Giovedì 25 Dicembre 2025
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New York City continua a essere una delle destinazioni più strategiche per gli investitori immobiliari a livello globale, grazie alla sua capacità unica di coniugare stabilità economica, innovazione e attrattiva internazionale. La città, nonostante le incertezze economiche globali, ha dimostrato una straordinaria resilienza, sostenuta da settori chiave come finanza, tecnologia, media, arte e cultura. Le sue infrastrutture di livello mondiale, la rete di trasporti efficiente e la posizione strategica negli Stati Uniti contribuiscono a renderla un hub privilegiato per le imprese e un ambiente fertile per gli investimenti.
Il mercato immobiliare, in particolare, offre segnali forti di crescita e rinnovato interesse. Secondo CNBC, il segmento del lusso a Manhattan ha registrato un notevole aumento delle vendite nel primo trimestre del 2025, trainato da una domanda solida sia domestica che internazionale. Questo conferma la reputazione di New York come porto sicuro per gli investimenti di fascia alta. Parallelamente, la città si sta trasformando per rispondere alle nuove esigenze del mondo del lavoro, sempre più orientato verso modelli ibridi e sostenibili. L’iniziativa Race for Space prevede la riqualificazione di oltre 500.000 metri quadri di spazi commerciali sottoutilizzati, creando ambienti moderni, flessibili e ad alta efficienza energetica, che rappresentano una nuova frontiera per gli investimenti immobiliari. Come evidenzia anche MLS Campus, entrare oggi nel mercato immobiliare newyorkese significa accedere a un contesto globale competitivo, diversificato e in continua evoluzione, dove le opportunità di rendimento sono reali e supportate da una domanda costante.
Per gli investitori internazionali, inclusi quelli provenienti dall'Italia, New York rappresenta una porta d'ingresso per entrare in un mercato globale. La sua crescita costante e la posizione privilegiata come centro finanziario, culturale e tecnologico fanno della città una scelta ideale per chi cerca un investimento sicuro e a lungo termine. Inoltre, la diversità del mercato, che spazia dal residenziale al commerciale, offre opportunità a vari livelli, a seconda delle esigenze e degli obiettivi specifici.
Investire a New York significa non solo entrare in un mercato dinamico, ma anche sfruttare un ecosistema che promuove innovazione, networking e un costante sviluppo delle opportunità. È una città che non smette mai di evolversi e di offrire potenziale di crescita per gli investitori più lungimiranti.
(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce)
START-UP NY è un programma promosso dallo Stato di New York con l’obiettivo di attrarre e supportare aziende innovative, incluse quelle straniere, offrendo un regime fiscale particolarmente vantaggioso per un periodo fino a dieci anni. Gestito dall’agenzia Empire State Development (ESD) in collaborazione con istituzioni accademiche locali, il programma permette alle imprese approvate di operare in specifiche zone designate come “tax-free”, spesso situate nei pressi di campus universitari pubblici.
Tra i principali benefici previsti, come riportato dal sito ufficiale dell’ESD, vi sono l’esenzione totale dall’imposta sul reddito d’impresa (Corporate Franchise Tax) per le aziende che operano interamente all’interno delle zone agevolate, l’esenzione dall’imposta personale sul reddito per i dipendenti assunti in nuove posizioni create dal progetto e l’esenzione dalle imposte sulle vendite e sull’uso di beni e servizi necessari all’attività. Sono inoltre previste esenzioni dalla Mortgage Recording Tax e dall’imposta sui trasferimenti immobiliari, oltre alla possibilità di esenzione dalla Metropolitan Commuter Transportation Mobility Tax (MCTMT) per le aziende localizzate completamente nelle aree tax-free. Questi vantaggi fiscali sono documentati anche da fonti specialistiche come Griffitts Tax e dal Dipartimento delle Entrate dello Stato di New York.
Il programma è rivolto a imprese che non competono direttamente con quelle già presenti localmente, che collaborano con almeno un’università partner del programma e che sono in grado di generare nuovi posti di lavoro netti nello Stato. I settori più interessati includono tecnologia, biotecnologie, manifattura avanzata, energia pulita, salute digitale, agroalimentare innovativo, design e ingegneria. Non sono invece ammesse aziende operanti nei settori retail, ristorazione, immobiliare, legale, finanziario o contabile.
