Martedì 17 Giugno 2025
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Secondo i dati elaborati dall’Italian Trade Agency di New York, nel 2024 gli scambi commerciali tra Stati Uniti e Italia hanno raggiunto oltre i 108 miliardi di dollari.
Nel 2024 l’export Italiano verso gli Stati Uniti è cresciuto di ben il 17,86%. L’Italia si è posizionata all’undicesimo posto a livello mondiale e al terzo in ambito europeo, dietro solo a Germania e Irlanda, come paese fornitore degli Stati Uniti. La quota di mercato italiana si attesta al 2,3%, leggermente inferiore rispetto al 2,4% registrato nel 2023.
A dicembre 2024 le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno superato i 76 miliardi di dollari di valore, mentre le importazioni in Italia di prodotti statunitensi in Italia hanno raggiunto i 32 miliardi di dollari. Il saldo commerciale risulta quindi ampiamente positivo per l’Italia, con un saldo a nostro favore di circa 44 miliardi di dollari.
I settori più rilevanti dell’export italiano includono la meccanica, che ha raggiunto un valore di quasi 18 miliardi di dollari con un incremento dell’1,2% rispetto all’anno precedente. Segue il settore chimico e farmaceutico, con un valore di 13 miliardi di dollari ed una crescita significativa del 31,4% rispetto all’anno precedente. Il comparto della moda ed accessori si è attestato su 11 miliardi di dollari registrando però una leggera flessione dell’8% rispetto al 2023. Anche il settore agroalimentare e delle bevande ha mostrato una performance positiva, con un valore di oltre 8 miliardi di dollari ed una crescita importante del 17,1%. Chiude il gruppo dei cinque principali comparti export quello dei mezzi di trasporto, che ha registrato un valore complessivo di circa 7 miliardi di dollari, in decrescita del 14% rispetto al 2023.
Fonte: Italian Trade Agency
(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce Southeast, Inc.)
Malgrado una stagione 2024 abbia avuto un leggero ribasso di prenotazioni, il settore alberghiero outdoor si mantiene ad un alto livello e continua ad espandersi. Questo tipo di hotellerie resta sempre in balia delle condizioni metereologiche, infatti, per il mese di agosto 2024, c’è stato un calo della domanda (-0,35%). Tuttavia, i campeggi francesi continuano ad affermarsi come mercato turistico, con 141 milioni di soggiorni durante lo scorso anno. Da considerare è che molti di questi sono inglobati in grandi gruppi o catene, come Flower Campings o l’European Camping Group.
La clientela dei campeggi varia, parte dai grandi operatori ai piccoli gruppi. Mentre, a livello di offerta, dopo le strutture più grandi, vengono ora presi di mira gli esercizi con 150 posti o meno. Da parte del consumatore c’è una particolare attenzione ai prezzi di soggiorno, ragione per la quale, è ipotizzabile che, le piazzole - per montare una tenda - stanno vivendo una rinascita di popolarità a scapito delle case mobili.
Infine, si prospetta un andamento del +1% per la stagione 2025.
Nel 2024, le ciffre d’affari del mercato del gelato diminuirono del 4,7% a 1,48 miliardi di euro, ma aumentò il numero di chi cedette alla tentazione, furuno 60.000 i nuovi consumatori di gelato. Si crede che per il 2025, le prospettive siano migliori, infatti le vendite di gelati sono aumentate del 10% in Francia all'inizio del 2025, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Per il mese di gennaio e febbraio la ciffra d’affari è stata di 88,2 millioni, presumibilmente tale crescita è dovuta al bel tempo sul Paese.
Un’altro motivo d’ottimismo è l’aumento delle referenze di gelati lanciati sul mercato nel 2024, tali novità rappresentano la leva consumistica. In particolare, i produttori scommettono sui ghiaccioli, che rimangono i protagonisti, con il 26% della quota di mercato. Tra i trend gustativi, troviamo i gelati fatti con i frutti esotici e frutta secca, ma anche quelli in formato “biscotto”. Per incontrare le aspettative dei consumatori golosi, ma attenti alla linea, i formati “mini” o “a morsi” sono favoriti.
Lunedì 10 Marzo 2025
Al Salone dell’Agricoltura di Parigi, il compartimento vitivinicolo ha svelato una strategia comune per far fronte al calo della consumazione di vino e al cambiamento climatico. In particolare, la filiera vuole modernizzare l’immagine del vino e attirare più giovani. Le aziende si sono dimostrate unite per rilanciare il settore e tale azione si è rivelata colletiva ed inedita.
