Martedì 21 Ottobre 2025
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Gli investimenti cechi nelle aziende in Italia continuano con una transazione nel settore biomedico.
Il gruppo tecnologico ceco BTL ha annunciato questa settimana l'acquisizione della società Medisoft RAM di Padova. L'azienda veneta è specializzata nella produzione di apparecchiature per test medici, soprattutto di speciali tapis roulant utilizzati per fare misurare, ad esempio la capacità dei polmoni e il funzionamento del cuore. L'azienda veneta fa parte del gruppo americano Caire.
La BTL non ha divulgato il costo dell'acquisizione della società italiana, con cui collaborava da tempo. Il gruppo ceco non intende spostare le attività dell'azienda dall'Italia. “Con questa acquisizione abbiamo ottenuto più che un prodotto. Abbiamo ottenuto un team esperto, ottime capacità di engineering e la possibilità di sviluppare assieme questo segmento” ha detto il direttore delle acquisizioni di BTL Martin Pětivoký.
Il commercio estero tra l'Italia e la Repubblica Ceca ha registrato nei primi sei mesi di quest'anno un lieve aumento. Lo indicano i dati dell'Ufficio di Statistica Ceco.
Nella prima metà di quest'anno il commercio dei beni ha registrato un volume di 9,3 miliardi di euro con un incremento di 1,3% rispetto allo scorso anno. Di quasi il due percento sono aumentate le esportazioni italiane sul mercato ceco, che sono cresciute a 4,3 miliardi di euro. Le esportazioni ceche in Italia sono aumentate di circa l'uno percento a cinque miliardi di euro.
L'Italia è tra i principali partner commerciali della Repubblica Ceca con una posizione particolarmente forte in settori come quello dei macchinari e dei mezzi di trasporto.
Fonte: csu.gov.cz
La Repubblica Ceca è interessata al corridoio SunsHyne, che dovrebbe portare l'idrogeno verde prodotto in Africa Settentrionale in Europa Centrale passando per l'Italia.
La società statale ceca Net4Gas ha partecipato allo studio di fattibilità dell'infrastruttura in collaborazione con i gestori delle reti in Germania, Austria e l'Italia, che era rappresentata dalla società Snai. “Il progetto SunsHyne è un altro passo per la diversificazione della provenienza e il rafforzamento della sicurezza energetica” ha indicato il direttore di Net4Gas Michal Slabý.
Il corridoio potrebbe aiutare a coprire il futuro fabbisogno di idrogeno verde nell'Europa Centrale. L'idrogeno verrebbe prodotto da fonti rinnovabili in Africa Settentrionale e poi trasportato in Europa tramite l'Italia utilizzando in larga misura le infrastrutture di gasdotti già presenti sul territorio.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Negli ultimi anni i distributori automatici si sono affermati come una delle realtà più dinamiche del commercio al dettaglio in Thailandia, trasformandosi da semplici erogatori di snack e bibite a veri e propri punti vendita automatizzati in grado di soddisfare i nuovi bisogni dei consumatori. Nonostante le difficoltà economiche, il Dipartimento per lo Sviluppo del Commercio (DBD) ha riportato che nel 2024 il settore ha generato un fatturato superiore ai 10 miliardi di baht (265 milioni di euro), registrando una crescita del 34,7% rispetto all’anno precedente.
Secondo Auramon Supthaweethum, direttore generale del DBD, il business dei distributori automatici rappresenta un’opportunità promettente per gli investitori, grazie:
Secondo ‘The Nation’, oggi in Thailandia operano più di 760 aziende attive nel settore, con un capitale registrato complessivo superiore a 5,96 miliardi di baht (circa 158 milioni di euro). Di queste imprese, il 95% è costituito da piccole aziende, ma la crescita del settore sta attirando anche investimenti stranieri, per un totale superiore a 16 milioni di euro, provenienti principalmente da Hong Kong, dalle Cayman Islands e dall’Austria.
Fattori determinanti del successo
La popolarità dei distributori automatici riflette la loro adattabilità alle abitudini dei consumatori urbani, che privilegiano rapidità, disponibilità in ogni momento della giornata e pagamenti digitali. I distributori automatici, grazie a bassi costi di investimento, spazi ridotti e operatività continua, riescono a soddisfare pienamente queste esigenze. Questo modello ha dimostrato che anche piccoli spazi in centri commerciali, uffici, condomini e stazioni di transito possono essere trasformati in fonti di ricavi significativi, senza necessità di un ampio personale o di un capitale iniziale consistente.
