Sabato 13 Dicembre 2025
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Negli ultimi anni, il settore dell’architettura e del design in Australia ha mostrato una crescente apertura verso la collaborazione con realtà italiane, riconosciute per l’eccellenza progettuale e la qualità manifatturiera. A Sydney e Melbourne, centri principali dello sviluppo immobiliare di alta gamma, si registra una domanda sempre più forte di prodotti e competenze “Made in Italy”, in particolare per progetti residenziali e commerciali di fascia premium. Gli operatori australiani ricercano nel design italiano non solo uno stile, ma un modello di integrazione tra estetica, sostenibilità e innovazione tecnologica, che risponde alle nuove esigenze del mercato urbano.
Secondo le previsioni del Luxury Interior Design Market Report 2024 di IMARC Group, il mercato australiano dell’interior design di lusso crescerà a un tasso medio annuo del 9,3 % fino al 2033, trainato da investimenti immobiliari e dall’aumento della domanda di spazi personalizzati. In questo contesto, le imprese italiane del settore arredo, illuminazione e outdoor design possono trovare margini significativi per inserirsi nelle filiere di fornitura dei grandi developer e nei processi di gara pubblica e privata. L’elevato posizionamento del design italiano consente infatti di soddisfare le esigenze dei nuovi complessi abitativi e commerciali orientati alla sostenibilità, come One Sydney Harbour progettato dal Renzo Piano Building Workshop, dove l’attenzione ai dettagli e alla qualità dei materiali rappresenta un elemento di distinzione.
Le relazioni bilaterali tra Italia e Australia nel comparto architettura e design sono supportate da una rete di attori istituzionali e commerciali. Le Camere di Commercio italiane all’estero, insieme all’Agenzia ICE e all’Ambasciata d’Italia a Canberra, promuovono la partecipazione di imprese e studi italiani a fiere e progetti, favorendo l’accesso al mercato locale e alle procedure di appalto. La recente iniziativa di attrazione investimenti “Invest in Italy - Australia and New Zealand” ha inoltre confermato l’interesse reciproco verso collaborazioni nel campo della progettazione sostenibile e dell’arredo contract.
Dal punto di vista operativo, le opportunità per gli operatori italiani derivano sia da forniture dirette di materiali e componenti, sia da partnership progettuali con studi australiani, che spesso cercano know-how specializzato in materia di design sostenibile, comfort termico e qualità degli interni. La presenza di marchi come Poliform, B&B Italia, Arclinea e Cassina con showroom a Sydney e Melbourne testimonia una strategia consolidata di presidio del mercato, accompagnata da collaborazioni con studi locali per progetti residenziali, hospitality e retail. Questi esempi mostrano come il design italiano, forte della sua reputazione internazionale, continui a generare valore aggiunto anche nei modelli di sviluppo urbano dell’Australia contemporanea.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Barcellona è stata inserita tra i 50 principali cluster di innovazione a livello mondiale nella Innovation Cluster Ranking 2025, confermandosi come uno dei centri europei di riferimento per ricerca, tecnologia e imprenditorialità.
Il ranking, parte del Global Innovation Index elaborato dalla World Intellectual Property Organization (WIPO), identifica le aree con la più alta concentrazione di attività innovative, sulla base di indicatori come domande di brevetto, pubblicazioni scientifiche e investimenti in capitale di rischio. Tra i due cluster spagnoli inclusi nella top 100 globale, Barcellona si posiziona al primo posto, distinguendosi per la quantità e la qualità della sua produzione innovativa.
Tra il 2020 e il 2024 la città ha registrato 435 domande di brevetto PCT, 6.016 pubblicazioni scientifiche e 259 operazioni di venture capital per ogni milione di abitanti. Questi risultati collocano Barcellona al 45º posto mondiale per dimensione dell’attività innovativa e al 62º per intensità, in rapporto alla densità di popolazione.
I principali motori dell’innovazione barcellonese
I settori più dinamici per l’innovazione brevettuale sono la farmaceutica (11%), le macchine tessili e per la carta (11%) e le tecnologie medicali (9%). Le aree di ricerca più rilevanti riguardano invece la medicina clinica (12%), la tecnologia (11%) e le scienze della Terra (10%).
