Martedì 17 Giugno 2025
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L’Australia è in piena transizione verso un sistema energetico sostenibile e a basse emissioni di carbonio. Con l’obiettivo di raggiungere una quota di energia rinnovabile del 82% entro il 2030, il governo australiano ha creato il Capacity Investment Scheme (CIS), un programma strategico che offre opportunità uniche per le aziende italiane operanti nel settore delle energie rinnovabili. Questo articolo esplora le caratteristiche del CIS e come le imprese italiane possano beneficiare di questo schema per contribuire alla crescita del settore delle energie pulite in Australia.
Cos'è il Capacity Investment Scheme (CIS)?
Il CIS è un programma di sottoscrizione delle entrate ideato dal governo australiano per stimolare gli investimenti nelle energie rinnovabili (come solare e eolico) e nelle capacità di energia pulita e disponibile (come lo stoccaggio in batteria). Il programma mira a ridurre il rischio finanziario per gli investitori, creando una rete di sicurezza a lungo termine che facilita la costruzione di nuovi impianti e lo sviluppo di soluzioni energetiche sostenibili.
Con l’obiettivo di aumentare la capacità di generazione e immagazzinamento di energia pulita, il CIS contribuirà a garantire una fornitura di energia più affidabile e sostenibile per l'Australia, riducendo al contempo le emissioni di gas serra.
Obiettivi e Benefici del CIS
Il CIS si propone di realizzare una capacità aggiuntiva di 32 gigawatt (GW) entro il 2030, di cui:
Questa iniziativa fornirà energia a oltre 8,4 milioni di famiglie australiane e aiuterà a ridurre le pressioni sui prezzi dell'energia, aumentando la competitività e la sicurezza del sistema energetico nazionale.
Come funziona il CIS
Le aziende interessate possono partecipare a bandi di gara competitivi per accedere agli accordi di sottoscrizione delle entrate. Questi accordi sono studiati per garantire una fonte stabile di reddito a lungo termine, supportando progetti di energia rinnovabile che potrebbero affrontare difficoltà in un mercato con elevati livelli di energia rinnovabile e prezzi dell'elettricità in calo.
Tra i principali vantaggi per i progetti che partecipano al CIS, troviamo:
Come le aziende italiane possono beneficiare del CIS
Le aziende italiane con esperienza nella progettazione, costruzione e gestione di impianti di energia rinnovabile e tecnologie di stoccaggio, possono trarre vantaggio da questo programma in vari modi:
Una porta aperta verso la transizione energetica in Australia
Il CIS rappresenta una straordinaria opportunità per le aziende italiane di entrare nel mercato delle energie rinnovabili australiano, con un solido supporto governativo e la possibilità di contribuire alla transizione energetica globale. L’Australia è un mercato dinamico e in espansione, che necessita di investimenti in soluzioni rinnovabili avanzate e infrastrutture di stoccaggio per far fronte alla crescente domanda di energia.
Le aste competitive per i bandi CIS si terranno regolarmente fino al 2026, con scadenze ogni sei mesi per il National Electricity Market (NEM) e annualmente per il Western Australian Wholesale Electricity Market (WEM).
Per le aziende italiane del settore energetico, il Capacity Investment Scheme è un'opportunità da non perdere per entrare in un mercato in rapida crescita. Investire in energia rinnovabile e stoccaggio in Australia non solo è un passo verso una maggiore sostenibilità, ma anche un'opportunità per espandere la propria presenza a livello internazionale e contribuire al futuro energetico del paese.
Negli ultimi anni, Parramatta, situata a circa 24 km a ovest del Central Business District (CBD) di Sydney, è diventata uno dei centri urbani a più rapida crescita in Australia. Grazie a massicci investimenti pubblici e privati, questa area sta subendo una trasformazione senza precedenti, emergendo come un secondo cuore economico e culturale di Sydney. Questo articolo esplorerà le principali aree di sviluppo e le opportunità che ne derivano.
Uno dei pilastri dell'espansione di Parramatta è lo sviluppo del suo distretto economico e commerciale. Il progetto più emblematico in questo contesto è Parramatta Square, un'iniziativa da 3 miliardi di dollari australiani che comprende sei grattacieli destinati a uffici, spazi commerciali, aree residenziali e pubbliche. Grandi aziende nazionali e internazionali, come Atlassian e Deloitte, hanno già trasferito le loro sedi in quest'area, attratte da infrastrutture moderne e da costi più contenuti rispetto al centro di Sydney.
La presenza di grandi multinazionali e la crescita del tessuto imprenditoriale locale favoriscono la creazione di nuovi posti di lavoro e stimolano l'innovazione. Settori come la tecnologia, la sanità e l'edilizia sono in piena espansione, offrendo opportunità per imprese emergenti e professionisti specializzati.
Un altro fattore chiave dell'espansione di Parramatta è il potenziamento delle infrastrutture di trasporto. Tra i progetti più rilevanti si annoverano, Parramatta Light Rail, una nuova rete di tram che collegherà Parramatta con Carlingford, Westmead e altre aree strategiche, facilitando la mobilità di residenti e lavoratori. Un altro progetto rilevante è Sydney Metro West, una linea ferroviaria ad alta velocità che collegherà Parramatta al CBD di Sydney in soli 20 minuti, con un impatto significativo sulla connettività e sul valore immobiliare della zona.
Questi progetti mirano a trasformare Parramatta in un nodo di trasporto centrale, riducendo i tempi di percorrenza e migliorando l'accessibilità per chi lavora e vive nell'area.
Con una previsione di crescita della popolazione che supererà i 500.000 abitanti entro il 2040, Parramatta sta vivendo un vero e proprio boom immobiliare. Sono in corso numerosi progetti di edilizia mista che combinano spazi abitativi, uffici e aree verdi, con l'obiettivo di creare un ambiente urbano equilibrato e sostenibile.
La crescente domanda abitativa apre opportunità significative per investitori e costruttori, mentre l'ammodernamento delle infrastrutture rende l'area ancora più attrattiva per i nuovi residenti.
Parramatta ospita importanti istituzioni accademiche, tra cui la Western Sydney University, che ha recentemente ampliato la sua presenza con nuovi campus focalizzati su tecnologia, salute e sostenibilità. La vicinanza con il distretto sanitario di Westmead, uno dei più avanzati d'Australia, offre opportunità uniche nel campo della ricerca biomedica e della formazione specialistica.
Questa sinergia tra istruzione e innovazione rende Parramatta un polo attrattivo per studenti, ricercatori e professionisti altamente qualificati.
Parramatta sta diventando anche un centro culturale di rilievo, con investimenti significativi in infrastrutture artistiche e ricreative. Tra i progetti in corso spicca l'espansione dei Riverside Theatres, che si trasformeranno in un centro culturale di livello internazionale. Eventi annuali come il Parramatta Lanes Festival attraggono migliaia di visitatori, stimolando il turismo locale e l'economia creativa.
Parramatta è all'avanguardia nelle iniziative di sostenibilità urbana e Smart City. Molti nuovi edifici sono certificati Green Star, garantendo un basso impatto ambientale. Inoltre, l'area sta investendo in infrastrutture digitali avanzate, come reti Wi-Fi pubbliche e sistemi di gestione intelligente del traffico.
L'espansione di Parramatta rappresenta una delle trasformazioni urbane più ambiziose e promettenti d'Australia. Con un mix equilibrato di investimenti in economia, infrastrutture, cultura e sostenibilità, la città offre innumerevoli opportunità per imprenditori, investitori e professionisti. Il futuro di Parramatta è luminoso, e chi saprà cogliere queste opportunità potrà giocare un ruolo chiave in questa straordinaria evoluzione urbana.
L'Australia sta accelerando la transizione verso un'economia circolare più sostenibile e sta investendo pesantemente nel miglioramento delle sue infrastrutture di riciclo attraverso il Recycling Modernisation Fund (RMF). Questo programma governativo offre significative opportunità per le aziende italiane operanti nel settore del riciclo e della gestione dei rifiuti. L'obiettivo è quello di potenziare la capacità di riciclo di materiali come plastica, vetro, carta, cartone e pneumatici, contribuendo a ridurre i rifiuti e a promuovere pratiche più sostenibili. In questo articolo, esploreremo come le imprese italiane possano beneficiare del RMF e partecipare a questa importante iniziativa per migliorare la gestione dei rifiuti in Australia.
Cos'è il Recycling Modernisation Fund (RMF)?