Inoltre, gli operatori adottano strategie di investimento intelligenti, come l’acquisto o il leasing delle macchine oppure il modello franchising. L’integrazione di tecnologie moderne, tra cui intelligenza artificiale e sistemi di pagamento digitali, aumenta ulteriormente la comodità e l’attrattiva per i clienti.
Evoluzione dell’offerta e diversificazione dei prodotti
Un elemento distintivo del mercato thailandese è la diversificazione dei prodotti offerti. Oggi i distributori automatici non propongono soltanto bibite gassate o snack confezionati, ma anche articoli di nicchia come cosmetici, prodotti per la cura personale, giocattoli da collezione e persino alimenti pronti come pizza o ramen. Questa diversificazione consente alle imprese di intercettare nuovi segmenti di clientela e di allinearsi alle tendenze dei consumatori. Un esempio di questa trasformazione è rappresentato da Tao Bin, i distributori intelligenti sviluppati da Forth Vending. In un solo metro quadrato queste macchine offrono fino a 170 bevande diverse, dai caffè personalizzati agli smoothie proteici. Gli utenti possono scegliere il livello di dolcezza, ordinare varianti calde o fredde e pagare con diversi sistemi digitali. Il pubblico ha accolto con entusiasmo questa novità, percependo un livello qualitativo paragonabile a quello delle caffetterie tradizionali, ma con prezzi più convenienti e disponibilità 24 ore su 24.
Trend globali
La crescita dei distributori automatici in Thailandia riflette un fenomeno globale. Secondo un rapporto di Grand View Research, il mercato mondiale dei distributori automatici era valutato intorno ai 43 miliardi di euro nel 2021 e si prevede che crescerà con un tasso annuo superiore al 10% fino al 2030. La Thailandia si inserisce pienamente in questo scenario, dimostrando come automazione e digitalizzazione possano trasformare piccoli spazi in grandi opportunità di business, offrendo ai consumatori un’esperienza d’acquisto rapida, personalizzata e moderna.
In conclusione, il boom dei distributori automatici non rappresenta soltanto l’affermazione di un nuovo canale di distribuzione, ma è un segnale concreto della trasformazione del retail thailandese nell’era digitale. Ciò che un tempo era considerato un semplice distributore di snack oggi si configura come un’esperienza innovativa e tecnologica, capace di rispondere ai ritmi veloci della vita quotidiana e anticipare le tendenze del consumo del futuro.
Il ruolo della Camera di Commercio Thai-Italiano
La Thai-Italian Chamber of Commerce (TICC) svolge un ruolo importante nello sviluppo e nella promozione del settore della distribuzione in Thailandia, favorendo l’ingresso e la collaborazione di imprese italiane interessate al mercato locale. La Camera di Commercio facilita lo scambio di informazioni, supporta le aziende nella ricerca di partner locali e promuove eventi e iniziative dedicate all’innovazione e alla tecnologia nel retail. Grazie a questa attività di supporto istituzionale, le imprese italiane possono valutare nuove opportunità di investimento, comprendere meglio le dinamiche del mercato thailandese e adattare i propri prodotti e servizi alle esigenze dei consumatori locali, contribuendo così alla crescita complessiva del settore dei distributori automatici.
FONTI
- The Nation. (2025, August 28). "Vending machines emerge as a star business in Thailand's retail sector."
- Thailand Business News. (2025, June 23). "Thailand’s vending machine market thrives amid economic slump."
- Bangkok Post. (2022, May 16). "Vending machines the way forward: Sophisticated devices now dispense a large variety of products and offer a new business model."
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
Il turismo open-air, ossia il turismo verso spazi naturali e lontani dai contesti urbani, sta registrando una crescita significativa in Europa e, in modo particolare, in Germania.
Secondo gli ultimi dati disponibili online del dwif (l’osservatorio sull’economia del turismo dell’Università di Monaco), in Germania la crescita coinvolge l’intera filiera, dai venditori di veicoli per campeggio alle aziende turistiche. Nel 2023 si contavano quasi 2 milioni di veicoli adibiti al campeggio, di cui circa 908.000 camper. È proprio questo segmento ad aver mostrato la crescita più dinamica, con un aumento del 117% rispetto al 2016.
Il settore cresce sia in termini quantitativi, con 136,1 milioni di giornate pernottate nel 2023 e una crescita del 3,66% rispetto al 2022, sia in termini qualitativi, con un fatturato totale di 19,5 miliardi di euro, in aumento del 7,8%. Di questa cifra, circa 6,5 miliardi di euro provengono dalle aziende ospitanti, e quasi 7 miliardi dal comparto delle attrezzature da campeggio.
