Venerdì 21 Novembre 2025
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Nel 2025 entra nel vivo l’attuazione del Piano Strategico della PAC 2023–2027 della Polonia. Parliamo di un piano ambizioso, che unisce pagamenti diretti, sviluppo rurale e interventi settoriali, in linea con le priorità ambientali e digitali europee. L’agricoltura polacca è oggi al centro di una trasformazione strategica, e le misure che si stanno attuando in questi mesi avranno un impatto tangibile sul mercato europeo e sulle dinamiche di filiera.
Vediamo cosa sta succedendo in concreto.
Un'agricoltura in piena transizione
Nel 2025, il settore agricolo polacco è ancora fortemente caratterizzato da aziende medio-piccole: sono oltre 1,4 milioni le aziende registrate, con una superficie agricola pari al 52% del territorio nazionale. Ben 15 milioni di cittadini vivono in aree rurali, a testimonianza del peso sociale di questo comparto.
Le produzioni principali – cereali, lattiero-caseario, carne suina, pollame e ortofrutta – sono oggi sostenute da misure economiche e ambientali sempre più selettive.
Pagamenti diretti e sostegni attivi nel 2025
Il 2025 è un anno chiave per i pagamenti redistributivi e le misure per i piccoli agricoltori:
Eco-schemi e pratiche ambientali: il 2025 è l’anno della messa a terra
Nel 2025, la quota del 25% dei pagamenti diretti è riservata agli eco-schemi, cioè pratiche agricole volontarie a beneficio dell’ambiente. Sono attualmente attive le seguenti misure:
L’obiettivo è chiaro: aumentare la qualità ambientale dei suoli, ridurre l’impatto climatico delle pratiche intensive e raddoppiare la superficie biologica entro il 2030.
Energia rinnovabile e investimenti verdi: la spinta 2025
Sul fronte energetico, il Piano prevede nel 2025:
Questi investimenti sono co-finanziati dallo sviluppo rurale e attraggono già numerosi fornitori europei.
Benessere animale: fondi attivi e focus sul suino
Con un fondo complessivo di 1,3 miliardi di euro, il piano promuove nel 2025 pratiche migliorative per il benessere animale. Le misure includono:
Innovazione e formazione: il ruolo di AKIS nel 2025
La Polonia ha puntato molto anche sull'innovazione agricola:
Il sistema AKIS (Agricultural Knowledge and Innovation System) è in pieno sviluppo e sta formando oltre 127.000 operatori, di cui 25.000 specificamente su pratiche ambientali e climatiche.
La digitalizzazione delle aree rurali è un altro obiettivo concreto: l’obiettivo è la copertura al 100% con almeno 100 Mbps entro il 2027.
Cosa significa tutto questo per le aziende italiane?
La modernizzazione dell’agricoltura polacca avrà inevitabili ripercussioni anche sulle imprese italiane, sia in termini di competizione che di opportunità. Ecco alcune riflessioni operative:
1. Competizione più aggressiva sui mercati UE
Il sostegno mirato alle piccole aziende polacche potrebbe consolidare l’offerta nei settori cerealicolo, lattiero e suinicolo, aumentando la concorrenza diretta in Europa, specie sui mercati dell’Est e del Nord Europa.
Le aziende italiane dovranno puntare su differenziazione, certificazioni di origine e qualità, rafforzando la narrazione del valore territoriale dei propri prodotti.
2. Opportunità per chi fornisce tecnologia e consulenza
Tutti gli investimenti attualmente attivi in Polonia aprono spazi per fornitori italiani di:
3. Collaborazioni transfrontaliere
La formazione finanziata tramite AKIS offre possibilità di partnership accademiche, consulenziali e progettuali per enti italiani (università, enti di formazione, studi agronomici, startup).
4. Imprese agri-food italiane con presenza estera
Per chi ha già canali in Polonia o nei Paesi Visegrad, il 2025 rappresenta un anno chiave per cogliere bandi, entrare in reti locali o posizionare nuove soluzioni ad alto valore aggiunto.
In sintesi
La Polonia sta attuando un piano agricolo strutturato, orientato a sostenibilità, energia pulita, benessere animale e rafforzamento delle piccole aziende.
Il 2025 è l’anno in cui molte misure chiave sono diventate operative, e l’effetto sulla filiera agroalimentare europea è già evidente.
Le aziende italiane possono scegliere se subire questa trasformazione o coglierne le opportunità, affermandosi come fornitori, partner o pionieri nel nuovo ecosistema agricolo europeo.
Fonte: Report redatto da European Commission ed elaborato dalla Camera di Commercio e Industria Italiana in Polonia
Il mercato australiano della cosmetica e della cura personale rappresenta un’opportunità in crescita per le imprese italiane, grazie all’interesse dei consumatori per prodotti naturali, di alta qualità e dal forte contenuto estetico. Tuttavia, per accedere a questo mercato, è fondamentale comprendere e rispettare la normativa locale in materia di ingredienti, registrazione e commercializzazione.