Per le aziende italiane, START-UP NY rappresenta un’opportunità concreta per accedere al mercato statunitense con un vantaggio competitivo significativo. Settori tipici del Made in Italy, come moda, design, food tech, automotive e ICT, possono trovare in New York un ambiente stimolante, caratterizzato da infrastrutture di ricerca avanzate e da un solido network accademico grazie alla presenza di università come la State University of New York (SUNY). In sintesi, START-UP NY offre una combinazione unica di incentivi fiscali e opportunità di crescita, che può facilitare l’espansione di imprese italiane verso il mercato americano riducendo i rischi e i costi iniziali, e favorendo al contempo l’integrazione in un ecosistema altamente innovativo.
(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce)
Ridurre sprechi e impatti ambientali: è questa la sfida che un numero crescente di progetti europei sta affrontando per rendere il settore tessile più sostenibile e circolare. Oggi ogni cittadino europeo consuma in media 26 chili di tessuti all’anno, metà dei quali finisce tra i rifiuti.
Secondo la Commissione europea, il tessile è tra i settori più impattanti per consumo di acqua, suolo e materie prime, oltre che per le emissioni di gas serra. Ogni anno, un europeo butta via in media 11 chili di tessuti, mentre nel mondo un camion di abiti viene smaltito o incenerito ogni secondo.
Con oltre 160mila imprese e 1,5 milioni di lavoratori, l’industria tessile rappresenta un pilastro economico europeo che necessita di innovazione e supporto per la transizione verde. Poiché il 73% dei tessuti consumati in Europa è importato, l’UE punta a rafforzare la collaborazione internazionale e a promuovere produzioni sostenibili e di qualità, valorizzando creatività, competenze e know-how europei.
Anche in Italia la sostenibilità tessile è ormai una priorità. Sono nati diversi consorzi dedicati all’economia circolare, come Cobat Tessile, Ecotessili, ERP Italia Tessile ed Erion Textiles, impegnati nella raccolta e nel recupero dei prodotti tessili per trasformarli in nuova materia prima. In questa stessa direzione si inserisce l’accordo tra Confindustria Moda e UniCredit, volto a supportare le imprese nella digitalizzazione e transizione verde. A Palermo, inoltre, è stato inaugurato uno sportello moda per accompagnare le aziende verso l’adozione del passaporto digitale del prodotto, che dal gennaio 2026 garantirà tracciabilità, sostenibilità e trasparenza lungo l’intera filiera.
La Spagna ha integrato la strategia per il tessile sostenibile nel piano nazionale “España Circular 2030” e nella Legge 7/2022 sui rifiuti, che introduce la responsabilità estesa del produttore (EPR) per abbigliamento e calzature. Entro il 2025, le aziende dovranno finanziare la raccolta, selezione e riciclo dei prodotti immessi sul mercato, in linea con le direttive europee. Il Paese sta costruendo una filiera tessile circolare che unisce istituzioni, imprese e associazioni. Parallelamente cresce il mercato dell’usato, spinto dai social network e da catene specializzate. Tra gli esempi più significativi c’è Humana Fundación Pueblo para Pueblo, che nel 2024 ha recuperato **19 mila tonnellate di capi.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana - Barcellona)
Il sostegno dell'adesione della Repubblica Ceca alla zona euro rimane minoritario tra i cechi. Lo indica un'indagine dell'istituto CVVM dell'Accademia delle Scienze.
Sostiene l'adozione della moneta comune il 30% dei cechi, mentre esprime il parere contrario il 66% degli intervistati. Ben il 44% dei cechi si dice decisamente contrario all'adozione dell'euro. Un maggiore sostegno all'entrata della Repubblica Ceca nella zona eura viene rilevato tra i giovani, le persone con un titolo di studio universitario e gli uomini.