L’inclusione di Barcellona tra i 50 cluster di innovazione più avanzati al mondo evidenzia la forza del suo ecosistema, dove università, centri di ricerca, startup e multinazionali collaborano per plasmare le industrie del futuro — un terreno fertile anche per nuove sinergie e opportunità di cooperazione europea.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana - Barcellona)
Il nucleare in Canada rappresenta circa il 15% della produzione elettrica nazionale, con una forte concentrazione in Ontario e una tradizione consolidata grazie alla tecnologia CANDU e all’ampia disponibilità di uranio.
Il settore si distingue non solo per la fornitura di energia stabile e a basse emissioni, ma anche per il contributo industriale e scientifico (dalla filiera del combustibile alla produzione di isotopi medici.) Oggi il Canada è impegnato in programmi di ammodernamento dei reattori esistenti e nello sviluppo degli Small Modular Reactors (SMR), che mirano a rafforzarne la competitività internazionale e a supportare la transizione energetica.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana dell'Ontario Canada (ICCO Canada))
Hong Kong Jewellery Fair 2025 conferma il suo ruolo strategico come hub globale per l’industria dei gioielli, rappresentando un’opportunità da oltre 600 milioni di euro per le imprese italiane. Con più di 3.000 espositori e 50.000 visitatori provenienti da 140 Paesi, la Jewellery & Gem WORLD Hong Kong 2025, svoltasi dal 15 al 21 settembre, non si è limitata a registrare numeri importanti, ma ha segnato una svolta significativa con l’affermazione del platino come protagonista assoluto della manifestazione, diventando la risposta strategica all’impennata dei prezzi dell’oro. Tra gli espositori, circa 100 aziende italiane hanno portato l’eccellenza manifatturiera e tecnologica del nostro Paese in uno degli eventi più prestigiosi del settore.
Il concetto di Platinum Advantage ha guidato l’intera edizione della fiera, organizzata da Informa Markets su due sedi: l’Asia World-Expo per le materie prime e l’Hong Kong Convention and Exhibition Centre per la gioielleria finita. L’evento ha registrato la più ampia rappresentazione di gioielli in platino dell’ultimo decennio, mentre l’esposizione “Sublime Shine: Metal Innovation in the Art of Jewellery”, co-sponsorizzata dal Platinum Guild International, ha attratto oltre 900 visitatori al giorno, focalizzandosi su innovazioni come i Passaporti Digitali di Prodotto e la tracciabilità tramite blockchain, strumenti essenziali per garantire trasparenza e sostenibilità.
Hong Kong conferma la sua storica centralità come hub commerciale per l’Asia-Pacifico, un ruolo cruciale anche per il mercato italiano. Nel 2024 le esportazioni italiane di gioielli verso Hong Kong hanno superato i 600 milioni di euro, pari al 4% dell’export nazionale del settore, mentre considerando l’intera area Asia-Pacifico questa quota supera il 10% delle esportazioni italiane totali di gioielleria.
La presenza italiana alla JGW 2025 si è articolata attraverso il Padiglione Italia presso l'HKCEC, visitato da una delegazione istituzionale di alto livello guidata da Massimo Ambrosetti, Ambasciatore d'Italia nella Repubblica Popolare Cinese, Antonietta Cornacchia, Vice Console Generale del Consolato Generale d'Italia a Hong Kong, e Paola Bellusci, Direttrice dell'Agenzia ICE a Hong Kong. La visita ha sottolineato l'importanza strategica della manifestazione per le relazioni commerciali bilaterali.
L’eccellenza italiana si è confermata in due ambiti chiave: sul fronte della sostenibilità, Legor Group SpA ha ricevuto il Sustainability Leadership Award 2025 durante i Jewellery World Awards celebrati il 17 settembre. Il riconoscimento, nelle categorie Environmental Stewardship e Tech For a Sustainable Future, conferma come l'impegno etico italiano sia riconosciuto a livello globale. Sul piano dell'innovazione tecnologica, il contributo italiano si è rivelato determinante per lo sviluppo del settore del platino. Andy Zhou, rappresentante del Kingli Group, uno dei principali produttori cinesi, ha espresso ottimismo per le esportazioni future di platino dalla Cina ed ha evidenziato come le tecnologie italiane, insieme a quelle giapponesi, abbiano stimolato nuove opportunità.
