Notizie mercati esteri

Martedì 9 Settembre 2025

Notizie dai mercati esteri - Australia

Crescita del settore delle energie rinnovabili in Australia: opportunità per la filiera italiana

L’Australia si conferma uno dei mercati più promettenti al mondo per le energie rinnovabili, grazie a condizioni naturali uniche e a un quadro politico favorevole agli investimenti sostenibili. Il Paese detiene il primato mondiale per radiazione solare media, con vaste aree, in particolare nelle regioni desertiche nord-occidentali e centrali, ideali per impianti fotovoltaici e solari termici di larga scala. Circa un terzo delle abitazioni è già dotato di sistemi solari sul tetto, il tasso più alto a livello globale. 

Oltre al solare, l’Australia dispone di risorse eoliche di rilievo, soprattutto lungo le coste, con velocità medie del vento superiori a 9-12 m/s. La crescita del settore è sostenuta da politiche nazionali come il Renewable Energy Target e da programmi statali che promuovono la realizzazione di impianti fotovoltaici e solari termici su larga scala. Le iniziative pubbliche si concentrano su ricerca, sviluppo e incentivi per attrarre investitori, stimolando la diffusione di tecnologie innovative e la collaborazione con partner internazionali.  

Un ruolo fondamentale è svolto anche dalle piattaforme di mappatura e analisi delle risorse, come l’Australian Renewable Energy Mapping Infrastructure (AREMI), che offre dati aperti e geospaziali per sviluppatori, investitori e decisori politici. Questi strumenti permettono di individuare le aree più idonee per lo sviluppo di nuovi progetti, migliorando l’efficienza nella pianificazione e riducendo i costi di implementazione. 

Particolare attenzione è rivolta anche all’idrogeno verde, settore in cui l’Australia mira a posizionarsi come esportatore globale, grazie alla disponibilità di energia rinnovabile a basso costo e a un solido piano di infrastrutture per la produzione e la distribuzione. Le aziende italiane attive nelle tecnologie per l’elettrolisi, nello stoccaggio e nel trasporto di idrogeno possono trovare interessanti opportunità di collaborazione e fornitura. 

Questa dinamica apre ampie prospettive di collaborazione per le imprese italiane attive nella produzione di componentistica, nell’ingegneria, nel project management e nei servizi per le energie rinnovabili. Stati come il New South Wales e il South Australia offrono incentivi mirati per attrarre fornitori e partner tecnologici internazionali, creando un contesto ideale per sviluppare progetti congiunti e rafforzare la presenza della filiera italiana nel mercato australiano della transizione energetica. 

 

Sistema sanitario australiano: spazio per tecnologie italiane e dispositivi medici

L'Australia è uno dei mercati più promettenti al mondo per i dispositivi medici, con una crescente domanda di tecnologie diagnostiche, chirurgiche e biomedicali.

Il sistema sanitario australiano, sia pubblico che privato, è in continua espansione e modernizzazione; questo crea ampie opportunità per le aziende italiane, rinomate per la qualità e l'innovazione dei loro prodotti. Le imprese italiane possono entrare nel mercato australiano tramite distributori locali o partecipando a gare pubbliche per l’approvvigionamento sanitario, in particolare nel settore della diagnostica avanzata e dei dispositivi chirurgici minimamente invasivi.

Il processo di registrazione presso la Therapeutic Goods Administration (TGA) è un passaggio fondamentale per l'ingresso nel mercato. Sebbene l'Australia adotti standard internazionali, l’iter di registrazione può risultare complesso e richiede prove di sicurezza ed efficacia, nonché un monitoraggio post-commercializzazione piuttosto rigoroso.

Le principali barriere riguardano non solo la conformità agli standard internazionali e una complessa documentazione, ma anche la classificazione del dispositivo in base al rischio per il paziente, costi e tempi di approvazione che tendono ad essere piuttosto lunghi e monitoraggio post-commercializzazione. Per le aziende italiane, è importante affrontare questi adempimenti normativi per garantirsi l'accesso alle opportunità di mercato, che includono anche la crescente domanda di soluzioni in ambito IoT e telemedicina.

Il contesto sanitario australiano, sempre più orientato verso l'adozione di tecnologie innovative, rappresenta una solida opportunità per le aziende italiane che desiderano espandere la loro presenza a livello internazionale n quanto l'orientamento verso l'innovazione rende l'Australia un partner ideale per progetti di collaborazione nel settore dei dispositivi medici.

