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Giovedì 1 Febbraio 2024

Copenaghen Fashion Week: si punta sulla sostenibilità

Storia della CPHFW

La Settimana della Moda di Copenaghen affonda le sue radici negli anni '60, precisamente nel 1964 con il nome di Danish Fashion Week. Allora si trattava esclusivamente di una fiera di moda femminile che si teneva annualmente come “preparazione” per una fiera più grande che si teneva ad Herning Messecenter, uno dei principali punti di raccolta per l'industria della moda danese dopo la Seconda Guerra Mondiale. Durante il boom industriale anche il settore dell’abbigliamento conobbe un forte impulso e la capitale danese divenne il fulcro della moda dei paesi nordici.

La fiera ha subito diverse ridenominazioni nel corso degli anni: da Danish Fashion Week a Scandinavian Fashion Week (per promuovere l'esportazione ed aprirsi agli espositori stranieri). Successivamente cambiò in Future Fashion Scandinavia, negli anni '90 diventò Copenaghen International Fashion Fair, fino a divenire l’attuale Copenaghen Fashion week (CPHFW).

La prima CPHFW di rilevanza paragonabile alla New York, Milano, Londra e Paris Fashion Week, si è tenuta nel 2006, frutto della fusione delle precedenti fiere danesi dell'industria fashion.

Oggi, la Copenaghen Fashion Week è il più grande evento di moda del Nord Europa, attira ogni anno i migliori importatori, stilisti e la stampa di livello internazionale. Durante le due settimane della moda, Una estiva ed una invernale, ogni anno, dal 2008, si svolge anche il Copenaghen Fashion Festival, un evento inaugurato con lo scopo di rendere questo evento più aperto e accessibile a tutti.

 

CPHFW mette il pianeta al primo posto

Negli ultimi anni, la CPHFW ha iniziato a sviluppare nuovi piani d’azione per essere sempre più sostenibile: il primo “Piano d’Azione 2020-2022”, che aveva come obiettivi la riduzione degli impatti negativi sull’ambiente, la creazione di nuovi modelli di business più sostenibili e l’accelerazione dei cambiamenti nel settore, è diventato la base per formulare il nuovo “Piano d’Azione 2023-2025”. Quest’ultimo mira a educare, ridurre e accelerare la transizione verso una moda più sostenibile.  

«La sostenibilità è il principio fondamentale della nostra vision all’interno della Copenaghen Fashion Week: una rappresentazione lungimirante del talento nordico per la nostra comunità globale» afferma Cecilie Thorsmark, CEO della CPHFW, che con quest’anno non ha organizzato solo un evento di moda, ma ha voluto portarlo ad essere un esempio di chiara sostenibilità per i marchi e i partner che lavorano all’interno e all’esterno dell’evento.

Le aziende che partecipano alla settimana, quindi, devono necessariamente rispettare 18 criteri che ruotano intorno a 6 aree principali, tra cui la scelta dei materiali, l’inclusione di genere ed il rispetto degli standard sulle condizioni di lavoro. Tutti i marchi partecipanti sono infatti stati esaminati da un comitato esterno per la sostenibilità che ha avuto la responsabilità di ammetterli o meno nella scaletta ufficiale dello show.

 

Conclusioni

La settimana della moda ha una ricaduta positiva sulla città di Copenaghen in termini di turismo ed economia. I business locali, durante questo periodo, possono godere di un significativo incremento di fatturato, soprattutto in settori come ospitalità, ristorazione, trasporti e shopping. Non si tratta solamente di un evento di moda, ma di un vero e proprio boost all’economia della capitale danese.   

Inoltre, i designer che hanno deciso di presentare le loro collezioni, si sono dovuti presto adattare agli standard imposti dal nuovo piano d’azione. Con queste scelte, la CPHFW promuove un nuovo modo di “fare la moda”, più adatto ai tempi che corrono. Infatti, il mercato della moda danese, ormai da almeno un decennio, getta le basi per un futuro dell’industria più consapevole nell’uso delle risorse e sempre più proiettato verso i principi dell’economia circolare.

Limitare l’evento a partner che prendono scelte consapevoli ed impegnati nel rispetto degli standard di sostenibilità stabiliti è un ottimo esempio per le altre grandi città note al mondo per la settimana della moda.

Fonti: http://tinyurl.com/265dbu9m; http://tinyurl.com/4tehf8pv; http://tinyurl.com/ph9sr2em  

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Giovedì 1 Febbraio 2024
Mercoledì 31 Gennaio 2024

Pomodoro trasformato: l’Horeca traina l’import del Brasile

Secondo l’analisi condotta da Nomisma sui primi dieci mesi del 2023, il paese sudamericano è grande importatore di derivati del pomodoro dall’Italia con oltre il 50% dei valori movimentati dal segmento dei pomodori pelati

Tra i legami commerciali che uniscono l’Italia ai paesi dell’America del Sud c’è anche un non trascurabile flusso di trade legato al pomodoro trasformato che, importato in Europa dalle Americhe nella prima metà del millecinquecento, è diventato, nel corso del tempo, materia prima di pregio per l’industria alimentare nazionale.