Il Recycling Modernisation Fund (RMF) è un programma nazionale del governo australiano volto a modernizzare e ampliare le capacità di riciclo nel paese. Il fondo è stato progettato per migliorare l'infrastruttura necessaria per trattare e riciclare materiali difficili da gestire, come la plastica morbida, il vetro e i pneumatici, e per promuovere l’innovazione nelle soluzioni tecnologiche di riciclo. Con un investimento totale di oltre 1 miliardo di dollari, il RMF mira a migliorare significativamente la capacità di riciclo annuale dell'Australia, con l’obiettivo di processare oltre un milione di tonnellate di materiali riciclabili in più ogni anno.
Obiettivi e Benefici del RMF
Il RMF ha l’ambizioso obiettivo di potenziare la capacità di riciclo dell'Australia e di ridurre la dipendenza dall’esportazione di rifiuti riciclabili. L'iniziativa offre una vasta gamma di benefici, tra cui:
Come funziona il RMF
Il RMF è strutturato in diverse linee di finanziamento, ognuna delle quali è dedicata a specifici settori del riciclo. Le aziende italiane possono partecipare al programma in vari modi. Il Plastics Technology stream è uno degli aspetti più innovativi del RMF, con un focus particolare sulle soluzioni avanzate per il riciclo di plastiche difficili da trattare, come le plastiche morbide. Le imprese italiane con competenze in tecnologie di riciclo avanzato hanno la possibilità di contribuire a migliorare i tassi di riciclo della plastica in Australia, portando in questo mercato soluzioni innovative e scalabili.
Un altro aspetto fondamentale del RMF è il National Paper Solution stream, che mira a migliorare la capacità di riciclo domestico della carta e del cartone. Le aziende italiane specializzate nella gestione dei materiali di carta e nella creazione di soluzioni di imballaggio sostenibili possono approfittare di questo programma per espandere la propria presenza in Australia. Inoltre, il RMF supporta anche progetti in aree regionali e remote, dove l'accesso a strutture di riciclo può essere limitato. Le aziende italiane con esperienza nella gestione dei rifiuti nelle aree meno urbanizzate hanno un'opportunità di grande valore per entrare in questi mercati.
Come le aziende italiane possono beneficiare del RMF Le aziende italiane con esperienza nelle tecnologie di riciclo, nell'innovazione sostenibile e nella costruzione di infrastrutture per la gestione dei rifiuti hanno numerose opportunità per beneficiare del RMF. Le imprese italiane possono partecipare ai bandi pubblici per ricevere finanziamenti per progetti innovativi nel settore del riciclo e contribuire a migliorare la capacità del paese di gestire e riciclare i rifiuti.
Inoltre, le aziende italiane hanno la possibilità di entrare in partnership con imprese australiane, contribuendo con la propria esperienza e le proprie soluzioni tecnologiche avanzate. Collaborare con partner locali può essere un modo efficace per espandere la propria attività e rispondere alle sfide specifiche del mercato australiano. L'iniziativa offre anche un supporto finanziario per progetti che riguardano le aree regionali e remote dell'Australia, dove le soluzioni di riciclo spesso sono meno sviluppate. Le imprese italiane possono applicare per il finanziamento di progetti che migliorano l'accesso alle infrastrutture di riciclo in queste aree, portando soluzioni più efficienti e sostenibili a comunità meno servite.
Una porta verso l'economia circolare in Australia
Il RMF rappresenta una straordinaria opportunità per le aziende italiane di entrare nel mercato australiano e contribuire alla transizione verso un'economia circolare. L'Australia è un mercato dinamico, che sta investendo sempre più nella sostenibilità e nella gestione dei rifiuti. Per le imprese italiane, il RMF è una porta aperta verso un settore in rapida crescita, che offre molteplici opportunità di investimento, innovazione e collaborazione. Partecipare a questo programma non solo aiuterà a migliorare la gestione dei rifiuti in Australia, ma consentirà anche alle aziende italiane di espandere la propria presenza internazionale e contribuire a un futuro più sostenibile.
Per le aziende italiane operanti nel settore del riciclo e della gestione dei rifiuti, il Recycling Modernisation Fund offre un'opportunità unica per entrare in un mercato in forte espansione. Con una forte componente di innovazione e un significativo supporto finanziario da parte del governo australiano, il RMF è un'opportunità da non perdere per le imprese italiane che desiderano espandere la loro attività e contribuire a un'economia più sostenibile. Investire nelle infrastrutture di riciclo e nelle tecnologie sostenibili in Australia non solo aiuterà a migliorare la gestione dei rifiuti nel paese, ma sarà anche un passo importante verso un futuro più circolare e verde.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Il Western Sydney International Airport (WSI), intitolato a Nancy-Bird Walton, rappresenta una delle infrastrutture più ambiziose e strategiche dell'Australia. Situato a circa 44 km a ovest del centro città, questo nuovo aeroporto è destinato a trasformare il panorama dei trasporti aerei della regione e a offrire nuove opportunità economiche e occupazionali. Con un investimento di 5,3 miliardi di dollari australiani, il WSI è progettato per rispondere alla crescente domanda di trasporto aereo e garantire un'operatività 24 ore su 24, senza le restrizioni di coprifuoco che limitano l'Aeroporto Kingsford Smith. L'apertura ufficiale è prevista per il 2026 e promette di rivoluzionare la connettività della regione.
Il Western Sydney International Airport inizialmente avrà una capacità di 10 milioni di passeggeri all'anno, con la possibilità di espandersi fino a 82 milioni di passeggeri in futuro. Il terminal principale, progettato da Zaha Hadid Architects e Cox Architecture, sarà un edificio moderno e funzionale, articolato su quattro piani dedicati a partenze, arrivi e aree commerciali. Il design del terminal celebra anche la cultura del Dharug Country, rendendo omaggio alle radici indigene della regione.
Una delle caratteristiche più innovative del WSI è l'operatività 24 ore su 24. Mentre l'attuale Aeroporto Kingsford Smith è soggetto a rigide restrizioni notturne, il nuovo aeroporto offrirà alle compagnie aeree maggiore flessibilità, consentendo voli in qualsiasi momento del giorno e della notte. Questo aspetto non solo migliorerà la connettività per i viaggiatori, ma attirerà anche nuove rotte e operatori.
Per garantire un accesso efficiente al nuovo aeroporto, sono in corso importanti sviluppi infrastrutturali. Tra questi spicca la costruzione dell'autostrada M12, che collegherà direttamente il WSI con la rete stradale principale senza pedaggi. Inoltre, è prevista la realizzazione di nuove linee ferroviarie che collegheranno l'aeroporto al centro di Sydney, riducendo significativamente i tempi di viaggio.
Accanto all'aeroporto, si stanno sviluppando progetti residenziali e commerciali, come il Birling Estate, che offrirà connessioni internet in fibra ottica ad alta velocità. Questi sviluppi sono pensati per supportare le esigenze dei futuri residenti e lavoratori dell'aeroporto, creando un ecosistema integrato che favorisce la crescita economica e la vivibilità dell'area circostante.
Diverse compagnie aeree hanno già annunciato l'intenzione di operare presso il Western Sydney International Airport. Singapore Airlines sarà la prima compagnia aerea internazionale a servire il nuovo aeroporto, seguita da Qantas e Jetstar per i voli domestici. L'assenza di restrizioni orarie rappresenta un'opportunità unica per le compagnie aeree, che potranno offrire voli notturni e ottimizzare la gestione delle rotte.
L'arrivo di Singapore Airlines evidenzia l'importanza strategica del WSI come hub internazionale, con l'obiettivo di attrarre ulteriori vettori e consolidare la posizione di Sydney come porta d'ingresso dell'Australia verso il resto del mondo.
Recentemente, il nuovo aeroporto ha raggiunto un traguardo significativo con l'atterraggio sicuro del suo primo velivolo, un Piper PA30 Twin Engine Comanche. Questo volo di prova ha segnato l'inizio di una serie di test operativi finalizzati a garantire la sicurezza e l'efficienza delle future operazioni. L'esito positivo delle prove è un passo fondamentale verso l'apertura ufficiale del 2026.
Il cantiere è in piena attività e il governo australiano continua a monitorare da vicino l'avanzamento dei lavori, sottolineando l'importanza del progetto per l'economia locale e nazionale.
Il Western Sydney International Airport rappresenta il cuore pulsante di un ambizioso piano di sviluppo chiamato Western Sydney Aerotropolis. Questo progetto prevede la creazione di un hub economico avanzato che ruota attorno all'aeroporto e che si estende a settori ad alta specializzazione come l'aerospaziale, la difesa, il manifatturiero, la sanità, la logistica e l'agribusiness.
L'obiettivo è quello di generare circa 200.000 nuovi posti di lavoro, stimolando l'innovazione e creando opportunità di crescita per l'intera regione. L'Aerotropolis diventerà un'area altamente tecnologica e interconnessa, favorendo lo sviluppo di imprese innovative e l'attrazione di investimenti internazionali.
