Domenica 28 Dicembre 2025
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L’economia di Singapore è cresciuta del 4,2% nel terzo trimestre del 2025 rispetto all’anno precedente, spingendo il governo a migliorare le previsioni di crescita per l’intero anno, ha dichiarato venerdì il Ministero del Commercio e dell’Industria (MTI).
Il dato, rivisto al rialzo rispetto alla stima preliminare, ha seguito una crescita del 4,7% nel secondo trimestre, portando l’espansione media nei primi nove mesi al 4,3%.
L’MTI ha dichiarato che ora prevede una crescita del PIL 2025 "intorno al 4,0%", rispetto alla precedente previsione dell’1,5-2,5%, citando condizioni globali più forti del previsto, flussi commerciali resilienti e un’impennata nella domanda di elettronica legata all’intelligenza artificiale.
Ha previsto una crescita per il 2026 dell’1-3%, poiché gli effetti dei dazi e una domanda esterna più lenta peseranno sulle economie regionali.
La crescita del terzo trimestre è stata guidata dalla produzione manifatturiera, dal commercio all’ingrosso e dalla finanza, sostenuta da una robusta produzione elettronica e da una ripresa nelle vendite di macchinari e attrezzature.
Il settore elettronico si è espanso sulla scia della crescente domanda di semiconduttori, server e prodotti correlati, mentre il settore finanziario ha beneficiato di commissioni più elevate e di una maggiore attività creditizia.
L’MTI ha affermato che la continua domanda guidata dall’IA e la stabile attività dei servizi dovrebbero continuare a sostenere l’economia fino alla fine dell’anno, sebbene abbia avvertito dei rischi derivanti da rinnovate tensioni commerciali e potenziale volatilità dei mercati finanziari.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Singapore)
L’Agenzia di sviluppo della Serbia (RAS) ha pubblicato un bando pubblico per la partecipazione al Programma di sostegno alle società commerciali per l’ingresso nelle catene di fornitura delle aziende multinazionali.
Il Programma di sostegno alle società commerciali per l’ingresso nelle catene di fornitura delle multinazionali è un programma pluriennale, orientato al rafforzamento delle capacità operative dei soggetti economici nazionali affinché diventino fornitori di grandi multinazionali o amplino la loro cooperazione con le multinazionali.
Le domande di partecipazione al Programma possono essere presentate dal 31 ottobre 2025 al 29 dicembre 2025. Per la realizzazione del Programma sono stati stanziati fondi per un importo di 150 milioni di dinari, mentre l’importo massimo dei fondi a fondo perduto per singolo soggetto economico è di 15 milioni di dinari.
Misure di intervento incluse nel Programma:
Hanno diritto alla partecipazione le società commerciali orientate alla produzione che soddisfano:
Le informazioni sul Programma e sulle condizioni di partecipazione sono disponibili sul sito dell'Agenzia di Sviluppo della Serbia.
Nel settembre 2025 sono stati rilasciati 2.961 permessi di costruzione, il che rappresenta un aumento del 3,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Del numero totale di permessi rilasciati a settembre, l’85,6% riguarda edifici e il 14,4% altre costruzioni. Considerando solo gli edifici, l’86,1% dei permessi è stato rilasciato per edifici residenziali e il 13,9% per edifici non residenziali, mentre per le altre costruzioni la maggior parte riguarda condutture, infrastrutture di comunicazione e linee elettriche (77,8%).
Secondo i permessi rilasciati nel settembre 2025 nella Repubblica di Serbia, è stata dichiarata la costruzione di 3.013 appartamenti, con una superficie media di 70,5 m². Dal numero totale di appartamenti nei nuovi edifici residenziali, il 13,0% sarà costruito in edifici con un solo appartamento, con una superficie media di 135,8 m², mentre l’86,0% degli appartamenti sarà costruito in edifici con tre o più appartamenti, e la loro superficie media sarà significativamente inferiore e ammonterà a 59,8 m².
