-16 Block 70/72, rafforzando la posizione della Polonia come player centrale nelle filiere europee e regionali della sicurezza.
Ecosistema e supporto istituzionale
La competitività del settore è sostenuta da quattro cluster aerospaziali principali, che favoriscono cooperazione, innovazione e accesso a fondi UE:
Al fianco delle imprese operano istituzioni di rilievo: la già citata POLSA, la Polish Air Navigation Services Agency e il Centro di Ricerca Spaziale dell’Accademia Polacca delle Scienze (CBK PAN), attivo in fisica e geodinamica. Inoltre, l’Istituto di Aviazione della Rete Łukasiewicz, operativo dal 1926 e partner di Boeing, GE, Airbus e Pratt & Whitney, rappresenta una delle infrastrutture di ricerca più moderne d’Europa.
Quali opportunità per le imprese italiane?
Il quadro che emerge è chiaro: la Polonia si posiziona come nuovo polo europeo dell’aerospazio, con una filiera strutturata e proiettata sui mercati internazionali. Per le aziende italiane, ciò significa la possibilità di:
Conclusioni
La Polonia si conferma un partner di primo piano per lo sviluppo dell’aerospazio europeo. La combinazione di stabilità macroeconomica, infrastrutture moderne, talenti qualificati e forte connessione con i programmi ESA e NATO crea uno scenario ideale per la cooperazione internazionale.
Per le aziende italiane della filiera aerospaziale, il Paese rappresenta non solo un mercato in espansione, ma soprattutto un hub strategico con cui costruire alleanze tecnologiche e industriali, rafforzare la competitività e accedere a nuove opportunità in Europa e oltre.
Fonte: Polish Investment & Trade Agency
L'imposizione dei dazi USA sulla Svizzera hanno provocato un +39% di tensione e un pressochè annullamento dell'export Oltreoceano.
Il settore della Meccanica, elettromiccanica e meccanica di precisione è quello che ne sta risentendo maggiormente, trattandosi di un asset trainante per l'economia della Confederazione.
Le produzioni più colpite e gli scenari futuri quali sono?
La puntata del Podcsat della Camera di Commercio Italia aper la Svizzera che vede protagonista Nicola Roberto Tettamanti, Presidente di Swissmechanic, la più grande associazione di categoria del settore MEM di tutta la Svizzera, ci permette di indagare la situazione del settore, le difficoltà che sta affrontando.
"Ci sono due fasi di crescita della tensione: il liberation day di aprile che ci aveva messo, come Paese, in una forte situazione di allarme, e l'annuncio dei Dazi definitivi che ci hanno messo in una condizione di serissima difficoltà: oggi il MEM svizzero, sommando tutto, ha un dazio verso gli USA del 45% . Come associazione nazionale abbiamo fatto diverse inchieste e attualmente abbiamo verificato che tra le 1300 aziende nostre associate il 76% ha degli interessi in export verso gli USA e, di queste, ben oltre la metà lamenta un fortissimo rallentamento degli ordinativi con export bloccato o in discussione tra i clienti. I problemi si stanno quindi accentuando. Tra le aziende elvetiche MEM più colpite si annoverano quelle di produzione:
- degli orologi
- dei macchinari per la produzione industriale (componenti automobilistici, aeronautica,...)
I nostri competitor principali sono gli asiatici (che hanno un dazio al 20-25%), e quelli tedeschi (dazio al 15% forfettario). Si capisce bene che, a meno che la produzione non sia esclusiva, su brevetto, o su commessa personaizzata, commercializzare le nostre produzioni MEM verso gli USA non è più così semplice e questo ci mette in serissima difficoltà competitiva. Io stesso, come imprenditore" conclude Tettamanti "avevo un export verso gli USA del 6-9% ora zono a zero":
Tutti i dettagli dell'intervista che ha visto protagonisti Ilaria Ceddia, Resp. settore Beni industriali della CCIS e Nicola Roberto Tettamanti, presidente di Swissmechanic, sono ascoltabili al link: https://www.spreaker.com/episode/il-settore-mem-in-svizzera-dai-dazi-usa...
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
L'Australia si sta consolidando come una potenza mineraria globale grazie alle sue abbondanti risorse di minerali preziosi, tra cui oro, litio e terre rare. Questi minerali sono fondamentali per la transizione energetica e per lo sviluppo di tecnologie avanzate, attirando così l'interesse di investitori e partner tecnologici a livello internazionale, in particolare dall'Europa. Le principali aree minerarie del paese, come l'Australia Occidentale, l'Australia Meridionale e il Territorio del Nord, sono al centro di questa espansione, supportata da politiche governative mirate e da un ambiente normativo favorevole.