Solo il 23% dei cechi però sostiene che la Repubblica Ceca non dovrebbe essere uno stato membro dell'Unione Europea. Il 74% degli intervistati invece crede che il paese dovrebbe restare nell'UE. I cechi sono più scettici sulla maggiore integrazione comunitaria.
Fonte: https://cvvm.soc.cas.cz
L'economia ceca conferma le sue buone prestazioni anche nel terzo trimestre dell'anno. Lo indicano i dati dell'Ufficio di Statistica Ceco.
Le prime stime dell'andamento del prodotto interno lordo nel terzo trimestre dell'anno segnalano una crescita rispetto a un o fa del 2,7%. Rispetto al trimestre precedente l'aumento è stato dello 0,7%. “Hanno supportato la crescita del Pil anno su anno la spesa delle famiglie e la creazione del capitale fisso lordo” ha notato Vladimír Kermiet dell'Ufficio di Statistica.
Il ritmo di crescita dell'economia ceca è in accelerazione dall'inizio dell'anno. Nel primo trimestre dell'anno il Pil era aumentato del due percento rispetto a un anno fa e nel secondo trimestre del 2,6% con una prima stima al 2,5%.
Fonte: csu.gov.cz
Gli abitanti della Repubblica Ceca si sentono meno poveri rispetto alla media UE. Lo indica un'indagine di Eurostat.
Secondo le rilevazione dell'ufficio di statistica comunitario il 14,2% degli abitanti della Repubblica Ceca si sente in una situazione di povertà. Il dato ceco è di circa tre punti percentuale inferiore alla media UE. Nonostante la ripresa economica tuttavia il dato del 2025 è il più alto dal 2018, quando pure la congiuntura economica era favorevole.
La povertà soggettiva viene misurata dall'Eurostat con un'indagine tra le famiglie negli stati membri. La quota delle famiglie in povertà è determinata dal numero dei nuclei, che sostiene di essere in difficoltà o grandi difficoltà materiali e finanziarie. Non vengono quindi applicati parametri oggettivi come il livello del reddito. La povertà soggettiva è più bassa in paesi dell'UE considerati ricchi come il Lussemburgo, la Germania o i Paesi Bassi, mentre i dati più alti sono registrati in Grecia, Bulgaria e Slovacchia.
Fonte e fonte fotografia: ec.europa.eu
Per la maggior parte delle imprese in Repubblica Ceca la situazione economica è stabile o in miglioramento. Lo indica l'indagine semestrale della Camera di Commercio Ceca.
Solo per un quarto delle aziende la situazione nella prima metà dell'anno ha registrato un peggioramento. Il 32% delle imprese ha registrato un miglioramento e oltre il 42% un andamento stabile. Prevede un ulteriore miglioramento della condizione economica nella seconda metà del 2025 il 30,5% delle aziende, più del doppio di quelle, che pensano a un peggioramento. “L'indagine indica che la ripresa è lenta” ha commentato Lenka Janáková della Camera di Commercio Ceca.
Valutazioni migliori sono espresse dalle piccole e medie aziende. Significative sono anche le differenze settoriali. Le imprese sono più ottimiste nei settori dei servizi per le imprese e alle persone. Complessa ancora la situazione nel manifatturiero, dove le valutazioni negative superano quelle positive.
Fonte e fonte fotografia: komora.cz
La spesa per la ricerca e lo sviluppo in Repubblica Ceca è rimasta nel 2024 stabile a circa l'1,8% del Pil. Lo indica l'Ufficio di Statistica Ceco.
Le spese nel comparto sono aumentate tra il 2023 e il 2024 di circa sette miliardi di corone a 147 miliardi di corone. La voce più importante con un costo di circa 89 miliardi di corone rimane il personale, che ha in larga parte trainato l'aumento della spesa. Nel settore lavorano 123.000 persone, che rappresentano circa 87.000 posti di lavoro a tempo pieno, in leggero aumento rispetto al 2023.