Il valore previsto dei lavori di nuove costruzioni nel settembre 2025 ammonta al 90,1% del valore totale previsto dei lavori. Considerando le aree, la maggiore attività edilizia è attesa nell’area di Belgrado, con il 65,4% del valore previsto delle nuove costruzioni, seguita dall’area del Banato meridionale (10,6%), dall’area del Rasina (5,4%), dall’area della Bačka meridionale (3,3%) e dall’area della Raška (3,0%), mentre le quote delle altre aree si collocano tra lo 0,1% e il 2,3%.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Serba)
Angelini Ventures, il fondo di venture capital di Angelini Industries, ha aperto la sua nuova sede a Singapore. L’ufficio, il primo di Angelini Ventures in Asia, si inserisce nel percorso di sviluppo delle attività del fondo in Estremo Oriente, per sostenere la capacità di innovazione e la crescita nel campo delle biotecnologie e del medtech. A dirigere la sede di Singapore sarà Elia Stupka, managing director di Angelini Ventures, che ha un’esperienza ultra-ventennale nel settore delle scienze della vita.
Il team locale sarà supportato da un team globale di ricercatori, medici, imprenditori e professionisti nel campo della salute. Contestualmente Angelini Ventures ha siglato due partnership con Enterprise Singapore, l’agenzia del ministero del Commercio e dell’Industria del governo che supporta la crescita delle imprese nazionali e internazionali, e con Ai Singapore, l’organismo che riunisce istituti di ricerca, startup e aziende che sviluppano soluzioni di intelligenza artificiale, con l’obiettivo di applicare la tecnologia sviluppata sull’ai dai ricercatori singaporiani all’ambito delle scienze della vita.
Una delle aree di collaborazione comprende la co-realizzazione di eventi di presentazione focalizzati su iniziative imprenditoriali che sfruttano le tecnologie di intelligenza artificiale nel campo della salute e del biotech. Nell’ambito di questa collaborazione sarà lanciato un nuovo programma di venture boost, Espresso Lab, che offrirà ad alcune startup selezionate nel campo biomedico con sede a Singapore percorsi di mentoring personalizzato, supporto mirato allo sviluppo aziendale e accesso a dati critici e approfondimenti di settore.
Nell’ambito di un protocollo d’intesa biennale, Angelini Ventures collaborerà inoltre con Ai Singapore attraverso una serie di programmi finalizzati ad accelerare l’innovazione e la commercializzazione di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale nel campo biomedico.
Nei mesi scorsi Angelini Ventures aveva già investito nella startup di Singapore, Nuevocor, che sviluppa terapie per la cardiomiopatia, co-guidando con Kurma Partners un round di investimento da 45 milioni di dollari complessivi. Mettendo insieme competenze tecniche e conoscenze basate sui dati, Angelini Ventures ha inoltre progettato e realizzato una piattaforma alimentata dall’intelligenza artificiale: Angelini Ventures Intelligence Hub. La piattaforma che aggrega e analizza informazioni relative a startup nel settore sanitario e delle scienze della vita in tutto il mondo, e le trasforma in intelligence operativa per il team di investimento e i partner.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Singapore)
Negli ultimi anni, il dibattito sulla casa in Danimarca e nel resto d’Europa è diventato sempre più urgente. Trovare un alloggio stabile e accessibile è diventato per molti quasi un percorso ad ostacoli, con affitti in crescita costante e una disponibilità di abitazioni sempre più limitata. In mezzo a questa pressione abitativa, uno dei fenomeni che ha maggiormente attirato l’attenzione delle autorità è quello dei cosiddetti shadow hotels, appartamenti privati trasformati di fatto in strutture ricettive “nascoste” grazie alle piattaforme digitali. Ciò che nasceva come una forma di condivisione occasionale degli spazi si è trasformato per alcuni in un vero e proprio business parallelo, sottraendo case al mercato residenziale e contribuendo ulteriormente alla carenza di alloggi per chi vive e lavora nelle città.
