Domenica 26 Ottobre 2025
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La città di Villa Constitución, situata nella provincia di Santa Fe, in Argentina, si sta affermando come un centro logistico e commerciale di rilievo in Sud America grazie alla recente espansione della sua Zona Franca e all’inaugurazione di un moderno porto polifunzionale.
Nel gennaio 2025, l’Agenzia per la Riscossione e il Controllo Doganale (ARCA) ha approvato l’ampliamento della Zona Franca, che ora si estende su oltre 639.000 metri quadrati, includendo nuove Aree Primarie Doganali che ottimizzano i processi di controllo e facilitano le operazioni commerciali internazionali.
Nel novembre 2024 è stato inaugurato un porto polifunzionale, attrezzato per la gestione di carichi generici, alla rinfusa, siderurgici, minerari, liquidi e container. La struttura dispone di accesso diretto alle principali arterie stradali nazionali, migliorando significativamente la connettività logistica.
Per le aziende italiane, questa infrastruttura rappresenta un’opportunità strategica per accedere ed espandersi nel mercato sudamericano. La Zona Franca offre vantaggi fiscali rilevanti, tra cui esenzioni doganali, agevolazioni tributarie e una significativa riduzione dei costi operativi, incrementando la competitività dei prodotti italiani nella regione.
Inoltre, la posizione geografica e le infrastrutture logistiche favoriscono un collegamento efficiente con i principali poli industriali e commerciali dell’Argentina e dei Paesi limitrofi.
Il governo argentino, in collaborazione con il settore privato, sta lavorando attivamente per posizionare Villa Constitución come un nodo logistico strategico.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Hong Kong si distingue dalla Cina continentale per diversi aspetti, e tra questi spicca sempre di più la forza del suo passaporto. Secondo l’ultima edizione del Henley Passport Index – considerato tra i più autorevoli nel valutare la libertà di movimento internazionale – il passaporto di Hong Kong si posiziona al diciassettesimo posto, con accesso senza visto a 169 destinazioni. Si tratta di un miglioramento di una posizione rispetto all’aggiornamento precedente e di due posizioni rispetto al 2024.
Questo risultato risalta ancor di più se confrontato con la Cina continentale, che si trova solamente al sessantesimo posto, con accesso libero a 83 destinazioni. Anche Macao, altra regione ad amministrazione speciale della Cina, si colloca più in basso, al trentunesimo posto, con 144 destinazioni accessibili senza bisogno di visto.
La performance positiva di Hong Kong è confermata anche da altri indici internazionali. Il Guide Passport Index la colloca al quindicesimo posto, mentre il Global Passport Index pubblicato da Arton Capital la posiziona ancora più in alto, al tredicesimo posto, registrando anche un miglioramento del mobility score rispetto all’anno precedente.
Le differenze tra i vari ranking dipendono principalmente da approcci metodologici distinti. L’indice Henley, ad esempio, si basa esclusivamente sui dati forniti dall’International Air Transport Association (IATA), aggiornati su base mensile, e include nel punteggio solo le destinazioni accessibili senza visto, con visto all’arrivo o tramite autorizzazione elettronica di viaggio (eTA). Le e-Visa, ovvero i visti richiesti online che prevedono approvazione preventiva da parte delle autorità governative, non vengono considerate. Lo stesso vale per i visti all’arrivo che richiedono autorizzazioni prima della partenza: se è necessaria una valutazione preventiva da parte del governo, quel Paese viene escluso dal conteggio.
Il Global Passport Index di Arton Capital si distingue invece per la sua maggiore flessibilità metodologica e per un sistema di aggiornamento in tempo reale. In alcuni casi, include nel punteggio anche le e-Visa, purché queste vengano rilasciate in tempi molto rapidi, generalmente entro tre giorni. Inoltre, Arton ha sviluppato classifiche parallele, come l’Individual Passport Power Rank, in cui non si ammettono pari merito tra i passaporti. Questa differenza è resa possibile da un sistema di ponderazione che dà maggiore valore all’accesso completamente senza visto rispetto ad altre forme di ingresso, e in caso di punteggi identici, ricorre all’Indice di Sviluppo Umano (HDI) per determinare l’ordine. Lo stesso istituto ha introdotto anche il Global Passport Landpower Rank, una classifica innovativa che valuta i passaporti in base alla superficie geografica complessiva dei territori accessibili. In queste due classifiche alternative, Hong Kong si posiziona rispettivamente al quarantaseiesimo e ventiquattresimo posto. Sebbene questi risultati siano meno brillanti rispetto a quelli del ranking globale, restano comunque significativamente superiori a quelli della Cina continentale, che si trova al centododicesimo posto nell’Individual Rank e al novantunesimo nel Landpower Rank.