Il piano che è stato lanciato dura 18 mesi e riguarda l’estirpo di 100.000 ettari, ovvero il 10% del vigneto nazionale. Con un premio fino a 4.000 euro per ettaro. Inoltre, a breve partirà una seconda campagna, con 5.500 domande presentate, per oltre 27.000 ettari. Si tratta di un bilancio di 110 milioni di euro, finanziato dallo Stato e dalle istituzioni del settore.
Ulteriormente, i viticoltori, insieme ai distributori di vino, vorrebbero migliorare l’offerta proposta nei punti vendita. In generale, il piano si basa sul modello dello champagne che conosce lo stock necessario e la consumazione dei suoi clienti. Infine, per le esportazioni, che rappresentano l'80% delle vendite, il settore vuole "lavorare in pack", ad esempio presentando attività colletive, come “Vini di Francia” e garantire, quindi, una solida alleanza tra i viticoltori francesi.
Nel 2024, il forte aumento dei volumi ha permesso di compensare il calo dei prezzi sul mercato internazionale. L’Italia, la Germania e il Belgio sono nella Top 3 dei consumatori d’eletricità francese. Le esportazioni sono arrivate al record di 101,3 terawattora e il saldo netto è stato di 89 TWh, superando il precedente record, che risaliva al 2002 (76 TWh).
Nel 2024, il valore totale delle esportazioni francesi di elettricità ha raggiunto il livello di 5 miliardi di euro. In questo panorama economico, l’Italia risulta la prima acquirente di energia eletrica francese, importando il 32%. Inoltre, la bilancia commerciale, incrociando queste esportazioni e importazioni, sfiora anch'essa i 5 miliardi di euro. Questo è dovuto al fatto che durante i rari periodi di importazioni, la Francia ha potuto acquistare dai suoi vicini europei una produzione a basso tenore di carbonio abbondante e poco costosa.
Tuttavia, da rimarcare è che il guadagno derivante dall'elettricità rimane molto ridotto rispetto al costo dell'importazione di combustibili fossili per alimentare gli usi non elettrificati. Infatti, nel 2024, le importazioni di combustibili fossili costarono più di 64 miliardi di euro. I combustibili fossili rappresentano ancora quasi il 60% del consumo finale di energia della Francia, con la speranza di ridurli a zero entro il 2050.
L’entità Océan du Groupe Labeyrie Fine Foods ha aperto un nuovo stabilimento nella Loira a Saint-Aignan-de-Grandlieu, frutto di un investimento di 18 milioni di euro. Questo sito ittico, con le sue capacità produttive ottimizzate, si posiziona come uno dei più moderni in Europa. Tuttavia, oltre alla potenza economica industriale, il progetto testimonia l’impegno del Gruppo in favore della sostenibilità. L'installazione di una caldaia a gas abbinata a un sistema di recupero del calore riduce le emissioni di gas serra di circa il 20%, ottimizzando al contempo il consumo energetico.
Con l'aumento della produzione del 50 % negli ultimi 5 anni, i gamberetti sono al centro dell'attività del sito, in tutte le loro forme: interi, sgusciati o lavorati. Distribuiti con il marchio Delpierre, questi prodotti si possono trovare nei supermercati, nelle pescherie e nei ristoranti. Infine, per stare al ritmo della domanda, la struttura beneficia di due ligne di produzione e tre ligne di approvvigionamento arrivando a una capacità annuale di 18 000 tonnelate. Inoltre, il complesso ha 250 salariati a contratto indeterminato e ne assume ulteriori 130 nei periodi di forte attività.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Francia di Marsiglia)
L'intelligenza artificiale sta emergendo come un elemento chiave nella trasformazione di Hong Kong in un centro tecnologico di livello mondiale. La città si distingue per il suo impegno strategico nello sviluppo di tecnologie avanzate, supportato da iniziative governative ambiziose e investimenti significativi. Tra i progetti di maggiore rilievo, spicca l'iniziativa del governo di investire 1 miliardo di dollari di Hong Kong nella creazione di un istituto di ricerca e sviluppo dedicato all'AI. Questo progetto ha l'obiettivo di promuovere l'innovazione, sostenere la collaborazione tra università e aziende e consolidare il ruolo di Hong Kong come hub tecnologico internazionale.