Nel settore dell'oro, l'Australia è uno dei principali produttori mondiali. Nel 2024, la produzione aurifera ha raggiunto 290.000 kg, confermando una leggera diminuzione rispetto all'anno precedente, ma mantenendo comunque livelli elevati di produzione. Le principali regioni produttrici includono l'Australia Occidentale, l'Australia Meridionale e il Territorio del Nord, dove operano alcune delle miniere più produttive, come Gruyere e St Ives, gestite da Gold Fields, che nel 2023 hanno contribuito per il 46% alla produzione totale del gruppo.
Per quanto riguarda il litio, l'Australia è il principale produttore mondiale, con una quota di mercato superiore al 50%. La produzione nel 2023 è stata stimata in 468.100 tonnellate di equivalente carbonato di litio, consolidando ulteriormente la posizione del paese come fornitore chiave per l'industria delle batterie e dei veicoli elettrici. Le principali miniere si trovano in Australia Occidentale, con il giacimento di Greenbushes, co-gestito da Tianqi Lithium e IGO Limited, che rappresenta una delle fonti più significative di litio a livello globale.
Anche le terre rare stanno acquisendo un'importanza crescente. L'Australia detiene almeno il 4% delle riserve mondiali di terre rare e si prevede che la sua produzione possa aumentare fino al 20-25% della fornitura globale entro il 2030, rispetto al circa 10% attuale. Questo incremento è favorito dalla crescente domanda di materiali come neodimio e praseodimio, fondamentali per la produzione di magneti permanenti utilizzati in applicazioni tecnologiche avanzate. Il governo australiano ha riconosciuto l'importanza strategica di questi minerali e ha implementato politiche di supporto per stimolare l'esplorazione e lo sviluppo del settore. La "Critical Minerals Strategy 2023-2030" mira a rafforzare la posizione dell'Australia come fornitore affidabile di minerali critici, attraverso investimenti in ricerca e sviluppo, incentivi fiscali per l'esplorazione e il finanziamento di progetti attraverso il Critical Minerals Facility e il National Reconstruction Fund.
Inoltre, l'Australia sta cercando di diversificare le proprie alleanze commerciali, mirando a partnership con paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Corea del Sud, al fine di ridurre la dipendenza dalle catene di approvvigionamento dominanti, in particolare quelle legate alla Cina. Questo approccio è evidenziato dalla recente proposta di istituire una riserva strategica di minerali critici da 1,2 miliardi di dollari australiani, destinata a garantire forniture stabili e a promuovere accordi di vendita a lungo termine con alleati strategici. (fonte: Reuters, ottobre 2025)
In sintesi, l'Australia sta emergendo come un attore chiave nel panorama minerario globale, grazie alle sue abbondanti risorse di oro, litio e terre rare. Le politiche governative favorevoli, insieme a investimenti strategici e a una crescente domanda internazionale, pongono il paese in una posizione privilegiata per attrarre investimenti e consolidare la propria leadership nel settore minerario mondiale.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Barcellona ha stabilito un nuovo record di sostenibilità, classificandosi al 14º posto nel mondo nel Global Destination Sustainability Index (GDS-Index 2025), il programma internazionale che valuta e promuove la sostenibilità nel turismo misurando le performance ambientali, il progresso sociale, la gestione della destinazione e la catena di fornitura.
Rispetto al 2024, la città è salita dal 31º al 14º posto grazie ai miglioramenti nelle categorie ambiente, fornitori e gestione della destinazione, mantenendo stabile il punteggio in ambito sociale. Si colloca così dietro a città come Helsinki, Göteborg, Copenaghen, Lione e Belfast, ma davanti a Berlino, Dublino, Bilbao, Madrid, Marsiglia e Amsterdam.
Barcellona si distingue in particolare per la categoria fornitori, dove è prima tra le grandi città europee e seconda nell’Europa centro-meridionale, con un punteggio complessivo dell’85%. Questa sezione valuta l’impegno di aeroporti, hotel, agenzie, centri congressi e ristoranti nel ridurre l’impatto ambientale.
Secondo José Antonio Donaire, Commissario per la Gestione del Turismo Sostenibile del Comune di Barcellona, il risultato «dimostra che la strategia sostenibile guidata dal Comune procede nella giusta direzione». L’obiettivo è fare di Barcellona la prima destinazione urbana in cui i consumi di acqua, energia e la produzione di rifiuti dei turisti siano equivalenti a quelli dei residenti, integrando criteri ambientali, sociali ed economici.
Oltre 500 imprese locali partecipano al programma “Commitment to Sustainable Tourism”, adottando ogni anno misure concrete per ridurre l’impronta ecologica del turismo. Questa collaborazione tra pubblico e privato è alla base del riconoscimento ottenuto dal GDS Index, insieme alla certificazione Biosphere, simbolo dell’impegno collettivo verso un modello di turismo più responsabile e rigenerativo.
Link al ranking: https://www.gds.earth/index/ranking-and-results/
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana - Barcellona)