Un aspetto centrale del progetto del WSI è l'impegno per la sostenibilità ambientale. L'aeroporto è progettato per ridurre le emissioni di carbonio e adottare pratiche sostenibili nella gestione dei rifiuti e delle risorse idriche. Sono previste tecnologie avanzate per l'efficienza energetica e la riduzione dell'inquinamento acustico, con l'obiettivo di minimizzare l'impatto ambientale sul territorio circostante.
Inoltre, il progetto include ampie aree verdi e programmi di riforestazione per compensare le emissioni e preservare l'ecosistema locale. Questo approccio riflette l'impegno dell'Australia nel bilanciare sviluppo economico e protezione ambientale.
Opportunità per le aziende italiane
1. Settore delle costruzioni e infrastrutture
Il gruppo italiano Webuild, in consorzio con Parklife Metro, ha ottenuto un contratto da 3,83 miliardi di dollari australiani per la realizzazione della Sydney Metro – Western Sydney Airport Line. Questa linea metropolitana di 23 km collegherà il nuovo aeroporto con la rete ferroviaria esistente, includendo la costruzione di sei stazioni e la manutenzione per 15 anni . Anche Ghella, altra azienda italiana, è coinvolta nel progetto, sottolineando la competitività delle imprese italiane nel settore delle grandi opere infrastrutturali .
2. Fornitura di materiali e tecnologie sostenibili
Il progetto del WSI pone grande enfasi sulla sostenibilità, essendo il primo aeroporto australiano completamente carbon neutral . Ciò apre opportunità per aziende italiane specializzate in materiali da costruzione a basse emissioni, tecnologie per l'efficienza energetica e soluzioni innovative per l'edilizia sostenibile.
3. Partecipazione a gare d'appalto e forniture
Il sito ufficiale del WSI invita imprese e fornitori a registrare il proprio interesse per partecipare alle future opportunità di approvvigionamento legate alla costruzione e allo sviluppo dell'aeroporto . Le aziende italiane possono quindi candidarsi per forniture, subappalti e servizi professionali, contribuendo attivamente alla realizzazione del progetto.
4. Sviluppo dell'Aerotropolis e del business park
Intorno al nuovo aeroporto sorgerà il Western Sydney Aerotropolis, un hub economico e industriale che includerà un business park con magazzini, strutture commerciali, hotel e centri congressi . Le aziende italiane nei settori della logistica, dell'ospitalità, della tecnologia e dei servizi possono trovare in questa area nuove opportunità di investimento e collaborazione.
Come procedere
Per le aziende italiane interessate a queste opportunità, è consigliabile:
Il progetto del Western Sydney International Airport rappresenta una porta d'ingresso strategica per le aziende italiane nel mercato australiano, offrendo numerose possibilità di crescita e collaborazione in un contesto dinamico e in espansione.
L'Australia è da lungo tempo una destinazione popolare per i migranti qualificati che cercano opportunità migliori. Le politiche di immigrazione del paese sono in continua evoluzione per affrontare le esigenze economiche, sociali e umanitarie. Recentemente, gli aggiornamenti alle regole di sponsorizzazione dei visti e ai programmi di collocamento riflettono gli sforzi del paese di bilanciare l'attrazione di manodopera qualificata e affrontare la carenza di lavoratori.
Modifiche alle Politiche di Sponsorizzazione dei Visti: Una Nuova Era per la Migrazione Qualificata
Negli ultimi anni, l'Australia ha affrontato significative sfide nel soddisfare le esigenze del proprio mercato del lavoro. Con una popolazione che invecchia e un'economia in crescita in settori come la sanità, l'ingegneria e la tecnologia, il paese ha sempre più fatto affidamento sull'immigrazione come soluzione alla carenza di manodopera. Come parte di questa strategia, l'Australia ha introdotto nuove categorie di visti e aggiornato le regole di sponsorizzazione per rendere il processo di ottenimento del visto più semplice ed efficiente.
Il Visto per la Carenza di Competenze Temporanee (TSS) Subclasse 482
Una delle modifiche più notevoli al sistema di immigrazione dell'Australia è stata l'introduzione del Visto per la Carenza di Competenze Temporanee (TSS) Subclasse 482. Questo visto, che ha sostituito il precedente visto 457, consente ai datori di lavoro in Australia di sponsorizzare lavoratori qualificati per posizioni temporanee. Il visto TSS è progettato per affrontare le carenze immediate di competenze in vari settori, tra cui tecnologia, sanità, ingegneria e costruzioni. Il visto TSS è disponibile in diverse modalità, permettendo ai datori di lavoro di sponsorizzare lavoratori in posizioni a breve termine e medio-lungo termine.
Per qualificarsi per questo visto, i lavoratori devono avere le competenze e le qualifiche richieste, e il loro datore di lavoro sponsorizzante deve soddisfare obblighi specifici, tra cui garantire condizioni di lavoro eque. Il visto TSS è disponibile per i lavoratori in occupazioni elencate nelle liste delle competenze qualificate dell'Australia, che vengono periodicamente aggiornate per garantire che corrispondano alle esigenze del mercato del lavoro del paese.
Modifiche Recenti ai Visti per Competenze Temporanee
Il governo australiano ha anche apportato modifiche significative ai criteri di ammissibilità per il visto TSS. Questi cambiamenti includono l'espansione della gamma di occupazioni eleggibili per la sponsorizzazione e l'offerta di maggiore flessibilità per i lavoratori nelle aree regionali. I datori di lavoro nelle zone regionali, in particolare, sono ora incoraggiati a sponsorizzare lavoratori stranieri come parte di una strategia più ampia per affrontare la carenza di competenze nelle aree al di fuori dei grandi centri metropolitani.
Inoltre, l'introduzione del Visto per la Sponsorizzazione di Lavoratori Qualificati nelle Aree Regionali (Provisional) Subclasse 494 è stato uno sviluppo importante. Questo visto è progettato per i lavoratori qualificati che desiderano lavorare in Australia nelle regioni per un massimo di cinque anni, con la possibilità di passare alla residenza permanente dopo tre anni. Questa iniziativa è stata particolarmente utile nel rispondere alle esigenze specifiche delle industrie regionali, come l'agricoltura, le costruzioni e la sanità.
Obblighi dei Datori di Lavoro e Protezioni per i Lavoratori
Secondo le nuove regole di sponsorizzazione dei visti, i datori di lavoro sono tenuti a soddisfare una serie di obblighi. Questi includono garantire che i lavoratori sponsorizzati ricevano salari equi, fornire un ambiente di lavoro sicuro e non addebitare tasse ai lavoratori per la sponsorizzazione. Il governo australiano ha chiarito che i datori di lavoro non devono sfruttare i lavoratori stranieri o impegnarsi in pratiche come il richiedere ai lavoratori di pagare per la sponsorizzazione del visto o per la presentazione delle domande. La violazione di queste regole può comportare sanzioni, tra cui multe e divieti di sponsorizzazione futura.
Inoltre, i datori di lavoro devono fornire ai lavoratori una sistemazione adeguata e garantire che le loro condizioni di lavoro siano conformi alle leggi sul lavoro australiane. Queste misure mirano a proteggere i lavoratori migranti dallo sfruttamento e a creare un sistema più giusto sia per i datori di lavoro che per i dipendenti.
Vie complementari di collocamento per i rifugiati
Oltre alle politiche focalizzate sulla migrazione qualificata, l'Australia svolge anche un ruolo significativo nel fornire opportunità di collocamento per i rifugiati attraverso i suoi programmi di immigrazione umanitaria. Il governo australiano ha implementato diversi programmi progettati per supportare i rifugiati e i richiedenti asilo, con un focus sull'integrazione e sul supporto comunitario.
Il programma umanitario e le vie di collocamento
Il Programma Umanitario dell'Australia è una delle principali vie di collocamento per i rifugiati. Il programma include disposizioni per i rifugiati che cercano asilo in Australia, nonché per coloro che vengono esclusi dai campi profughi all'estero. I rifugiati possono fare richiesta di asilo attraverso il programma di collocamento offshore, che mira a individuare le persone che sono a rischio di persecuzione nel loro paese di origine.
Il programma si concentra in particolare su donne, bambini e individui con disabilità, garantendo che i gruppi vulnerabili abbiano la possibilità di vivere una vita migliore in Australia. Il Programma Umanitario include anche subclassi di visti speciali, come il Visto per Rifugiati e Umanitari (subclasse 200), per le persone che sono state dislocate a causa di conflitti o disastri naturali.