Un'attenzione particolare è rivolta al settore finanziario, che sta vivendo una trasformazione senza precedenti grazie all'adozione dell'intelligenza artificiale generativa (GenAI). Secondo recenti analisi, il 75% delle istituzioni finanziarie di Hong Kong ha già avviato progetti che coinvolgono l'AI, con la previsione che questa percentuale raggiungerà il 90% nei prossimi cinque anni. L'AI sta rivoluzionando il settore, offrendo strumenti per personalizzare l'esperienza del cliente, elaborare dati digitali in maniera più efficiente e migliorare la produttività complessiva. Un esempio concreto di questa evoluzione è rappresentato dalla piattaforma InvestLM, lanciata dalla HKUST, che mira a supportare le piccole e medie imprese finanziarie democratizzando l'accesso a soluzioni tecnologiche avanzate.
Grandi aziende come Ant Group stanno scegliendo Hong Kong come sede globale per i loro progetti tecnologici, confermando la fiducia internazionale nel potenziale della città. Allo stesso modo, imprese emergenti come HashKey stanno integrando AI e blockchain per migliorare l'automazione e la trasparenza delle transazioni finanziarie, contribuendo a rafforzare l'infrastruttura tecnologica locale. Tuttavia, nonostante i progressi, rimangono alcune sfide da affrontare, come la necessità di affrontare questioni relative alla sicurezza dei dati, alla privacy e alla precisione dei modelli. L'adozione responsabile dell'AI è un aspetto cruciale, e il coinvolgimento dei regolatori sta aiutando a superare alcuni di questi ostacoli.
Hong Kong è anche impegnata a mantenere un vantaggio competitivo rispetto ad altre città della regione, come Singapore. Con un approccio strategico che combina supporto istituzionale, ricerca avanzata e innovazione aziendale, la città sta posizionandosi come leader regionale nell'integrazione di AI, fintech e blockchain. Grazie a un ecosistema tecnologico in rapida evoluzione e alla combinazione di risorse e visione strategica, Hong Kong sta consolidando la sua reputazione come uno dei centri mondiali più influenti per l'innovazione nell'intelligenza artificiale. La città, infatti, sta capitalizzando appieno sulle opportunità offerte dalle tecnologie emergenti, pronta a definire nuovi standard globali nel settore finanziario e oltre.
Fonti:
https://finance.yahoo.com/news/hong-kongs-finance-sector-benefit-0930001...
https://www.msn.com/en-xl/money/other/chinese-ai-firm-aict-plans-to-get-...
https://www.scmp.com/tech/big-tech/article/3305703/ant-groups-tech-unit-...
https://www.scmp.com/business/banking-finance/article/3305877/hong-kongs...
https://www.msn.com/en-xl/technology/artificial-intelligence/hong-kong-c...
https://hkust.edu.hk/news/hkusts-investlm-generative-ai-platform-launche...
https://www.scmp.com/business/banking-finance/article/3303791/hong-kong-...
https://hongkongbusiness.hk/economy/news/hong-kong-build-1b-ai-research-...
https://www.thestandard.com.hk/breaking-news/section/4/228868/Financial-...
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)
La crescente tensione commerciale tra le due maggiori economie mondiali, Stati Uniti e Cina, potrebbe creare opportunità per il Brasile di espandere le sue esportazioni, principalmente di prodotti agricoli. È questa l’opinione del Segretario del Commercio e delle Relazioni Internazionali del Ministero dell’Agricoltura e dell’Allevamento, Luis Rua.
“Non solo la soia, ma qualsiasi altro prodotto aggregato”, ha commentato il segretario durante la conferenza stampa tenuta martedì (22), in cui ha fatto il punto sulle azioni ministeriali per promuovere le esportazioni agricole nazionali.
Interrogato sulle potenziali opportunità della guerra tariffaria lanciata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Rua ha ricordato che circa il 30% di tutta la carne di pollame importata dalla Cina proviene dagli Stati Uniti, che rappresentano anche tra il 16% e il 18% della carne di maiale e l’8% di quella di manzo consumate annualmente dai cinesi.
“Ovviamente, con gli Stati Uniti che abbandonano questo mercato [cinese], il Brasile si sta rendendo disponibile. Certo, ci sono altri attori [concorrenti], ma forse non tutti hanno la dimensione che il Brasile ha per poter supportare [la Cina]”, ha commentato Rua, sostenendo che il risultato finale, per gli esportatori, “dipenderà dall’interesse cinese” per i prodotti brasiliani.
“Oggi, con tutto quello che stiamo vedendo, pochi paesi al mondo sono in grado di offrire ciò che offre il Brasile con le stesse caratteristiche. Perché il Brasile è in grado di produrre un prodotto di qualità, competitivo, sostenibile e sano, essendo esente da tutte le malattie che sono obbligatorie per la notifica di qualsiasi prodotto di origine animale e gode di una situazione fitosanitaria molto privilegiata”, ha aggiunto il segretario.