La maggiore fonte di finanziamento con circa 93 miliardi di corone sono le aziende private, mentre lo stato ha speso circa 43 miliardi di corone, a cui si aggiungono altri nove miliardi di corone arrivate dall'UE. Lo stato però non è riuscito a risolvere la complicata situazione dei crediti d'imposta per questo tipo per ricerca e sviluppo, che ha visto nel 2024 un ulteriore calo d'utilizzo da parte delle aziende.
Fonte: csu.gov.cz
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il vino italiano continua a consolidare la sua presenza nel mercato australiano, distinguendosi per qualità, varietà dei vitigni e un’immagine legata al lifestyle mediterraneo. Tuttavia, il confronto con i vini locali evidenzia alcune sfide e peculiarità da considerare per chi vuole affermarsi in questo mercato competitivo.
I vini australiani, prodotti principalmente in regioni come Barossa Valley, Margaret River e Hunter Valley, godono di un forte radicamento locale e di un rapporto qualità-prezzo percepito come equilibrato dai consumatori. Al contrario, i vini importati dall’Italia sono generalmente percepiti come prodotti premium, caratterizzati da un forte storytelling legato alla tradizione, al territorio e all’autenticità dei vitigni. Questa percezione positiva si accompagna però a un prezzo più elevato, che può rappresentare una barriera per alcuni segmenti di consumatori, soprattutto nei canali off-trade come supermercati e e-commerce.
In termini di promozione, la strategia più efficace per il vino italiano passa attraverso la valorizzazione della storia del brand, la partecipazione a eventi enologici, degustazioni guidate e strumenti digitali che permettano di raccontare l’origine e le caratteristiche uniche dei prodotti. Gli importatori e distributori locali svolgono un ruolo cruciale nel posizionamento del vino italiano, consigliando il pricing adeguato per ciascun canale e segmento di consumatori. È inoltre crescente l’attenzione verso vini biologici, naturali e con certificazioni di origine, elementi che rafforzano la percezione di qualità e giustificano un premium price.
Dal punto di vista commerciale, le cantine italiane possono beneficiare di collaborazioni con ristoranti, wine bar e retailer di fascia alta, dove il consumatore è più sensibile alla qualità e al racconto del prodotto. Al contempo, la promozione attraverso campagne digitali mirate, storytelling sui social media e degustazioni virtuali rappresenta una leva strategica per fidelizzare un pubblico giovane e curioso, interessato a esperienze enologiche autentiche.
In sintesi, il vino italiano mantiene una posizione di prestigio sul mercato australiano, ma il successo dipende da una strategia equilibrata che sappia combinare percezione premium, pricing adeguato e promozione efficace. Investire in storytelling, certificazioni e canali mirati permette di valorizzare le peculiarità del prodotto e di competere sia con i vini locali che con altre importazioni europee.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
La Danimarca continua a sorprendere il mondo della finanza, questa volta non per tassi o pil, ma per la sua capacità di trasformare il debito pubblico in uno strumento di sostenibilità. A settembre 2025, Copenaghen ha emesso il primo titolo di Stato conforme al nuovo European Green Bond Standard, diventando così il primo Paese al mondo a fare questo passo. Una mossa che non solo rafforza la sua reputazione di leader nella transizione ecologica, ma apre anche la strada a governi e investitori in tutta Europa.
Il “green bond” decennale, dal valore di circa sette miliardi di corone danesi, garantisce che ogni singola corona raccolta sia destinata a progetti realmente verdi. I ricavi, infatti, devono finanziare progetti dedicati alle energie rinnovabili, ai trasporti a basse emissioni e alla tutela del territorio. Non si tratta di un gesto simbolico, ma di una strategia chiara e concreta, gestita dalla Danmarks Nationalbank – la Banca nazionale danese, con l’obiettivo di fare della finanza pubblica un pilastro della transizione ecologica.
“Essere pionieri non è solo un onore, è una responsabilità”, ha commentato il ministro delle Finanze, Nicolai Wammen, sottolineando come rigore finanziario e coerenza climatica possano camminare fianco a fianco.