Nei primi dieci mesi del 2023 (gennaio-ottobre), tra i paesi extra-comunitari, è stato proprio il Brasile, uno dei cinque membri del Mercosur, ad avere importato con continuità dall’Italia derivati del pomodoro, con incrementi tendenziali in doppia cifra, sia in valore che in volume. In Brasile, tra gli ortaggi di pieno campo, il pomodoro è quello che vanta i livelli di produzione più elevati, nell’ordine dei tre milioni di tonnellate annue, ma solo il 35% è assorbito dall’industria, concentrata negli stati di São Paulo e Bahia, lasciando quindi spazio anche all’import di trasformati. D’altra parte, i brasiliani discendenti da italiani sono stimati in oltre 35 milioni, cioè un bacino di utenti ampio, potenzialmente predisposto a un regolare utilizzo del pomodoro in cucina.

In effetti, la gamma dei derivati del pomodoro è diversificata, in quanto destinata sia al consumo domestico che all’utilizzo nel canale Horeca. L’offerta si compone quindi di un ampio bouquet di alternative: polpe, cubetti, triturati, passate, concentrati, pelati e succhi, tutti largamente usati in ambito famigliare oppure dalla ristorazione commerciale per la preparazione di piatti più o meno elaborati.

 

Dall’Italia oltre il 60% del prodotto trasformato

Nei primi dieci mesi del 2023 il Brasile ha importato pomodoro trasformato per un valore di 41,7 mln US$ (prezzi FOB), in buona parte proveniente dal nostro Paese. In dettaglio, nel periodo gennaio-ottobre 2023, l’import dall’Italia è in complesso ammontato a 26,3 mln US$, pari al 63% del totale. Il 57,2% dei valori movimentati ha riguardato partite di pomodori pelati, generando un giro d’affari medio mensile di 1,5 mln US$; il restante 42,8% è invece riconducibile ai concentrati, per un giro d’affari medio mensile di 1,1 mln US$ (Fig. 1).

 

 

Horeca, driver di crescita

La positiva evoluzione del quadro economico del paese sudamericano apre prospettive interessanti ai pomodori trasformati italiani. Nel 2022 il Prodotto Interno Lordo (PIL) del Brasile è cresciuto del +2,9 per cento. Nel 2023 si riteneva che, a causa dell’inflazione, la crescita sarebbe rallentata, ma la previsione tendenziale del Pil di inizio anno è stata periodicamente rivista al rialzo e ora è stimata al +3,1% (fonte: GTAI Trade and Invest – Dicembre 2023). Un’inflazione oscillante intorno al 5% comunque non ha mancato di erodere il potere d’acquisto della popolazione, influenzando il consumo di alcune bevande e alimenti. In generale, nel canale retail, la popolazione si è mostrata più attenta che in passato alla convenienza dei prezzi, mentre tra le classi di reddito più elevate la domanda di prodotti alimentari di alta qualità si è mantenuta stabile.

Per i derivati del pomodoro il driver della domanda è individuabile nella ripartenza dell’Horeca. Infatti, dopo il periodo di isolamento sociale causato dalle ricadute della pandemia i brasiliani hanno ripreso una più assidua frequentazione di ristoranti tradizionali e fast food, caffetterie e altri esercizi commerciali. Nel 2022, le vendite alimentari dell’industria nel foodservice sono cresciute del +18%, raggiungendo un giro d’affari di circa 40,4 mld US$, pari al 27% del mercato interno (fonte: Associação Brasileira da Indústria de Alimentos – ABIA). Il trend di crescita è proseguito anche nel 2023, a tutto vantaggio anche del consumo complessivo di derivati del pomodoro, come dimostrato dalla crescita delle importazioni dall’Italia. La Tab. 1 riporta le aspettative future per il Brasile relativamente al consumo di trasformato attraverso l’andamento prospettico del Cagr, riferito ai tonnellaggi contenuti nelle più diffuse categorie di prodotti alimentari a base di pomodoro (fonte: Survey Euromonitor per Tomato News).

In dettaglio, gli incrementi di crescita attesi per il Brasile sono più consistenti di quelli medi riferibili all’area dell’America del Sud, per quasi tutte le principali famiglie di alimenti che contengono un quantitativo, più o meno consistente, di pomodoro trasformato. Soltanto per salse varie, minestre e pizze è prevista una crescita del Brasile inferiore a quella complessiva dell’America del Sud. Anche in questo caso però le prospettive sono favorevoli: il numero di punti di vendita delle due più diffuse catene di ristorazione self-service che hanno nella pizza il loro core business (Domino’s Pizza e Pizza Hut) è cresciuto regolarmente negli ultimi cinque anni, anche in quelli della pandemia, e si prevede continuerà a farlo anche nel 2024 (Fig. 2).