Il Guide Passport Index adotta un’impostazione simile a quella di Henley, escludendo dal conteggio le e-Visa complesse, ma si distingue per la ricchezza e la precisione delle informazioni fornite. Oltre a utilizzare i dati IATA, integra fonti ufficiali come siti web governativi, ambasciate, consolati, ministeri degli esteri e autorità turistiche. Questo approccio consente di offrire una panoramica più approfondita sulle modalità di ingresso in ciascuna destinazione, distinguendo chiaramente tra autorizzazioni elettroniche, visti richiesti in ambasciata o visti all’arrivo, specificando anche tempi, requisiti e documentazione necessaria.
Nonostante le differenze metodologiche, tutti gli indici analizzati confermano la crescente forza del passaporto di Hong Kong rispetto a quelli di Macao e della Cina continentale. Ciò riflette una più ampia differenziazione nella percezione internazionale della regione, dimostrando una maggiore fiducia, apertura diplomatica e solidità delle relazioni bilaterali. È un segnale che contrasta con la narrativa secondo cui Hong Kong starebbe progressivamente perdendo la propria autonomia, e riafferma invece il valore e la riconoscibilità del modello “Un Paese, due sistemi” sulla scena globale.
Fonti:
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)
Il settore aerospaziale rappresenta oggi una delle industrie più strategiche e trasversali a livello globale. Include l’aviazione civile e militare, la manutenzione e revisione (MRO), la produzione di componenti aeronautici, e – in misura crescente – lo sviluppo di tecnologie spaziali e satellitari. A livello globale, si stima che la space economy possa superare i 1.000 miliardi di dollari entro il 2040. La crescita continua dei flussi di passeggeri e le profonde trasformazioni geopolitiche e digitali stanno modificando le supply chain internazionali e le relazioni tra i diversi Paesi del mondo. In questo contesto, la Thailandia si sta affermando come un polo emergente dell’Asia-Pacifico, grazie a infrastrutture aeroportuali moderne, incentivi all’investimento e un posizionamento strategico tra India, Cina e Sud-est asiatico.
Negli ultimi anni la Thailandia ha fatto importanti passi avanti per rafforzare la propria industria aerospaziale.
Il settore si compone principalmente di:
-Aviazione commerciale (traffico passeggeri e merci),
- Manutenzione, Riparazione e Revisione (MRO),
- Produzione aeronautica (OEM),
- Tecnologie spaziali e satellitari,
- Difesa aerea e cooperazione internazionale.
Il traffico aereo ha registrato una crescita annua media del 13% tra il 2011 e il 2015 . La rete aeroportuale comprende 12 aeroporti internazionali principali e numerosi hub secondari, tra cui U-Tapao, destinato a diventare centro integrato per MRO, logistica e training.
Il mercato MRO thailandese, stimato in 1,3 miliardi USD entro il 2024 , attira sempre più investitori grazie a:
- una forza lavoro specializzata e a basso costo,
- la prossimità alle rotte commerciali asiatiche,
- incentivi fiscali (esenzioni fino a 8 anni) promossi dal Board of Investment (BOI).
Aziende leader come Triumph Aviation Services, Chromalloy e Rolls-Royce operano già nel Paese. L’Europa potrebbe rafforzare la propria presenza in ambiti chiave come manutenzione di motori, elettronica di bordo e formazione tecnica.
Attualmente la Thailandia è attiva nella produzione di componenti (Tier 3-4), con ambizione di scalare verso livelli più avanzati (Tier 1-2), in particolare per avionica, motori e sistemi radar. Tra i player europei già presenti si segnalano Leistritz (Germania), Zodiac Aerospace (Francia), Cobra International, Senior Aerospace e Michelin Aircraft Tyre. La presenza di università tecniche e poli di formazione specializzati permette un flusso costante di ingegneri e tecnici qualificati, elemento chiave per attrarre investimenti high-tech.