(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)

Ultima modifica: Martedì 9 Settembre 2025
Martedì 9 Settembre 2025

Notizie dai mercati esteri - Brasile

Belém 2025: COP30 in bilico tra sfida climatica e ostacoli logistici

L’evento più atteso dell’anno sul cambiamento climatico – la COP30, in programma a Belém dal 10 al 21 novembre 2025 – si presenta come un punto di svolta cruciale per trasformare impegni globali in azione concreta. Il presidente designato della conferenza, l’ambasciatore André Aranha Corrêa do Lago, ha lanciato un messaggio chiaro: Belém resta la sede, e il suo svolgimento in Amazzonia conferisce un valore simbolico e geopolitico unico all’agenda climatica globale.

Nella sua visione editoriale, Corrêa do Lago ha delineato la necessità di passare dalla “visione all’azione”: la COP30 dovrà mettere in pratica ciò che è stato negoziato, dando impulso a un’implementazione rapida del Global Stocktake (GST) del Patto di Parigi. Il cuore dell’azione è riassunto in una carta con 30 ambizioni concrete distribuite su sei assi strategici, che chiamano non solo i governi nazionali ma anche aziende, città, regioni, università, società civile e comunità indigene ad agire.

La dimensione inclusiva è stata sottolineata anche dalla ministra Marina Silva, promotrice del Balanço Ético Global, un ciclo di dialoghi regionali condotti in tutte le parti del mondo per raccogliere contributi da leader indigene, giovani, donne, economisti e attivisti. Il primo incontro si è svolto a Londra e ha coinvolto circa 40 partecipanti, con l’obiettivo di integrare l’etica nel processo negoziale.

Ma il contesto logistico rappresenta una sfida non da poco. Delegazioni da paesi a basso reddito, piccole isole e Stati africani denunciano costi di alloggio fino a 10‑15 volte superiori a quelli normali, con tariffe potenziali tra 2000 USD a notte in alcuni casi estremi. In risposta, il governo brasiliano ha chiarito che non esiste un "piano B": la COP si terrà interamente a Belém, e saranno messe a disposizione soluzioni residenziali tra i 100 e i 600 USD, riservate innanzitutto alle delegazioni più vulnerabili.

Il piano logistico prevede la mobilitazione di circa 2.500 camere riservate (15 per delegazione di paesi meno sviluppati), l’impiego di due navi da crociera come hotel temporanei, oltre a infrastrutture alternative come scuole, Airbnb e nuovi hotel in cantiere. Complessivamente, si stima la partecipazione di circa 45.000 persone, con la necessità di ampliare la capacità ricettiva tradizionale di Belém.

L’iniziativa brasiliana punta anche a integrare il concetto di “Contributo Nazionalmente Determinato Globale” (Global NDC o GNC), che consenta ad attori locali e non statali di presentare obiettivi di riduzione delle emissioni autonomamente, aumentando così la pressione e l’ambizione complessiva. Il modello punta a coinvolgere attori che spesso anticipano i governi: industrie, città, startup climatiche e comunità locali.

Non mancano però critiche. Fonti internazionali – come Financial Times ed El País – avvertono del rischio che la COP30 si trasformi in un “carnival climatico”, con logiche mercantili e marginalizzazione delle comunità indigene. Si lamenta anche la possibile esclusione di delegati vulnerabili a causa dei costi proibitivi, e la mercificazione della foresta amazzonica come palco simbolico senza reale trasformazione strutturale.

In conclusione, COP30 ha l’ambizione di essere una conferenza diversa: strutturata attorno a una roadmap di azioni pratiche e intersettoriali, e con un profilo etico e inclusivo potenziato dal dialogo globale. Tuttavia, il successo dipenderà dalla capacità di superare i nodi logistici e irrigidimenti politici. Mantenere la partecipazione universale – in un contesto territoriale drammaticamente simbolico come quello dell’Amazzonia – sarà la prova decisiva per trasformare la COP da evento simbolico in leva di governance climatica globale.

Rio Climate Action Week: la capitale carioca diventa laboratorio globale per l’azione climatica

Alla vigilia della COP30, che a novembre trasformerà Belém nell’epicentro della diplomazia ambientale, Rio de Janeiro si prepara a giocare un ruolo decisivo nella costruzione dell’agenda climatica globale. Dal 23 al 29 agosto, la città ospiterà la prima edizione della Rio Climate Action Week (RCAW), un evento che si propone come piattaforma aperta, inclusiva e strategica per accelerare l’azione climatica in Brasile e nel mondo.