Per cercare di frenare questo fenomeno, il governo danese ha annunciato nuove regole mirate a rendere più trasparenti le attività su piattaforme come Airbnb e Booking. L’idea è semplice: chiedere alle piattaforme di comunicare quante notti ogni abitazione viene effettivamente affittata nel corso dell’anno. Un passaggio che potrebbe sembrare tecnico, ma che ha un’importanza concreta, perché permetterà alle autorità di individuare rapidamente quei proprietari che superano il limite legale annuale, attualmente compreso tra settanta e cento giorni a seconda del comune. In questo modo diventa più difficile aggirare le norme o mascherare le attività che, di fatto, funzionano come hotel non registrati.
Il piano prevede anche un inasprimento delle sanzioni per chi continua ad ignorare le regole e introduce un nuovo strumento che potrebbe rivelarsi decisivo: la possibilità per le autorità di imporre alle piattaforme il blocco di un annuncio nel momento in cui un proprietario supera il tetto massimo consentito. Non si tratta solo di punire i comportamenti scorretti, ma di bilanciare meglio l’uso delle abitazioni tra turismo e vita quotidiana. Mentre il turismo resta una risorsa importante per le città danesi, non può diventare un fattore che soffoca l’accesso alla casa per i residenti, soprattutto in un contesto in cui gli studenti, le famiglie e i lavoratori faticano sempre più a trovare un posto dove vivere a un costo sostenibile.
La Danimarca non è sola in questa discussione. Da Berlino a Lisbona, passando per Amsterdam e Barcellona, il problema degli affitti brevi è diventato parte integrante della più ampia crisi abitativa europea. Le città si trovano a dover gestire un equilibrio delicato: accogliere i visitatori senza però sacrificare la vivibilità di chi ci abita tutto l’anno. Molti governi stanno dunque intervenendo con regolamenti più severi che mirano a riportare sul mercato residenziale quelle abitazioni che altrimenti verrebbero sottratte alle famiglie e ai lavoratori locali.
Il nuovo pacchetto di norme danese va esattamente in questa direzione. Non risolve da solo la crisi della casa, che nasce da un insieme ben più complesso di dinamiche economiche, urbanistiche e sociali, ma rappresenta un passo concreto per cercare di ridurre una delle pressioni più evidenti sul mercato degli affitti. Rendere visibile ciò che oggi è nascosto significa dare agli enti locali uno strumento reale per intervenire e impedire che interi condomini o quartieri vengano trasformati in zone dedicate quasi esclusivamente ai turisti, lasciando ai margini chi invece ha bisogno di un tetto stabile sopra la testa.
In un momento in cui sempre più persone sentono l’incertezza di non riuscire a permettersi una casa, anche piccoli cambiamenti normativi possono avere un impatto reale. La speranza è che una maggiore trasparenza e un controllo più efficace aiutino a riportare una parte delle abitazioni al loro scopo originario: essere un luogo dove vivere, non un’attività parallela priva di regolamentazione. L’equilibrio tra diritto alla casa e sviluppo turistico rimane una sfida complessa, ma è anche una delle più importanti per garantire città più giuste, vivibili e accessibili per tutti.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Nel contesto della COP30, svolta a Belém, il governo brasiliano ha annunciato un investimento strategico di circa R$ 107 milioni per potenziare la bioeconomia amazzonica attraverso il nuovo programma “Coopera+ Amazônia”. L’iniziativa punta a rafforzare l’innovazione gestionale e produttiva di cinquanta cooperative estrattiviste attive nelle catene del babaçu, dell’açaí, della castanha-do-Brasil e del cupuaçu, diffuse in cinque stati della Amazônia Legal: Pará, Rondônia, Maranhão, Amazonas e Acre.
L’annuncio, che è avvenuto alla presenza del vice presidente Geraldo Alckmin, è parte di un piano quadriennale: le risorse saranno distribuite lungo 48 mesi e dovrebbero avvantaggiare circa 3.500 famiglie.