Il programma di integrazione e collocamento dei rifugiati comunitari (CRISP)
Una delle innovazioni più recenti nelle politiche di collocamento dei rifugiati in Australia è il Programma di Integrazione e Collocamento dei Rifugiati Comunitari (CRISP). Questo programma consente ai gruppi comunitari australiani di sponsorizzare rifugiati, aiutandoli a integrarsi nella società australiana. Il programma pilota è stato progettato per incoraggiare il coinvolgimento della comunità nel collocamento dei rifugiati, fornendo loro non solo alloggio, ma anche supporto per la formazione linguistica, l'istruzione e l'occupazione.
Nel contesto di CRISP, gli sponsor comunitari si assumono la responsabilità di garantire che i rifugiati abbiano le risorse necessarie per costruire una nuova vita in Australia. Questo approccio basato sulla comunità mira a rendere il processo di collocamento più fluido e a garantire che i rifugiati abbiano le migliori possibilità di successo nel loro nuovo ambiente.
Il programma umanitario speciale
Oltre alle vie di collocamento sopra menzionate, l'Australia gestisce anche un “Programma Umanitario Speciale” che offre rifugio a persone che sono state soggette a gravi discriminazioni o violenze nei loro paesi d'origine. Il programma dà priorità alle persone che hanno già stabilito legami con cittadini o residenti permanenti australiani, spesso attraverso legami familiari o precedenti relazioni lavorative.
In conclusione, le politiche di sponsorizzazione dei visti e di collocamento in Australia riflettono gli sforzi continui del paese per affrontare sia le esigenze economiche che quelle umanitarie. Da un lato, il governo punta ad attrarre lavoratori qualificati che possano contribuire all'economia colmando le carenze di manodopera in settori chiave. Dall'altro, l'Australia rimane impegnata a offrire asilo ai rifugiati e alle persone a rischio di persecuzione.
L'introduzione di nuovi visti per competenze temporanee, come il TSS e il Subclasse 494, dimostra il riconoscimento da parte del governo delle esigenze in continua evoluzione del mercato del lavoro. Allo stesso tempo, l'istituzione di programmi come CRISP mostra che l'Australia continua a svolgere il suo ruolo di leader nel collocamento dei rifugiati e nel supporto basato sulla comunità.
Negli anni a venire, mentre le tendenze migratorie globali continueranno a cambiare, sarà essenziale per l'Australia affinare e adattare le proprie politiche di immigrazione per soddisfare sia le esigenze economiche del paese che gli obblighi di protezione verso chi ha bisogno.
Le esportazioni di vino italiano in Australia rappresentano un settore in crescita che, nonostante le difficoltà, continua a rafforzarsi anno dopo anno. L'Australia è un mercato complesso e competitivo, dove i produttori italiani devono affrontare la concorrenza di paesi vinicoli consolidati come la Francia e la Nuova Zelanda. Tuttavia, il vino italiano sta guadagnando progressivamente una fetta di mercato, anche se rimane ancora distante dalle quote detenute dai principali concorrenti.
Negli ultimi anni, le esportazioni di vino italiano in Australia hanno registrato un incremento significativo. Nel 2022, l'export italiano ha visto una crescita del 12%, raggiungendo un valore complessivo di oltre 150 milioni di dollari australiani. Nonostante questo aumento, l'Italia rappresenta solo il 12% del mercato del vino importato in Australia. Questa cifra appare modesta se confrontata con il 50% detenuto dalla Francia e il 35% occupato dalla Nuova Zelanda. Tuttavia, l'incremento del 105% delle esportazioni italiane negli ultimi dieci anni indica che il vino italiano ha un potenziale significativo di crescita nel mercato australiano. Questa crescita ha superato quella dei vini francesi, che si sono fermati a un +73%, mentre le importazioni dalla Nuova Zelanda hanno registrato un calo del 14% nello stesso periodo.
Il mercato vinicolo australiano si caratterizza per una forte domanda di vini di alta qualità e per la presenza di consumatori sempre più attenti alle caratteristiche del prodotto, alla sua origine e ai processi di produzione. In questo contesto, i vini italiani possono giocare un ruolo importante grazie alla loro diversità e autenticità. L'Italia vanta una straordinaria varietà di vitigni autoctoni e una tradizione vinicola che abbraccia secoli di storia. Questi elementi possono rappresentare un vantaggio competitivo per i produttori italiani, a condizione che riescano a comunicare efficacemente la qualità e l'unicità dei loro vini ai consumatori australiani.
Nonostante le opportunità, ci sono diverse sfide che i produttori italiani devono affrontare per consolidare la loro posizione nel mercato australiano. Una delle principali difficoltà è rappresentata dalla forte concorrenza dei vini francesi e neozelandesi, che godono di una consolidata reputazione tra i consumatori australiani. I vini francesi, in particolare, sono sinonimo di lusso e raffinatezza, mentre i vini neozelandesi, come il Sauvignon Blanc, sono molto apprezzati per il loro carattere fresco e fruttato. Inoltre, la distanza geografica tra Italia e Australia rappresenta un ostacolo logistico significativo, con costi di trasporto elevati che incidono sul prezzo finale del prodotto. Questo aspetto rende i vini italiani meno competitivi rispetto a quelli provenienti da paesi più vicini.
Un altro elemento critico è la percezione dei consumatori. I vini italiani sono spesso associati a occasioni speciali e ad un consumo elitario, il che può limitare la loro diffusione nel consumo quotidiano. Per superare questo ostacolo, è fondamentale adottare strategie di marketing mirate, che valorizzino non solo l'eccellenza del prodotto, ma anche la sua accessibilità e versatilità. Le campagne di comunicazione devono puntare a educare il consumatore australiano sulle diverse tipologie di vino italiano, mettendo in evidenza le peculiarità dei principali vitigni e delle diverse regioni vinicole.
Per affrontare queste sfide e sfruttare appieno le opportunità di crescita, i produttori italiani devono investire in una distribuzione capillare e in partnership strategiche con importatori e distributori locali. La collaborazione con ristoranti, enoteche e catene di supermercati specializzati è cruciale per aumentare la visibilità dei vini italiani e per farli conoscere a un pubblico più ampio. Inoltre, la partecipazione a fiere ed eventi enologici in Australia rappresenta un'ottima occasione per promuovere il vino italiano e per stabilire contatti commerciali duraturi.
Un fattore che potrebbe favorire l'espansione del vino italiano in Australia è il crescente interesse per i vini biologici e sostenibili. I consumatori australiani sono sempre più sensibili alle tematiche ambientali e sono disposti a pagare un prezzo più alto per prodotti che rispettano l'ambiente e la salute. Molti produttori italiani stanno già adottando pratiche di agricoltura sostenibile e di vinificazione biologica, e questa tendenza potrebbe rappresentare un importante vantaggio competitivo nel mercato australiano.
Un altro elemento che potrebbe giocare a favore dei produttori italiani è il crescente interesse per le denominazioni di origine controllata (DOC) e garantita (DOCG). Queste certificazioni rappresentano una garanzia di qualità e autenticità, e possono contribuire a rafforzare l'immagine del vino italiano come prodotto di eccellenza. In un mercato sempre più esigente e sofisticato come quello australiano, l'accento sulla tracciabilità e sulla qualità del prodotto può fare la differenza.
In conclusione, il mercato del vino italiano in Australia presenta sia sfide che opportunità. Sebbene la quota di mercato italiana sia ancora modesta rispetto a quella di Francia e Nuova Zelanda, la crescita significativa delle esportazioni negli ultimi anni indica che ci sono margini di miglioramento. Per consolidare la loro presenza in Australia, i produttori italiani devono adottare strategie di marketing efficaci, investire in distribuzione e promuovere la qualità e l'autenticità dei loro vini. La crescente attenzione per la sostenibilità e per i prodotti certificati offre ulteriori opportunità di espansione. Con un impegno costante e una visione strategica, l'Italia può rafforzare la sua posizione nel mercato vinicolo australiano e conquistare una quota maggiore di consumatori appassionati di vino di qualità.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Il Viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini, ha concluso oggi una visita a Singapore, tappa strategica nel quadro della crescente attenzione dell'Italia verso la regione indo-pacifica.
La missione ha avuto come obiettivo il rafforzamento delle relazioni economiche e industriali bilaterali e l'approfondimento delle opportunità di collaborazione con partner locali e internazionali.
Durante la visita, il viceministro assistito dall'Ambasciatore Dante Brandi, ha incontrato i vertici del Ministero del Commercio e dell'Industria di Singapore (MTI), con i quali ha discusso delle sinergie tra i due sistemi economici e delle potenzialità di crescita in settori strategici come innovazione, transizione verde e manifattura avanzata.
