Lunedì 17 Novembre 2025
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Nel cuore delle istituzioni romane, in una agenda ricca di simboli e attese, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha inaugurato una tappa diplomatica di grande rilievo per il panorama latinoamericano e il dialogo globale. La sua visita in Italia – scandita da incontri politici, gesti simbolici e interlocuzioni inedite – offre uno spaccato delle ambizioni e delle sfide che il Brasile intende portare all’attenzione dell’Europa e del mondo.
Al centro dell’attenzione è stata l’asserzione che la fame non è un fenomeno puramente economico, bensì profondamente politico. Nel corso del Forum mondiale dell’alimentazione, Lula ha insistito che le disuguaglianze e le mancanze strutturali richiedono risposte coraggiose che superino le sole misure di mercato. Da Roma, ha pronosticato che non sarà sufficiente gestire i numeri della povertà: occorre «mettere i poveri nel bilancio», cioè trasformare le politiche sociali da meri trasferimenti emergenziali in investimenti strutturali.
La dichiarazione acquista rilievo se si considerano gli impegni concreti che Lula ha proposto lungo il suo itinerario romano. Di fronte ai vertici istituzionali, il presidente brasiliano ha difeso il principio che i programmi di lotta alla povertà — dalla salute all’istruzione, dalle politiche alimentari alle reti di protezione — debbano trovare posto stabilmente nei piani di spesa dello Stato, non relegati a misure occasionali. Il suo appello è direzionato verso governi che spesso affrontano con riluttanza l’onere politico delle assunzioni sociali, sottolineando la dimensione morale e strategica di una visione distributiva.
Traverso la Città Eterna, Lula ha potuto anche compiere gesti emblematici: per la prima volta, ha ottenuto un’udienza con Papa Leone XIV presso il Vaticano. È una mossa carica di portato simbolico in un contesto internazionale in cui la dimensione etica del disagio umano assume rilevanza diplomatica. Il dialogo con la Santa Sede, pur non orientato verso accordi tecnici, segna una convergenza culturale: riconoscere l’ineguaglianza come emergenza morale, oltre che sociale, rafforza il messaggio del leader brasiliano nel foro globale.
Ma il quadro della missione italiana non è rimasto confinato nella retorica: Lula ha avviato uno scambio concreto con il management della Poste Italiane, manifestando interesse per la ripresa economica e strategica del sistema postale italiano come modello per il Brasile. In un incontro con il CEO Matteo Del Fante, il presidente ha elogiato la capacità di Poste Italiane di trasformarsi da entità sofferente a realtà efficiente grazie a processi di innovazione e riorganizzazione. Il paragone con la situazione brasiliana è inevitabile: i Correios del Brasile hanno registrato nei primi sei mesi del 2025 perdite significative — nell’ordine di miliardi di reais — e sono al centro di un piano di riforma interno che Lula ha esplicitamente voluto ispirare al modello italiano.
Si tratta di una proposta con implicazioni strategiche: il Brasile dovrà decidere se trasformare i propri servizi postali in organismo di economia mista, mantenendo controllo statale, oppure spingere per privatizzazioni parziali. Lula, nelle sue dichiarazioni, ha negato una adesione irreflessiva alle privatizzazioni tout court, ma ha indicato che modelli imprenditoriali nel settore pubblico — come Poste Italiane — meritano di essere attentamente studiati.
Nel corso della missione romana, Lula ha anche preso parte ai lavori sul tema della sicurezza alimentare, inserendosi nel dibattito globale con un messaggio deciso: in un’epoca di crisi climatica e tensioni geopolitiche, le misure contro la denutrizione non possono essere subordinate alle logiche mercantili. La sovranità alimentare, secondo il presidente brasiliano, deve diventare pilastro delle strategie di cooperazione internazionale, e le nazioni sviluppate non possono limitarsi a donazioni episodiche, ma devono assumersi responsabilità strutturali verso i paesi in via di sviluppo.