In allegato: Fig. 2 – Trend dei punti di vendita delle principali catene di ristorazione di pizza in Brasile (unità)

Nel lungo termine, è quindi attesa una crescita del servizio di ristorazione più veloce del canale retail, nel solco di quanto già accadeva prima della pandemia che, paradossalmente, ha accelerato questo trend a seguito della rapida trasformazione digitale del settore.

Fonte: http://tinyurl.com/29an7zuz

 

(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)

Ultima modifica: Mercoledì 31 Gennaio 2024
Mercoledì 31 Gennaio 2024

I diplomatici di Brasile e Italia discutono dell'agenda bilaterale

La segretaria generale del Ministero degli Affari Esteri brasiliano, Maria Laura da Rocha, ha co-presieduto il 23 gennaio, a Roma, la 5ª Riunione di Consultazioni Politica Brasile-Italia, con la sua controparte italiana, l'Ambasciatore Riccardo Guariglia.

L'informazione è stata diffusa da Itamaraty in un post su X (ex Twitter), sottolineando che, nel 2024, i due Paesi festeggeranno 150 anni dell’immigrazione italiana in Brasile.

Secondo il testo, gli ambasciatori si sono occupati di questioni globali e bilaterali, concentrandosi su questioni di interesse per la comunità brasiliana in Italia, come la questione del riconoscimento delle patenti di guida.

I segretari generali hanno inoltre firmato un memorandum d'intesa sulla cooperazione reciproca per la formazione dei diplomatici.

Nel comunicato si ricorda inoltre che, con il Brasile alla presidenza di turno del G20, e l'Italia nel G7, i due Paesi cooperano sui temi della lotta alla fame e alle disuguaglianze, e sulla promozione della sostenibilità e delle riforme delle istituzioni globali.

"La partnership strategica Brasile-Italia beneficia dell'intenso commercio e degli oltre 30 milioni di discendenti di italiani in Brasile", ha concluso Itamaraty.

Al termine dell'incontro, la Farnesina ha inoltre sottolineato che le due nazioni sono al centro della scena politica e ha precisato che le iniziative per i 150 anni dell'immigrazione prevedono il "rafforzamento di solidi legami, anche culturali ed economici".

La Farnesina ha parlato anche di "ottima sinergia tra Ministeri" e di "collaborazione nella lotta alla criminalità organizzata".

Fonte: http://tinyurl.com/mrf4ffrm

 

(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)

Ultima modifica: Mercoledì 31 Gennaio 2024
Mercoledì 31 Gennaio 2024

Osservatorio sul settore agroalimentare in Spagna

La Spagna si posiziona come la quarta potenza agroalimentare a livello europeo e la decima a livello mondiale. Grazie alla qualità dei suoi prodotti e alla sua ampia tipologia, il settore agroalimentare spagnolo gode di grande prestigio sui mercati internazionali.

Attualmente, sono oltre 30.000 le aziende del settore che esportano prodotti alimentari e bevande dalla Spagna. Secondo i dati pubblicati dall’Observatorio sobre el sector agroalimentario español en el contexto europeo, relativi al 2022, redatto dall’Instituto Valenciano de Información Económica e dall’Università di Valencia, il settore agroalimentare spagnolo ha un peso preponderante nella struttura economica del paese, contribuendo per oltre 111,1 miliardi di euro all’economia spagnola, corrispondente al 9,2% del PIL nazionale e contribuendo per l’11,4% all’occupazione del paese.

Le principali tipologie di prodotti del comparto agroalimentare spagnolo sono:

Verdure fresche

La produzione di verdure fresche spagnole è aumentata del 5,9% nel 2022, posizionando la Spagna al secondo posto nella UE dietro l’Italia, con una quota di mercato del 19,2%.

Suini

La Spagna è al primo posto in Europa per allevamento di suini, con il 24,2% del totale UE nel 2022, davanti alla Germania (18,5%). La produzione suina è aumentata del 22,8% in Spagna nel 2022, il che si traduce in una crescita cumulata del 24,2% dal 2019, ben al di sopra del 9,1% dell'UE-27, che è in ripresa rispetto allo scorso anno grazie alla maggiore produzione della Germania (27,9%), Francia (18,9%) e Italia (15,1%), i tre maggiori produttori dopo la Spagna.

Bovini

La produzione di bovini in Spagna è cresciuta del 33,7% nel 2022, e rappresenta l’11,7% del totale UE, posizionando la Spagna al terzo posto dietro la Francia (24,3%) e la Germania (13,2%).  

Piante e fiori

Le statistiche aggiornate mostrano che la Spagna si posiziona come il secondo produttore più importante di piante e fiori nell'UE-27 dal 2021. Piante e fiori spagnoli contribuiscono per il 13,9% al totale comunitario nel 2022, dietro ai Paesi Bassi (leader di questo mercato con il 31,4%) e sopra Italia (12,8%), Francia (12,1%) e Germania (12,0%).

Vino

La Spagna è il terzo produttore mondiale di vino, con un totale di 36,4 milioni di ettolitri nel 2022. L’attività della filiera del vino rappresenta 20.330 milioni di euro di valore aggiunto, l’1,9% del Pil spagnolo. Il paese è leader nel vigneto biologico, con un totale di 142.100 di ettari.