Organizzata in collaborazione con la London Climate Action Week, la RCAW si differenzia per la sua struttura policentrica e partecipativa: conferenze, workshop, attività culturali e incontri di networking si svolgeranno in luoghi simbolici della città, dal Museu do Amanhã — icona di architettura e innovazione — a spazi universitari, centri comunitari e hub creativi. L’obiettivo è chiaro: connettere società civile, settore privato, istituzioni pubbliche e comunità scientifica in un “mutirão” — termine brasiliano che evoca l’idea di sforzo collettivo — per arrivare alla COP30 con un’agenda più forte, concreta e condivisa.

Sebbene la conferenza ufficiale delle Nazioni Unite si svolga a migliaia di chilometri di distanza, nel cuore dell’Amazzonia, Rio si candida a essere la “capitale parallela” della COP30. La RCAW non si limita a sensibilizzare: si propone di generare impegni tangibili, favorire alleanze tra città globali e proporre soluzioni replicabili, con un focus che spazia dalla transizione energetica alla finanza verde, passando per le infrastrutture resilienti e l’innovazione tecnologica.

L’apertura ufficiale, il 25 agosto, riunirà figure di primo piano della politica, dell’economia e dell’ambiente: Dan Ioschpe, Alto Campeão della COP30; Izabella Teixeira, ex Ministra dell’Ambiente del Brasile; Marina Grossi, Presidente del CEBDS; Ricardo Mussa, leader di iniziative di business sostenibile; e Tatiana Rosito, Segretaria agli Affari Internazionali del Ministero delle Finanze. Questa composizione eterogenea riflette la natura ibrida dell’evento: dialogo tra governo, mercato e società civile, con l’obiettivo di superare la frammentazione che spesso frena le politiche climatiche.

La transizione ecologica non è più un tema di nicchia per ONG e accademici: rappresenta una leva competitiva per imprese e investitori. Secondo stime internazionali, saranno necessari fino a 6 trilioni di dollari l’anno entro il 2030 per contenere la crisi climatica. Eventi come la RCAW diventano quindi hub naturali per matchmaking tra capitale e innovazione, dove start-up, fondi di investimento, amministrazioni locali e giganti industriali possono condividere pipeline di progetti e modelli di finanziamento.

Se riuscirà a tradurre la sua energia in risultati concreti, la RCAW potrà diventare un appuntamento fisso nell’agenda globale, non solo come “settimana del clima” ma come spazio permanente di co-creazione. In un momento in cui le città emergono come attori centrali nella lotta ai cambiamenti climatici — implementando soluzioni più velocemente degli Stati nazionali — Rio può posizionarsi come hub latinoamericano di innovazione climatica, unendo visione strategica e potenza culturale.

La COP30 rappresenta un’opportunità storica per il Brasile, ma il successo del percorso che vi conduce dipenderà dalla capacità di attivare reti e processi ben oltre i negoziati ufficiali. La Rio Climate Action Week, con la sua energia, inclusività e ambizione, offre un assaggio di come il futuro della governance climatica possa nascere non solo nei palazzi della diplomazia, ma anche nelle strade, nei musei e nelle piazze di una città che ha deciso di diventare laboratorio vivente di cambiamento.

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Martedì 9 Settembre 2025
Martedì 9 Settembre 2025

Barcellona si conferma motore dell’innovazione scientifica con 7 borse europee per la ricerca di frontiera

La capitale catalana è terza in Europa, dopo Monaco e Parigi, per numero di finanziamenti assegnati dal Consiglio Europeo della Ricerca.

Il Consiglio Europeo della Ricerca (ERC), istituito nel 2007 per promuovere la ricerca d’eccellenza e di avanguardia, ha recentemente annunciato i vincitori delle borse Proof of Concept 2025. Questi finanziamenti, destinati a progetti ad alto contenuto innovativo, mirano a favorire il passaggio dalla ricerca teorica a soluzioni con potenziale applicativo, sia commerciale che sociale.

Dei 150 progetti selezionati in tutta Europa, 20 sono stati assegnati alla Spagna, di cui ben 7 a Barcellona, che riceveranno complessivamente 1.050.000 euro. Questo risultato conferma il posizionamento strategico della città nel panorama scientifico europeo, consolidandone il ruolo guida a livello nazionale e rafforzandone la reputazione internazionale.