L’emergere della space economy e la nuova governance spaziale
Secondo il Journal of Science and Management Studies, la Thailandia ha avviato una fase di liberalizzazione delle attività spaziali, in particolare nella gestione di satelliti LEO e NGSO. Il piano prevede l’apertura del mercato a operatori esteri, la creazione della Space Affairs Act, e la fondazione di un’Agenzia Spaziale Nazionale. Il satellite universitario KNACKSAT rappresenta il primo successo “made in Thailand”. Tecnologie come internet via satellite, droni UAV e raccolta dati per il monitoraggio ambientale costituiscono aree di cooperazione promettenti per partner europei.
Gli articoli del Bangkok Post offrono spunti significativi sul dinamismo del settore dell'aerospazio e dell'aeronautica in Thailandia:
1) Samart Aviation Solutions (SAV), controllata del gruppo Samart, è attiva nella gestione del traffico aereo e nelle infrastrutture aeroportuali in Cambogia. Nel 2024 ha registrato ricavi per 1,7 miliardi di baht, con un incremento del 7% sul 2023, e un utile netto in crescita del 70% . Il gruppo prevede di raggiungere i 13,5 miliardi di baht nel 2025, di cui 6 miliardi provenienti da attività nei trasporti e nell’aviazione. Questo caso mostra come l’integrazione tra ICT, aviazione e servizi digitali stia plasmando il nuovo ecosistema aerospaziale.
2) Royal Thai Air Force – scelta dei jet Gripen: nel 2025, l’aeronautica militare thailandese ha scelto di acquistare 12 jet JAS 39 Gripen E/F prodotti da Saab (Svezia), preferendoli agli F-35 statunitensi per ragioni di costi, compatibilità tecnica e trasferimento tecnologico. Il primo lotto da 4 velivoli ha un budget di 19,5 miliardi di baht . La decisione rappresenta un’opportunità concreta per le imprese europee nel settore della difesa aerospaziale e delle forniture dual-use.
Opportunità strategiche per l’Europa
Nel quadro descritto, le imprese europee possono cogliere numerose opportunità:
- Joint venture industriali e tecnologiche nei segmenti MRO e OEM;
- Partecipazione a progetti spaziali e satellitari;
- Cooperazione con le forze armate e i settori duali (difesa/civile);
- Fornitura di formazione tecnica e simulatori di volo;
- Sviluppo di applicazioni green-tech legate alla sostenibilità e alla digitalizzazione del comparto.
Le politiche BOI prevedono incentivi dedicati e il governo tailandese si mostra attivo nella promozione di partenariati europei.
In conclusione, la Thailandia si sta posizionando come uno dei mercati più dinamici dell’Asia per il settore aerospaziale. Le sue strategie industriali, la visione a lungo termine nella space economy, le alleanze con partner europei e la disponibilità di forza lavoro qualificata creano un ambiente ideale per investimenti esteri. Per le imprese europee, questo rappresenta non solo una porta d’ingresso nel Sud-est asiatico, ma anche un’occasione per rafforzare la propria autonomia industriale in un mondo sempre più multipolare.
Il ruolo della TICC e gli eventi chiave per il settore aerospaziale
In questo contesto di crescita e apertura, la Thai-Italian Chamber of Commerce (TICC) svolge un ruolo attivo nella promozione delle relazioni economiche e industriali tra l’Italia e la Thailandia, fungendo da ponte tra imprese, istituzioni e investitori. Attraverso attività di networking, business matching e supporto alle aziende italiane interessate ad accedere al mercato ASEAN, la TICC si sta impegnando a facilitare il dialogo tra operatori europei e stakeholder thailandesi nel comparto dell’aerospazio, della difesa e delle tecnologie avanzate.
Prossimi eventi di rilievo a Bangkok:
SPACE EXPO 2025 THAILAND (Bangkok – 16, 17, 18 ottobre 2025)
L’evento rappresenta una piattaforma internazionale per esplorare le ultime tecnologie spaziali, le applicazioni satellitari, i servizi di osservazione della Terra e le soluzioni digitali per la connettività globale. Sarà l’occasione ideale per aziende europee e italiane di entrare in contatto con agenzie spaziali, startup, università e autorità di regolamentazione.