La solidità dell’iniziativa è stata confermata anche da una revisione indipendente di Sustainable Fitch, che ha certificato la piena conformità del programma agli standard europei e internazionali. La reazione del mercato è stata entusiasta: le richieste di investimento hanno superato di gran lunga l’offerta disponibile, con gli analisti che parlano già di un “greenium”, un piccolo premio che gli investitori sono disposti a pagare per sostenere progetti ad impatto ambientale positivo.
Seguendo il modello dei “twin bond” introdotto nel 2022, la Danimarca ha emesso titoli verdi gemelli dei titoli tradizionali, con le stesse caratteristiche finanziarie, ma con un obiettivo sostenibile. Una scelta pensata per garantire massima trasparenza, liquidità e comparabilità, evitando che i green bond restino uno strumento di nicchia.
In ogni caso, l’operazione ha anche un valore simbolico. Mostra che uno Stato può usare il debito pubblico non solo per finanziare la crescita, ma per guidarla verso obiettivi concreti di sostenibilità. In un’Europa che fatica a trovare l’equilibrio tra disciplina fiscale e ambizione climatica, la Danimarca sta dimostrando che il verde può diventare una strategia economica, non un costo.
Con questa emissione, la piccola monarchia del Nord si conferma non solo pioniera, ma anche esempio morale di una nuova economia verde: pragmatica, trasparente e capace di trasformare la finanza in uno strumento di fiducia e futuro.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
La regione della Bahia ha guadagnato un primato significativo nel 2025: per la prima volta in più di un decennio, si afferma come lo stato con il volume più alto di investimenti nel paese. Secondo i dati ufficiali del sistema contabile statale pubblicati dallo stato stesso, tra gennaio e agosto 2025, la Bahia ha liquidato investimenti per un totale di R$ 4,12 miliardi, superando persino lo stato di São Paulo, che nello stesso periodo ne ha registrati circa R$ 3,66 miliardi.
Questo dato assume un rilievo di grande impatto se si considera che lo stato di São Paulo dispone di un bilancio statale sensibilmente superiore e storicamente detenuto il top della classifica. Il traguardo della Bahia, dunque, segnala non soltanto un picco numerico, ma una reale svolta nella capacità di allocazione ed esecuzione degli investimenti pubblici.
Il governo bahiano attribuisce il risultato a una strategia che ha accoppiato la contrazione di operazioni di credito, sostenibili in rapporto alla capacità di pagamento dello stato, con una forte priorità data agli investimenti nelle aree sociali e infrastrutturali. In particolare, il segretario di Stato alla Fazenda della Bahia ha sottolineato che nonostante l’incremento degli impegni e l’accensione di nuovi finanziamenti, il livello di indebitamento rimane contenuto: la proporzione fra debito corrente netto e ricavo corrente netto è scesa dal 37% di inizio anno al 33% a metà 2025.
L’impatto pratico viene evidenziato direttamente dal governatore della Bahia, che parla di “più scuole di qualità, progressi nella rete sanitaria, maggiore sicurezza e migliore infrastruttura in tutto lo stato”. Un’azione dunque orientata non soltanto a cifre e record, ma a risultati sul terreno, con il territorio che ne beneficia in modo concreto.
È interessante altresì notare che nei primi due anni dell’amministrazione dell’attuale governatore, la Bahia aveva già investito circa R$ 16,08 miliardi: sommando gli investimenti cumulati si arriva a circa R$ 20,2 miliardi dal 2023. Questo ritmo testimonia una capacità di programmazione e realizzazione che va oltre l’eccezionalità di un solo anno, configurando una tendenza strutturale.
Per le imprese, gli operatori finanziari e gli analisti che guardano al mercato brasiliano, il caso della Bahia assume un duplice significato. Da un lato, rappresenta la conferma che anche aree meno tradizionalmente dominanti possono emergere quando combinano rigore gestionale, utilizzo strategico del credito e orientamento a investimenti ad alto valore sociale. Dall’altro, segnala che la sfida degli investimenti pubblici in infrastrutture e servizi può generare un contesto favorevole per attrarre candidature industriali, progetti privati e partnership pubblico-private.