Il sostegno economico si struttura tramite una collaborazione interistituzionale che coinvolge il Ministero dell’Ambiente e del Cambiamento Climatico (MMA), il Banco Nazionale di Sviluppo Economico e Sociale (BNDES), il Ministero dello Sviluppo, Industria, Commercio e Servizi (MDIC), l’Embrapa e il Sebrae. Di questi fondi, R$ 103 milioni provengono dal BNDES attraverso il Fondo Amazônia, mentre circa R$ 3,7 milioni sono offerti dal Sebrae stesso.
L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato, aggiungere valore ai prodotti amazzonici, aumentando la produttività e l’accesso ai mercati; dall’altro, promuovere la sostenibilità, contrastando il cambiamento climatico grazie a un modello economico che preservi la foresta in piedi. COP30 Brasil
Le azioni previste includono la fornitura di macchinari, assistenza tecnica, formazione manageriale, consulenza per l’accesso al credito e per l’apertura di nuovi mercati. Saranno inoltre creati “Agenti Locali di Innovazione per Cooperative” (ALICoop), sponsorizzati da Sebrae, che monitoreranno i progressi tecnologici e gestionali. Embrapa contribuirà mappando macchine e attrezzature adeguate alle filiere sociobiodiverse per aumentare la meccanizzazione compatibile con l’ecosistema amazzonico.
Il programma nasce come una risposta concreta a una visione più ampia: quella di una bioeconomia inclusiva e sostenibile, capace di generare reddito per le comunità locali senza compromettere la conservazione della foresta. Secondo Tereza Campello, direttrice del BNDES per gli affari sociali e ambientali, gli investimenti contribuiranno a rafforzare il tessuto cooperativo nella regione e a sostenere misure di mitigazione climatica.
Per Sebrae, rappresentato dal presidente Décio Lima, questo progetto è un punto di svolta per l’industrializzazione “verde”: non solo favorirà l’accesso al mercato, ma introdurrà tecnologie che rendono sostenibile un’economia nata dalla foresta amazzonica.
Inoltre, Embrapa, attraverso Silvia Musshurá, ha sottolineato l’importanza di utilizzare dati e indicatori per analizzare le catene produttive, supportare i sistemi di produzione locale e orientare la ricerca verso soluzioni che possano coniugare produttività e conservazione.
Questa iniziativa si inserisce in una strategia più ampia che il Brasile ha delineato durante la COP30, volta a consolidare la bioeconomia come pilastro della transizione ecologica. In parallelo a Coopera+ Amazônia, è stato lanciato il Bioeconomy Challenge, una piattaforma globale che mira a orientare investimenti internazionali verso progetti di bioeconomia attraverso standard misurabili, strumenti finanziari innovativi e modelli inclusivi.
Il programma esemplifica una tendenza emergente: l’economia della foresta non più vista solo come fonte di materie prime, ma come motore strategico per lo sviluppo sostenibile. In questo senso, “Coopera+ Amazônia” può essere interpretato come un investimento altamente simbolico ma anche pragmatico, che dimostra come un modello di crescita possa essere costruito partendo dalla natura, restituendo valore alle comunità locali e rafforzando al contempo l’impegno del Brasile sulla scena climatica globale.
Fonte: Sitio COP30
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
La classifica è il risultato di 264 premi vinti dalle aziende agricole brasiliane nel corso dell'anno. L'azienda agricola Estância das Oliveiras, nel Rio Grande do Sul, è diventata la terza azienda più premiata al mondo, secondo l'Evoo World Ranking
Il Brasile è tra i 10 paesi con gli oli d'oliva più premiati al mondo e ha la terza azienda più riconosciuta del settore nell'edizione 2025 dell'Evoo World Ranking, pubblicata il 14 novembre.
Il ranking classifica gli oli d'oliva, le aziende agricole e i Paesi che hanno vinto il maggior numero di premi nei concorsi nel corso di un anno.