DEFENSE & SECURITY 2025 (Bangkok – 10, 11, 12, 13 novembre 2025)
Fiera leader nel Sud-est asiatico per il settore difesa e sicurezza, con particolare attenzione a sistemi aerospaziali, tecnologie dual-use e cooperazione internazionale. La presenza di delegazioni governative e operatori di alto livello rende l’evento un’occasione unica per promuovere prodotti, tecnologie e servizi italiani nel settore della difesa aerospaziale.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
Un tempo leader indiscusso nel panorama turistico del Sud-est asiatico, la Thailandia si trova oggi ad affrontare un calo inaspettato e complesso. Dopo una forte ripresa post-pandemica – con oltre 35 milioni di visitatori nel 2024 – le performance turistiche del Paese sono calate significativamente nel 2025. Secondo i dati del Ministero del Turismo e dello Sport, gli arrivi internazionali nella prima metà dell’anno sono scesi a 16,6 milioni, con un calo del 4–5% rispetto allo stesso periodo del 2024 (Bangkok Post, 2025). Questo calo non è solo numerico, ma riflette problematiche strutturali più profonde. Mentre concorrenti come Vietnam e Malesia superano i livelli pre-pandemici, la Thailandia si trova costretta non solo a riprendersi, ma a reinventarsi.
Il crollo del mercato cinese
Il fattore più determinante del calo turistico è la netta diminuzione dei visitatori cinesi, da sempre il mercato di riferimento per la Thailandia. Nei primi cinque mesi del 2025, gli arrivi dalla Cina sono passati da 2,9 milioni nel 2024 a 1,9 milioni (The Washington Post, 2025; Bangkok Post, 2025). Il problema oggi è soprattutto di reputazione. Dopo alcuni episodi molto riportati – come il rapimento dell’attore cinese Wang Xing, portato in centri truffaldini oltre il confine birmano – molti cinesi percepiscono la Thailandia come un Paese poco sicuro (The Washington Post, 2025). Questa percezione ha avuto effetti reali. Un sondaggio di Dragon Trail International dell’aprile 2025 ha rilevato che solo il 19% dei viaggiatori cinesi ritiene la Thailandia sicura, rispetto al 26% di pochi mesi prima. Anche nei ranking globali si nota il crollo di fiducia: nell’Indice sullo sviluppo del turismo 2024 del World Economic Forum, la Thailandia è passata dal 86° al 102° posto in termini di sicurezza (Bangkok Post, 2025).
Debolezze strutturali del turismo thailandese
Oltre agli shock esterni, persistono problemi strutturali di lunga data. Le lamentele per truffe, prezzi differenziati e marketing turistico aggressivo sono ancora frequenti. I visitatori riportano sovrapprezzi nei taxi o biglietti d’ingresso più alti per gli stranieri rispetto ai locali nei siti culturali (The Washington Post, 2025). Inoltre, sono emerse gravi accuse di discriminazione razziale nei confronti di turisti provenienti da India, Africa, Medio Oriente e afroamericani, spesso respinti all’ingresso di bar e club, a differenza dei clienti bianchi o dell’Asia orientale. Le dichiarazioni razziste dell’ex Primo Ministro Thaksin Shinawatra contro modelle africane, durante un evento politico nel 2025, hanno ulteriormente danneggiato l’immagine internazionale del Paese (The Washington Post, 2025). Il modello turistico thailandese, un tempo basato su accessibilità, convenienza e accoglienza, è oggi percepito da alcuni come incoerente ed esclusivo.