In Australia, i prodotti cosmetici sono regolati principalmente dall’Australian Industrial Chemicals Introduction Scheme (AICIS), che ha sostituito il precedente sistema NICNAS nel 2020. Tutte le aziende che intendono esportare o introdurre in Australia sostanze chimiche -comprese quelle contenute nei cosmetici - devono registrarsi presso l’AICIS, anche se operano tramite distributori locali. L’introduzione di una nuova sostanza (non già presente nell’inventario AICIS) può richiedere una notifica dettagliata, con valutazione del rischio ambientale e sanitario.
È fondamentale verificare che ogni ingrediente sia conforme ai requisiti previsti, evitando sostanze vietate o soggette a restrizioni. Tra queste rientrano, ad esempio, alcuni conservanti, coloranti e filtri UV non autorizzati. I cosmetici contenenti ingredienti con funzioni terapeutiche possono ricadere nella categoria dei “therapeutic goods” e quindi essere soggetti alla regolamentazione della Therapeutic Goods Administration (TGA).
Anche l’etichettatura segue criteri stringenti: deve essere in inglese, includere l’elenco completo degli ingredienti secondo la nomenclatura INCI, il paese di origine, le avvertenze previste per legge e i dati di contatto dell’importatore o responsabile locale. L’assenza di una corretta etichettatura può comportare il blocco delle merci in dogana o il ritiro dal mercato.
Sul fronte commerciale, la distribuzione dei cosmetici in Australia avviene prevalentemente attraverso canali retail (catene come Chemist Warehouse, Priceline, Mecca e David Jones), farmacie, e-commerce e saloni specializzati. Per i brand italiani, è strategico individuare partner locali affidabili, con esperienza nel settore e familiarità con la normativa vigente. L’ingresso nel canale farmacia richiede spesso standard elevati in termini di qualità, test di efficacia e posizionamento, mentre il canale online può rappresentare una via d’accesso più agile, soprattutto nelle fasi iniziali.
La domanda australiana premia i cosmetici naturali, cruelty-free, vegan, sostenibili, e con formulazioni trasparenti. In questo contesto, i brand italiani possono distinguersi valorizzando la filiera, la sicurezza delle formulazioni e l’heritage del Made in Italy. Anche lo storytelling gioca un ruolo centrale nel costruire fiducia e visibilità sul mercato.
Per avere successo, è essenziale adottare un approccio compliance-first, investendo in consulenze regolatorie, registrazioni tempestive e una comunicazione chiara e coerente. Solo così si possono evitare ritardi o criticità doganali e cogliere appieno le opportunità di un mercato dinamico e attento alla qualità.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Lo indica l'Ufficio di Statistica Ceco.
Rispetto a un anno fa il tasso dell'utile lordo delle aziende non finanziarie ceche è diminuito di 1,5 punti percentuale a 43,6%. Il tasso rimane comunque superiore alla media UE anche a causa di una forte componente industriale nell'economia ceca. La spesa per il personale delle aziende è cresciuta in un anno di oltre l'otto percento. Il tasso d'investimento è rimasto stabile a circa il 26%.
Ha registrato un lieve aumento il reddito delle famiglie. La loro spesa è cresciuta in un anno di circa il tre percento e ha trainato il Pil ceco in aumento nel secondo trimestre del 2,6%.
Fonte: csu.gov.cz
Il governo ceco ha trovato nel bilancio per il prossimo anno approvato martedì risorse extra per trasporti, università ed edilizia popolare. Lo ha comunicato il Ministero delle Finanze.
Rispetto alla prima bozza il Ministero delle Finanze ha trovato 28 miliardi di corone di entrate extra, che andranno a coprire le spese maggiorate. Il deficit quindi dovrebbe restare a 286 miliardi di corone. Il Ministero dei Trasporti riceverà rispetto alla prima bozza 22 miliardi di corone in più. Il bilancio sarà comunque minore di 11 miliardi di corone rispetto a quest'anno. Circa cinque miliardi di corone in più andranno al Ministero dell'Istruzione soprattutto per spese legate alle università. Altri due miliardi di corone in più sono previsti per il social housing.
Il destino del bilancio per il 2026 è legato alle elezioni legislative di questa settimana. Le opposizioni hanno già fatto sapere di voler rivedere la proposta, qualora avessero la maggioranza parlamentare. Modifiche non sono state escluse neppure dallo stato ministro delle finanze Zbyněk Stanjura.
Fonte: mfcr.cz
Con la decisione della scorsa settimana alla Repubblica Ceca vengono versati 1,57 miliardi di euro di fondi e 40 milioni di euro di crediti agevolati. Come in altri casi il versamento è stato vincolato al raggiungimento di obiettivi di riforme e di opere segnalati nel piano nazionale delle riforme riguardanti le energie rinnovabili e la sanità.