Quanto alle relazioni bilaterali, l’Italia diventa un interlocutore sofisticato nelle ambizioni del nuovo corso brasiliano: non solo per la tradizionale comunità italo-brasiliana, ma anche come laboratorio politico e tecnologico dentro l’Unione Europea. Lula, attraversando corridoi istituzionali a Roma, ha inteso proiettare l’immagine di un Brasile che torna a dialogare in modo sfrontato con i grandi centri di potere, ma con un’ispirazione programmatica che investe i temi dell’uguaglianza, dell’innovazione sociale e della decarbonizzazione.
Con questa tappa, il presidente brasiliano getta un ponte verso l’Europa che non è solo simbolico: è un invito alla convergenza su politiche che coniughino crescita con giustizia sociale. In un contesto globale affollato di emergenze, la visita in Italia di Lula prova che il soft power delle idee — alimentare, postale, redistributivo — può ancora incidere nei circuiti del potere, purché accompagnato da una visione che richiama l’interesse nazionale al bene comune.
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
Negli ultimi anni, la casa ha assunto un ruolo sempre più centrale nella vita quotidiana del consumatore australiano. L’esperienza della pandemia ha contribuito a ridefinire le priorità abitative, generando una crescente attenzione per gli spazi domestici e una maggiore propensione all’investimento in arredi di qualità, funzionali ed esteticamente ricercati. In questo contesto, si è rafforzata la domanda di prodotti di interior design di fascia medio-alta, con una particolare predilezione per lo stile europeo e il Made in Italy.
L’arredamento italiano gode di un’immagine consolidata in Australia, grazie alla percezione di qualità artigianale, eleganza senza tempo e innovazione nei materiali e nelle forme. Secondo le ultime rilevazioni di settore, le esportazioni italiane di mobili, illuminazione e complementi d’arredo verso l’Australia hanno registrato un aumento costante nell’ultimo triennio, con una crescita media annua del 7%, favorita dalla ripresa dei consumi nel settore residenziale e dal dinamismo del comparto contract.
I principali canali di sbocco includono il settore residenziale di fascia alta, dove gli acquirenti cercano soluzioni personalizzate, sostenibili e di design, e i progetti di hotellerie, ristorazione e spazi pubblici, che richiedono forniture su misura e prodotti capaci di coniugare estetica, durabilità e comfort. Il contract design, in particolare, rappresenta un ambito strategico per le aziende italiane che intendano operare B2B, grazie all’elevato valore medio degli ordini e alla possibilità di lavorare con studi di architettura e interior designer locali.
Dal punto di vista commerciale, il mercato australiano è servito da showroom specializzati, interior boutique, catene di arredamento premium e piattaforme digitali, con città come Sydney e Melbourne che rappresentano i principali poli di domanda. La partecipazione a fiere di settore, come Denfair o Decor + Design Melbourne, può offrire una vetrina efficace per entrare in contatto con buyer, architetti e operatori locali. Inoltre, la presenza online – tramite siti ottimizzati per il mercato locale, attività social e collaborazioni con studi di design – è fondamentale per costruire visibilità e reputazione.
Anche sul fronte normativo, l’Australia si distingue per standard tecnici e doganali piuttosto chiari: è importante garantire la conformità ai requisiti di sicurezza e sostenibilità, soprattutto per i prodotti elettrici (es. illuminazione), e assicurarsi che le certificazioni ambientali o di origine siano ben documentate. In un mercato che valorizza sempre più l’eco-design, i materiali riciclabili e la filiera etica, il Made in Italy può distinguersi puntando su qualità, tracciabilità e innovazione.
Per le imprese italiane, il mercato australiano dell’arredo e del design si conferma dinamico e ricettivo, con margini interessanti soprattutto nei segmenti premium e tailor-made. Un approccio flessibile, attento al gusto locale e supportato da partner affidabili sul territorio può tradursi in opportunità concrete di crescita e consolidamento.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
L’estate 2025 ha segnato una tappa decisiva per gli spostamenti tra il Piemonte e la Costa Azzurra.