Che cos’è la borsa Proof of Concept?

Le borse Proof of Concept sono rivolte ai ricercatori che hanno già beneficiato in passato di un finanziamento ERC e vogliono ora esplorarne le potenzialità applicative. Con un contributo di 150.000 euro per progetto, queste sovvenzioni servono a verificare la fattibilità tecnica e commerciale dei risultati ottenuti, a proteggerli attraverso strumenti di proprietà intellettuale e a facilitarne l’ingresso nel mercato o la diffusione a livello sociale.

L’elevata partecipazione di Barcellona riflette la solidità del suo ecosistema scientifico, in continua crescita. Secondo il Knowledge Cities Ranking, elaborato sulla base dello Science Citation Index, la città ha registrato 22.688 pubblicazioni scientifiche, confermandosi tra i principali centri di produzione e diffusione della conoscenza in Europa.

Per Jordi Valls, quarto assessore comunale all’Economia, Edilizia, Finanze e Turismo, «questi risultati dimostrano che Barcellona non è solo la capitale spagnola della ricerca, ma una delle principali città europee nel campo della ricerca più avanzata. I fondi ottenuti contribuiranno ad aumentare l’impatto della scienza sulla creazione di nuove imprese e occupazione». E aggiunge: «questo conferma la validità della nostra strategia: puntare su scienza e innovazione come leve fondamentali per lo sviluppo economico e il progresso sociale, un impegno che vogliamo continuare a rafforzare».

Questa visione si traduce in politiche concrete: Barcellona sta infatti investendo nella promozione della Barcelona Innovation Coast, nel Piano Strategico per la Scienza e l’Innovazione e nell’iniziativa Barcelona Impulsa. Tutti strumenti che, nel periodo 2025-2027, porteranno al raddoppio degli investimenti pubblici in ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana - Barcellona)

Ultima modifica: Martedì 9 Settembre 2025
Martedì 9 Settembre 2025

Nuove dinamiche energetiche nel Baltico: la maxi scoperta polacca e le sue implicazioni per l’Europa e l’Italia

Lo scorso 22 luglio, Central European Petroleum (CEP) ha annunciato la scoperta del più grande giacimento convenzionale di petrolio e gas nella storia della Polonia. Situato nel Mar Baltico, al largo della città di Świnoujście, il pozzo esplorativo Wolin East 1 ha rivelato risorse stimate di notevole entità, aprendo nuovi scenari per la sicurezza energetica dell’Europa e per le opportunità industriali lungo tutta la filiera.

1. La scoperta: dimensioni e rilievo strategico

Secondo le stime iniziali diffuse da CEP:

  • Il pozzo Wolin East 1 conterrebbe circa 22 milioni di tonnellate di petrolio e condensati recuperabili.
  • A questi si aggiungono circa 5 miliardi di metri cubi di gas naturale.
  • L’intera concessione offshore, estesa su circa 600 km², potrebbe contenere fino a 33 milioni di tonnellate di greggio e 27 miliardi di m³ di gas.

Se confermati, questi volumi rappresenterebbero una duplicazione delle riserve petrolifere polacche attualmente note e una delle scoperte energetiche più significative in Europa nell’ultimo decennio.

2. Implicazioni per la Polonia

Questa scoperta arriva in un contesto in cui la Polonia:

  • importa circa il 95% del proprio fabbisogno petrolifero;
  • dispone di capacità di raffinazione sufficienti (oltre 24 Mt/anno) per valorizzare internamente una parte rilevante della produzione attesa;
  • sta intensificando la propria strategia di indipendenza energetica, anche alla luce degli sviluppi geopolitici recenti.

Oltre all’impatto diretto sul bilancio energetico, l’inizio delle operazioni su larga scala potrebbe attrarre investimenti, sviluppare nuove competenze e rilanciare l’occupazione industriale nell’area baltica.

3. Prospettive per l’Unione Europea

In un momento di grande incertezza sui mercati internazionali dell’energia, la scoperta nel Baltico contribuisce a:

  • diversificare le fonti di approvvigionamento europee;
  • rafforzare la resilienza energetica interna all’UE;
  • ridurre la dipendenza da Paesi terzi, in particolare nell’ambito oil & gas.