La Repubblica Ceca dovrebbe ottenere dal programma 8,4 miliardi di finanziamenti a pioggia e 448 milioni di euro di crediti agevolati. “Con il pagamento di oggi la quota dei fondi ottenuti sale al 67% con oltre la metà degli obiettivi e dei target stabiliti per la Cechia raggiunti” ha indicato venerdì la Commissione.
Fonte e fonte fotografia: ec.europa.eu
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il nord della provincia di Santa Fe si prepara a un nuovo capitolo di sviluppo industriale e agricolo: a Tostado sarà installata la sgranatrice di cotone più grande del Paese, grazie a un investimento di 20 milioni di dollari da parte di Economart SA, società del Grupo Duhau. L’impianto entrerà in funzione tra marzo e aprile 2026.
Il progetto è stato definitivamente sbloccato grazie agli accordi raggiunti tra l’azienda, il governo provinciale e l’EPE in materia di infrastruttura energetica.
La struttura avrà una capacità senza precedenti, compresa tra 75.000 e 100.000 tonnellate di cotone grezzo per campagna, equivalenti a circa 40.000 ettari coltivati, con metà della produzione destinata all’autoconsumo e l’altra metà messa a disposizione di terzi.
Si tratta di un progetto con forte contenuto innovativo: l’impianto utilizzerà una sgranatrice nuova, la prima ad arrivare in Argentina negli ultimi 28 anni, in un settore dove finora erano stati importati soltanto macchinari usati. La macchina è prodotta in India sotto licenza internazionale e la sua installazione sarà seguita da un’èquipe di ingegneri della casa produttrice. Sono già arrivati 17 container con le attrezzature e, complessivamente, ne sono previsti circa 100, a conferma della portata dell’opera.
L’iniziativa punta a stimolare la nascita di un polo cotoniero nel nord santafesino, riducendo i costi logistici e creando nuove opportunità di crescita per i produttori locali in un contesto globale in trasformazione. Il progetto avrà inoltre un impatto occupazionale significativo: si stimano 70 posti di lavoro diretti e circa 300 complessivi, con benefici anche per il commercio e l’economia della regione.
Rosario entra ufficialmente nella mappa dei grandi marchi internazionali con l’arrivo di Calvin Klein, tra i brand di lusso accessibile più riconosciuti al mondo. Calvin Klein approda all’Alto Rosario Shopping con un nuovo store esclusivo, segnando un ulteriore passo del marchio nella sua espansione in Argentina e consolidando la presenza del fashion internazionale nella città.
La nuova apertura porterà a Rosario le principali linee della griffe - Calvin Klein, Calvin Klein Jeans e Calvin Klein Underwear - insieme a una selezione di accessori e calzature. In questo modo, i consumatori locali potranno accedere a un’offerta allineata agli standard globali del marchio, che ha rivoluzionato il mondo della moda imponendo uno stile minimalista e contemporaneo.
L’iniziativa si inserisce nel piano di crescita nazionale promosso da American Apparel Argentina SA, società con sede a Rosario e licenziataria di Calvin Klein e Tommy Hilfiger nel Paese. La scelta di puntare su Rosario sottolinea l’importanza della città come hub commerciale e centro di attrazione per marchi internazionali, in un contesto di crescente apertura del mercato argentino alla moda e al retail globale.
Con questa presenza, Rosario rafforza ulteriormente il proprio ruolo di punto di riferimento per lo sviluppo di nuove opportunità imprenditoriali e per la diffusione di brand che hanno segnato la storia del costume e continuano a dettare tendenze a livello mondiale.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Lo stato di Goiás si conferma una delle locomotive economiche del Brasile nel commercio estero. Nei primi otto mesi del 2025, le esportazioni hanno raggiunto i 9 miliardi di dollari, a fronte di importazioni pari a 3,5 miliardi, generando un saldo positivo di 5,5 miliardi. Il risultato rappresenta una crescita dell’8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e colloca Goiás come ottavo stato esportatore del Paese, mentre sul fronte delle importazioni occupa l’undicesima posizione. Anche il mese di agosto ha contribuito a consolidare il trend, con esportazioni di 1 miliardo di dollari e importazioni di 405 milioni, per un avanzo mensile di 637 milioni e un incremento del 48,8% rispetto al 2024.
Il motore di questa performance è senza dubbio il complesso della soia, che da solo rappresenta oltre la metà del valore totale esportato, con una quota del 54,42%. A seguire si collocano le carni, con il 18,15%, le ferrolighe (6,17%), lo zucchero (4,27%) e il mais (4,24%). Il peso di questi settori rivela la vocazione agroindustriale dello stato e la centralità del comparto agricolo nel modello di sviluppo regionale.
Sul piano territoriale, la concentrazione delle esportazioni è evidente: il municipio di Rio Verde si conferma il principale protagonista, responsabile da solo del 27,59% dell’export goiano. Subito dopo si distinguono Jataí, Mozarlândia, Palmeiras de Goiás e Alto Horizonte. Anche per quanto riguarda le importazioni, i flussi sono concentrati soprattutto ad Anápolis, che da solo gestisce quasi il 40% del totale.