A testimonianza del ruolo dell'Italia nel coordinamento globale del settore, Gaetano Cavalieri, Presidente della World Jewellery Confederation (CIBJO), è stato ospite d'onore al panel "The Platinum Advantage: Markets, Business and Innovation" del 19 settembre.
La Jewellery & Gem WORLD Hong Kong 2025 ha consolidato la posizione di Hong Kong come piattaforma insostituibile per l'industria orafa globale, offrendo alle imprese italiane un accesso privilegiato a un mercato Asia-Pacifico che assorbe oltre il 10% della produzione italiana di gioielleria. Il riconoscimento internazionale ottenuto da Legor Group e l'apprezzamento delle tecnologie italiane da parte dei produttori asiatici testimoniano come il Made in Italy sia competitivo non solo sul fronte manifatturiero, ma anche nell'innovazione sostenibile e tecnologica.
Fonti:
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)
In un momento in cui l’emergenza climatica e il collasso della biodiversità impongono una revisione urgente delle agende globali, Rio de Janeiro appare determinata a ritornare al centro del dibattito internazionale. Lo annunciano il Comune, l’organizzazione Global Citizen e l’ONG Re:wild: tra il 1° e il 6 giugno 2026 la città ospiterà la prima edizione della Rio Nature & Climate Week, un evento internazionale pensato per connettere la crisi climatica e quella ecologica in un’unica piattaforma di dialogo e azione.
Il progetto nasce da una partnership quinquennale che punta non solo a organizzare una conferenza, ma a trasformare Rio de Janeiro in un laboratorio dal vivo per soluzioni basate sulla natura. La settimana comprenderà un’agenda centrale concepita dagli organizzatori, affiancata da decine di sessioni autonome diffuse in tutta la città, con l’obiettivo di coinvolgere attori pubblici, imprese, comunità locali, istituzioni internazionali e cittadini.
Questa scelta non è casuale: Rio de Janeiro custodisce una storia simbolica nelle politiche ambientali globali. È stata una delle sedi chiave della Conferenza di Rio del 1992, che ha dato origine ai principali trattati sul cambiamento climatico e sulla biodiversità, e oggi la città intende riaffermarsi come punto di riferimento per il Sud globale, ridefinendo il ruolo delle città nello sforzo collettivo per la sostenibilità planetaria.
Il sindaco Eduardo Paes ha commentato con orgoglio che Rio “gioca un ruolo guida nella costruzione di un futuro sostenibile” e che l’alleanza con Global Citizen e Re:wild rafforza gli impegni ambientali della città, ispirando altre realtà urbane a un’azione audace. Il vicesindaco Eduardo Cavaliere ha aggiunto che l’evento segnerà un salto di scala per Rio, già proiettata verso soluzioni resilienti, e che la partnership propone una visione che mette al centro le implicazioni climatiche e naturali in modo integrato.
Dal canto suo, Global Citizen sottolinea di aver sempre considerato le città come motori del cambiamento climatico e sostenibilità: l’adesione di Rio conferma l’ambizione della città e la responsabilità verso le generazioni future. Re:wild, da parte sua, insiste sul fatto che non esiste una soluzione climatica credibile senza la natura, e che ospitando l’evento Rio riafferma il proprio legame con la tutela dei grandi ecosistemi, le popolazioni indigene e le comunità locali.
Un tratto distintivo dell’iniziativa riguarda la volontà di superare la separazione tradizionale tra politiche sul clima e politiche sulla biodiversità: diversamente dalle convenzioni internazionali standard, la Rio Nature & Climate Week intende trattare questi temi in modo connesso e sinergico, ponendo un accento particolare sulle soluzioni “nature-based” che possano affrontare simultaneamente le crisi interdipendenti del pianeta.
Sul versante locale, la città si assume impegni concreti: a partire dal 2026 Rio produrrà 30 milioni di piantine all’anno e fino al 2028 si propone di piantare 80 milioni di alberi, con priorità per le aree più vulnerabili. Queste misure non sono solo simboliche: intendono dimostrare che le amministrazioni urbane possono fare della biodiversità e della rigenerazione ambientale un asse strategico dello sviluppo urbano.