Frutta fresca

La Spagna è il principale produttore di frutta fresca nell'UE-27 e contribuisce per il 16,7% al totale nel 2022, seguita dalla Francia (16,1%) e dall’Italia (14,6%). Da rilevare come nel 2022 l’importanza del comparto frutta fresca spagnola a livello comunitario è diminuita considerevolmente a causa della minore produzione (-15,7%), facendo sì che il peso della Spagna nell'UE-27 sia al livello più basso dell'ultimo decennio.

Olio d'oliva

La Spagna continua ad essere il principale produttore di olio d'oliva nell'UE-27 e rappresenta il 54% del totale prodotto. Insieme all'Italia contribuisce al 78,9% della produzione totale in Europa. Nel 2022, la produzione spagnola di olio d'oliva è cresciuta del 28,6% rispetto all’anno precedente.

Agrumi

Il 51,6% degli agrumi prodotti nell'Ue-27 proviene dalla Spagna, seguita dall’Italia (32,0%) e dalla Grecia (10,2%). La produzione spagnola di agrumi è diminuita dell'11,6% nel 2022, trascinando con sé la produzione totale dell'UE-27 (-3,0%).

 

Spesa per il consumo di alimenti e bevande in Spagna

Sempre secondo i dati pubblicati nell’Observatorio, la spesa per il consumo di alimenti e bevande delle famiglie spagnole è stata di 113.378 milioni di euro nel 2021 (ultimo anno disponibile), il 4,1% in più rispetto all'anno precedente. Nel 2021, rispetto al 2020, gli spagnoli hanno speso il 5,1% in più per il cibo e il 6,3% in più per le bevande analcoliche, mentre hanno ridotto del 6,1% il consumo di bevande alcoliche. Sia i prodotti alimentari che le bevande analcoliche crescono a un ritmo più lento rispetto all’anno della pandemia (6,4% in entrambi i casi) e la minore spesa per le bevande alcoliche contrasta con il forte aumento del 2020 (21,9%).

La Spagna è la quarta economia con la spesa più elevata per prodotti alimentari e bevande analcoliche nell'UE-27, dietro a Germania, Francia e Italia in entrambi i prodotti, e la quinta per le bevande alcoliche, contribuendo rispettivamente con il 10,1%, 9,0% e 7,6% al totale comunitario.

La spesa pro capite per cibo e bevande in Spagna è stata di 2.400 euro a persona nel 2021, inferiore ai 2.600 euro dell’UE-27. Le famiglie spagnole destinano 2.000 euro/persona all'acquisto dei soli prodotti alimentari rispetto ai 2.090 euro della media comunitaria, 190 euro per le bevande analcoliche contro 220 euro nell'Ue-27, con la differenza maggiore per le bevande alcoliche (210 euro contro 290 euro, rispettivamente).

 

Commercio estero

Secondo i dati pubblicati dall’Instituto de Comercio Exterior Agencia Tributaria, le esportazioni del settore agroalimentare spagnolo nel 2022 hanno raggiunto il valore di 66.662 milioni di euro nel 2022. I principali paesi destinatari dei prodotti agroalimentari spagnoli sono: Francia (15,5% del totale dell’export spagnolo), Germania (10,8%), Italia (9,9%), Portogallo, 9,5%) Regno Unito (6,9%) e Paesi Bassi (4,5%).

Le importazioni spagnole di prodotti agroalimentari hanno raggiunto un valore di 52.808 milioni di euro nel 2022. I principali paesi fornitori di prodotti agroalimentari per la Spagna sono: Francia (12,9% del totale dell’import spagnolo di prodotti agroalimentari), Paesi Bassi (7,7), Brasile (7,4%), Germania (6,6%), Portogallo, (6,5%) e Italia (4,6%).

L’Italia è il terzo cliente e sesto fornitore della Spagna nel comparto dell’agroalimentare. Nel 2022 le importazioni di prodotti agroalimentari italiani in Spagna hanno raggiunto un valore di 2.421 milioni di €, mentre l’export di prodotti agroalimentari spagnoli in Italia ha superato i 6.603 milioni di € nello stesso periodo. Le principali tipologie di prodotti italiani esportati in Spagna sono i latticini (261 Milioni di euro), Preparati alimentari diversi (246 M€) i prodotti da forno (179 M€) e le paste alimentari (177 M€). Per quanto riguarda l'export spagnolo in Italia, le principali tipologie di prodotti sono: pesce e frutti di mare (1.233 Milioni di €), olio d'oliva (1.185 M€), Carbne e frattaglie fresche (697,21) e Frutta fresca e congelata (504 M€).

Relativamente all’import di prodotti italiani in Spagna, la tendenza degli ultimi anni è positiva con una crescita del 125% negli ultimi 15 anni, a dimostrazione di un crescente interesse nei prodotti agroalimentari italiani, favorito anche da un aumento importante del numero di ristoranti italiani o comunque che si ispirano alla cucina italiana, soprattutto nelle grandi città e nelle aree costiere.