Per quanto riguarda le vacanze open air dei tedeschi all’estero, l’Italia ha un ruolo di primo piano seguita da Francia e Croazia. Secondo i dati forniti da ADAC, nel 2023 il 9% dei caravanisti ha scelto l’Italia come meta per le loro vacanze in campeggio.
Questi risultati, in un periodo di generale incertezza economica, si spiegano anche grazie ad alcuni fattori culturali: in Germania il campeggio ha una lunga tradizione popolare, legata all’idea di tempo libero come contatto diretto con la natura e la vita all’aria aperta. Il camper è percepito come mezzo ideale per viaggiare in modo libero e flessibile, favorito da una rete di strutture moderne ed efficienti.
Un ulteriore elemento di forza del settore è rappresentato da una struttura fieristica solida e ben organizzata, che sostiene l’intero comparto del turismo open-air. Tra gli eventi più importanti spicca la CMT di Stoccarda, la principale fiera internazionale annuale aperta al pubblico dedicata al caravanning, al turismo e al tempo libero, in programma dal 17 al 25 gennaio 2026 e che l’anno scorso ha visto la partecipazione di ben 266.000 visitatori pronti a pianificare le proprie vacanze o ad acquistare l’attrezzatura più idonea.
La CMT rappresenta il più grande lancio stagionale per caravan e camper in Europa, con una vasta esposizione delle ultime novità in fatto di veicoli ricreazionali e attrezzature. Inoltre, alla fiera sarà possibile esplorare una ricca offerta di destinazioni turistiche ed approfondire le attività che ruotano intorno al settore turistico open air come il ciclismo, trekking, golf o il wellness.
Un’importante novità prevista per la prossima edizione è la Piazza Italiana, un’area esclusiva dedicata alla valorizzazione e alla vendita delle eccellenze enogastronomiche e turistiche italiane e che testimonia l’interesse e il ruolo di primo piano che l’Italia detiene nell’industria turistica.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italo-tedesca di Monaco di Baviera - ITALCAM)
Il governo dello Espírito Santo ha dato il via ufficiale al ParkLog BR/ES, il più grande investimento infrastrutturale nella storia dello stato, con un piano ambizioso che coinvolge l'armo pubblico-privato e mira a trasformare il territorio in un nodo logistico di portata nazionale e internazionale. Il progetto, localizzato ad Aracruz e in altri nove comuni limitrofi, mobiliterà oltre 12,3 miliardi di reais tra risorse pubbliche e private.
Nel corso della cerimonia di lancio, il governatore Renato Casagrande ha definito ParkLog BR/ES una svolta infrastrutturale capace di "collegare Espírito Santo al mondo", sottolineando l’importanza strategica e simbolica dell’iniziativa. Il modello di governance sarà innovativo: un dirigente del settore privato assumerà la gestione operativa e opererà sotto la supervisione di un consiglio paritetico pubblico-privato, garantendo così agilità decisionale ed efficienza gestionale.
Il vicepresidente Ricardo Ferraço ha evidenziato come il progetto intenda superare i limiti logistici attuali: attualmente Porto di Vitória e Porto di Vila Velha non sono accessibili a navi di grande stazza, costringendo al transhipment a Santos e innalzando i costi di logistica. ParkLog risolverà questo collo di bottiglia, aprendo nuove rotte dirette.
Sul fronte degli investimenti, lo stato ha stanziato 1,3 miliardi di reais con un ulteriore 1 miliardo già contrattualizzato; il settore privato ha già investito 4 miliardi e ne investirà altri 6, per un totale di 12,3 miliardi.
Il progetto non è un semplice porto, ma un vero e proprio ecosistema logistico-industriale multimodale, comprendente porti, ferrovie, aeroporti, infrastrutture viarie e la prima Zona di Processamento di Esportazione (ZPE) privata del Brasile. Il piano strategico è strutturato in sei pilastri tematici, articolati in 30 azioni prioritarie che includono l’espansione delle infrastrutture, l’innovazione, la sostenibilità e lo sviluppo professionale.
Tra le principali azioni immediate figurano: la duplicazione della BR-101, il completamento dei contorni stradali ad Aracruz, l’allungamento della rete ferroviaria fino a Piraqueaçu e il consolidamento operazionale dell'aeroporto di Linhares, oltre all'ampliamento della rete elettrica regionale.
L’impatto atteso supera i confini dello stato: ParkLog BR/ES è un contributo concreto alla riduzione del cosiddetto “Costo Brasil”, abbattendo i colli di bottiglia logistici che tradizionalmente frenano i flussi commerciali. Inoltre, il progetto rafforza il ruolo capixaba come piattaforma competitiva per il commercio estero, soprattutto nei settori agronegocolo, minerario e industriale.