Rua ha inoltre assicurato che, nonostante la Cina e gli Stati Uniti minaccino di imporre sanzioni alle nazioni che negoziano unilateralmente con il loro avversario commerciale, il Brasile continuerà a “dialogare con tutti i paesi”.
“Abbiamo affermato che, in questa disputa tra due grandi superpotenze, il nostro ruolo è quello di promuovere la geopolitica della pace. Ed è ciò che faremo. Che si tratti di negoziare con gli Stati Uniti, con la Cina o con qualsiasi altro Paese. Il Brasile dialoga con tutti i Paesi e continuerà a farlo. Non abbiamo cambiato strategia”, ha concluso il segretario, affermando inoltre che è troppo presto per valutare l’impatto dei dazi aggiuntivi imposti dagli Stati Uniti sui prodotti brasiliani.
Fonte: Agência Brasil
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Il settore delle costruzioni in Slovacchia si trova ancora in una fase di stagnazione e, secondo le previsioni, nei prossimi mesi la domanda continuerà a essere debole o a mostrare solo una leggera ripresa. È quanto affermato da Ľubomír Koršňák, analista di UniCredit Bank, commentando i dati pubblicati venerdì dall’Ufficio di Statistica della Repubblica Slovacca (ŠÚ SR) relativi alla produzione edilizia di febbraio. Secondo Koršňák, nella prima metà dell’anno l’edilizia residenziale sarà frenata da tassi d’interesse ancora elevati – sebbene in calo – e da una scarsa attività di investimento, nonostante il mercato immobiliare abbia ormai toccato il fondo. Il recupero, tuttavia, sarà lento e non raggiungerà i livelli precedenti alla crisi energetico-inflazionistica. Verso la fine dell’anno, una possibile spinta potrebbe arrivare dall’entrata in vigore del nuovo codice edilizio, atteso da diversi sviluppatori.
L’impatto di questa normativa potrebbe emergere già con le autorizzazioni edilizie primaverili, a seconda della rapidità e dell’ampiezza della ripresa. Sul fronte dell’edilizia non residenziale, la ripresa sarà ostacolata principalmente dalle possibili nuove tasse sulle proprietà immobiliari, i cui effetti si faranno sentire in particolare sul settore privato. Per quanto riguarda le infrastrutture pubbliche, è prevista una graduale ripresa grazie all’avvio di progetti finanziati con fondi UE del nuovo ciclo di bilancio e dal Piano di ripresa. Tuttavia, secondo l’analista, i noti problemi cronici legati alla realizzazione di opere pubbliche continueranno a limitare gli effetti positivi attesi da questi investimenti. Inoltre, la mancanza di manodopera e capacità nel settore delle costruzioni potrebbe rallentare il ritmo della ripresa.
Per quanto concerne la costruzione di immobili residenziali nel primo trimestre del 2025 sono stati venduti circa 501 nuovi appartamenti a Bratislava, secondo i dati forniti da BuiltMind e Cushman & Wakefield. Si tratta di un calo del 60% rispetto al forte incremento registrato alla fine dello scorso anno, quando molti acquirenti avevano affrettato l’acquisto per beneficiare dell’IVA ridotta. Attualmente, sul mercato sono disponibili circa 3.200 unità abitative, con un prezzo medio di vendita pari a 5.400 euro al metro quadrato (IVA inclusa), in crescita del 3% rispetto al trimestre precedente (di fatto l’aumento dell’IVA). Secondo le previsioni di BuiltMind, i prezzi potrebbero raggiungere i 6.000 euro al metro quadro entro il 2026, sostenuti dal previsto calo dei tassi ipotecari.
Anche i dati del promotore immobiliare Bencont confermano una tendenza simile: 539 appartamenti venduti nel primo trimestre, con un prezzo medio che ha raggiunto i 5.213 euro al metro quadro, segnando un aumento del 7% su base annua e del 4% rispetto a dicembre. Si segnala che alcune banche offrono tassi agevolatu sui mutui se si dimostra che l’immobile ha una buona classe energetica (A o B), presentando un certificato energetico o una valutazione energetica in fase di costruzione. Questo potrebbe comportare in futuro un aumento del divario dei prezzi tra abitazioni di nuova costruzione e case di vecchia concezione.