 

Il Canale HO.RE.CA. in Spagna

Sono poco più di 270.000 gli stabilimenti Ho.Re.Ca. in Spagna, l’8,3% dei quali è formato da franchigie e grandi aziende del settore.

Il rapporto “UVE Data Market Horeca 2022”, pubblicato dalla agenzia di consulenza UVE, relativo alle tendenze del comparto HO.Re.Ca. in Spagna nel 2022, evidenzia che le strutture ricettive sono 30.520, i ristoranti 100.872, mentre i bar e ristoranti 128.714, un numero molto elevato rispetto alla media UE.

Relativamente al comparto ristoranti e bar, il rapporto pubblicato da Ameba Research mostra come nel 2022 ha raggiunto i 33,3 miliardi di euro di fatturato, senza però aver recuperato il volume pre-pandemia (37,4 miliardi di euro nel 2019). In questo comparto, la quota di mercato delle grandi catene della ristorazione è del 31,8%, in crescita rispetto al 27,9% del 2019. Le grandi catene della ristorazione sono concentrate prevalentemente nelle regioni di Madrid e la Catalogna con circa il 43% del totale.

Centrandosi sulla ristorazione, la sottocategoria Ristoranti a Prezzo Medio (da 15 a 35 € circa) continua ad essere leader nel suo segmento in Spagna, con un totale di 57.430 esercizi. Con meno della metà (22.885) si trovano i ristoranti classificati come Economici (meno di 15 euro). I fast food/takeaway sono 12.039, mentre i ristoranti di alta fascia sono 8.518.

In riferimento al numero di ristoranti, le quattro città con il maggior numero di locali in Spagna (e la rispettiva crescita) sono Madrid, con 9.666 (+1,5%), Barcellona, ​​con 6.783 (+1,9%), Valencia, con 2.159 (+2,9%) e Siviglia, con 1.468 (+1,7%). Secondo i dati dell'INE (Instituto Nacional de Estadística), la spesa media per famiglia per ristorazione e alloggio fuori casa nel 2022 è aumentata del 29,1% nel 2022 a 2.953 euro, 665 euro in più rispetto al 2021. Di questa spesa totale, 2.568 euro sono stati destinati a ristoranti e mense e 385 agli alloggi, con un incremento rispettivamente del 28,7% e del 31,7%. Rispetto al periodo pre-pandemia vi è una ripresa maggiore nelle strutture ricettive, pari all'8,6%, mentre nella ristorazione non è stata ancora recuperata del tutto (-0,8%).

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna)

Ultima modifica: Mercoledì 31 Gennaio 2024
Mercoledì 31 Gennaio 2024

Gli IDE in Spagna superano i 21 miliardi di euro nei primi 9 mesi del 2023

Gli investimenti esteri in Spagna hanno raggiunto 21,232 miliardi di euro nei primi tre trimestri del 2023, secondo i dati pubblicati dal Registro degli Investimenti Esteri della Segreteria di Stato per il Commercio disponibili su DataInvex.

Nel terzo trimestre del 2023, gli investimenti sono aumentati del 54%, mentre nel caso degli investimenti produttivi sono aumentati del 167% (da 2.267 a 6.070 milioni di euro). Questi risultati del terzo trimestre sono dovuti alla fiducia degli investitori nell’economia spagnola e all’attrattiva della Spagna, con interessanti opportunità di business in settori strategici ad alto valore aggiunto.

 

Investimenti esteri
Gli investimenti esteri totali, da gennaio a settembre 2023, sono cresciuti di oltre il 6,9% e del 21,3% rispetto alla media degli ultimi cinque anni (dal 2019 al 2023). Per settore, il 51% degli investimenti esteri totali in Spagna è stato destinato al settore dei servizi, il 45,5% al settore industriale e il 3% alle costruzioni.

Il settore dei servizi ha continuato a essere il principale settore beneficiario: tra i sottosettori beneficiari spiccano le attività sanitarie e le telecomunicazioni, per un importo rispettivamente di 1.814 e 1.762 milioni di euro.

 

Origine degli investimenti
Per Paese, gli Stati Uniti sono stati la principale fonte di flussi di investimento verso la Spagna. Insieme a Germania e Francia, questi tre Paesi hanno emesso il 56,8% degli investimenti nel periodo. Da parte sua, l’investimento lordo spagnolo all’estero ha raggiunto i 13.939 milioni di euro. Il 27,7% in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni.

 

Investimenti Italiani nel paese

L'Italia è al 14º posto per valore di investimenti lordi in Spagna nel corso dei primi 9 mesi del 2023, con una cifra di 194,94 milioni di euro. Tra le regioni destinatarie degli investimenti italiani spiccano la Comunità Valenciana (55 milioni €), la Comunità di Madrid (47,1 M), Castilla la Mancha (36,8 M) e la Catalogna (36,5 M). 

Relativamente ai settori di investimento i principali sono quello energetico (36,1 milioni di € nei primi 9 mesi del 2023), Logistica (32 M) e tecnologie informatiche (18,46).