Tuttavia, come spesso avviene, il successo ha al contempo implicazioni di contesto: la ripresa e la velocità degli investimenti richiedono un’efficace governance, controllo dei costi, trasparenza e monitoraggio continuo degli esiti. Nel contesto brasiliano, segnato da elevati livelli di indebitamento in altri stati e da sfide strutturali nella spesa pubblica, il cammino intrapreso dalla Bahia può diventare un modello virtuoso o, se gestito male, un esempio di crescita non sostenibile.
In conclusione, il risultato della Bahia non va letto solo come un picco statistico – è piuttosto un messaggio forte: un modello di stato-regione che, con dimensioni relativamente modeste rispetto ad altri giganti federali, riesce a superare concorrenti ben più consolidati grazie a disciplina finanziaria, visione strategica e orientamento all’impatto sociale. Per il mondo del business, dei servizi e delle infrastrutture interessato al Brasile, questa evoluzione merita attenzione e potrebbe segnalare ulteriori opportunità di partnership e sviluppo nei prossimi anni.
Fonte: Aratu On, 26 ottobre 2025
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
Il Bar Leone a Hong Kong si è aggiudicato il titolo di “Miglior Bar del Mondo 2025”, primo locale asiatico a ricevere questo prestigioso riconoscimento. Dopo il secondo posto nella classifica mondiale 2024 dei World’s 50 Best Bars e il primato tra gli Asia’s 50 Best Bars, il locale fondato dall’italiano Lorenzo Antinori conferma la sua ascesa nel panorama internazionale della mixology. La premiazione si è svolta l’8 ottobre al terminal crociere di Kai Tak, a Hong Kong, davanti a oltre 1.000 professionisti del settore, tra proprietari di bar, investitori, mixologist e rappresentanti dei media provenienti da tutto il mondo. Per la prima volta l’evento ha scelto proprio la città asiatica come sede della cerimonia.
Fin dalla sua apertura nel 2023 nel quartiere di Sheung Wan, il Bar Leone si è distinto come un autentico omaggio all’Italia, reinterpretando la cultura del bar italiano con uno stile contemporaneo. Il concept di “cocktail popolari”, alla base del progetto, rappresenta per Antinori un ritorno alla semplicità e all’essenza del bere bene, in linea con la tradizione e lo stile italiani.
Secondo la giuria del World’s 50 Best Bars, il Bar Leone abbraccia un minimalismo consapevole, lontano dalle mode effimere, per celebrare la purezza dei sapori e la maestria del bartending classico. Ogni cocktail nasce da ingredienti stagionali di alta qualità e da una cura artigianale che valorizza la tradizione italiana.
Uno degli obiettivi dichiarati dal proprietario è rilanciare il cocktail Bellini, servito in un piccolo bicchiere proprio come nell'iconico Harry's Bar di Venezia dove venne inventato. Antinori considera questa scelta un modo per mantenere vivo il legame con le proprie origini e per ricreare, a Hong Kong, l’atmosfera autentica dei bar italiani di quartiere, fatta di semplicità e familiarità.
In questo contesto, il Bar Leone si afferma non solo come esempio di eccellenza italiana, ma anche come simbolo della vitalità e della crescita del settore dei bar a Hong Kong. Antinori ha sottolineato come questo riconoscimento rappresenti un importante traguardo sia per il suo team sia per la città, evidenziando l’impegno quotidiano, la passione e la capacità di Hong Kong di posizionarsi nel cuore dell’industria globale dei bar, grazie alla sua creatività e alla sua ospitalità.
Il successo del Bar Leone conferma la forza e l’appeal globale dell’eccellenza italiana, capace di ispirare e innovare anche oltre i confini nazionali. Un esempio concreto di come la qualità, la semplicità e la passione possano trasformarsi in un linguaggio universale, riconosciuto e premiato nel mondo.
Fonti:
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)
Il governo nazionale ha autorizzato la società Swissport Argentina S.A. a fornire servizi aeroportuali operativi in terra e di rampa presso 37 aeroporti del Paese, tramite la Disposizione 36/2025 della Secretaría de Transporte del Ministerio de Economía.