La Cina emerge come il partner commerciale più rilevante, assorbendo quasi la metà delle esportazioni di Goiás, pari al 48,51%. Non solo: Pechino si colloca anche al primo posto tra i fornitori dello stato, con il 23,39% delle importazioni, a conferma di una relazione commerciale che funziona come doppio binario, ma che comporta anche inevitabili elementi di dipendenza.
Dietro i numeri si intravedono alcune questioni strategiche. Da un lato, il superavit mette in luce l’efficienza della catena produttiva e logistica di Goiás e la sua capacità di inserirsi con forza nel commercio globale. Dall’altro, la forte esposizione alle commodity, pur garantendo oggi entrate significative, lascia lo stato vulnerabile alle oscillazioni dei prezzi internazionali e ai cambiamenti della domanda mondiale. Inoltre, la concentrazione dell’export in pochi municipi rivela una distribuzione diseguale dei benefici, sottolineando la necessità di infrastrutture più capillari, politiche di credito e sostegno a nuovi distretti produttivi per ampliare la base esportatrice.
Le autorità locali, attraverso la Segreteria di Industria, Commercio e Servizi (SIC), hanno già dichiarato l’intenzione di rafforzare la presenza internazionale dei prodotti goiani e di aprire nuovi mercati. Per riuscirci sarà necessario un piano che includa accordi bilaterali, maggiore partecipazione a fiere globali, certificazioni che facilitino l’accesso a mercati esigenti e investimenti esteri mirati alla trasformazione industriale.
Il superavit di 5,5 miliardi di dollari ottenuto da gennaio ad agosto 2025 conferma dunque la solidità del modello agricolo e agroindustriale dello stato, ma al tempo stesso solleva interrogativi sulla sua sostenibilità nel lungo periodo. Goiás ha l’opportunità di trasformare questa fase positiva in una base per un salto di qualità, puntando alla diversificazione e a una maggiore integrazione internazionale, in modo da consolidare il proprio ruolo non solo come esportatore di materie prime, ma come protagonista dinamico del commercio globale latinoamericano.
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
Rosario si appresta a compiere un passo storico nella sua connettività internazionale: la città disporrà per la prima volta di un volo diretto verso Madrid, grazie alla compagnia spagnola World2Fly. Secondo l’annuncio ufficiale, la nuova rotta sarà operata con Airbus A350 e offrirà più frequenze settimanali, inizialmente previste nei giorni di martedì e giovedì.
L’avvio dei voli è programmato per ottobre 2026, mentre la vendita dei biglietti inizierà il 1° dicembre 2025, attraverso il sito ufficiale della compagnia e i canali abituali.
Il governo nazionale ha autorizzato la rotta, che rappresenterà il primo collegamento diretto fra Rosario e l’Europa. Gli orari indicati prevedono partenze da Madrid a mezzogiorno, con arrivo nel capoluogo argentino in orario locale, e voli di rientro in serata da Rosario, con arrivo a Madrid nelle prime ore del giorno successivo.
Nel contesto della Fiera Internazionale del Turismo (FIT), le autorità locali e nazionali stringeranno accordi e colloqui con rappresentanti di World2Fly, Air Europa e JetSmart per consolidare questa nuova offerta di trasporti. L’orizzonte per il 2026 prevede che Rosario possa raggiungere circa 50 voli settimanali verso sette destinazioni internazionali, tra cui Cabo Frío, Florianópolis, Río de Janeiro, San Pablo, Lima, Panamá e Maceió.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Nel contesto della transizione verde e digitale, l’Unione Europea attribuisce crescente importanza ai minerali critici, quali litio, cobalto, nichel e terre rare. Questi elementi sono indispensabili per la realizzazione di batterie, tecnologie pulite, aerospazio e difesa. L’Australia emerge come fornitore chiave grazie all’abbondanza di risorse minerarie affidabili e a un quadro regolatorio solido che privilegia la sostenibilità ambientale e sociale.
L’accordo firmato il 28 maggio 2024 tra l’UE e l’Australia stabilisce una partnership volta a garantire catene del valore sicure, stabili, etiche e sostenibili che coprono l’intero ciclo dei minerali critici: dall’esplorazione all’estrazione, dalla trasformazione alla raffinazione, fino al riciclo e alla gestione dei rifiuti estrattivi. Secondo la normativa UE nota come Critical Raw Materials Act, entrata in vigore nel maggio 2024, l’Unione intende ridurre la dipendenza da fornitori terzi e diversificare le importazioni, garantendo che nessun paese terzo copra più del 65% del fabbisogno europeo per ciascun minerale strategico. Tale azione rafforza l’interesse verso l’Australia come partner capace di contribuire a questa diversificazione e migliorare la resilienza delle forniture.