In sintesi, questa iniziativa aspira a rendere Rio non solo palco di discussioni globali, ma un vero e proprio epicentro operativo della transizione verde nel Sud del mondo. Se ben realizzata, la Rio Nature & Climate Week potrebbe segnare un punto di svolta nel modo di intendere le alleanze internazionali per clima e natura, restituendo alle città un ruolo di leadership nei grandi temi planetari.
Fonte: Prefeitura da Cidade do Rio de Janeiro
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
Le trattative per un Accordo di Libero Scambio (FTA) tra Unione Europea e Thailandia sono state formalmente avviate il 6 giugno 2013. Tuttavia, il processo è stato temporaneamente sospeso in seguito agli sviluppi politici interni in Thailandia nel 2014.
Dopo le elezioni generali del 2019, l’UE ha manifestato apertura alla ripresa dei negoziati, subordinandola a specifiche condizioni. A seguito di colloqui preliminari e della definizione di un Documento d’Intesa Congiunto (Joint Understanding Document – JUD) che funge da base per il dialogo, i negoziati sono stati ufficialmente rilanciati nel marzo 2023. Nel corso dei negoziati, l’Unione Europea ha presentato proposte testuali iniziali relative ai vari ambiti dell’accordo, precisando che tali testi costituiscono una base di discussione e potranno essere modificati, integrati o rimossi nel tempo.
Il testo definitivo sarà il risultato delle trattative tra le parti e sarà reso pubblico prima della firma e della ratifica. La Thailandia punta a concludere i negoziati entro la fine del 2025, con un ulteriore anno previsto per la ratifica da parte dell’UE, mentre il processo di approvazione parlamentare in Thailandia richiede generalmente 3–4 mesi.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
Il mercato europeo dell’aerospazio si trova in una fase di rapida crescita. Nel 2024, secondo i dati pubblicati dall’Agenzia Spaziale Europea ESA, il budget proveniente da enti pubblici destinato ai programmi spaziali ha raggiunto gli 11,4 miliardi di euro, inclusi i fondi nazionali messi a disposizione dai vari Stati membri. Tuttavia, secondo una ricerca di EURISPES, gli attori privati giocheranno un ruolo sempre più importante nell’esplorazione e nella commercializzazione dello Spazio: la New Space Economy attrarrà infatti oltre 2.700 miliardi di euro di investimenti entro il 2040.
Fatturato ed esportazioni
In questo contesto fortemente dinamico, Italia e Germania si distinguono sui mercati internazionali come attori di primo piano per ampiezza dei mercati, sia per livello delle esportazioni, sia per completezza delle rispettive filiere produttive. Entrambi i Paesi figurano infatti tra i pochi in grado di coprire l’intera catena del valore nel settore aerospaziale.
Germania e Italia rientrano tra i primi dieci paesi esportatori al mondo nel comparto aerospaziale. In particolare, la Germania occupa la terza posizione dopo Stati Uniti e Francia, mentre l’Italia si colloca al settimo posto, rappresentando la terza forza esportatrice all’interno della UE. Nel 2024, Germania e Italia sono stati rispettivamente il primo e il terzo contributore al budget dell’ESA.
Nel 2024, la Germania ha registrato un fatturato nel settore aerospaziale pari a 52 miliardi di euro, con un incremento del +13% rispetto all’anno precedente. Di questi, 49 miliardi derivano dall’aviazione civile e militare, mentre 3 miliardi sono riconducibili alla space economy. L’Italia, nello stesso anno, ha raggiunto un fatturato pari a 18 miliardi di euro, di cui oltre 8 miliardi provenienti dalle esportazioni. Il 30% del fatturato italiano è attribuibile al segmento della space economy.
Tra i principali punti di forza delle due industrie nazionali si segnalano lo sviluppo di tecnologie per microsatelliti e lanciatori, settori strategici per l’autonomia e la competitività europea.