Questa nuova abilitazione si inserisce nel processo di deregolamentazione e apertura del settore aerocommerciale promosso dal governo argentino, con l’obiettivo di ampliare l’offerta di servizi, aumentare la concorrenza e favorire una maggiore efficienza operativa.
In concreto, Swissport Argentina è stata autorizzata a operare in attività quali il caricamento e lo scaricamento dei bagagli, il rimorchio degli aeromobili, il push-back e la gestione delle scalette di imbarco e sbarco, in aeroporti tra cui Aeropuerto de Rosario, Aeroparque Jorge Newbery, Aeropuerto de Córdoba e numerose altre sedi regionali.
Questa decisione pone fine di fatto al monopolio storico della prestazione di tali servizi da parte della società statale Intercargo S.A.U., aprendo il mercato agli operatori privati.
Il cambiamento normativo costituisce una rilevante opportunità per le imprese italiane e argentine del settore dell’aeronautica, della logistica e dell’infrastruttura aeroportuale. Le nuove condizioni di ingresso favoriscono collaborazioni transnazionali, l’adozione di tecnologie internazionali e l’avvio di progetti nell’ambito del “Sistema Italia” in Argentina.
In tale contesto, le PMI possono considerare il settore dei servizi aeroportuali come un ambito strategico per l’internazionalizzazione e l’export di expertise tecnico-operativa.
La Cámara de Centros de Inspección Vehicular (Camera dei Centri di Ispezione Veicolare- CCIV) di Rosario ha inaugurato con grande rilevanza il progetto “Sviluppo Tecnologico Esportabile – Sicurezza Viale e RTO Santa Fe 2025”, presentando un veicolo tecnologico mobile e il nuovo Observatorio Vial destinato alla produzione e all’analisi di dati strategici sulla sicurezza stradale in Argentina. L’evento, che ha avuto luogo a Santa Fe con la partecipazione di autorità nazionali e provinciali, rappresenta un passo significativo verso un Sistema di Revisione Tecnica Obbligatoria dei veicoli (RTO) sempre più moderno, tracciabile e conforme agli standard internazionali.
Il presidente della CCIV ha sottolineato che il veicolo mobile, già consegnato ad altre entità in Argentina, è anche oggetto di interesse da parte di imprese straniere, tra cui la società tedesca Dekra, che ha contribuito alla genesi del sistema RTO originale: ciò evidenzia la capacità locale di generare tecnologie “esportabili” e di collocarsi all’interno del dialogo internazionale sui temi della mobilità sicura e della qualità dei controlli.
In parallelo, l’Observatorio Vial e il progetto di audit di qualità appena lanciato mirano a rafforzare i processi di ispezione tecnica puntando sulla trasparenza, sulla digitalizzazione delle verifiche e su una cultura della prevenzione che includa operatori pubblici e privati, università e imprese tecnologiche. Con sede a Rosario e presenza su tutto il territorio argentino, la CCIV ribadisce il proprio impegno a favore dell’innovazione e della professionalizzazione del settore, fattori chiave per le PMI che intendono posizionarsi nel contesto globale della green economy e della mobilità intelligente.
La società lattiero-casearia argentina ha annunciato un’accelerazione del piano di investimenti destinato a rafforzare la capacità industriale nel segmento del freddo e a lanciare nuovi formati per il mercato retail, nell’ambito di una strategia volta all’espansione e alla diversificazione del portafoglio prodotti.
Il piano prevede la modernizzazione delle linee produttive e l’adozione di tecnologie avanzate nella catena del freddo, al fine di garantire maggiore efficienza, qualità e sostenibilità. Allo stesso tempo, si punta a sviluppare nuovi packaging e confezioni che rispondano alle esigenze del consumatore moderno e contribuiscano all’incremento delle vendite nei canali GDO e specializzati.