L’Australia non solo possiede depositi significativi di minerali critici, ma sta anche sviluppando infrastrutture per la raffinazione e la trasformazione interna, favorendo incentivi fiscali per attività di processing e refining al fine di trattenere maggior valore sul territorio nazionale e ridurre la vulnerabilità delle catene globali dell’offerta. Il Critical Minerals Production Tax Incentive (CMPTI), introdotto nel 2024, offre un credito d’imposta rimborsabile del 10% sui costi eleggibili di trasformazione e raffinazione di minerali critici, valido dal 1° luglio 2027 al 30 giugno 2040.
Per le imprese italiane, la partnership UE‑Australia nei minerali critici apre prospettive significative in diversi segmenti strategici della filiera. In primo luogo, la raffinazione dei minerali importati dall’Australia rappresenta un’opportunità concreta per le aziende italiane specializzate in processi ad alta precisione e in tecnologie capaci di garantire materiali di elevata purezza, conformi ai requisiti rigorosi del Critical Raw Materials Act e agli standard ESG imposti dall’Unione Europea. Inoltre, vi è un ampio spazio di intervento nella fornitura di componentistica ad alto contenuto tecnologico, come batterie avanzate, magneti permanenti e dispositivi elettronici, nei quali l’affidabilità e la tracciabilità dei materiali sono essenziali.
Parallelamente, le imprese italiane possono apportare il loro know-how nei settori della tecnologia estrattiva e dei sistemi di trasformazione mineraria, offrendo macchinari, software di gestione, soluzioni di automazione e competenze specialistiche per l’esplorazione, l’estrazione e il trattamento dei minerali secondo criteri di basso impatto ambientale e di rispetto delle comunità locali. L’adozione di standard ambientali e sociali elevati, insieme a procedure di supply chain trasparenti e certificabili, non solo consente di accedere ai mercati europei, ma posiziona le aziende italiane come partner preferenziali per iniziative industriali e progetti congiunti tra UE e Australia.
In conclusione, la cooperazione strategica tra Australia e Unione Europea nel settore dei minerali critici non costituisce esclusivamente uno strumento per garantire la sicurezza delle forniture, ma si configura come un’opportunità di sviluppo industriale per l’Italia. La combinazione di know-how tecnologico, capacità di gestione sostenibile della filiera e partecipazione a partnership di ricerca e investimento crea un terreno fertile per la crescita di imprese italiane ad alto valore aggiunto, rafforzando la loro competitività internazionale e contribuendo allo sviluppo di filiere minerarie globali più sicure, etiche e sostenibili.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Il governo slovacco ha approvato la proposta di emendamento alla legge bancaria, elaborata dal Ministero delle Finanze, che recepisce la direttiva europea CRD VI (Capital Requirements Directive VI) e gli standard internazionali di Basilea III. L’obiettivo è rafforzare la resilienza del sistema bancario, armonizzare il quadro normativo con quello dell’UE e aumentare la protezione della stabilità finanziaria. Secondo il Ministero, le nuove regole si concentrano in particolare su quattro aree: poteri di vigilanza, regime sanzionatorio, filiali di Paesi terzi e integrazione dei rischi ambientali e sociali nei processi di governance bancaria.
La CRD VI introduce infatti:
• Poteri di vigilanza rafforzati per le autorità nazionali (in Slovacchia, la Národná banka Slovenska), che avranno più strumenti per monitorare le banche e intervenire in caso di rischi o violazioni.
• Un regime sanzionatorio più severo e armonizzato a livello europeo, per assicurare un’applicazione uniforme delle regole.
• Nuove regole per le filiali di istituzioni extra-UE, che dovranno rispettare requisiti patrimoniali e di governance più stringenti.
• L’obbligo di integrare i rischi ESG (ambientali, sociali e di governance) nei sistemi di gestione del rischio e nei processi di vigilanza, con un’attenzione particolare ai rischi legati al cambiamento climatico.
Parallelamente, il recepimento di Basilea III porta importanti novità sui requisiti patrimoniali:
• l’introduzione dell’“output floor”, che stabilisce un livello minimo di capitale basato sui modelli standardizzati (72,5% del requisito complessivo);
• un rafforzamento della copertura dei rischi di mercato e di credito;
• nuove regole su grandi esposizioni e sui rischi operativi.
Il pacchetto legislativo include anche modifiche ad altre normative in materia di crisi bancarie, con l’obiettivo di colmare le lacune del quadro regolamentare e garantire maggiore stabilità e resilienza alle istituzioni finanziarie che operano sul mercato slovacco.
L’economia slovacca dovrebbe crescere quest’anno solo dello 0,8%, l’anno prossimo rallenterà ulteriormente allo 0,5%. Lo prevede la Národná banka Slovenska (NBS) nell’attuale previsione autunnale presentata giovedì dal suo governatore Peter Kažimír. Nella precedente previsione di giugno, la banca centrale prevedeva ancora una crescita economica dell’1,2% e dell’1,6%. I motivi del rallentamento dell’economia sono secondo Kažimír due: il cattivo contesto esterno e la necessaria consolidazione delle finanze pubbliche.