 

Spagna in testa ai nuovi progetti
Secondo FDI Markets, la banca dati sui progetti greenfield del Financial Times Group, nel 2022 la Spagna ha ricevuto 860 progetti greenfield da capitali stranieri, diventando così il sesto Paese al mondo a ricevere il maggior numero di progetti greenfield a livello globale, dopo Stati Uniti, Regno Unito, India, Emirati Arabi Uniti e Germania, e davanti a grandi potenze come Cina, Francia, Giappone, Canada e Italia.

Questa tendenza si sta consolidando nel 2023 poiché, secondo gli ultimi dati disponibili da gennaio a ottobre, la Spagna è il quinto Paese al mondo che ha ricevuto il maggior numero di progetti greenfield di Investimenti Diretti Esteri.

Inoltre, la Spagna sta registrando risultati molto promettenti nelle modalità di investimento estero più avanzate e produttive. Secondo la stessa fonte FDI Markets, nel 2022 la Spagna è stata il terzo maggior destinatario globale di progetti greenfield nel settore delle energie rinnovabili. È stata anche la terza maggiore destinataria di progetti nel settore aerospaziale e la quarta maggiore destinataria nel settore delle TIC e delle infrastrutture internet.

È stato anche il quarto Paese a ricevere il maggior numero di progetti che riguardano attività di R&S, posizionandosi al quarto posto nell’elenco dei Paesi che hanno ricevuto progetti nel settore automobilistico. È stato anche il quarto maggior destinatario di progetti greenfield legati all’idrogeno pulito, il quinto maggior destinatario di progetti legati all’intelligenza artificiale e il sesto maggior destinatario di progetti di start-up straniere.

Fonte: https://globalinvex.comercio.gob.es/

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna)

Ultima modifica: Mercoledì 31 Gennaio 2024
Mercoledì 31 Gennaio 2024

Il panorama delle start up in Germania

In Germania, nella prima metà del 2023 si è verificata una crescita nel numero di start up: infatti, sono state fondate oltre 2.500 aziende in fase di avviamento, il quale risulta essere un dato promettente. Le città principalmente coinvolte, accanto a Berlino, Amburgo e Monaco sono centri di media grandezza come Heidelberg e Darmstadt. Christian Miele, che è stato Presidente dell’Unione tedesca delle Start Up fino a novembre 2023 ha affermato che si tratta di un segnale importante per l’innovazione del Paese.

 

Le fonti di finanziamento delle Start Up

Esistono diversi mezzi per finanziare una start up: in generale, nelle prime fasi si fa spesso ricorso al patrimonio personale e al capitale appartenente alle così dette 3F “friends, families and fools”, che ha il vantaggio di non avere tassi di interesse o scadenze di restituzione. Inoltre, spesso vengono sfruttate le opportunità offerte dal venture capital e dagli istituti di credito tradizionali. Se prendiamo in esame lo sviluppo delle start up in Italia e Germania, emergono i seguenti dati. Secondo il Deutscher Startup Monitor, nel 2023 gli investimenti nelle start up in Germania sono rimasti stabili. Le principali fonti di finanziamento, come mostrato dal grafico, sono stati i fondi messi a disposizione dallo Stato, il ricorso ai così detti “Business Angels”, ovvero agli investitori privati che decidono di apportare capitale in un’azienda in cambio di quote associative e il ricorso al venture capital. In Italia, è proprio il venture capital a essere il protagonista degli investimenti nelle start up: infatti, le proiezioni mostrano che nel 2024 ci sarà una crescita al ricorso a questa fonte di fonte di finanziamento.

 

Principali settori presenti

Ma quali sono i settori più coinvolti? In Germania il primo posto è occupato dal settore delle nuove tecnologie, seguito dal settore medicale e da quello agroalimentare.

 

La spinta all’innovazione

Un aspetto da tenere in considerazione nell’ambito delle start up è la spinta all’innovazione e alla sostenibilità, i veri capisaldi delle aziende in fase di avviamento. Secondo il Green Startup Monitor redatto dal Deutscher Startup Verband, nel 2023 la quota di startup “green” ha raggiunto il record del 35%. Di pari passo cresce l’utilizzo delle tecnologie di ultima generazione: si è passati infatti dal 22% nel 2019 al 30% di aziende che implementano nuove tecnologie nel loro business nell’anno appena concluso. L’innovazione è difatti la chiave per il successo di una start up, l’elemento che fa la differenza.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)

Ultima modifica: Mercoledì 28 Febbraio 2024
Mercoledì 31 Gennaio 2024

L'economia spagnola accelera e chiude il 2023 con una crescita del 2,5%

L'economia spagnola ha sorpreso con una fine dell'anno migliore del previsto, con un'accelerazione nell'ultimo trimestre che ha portato l'aumento del PIL nel 2023 al 2,5%, un decimo di punto percentuale in più rispetto alle previsioni del governo.

Negli ultimi tre mesi, l'economia è cresciuta dello 0,6%, due decimi di punto percentuale in più rispetto al trimestre precedente, quando le previsioni indicavano una moderazione del ritmo. 