I piani risultano orientati fino al 2035, con l’obiettivo di modernizzare i porti, rafforzare la governance condivisa e spingere sull’innovazione tecnologica e capacità professionale. Una parte delle infrastrutture è già destinata a entrare in esercizio entro il 2026. Questo approccio sancisce una fase di sviluppo strutturale, con possibilità concrete di nuovo slancio occupazionale e attrazione di investimenti esteri.
ParkLog BR/ES si configura come una pietra angolare nella trasformazione infrastrutturale dello Espírito Santo e del Brasile. Grazie a una governanza avanzata che unisce pubblico e privato, infrastrutture multimodali e una visione strategica di lungo termine, lo stato capixaba si erge a protagonista nella nuova mappa logistica nazionale. Il progetto non solo ammodernerà il sistema portuale e logistico, ma rilancerà le potenzialità competitive di un’intera regione, in un contesto globale sempre più interconnesso e sfidante.
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
IBGE punta a una crescita dello 0,39% in un anno
La popolazione brasiliana ha raggiunto i 213,4 milioni di abitanti il 1° luglio 2025. La stima è stata pubblicata il 28 agosto dall'Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE) e rappresenta una crescita dello 0,39% rispetto all'anno precedente.
La pubblicazione della stima della popolazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione è un obbligo della Corte Federale dei Conti e serve come base per il calcolo del Fondo di Partecipazione Statale e Comunale, dei trasferimenti di risorse dall'Unione alle entità federative.
Per arrivare alla stima della popolazione, l'IBGE utilizza il censimento più recente (2022) come punto di partenza ed effettua proiezioni annuali basate su dati quali i tassi di mortalità e natalità. Questi dati sono cruciali anche per gli indicatori economici e sociodemografici nei periodi tra un censimento e l'altro.
Nella pubblicazione, l'IBGE elenca le popolazioni di tutti gli stati, del Distretto Federale, delle regioni metropolitane e dei comuni. Una novità per il 2025 è l'inclusione di Boa Esperança do Norte, con 5.877 abitanti, nel Mato Grosso, il comune più giovane del Paese, che attualmente conta 5.571 città.
Secondo Marcio Minamiguchi, Responsabile Studi e Analisi delle Dinamiche Demografiche presso l'IBGE, il Brasile sta attraversando un periodo di crescita sempre più lento. "I risultati mostrano un rallentamento, già segnalato dal Censimento del 2022 e dalle Proiezioni Popolari", stima.
Secondo l'istituto, la popolazione brasiliana continuerà a crescere fino al 2041, raggiungendo i 220,43 milioni di abitanti, per poi diminuire a partire dal 2042. Nel 2070, si prevede che il Paese raggiungerà i 199,2 milioni di abitanti.
In evidenza
Controlla la popolazione di tutti gli stati:
Fonte: Agência Brasil
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
PIL Svizzero nel Secondo Trimestre 2025: crescita economica in lieve rallentamento è quanto emerge dalle ultime rilevazioni che fanno capire, al netto degli eventi sportivi, il lieve rallentamneto dell'economia elvetica. Si passa dalla crescita eccezionale dello 0.7% del primo trimestre allo 0.1% di questi tre mesi. Il settore industriale e le esportazioni sono i due asset che maggiormente pesano sull'andamento, mentre i servizi hanno mantenuto un trend positivo. Secondo l’ultima analisi congiunturale della SECO, l’introduzione di nuovi dazi doganali da parte degli Stati Uniti potrebbe indebolire ulteriormente la crescita economica, soprattutto nel 2026.
Settore industriale e commercio estero in calo
Nel secondo trimestre 2025, l’industria chimico-farmaceutica svizzera ha registrato una flessione del −4,8% causata proprio dalla riduzione delle esportazioni. Questo calo segue, tuttavia, ad un forte incremento nel trimestre precedente e quindi non tende ancora a preoccupare. Anche gli altri comparti industriali hanno mostrato lievi segnali negativi, con una contrazione complessiva del settore manifatturiero pari al −2,4% e una diminuzione delle esportazioni del −2,7%. Anche le importazioni sono calate del −3,7%, dopo un forte aumento nei primi tre mesi dell’anno.