«Non abbiamo nessuna buona notizia. Stimiamo che la crescita economica quest’anno si muoverà a un livello sotto l’uno per cento. Se vi ricordate delle nostre previsioni precedenti, per quest’anno avevamo addirittura contato in passato con una crescita tre volte più grande, intorno al 3%, il risultato sarà probabilmente da qualche parte sotto l’1%. L’anno prossimo sarà probabilmente ancora peggio, prevediamo che la crescita economica raggiungerà un livello intorno al mezzo per cento», ha spiegato Kažimír.
Le aspettative nell’area dell’inflazione sono secondo lui miste. Quest’anno dovrebbe raggiungere il 4,2% e l’anno prossimo rallentare al 3,6%. Da un lato dovrebbe esserci un calo dell’inflazione, quando finirà l’effetto dell’aumento dell’imposta sul valore aggiunto (IVA). Verso l’alto invece influenzeranno i prezzi dell’energia e la cessazione del programma di sussidi nella sua piena entità. «L’inflazione potrebbe essere da qualche parte a un livello tra il 3 e il 4%, ma più bassa rispetto a quest’anno. A causa di questi numeri della crescita dell’inflazione prevediamo che la crescita dei salari reali sarà da qualche parte intorno a zero o leggermente in zona positiva», ha annunciato il governatore.
Un andamento peggiore si aspetta la NBS anche sul mercato del lavoro, che secondo lui si è caratterizzato a lungo per una grande resilienza ed è stato un affidabile sostegno dell’economia slovacca. La banca centrale attualmente prevede che nel periodo di previsione la Slovacchia perderà circa 30.000 posti di lavoro. Kažimír ha avvertito che «…viviamo in un periodo di guerre commerciali, guerre reali, enorme tensione geopolitica, tensione politica in Europa, nel mondo, ma anche da noi a casa. E tutto questo va contro gli interessi di qualsiasi economia al mondo». In questa situazione arrivano in Slovacchia anche misure di risanamento delle finanze pubbliche. Il governatore ha sottolineato che le nuove tasse ed i tagli erano inevitabili. «Ma nelle condizioni in cui attualmente avviene il consolidamento fiscale, l’impatto sull’economia è in sostanza doppio. Perciò una crescita economica così debole, anemica, forse porterà problemi sul mercato del lavoro, e quindi una minore crescita dei salari reali».
Il settore automobilistico in Slovacchia occidentale è nuovamente sotto pressione: il fornitore globale Hella ha annunciato l’avvio di riduzioni di personale, in parte a causa del calo della domanda da parte di Tesla. Lo riporta Hospodárske Noviny, sottolineando la vulnerabilità di quello che rappresenta il settore trainante dell’economia slovacca. Hella gestisce tre stabilimenti in Slovacchia – a Trenčín, Bánovce nad Bebravou e Kočovce – con oltre 3.200 dipendenti. Un tempo simbolo di crescita nella regione, la società sta ora ridimensionando le proprie attività: i sindacati hanno confermato che la direzione ha avviato colloqui sui licenziamenti.
Secondo indiscrezioni, potrebbero sparire alcune centinaia di posti, soprattutto tra il personale non direttamente legato alla produzione, come magazzinieri, tecnici e addetti amministrativi. I tagli saranno graduali: mantenendo il numero dei licenziamenti mensili sotto le 30 unità, l’azienda evita di attivare la procedura prevista per i licenziamenti collettivi, che comporterebbe ulteriori obblighi di consultazione con autorità e sindacati. I primi esuberi sono attesi a Bánovce, dove si producono fanali posteriori per Mercedes, Tesla e altri marchi globali. A seguire potrebbe toccare a Kočovce, mentre Trenčín – che ha recentemente acquisito un nuovo progetto nel settore delle plastiche – sembra per ora meno esposto.
Le difficoltà di Hella rispecchiano le pressioni più ampie sull’industria automobilistica slovacca: altri fornitori come Schaeffler e ZKW hanno già annunciato tagli significativi, mentre stabilimenti a Komárno e Detva hanno chiuso del tutto. Il comparto è stato colpito da alti costi energetici, tariffe e, soprattutto, dalla domanda debole di nuove auto. Solo pochi anni fa, Hella celebrava un contratto importante per fornire sistemi di illuminazione alla gigafactory Tesla di Berlino, con produzione destinata anche al Messico e alla Cina. Tuttavia, le quantità prodotte risultano oggi pari a circa la metà di quelle inizialmente previste. Tesla stessa affronta un calo delle vendite e la crescente concorrenza di produttori cinesi come BYD, che di recente ha superato la società di Elon Musk diventando il primo produttore mondiale di auto elettriche. A ciò si aggiungono i ritardi nei nuovi lanci di prodotto e i risultati inferiori alle attese del Cybertruck.