Particolarmente rilevanti sono stati gli incontri con i vertici dei due principali fondi sovrani di Singapore, GIC e Temasek, nonché con rappresentanti di Enterprise Singapore, agenzia governativa di sviluppo economico, con cui si è esplorata la possibilità di intensificare la cooperazione anche in quadranti di comune interesse come l'Africa, a favore dei quali Singapore ospiterà un Singapore-Africa Business Forum a fine agosto.
Valentini ha incontrato investitori industriali e finanziari, ai quali ha illustrato la solidità del sistema produttivo italiano e l'attrattività dell'Italia quale destinazione di investimento, come dimostra la recente decisione della singaporeana Silicon Box di aprire a Novara un impianto di produzione di semiconduttori avanzati, con un investimento di oltre 3 miliardi di euro.
Presso la Camera di Commercio Italiana a Singapore, il viceministro ha incontrato una ampia rappresentanza di aziende italiane attive nel Paese, mentre con i vertici della Singapore Business Federation, locale associazione di categoria degli imprenditori, ha pianificato la visita di un gruppo di società familiari singaporeane in Italia a inizio luglio, per contatti ed esplorazione di opportunità con analoghi family businesses italiani. Intervistato da Bloomberg Television, il Viceministro ha affrontato lo scenario economico internazionale alla luce delle nuove tariffe introdotte dagli Stati Uniti e del potenziale impatto sul commercio globale, sottolineando il ruolo dell'Italia come ponte tra l'Unione Europea e i partner globali, in linea con la recente visita del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Washington, dove ha confermato la necessità di mantenere aperto il dialogo transatlantico."La nostra presenza a Singapore si inserisce in una visione di politica industriale ed economica aperta e pragmatica - ha dichiarato Valentini.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Singapore)
Trainata dai poli dell'entroterra, l’industria aeronautica continua a decollare nel Minas Gerais, con prospettive di una forte espansione nell’attrazione di nuove imprese.
Negli ultimi cinque anni, il settore ha attirato circa 1,1 miliardi di reais in investimenti privati — un volume 16 volte superiore rispetto al periodo precedente — grazie allo sviluppo di aeroporti, fabbriche di aeromobili e altri componenti.
Città come Itajubá e Santa Rita do Sapucaí, nel sud del Minas Gerais, ospitano cluster di alta tecnologia e si stanno affermando come protagoniste di questo salto. Attualmente, la regione ospita 67 aziende e genera 1.400 posti di lavoro diretti, con un focus sulla manutenzione degli aeromobili, come nel caso di Helibras, leader mondiale nella produzione di elicotteri.
Il direttore per l’Attrazione degli Investimenti di Invest Minas, Ronaldo Alexandre Barquette, sottolinea il successo dello Stato nel settore dell’aviazione, grazie allo sviluppo di politiche pubbliche in collaborazione con iniziative private. “Gli aeroporti sono potenti motori di crescita. L’obiettivo è promuovere lo sviluppo regionale affinché gli abitanti possano accedere ai grandi centri e stimolare l’economia locale”.
Con un’economia diversificata al di là dell’attività mineraria, lo Stato ha visto, negli ultimi anni, una crescente domanda per il trasporto aereo, sia passeggeri che merci. Oltre al sud dello Stato, anche città come Juiz de Fora (Zona da Mata), Montes Claros (Nord) e Uberaba (Triangolo) si sono distinte e stanno lavorando all’espansione dei voli e dei terminal.
Nell’area metropolitana di Belo Horizonte (RMBH), l’industria ospita importanti aziende specializzate nella manutenzione di aeromobili e attrezzature aeronautiche, inclusi prodotti per la sicurezza, il salvataggio e la sopravvivenza. Nei pressi degli aeroporti di Pampulha e dell’Aeroporto Internazionale di Belo Horizonte (BH Airport), le officine di manutenzione di compagnie come Gol e Azul aumentano la capillarità del settore nello Stato e favoriscono la formazione di hub aeronautici nei grandi centri.
La sfida principale, secondo Barquette, è attrarre un maggior numero di compagnie aeree disposte a investire in nuove rotte, per aumentare la concorrenza nella regione. “L’ingresso di nuove imprese, specialmente quelle focalizzate sui voli regionali, rappresenta ancora una sfida. Stiamo lavorando per ridurre aliquote, come l’ICMS sul cherosene per l’aviazione, al fine di attrarre maggiori investimenti”, ha concluso.
Il ritmo di crescita è stato il più forte in nove mesi, nonostante l’inasprimento delle condizioni finanziarie e l’aumento dell’incertezza esterna
La produzione industriale brasiliana aveva registrato una diminuzione dello 0,3% a dicembre rispetto al mese precedente.
L’industria brasiliana ha ripreso slancio a marzo, facendo registrare una crescita ben superiore alle aspettative, al ritmo più intenso degli ultimi nove mesi, anche a fronte del peggioramento delle condizioni finanziarie e dell’aumento dell’incertezza internazionale.
A marzo, la produzione industriale è cresciuta dell’1,2% rispetto al mese precedente, dato ben superiore alle previsioni del sondaggio Reuters, che puntavano su un aumento dello 0,3%.
La lettura mensile è stata la più alta da giugno 2024 (4,3%), segnando un salto dopo la stagnazione di febbraio e il modesto avanzamento dello 0,1% a gennaio, secondo i dati diffusi questo mercoledì dall’Istituto brasiliano di geografia e statistica (IBGE).
Così, l’industria si trova ancora il 14,4% al di sotto del picco massimo della serie storica risalente a maggio 2011, e ha chiuso il primo trimestre con una crescita dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti, secondo l’IBGE.
Secondo André Macedo, responsabile della ricerca all’IBGE, il risultato di marzo dell’industria ha visto una diffusione di tassi positivi tra i vari settori, ma è stato guidato principalmente da comparti rilevanti che hanno recuperato le perdite dei mesi precedenti.
“Per ora non si tratta di un cambiamento di tendenza, ma di un miglioramento della situazione. Non è il segnale che l’industria imboccherà una traiettoria ascendente”, ha detto.
“Al momento stiamo solo recuperando le perdite del recente passato”, ha aggiunto. “Anche perché persistono fattori negativi, quali inflazione, tassi d’interesse elevati, credito più caro, aumento dell’insolvenza, incertezze internazionali con dazi.”
Le aspettative degli economisti sono che quest’anno l’industria brasiliana subirà gli effetti dell’aumento dei tassi d’interesse, dell’aumento del costo del credito, della diminuzione della fiducia degli imprenditori, della svalutazione del cambio e dell’aumento dei dazi d’importazione da parte degli Stati Uniti.
Si prevede un rallentamento, in linea con la graduale perdita di slancio dell'economia sia nazionale che globale, sebbene le politiche governative di stimolo dovrebbero aiutare a mitigare gli impatti negativi.
La Banca Centrale annuncerà questo mercoledì la decisione di politica monetaria, con l’aspettativa di un nuovo aumento del tasso d’interesse Selic, attualmente al 14,25%.
“Il contesto richiede ancora prudenza. I dati di marzo non riflettono ancora l’incertezza generata dai dazi e gli indicatori anticipatori dell’industria suggeriscono che aprile possa segnare un rallentamento, con gli industriali meno ottimisti a causa delle condizioni di credito e dell’aumento delle scorte”, ha avvertito André Valério, economista senior di Inter.
I dati dell’indagine sull’industria hanno mostrato che a marzo tre delle quattro grandi categorie economiche e 16 dei 25 comparti industriali analizzati hanno registrato un’espansione della produzione.
Le principali influenze positive sono arrivate da coke, prodotti derivati dal petrolio e biocarburanti (3,4%), industrie estrattive (2,8%), prodotti farmochimici e farmaceutici (13,7%) e veicoli a motore, rimorchi e carrozzerie (4,0%).
Tra le categorie economiche, i beni di consumo durevoli (3,8%) e i beni di consumo semidurevoli e non durevoli (2,4%) hanno avuto le migliori performance a marzo rispetto al mese precedente.
Anche il settore dei beni intermedi ha registrato crescita (0,3%), mentre l’unico dato negativo è venuto dai beni capitali (-0,7%).
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Minas Gerais)
Con l'imposizione di dazi tra il 22% e il 25% da parte del governo USA sui prodotti europei, si apre una nuova era per il business e sono numerose le opportunità che le aziende del Made in Italy possono cogliere guardano ai mercati limitrofi.
Espandere il proprio business è possibile rafforzando la presenza delle eccellenze Italiane in stati come la Svizzera, la Germania, la Spagna, la Francia e la Repubblica Ceca.