Dal 18 luglio 2025, il traforo stradale del Colle di Tenda è passato a un’apertura quotidiana 6:00–21:00 per i veicoli leggeri durante tutta l’alta stagione, con circolazione a senso unico alternato (ultimo passaggio Italia → Francia alle 20:30, poi Francia → Italia alle 20:45).
La misura, decisa dalla Commissione intergovernativa franco-italiana e annunciata dai ministeri francese e italiano, mira a fluidificare i flussi turistici e pendolari sull’asse E74 (SS20/RD 6204) nel pieno del picco estivo.
Per quanto riguarda il bilancio dell’estate. A fine agosto il miglioramento è tangibile su entrambi i lati della frontiera. In Liguria, le presenze crescono del +6,3% nella stagione, con Imperia a +4,47% e un tasso di occupazione record del 97,2% nel weekend di Ferragosto.
In Piemonte (Cuneo), il 1º semestre 2025 registra +2,2% di arrivi e +5,3% di presenze rispetto al 2024. Il Cuneese supera la soglia di oltre 1 milione di presenze, trainato in particolare dalle stazioni di montagna come Prato Nevoso, che si distingue per una crescita di circa +25% delle presenze nella stagione invernale 2024/25.
Ciò dimostra che i trafori sono un asset strategico per lo sviluppo del turismo, poiché facilitano l’accessibilità e favoriscono gli scambi transfrontalieri.
Dopo la continuità oraria dell’estate 2025, dall’inizio di metà settembre l’esercizio è tornato a fasce orarie con convogli (6:00–8:00, 12:00–13:00, 18:00–21:00), con adattamenti previsti fino a inizio gennaio; nei fine settimana si mantengono orari estesi a seconda del periodo.
L’opera riapre inoltre un corridoio gratuito e diretto Cuneo–Imperia–Riviera, interrotto dalla tempesta Alex (ottobre 2020). Quest’ultima aveva devastato le valli Roya e Vermenagna e interrotto alcuni accessi sul versante francese; la rimessa in servizio della nuova canna (aperta il 28 giugno 2025) ristabilisce la continuità territoriale e sostiene il PIL turistico locale.
Per le prospettive future, è annunciato per la primavera 2026 l’avvio dei lavori di riqualificazione della galleria storica (canna storica) per l’adeguamento alle norme e la complementarità con la nuova canna.
Entro fine 2028, l’obiettivo è disporre di un’infrastruttura a doppia canna con sensi separati, per garantire e rafforzare la sicurezza in un contesto montano.
Le stime pubbliche parlano di un investimento complessivo di circa 255 milioni di euro per l’insieme dei lavori, comprensivo del completamento del cantiere entro il 2028 (al netto di eventuali extra conteggiati dalla stampa) e di circa 210 milioni di euro già spesi per la realizzazione della nuova galleria inaugurata nel giugno dell’anno in corso.
Inoltre, dall’analisi del 28 giugno 2025 fino al 3 agosto 2025 risulta che 95.000 veicoli hanno attraversato il traforo, con un picco nei weekend di circa 8.300 veicoli.
Ciò conferma l’utilità cruciale ed essenziale della nuova galleria, che alimenta i numerosi scambi tra Italia e Francia e attrae anche una nuova clientela interessata alle scelte di pianificazione e agli investimenti realizzati dagli enti locali in una delle regioni più belle di Francia.
In conclusione, il traforo stradale del Colle di Tenda nell’estate 2025 ha rappresentato un salto in avanti verso un turismo in forte crescita, grazie a interventi che hanno ampliato gli orari e ridotto la congestione.
Le attese sono rivolte alla primavera 2026 e alla doppia canna, che stabilizzerà nel lungo periodo la mobilità e la competitività turistica dei territori di Imperia, Cuneo e soprattutto della Costa Azzurra, consolidando anche i rapporti che l’Italia intrattiene con la Francia.