Tentativi di diversificazione e ripresa
Le autorità turistiche thailandesi hanno adottato misure mirate per diversificare le nazionalità dei visitatori. Un esempio è l’India, che ha già generato oltre 1 milione di arrivi entro metà 2025, grazie all’ingresso senza visto per 60 giorni e a un processo di arrivo digitale migliorato (The Economic Times, 2025). La Tourism Authority of Thailand (TAT) ha investito in fiere del turismo, campagne con influencer e promozioni in diverse città indiane. Anche i mercati di lungo raggio, in particolare Europa e Medio Oriente, sono stati individuati come alternative promettenti. I turisti europei, in particolare, spendono in media più del doppio rispetto a quelli cinesi, rendendoli preziosi anche se in numero inferiore (Bangkok Post, 2025). Tuttavia, questi nuovi arrivi non compensano ancora le perdite economiche dovute al calo dei cinesi. L’ex governatore del TAT, Yuthasak Supasorn, ha spiegato che, sebbene ora la Malesia sia il primo paese di provenienza per numero di turisti, i visitatori malesi spendono molto meno rispetto ai cinesi. In media, servono due turisti malesi per generare lo stesso reddito di uno cinese (Bangkok Post, 2025).
L’impatto economico
Le implicazioni di questa crisi sono profonde. Il turismo rappresenta circa il 20% del PIL thailandese. A inizio luglio, il Paese aveva accolto circa 17 milioni di turisti, ancora al di sotto dei livelli del 2024 (The Economic Times, 2025). Le previsioni sui ricavi sono state riviste al ribasso. Sebbene il TAT punti a 36 milioni di turisti internazionali nel 2026, le entrate previste sono di 1,63 trilioni di baht, ben al di sotto dei 1,9 trilioni del 2019 (Bangkok Post, 2025). I dati degli hotel offrono un quadro più preciso della crisi. A Phuket, ad esempio, il tasso di occupazione alberghiera a giugno 2025 è sceso al 59%, rispetto al 72% dello stesso mese dell’anno precedente. Anche le tariffe delle camere sono calate, segnale di un calo della domanda anche nelle mete più gettonate (Bangkok Post, 2025).
Riforme e prospettive future
Sotto crescente pressione, il governo thailandese ha avviato diverse iniziative per ricostruire la fiducia e riposizionare il settore. Campagne come “Nihao-Sawadee”, mirate al pubblico cinese, e l’introduzione del “Safe Travel Stamp”, che certifica gli standard di sicurezza di hotel e imprese turistiche, sono alcuni esempi (The Washington Post, 2025).Nel frattempo, la tassa di ingresso per i turisti, inizialmente prevista per il 2025, è stata rinviata a metà 2026 per evitare un ulteriore calo degli arrivi (The Economic Times, 2025). Guardando al futuro, il TAT sta puntando su un turismo di alta qualità e basso impatto, sintetizzato nel nuovo tema per il 2026: “Healing is a New Luxury” (“La guarigione è il nuovo lusso”). La strategia segue le raccomandazioni di esperti come Yuthasak, che propone di passare da un modello “più per meno” a uno “meno per più”, privilegiando l’ottimizzazione dei ricavi, la capacità di carico e un’infrastruttura sostenibile, piuttosto che il turismo di massa (Bangkok Post, 2025).
Cosa ci aspetta il futuro?
Le difficoltà attuali del turismo in Thailandia non derivano solo da fattori economici esterni o fluttuazioni temporanee del mercato. Esse riflettono problemi sistemici più profondi, legati a sicurezza, inclusività, competitività e visione strategica. In un contesto regionale dove Vietnam, Malesia e Giappone offrono maggiore valore, sicurezza e facilità di viaggio, la Thailandia non può più permettersi di adagiarsi sulla reputazione di “Terra del Sorriso”. Per tornare a essere una destinazione globale di primo livello, il Paese dovrà affrontare le sue debolezze interne, avviare riforme concrete e posizionarsi strategicamente in base alle nuove esigenze del viaggiatore post-pandemia.