Servizi trainati dalla domanda interna
La domanda interna si è dimostata stabile, segnando un +0,1%, sostenendo in modo significativo il settore dei servizi. I consumi privati sono aumentati del +0,3%, con una spesa maggiore per alimentari, salute e servizi alberghieri e di ristorazione. Questi ultimi hanno visto una crescita del +1,5%, seguiti dal settore sanitario e sociale (+0,3%) e dai trasporti e comunicazioni (+0,1%). I consumi pubblici hanno superato la media storica con un incremento del +0,9%, contribuendo alla crescita del valore aggiunto nell’amministrazione pubblica (+1,2%). Al contrario, i servizi finanziari hanno registrato una lieve contrazione (−0,2%) a causa della riduzione delle operazioni su commissione. In crescita invece il commercio (+1,9%) e i servizi alle imprese (+0,5%). Dati che dovrebberio incoraggiare l'export Made in Italy a guardare con fiducia e interesse il territoorio che non inuncia ad una scelta enogastronomica di qualità e che trova nella ristorazione ancora un forte interesse.
Investimenti e settore delle costruzioni
Leggera flessione anche per gli investimenti nel comparto edilizio (−0,1%), accompagnata da una riduzione del valore aggiunto nel settore delle costruzioni (−0,4%). Anche gli investimenti in beni di equipaggiamento sono diminuiti (−0,8%), riflettendo un andamento debole per diverse categorie di beni strumentali. I cali più marcati si sono verificati in settori tradizionalmente volatili e meno influenzati dalla congiuntura, come l’aviazione e la ricerca e sviluppo.
Analisi congiunturale e prospettive future
Nel mese di giugno, il gruppo di esperti della Confederazione Elvetica, aveva previsto una crescita economica inferiore alla media: 1,3% nel 2025 e 1,2% nel 2026. Tuttavia, l’introduzione di dazi aggiuntivi sulle importazioni svizzere da parte degli Stati Uniti, avvenuta ad agosto, ha peggiorato leggermente le prospettive. Non è però detto che una revisione dei dazi, accordi diversi da quelli intrapresi, non possano rimescoare le carte in tavola. In questo la stessa Italia potrebbe giocare un ruolo importante di partner, offrendo una sponda commerciale alla SVizzera, appesantita dai dazi al 39%, contro il bne più lieve 15% richiesto alla UE.
Il prossimo aggiornamento delle previsioni economiche svizzere è atteso per il 16 ottobre, posticipato per consentire una revisione approfondita dei conti economici nazionali. Le nuove stime si baseranno su dati riveduti. Alla luce del contesto attuale, la SECO ha pubblicato uno scenario congiunturale aggiornato. Secondo questa simulazione, la crescita economica potrebbe risultare inferiore rispetto alle previsioni di giugno, con un PIL stimato al 1,2% nel 2025 e 0,8% nel 2026. Nonostante le difficoltà previste per alcuni settori e imprese, non si prospetta al momento una recessione.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Stoccolma è la capitale della Svezia e il capoluogo dell’omonimo regione (Stockholms län), che comprende 26 comuni. Non è solo geograficamente la capitale, ma è anche il vero e proprio centro politico, culturale ed economico della Svezia.
Ogni anno la Commissione dell’Unione Europea pubblica l’Indice di Innovazione che comprende tre diversi strumenti per analizzare l’andamento dell’innovazione dei paesi UE: rispettivamente sono l’European Innovation Scoreboard EIS che mette in comparazione l’innovazione a livello nazionale, il Regional Innovation Scoreboard RIS che si concentra sull’innovazione a livello regionale prendendo in considerazione più di 200 regioni dell’Europa, ed infine l’Eco Innovation Index che analizza l’innovazione a favore della sostenibilità ambientale.
In generale, questi indici non solo stilano una classifica tra i paesi/ regioni analizzati in base al punteggio ottenuto ma li classificano anche in quattro categorie:
Nella pubblicazione del 2025 la Commissione Europea ha dichiarato la Svezia il paese più innovatore e, in particolare, Stoccolma la regione più innovativa dell'Unione Europea: in entrambi i casi, vengono collocate nella categoria degli Innovation Leaders; mentre l’Italia si posiziona al quattordicesimo posto (rientrando nella categoria dei Moderate Innovators) e la prima regione italiana a comparire nella classifica è la Regione Autonoma di Trento (rientrando nella categoria degli Strong Innovators).
Un esempio della spinta innovative presente in Svezia è il fenomeno delle così dette “unicorns”, ovvero start-ups che hanno avuto successo e ora sono quotate a più di 1€ miliardo: fino ad oggi, la Svezia ha prodotto ben 41 unicorns (come Spotify, Klarna, etc). In particolare a Stoccolma si registra la seconda più alta concentrazione di start-up, dietro soltanto alla Silicon Valley negli Stati Uniti.