(Contributo editoriale a cura della Chambre de Commerce Italienne Nice, Sophia-Antipolis, Cote d'Azur)
La Danimarca, che ha assunto la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea dal luglio 2025, ha ospitato un importante vertice informale tra i leader dei Paesi membri. L’incontro si è tenuto il 1° ottobre nel cuore della capitale, a Christiansborg Palace, e ha riunito i capi di Stato e di governo dell’Unione, insieme ai presidenti delle istituzioni europee. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha partecipato, collegandosi da remoto.
La presidenza danese, che durerà fino a dicembre, ha scelto di concentrare la propria agenda su alcuni temi centrali per il futuro dell’Unione. Tra le priorità principali figurano il rafforzamento della difesa comune europea, la competitività economica, la semplificazione delle normative europee per le imprese, e una transizione ecologica che sia più concreta e meno ideologica rispetto a quanto previsto dal Green Deal.
Il vertice di Copenaghen si è inserito proprio in questo contesto. Dopo mesi segnati da tensioni crescenti con la Russia e da episodi come l’avvistamento di droni russi nei cieli di Danimarca, Estonia e Polonia, i leader europei si sono confrontati sulla necessità di rafforzare le capacità di difesa dell’UE entro il 2030. Si è discusso della possibilità di realizzare nuovi progetti comuni, come una rete europea anti-droni e un rafforzamento del pattugliamento dei confini orientali.
Un altro obiettivo chiave della presidenza danese riguarda la competitività economica dell’Unione Europea. Secondo Copenaghen, l’Europa deve concentrarsi sul rafforzamento della propria produttività, investendo in innovazione, nuove tecnologie e formazione delle competenze. Solo aumentando la capacità di produrre in modo efficiente, l’UE potrà restare competitiva a livello globale, fronteggiando sfide come la concorrenza di Stati Uniti e Cina. Questo tema è diventato ancora più urgente in un contesto di instabilità economica e aumento dei costi dell’energia.
Collegata alla crescita economica c’è anche la necessità di rendere più semplici e accessibili le norme europee, soprattutto per le imprese. La Danimarca ha sottolineato come troppe regole complesse e frammentate rappresentino un ostacolo per chi vuole investire, assumere o innovare in Europa. L’obiettivo è lavorare per integrare e armonizzare i regolamenti esistenti, riducendo la burocrazia e rendendo più chiaro il quadro normativo per le aziende, in particolare per le piccole e medie imprese.
Infine, un punto centrale della presidenza danese riguarda la transizione ecologica. La Danimarca sostiene con forza l’impegno europeo nella lotta contro il cambiamento climatico, ma chiede di superare l’approccio ideologico del Green Deal, che in alcuni casi ha creato rigidità o difficoltà per i cittadini e le imprese. L’idea è quella di promuovere una transizione “verde” che sia più pratica, realistica e sostenibile, valorizzando le tecnologie già disponibili e favorendo soluzioni locali e innovative, senza imporre un modello unico a tutti i Paesi.
Il vertice, essendo di natura informale, non ha prodotto decisioni vincolanti, ma ha tracciato le linee politiche su cui i leader continueranno a lavorare nei prossimi mesi. Le discussioni proseguiranno nel Consiglio europeo ufficiale che si terrà a Bruxelles entro la fine di ottobre. Intanto, la Danimarca continuerà a guidare l’agenda europea ponendo al centro della sua presidenza questi quattro punti strategici, per favorire sviluppo economico e crescita innovativa, puntando sulla cooperazione tra tutti gli stati europei, tra cui, ovviamente, anche Italia e Danimarca.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
La fiducia dell’industria thailandese è aumentata per la prima volta in sette mesi, un balzo attribuito alla rapida formazione di un nuovo governo che ha ristabilito la fiducia del settore privato.
Il miglioramento del sentiment è sostenuto da solidi indicatori economici, tra cui un’impennata del 125% su base annua degli Investimenti Diretti Esteri (IDE) e una crescita delle esportazioni.
L’ottimismo per il futuro è alimentato dalle aspettative di prossime misure di stimolo da parte del governo e da un aumento del turismo legato ai 33esimi Giochi del Sud-est asiatico (SEA Games).