Opportunità per l’Italia e il ruolo della Thai-Italian Chamber of Commerce (TICC)
Nell'ambito del rinnovamento del settore turistico thailandese, si aprono nuove opportunità per l’Italia, sia in termini di flussi turistici in entrata sia attraverso la promozione di collaborazioni istituzionali e imprenditoriali. L’Italia, con la sua forte tradizione nel turismo di qualità, sostenibile e culturale, può rappresentare un partner strategico per la Thailandia nella ridefinizione della propria offerta. In questo scenario, la Thai-Italian Chamber of Commerce (TICC) gioca un ruolo chiave come ponte tra i due Paesi. Attraverso eventi promozionali, missioni commerciali e attività di networking, la TICC facilita l’interscambio tra operatori turistici italiani e thailandesi, incentivando investimenti, joint venture e la presenza di imprese italiane nel mercato locale. Infine, in un’ottica di diplomazia economica e culturale, la TICC favorisce la valorizzazione dell’eccellenza italiana (cibo, design, moda, wellness) all’interno dell’offerta turistica thailandese, contribuendo alla diversificazione e al riposizionamento del Paese verso un turismo più integrato.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
Il mese di giugno 2025 ha segnato un momento positivo per l’export italiano, in particolare verso i Paesi extra-UE, con gli Stati Uniti in prima linea tra i mercati trainanti. Secondo i dati ISTAT, le esportazioni verso gli USA sono aumentate del 10% su base annua, confermando il ruolo chiave del mercato statunitense per le imprese italiane.
Dinamiche settoriali: navi e oltre - L’incremento è stato favorito in parte dalle vendite straordinarie di grandi navi, un segmento a forte valore aggiunto che ha inciso sensibilmente sulle statistiche di giugno. Tuttavia, non si tratta solo di una fiammata occasionale: gli Stati Uniti rappresentano da tempo una destinazione consolidata per i beni industriali, il lusso, l’agroalimentare e il biomedicale italiani, settori dove il Made in Italy gode di una reputazione solida e crescente.
Il ruolo degli USA nell’export extra-UE - Nel complesso, l’export italiano verso i Paesi extra-UE è cresciuto del 4,3% rispetto al mese precedente, e gli Stati Uniti sono stati uno dei principali motori di questa performance, accanto a Regno Unito e Svizzera. In un contesto di rallentamento della domanda interna e segnali di debolezza in mercati come la Cina (-13,6%), il rafforzamento dei rapporti con gli USA assume un’importanza ancora maggiore.
(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas, Inc.)
La Svizzera si conferma mercato chiave per l’export italiano: +18,4% a giugno 2025. In un contesto geopolitico che premia il commercio verso i Paesi extra UE, la Svizzera si distingue come uno dei mercati più dinamici per le esportazioni italiane registrando, a giugno 2025, un incremento annuo del +18,4%. Un dato che supera di gran lunga la media dell’export verso altri paesi extra UE (+4,7%) e che conferma il ruolo centrale del mercato elvetico per le imprese italiane, soprattutto in un momento di crescente attenzione alla diversificazione dei mercati e alle alternative al mercato USA.
Export Made in Italy in crescita verso la Svizzera: traina il Nord Europa
Secondo i dati ISTAT, l’aumento dell’export Made in Italy verso la Svizzera è stato sostenuto in particolare dalla domanda di beni strumentali e beni di consumo non durevoli, due settori in cui le imprese italiane vantano un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Questo trend positivo si inserisce in un quadro più ampio di ripresa dell’interscambio commerciale con i paesi extra UE, dove le esportazioni sono cresciute del 6% su base mensile.
Opportunità per le PMI italiane
Per le PMI italiane, la Svizzera rappresenta un mercato strategico per diversi motivi:
Importazioni dalla Svizzera in calo: un’occasione per rafforzare la presenza italiana
Interessante notare che, a fronte dell’aumento dell’export italiano, le importazioni dalla Svizzera verso l’Italia sono diminuite del 14,1%. Questo squilibrio commerciale può rappresentare un’opportunità per le imprese italiane di rafforzare la propria presenza sul mercato svizzero, colmando eventuali vuoti lasciati da altri fornitori. La Svizzera, inoltre, grazie alla sua posizione geografica e al suo ruolo di hub finanziario e logistico, può fungere da ponte verso altri mercati internazionali, in particolare quelli dell’Europa centrale e dei Paesi del Nord.
I dati di giugno 2025 confermano quindi che la Svizzera non è solo un partner commerciale storico, ma anche un mercato in forte espansione per l’export italiano. Per gli imprenditori italiani, è dunque il momento ideale per investire in relazioni commerciali solide e durature con il mercato elvetico, sfruttando il vantaggio competitivo offerto dalla qualità del Made in Italy.