Space economy: segmenti ad alto potenziale
Quali sono i segmenti più promettenti all’interno della Space Economy? Secondo dati pubblicati da CRIBIS, il comparto del lancio e dell’assistenza satellitare rappresenta la principale area di sviluppo: tra i 60.000 e i 100.000 satelliti verranno lanciati in orbita entro il 2030.
I satelliti si suddividono in tre principali categorie operative, tra cui l’osservazione della Terra, che consente di acquisire dati ambientali e geografici attraverso sensori ad alta precisione, fornendo immagini e misurazioni dettagliate. In questo ambito, Italia e Germania si confermano come player altamente competitivi.
Nel 2024, il valore di questo segmento per l’Italia ha raggiunto 290 milioni di euro, con una crescita del +28% rispetto al 2023. Anche la Germania rappresenta un attore di primo piano nel mercato internazionale dell’osservazione terrestre: entro il 2029, si prevede che il fatturato del settore raggiunga 1,2 miliardi di euro, con un tasso di crescita annuo del +12%.
Dal punto di vista tecnologico, sta emergendo con forza l’approccio della miniaturizzazione, ovvero la realizzazione di satelliti di piccole dimensioni, che consente una drastica riduzione di costi e tempi di sviluppo. Questo stesso principio viene applicato anche ai lanciatori, contribuendo a garantire flessibilità operativa, autonomia e indipendenza di lancio, elementi cruciali per stimolare le missioni spaziali europee e ridurre i costi complessivi del comparto.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Il progetto di estensione della Promenade du Paillon prolunga la coulée verte verso nord, in direzione del Palais des Expositions. Oltre al semplice ampliamento (circa otto ettari aggiuntivi, per un totale prossimo ai venti ettari), l’obiettivo è conferire una continuità funzionale e climatica al centro di Nizza. In altri termini, trasformare una passeggiata già apprezzata dai cittadini in una vera e propria infrastruttura verde, capace di collegare la Promenade des Anglais, Garibaldi e il polo espositivo attraverso un percorso verde.
Per conseguirlo, il primo intervento è stato la liberazione dell’area mediante la demolizione del TNN e, in seguito, di Acropolis nel 2023-2024, che ha aperto la strada ai lavori di fondo: sbancamenti, reti/impianti, suoli permeabili e prime piantumazioni nel 2024-2025. Questa impostazione spiega perché il cronoprogramma annunciato sia ampio, puntando alla messa in esercizio nell’ottobre 2025, fatti salvi gli imprevisti tipici di fine cantiere.
Sul piano urbano, la continuità si concretizza nel prolungamento dell’asse centrale e nella moltiplicazione degli attraversamenti est-ovest che ricuciono rive a lungo frammentate.
In questo quadro, le scelte tecniche convergono: substrati drenanti e de-impermeabilizzazione per gestire l’acqua alla fonte, recupero delle acque per l’irrigazione, chiara gerarchizzazione a favore della mobilità attiva e arredo urbano essenziale. L’insieme configura un «corridoio di frescura» concepito per generare effetti misurabili sulla temperatura percepita estiva grazie ai numerosi alberi messi a dimora.
La finalità non sarà solo fisica, ma anche culturale. Lontano da un ridimensionamento, il MAMAC (chiuso per un importante intervento di ristrutturazione) sarà reintegrato nella «Promenade des Arts», con obiettivo di riapertura nel 2028.
Questi spazi pubblici che la città sostituisce e integra, grazie alla sovrapposizione di dispositivi urbani come l’accesso ai musei e il respiro verde potranno susseguirsi senza vere soluzioni di continuità, poiché interconnessi.
I benefici attesi sono molteplici: sul piano climatico, il verde e la de-impermeabilizzazione promettono una riduzione delle isole di calore, come già accennato; sul piano funzionale, le continuità pedonali e ciclabili diventano finalmente fluide dal centro verso il Palais des Expositions, rafforzando l’immagine di Nizza come metropoli mediterranea che investe nella qualità degli usi e del paesaggio e ne accresce il prestigio su scala internazionale.