Questo fenomeno è dovuto alla convergenza di diversi fattori, per esempio: la Svezia alimenta un ambiente di innovazione e collaborazione, dove la creazione di nuove idee viene incoraggiata e l’attenzione è sulla ricerca e lo sviluppo, sia a livello accademico nelle università sia a livello governativo. Inoltre, la Svezia è un paese altamente digitalizzato, ciò significa che la popolazione, in generale, è disposta ad adottare prima di altri nuove tecnologie (“Early Adopters”). Ancora, la società svedese mette al centro l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata creando una forza lavoro più produttiva e con una sicurezza sociale elevata: fornisce un bacino di talento da dove le start-ups possono attingere per cercare personale altamente competente. Infine, la Svezia ha un ecosistema di supporto molto vasto per chi decide di creare una start-up con investitori disposti a fornire capitale e programmi di tutoraggio che affiancano i fondatori.
FONTI:
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svezia)
Il colosso cinese BYD ha trovato la via per aggirare i dazi europei sulle auto elettriche prodotte in Cina: esportare modelli costruiti in Thailandia. Lunedì l’azienda ha annunciato la partenza della prima spedizione di oltre 900 unità della BYD Dolphin destinate a Germania, Belgio e Regno Unito.
Le vetture sono partite a bordo della BYD Zhengzhou, nave di proprietà della stessa casa automobilistica, che per la prima volta ha solcato la rotta dalla Thailandia all’Europa. I veicoli provengono dallo stabilimento di Rayong, inaugurato nel luglio 2024 e primo impianto BYD interamente di proprietà al di fuori della Cina dedicato alle auto passeggeri, capace di produrre 150.000 unità (la fabbrica serve sia il mercato interno thailandese sia l’export globale).
La struttura opera con il sistema CKD (Completely Knocked Down), che prevede l’invio delle vetture in kit di montaggio da assemblare nel Paese di destinazione. Una strategia che permette di ridurre i dazi doganali e, al tempo stesso, di sostenere la filiera locale.
Nel solo mese di luglio, lo stabilimento ha raggiunto il traguardo di 90.000 consegne dal suo avvio: "Dopo aver celebrato la 90.000ª NEV a luglio, stiamo realizzando un nuovo traguardo", ha dichiarato Ke Yubin, direttore generale di BYD Thailand. "L’export in Europa delle prime Dolphin prodotte in Thailandia non rappresenta soltanto un passo avanti nella strategia di globalizzazione di BYD, ma conferma anche il ruolo cruciale della Thailandia nella catena di fornitura mondiale dei veicoli elettrici".
La mossa anti-dazi
Il trasferimento della produzione in Thailandia non è casuale e, con l'arrivo dei nuovi dazi da parte dell’Unione Europea verso i costruttori cinesi, BYD si è vista applicare un dazio aggiuntivo del 20,7%, oltre al 10% già in vigore. Tuttavia, con la produzione al di fuori della Cina, l’azienda riesce comunque a limitare l’impatto dei dazi e mantenere competitivo il prezzo delle proprie vetture in Europa.
I risultati commerciali testimoniano l’aggressività del marchio: tra gennaio e luglio 2025, BYD ha venduto 545.003 veicoli elettrici all’estero, con una crescita del 133,5% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le vendite complessive hanno raggiunto quota 2.458.914 auto passeggeri nei primi sette mesi dell’anno, in aumento del 26,2%.
Tuttavia, i segnali di rallentamento non mancano e, nel solo mese di luglio, BYD ha immatricolato 341.030 vetture, appena lo 0,1% in più rispetto a un anno fa: il dato più basso di crescita annuale negli ultimi 18 mesi. L’arrivo delle prime Dolphin “made in Thailand” in Europa segna un momento chiave nella strategia globale di BYD: da un lato, consente all’azienda di aggirare le barriere commerciali europee, dall’altro consolida il ruolo della Thailandia come hub strategico per il costruttore cinese, grazie soprattutto ad un costo del lavoro contenuto e dei prezzi dell'energia favorevoli.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
Il mercato del caffè thailandese sta vivendo una fase dinamica di crescita, trainata dall’aumento della domanda dei consumatori, dai cambiamenti nello stile di vita dei thailandesi e dalla crescente presenza di marchi locali e internazionali. Nonostante le sfide legate alla produzione interna, la Thailandia sta rafforzando la sua posizione come attore chiave nell’industria del caffè del Sud-est asiatico, sia come mercato di consumo sia come centro di lavorazione e trasformazione.
Domanda in crescita
Il caffè è diventato un’abitudine quotidiana per molti thailandesi e la sua popolarità continua a crescere in tutto il Paese. Si prevede che entro il 2028 la domanda complessiva raggiungerà le 55.000 tonnellate di chicchi di caffè, rispetto alle 46.000 del 2023.