In linea tendenziale secondo le stime ISTAT, si apprende che, a giugno 2025, l’interscambio commerciale tra l’Italia e i paesi extra UE27 ha registrato una crescita congiunturale per entrambi i flussi:
L’aumento dell’export è stato trainato principalmente dai:
In calo invece i beni di consumo durevoli: -5,4%.
Non mancano dunque le opportunità di crescita per i rpoduttori di beni Made in Italy che vogliano guardare con fiducia e ottimismo ai mercati limitrofi, di rpossimità, come la Svizzera: alternative eccellenti e da non sottovalutare dopo l'imposizione dei dazi al 15% che spaventano e rischiano di far rallentare il mercato.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
La provincia di Santa Fe rafforza il proprio ruolo come hub strategico per gli affari internazionali attraverso l’azione di Santa Fe Global, l’Agenzia provinciale per gli Investimenti e il Commercio Internazionale. L’obiettivo è chiaro: accompagnare le imprese locali, in particolare le PMI, nel processo di internazionalizzazione e raddoppiare il volume delle esportazioni nei prossimi anni.
Con una rete logistica di altissimo livello – che include 25 porti, 2 aeroporti internazionali e una zona franca – Santa Fe rappresenta oggi circa il 22% delle esportazioni argentine, posizionandosi come la seconda provincia esportatrice del Paese.
Attraverso programmi come In Company, Calidad para Exportar e missioni commerciali in Europa, America Latina e Asia, l’Agenzia fornisce assistenza tecnica, formazione e strumenti per l’accesso ai mercati internazionali. Particolare attenzione è rivolta ai settori dell’agroindustria, della biotecnologia e delle energie rinnovabili.
Santa Fe Global si conferma così un attore chiave nella proiezione internazionale della provincia, favorendo investimenti produttivi e relazioni commerciali sostenibili tra il tessuto imprenditoriale locale e i mercati globali.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Secondo lo Swiss Deep Tech Report 2025, la Svizzera si posiziona tra i principali hub mondiali per l’innovazione deep tech, superando paesi come Stati Uniti, Cina, Israele e Svezia. Gli investimenti previsti nel settore per il 2025 supereranno i 2,3 miliardi di dollari nel 2024, con una crescita di sei volte rispetto al 2014.
Le università svizzere, in particolare ETH Zurich e EPFL Lausanne, figurano stabilmente tra le migliori al mondo per capacità di trasferimento tecnologico, contribuendo in modo significativo alla creazione di startup ad alto contenuto scientifico.
Il 66% del capitale investito in deep tech proviene dall’estero, con una quota significativa (circa il 50%) da investitori statunitensi. I settori che attraggono maggiori risorse sono biotecnologie, tecnologie mediche, intelligenza artificiale e cleantech.
La combinazione di eccellenza accademica, attrattività per i capitali internazionali e focus su tecnologie di frontiera rende la Svizzera un ecosistema ideale per la crescita e l’internazionalizzazione delle startup deep tech.
Il supporto della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera agli sturtupper e agli imprenditori italiani impegnati nello sviluppo di soluzione innovative relative all'ecosistema deeptech rappresenta oggi una delle più qualificate risorse sul territorio elvetico.
L'obiettivo della CCIS, attraverso lo sviluppo di piattaforme di networking e di valorizzazione dell'innovazione Made in Italy in Svizzera, è di mettere in contatto gli innovatori e il venture capital elvetico, nell'ottica dell'implementazione delle strategie di openinnovation e della relazione tra i due Paesi.
In questo risulta strategici eventi targati CCIS come:
Oltre a questo, la CCIS si impegna nella cerazione di momenti di incontro e di scambio tra Venture Capitalist elvetici, corporate svizzere e PMI innovative/Sartup Made in Italy, anche attraverso il coinvolgimento della rete istituzionale italiana in Svizzera (rete diplomatica, Fongit, Innoswiss,...) e delle realtà di promozione attive in Italia.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Le aziende situate nel Dubai International Financial Centre (DIFC) hanno creato oltre 4.100 nuovi posti di lavoro durante la prima metà del 2025, rafforzando la posizione di Dubai come hub globale per i professionisti del settore finanziario.