Nonostante le prospettive positive, il settore deve affrontare sfide significative, tra cui un Baht thailandese forte che penalizza gli esportatori, il crollo del commercio di confine e i danni causati dalle inondazioni all’agricoltura.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
L’Argentina ha introdotto un innovativo sistema di Esportazione Monitorata, che consente il controllo doganale remoto dei carichi direttamente dagli stabilimenti di produzione.
La misura, promossa dall’Agenzia di Riscossione e Controllo Doganale (ARCA), segna un passo avanti nella digitalizzazione dei processi di esportazione e coinvolge oltre 1.600 imprese manifatturiere su tutto il territorio nazionale.
Attraverso l’uso di telecamere a circuito chiuso (CCTV), la Dogana potrà supervisionare in tempo reale le operazioni di carico senza richiedere la presenza fisica dei propri ispettori.
Il programma, già avviato in fase pilota in dodici impianti di sei province argentine, mira a ridurre tempi e costi logistici, garantendo al tempo stesso maggiore trasparenza e sicurezza nelle procedure doganali.
Secondo il direttore esecutivo di ARCA, Juan Pazo, l’iniziativa si inserisce in una strategia di modernizzazione e semplificazione amministrativa che punta a rafforzare la competitività industriale argentina e ad allineare il Paese agli standard internazionali di facilitazione del commercio.
Per le imprese italiane attive in Argentina o interessate a collaborazioni nel settore industriale e tecnologico, questo nuovo modello operativo rappresenta un ambiente più efficiente e prevedibile, in cui la digitalizzazione doganale apre nuove opportunità di cooperazione.
La progressiva automazione dei controlli e l’adozione di sistemi di monitoraggio remoto potrebbero inoltre generare spazi di collaborazione italo-argentina nell’ambito della logistica intelligente, dell’automazione e della sicurezza dei flussi commerciali.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Dall'inizio dell'aggressione russa le imprese di difesa ceche hanno erogato all'Ucraina beni e materiali militari per oltre 260 miliardi di corone. Lo ha indicato il Ministero della Difesa ceco.
Il materiale è stato acquistato dall'Ucraina o dai suoi alleati. La parte più importante delle commesse riguarda l'iniziativa per la fornitura delle munizioni per l'artiglieria per un valore complessivo di 93 miliardi di corone. “Secondo le loro stime le imprese di difesa hanno creato 2600 posti di lavoro e hanno investito o prevedono di investire 15 miliardi di corone” ha indicato il premier Petr Fiala.
Il governo ceco ha poi erogato all'Ucraina aiuti militari diretti per circa 17 miliardi di corone in linea con le richieste della NATO. Il governo quindi sostiene che i programmi di aiuto all'Ucraina, che la nuova maggioranza di governo potrebbe rivedere, hanno portato prestigio internazionale alla Repubblica Ceca nell'Alleanza Atlantica e nell'Unione Europea.
Fonte: mocr.mo.gov.cz
Nel suo outlook di autunno l'FMI prevede che l'economia ceca crescerà quest'anno del 2,3% e il prossimo anno del due percento. Si tratta di un netto miglioramento rispetto alle previsioni di primavera, quando secondo il fondo la crescita dell'economia ceca nel 2025 e nel 2026 non doveva superare l'1,8%. L'economia ceca dovrebbe quindi crescere a un ritmo quasi doppio rispetto all'area euro.
L'FMI poi prevede una sostanziale stabilità del tasso d'inflazione che non dovrebbe superare il 2,5%, mentre per il tasso di disoccupazione è previsto un leggero calo. L'attivo della bilancia dei pagamenti è dato in netto calo probabilmente a causa di maggiori importazioni.
Fonte e fonte fotografia: imf.org
Lo ha annunciato il consorzio CZAI, che cura il progetto dell'intelligenza artificiale.