La campagna di comunicazione avviata dalla Camera di Commercio italiana per la Svizzera verte proprio su questo. Analizzando i dati ISTAT emerge un andamento chiaro delle esportazioni Italiane verso gli USA e verso gli stati succitati e questo spaccato permette di comprendere meglio le dinamiche attuali e le potenzialità future.
Analisi dei Dati di Export
Nel 2024, in linea generale, l’esposizione dell’Italia verso gli Stati Uniti (oltre il 10%) è stata simile a quella della Germania ma superiore a quella di Francia e Spagna. Inoltre, sempre lo scorso anno, l’Italia ha registrato un ampio avanzo commerciale verso il mercato americano, principalmente determinato da quattro grandi comparti manifatturieri:
- Meccanica (10,8 miliardi),
- Alimentare-bevande-tabacco (oltre 7 miliardi di euro),
- Tessile-abbigliamento-pelli (oltre 5 miliardi di euro)
- Automotive (6,1 miliardi di cui 3,5 nel solo comparto delle auto).
L’export Made in Italy verso gli USA è principalmente costituito da vendite di prodotti farmaceutici, auto, navi e imbarcazioni, macchinari mentre, tra i principali gruppi di prodotti, figurano anche le vendite di bevande (soprattutto vini), articoli di abbigliamento e design. Beni che potrebbero essere anche parzialmente riassorbiti dalla domanda di Svizzera, Spagna, Francia, Germania e Repubblica Ceca, come emerge dalle testimonianze dei Segretari generali delle CCIE intervistati nel video https://youtu.be/81TcRzxx_yo (vedi allegato).
Partiamo da una considerazione basilare: l’export italiano nel 2024 ha registrato un valore complessivo in euro di 623.5 miliardi. Di questo, quello verso gli USA ammonta a 64,8 miliardi, ovvero il 10,3% del totale esportato dall’Italia. Se paragoniamo questa percentuale alla somma del valore che ha l’export Made in Italy verso i Paesi convolti dalla comunicazione della CCIS emerge quanto segue:
- Germania: 71 miliardi
- Francia: 62,3 miliardi
- Spagna: 34.5 miliardi
- Svizzera: 30.1 miliardi
- Repubblica Ceca: 8.2 miliardi
Totale per 5 paesi: 206.1 miliardi, ovvero il 33.5% del totale esportato dall’Italia. Un dato che chiarisce il peso e l’opportunità che le CCIE coinvolte mettono sul piatto.
Leggendo nel dettaglio i grafici proposti da ISTAT, ci viene restituita una fotografia sfaccettata delle esportazioni di alcune regioni e province italiane verso gli USA e il resto del mondo, e questo evidenzia anche il tipo di prodotti e di settori che avvertiranno maggiormente le ripercussioni dei Dazi USA. Alcuni esempi:
• L'Aquila (Abruzzo): incidenza del 67,22% delle esportazioni verso gli USA, i principali prodotti esportati sono gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, con un valore di €912.880.179.
• Grosseto (Toscana): il 51,46% delle esportazioni è destinato agli USA, principalmente si tratta di prodotti alimentari, bevande e tabacco per un valore di €236.942.534.
• Isernia (Molise): l’incidenza dell’export è pari al 49.63% e tocca principalmente prodotti chimici che valgono €79.629.556
• Gorizia (Friuli-Venezia Giulia): l’export ha un'incidenza del 46,26% e i mezzi di trasporto sono il prodotto più esportato, con un valore di €977.973.713.
• Sassari (Sardegna): 38.66% ovvero €84.287.556 per l’esportazione agroalimentare
• Modena (Emilia Romagna): esporta soprattutto mezzi di trasporto per un valore di €1.735.281.313, e un'incidenza del 17,06% verso gli USA.
• Firenze (Toscana): l’export di Articoli farmaceutici e chimici in generale pesa per 25,14% che si traduce in €3.155.660.640.
Opportunità di espansione in Europa
Di fronte a numeri come questi la CCIS ha deciso di concentrare la propria attenzione su regioni e settori particolarmente colpiti, con l’intenzione di offrire delle alternative ai produttori Made in Italy non solo in Svizzera ma anche sugli altri quattro mercati europei che si sono uniti a Zurigo nelle attività di comunicazione.
Emilia Romagna, Sardegna, Toscana, Abruzzo possono quindi cogliere diverse opportunità:
1. diversificazione dei mercati: spostare l'attenzione dagli USA all'Europa può aiutare a ridurre la dipendenza da un singolo mercato e a mitigare i rischi associati ai dazi elevati;
2. valorizzazione delle eccellenze: promuovere i prodotti italiani, come l’agroalimentare, i macchinari e gli articoli farmaceutici, può rafforzare il valore dell’export Made in Italy in Europa;
3. collaborazioni e partnership: stringere collaborazioni con distributori e committenti europei può facilitare l'ingresso nei nuovi mercati e aumentare la visibilità dei prodotti italiani.
Conclusione
L'imposizione di dazi elevati da parte degli Stati Uniti rappresenta una sfida ma anche un'opportunità per le regioni italiane di espandere ulteriormente il proprio business verso l'Europa con l’aiuto delle CCIE di Madrid, Marsiglia, Monaco, Praga e Zurigo.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
In un periodo segnato da incertezze politiche, causate da tensioni geopolitiche, guerre e dalle politiche economiche del nuovo governo degli Stati Uniti, le analisi prodotte dalle banche danesi danno comunque segnali positivi sull’andamento dell’economia in Danimarca.
Christian Kettel Thomsen, Governatore della Danmarks Nationalbank, ha affermato che: “La crescita relativamente elevata del 3,6% prevista per quest'anno include lo sviluppo della produzione danese all'estero e la riapertura del giacimento di Tyra. Senza questi due fattori, stimiamo che l'economia danese crescerà più moderatamente, all'1,4%”.
L'attuale bilancio pubblico annuale è di circa 100 miliardi di corone danesi dall'inizio del 2021. Ciò equivale a quasi il 3% del PIL, rendendo la Danimarca uno dei Paesi europei con lo sviluppo delle finanze pubbliche più solido. Inoltre, il debito pubblico complessivo è sceso a meno del 33% del PIL, e si tratta del livello più basso dagli anni precedenti la crisi finanziaria. Di conseguenza, la ricchezza finanziaria netta pubblica ha raggiunto un livello record.
L'economia danese, inoltre, ha superato le elevate aspettative delle precedenti previsioni ed è stata la prima in Europa nel 2024, con una crescita del PIL del 3,6%. Mentre molti altri settori hanno registrato solo tassi di crescita modesti, come i consumi privati, la Nova Nordisk e il resto dell'industria farmaceutica sono i principali fautori di questo aumento.
Secondo le ultime proiezioni della Danmarks Nationalbank, il tasso di inflazione IAPC della Danimarca sarà del 2,0% quest'anno e dell'1,7% nel 2026 e 2027. Inoltre, la banca danese prevede una crescita del PIL del 3,6% quest'anno, del 2,3% nel 2026 e del 2,0% nel 2027.
Le preoccupazioni maggiori dal panorama internazionale
Gli elementi che potrebbero impattare negativamente l’economia danese sono i dazi e le spese per la difesa. “Dietro il quadro positivo dell'economia danese, ci sono fattori che possono far prevedere un'immagine meno attraente. Già in passato, l'economia danese è riuscita ad adattarsi alle nuove sfide che si sono presentate, per esempio, durante la pandemia. Sarà necessario farlo di nuovo se i conflitti commerciali e l'aumento della spesa per la difesa diventeranno comuni”, ha continuato il Governatore Thomsen.
Un elemento, causa di forti tensioni in Danimarca, è la questione della Groenlandia. Negli scorsi mesi, il governo danese ha più volte rimarcato che l’isola non è in vendita. In risposta il neoeletto Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha minacciato di imporre sanzioni sui prodotti danesi. I prodotti che sarebbero maggiormente colpiti dai dazi sono i prodotti farmaceutici e medicinali, i macchinari, gli apparecchi ottici e fotografici, le apparecchiature elettriche, ed i prodotti chimici e organici. Per quanto riguarda i prodotti che la Danimarca importa dagli Stati Uniti, essi riguardano soprattutto il petrolio grezzo e raffinato, seguito da aerei, elicotteri e veicoli spaziali.
Heidi Schauman, responsabile globale della ricerca di Danske Bank, ha affermato: “Il mondo è diventato più incerto, ma a nostro avviso le prospettive economiche a breve termine non sono cambiate di molto. Molte economie sono per il momento ragionevolmente equilibrate e prevediamo una normalizzazione dei tassi di interesse, dei tassi di crescita, dell'inflazione e della disoccupazione”.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Nell’aprile 2025, durante una missione istituzionale a Roma, il Direttore dell'Agenzia Argentina per gli Investimenti e il Commercio Internazionale, Diego Sucalesca, ha incontrato funzionari del Ministero delle Imprese e del Made in Italy per rafforzare la collaborazione nei settori dell'industria, dell'innovazione e dell'internazionalizzazione.