I dati di vendita in Europa confermano il trend negativo: secondo Reuters, ad agosto Tesla ha registrato cali a doppia cifra in diversi mercati rispetto allo stesso mese del 2023, con un crollo di quasi il 50% in Francia e di oltre l’80% in Svezia, a fronte di un mercato complessivamente stabile. Solo in Spagna le vendite sono cresciute, ma restando nettamente inferiori a quelle di BYD. Mercedes, altro cliente chiave di Hella, sta a sua volta rivedendo le proprie strategie sull’elettrico, aumentando le incertezze per i fornitori slovacchi.
Il mercato immobiliare slovacco ha registrato in agosto un nuovo record: il barometro dei prezzi degli appartamenti ha raggiunto i 3212 euro/m², con un incremento del 4,6% rispetto a giugno e del 15,2% su base annua, secondo i dati della Realitná únia SR. A trainare l’aumento sono soprattutto gli appartamenti più datati, che nell’ultimo anno hanno visto rincari maggiori rispetto alle nuove unità. Gli esperti spiegano che la causa principale del caro-casa è la scarsa offerta, legata a un rallentamento dell’edilizia residenziale. Nel secondo trimestre del 2025 sono stati completati solo 3717 appartamenti, il dato più basso per un secondo trimestre dal 2017, con un calo del 14,8% rispetto all’anno precedente. Anche l’avvio di nuovi cantieri è sceso ai minimi degli ultimi cinque anni (-12,5% annuo).
Secondo la Banca nazionale slovacca (NBS), i prezzi delle abitazioni nel secondo trimestre sono aumentati del 2,9% rispetto al trimestre precedente e del 12,8% rispetto al 2024, con una media di 3113 euro/m². Gli analisti prevedono che i prezzi continueranno a salire in autunno, periodo tradizionalmente forte per le compravendite, complice anche la discesa dei tassi d’interesse, con le banche commerciali che offrono mutui a tre anni di fissazione vicino al 3%. Un possibile sollievo potrebbe arrivare dall’Agenzia per l’edilizia abitativa a canone calmierato, che annuncia piani per migliaia di nuove unità in tutto il Paese: circa 5400 a Košice, 2200 a Valaliky e 300 a Nitra, oltre a progetti in preparazione a Bratislava, Banská Bystrica e Žilina.
Il terzo pacchetto di misure di consolidamento fiscale del governo di Robert Fico (Smer) introdurrà dal prossimo anno un aumento significativo dei contributi obbligatori per i lavoratori autonomi (živnostníci). Il minimale per il calcolo dei contributi sociali passerà dall’attuale 50% al 60% del salario medio, mentre l’aliquota dei contributi sanitari salirà dal 15% al 16% della base imponibile. In termini pratici, dal 2026 i lavoratori autonomi dovranno versare almeno 303,11 euro al mese di contributi sociali e 121,92 euro di contributi sanitari, pari a circa 969 euro in più all’anno rispetto al 2025.
Secondo gli esperti, l’aumento del carico contributivo potrebbe spingere parte degli autonomi a chiudere la propria attività e a trasformarla in una società a responsabilità limitata (s.r.o.), più vantaggiosa sotto il profilo fiscale. Andrea Tomečková, cofondatrice della società di consulenza fiscale Easy Start Tax, ha calcolato l’impatto delle nuove misure sul reddito netto di autonomi e proprietari di s.r.o. a diversi livelli di reddito lordo, confrontandoli anche con i salari dei dipendenti.
Attualmente, i lavoratori autonomi possono dedurre dal reddito il 60% come spese forfettarie (fino a un massimo di 20.000 euro annui). Dopo questa deduzione, devono comunque versare contributi sociali e sanitari per un importo minimo di 425,03 euro al mese.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca)
Secondo il rapporto "Housing in Figures", pubblicato lo scorso 24 settembre dall'Osservatorio dell'Edilizia Abitativa e Statec, il mercato immobiliare lussemburghese ha registrato una forte ripresa nel secondo trimestre del 2025, ripresa che sarebbe occorsa a seguito della proroga al 30 giugno 2025 della scadenza delle misure fiscali, secondo quanto riportato dal Ministero dell'Edilizia Abitativa e della Pianificazione Territoriale.
Questa impennata di attività ha avuto ripercussioni sia sulle transazioni che sui prezzi. Gli autori del rapporto osservano che "l'attività del mercato immobiliare è aumentata in modo molto significativo", mentre i prezzi delle case stanno registrando un aumento annuo prossimo al loro trend di lungo termine.
Tra il secondo trimestre del 2024 e il secondo trimestre del 2025, i prezzi di vendita delle abitazioni in Lussemburgo – case e appartamenti insieme – sono aumentati del 4,5%. Nel secondo trimestre del 2025, le vendite di appartamenti già costruiti e rivenduti sul mercato secondario sono aumentate del 72,9% rispetto al secondo trimestre del 2024. Questa tipologia di transazione riguarda quindi abitazioni non nuove.