La AI Factory in Repubblica Ceca è stata scelta tra i progetti da sostenere dalla rete europea EuroHPC, che integra altre strutture simili negli stati dell'Unione Europea. “La Czech AI Factory si concentrerà sulle applicazioni pratiche, le infrastrutture tecnologiche e lo sviluppo delle competenze” ha indicato l'EuroHPC, che coprirà la metà dei costi di realizzazione. La Factory sarà anche il punto di contatto nazionale per le PMI e le start-up e i loro progetti di sviluppo e applicazione dell'intelligenza artificiale.
Il progetto si appoggia al supercomputer KarolAIna dell'Università Tecnica di Ostrava, che è capofila del consorzio nazionale. Il progetto “sosterrà l'introduzione dell'AI nell'industria per la riduzione dei tempi morti, per l'utilizzo dei gemelli digitali e della robotica”, sostiene l'università. Potranno utilizzare le capacità della Czech AI Factory anche le imprese degli altri stati UE.
Fonte e fonte fotografia: eurohpc-ju.europa.eu
L'Unione dell'Industria e del Trasporto della Repubblica Ceca ha espresso alcune richieste nei confronti del nuovo governo, tra cui minore burocrazia ed energie meno care.
La principale associazione industriale del Paese si è riunita come da tradizione durante la prima giornata della Fiera Internazionale della Meccanica a Brno. L'organizzazione ha presentato un decalogo di richieste al governo. Ai primi due posti le richieste di alleggerire il carico burocratico e i prezzi delle energie più accessibili.
Gli industriali chiedono di snellire anche i processi di autorizzazione, ad esempio nell'edilizia, una maggiore flessibilità del mercato di lavoro, ad esempio con una maggiore apertura al personale da paesi extra UE, di procedere con la digitalizzazione della pubblica amministrazione e sostenere la ricerca e le innovazioni.
Fonte e fonte fotografia: spcr.cz
La Camera dei Deputati nella nuova legislatura sarà più giovane e con una maggiore presenza delle donne. Lo indica l'Ufficio di Statistica.
Durante lo scorso week-end sono state elette alla Camera dei Deputati, che è formata da 200 legislatori, 67 donne. Si tratta del numero più alto nella storia della Repubblica Ceca. Molte deputate sono state elette grazie ai voti di preferenza scalzando i colleghi maschi. In due gruppi le donne saranno la maggioranza, un fatto inedito per il Parlamento Ceco. Tra i 18 deputati del Partito Pirata solo tre sono uomini, mentre 13 dei 22 deputati del movimento dei sindaci STAN sono donne.
L'età media dei deputati è calata rispetto alla legislatura in chiusura di circa un anno a 48,8 anni. Ha ringiovanito la Camera la pattuglia dei dodici deputati under 30. Tra questi c'è anche il politico del Partito Pirata Samuel Volpe, che ha radici italiane.
Fonte: csu.gov.cz
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Negli ultimi anni, il settore dell’architettura e del design in Australia ha mostrato una crescente apertura verso la collaborazione con realtà italiane, riconosciute per l’eccellenza progettuale e la qualità manifatturiera. A Sydney e Melbourne, centri principali dello sviluppo immobiliare di alta gamma, si registra una domanda sempre più forte di prodotti e competenze “Made in Italy”, in particolare per progetti residenziali e commerciali di fascia premium. Gli operatori australiani ricercano nel design italiano non solo uno stile, ma un modello di integrazione tra estetica, sostenibilità e innovazione tecnologica, che risponde alle nuove esigenze del mercato urbano.
Secondo le previsioni del Luxury Interior Design Market Report 2024 di IMARC Group, il mercato australiano dell’interior design di lusso crescerà a un tasso medio annuo del 9,3 % fino al 2033, trainato da investimenti immobiliari e dall’aumento della domanda di spazi personalizzati. In questo contesto, le imprese italiane del settore arredo, illuminazione e outdoor design possono trovare margini significativi per inserirsi nelle filiere di fornitura dei grandi developer e nei processi di gara pubblica e privata. L’elevato posizionamento del design italiano consente infatti di soddisfare le esigenze dei nuovi complessi abitativi e commerciali orientati alla sostenibilità, come One Sydney Harbour progettato dal Renzo Piano Building Workshop, dove l’attenzione ai dettagli e alla qualità dei materiali rappresenta un elemento di distinzione.