L’aumento dell’entusiasmo per il caffè ha spinto ad intensificare gli sforzi per rafforzare il settore locale. Nel 2023 la produzione interna ha raggiunto le 15.651 tonnellate, con l’Arabica coltivata principalmente nelle regioni montuose del nord e la Robusta nelle province meridionali del Paese. I produttori locali stanno concentrando le loro iniziative sul miglioramento della qualità dei chicchi, sull’espansione delle piantagioni e sull’adozione di tecniche agricole moderne. Questi interventi non solo sostengono gli agricoltori, ma creano anche nuove opportunità per soddisfare la crescente domanda interna e sviluppare prodotti di caffè di qualità destinati sia al mercato nazionale sia all’export.
Importazioni in aumento, produzione di qualità in crescita
A causa di queste sfide, la Thailandia fa sempre più affidamento sulle importazioni per soddisfare il suo mercato in espansione. Nel 2023 il Paese ha importato caffè per un valore di 338 milioni di dollari, con un aumento di quasi il 13% rispetto all’anno precedente. La maggior parte del caffè importato proveniva dal Vietnam, Indonesia e Laos sotto forma di chicchi crudi, successivamente trasformati in caffè tostato o istantaneo per il mercato interno e l’esportazione. La Thailandia è però riuscita a trasformare questa dipendenza in un vantaggio. Il settore della lavorazione dei chicchi in prodotti finiti, in particolar modo il caffè istantaneo, è in rapida crescita. Nel 2023 le esportazioni di caffè thailandese hanno raggiunto un totale di 126 milioni di dollari, con Cambogia, Laos e Filippine come mercati chiave. In altre parole, la Thailandia sta assumendo un ruolo di leadership regionale trasformando i chicchi non lavorati in prodotti di qualità.
Valore del mercato e panorama imprenditoriale
Anche il mercato interno ha registrato una crescita significativa in termini di valore. Nel 2025 il mercato del caffè ha raggiunto i 2 miliardi di dollari, con un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente. Il caffè istantaneo domina ancora, rappresentando circa l’84% delle vendite, ma sta emergendo una netta preferenza per il caffè artigianale, preparato al momento, in particolare tra i più giovani. Il mercato del caffè thailandese è composto sia da grandi catene sia da piccoli operatori indipendenti, ciascuno con un ruolo diverso. Le grandi catene come Café Amazon e Starbucks guidano il mercato grazie a un forte branding, operazioni su larga scala e maggiori profitti. Solo Café Amazon ha venduto oltre 400 milioni di tazze nel 2024 attraverso quasi 5.000 punti vendita. Dall'altra parte, i piccoli caffè indipendenti, come coffee truck e chioschi, costituiscono la maggior parte del mercato, offrendo esperienze uniche ma con margini di profitto ridotti a causa della forte concorrenza e dei costi elevati. Insieme, queste due tipologie di attività modellano l’industria del caffè thailandese, rendendola dinamica.
Cambiamento nelle preferenze dei consumatori
Le abitudini dei consumatori in Thailandia stanno evolvendo rapidamente. Molti continuano a preferire la praticità dei prodotti istantanei o ready-to-drink, una richiesta rafforzata dal clima caldo e dal ritmo frenetico della vita urbana. Allo stesso tempo, per le giovani generazioni, il caffè è più di una bevanda. Contano l’atmosfera del locale, la qualità dei chicchi e l’attenzione alla sostenibilità ambientale. Questa evoluzione ha favorito la crescita dei caffè di nicchia, nonostante l’aumento della concorrenza nel settore.
Previsioni e sfide future
Guardando avanti, il mercato del caffè thailandese mostra un forte potenziale, ma anche sfide evidenti. I consumi continueranno a crescere, sostenuti dai cambiamenti nello stile di vita e da una fiorente cultura del caffè. Le importazioni resteranno fondamentali, poiché la produzione locale fatica a soddisfare la domanda. Per le nuove imprese, il successo dipenderà dalla capacità di trovare il giusto equilibrio tra qualità, prezzo e identità del marchio. Un branding solido e strategie efficaci sono essenziali per catturare l’attenzione di consumatori sempre più sofisticati. In sintesi, il mercato del caffè in Thailandia cresce rapidamente, si diversifica velocemente e diventa sempre più competitivo. Nonostante le difficoltà nella produzione, la forte domanda interna e il ruolo della Thailandia come centro di lavorazione assicurano che il settore del caffè rimarrà tra i più dinamici del Paese negli anni a venire.
Ci sono opportunità per i marchi di caffè italiani in Thailandia?