Tuttavia l’opinione pubblica non è necessariamente unanime, poiché questi lavori (la demolizione di Acropolis e del TNN) hanno alimentato una controversia patrimoniale e culturale, con un legittimo dibattito sul rapporto costi/benefici in assenza di tali edifici. Inoltre, i volumi di piantumazioni annunciati variano a seconda delle fonti: dovranno essere confermati alla consegna, con indicatore chiave non solo il numero di alberi, ma anche il loro tasso di attecchimento e la qualità dei suoli.
Infine, il rispetto puntuale del cronoprogramma e la gestione dei disagi condizionano l’accettabilità sociale del progetto nel momento critico dell’apertura.
Oggi questi parametri sono chiaramente leggibili sul campo: le demolizioni sono concluse, le sistemazioni del suolo avanzano, le prime piantumazioni sono visibili sul lato Bourgada e l’obiettivo di fine anno resta il traguardo ufficiale.
Se questa finestra sarà rispettata, Nizza si doterà di una spina dorsale verde di rango metropolitano; a condizione di un’accurata manutenzione e di un monitoraggio trasparente degli indicatori, l’investimento produrrà benefici tangibili, durevoli e leggibili tanto per gli utenti quanto per l’attrattività della città.
(Contributo editoriale a cura della Chambre de Commerce Italienne Nice, Sophia-Antipolis, Cote d'Azur)
Il Lussemburgo consolida il suo ruolo di hub strategico per l’innovazione RegTech con l’arrivo ufficiale di Aptus.AI, la startup italiana in forte crescita specializzata in soluzioni di intelligenza artificiale per la compliance normativa.
Fondata a Pisa nel 2018 da Andrea Tesei e Lorenzo De Mattei, Aptus.AI ha recentemente chiuso un round di finanziamento seed da 3,27 milioni di euro. L’azienda ha sviluppato una tecnologia brevettata in grado di trasformare qualsiasi testo normativo in dati strutturati e leggibili dalle macchine, ottimizzati per l’analisi tramite AI.
Questo sistema all’avanguardia alimenta una piattaforma di intelligenza artificiale generativa capace di rilevare e notificare in tempo reale ogni aggiornamento normativo, inviando report e alert giornalieri personalizzati in base alle aree di interesse delle singole organizzazioni.
Secondo i dati forniti dalla società, la soluzione consente di ridurre in media del 60% il tempo dedicato alla ricerca normativa, minimizzando al contempo il margine di errore rispetto agli strumenti di intelligenza artificiale generici. Tra i clienti che già utilizzano la piattaforma figurano importanti istituzioni finanziarie come Intesa Sanpaolo e Generali Investments.
Un passo strategico verso l’Europa
“Siamo entusiasti di avviare le nostre attività in Lussemburgo, un Paese che si distingue per il suo ecosistema finanziario avanzato e l’attenzione costante all’innovazione regolamentare,” ha dichiarato Andrea Tesei, CEO e co-fondatore di Aptus.AI.
“Con la sua alta concentrazione di istituzioni finanziarie, il Lussemburgo rappresenta il contesto ideale per dimostrare come la nostra tecnologia possa trasformare la compliance in un vantaggio competitivo per dipartimenti legali e team di risk & compliance.”
Grazie al forte interesse degli investitori – tra cui Azimut Investments – Aptus.AI si colloca oggi nella fascia mid-market del settore RegTech, con un fatturato annuo stimato tra 11 e 100 milioni di euro.
L’azienda ha inoltre ottenuto importanti riconoscimenti a livello europeo: nel 2023 è stata selezionata per il progetto Chat-EUR-Lex nell’ambito del programma NGI Search, e attualmente ricopre il ruolo di “Assistente Legale AI” nel progetto europeo LLMs4EU (Large Language Models for the European Union). Nel 2024, Aptus.AI ha ricevuto il premio “Innovazione dell’Anno” ai Fintech Awards.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Lussemburghese a.s.b.l)
Nel 2025 entra nel vivo l’attuazione del Piano Strategico della PAC 2023–2027 della Polonia. Parliamo di un piano ambizioso, che unisce pagamenti diretti, sviluppo rurale e interventi settoriali, in linea con le priorità ambientali e digitali europee. L’agricoltura polacca è oggi al centro di una trasformazione strategica, e le misure che si stanno attuando in questi mesi avranno un impatto tangibile sul mercato europeo e sulle dinamiche di filiera.