Un consorzio composto da Wood&Co, SGS, lo studio legale HKV e Siebert+Talaš si è aggiudicato un bando del Ministero dei Trasporti slovacco per la riparazione dei ponti sulle strade di prima classe. Il valore dell’offerta vincente è di 6,2 milioni di euro. Secondo il ministero, il piano complessivo prevede investimenti fino a un miliardo di euro per la ristrutturazione di 1.200 ponti. Il compito del consorzio sarà, nella prima fase, quello di realizzare uno studio di fattibilità sull’utilizzo di un modello di partenariato pubblico-privato (PPP) per finanziare gli interventi necessari. Solo nel caso in cui lo studio indichi positivamente questa opzione, scatterà la seconda fase del contratto, in cui lo stesso consorzio fornirà consulenza tecnica e legale per l’implementazione del progetto PPP.
La preparazione al lancio del quarto blocco della centrale nucleare di Mochovce ha raggiunto una nuova tappa. La Slovenské elektrárne ha annunciato l'inizio della cosiddetta “prova idraulica a caldo”, una delle fasi cruciali prima della messa in funzione effettiva del reattore. Durante la prova, vengono effettuati test di pressione e tenuta del circuito primario e del reattore, nonché controlli funzionali su impianti di sicurezza, ventilazione, componenti elettrici e sistemi di monitoraggio e controllo. Si tratta di una fase avanzata del programma di test non attivi, che segue la prova idraulica a freddo e una revisione tecnica minore.
Il presidente del consiglio di amministrazione di Slovenské elektrárne, Branislav Strýček, ha spiegato che l'obiettivo è caricare il combustibile nucleare nel reattore entro l’anno, una volta completati tutti i test e le revisioni previsti. Il terzo blocco, con caratteristiche identiche, è entrato in funzione nel 2023. Entrambi i blocchi hanno una potenza installata di 471 megawatt ciascuno e insieme contribuiranno a coprire circa il 26% del fabbisogno elettrico nazionale. Con oltre il 70% della produzione nazionale, Slovenské elektrárne resta il principale produttore di elettricità in Slovacchia. Dalla chiusura dell’ultima centrale a carbone nel primo trimestre del 2024, l’intera produzione è ora priva di emissioni dirette di CO₂. L’azienda gestisce attualmente cinque reattori nucleari, 31 centrali idroelettriche e due impianti fotovoltaici.
La Slovacchia, attore chiave nel mercato elettrico europeo, è stata nel 2023 il quarto maggiore esportatore netto di elettricità nell’UE, con 3 TWh, in lieve calo rispetto ai 3,2 TWh dell’anno precedente. L’aumento della produzione è stato trainato dall’avvio del terzo blocco della centrale nucleare di Mochovce.
Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca.
Il settore spagnolo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha aumentato il proprio fatturato nel 2024 del 4,7%, una cifra simile a quella registrata nel 2023, pari al 4,3%. Questi dati sono stati raccolti dalla classifica inclusa nello “Especial Líderes 2025” pubblicato da COMPUTING, del gruppo editoriale BPS.
Nel complesso, si tratta di un mercato che ha fatturato 67.352 milioni di euro, secondo i dati delle prime 100 aziende del settore. Telefónica (sono inclusi solo i dati della sua filiale spagnola) con 12.791 milioni di euro di fatturato nel 2024, è in testa alla classifica, seguita dal Grupo MasOrange (7.388 milioni di euro) e Indra (4.843 milioni di euro). Seguono Vodafone e Samsung Electronics.
I dati analizzati da Computing mostrano un business caratterizzato dall'accelerazione dei progetti di trasformazione e digitalizzazione, con le tecnologie in prima linea negli investimenti delle organizzazioni di qualsiasi settore di attività. Un esempio è l'intelligenza artificiale, che sta iniziando a consolidarsi come motore del settore ICT.
I dati indicano che le prime 10 aziende raggiungono un fatturato di 39.402 milioni di euro, pari al 59% del totale, con un aumento del loro business del 2,1%. All'interno di questo gruppo di leadership si consolidano i principali operatori insieme ai grossisti TD Synnex, Esprinet e Ingram Micro, e le aziende Indra, Samsung, Accenture e Microsoft.
Tra le prime 25 aziende della classifica figurano 5 rappresentanti di capitale spagnolo: Telefónica, Indra, MásMóvil, Seidor e Ayesa.
La presenza italiana in questa classifica è data soprattutto dal Gruppo Esprinet, che, con un fatturato di 1.841 milioni di € nel 2024 (+7,1%) rispetto all’anno precedente e oltre 670 dipendenti nel paese, si posiziona al settimo posto. Si tratta dell’unica compagnia del Belapese presente tra le top 100 del settore.