Tra i temi discussi durante gli incontri, particolare attenzione è stata dedicata al potenziale dell'Argentina come partner affidabile nella fornitura di materie prime essenziali per la transizione industriale, quali litio e rame. Sono inoltre state illustrate le linee guida del programma RIGI (Regime di Incentivi per i Grandi Investimenti), l'iniziativa del Governo argentino volta ad attrarre investimenti su larga scala nei settori strategici, insieme alle principali misure di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese argentine.
Attraverso progetti congiunti si punta a valorizzare la presenza dei prodotti e dei servizi strategici argentini sui mercati esteri, promuovendo così una maggiore integrazione tra i sistemi produttivi dei due Paesi nello scenario industriale globale.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Il Brasile si è affermato come un mercato molto importante per l’olio d’oliva ed è ora il quarto mercato più grande al mondo
Filippo Berio, il più grande marchio italiano di olio d’oliva, intende conquistare definitivamente i consumatori brasiliani nel 2025. Presente in Brasile dal 2020 e al quarto posto nelle vendite del Paese, l’azienda prevede di investire nell’e-commerce in quest’anno.
L’attenzione sarà rivolta alle piattaforme di rete come Pão de Açúcar e Angeloni, oltre al lancio di un proprio negozio su marketplace come Mercado Livre e Amazon. La notizia è stata rivelata in esclusiva a EXAME da Leonardo Scandola, direttore commerciale di Filippo Berio in Brasile.
Secondo la valutazione del direttore commerciale, la presenza sulle grandi piattaforme in Brasile rafforza la percezione di fiducia del consumatore in un mercato dominato dall’olio d’oliva portoghese. Ed è proprio questa leadership che Filippo Berio cerca di ridurre.
“Attualmente rappresentiamo il 70% dell’olio d’oliva italiano venduto in Brasile, una leadership molto forte in questo segmento. Tuttavia, il nostro obiettivo è andare oltre e diventare un marchio leader nell’intero mercato brasiliano”, afferma Scandola.
Il Brasile si è affermato come un mercato molto importante per l’olio d’oliva, essendo attualmente il quarto mercato più grande al mondo, con una produzione stimata di 648 tonnellate, secondo l’Istituto Brasiliano per l’Olivicoltura (Ibraoliva).
Nonostante ciò, il Paese dipende ancora fortemente dalle importazioni, poiché la produzione nazionale di olio d’oliva, che ha iniziato a svilupparsi negli ultimi anni nel Sud del Brasile, non riesce ancora a soddisfare la domanda di un Paese così grande, dove i consumi crescono ogni anno.
“Non vediamo il Brasile solo come una destinazione per l’esportazione, come accade per molti altri prodotti venduti all’estero, ma come un mercato strategico, con un notevole potenziale di crescita industriale”, afferma Scandola.
Nella raccolta 2024/25 si prevede che l’Italia produrrà 224 mila tonnellate di olio d’oliva, posizionandosi come quinto produttore al mondo. La Spagna, a sua volta, dovrebbe raggiungere 1,35 milioni di tonnellate, secondo i dati dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA), compilati dalla Commissione Europea.
Fondata nel 1867, la Filippo Berio esporta in quasi 80 paesi, mantenendo le stesse caratteristiche di confezionamento e miscela e producendo 120 milioni di litri di olio d’oliva all’anno. Oltre all’olio d’oliva, il marchio ha un portafoglio diversificato, che comprende salse e altri prodotti legati alla cucina italiana.
L’azienda ha registrato un fatturato di 518 milioni di euro nel 2023, pari a circa 3,26 miliardi di R$, con un aumento del 5% rispetto al 2022. Per quest’anno si prevede di accelerare il ritmo di crescita e continuare a investire in Brasile.
“Quando parliamo di investimenti, non seguiamo il modello tradizionale di allocazione di solo il 15% del fatturato. Stiamo reinvestendo il 100% di ciò che produciamo qui, oltre alle risorse extra generate dal mercato brasiliano, perché consideriamo il Brasile un mercato strategico e fondamentale per l’azienda”, afferma Scandola.
Per il 2025 la strategia di Filippo Berio sarà anche quella di educare i consumatori sulla qualità dell’olio d’oliva e sul suo utilizzo nelle ricette, un’iniziativa già promossa sui social dallo chef italiano Antonio Maiolica, ambasciatore ufficiale del marchio in Brasile.
“I brasiliani, con tutta la loro creatività, trovano modi diversi per utilizzare questi prodotti. In molte di queste ricette, l’olio d’oliva è uno degli ingredienti principali, come indicato sulle etichette. Può essere protagonista, sia per completare i sapori che nelle preparazioni”, afferma il direttore commerciale.
Fonte: Exame | articolo di César H. S. Rezende, Giornalista specializzato in agricoltura e macroeconomia
Il Paese sale nella classifica mondiale degli imprenditori affermati
Il Brasile ha battuto il record di aperture di piccole imprese nei primi tre mesi di quest’anno, con oltre 1,4 milioni di registrazioni. I Microimprenditori Individuali (MEI) hanno raggiunto il 78% dei nuovi Registri Nazionali delle Persone Giuridiche (CNPJ).
I dati provengono dal Servizio Brasiliano di Sostegno alle Micro e Piccole Imprese (Sebrae) e indicano anche un aumento del 35% del numero di MEI rispetto allo stesso periodo del 2024, oltre a una crescita del 28% delle micro e piccole imprese.
Secondo la ricerca, l’espansione dell’imprenditorialità formalizzata è accompagnata da misure governative volte a semplificare, incentivare, innovare e ampliare l’accesso al credito per le piccole imprese.
A marzo di quest’anno, il settore dei servizi ha registrato la performance migliore, con l’apertura del 63,7% di tutte le piccole imprese, seguito dal commercio e dal settore manifatturiero. Per quanto riguarda le regioni, l’indagine Sebrae mostra che il Sud-est, il Sud e il Nord-est sono in testa alla classifica per l'apertura complessiva di piccole imprese, con San Paolo, Minas Gerais e Rio de Janeiro ai primi posti tra gli stati.
Imprenditori
Secondo lo studio, nel Paese ci sono 47 milioni di persone che gestiscono un’attività commerciale, formale o informale. Tra i fattori che giustificano l’indicatore c’è l’aumento del tasso di imprenditori affermati, ovvero con più di 3 anni di attività, che è balzato dall’8,7% del 2020 al 13,2% dell’anno scorso.
Con i risultati del 2024, il Brasile ha guadagnato due posizioni, dall’ottavo al sesto posto, nella classifica dei Paesi con il più alto tasso di imprenditori affermati, davanti a Paesi come Regno Unito, Italia e Stati Uniti.
Fonte: Agência Brasil | di Cristiane Ribeiro, Giornalista presso Rádio Nacional
Il ministro delle Finanze Fernando Haddad ha dichiarato il 28 aprile a San Paolo che il Brasile “vivrà una situazione nuova” con la riforma fiscale.
“Se c’è una cosa che mi dà ottimismo, è questa riforma. È molto più profonda di quanto si possa immaginare e affronta questioni fondamentali per aumentare la produttività dell’economia brasiliana. Perché la competizione, a partire da questa riforma, non sarà tra aziende per chi ha la migliore pianificazione fiscale, ma per chi è più produttivo”, ha affermato.
Secondo il ministro, il governo sta già lavorando a un sistema che dovrebbe entrare in funzione dal 1° gennaio del prossimo anno e che faciliterà e semplificherà il processo di tassazione nel Paese. “Penso che siamo pronti a fare non solo un salto legislativo. Penso che faremo un balzo in avanti nell’IT [tecnologia dell’informazione] in Brasile, come pochi altri paesi sono in grado di fare.”
“Credo che vedremo questo accadere nel sistema fiscale. Tutto sarà digitale, non ci sarà più carta. Sarà possibile monitorare tutto online, sapere tutto ciò che accade online, in tempo reale, e persino proiezioni e stime di crescita saranno disponibili sul proprio computer. Questo darà allo Stato e alle aziende la capacità di pianificazione.”
Con tutto questo, ha sostenuto il ministro, non ci sarà più una guerra fiscale nel Paese. “Il Brasile, che ha sempre faticato in questo ambito, potrà fare un salto di qualità”, ha affermato. “Penso davvero che il Brasile vivrà una nuova situazione.”