Questo sviluppo rappresenta un’opportunità significativa per le piccole e medie imprese italiane e argentine del settore agroalimentare, in particolare per quelle impegnate nei processi di internazionalizzazione e nelle sinergie di export con il “Sistema Italia”. Il rafforzamento infrastrutturale e la diversificazione dei formati favoriscono infatti la collaborazione tra operatori dei due Paesi e l’inserimento in catene globali del valore.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
L'approccio alla sicurezza informatica si è evoluto notevolmente negli ultimi anni. Non si tratta più semplicemente di implementare misure di protezione: le aziende devono sviluppare la propria capacità di gestire qualsiasi incidente. Mobilitando l'ecosistema nazionale e supportando le imprese nei loro sforzi, la Luxembourg House of Cybersecurity contribuisce a costruire un ambiente digitale più sicuro, sostenibile e innovativo.
Per supportare le PMI, di fronte alle minacce e ai rischi informatici, il governo lussemburghese ha adottato una serie di iniziative. In primo luogo, la Luxembourg House of Cybersecurity (LHC) offre agli stakeholder economici una valutazione del loro livello di maturità in materia di sicurezza informatica.
"Collaboriamo gratuitamente con diversi stakeholder per valutare la loro posizione in questo ambito, stabilire una serie di osservazioni e raccomandare l'implementazione di misure e controlli che consentano loro di aumentare il loro livello di maturità", spiega Dominique Kogue, Direttore del Centro Nazionale di Competenza per la Sicurezza Informatica (NC3), istituzione pubblica che fa capo al Ministero dell'Economia. L’ambizione è quella di coinvolgere le PMI in un processo di miglioramento della sicurezza e di metterle in contatto con i fornitori di servizi più adatti a supportarle a lungo termine.
Oltre alla valutazione iniziale del loro livello di maturità in materia di sicurezza informatica, lo Stato fornisce assistenza finanziaria attraverso i Pacchetti PMI - Sicurezza informatica (SME Packages – Cybersecurity) alle PMI che desiderano implementare le misure raccomandate. Questo aiuto copre il 70% dei costi, per un intervento che va da 3.000 a 25.000 euro al massimo.
"Queste misure sono oggi essenziali per supportare le parti interessate nell'affrontare la sfida della sicurezza informatica", spiega Dominique Kogue. "In primo luogo, perché le PMI rappresentano oltre il 90% del tessuto economico lussemburghese. In secondo luogo, perché le normative relative alla continuità e alla resilienza dei servizi stanno diventando più severe, in particolare con il previsto recepimento della normativa NIS2 in Lussemburgo".
L'evoluzione della Direttiva sulla sicurezza informatica dei servizi essenziali (NIS) amplia significativamente il raggio d'azione delle entità interessate. "Sebbene non tutte le PMI rientrino nell'ambito di applicazione della NIS2, molte sono indirettamente interessate, in quanto i fornitori di servizi agli stakeholder sono ora tenuti a rispettare tali obblighi. Se desiderano continuare a supportarli, devono quindi aumentare il loro livello di maturità", continua la LHC. "Sensibilizzando le parti interessate su queste problematiche, l'obiettivo è sostenere un'economia più resiliente".
Aumentare il livello di maturità in materia di sicurezza informatica, oltre a sensibilizzare su problematiche e rischi, richiede l'implementazione di misure per proteggere e monitorare gli ambienti IT, ma anche, e soprattutto, la sensibilizzazione dei dipendenti in tutta l'azienda. Adottare un approccio proattivo alla sicurezza informatica, oltre a supportare le PMI, significa anche anticipare le sfide future, in particolare quelle legate all'emergere di nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale e il quantum computing.
In questo contesto, è nata una nuova iniziativa guidata dall'LHC: la Cybersecurity Factory. "Questa fa parte della strategia governativa per i dati, l'intelligenza artificiale e la fisica quantistica, di cui è una componente, insieme, ad esempio, all'AI Factory", continua l'amministratore delegato dell'LHC. "Alla luce dell'evoluzione dei rischi e delle forme di attacco, l'obiettivo è incoraggiare gli stakeholder dell'ecosistema della sicurezza informatica a esplorare nuovi approcci e a co-creare strumenti innovativi, attingendo a risorse dedicate". In questo modo, l'ecosistema della sicurezza informatica del Lussemburgo mira a rimanere all'avanguardia e a rispondere efficacemente alle sfide di domani.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Lussemburghese a.s.b.l)