Tra il secondo trimestre del 2024 e il secondo trimestre del 2025, le vendite di case unifamiliari già costruite e rivendute sul mercato secondario sono aumentate del 93,7%., transazioni che riguardano quindi abitazioni non nuove, a differenza dei progetti venduti su carta. Il Ministero dell'Edilizia Abitativa specifica che questo volume supera significativamente i livelli medi osservati tra il 2017 e il 2021, periodo di riferimento precedente la recente crisi immobiliare.
Il mercato degli appartamenti in costruzione è cresciuto del 126% tra il secondo trimestre del 2024 e il secondo trimestre del 2025. Tuttavia, lo studio Statec specifica che "il numero di transazioni rimane inferiore alla metà della media degli anni precedenti la crisi", riflettendo un rallentamento strutturale del numero di nuove costruzioni rispetto a quelle esistenti.
Questo record conferma la rinnovata forza del mercato secondario. Il valore cumulativo di tutte le compravendite di appartamenti in Lussemburgo ha raggiunto circa 1,26 miliardi di euro, cifra che include sia le compravendite di appartamenti esistenti che quelle di appartamenti in costruzione. Secondo il Ministero dell'Edilizia Abitativa, ciò rappresenta un aumento dell'85,5% rispetto al secondo trimestre del 2024, a dimostrazione dell'entità della rinnovata attività osservata sul mercato.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Lussemburghese a.s.b.l)
La banca centrale svedese (Sveriges Riksbank) ha come obiettivo mantenere l’inflazione, ovvero l’aumento del livello generale dei prezzi, intorno al 2%: un’inflazione stabile ha benefici sulle condizioni della crescita economica di un paese in quanto facilita la pianificazione a lungo termine degli attori economici.
Uno degli strumenti utilizzati per raggiungere il target del 2% è l’aumento o il ribasso del tasso di interesse ufficiale. Infatti, ad un aumento del tasso di interesse ufficiale corrisponde un aumento del tasso di prestito delle banche e ciò comporta una propensione più bassa ad investire e al consumo: questa pratica è messa in atto quando la Riksbank ritiene di dover contrastare future pressioni inflazionistiche verso l’alto.
Ad una riduzione del tasso di interesse ufficiale, invece, corrisponde un ribasso del tasso di prestito delle banche che porta ad un orientamento più incline all’investimento e al consumo: questa pratica è usata come stimolo per la crescita dell’economia durante una recessione.
In generale, è impossibile avere una politica monetaria che mantenga sempre l’inflazione esattamente al 2%, in quanto si verificano in continuazione cambiamenti nell’economia (sia domestica che internazionale) che di conseguenza possono avere effetti diversi sull’inflazione. Inoltre, è difficile stabilire in quanto tempo la Riksbank riesca a riportare l’inflazione al 2% in caso di deviazione, ma l’importante è mantenere fiducia nel raggiungimento del target.
A giugno 2025, la Riksbank ha deciso di ridurre il tasso d’interesse ufficiale del 0.25%, portandolo al 2% (per comparare, a giugno 2024 il tasso d’interesse era al 3.75%).
Nei documenti ufficiali che ha pubblicato, la Riksbank fornisce diverse motivazioni per giustificare la decisione di ridurre il tasso di interesse. Prima di tutto, l’annuncio dell’imposizione di tariffe sulle importazioni da parte degli Stati Uniti crea incertezza economica e si prevede che la crescita all’estero venga rallentata nel breve termine. Ancora, l’incertezza economica è aumentata dai conflitti internazionali, quali la guerra in Ucraina e in Medio Oriente, che hanno portato alla formulazione di piani concreti per investire nella difesa.
Nonostante, i salari reali siano in aumento, la ripresa dell’economia domestica svedese si è indebolita rispetto alle previsioni dei periodi precedenti e il tasso di disoccupazione rimane alto. Inoltre, l’inflazione è diminuita rispetto all’inizio dell’anno, periodo in cui invece aveva dimostrato una crescita; ma rimane in linea con le previsioni di marzo.
Infine, l’andamento generale dell’economia svedese è previsto continuare nella stessa direzione perciò la Riksbank prevede la possibilità di un ulteriore riduzione del tasso d’interesse ufficiale quest’anno.
Infatti, a settembre 2025 la Riksbank ha deciso di ridurre il tasso d'interesse ufficiale ulteriormente del 0.25%, portandolo a 1.75%. Le ragioni di questo provvedimento, esplicitate nel rapporto ufficiale pubblicato, sono principalmente due e seguono la stessa direzione del mese di giugno:
Nonostante, quest'ultimo dato, la Riksbank prevede che l'alta inflazione sia transitoria e che le pressioni inflazionistiche siano in linea con il target del 2%.
FONTI:
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svezia)