Da segnalare anche l'aumento stabilizzato del numero di dipendenti, considerando le prime 100 aziende della classifica, che nel 2024 è stato del 3,9% e ha raggiunto un totale di 306.742 lavoratori.
Fonte: monedaunica.net – computing.es
Il rapporto completo può essere scaricato al seguente link.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna)
Al momento dell’aquisto il consumatore francese pone molta importanza sulla provenienza delle sue uova. Difatti, si pensi che l’89% degli acquirenti considera l’origine nazionale come un criterio di qualità. Il logo "Oeufs de France" gioca un ruolo decisivo, influenzando positivamente il 75% dei compratori di uova fresche.
Per quanto concerne la domanda economica, le vendite delle uova sono aumentate particolarmente, con uno slancio del 7,4% dal 2022, rispetto al 2024 (dati dei primi 8 mesi). Questa tendenza si crede sia dovuta a una maggiore consapevolezza verso la dieta vegetariana.
Inoltre, di rilevante è che tra gennaio e agosto 2024 i prezzi delle uova di galline allevate a terra sono diminuiti del 2%. Codesto fatto è considerato una manovra “anti-scrisi”, perchè si suppone che il 71% dei francesi consideri le uova un prodotto essenziale nei periodi di crisi economica.
Con 14,9 miliardi di uova prodotte nel 2023, la Francia diventa il primo produttore europeo di uova. Tuttavia, il tasso di autosufficienza, sebbene sia fino al 99,1%, è ancora insufficiente per garantire un’autonomia sostenibile e mantenere le esportazioni regolari. Da puntualizzzare è che tra i maggiori importatori di uova, c’è l’Italia.
Invece, sul mercato, la vendita di prodotti ovicoli a base di uova di galline allevate in gabbia è diminuita, nel 2022 erano il 47% e il restante 53% erano uova provenienti da aziende “alternative” all’uso delle gabbie. Da questa tendenza, si prospetta che la filiera ovicola nel 2030 sarà composta dal 90% da sistemi alternativi alla gabbia.
La start-up francese Zoī offre dei check-up medici di lusso nel pieno centro di Parigi. La missione è la seguente: proporre diversi test clinici senza dare l’impressione di essere una clinica medica. Molte persone sembrano apprezzare questo servizio: i due fondatori, Paul Dupuy et Ismaël Emelien (ex-consiliere di Emmanuel Macron), hanno dichiarato di seguire più di 2.000 membri.
Non a caso, il termine “seguire” è stato scelto dall’equipe perchè al paziente viene fornita una prima consulenza in loco e, successivamente, all’ottenimento dei risultati un coaching personalizzato. Queste prestazioni ammontano a 3.600€ fatturati per check-up. Economicamente l’azienda dichiara una ciffra d’affari di 5 milioni di € per il suo primo anno e, di rilevante, è che al momento del lancio aveva raccolto 20 milioni di € di finanziamenti individuali, record nel settore su scala europea.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Francia di Marsiglia)
La Svizzera amplia il proprio raggio di azione nel mondo della ricerca.
La Confederazione, già attualmente membro di sette consorzi internazionali ERIC (European Research Infrastructure Consortium), ha siglato il proprio ingresso in altri quattro ERIC aggiuntivi, nei quali svolgeva già un ruolo di ruolo di osservatore.
Nel dettaglio si tratta di infrastrutture di ricerca internazionale che operano nei settori delle scienze ambientali (ACTRIS), della linguistica (CLARIN), della fisica delle astroparticelle (CTAO) e delle scienze sociali (ESS).
Si tratta di:
- Aerosol, Clouds and Trace Gases Research Infrastructure (ACTRIS ERIC)
- Common Language Resources and Technology Infrastructure (CLARIN ERIC)
- Cherenkov Telescope Array Observatory (CTAO ERIC)
- European Social Survey (ESS ERIC).
SI ampliano dunque anche le opportunità di cooperazione internazionale e di collaboriazione tra gli stati, sempre più impegnati nelle attività di sviluppo dell'Open innovation e della ricerca sui temi dell'innovaizone e della tecnologia.
SVizzera e Italia si muoveranno quindi in maniera paritetica sul fronte della ricerca, mettando a fattor comune una serie di risultati che i Paesi potranno sviluppare poi in diversi contesti.
La notizia completa qui: https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/documentazione/comunicati-st...
A dirlo è il Global Innovation Index 2024, pubblicato dalla World Intellectual Property Organization, agenzia statunitense che classifica i paesi più innovativi del Mondo utilizzando alcuni indici, tra i quali:
- pubblicazioni scientifiche,
- esportazioni high-tech
- spesa in ricerca e sviluppo come percentuale del PIL.