Nella lista del 2025, il Brasile si colloca al 6° posto nella classifica dei paesi, con 264 premi in 21 concorsi, dietro ai principali produttori come Italia, Spagna, Turchia, Grecia e Portogallo.
Nel 2024, il Brasile era entrato per la prima volta nella Top 5, ma quest'anno ha perso la posizione a favore del Portogallo.
Nonostante questo riconoscimento, il Brasile non è un grande produttore di olio d'oliva. Circa il 99% del consumo nazionale è soddisfatto da produttori esteri, principalmente portoghesi e spagnoli. D'altra parte, la piccola produzione nazionale esistente si è distinta per l'elevata qualità.
Aziende agricole premiate
Anche il Brasile si è distinto nella classifica delle aziende. L'azienda agricola Estância das Oliveiras del Rio Grande do Sul si è classificata al terzo posto, dietro all'azienda turca Nova Vera Gida ve Tarim San. Tic e all'azienda portoghese Gallo Worldwide.
Fonte: G1
La compagnia petrolifera classifica il petrolio come “di qualità eccellente”
Petrobras ha scoperto un giacimento di petrolio nel bacino di Campos, al largo della costa di Rio de Janeiro. Le prime valutazioni dell’azienda indicano che il petrolio trovato è di "eccellente qualità".
La scoperta è stata annunciata il 17 novembre tramite una dichiarazione agli investitori.
Il pozzo esplorativo 4-BRSA-1403D-RJS si trova in un'area post-salina nel blocco Southwest Tartaruga Verde, a 108 chilometri dalla costa nella città di Campos dos Goitacazes, a una profondità d'acqua di 734 metri.
"La perforazione di questo pozzo è già stata completata, con un intervallo di estrazione petrolifera confermato tramite registri elettrici, indicazioni di gas e campionamento di fluidi", spiega la compagnia petrolifera nella dichiarazione.
L'azienda aggiunge che campioni del materiale saranno inviati per analisi di laboratorio, che consentiranno di caratterizzare le condizioni dei giacimenti e dei fluidi rinvenuti, consentendo di continuare a valutare il potenziale dell'area.
Il blocco Southwest Tartaruga Verde è stato acquisito nel settembre 2018, durante il 5° Production Sharing Round, con la società statale Pré-Sal Petróleo S.A. (PPSA) in qualità di gestore. Petrobras è l'operatore del blocco con una partecipazione del 100%.
Post-sale vs. pre-sale
A differenza del pre-sale, che è la fonte di circa l'80% di tutto il petrolio prodotto in Brasile, i giacimenti del post-sale sono così chiamati perché il petrolio trovato si trova sotto il fondale marino, prima dello strato di sale, cioè a profondità inferiori rispetto al pre-sale.
Bacino di Campos
Come spiegato dalla PPSA, il Bacino di Campos è stata la prima scoperta, con un grande potenziale esplorativo e la sfida di raggiungere acque profonde. La formazione è avvenuta 100 milioni di anni fa, a seguito del processo di separazione dei continenti sudamericano e africano, diventando una sorta di "discarica naturale" formata dai sedimenti rilasciati nell'Oceano Atlantico nel corso del tempo.
L'area si estende per circa 100.000 chilometri quadrati, estendendosi dallo Stato di Espírito Santo, vicino a Vitória, ad Arraial do Cabo, sulla costa settentrionale di Rio de Janeiro.
Fonte: Agência Brasil
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Il board della banca centrale ha approvato la creazione di uno portafoglio sperimentale di asset digitali per un valore di circa un milione di dollari americani. La ČNB ha acquistato nel portafoglio i bitcoin, stablecoin del dollaro americano e altri attivi digitali.
A spingere per l'acquisto delle monete digitali è stato il governatore Aleš Michl. Tra le banche centrali si tratta di un passo considerato ancora insolito. L'obiettivo del progetto è acquisire le conoscenze sulle valute digitali basate sulla tecnologia dei blockchain. “Fra due o tre anni presenteremo una valutazione complessiva del progetto” ha detto Michl.