Assolutamente sì. Il mercato thailandese rappresenta oggi un’interessante opportunità per i produttori e i marchi italiani di caffè. La rinomata tradizione del caffè italiano – celebre in tutto il mondo per l'espresso e i chicchi tostati di alta qualità – si integra perfettamente con la crescente domanda locale di esperienze di caffè premium e prodotti autentici. I consumatori thailandesi, sempre più attenti alla qualità e all’esperienza sensoriale, sono alla ricerca di sapori autentici e di brand con una forte identità. I marchi italiani, con il loro know-how e la loro reputazione, sono idealmente posizionati per rispondere a questa domanda, offrendo un’alternativa di alto livello rispetto alle catene internazionali standardizzate.
La Thai-Italian Chamber of Commerce (TICC) svolge un ruolo fondamentale nell'accompagnare le aziende italiane interessate a entrare o espandersi in questo mercato. La TICC supporta le imprese mettendole in contatto con potenziali partner locali, fornendo informazioni strategiche sul mercato, assistenza normativa e facilitando collaborazioni commerciali. I brand italiani possono entrare nel mercato thailandese attraverso diversi modelli di business: franchising, negozi monomarca o a marchio condiviso, oppure forniture su larga scala a caffetterie e ristoranti. In questo modo, possono trasferire il proprio know-how e posizionarsi come punto di riferimento per il caffè di qualità nel Sud-est asiatico.
A supporto di questa strategia di valorizzazione del made in Italy, la TICC ha inoltre lanciato nel 2024 una competizione dedicata al Tiramisù, The BEST Tiramisu, con l’obiettivo di rafforzare il branding dell’Italia e promuovere la corretta conoscenza di questo celebre dolce originario di Treviso. Negli ultimi anni, infatti, il Tiramisù è stato spesso erroneamente associato alla cucina giapponese, anche a causa di un’assonanza con ingredienti tipici nipponici. Con questa iniziativa, la Camera intende contrastare tale mistificazione e tutelare l’autenticità del dessert italiano, a base di mascarpone e caffè, celebrandone la vera origine e riportando l’attenzione sul suo legame profondo con la cultura gastronomica italiana.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
L’Italia si conferma tra i principali esportatori di vino in Australia, rappresentando un punto di riferimento per i consumatori locali appassionati di qualità e tradizione enologica. I vini italiani godono di un'immagine premium, legata al lifestyle mediterraneo e alla varietà dei vitigni, ma la concorrenza internazionale, in particolare da parte di Francia e Spagna , è in costante aumento. Nel 2022, le esportazioni italiane verso l’Australia hanno superato i 150 milioni di AUD, con una crescita del 12% rispetto all’anno precedente; nel 2023 hanno raggiunto un valore di circa 79 milioni di USD.
Il mercato australiano del vino è maturo, ma ancora dinamico. Circa il 20% del vino consumato nel Paese proviene da importazioni, e l’Italia detiene una quota significativa del 17% del volume, preceduta solo da Nuova Zelanda (50%) e Francia (20%). I consumatori sono attenti sia alla qualità che al prezzo, e si mostrano sempre più curiosi verso etichette autentiche, biologiche o con una forte identità territoriale. Le preferenze si stanno spostando verso vini più leggeri, naturali e con basso contenuto alcolico, specialmente tra i giovani adulti e il pubblico femminile.
In termini di canali di vendita, il segmento off-trade (supermercati, enoteche, e vendite online) domina in termini di volume, mentre l’on-trade (ristoranti, wine bar, hotel) offre margini più elevati e una visibilità strategica per le etichette premium e di nicchia. Nel comparto degli spumanti importati, l’Italia è leader con il 45% del volume, seguita dalla Francia con il 42%; in particolare, il Prosecco italiano ha registrato una crescita del 39% nel canale off-trade tra il 2018 e il 2019.
Per le piccole e medie cantine italiane, la chiave per accedere e posizionarsi efficacemente sul mercato australiano risiede nella scelta di un importatore specializzato, nella partecipazione a fiere ed eventi settoriali, e in una comunicazione mirata che valorizzi autenticità, storytelling e sostenibilità. Il ricorso a strumenti digitali (come degustazioni virtuali, promozione sui social media o e-commerce) può supportare la creazione di una community di consumatori fidelizzati anche a distanza.
Le relazioni commerciali tra Italia e Australia nel settore agroalimentare sono solide, ma è necessario investire in strategie di differenziazione per consolidare la presenza del vino italiano e resistere alla crescente competitività. In questo contesto, le denominazioni di origine, la certificazione biologica e l’enoturismo rappresentano leve strategiche da valorizzare per rafforzare l'immagine del vino italiano come prodotto di eccellenza.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)