Da una prima analisi si potrebbe immaginare che la presenza negli USA delle sedi delle più grandi aziende tecnologiche del mondo, sancirebbe qui la prima posizione: non è così.
Gli USA si posizionano al terzo posto. Il Paese più innovativo del mondo è la Svizzera.
Gli altri posti sono per la Svezia (secondo), Singapore (quarto), UK (quinto).
Si scopre che è la Confederazione Elvetica, è al primo posto al mondo per le domande di brevetto rispetto al PIL. La Svizzera ha inoltre università di prim'ordine e forti legami tra queste e le imprese, sviluppando così R&D di altissimo livello e strettamente correlato alle necessità del mondo produttivo. A differenza degli Stati Uniti, la Svizzera ha anche bassi livelli di debito pubblico e il suo governo spende soldi con attenzione ma riesce ancora a offrire assistenza sanitaria e istruzione universali di alta qualità.
Il primo posto della classifica la Svizzera lo conquista anche grazie a continui investimenti in infrastrutture e ad un'economia altamente diversificata.
Una dentizione da non sottovalutare per tutti coloro che svolgono attività legate all’innovazione e che sono alla ricerca di partner strategici di altissima qualità.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Le esportazioni domestiche non petrolifere di Singapore (NODX) sono aumentate del 5,4% su base annua (YoY) nel marzo 2025, rallentando rispetto alla crescita del 7,6% registrata a febbraio, secondo i dati di Enterprise Singapore. Sia i prodotti elettronici che quelli non elettronici hanno contribuito a questo incremento.
Nel complesso, le NODX sono cresciute del 3,3% nel primo trimestre del 2025.
La forte domanda da parte dei principali mercati regionali ha contribuito alla performance di marzo, con Taiwan, Indonesia e Corea del Sud che si sono distinte come le principali destinazioni di crescita. Tuttavia, le esportazioni verso la Cina hanno registrato un calo.
Le NODX verso Taiwan sono aumentate del 45,7%, spinte dalla crescita di macchinari specializzati (+92,5%), strumenti di misura (+93,2%) e circuiti integrati (+18,0%). Le esportazioni verso l’Indonesia sono rimbalzate con un incremento del 63,0%, invertendo il calo del 5,4% di febbraio, grazie soprattutto a strutture navali, computer personali e oro non monetario. La Corea del Sud ha registrato un aumento del 21,6% delle NODX, sostenuto da macchinari (+28,2%), strumenti (+220,1%) e circuiti integrati (+67,0%). Anche le riesportazioni non petrolifere (NORX) sono aumentate del 5,5% su base annua a marzo, rallentando rispetto alla crescita del 12,7% di febbraio, con risultati positivi sia per i prodotti elettronici che per quelli non elettronici.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Singapore)
Secondo i dati diffusi dall’Agenzia ICE di Istanbul, nei primi due mesi dell’anno l’interscambio è stato pari a USD 4,251 mld, registrando un decremento del 13,2% rispetto all’analogo bimestre del 2024. In particolare, le esportazioni italiane verso la Turchia si sono contratte del 20,4% (USD 2,175 mld), mentre le importazioni sono diminuite del 4,2% e si sono attestate a USD 2.076 mld. La bilancia commerciale mostra un leggero saldo positivo per l’Italia di USD 96,950 mln.
Nell’arco temporale di riferimento, l’Italia si posiziona al quinto posto tra i partner commerciali della Turchia, risultandone il quinto fornitore (dopo Russia, Cina, Germania e Stati Uniti) e il quarto cliente (dopo Germania, Stati Uniti e Regno Unito). Le esportazioni italiane costituiscono il 3,8% del totale delle importazioni turche, mentre le esportazioni dalla Turchia rappresentano il 5% delle importazioni complessive italiane.
In ambito UE, l’Italia si colloca in seconda posizione in termini di interscambio, preceduta solo da Berlino (USD 7,467 mld) e seguita da Parigi (USD 3,296 mld) e Madrid (USD 2,866 mld). Nell’area mediterranea, invece, l’Italia si conferma il primo partner commerciale di Ankara.
Nei mesi gennaio-febbraio 2025, la dinamica dell’export italiano è stata trainata dalle vendite di “ferro e acciaio” (+70,6% sul primo bimestre del 2024 e in volume pari a USD 79,5 mln) e dai prodotti farmaceutici (+51,6% e in volume pari a USD 60,383 mln); in calo, invece, l’export di “pietre preziose e semi preziose, metalli preziosi, perle e bigiotteria”, seconda voce del nostro interscambio con USD 334,7 mln (-40,6%, dopo un biennio di crescita a tripla cifra). In termini assoluti, la principale voce del nostro export nei primi due mesi del 2025, sono stati i “macchinari e apparecchiature meccaniche”, in calo però del 28,7% rispetto al 2024, con un valore di USD 361,7 mln.