La mattina del 28, il ministro ha partecipato all’evento J. Safra Macro Day, a San Paolo. Nel corso dell’evento ha dichiarato che il 2 maggio prossimo si recherà in California per annunciare il piano nazionale per i data center, una politica che, a suo avviso, migliorerà notevolmente gli investimenti nel Paese.
“Vogliamo iniziare a rendere pubblico il quadro normativo del Piano Nazionale per i Data Center. Abbiamo un deficit nel bilancio dei servizi. Appaltiamo il 60% del nostro IT all’estero, il che significa non solo inviare dollari all'estero, ma anche investimenti insufficienti in Brasile, e credo che l'introduzione di questa politica migliorerà notevolmente gli investimenti”, ha aggiunto.
Turbolenza straniera
Nel corso dell’evento, il ministro ha dichiarato che il Brasile ha tutto ciò che serve per crescere quest’anno, nonostante le turbolenze straniere. “Stiamo parlando di uno scenario in cui il Brasile ha tutto ciò di cui ha bisogno per crescere, nonostante le turbolenze geopolitiche in atto, che, a mio parere, finiranno per essere affrontate quest’anno. Penso che il Brasile, in qualsiasi scenario, più o meno favorevole dal punto di vista esterno, se rispetta questo programma [economico attuale], si svilupperà in modo sostenibile”, ha affermato.
Per il ministro è ancora necessaria “prudenza” nell’analizzare i possibili impatti della politica fiscale del governo statunitense. “Il grado di incertezza sulla fine di questa turbolenza che è stata causata è ancora elevato. Dobbiamo aspettare ancora un po’. Quando l’incertezza è così grande, bisogna esercitare una certa cautela, anche se le conversazioni procedono a pieno ritmo”.
Secondo lui, la situazione di incertezza economica nel mondo rende difficile la pianificazione governativa, ma ha sottolineato che le capacità diplomatiche del presidente Luiz Inácio Lula da Silva rappresentano una risorsa per il Paese.
“Il presidente ha molta autorità con i BRIC e molta autorità con il G20. Ha un buon dialogo con i leader europei. Fortunatamente, abbiamo una persona alla Presidenza della Repubblica che è una risorsa per il Paese dal punto di vista diplomatico. Il presidente è una persona che non ha porte chiuse e che non permetterà che le porte si chiudano per noi, perché comprende il ruolo del Brasile sulla scena mondiale”.
In questo scenario, ha affermato il ministro, il Brasile ha mantenuto aperti i canali commerciali con i tre maggiori blocchi mondiali (Stati Uniti, Cina ed Europa), senza però trascurare il multilateralismo. “Dal 2023 in poi, abbiamo incontrato non solo i tre blocchi, ma anche diversi Capi di Stato nel tentativo di rafforzare il multilateralismo”, ha affermato. “Il Brasile ha un'economia troppo grande per essere un satellite di un altro Paese”, ha ribadito.
Fonte: Agência Brasil | Elaine Patricia Cruz, Giornalista presso Agência Brasil
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Secondo il rapporto più recente di fDi Intelligence, che analizza le città e le regioni europee per l’anno 2025, quattro città serbe si sono classificate tra le destinazioni più attraenti per gli investimenti diretti esteri (IDE).
Il rapporto fDi Intelligence – European Cities and Regions of the Future 2025 include in totale 379 città e 148 regioni in tutta Europa. Le città serbe occupano posizioni importanti in tutte le categorie, dalle grandi alle piccole città, fino alle micro città.
Belgrado, in quanto capitale della Serbia, ha nuovamente raggiunto una posizione importante in questo prestigioso rapporto. Nella classifica delle grandi città, Belgrado si è posizionata al quinto posto per il criterio del capitale umano e dello stile di vita (human capital and lifestyle), e al nono posto per quanto riguarda la redditività, ovvero l'efficacia dei costi (cost effectiveness). È stata riconosciuta per la sua solida infrastruttura, il favorevole contesto imprenditoriale e la posizione strategica che la rende una località attraente per gli investitori internazionali. Da anni, Belgrado rappresenta una destinazione ideale per il settore dei servizi e per le aziende internazionali che cercano opportunità di espansione nel sud-est Europa.
Nella classifica delle piccole città europee in diverse categorie, Novi Sad e Kragujevac si sono distinti.
Novi Sad si è posizionato al sesto posto nella classifica delle piccole città europee del futuro per quanto riguarda la convenienza per gli affari (business friendliness). Come secondo più grande centro urbano della Serbia, Novi Sad è sempre più riconosciuto come un centro per gli investimenti tecnologici. La città è caratterizzata da un ambiente favorevole agli affari e da un rapido sviluppo dell'industria IT, mentre il crescente numero di start-up la rende sempre più attraente per gli investitori nel settore delle nuove tecnologie.
Kragujevac, nella stessa categoria, si è posizionata all’ottavo posto per l'efficacia dei costi (cost effectiveness). I costi vantaggiosi per la vita e le imprese rendono la città interessante per gli investitori, mentre la sua ricca tradizione industriale e le infrastrutture ben sviluppate la rendono attraente per gli investimenti nel settore manifatturiero e nell'industria automobilistica. In quanto città universitaria, Kragujevac si distingue per l'alta qualificazione della sua forza lavoro, un ulteriore punto di attrazione per gli investitori stranieri.
Leskovac, nella classifica delle micro città, ha si è posizionata al quarto posto per l'efficacia dei costi (cost effectiveness). Nonostante l'anno scorso avesse ottenuto il primo posto in questa categoria, Leskovac continua a mantenere una posizione competitiva grazie alla sua infrastruttura sviluppata e alla solida tradizione industriale, in particolare nel settore tessile, che attrae investitori in questo campo.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Serba)
Nel 2024, Italia e Germania si sono riconfermate tra i principali paesi esportatori a livello globale, a testimonianza del fatto che il "Made in Italy" e il "Made in Germany" restano due marchi distintivi di grande valore sui mercati internazionali. Secondo i dati diffusi da Infomercatiesteri, la Germania si posiziona al terzo posto tra i maggiori paesi esportatori a livello globale, preceduta solo da Cina e Stati Uniti, mentre l'Italia si colloca al sesto posto per quota di esportazioni. Lo scorso anno, le esportazioni tedesche hanno raggiunto un valore di 1,5 bilioni di euro, registrando un lieve calo dell'1% rispetto al 2023, a causa di difficoltà congiunturali. L'Italia, invece, ha esportato beni e servizi per 623,5 miliardi di euro, con una flessione dello 0,4%, causata soprattutto dal calo della domanda tedesca. Oltre a essere due tra le principali economie esportatrici a livello globale, Italia e Germania mantengono un forte livello di integrazione economica, contribuendo in modo significativo allo sviluppo economico dell'Unione Europea.
Secondo i dati recentemente pubblicati da Destatis e ISTAT, nel 2024 l'interscambio commerciale tra i due paesi ha raggiunto 156 miliardi di euro, in lieve calo del 4% rispetto all'anno precedente. Nel 2024, l’Italia, si è classificata come settimo partner commerciale della Germania per le importazioni, con un volume pari a 85 miliardi di euro, perdendo una posizione rispetto al 2023. Questo risultato è stato influenzato dalla debolezza della domanda tedesca e dalla crescita delle esportazioni tedesche verso il Regno Unito. Tuttavia, per quanto riguarda le esportazioni, l'Italia ha mantenuto la quinta posizione, con un volume pari a 71 miliardi di euro. La Germania, invece, si conferma il primo partner commerciale dell’Italia, sia per le esportazioni che per le importazioni, consolidando il suo ruolo centrale nei rapporti economici bilaterali.
I principali settori coinvolti nell’interscambio commerciale tra Italia e Germania continuano a essere la metalmeccanica e il comparto automobilistico, nonostante una lieve contrazione rispetto al 2023. In controtendenza rispetto ad altri settori, nel 2024 l'industria chimica ha registrato una lieve crescita del +0,8%. Sviluppi particolarmente positivi si sono osservati anche nel settore alimentare: nel 2024 le esportazioni italiane di prodotti alimentari e bevande hanno raggiunto i 10,6 miliardi di euro, con un aumento del 6% rispetto al 2023. Nonostante la crescita, il settore è particolarmente penalizzato dalla pratica commerciale sleale del cosiddetto Italian Sounding. Nel 2023, nel mondo sono stati acquistati prodotti italiani falsificati per un valore di 62 miliardi di euro. Ciò significa che le esportazioni italiane nel settore alimentare, senza l'esistenza di queste imitazioni, sarebbero più che raddoppiate e raggiungerebbero i 126 miliardi di euro.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)