La zona franca finanziaria ha registrato un numero record di nuove aziende che hanno avviato operazioni nel periodo gennaio-giugno 2025, portando il numero totale di aziende attive registrate a 7.700, rispetto alle 6.153 dell’anno precedente, con un incremento del 25% su base annua.
Circa 1.081 nuove aziende attive si sono registrate nel DIFC, segnando un aumento del 32% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il numero di professionisti operanti all’interno del DIFC è salito a 47.901, con un incremento significativo del 9% rispetto ai 43.787 dell’anno precedente.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti)
Nonostante l'incertezza economica legata alle turbolenze geopolitiche, Hong Kong riafferma la sua solidità economica, tornando per la prima volta dal 2019 nella top 3 del World Competitiveness Ranking (WCR). Questo indice è compilato annualmente dall'Institute for Management Development (IMD), un prestigioso istituto accademico indipendente con sede in Svizzera.
L’indice classifica 69 economie nel mondo sulla base di 262 criteri, suddivisi in quantitativi e qualitativi. I dati quantitativi derivano da indicatori statistici, mentre quelli qualitativi provengono da sondaggi condotti su 6.162 dirigenti di aziende di diversi settori. I criteri sono organizzati in quattro fattori principali: Performance Economica, Efficienza del Governo, Efficienza delle Imprese e Infrastrutture, ognuno dei quali è a sua volta articolato in cinque sottofattori.
I risultati migliori per Hong Kong si registrano nei fattori Efficienza delle Imprese e Efficienza del Governo, dove si è classificata seconda. Il progresso più significativo si osserva nell’Efficienza delle Imprese, in cui Hong Kong ha guadagnato cinque posizioni rispetto all’anno precedente. Questo miglioramento è trainato dal settore finanziario, tra i più competitivi al mondo. Tuttavia, a impedirle di raggiungere la vetta è una leggera flessione del mercato del lavoro: tra marzo e maggio 2025, il tasso di disoccupazione è salito al 3,5% (dal 3,4% del periodo febbraio-aprile), mentre il tasso di sottoccupazione è passato dall’1,3% all’1,4%.
Per quanto riguarda l’Efficienza del Governo, Hong Kong migliora di una posizione rispetto al 2024. Il risultato riflette un solido quadro istituzionale, che favorisce le attività economiche attraverso un sistema giuridico efficiente e bassi livelli percepiti di corruzione e concussione. Tuttavia, non ottiene il primo posto a causa di un deficit di coesione sociale, che non corrisponde alla sua multiculturalità e ne limita la performance nel sottofattore Quadro Sociale.
Nei fattori Performance Economica e Infrastrutture, Hong Kong si posiziona rispettivamente sesta e settima. La Performance Economica è penalizzata dagli elevati prezzi, soprattutto nel mercato immobiliare, che ostacolano l’apertura e la gestione delle imprese. Ciononostante, è proprio in questo ambito che si registra uno dei miglioramenti più marcati: dalla 11ª posizione nel 2024 alla 6ª nel 2025. Anche nelle Infrastrutture Hong Kong avanza, salendo dalla 9ª alla 7ª posizione. A limitare un’ulteriore ascesa è la debolezza dell’infrastruttura scientifica, dovuta a un livello relativamente basso di investimenti in ricerca e sviluppo.
In conclusione, Hong Kong si conferma un’economia resiliente e dinamica, capace di migliorare anche in un contesto globale incerto. Questo risultato smentisce la narrativa di un’area in declino, condizionata dalla tensione tra l’integrazione con la Cina continentale e il mantenimento della propria autonomia. Tuttavia, per rafforzare ulteriormente la sua competitività, Hong Kong dovrà investire di più nella ricerca scientifica nello sviluppo tecnologico, così da accelerare l’adozione dell’innovazione e generare un nuovo impulso alla crescita economica. Parallelamente, sarà cruciale affrontare le criticità del mercato del lavoro, condizionato da una popolazione in via di invecchiamento e da un persistente disallineamento tra competenze offerte e richieste. Infine, una maggiore integrazione tra i diversi gruppi sociali potrà contribuire a rafforzare la coesione interna e valorizzare appieno il capitale umano disponibile, elemento chiave per una crescita inclusiva e sostenibile.
Fonti:
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)