La dinamica dell’export turco mostra invece un aumento alla voce “rame e articoli in rame” (+69,7%) e “frutta” (+28,2%). In calo gli acquisti italiani di “combustibili minerali e oli minerali” che si sono contratti del 23,7% e di “ferro e acciaio “ (-10,5%). Gli “autoveicoli, trattori e parti di ricambio” si confermano la principale voce tra le importazioni italiane dalla Turchia, con un valore di USD 430,9 mln con volumi scesi però del 24%.
Secondo i dati diffusi il 12 marzo scorso dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), il valore netto degli IDE in Turchia nel mese di gennaio 2025 è stato pari a USD 1,4 mld, con un marcato incremento del 65% rispetto all’analogo mese del 2024.
Il dato degli IDE in Turchia nel mese in esame comprende USD 934 mln in capitale azionario, USD 132 mln da vendite immobiliari a residenti stranieri, e USD 356 mln tramite strumenti di debito. Contestualmente, vi è stato un disinvestimento di USD 8 mln.
Nel primo mese dell’anno il settore del commercio al dettaglio e all’ingrosso ha attirato USD 670 mln, collocandosi al primo posto con il 72% degli afflussi totali di IDE seguito dal settore finanziario e dei servizi assicurativi con USD 83 mln.
A gennaio 2025, con una significativa quota pari al 65% del totale degli IDE, il Kazakistan occupa il primo posto nella classifica dei dieci principali investitori in Turchia, precedendo Stati Uniti (7%), Svizzera (6%), Germania e Paesi Bassi (4%).
Grazie alla performance registrata a gennaio la quota degli IDE dei Paesi dell’Asia centrale e Caucaso sale 69% del totale degli IDE mentre la quota del blocco UE si attesta al 12% del totale dei flussi in entrata.
Secondo i dati diffusi il 27 marzo scorso da Turkstat in collaborazione con il Ministero del Commercio, nei primi due mesi del 2025 le esportazioni e le importazioni sono ammontate rispettivamente a USD 41,921 mld e USD 57,235 mld; se per le prime, rispetto a gennaio-febbraio 2024, si è registrata una crescita del 2%, per le seconde l’aumento invece è stato del 5,9%.
Sempre nell’intervallo in osservazione, il deficit commerciale della Turchia è cresciuto del 18,2% (15,314 mld) mentre il rapporto di copertura tra esportazioni e importazioni è sceso di 2,9 punti percentuali, attestandosi di conseguenza al 72,8%.
Per quanto attiene invece ai dati diffusi dal Ministero del Commercio, nel primo bimestre del 2025, i principali mercati di sbocco per le merci turche sono stati quelli di Germania (USD 3,470 mld), Stati Uniti (USD 2,565 mld), Regno Unito (USD 2,525 mld), Italia (USD 2,076 mld) e Iraq (US 1.977 mld).
Relativamente alle importazioni, nei primi due mesi del 2025, i primi Paesi fornitori sono stati Federazione Russa (USD 8,261 mld), Cina (USD 7,628 mld), Germania (USD 3,997 mld), USA (USD 2,699 mld) e Italia con 2,175 miliardi di dollari.
Stando ai dati presentati dal Ministero della Cultura e del Turismo lo scorso 21 marzo, nel primo bimestre del 2025 la Turchia ha accolto 4.343.060 visitatori stranieri, riportando un leggero incremento rispetto ai mesi gennaio-febbraio del 2024.
Nei primi due mesi dell’anno Istanbul ha accolto il 58,12% dei visitatori stranieri (2.524.119 presenze), seguita da Edirne con il 10,73% e 465.931 presenze. Segue, con un numero inferiore, Antalya con l’8,58% e 372.453 presenze.
In termini di provenienza geografica, nei due mesi in osservazione, i turisti iraniani (10,68% del totale) si sono collocati al primo posto con 463.865 presenze, seguiti da russi (371.344 presenze), tedeschi (330.070 presenze) e bulgari con 316.072 presenze.
Gli italiani che si sono recati per turismo in Turchia nei mesi di gennaio e febbraio 2025 invece sono stati 80 mila (1,85% del totale), con un aumento delle presenze di circa il 40% rispetto al primo bimestre precedente.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)