Così, secondo i dati anticipati sul PIL pubblicati dall'INE, l'anno è iniziato con due primi trimestri in crescita dello 0,5%, un terzo dello 0,4% e infine l'ultimo dello 0,6%.

Fonte: http://tinyurl.com/acxeam87

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana – Barcellona)

Ultima modifica: Mercoledì 31 Gennaio 2024
Lunedì 29 Gennaio 2024

La Korea Aerospace Administration ora ha una base giuridica per la sua istituzione

L’istituzione della Korea Aerospace Administration (KASA) è stata una promessa della campagna elettorale del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol e tale promessa è stata alla fine mantenuta.

Dopo essere stata pubblicata una tabella di marcia per lo sviluppo di un'economia spaziale nel novembre 2022, si è costituita una task force per la creazione di un'agenzia spaziale coreana. Infine, il 9 gennaio di quest’anno è stata approvata una legge da parte dell’Assemblea Nazionale che ha fornito una base giuridica per l’istituzione ufficiale della KASA, dopo essere stato revisionato lo Space Development Promotion Act all'inizio di gennaio 2024.

Sotto la supervisione del Ministero della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione, la Korea Aerospace Administration sarà responsabile per lo sviluppo dell’industria e delle politiche aerospaziali del Paese, promuovendo le imprese del settore e le partnership internazionali.

La Korea Aerospace Administration assumerà il ruolo attualmente ricoperto dalla Korea Aerospace Research Institute (KARI) nel settore aerospaziale. La KARI, tuttavia, rimarrà responsabile dello sviluppo proattivo di nuove tecnologie, concentrandosi maggiormente nel settore della ricerca e sviluppo tecnologico, come l'energia solare spaziale, la manutenzione delle stazioni in orbita, la tecnologia che sta dietro la cattura di detriti spaziali, la vita su altri pianeti e le risorse spaziali minerarie.

Il Ministero della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione si sta impegnando nella stesura dello statuto della Korea Aerospace Administration per ufficializzarne l’apertura, trasferirne l'organizzazione, ma anche definirne il bilancio e gli istituti di ricerca, assumere personale specializzato e fornire un edificio per la sede centrale. Sono allo studio anche progetti internazionali congiunti che l'agenzia potrà avviare subito dopo il suo lancio, in collaborazione con i think tank come la NASA e la Japan Aerospace Exploration Agency. Ma non solo, la Corea ha in programma di sviluppare progetti di cooperazione economica attraverso la firma di Memorandum of Understanding (MoU) nel settore aerospaziale. A tal proposito si ricorda uno dei MoU firmato con l’Italia lo scorso novembre in occasione della visita del presidente italiano Mattarella in Corea. Tale Memorandum of Understanding è stato siglato dal presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Teodoro Valente, e il ministro della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione coreano, Lee Jong-ho, alla presenza del presidente italiano Mattarella e del presidente coreano, Yoon Suk-yeol.  Oltre ad essere state potenziate le relazioni italo-coreano nel settore per avviare uno strategico partenariato, l’obiettivo di tale documento è quello di promuovere le collaborazioni tra imprese, istituti di ricerca ed università dei due paesi. Le aree in cui si ritiene di poter implementare progetti di cooperazione comune sono: la scienza e l’esplorazione dello spazio, l’osservazione della Terra (con particolare attenzione al monitoraggio ambientale e alla gestione dei disastri naturali) le tecnologie riguardanti i radar ad apertura sintetica, le applicazioni integrate e la promozione di iniziative nel settore spaziale per le industrie ed il commercio.

Attraverso il KASA, il governo coreano intende sostenere oltre 2.000 aziende che intendono portare innovazione nel settore aerospaziale e creare oltre 500.000 posti di lavoro. Le risorse pubbliche che il governo intende destinare all’industria saranno notevoli, in quanto l’obiettivo è quello di riuscire ad ottenere il 10% del mercato aerospaziale globale del valore di 420.000 miliardi di KRW, per diventare una delle prime cinque potenze spaziali del mondo entro il 2045.

La creazione del KASA segna per la Corea l'inizio di un grande passo verso la trasformazione in una potenza spaziale globale, fornendo un nuovo motore di crescita per la stagnante economia coreana. 

Fonte: http://tinyurl.com/32t8xm5e

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Korea)

Ultima modifica: Lunedì 29 Gennaio 2024
Lunedì 29 Gennaio 2024

Il Ministero del Commercio, dell'Industria e dell'Energia coreano annuncia i principali obiettivi del Fourth Intelligent Robot Basic Plan (2024-2028)

Il Ministero del Commercio, dell'Industria e dell'Energia (MOTIE) coreano ha annunciato la stesura definitiva del Fourth Intelligent Robot Basic Plan (2024-2028), come parte dell'attuazione della visione e della strategia dell'industria robotica annunciata nel dicembre 2023, sulla base del Intelligent Robots Development and Distribution Promotion Act. 