Fonte e fonte fotografia: cnb.cz
La pressione fiscale ceca è rimasta tra le più basse nell'Unione Europea. Lo indicano i dati dell'Eurostat.
La pressione fiscale – misurata come quota del Pil rappresentata dal gettito delle imposte e dei contributi – è stata nel 2024 in Repubblica Ceca del 35%. Si tratta di un dato di ben cinque punti percentuale al di sotto della media di tutti i Paesi dell'Unione Europea. Il dato ceco ero il sesto più basso nell'UE e ben lontano dal 45% del Pil registrato in Paesi come Danimarca, Belgio e Francia.
La pressione fiscale ha tuttavia registrato nel 2024 un forte rialzo dovuto alle misure di consolidamento. La quota del gettito di tasse e contributi sul Pil ha avuto un incremento tra il 2023 e il 2024 di oltre un punto percentuale. La pressione fiscale tuttavia rimane più bassa rispetto al periodo 2018-2020, quando aveva sfiorato il 36% del Pil.
Fonte e fonte fotografia: ec.europa.eu
Il Ministero delle Finanze e la Banca Centrale Ceca prevedono per il 2025 e il 2026 una crescita dell'economia ceca oltre il due percento. Lo indicano le previsioni aggiornate pubblicate alla fine della scorsa settimana.
La Banca Centrale ha rivisto le sue previsioni di crescita dell'economia ceca al 2,3% per il 2025 e al 2,4% per il 2026. L'inflazione non dovrebbe superare il tre percento con un leggero calo del ritmo dell'incremento dei prezzi nel 2026. Il tasso di cambio della corona ceca nei confronti dell'euro dovrebbe rimanere stabile nei due anni attorno a 24,6 corone ceche per un euro.
Il Ministero delle Finanze prevede una crescita del Pil per quest'anno del 2,4% e del 2,2% per il 2026. Il prossimo anno dovrebbe riprendere la dinamica degli investimenti con un incremento previsto del tre percento. Il ministero prevede anche una forte crescita del montante dei salari con un aumento del 7,1% quest'anno e del 5,9% quello prossimo. I consumi interni quindi rimarranno il motore della crescita ceca anche nel 2026.
Fonte: mfcr.cz
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il litio è un metallo raro, utilizzato come materia prima per l'industria tecnologica. Le batterie ricaricabili per cellulari e notebook vengono prodotte utilizzando il litio e vengono utilizzate anche nella produzione di automobili elettriche.
Secondo lo United States Geological Survey (USGS), le riserve globali di litio nel 2022 ammontavano a circa 26 milioni di tonnellate.
Il Brasile è uno dei paesi che possiede una delle riserve di litio più grandi al mondo ed è in settima posizione nel ranking mondiale. Compete solo con paesi che detengono le riserve maggiori al mondo: Australia, Cile, Cina e Argentina.
Il Servizio Geologico Brasiliano (SGB) afferma che le riserve brasiliane di litio si trovano negli stati di Minas Gerais, Ceará, Rio Grande do Norte, Paraíba, Goiás, Bahia e meno voluminose nel Rio Grande do Sul. Per gli economisti “Il litio rappresenta un’opportunità per rilanciare lo sviluppo del Brasile, non solo nell’ambito della ricerca mineraria e dell’estrazione mineraria, ma lungo tutta la filiera produttiva del metallo, passando per le diverse fasi di lavorazione. Incluso trasformazione in componentistica ed esportazione.
La strutturazione di questa filiera comporta inoltre la realizzazione dell’intera rete parallela di fornitura di materiali e servizi, nonché opportunità di sviluppo scientifico e tecnologico nei diversi settori produttivi”. Oltre alla nascita di nuove PMI dell’area o dei servizi collegati, con incremento delle fonti di reddito e richiesta di manodopera.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana di Santa Catarina)
L’Ambasciata d’Italia a Washington ha recentemente evidenziato la presenza e l’impatto delle aziende italiane negli Stati Uniti.