Vediamo cosa sta succedendo in concreto.
Un'agricoltura in piena transizione
Nel 2025, il settore agricolo polacco è ancora fortemente caratterizzato da aziende medio-piccole: sono oltre 1,4 milioni le aziende registrate, con una superficie agricola pari al 52% del territorio nazionale. Ben 15 milioni di cittadini vivono in aree rurali, a testimonianza del peso sociale di questo comparto.
Le produzioni principali – cereali, lattiero-caseario, carne suina, pollame e ortofrutta – sono oggi sostenute da misure economiche e ambientali sempre più selettive.
Pagamenti diretti e sostegni attivi nel 2025
Il 2025 è un anno chiave per i pagamenti redistributivi e le misure per i piccoli agricoltori:
Eco-schemi e pratiche ambientali: il 2025 è l’anno della messa a terra
Nel 2025, la quota del 25% dei pagamenti diretti è riservata agli eco-schemi, cioè pratiche agricole volontarie a beneficio dell’ambiente. Sono attualmente attive le seguenti misure:
L’obiettivo è chiaro: aumentare la qualità ambientale dei suoli, ridurre l’impatto climatico delle pratiche intensive e raddoppiare la superficie biologica entro il 2030.
Energia rinnovabile e investimenti verdi: la spinta 2025
Sul fronte energetico, il Piano prevede nel 2025:
Questi investimenti sono co-finanziati dallo sviluppo rurale e attraggono già numerosi fornitori europei.
Benessere animale: fondi attivi e focus sul suino
Con un fondo complessivo di 1,3 miliardi di euro, il piano promuove nel 2025 pratiche migliorative per il benessere animale. Le misure includono:
Innovazione e formazione: il ruolo di AKIS nel 2025
La Polonia ha puntato molto anche sull'innovazione agricola:
Il sistema AKIS (Agricultural Knowledge and Innovation System) è in pieno sviluppo e sta formando oltre 127.000 operatori, di cui 25.000 specificamente su pratiche ambientali e climatiche.
La digitalizzazione delle aree rurali è un altro obiettivo concreto: l’obiettivo è la copertura al 100% con almeno 100 Mbps entro il 2027.
Cosa significa tutto questo per le aziende italiane?
La modernizzazione dell’agricoltura polacca avrà inevitabili ripercussioni anche sulle imprese italiane, sia in termini di competizione che di opportunità. Ecco alcune riflessioni operative:
1. Competizione più aggressiva sui mercati UE
Il sostegno mirato alle piccole aziende polacche potrebbe consolidare l’offerta nei settori cerealicolo, lattiero e suinicolo, aumentando la concorrenza diretta in Europa, specie sui mercati dell’Est e del Nord Europa.
Le aziende italiane dovranno puntare su differenziazione, certificazioni di origine e qualità, rafforzando la narrazione del valore territoriale dei propri prodotti.
2. Opportunità per chi fornisce tecnologia e consulenza
Tutti gli investimenti attualmente attivi in Polonia aprono spazi per fornitori italiani di:
3. Collaborazioni transfrontaliere
La formazione finanziata tramite AKIS offre possibilità di partnership accademiche, consulenziali e progettuali per enti italiani (università, enti di formazione, studi agronomici, startup).
4. Imprese agri-food italiane con presenza estera
Per chi ha già canali in Polonia o nei Paesi Visegrad, il 2025 rappresenta un anno chiave per cogliere bandi, entrare in reti locali o posizionare nuove soluzioni ad alto valore aggiunto.
In sintesi
La Polonia sta attuando un piano agricolo strutturato, orientato a sostenibilità, energia pulita, benessere animale e rafforzamento delle piccole aziende.
Il 2025 è l’anno in cui molte misure chiave sono diventate operative, e l’effetto sulla filiera agroalimentare europea è già evidente.
Le aziende italiane possono scegliere se subire questa trasformazione o coglierne le opportunità, affermandosi come fornitori, partner o pionieri nel nuovo ecosistema agricolo europeo.
Fonte: Report redatto da European Commission ed elaborato dalla Camera di Commercio e Industria Italiana in Polonia