Le relazioni bilaterali tra Italia e Australia nel comparto architettura e design sono supportate da una rete di attori istituzionali e commerciali. Le Camere di Commercio italiane all’estero, insieme all’Agenzia ICE e all’Ambasciata d’Italia a Canberra, promuovono la partecipazione di imprese e studi italiani a fiere e progetti, favorendo l’accesso al mercato locale e alle procedure di appalto. La recente iniziativa di attrazione investimenti “Invest in Italy - Australia and New Zealand” ha inoltre confermato l’interesse reciproco verso collaborazioni nel campo della progettazione sostenibile e dell’arredo contract.
Dal punto di vista operativo, le opportunità per gli operatori italiani derivano sia da forniture dirette di materiali e componenti, sia da partnership progettuali con studi australiani, che spesso cercano know-how specializzato in materia di design sostenibile, comfort termico e qualità degli interni. La presenza di marchi come Poliform, B&B Italia, Arclinea e Cassina con showroom a Sydney e Melbourne testimonia una strategia consolidata di presidio del mercato, accompagnata da collaborazioni con studi locali per progetti residenziali, hospitality e retail. Questi esempi mostrano come il design italiano, forte della sua reputazione internazionale, continui a generare valore aggiunto anche nei modelli di sviluppo urbano dell’Australia contemporanea.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Barcellona è stata inserita tra i 50 principali cluster di innovazione a livello mondiale nella Innovation Cluster Ranking 2025, confermandosi come uno dei centri europei di riferimento per ricerca, tecnologia e imprenditorialità.
Il ranking, parte del Global Innovation Index elaborato dalla World Intellectual Property Organization (WIPO), identifica le aree con la più alta concentrazione di attività innovative, sulla base di indicatori come domande di brevetto, pubblicazioni scientifiche e investimenti in capitale di rischio. Tra i due cluster spagnoli inclusi nella top 100 globale, Barcellona si posiziona al primo posto, distinguendosi per la quantità e la qualità della sua produzione innovativa.
Tra il 2020 e il 2024 la città ha registrato 435 domande di brevetto PCT, 6.016 pubblicazioni scientifiche e 259 operazioni di venture capital per ogni milione di abitanti. Questi risultati collocano Barcellona al 45º posto mondiale per dimensione dell’attività innovativa e al 62º per intensità, in rapporto alla densità di popolazione.
I principali motori dell’innovazione barcellonese
I settori più dinamici per l’innovazione brevettuale sono la farmaceutica (11%), le macchine tessili e per la carta (11%) e le tecnologie medicali (9%). Le aree di ricerca più rilevanti riguardano invece la medicina clinica (12%), la tecnologia (11%) e le scienze della Terra (10%).
L’inclusione di Barcellona tra i 50 cluster di innovazione più avanzati al mondo evidenzia la forza del suo ecosistema, dove università, centri di ricerca, startup e multinazionali collaborano per plasmare le industrie del futuro — un terreno fertile anche per nuove sinergie e opportunità di cooperazione europea.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana - Barcellona)
Il nucleare in Canada rappresenta circa il 15% della produzione elettrica nazionale, con una forte concentrazione in Ontario e una tradizione consolidata grazie alla tecnologia CANDU e all’ampia disponibilità di uranio.
Il settore si distingue non solo per la fornitura di energia stabile e a basse emissioni, ma anche per il contributo industriale e scientifico (dalla filiera del combustibile alla produzione di isotopi medici.) Oggi il Canada è impegnato in programmi di ammodernamento dei reattori esistenti e nello sviluppo degli Small Modular Reactors (SMR), che mirano a rafforzarne la competitività internazionale e a supportare la transizione energetica.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana dell'Ontario Canada (ICCO Canada))