Secondo i dati diffusi, operano negli U.S.A. oltre 6.000 aziende italiane, con un fatturato complessivo superiore a 140 miliardi di dollari e più di 300.000 dipendenti. Si tratta di un contributo significativo non solo in termini economici, ma anche di creazione di posti di lavoro e di rafforzamento dei legami tra Italia e Stati Uniti.
I principali settori che riflettono l’eccellenza e la diversità del panorama industriale italiano, comprendendo manifattura, energia, aerospazio, biotech, food & beverage.
Dal punto di vista geografico, le aziende italiane sono presenti quasi in tutto il territorio statunitense, con una maggiore concentrazione in alcune aree chiave. Le prime cinque sono: New York (476 aziende), Florida (403), California (220), Texas (203) e New Jersey (168); zone note per il dinamismo economico e l’apertura ai mercati internazionali.
Particolare attenzione merita il Sud-Est degli Stati Uniti, dove la presenza italiana è rilevante e in crescita, con 692 aziende nella regione di cui: 403 in Florida, 131 in North Carolina, 96 in Georgia, 44 in South Carolina, 13 in Alabama e 5 in Mississippi.
Questi numeri mostrano come il Sud-Est degli Stati Uniti si stia consolidando come hub strategico per le aziende italiane, grazie a una crescita economica e demografica favorevole, infrastrutture in espansione e un interesse crescente per i prodotti italiani.
Fonte: Italy in USA
(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce Southeast, Inc.)
Italia e Germania si confermano tra i principali produttori mondiali di abbigliamento. Nel 2024, l’Italia ha registrato un fatturato di 54 miliardi di euro nel solo comparto dell’abbigliamento e 96 miliardi considerando l’intero settore TCLF (tessile, abbigliamento, pelle e calzature), consolidando la sua posizione tra i leader globali. Anche la Germania svolge un ruolo di primo piano, con oltre 24 miliardi di euro di fatturato nel 2024.
Tuttavia, l’industria della moda e del tessile rimane tra le più impattanti sull’ambiente: consuma enormi quantità di acqua, suolo ed energia e genera, nell’UE, 5 milioni di tonnellate di rifiuti tessili ogni anno, pari a 12 kg pro capite. Solo l’1% dei materiali scartati viene oggi riciclato, mentre dal 1996 gli acquisti di indumenti in Europa sono aumentati del 40%.
Per contrastare questa tendenza, la Commissione europea ha lanciato nel 2022 la Strategia dell'UE per prodotti tessili sostenibili e circolari, con l’obiettivo di rendere tutti i prodotti tessili europei durevoli, riciclabili e sicuri entro il 2030, in linea con il Green Deal europeo. Secondo il WWF, la transizione sostenibile del settore si fonda su tre pilastri: efficienza ecologica, innovazione nelle filiere e consumo responsabile.
La moda sostenibile in Italia
In Italia, la sostenibilità è sempre più percepita come un valore aggiunto. Nel 2024 il 74,7% dei consumatori ha dichiarato di essere disposto a spendere di più per capi di qualità e lunga durata. Il mercato della moda sostenibile italiano punta su materiali riciclati, bio-based e tessuti intelligenti, grazie a un tessile che combina tradizione, qualità e innovazione. Le imprese investono in digitalizzazione, tracciabilità e certificazioni ambientali, elementi chiave per competere sui mercati premium, come quello tedesco.
La moda sostenibile in Germania
Il settore tessile tedesco è tra i più avanzati d’Europa per ricerca e innovazione sostenibile: nel 2025 gli acquisti di capi di seconda mano hanno toccato il 48% in questo paese. Il governo tedesco sostiene attivamente progetti come ECOSYSTEX (European Community of Practice for a Sustainable Textile Ecosystem), volto a favorire la collaborazione nel tessile circolare. Le principali sfide restano i costi elevati e la carenza di competenze specialistiche, rendendo cruciali strategie coordinate, filiere responsabili e formazione mirata.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)