Il suddetto Ministero coreano ha intenzione di investire 3 trilioni di won nell'industria robotica con il supporto delle imprese private entro il 2030. L'ambizioso obiettivo è quello di riuscire a produrre localmente circa l’80% delle componenti chiave nella fabbricazione dei robot entro il 2030 (attualmente questa percentuale è del 44%). Tra gli altri obiettivi di questo piano di investimenti vi sono il riuscire ad impiegare circa un milione di robot in vari settori della società, tra i quali l’agricoltura, la logistica, la difesa e la medicina, ma anche quello di costruire infrastrutture adatte ai robot, nonché definire le linee guida etiche in termini di sviluppo e utilizzo degli stessi. A tal proposito verranno investiti circa 200 miliardi di won nella costruzione di un campo di prova nazionale per i robot in fase di sviluppo, che verranno sottoposti a test di stabilità e affidabilità per una rapida commercializzazione.

Con questi obiettivi il governo procederà anzitutto attraverso la via dell’eliminazione tempestiva di 51 regolamenti per aprire la strada allo sviluppo dell’industria robotica. Verrà inoltre promosso l’impiego di circa 15.000 esperti del settore; saranno avviati corsi di specializzazione sull'industria robotica per la formazione di esperti e istituito un centro di formazione specializzato per la formazione di manodopera nel settore, oltre a quello già presente a Gumi. 

Fonte: http://tinyurl.com/2yr2msys

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Korea)

Ultima modifica: Lunedì 29 Gennaio 2024
Venerdì 26 Gennaio 2024

La Banca di Corea fa il punto sull’economia coreana 2023 congelando il tasso di interesse di riferimento al 3,5%

Secondo i dati della Banca di Corea (BOK), l'economia del Paese ha registrato una crescita relativamente discreta durante il corso del 2023, nonostante non si siano registrati numeri importanti né per quanto riguarda le esportazioni né per quanto riguarda la domanda interna.

Il prodotto interno lordo reale del Paese è aumentato dell'1,4% l'anno scorso, in linea con le previsioni della BOK, secondo i dati preliminari forniti dalla stessa. Per quanto concerne l'espansione economica del 2023, essa ha registrato un rallentamento rispetto al 2,6% del 2022 e al 4,3% del 2021. Nell'ultimo trimestre dello scorso anno, la quarta economia asiatica è avanzata dello 0,6% su base trimestrale.

L'anno scorso le esportazioni del Paese sono aumentate del 2,8%, in rallentamento rispetto al 3,4% dell'anno precedente, mentre le importazioni sono scese al 3% dal 3,5% nel 2022. Le esportazioni hanno segnato un calo su base annua dall'ottobre 2022 a causa del rallentamento dell'economia globale.

La spesa privata ha registrato un aumento dell'1,8% nel corso del 2023, rispetto al 4,1% dell'anno precedente. Anche la spesa pubblica è rallentata, passando all'1,3% dal 4%, mentre gli investimenti in costruzioni sono aumentati dell'1,4% l'anno scorso, invertendo la tendenza rispetto al calo del 2,8% dell’anno precedente.

L’economia coreana è in ripresa da quando ha subito una contrazione dello 0,3% nel quarto trimestre del 2022, a fronte di un importante stretta monetaria nei principali Paesi, ma non solo anche a fronte dell'escalation delle tensioni geopolitiche, dell'aumento del debito delle famiglie e del rallentamento dell'economia cinese, il principale partner commerciale del Paese.

Delineato il suddetto quadro, all’inizio di gennaio 2024, la Banca di Corea ha deciso di mantenere il suo tasso d'interesse di riferimento al 3,5% per l'ottava sessione consecutiva, tra i timori per una ripresa economica ancora debole e una riduzione dell'inflazione più lenta del previsto. Il congelamento dei tassi è avvenuto dopo che la BOK ha effettuato sette rialzi consecutivi dei tassi (da aprile 2022 a gennaio 2023).

La Banca di Corea ha affermato che manterrà una politica restrittiva fino a quando non avrà la certezza che l’inflazione convergerà verso il livello stabilito secondo l’obiettivo prefissato.

Per l'anno in corso, si prevede che la crescita economica rimbalzerà oltre il 2%, ma per poter raggiungere ciò la Corea dovrà affrontare ostacoli, come il crollo del mercato immobiliare e la debolezza della domanda interna.

Per quanto riguarda le condizioni economiche interne, la Banca di Corea prevede una ripresa moderata, sostenuta dalle esportazioni. 

Il congelamento dei tassi da parte della BOK ha fatto seguito alla decisione della Federal Reserve del mese scorso di mantenere stabile il tasso di prestito di riferimento per la terza volta consecutiva. La Fed ha mantenuto il tasso tra il 5,25 e il 5,50% e ha lasciato intendere che la sua campagna di rialzi, lanciata nel marzo 2022, potrebbe essere vicina o addirittura giunta alla fine.

Fonte: http://tinyurl.com/2kbf58bn

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Korea)

Ultima modifica: Venerdì 26 Gennaio 2024