Tuttavia, la notizia ha generato anche alcune perplessità. Alcuni istituti di ricerca, come il tedesco DIW, hanno evidenziato:

  • possibili impatti ambientali su aree turistiche e marine;
  • il rischio di una parziale inversione rispetto agli obiettivi climatici europei, in un momento in cui la Commissione promuove con forza il phase-out dai combustibili fossili.

4. Implicazioni per l’Italia e per la filiera industriale

Pur trattandosi di una scoperta in territorio polacco, gli effetti potenziali riguardano anche il nostro Paese, sia in chiave industriale che strategica.

Opportunità per le imprese italiane:

  • Tecnologie offshore: progettazione di impianti, sistemi di perforazione, pipeline sottomarine, sistemi di automazione e sicurezza.
  • Servizi specialistici: consulenze ambientali, monitoraggio acustico e marino, gestione impatti su ecosistemi e turismo.
  • Engineering e componentistica: valvole, sensoristica, strumentazione oil & gas, logistica per piattaforme e navi appoggio.

Opportunità di collaborazione:

  • Possibili joint-venture con operatori attivi nell’area baltica.
  • Ingresso in gare d’appalto e subforniture legate alle future fasi di sviluppo industriale.
  • Export di know-how italiano in ambito sostenibilità, efficienza energetica e controllo ambientale.

Aspetti geopolitici:

  • Una maggior sicurezza energetica regionale potrebbe impattare anche sui flussi energetici diretti verso l’Italia, soprattutto via mercati centralizzati europei (gas, GNL).
  • Aumenta l’interesse per il Mar Baltico come area chiave per lo sviluppo energetico, anche in ottica eolica offshore e transizione integrata.

5. Considerazioni finali

La scoperta di Wolin East 1 non rappresenta solo una novità geologica, ma un potenziale punto di svolta per le dinamiche energetiche dell’Europa centro-orientale.

Per le imprese italiane attive nei settori dell’energia, dell’industria manifatturiera avanzata e dei servizi tecnologici, si aprono spazi concreti di collaborazione industriale e commerciale, con ricadute potenziali sul medio e lungo periodo.

Monitorare con attenzione l’evoluzione di questa scoperta sarà cruciale per cogliere per tempo occasioni di posizionamento e sviluppo.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)

Ultima modifica: Martedì 9 Settembre 2025
Martedì 9 Settembre 2025

Notizie dai mercati esteri - Stati Uniti

Mercato del vino negli Stati Uniti: importazioni in forte crescita e prospettive di nuovi dazi

Nel periodo di 12 mesi conclusosi a giugno 2025, il mercato totale del vino negli Stati Uniti ha registrato una crescita del 3,6%, raggiungendo un valore di $ 112 miliardi. È quanto emerge dai dati preliminari diffusi dalla società di ricerche di mercato bw166.

Le importazioni hanno messo a segno un incremento significativo, pari a quasi il 14%, attestandosi a $ 34 miliardi. Al contrario, la spesa dei consumatori per il vino di produzione nazionale è rimasta stabile rispetto all’anno precedente, a quota $80 miliardi.

Dal punto di vista dei volumi complessivi, il mercato ha subito un calo dell’1%, fermandosi a 381 milioni di casse. In particolare, il segmento del vino da tavola domestico ha registrato una contrazione superiore al 4%, scendendo a 205 milioni di casse.

Secondo bw166, le spedizioni di vino importato sul mercato statunitense si sono mantenute per tutto l’anno dall’8% al 10% superiori rispetto al 2024. Parte di questa crescita sarebbe dovuta alla strategia degli operatori di anticipare l’arrivo delle merci in previsione di nuovi dazi doganali, ormai quasi certi alla luce dell’accordo commerciale recentemente raggiunto tra Unione Europea e Stati Uniti.

 

USA: economia resiliente, ma l'incertezza pesa su consumatori e imprese

Nel mese di maggio, l'economia statunitense ha mostrato segnali di tenuta nonostante le tensioni crescenti legate alla guerra commerciale globale. Sebbene il PIL del primo trimestre 2025 abbia registrato un calo dello 0,2% — principalmente a causa di un aumento anticipato delle importazioni per evitare i dazi — i principali indicatori macroeconomici restano stabili.

Il mercato del lavoro non ha evidenziato impatti rilevanti: disoccupazione, partecipazione alla forza lavoro e tassi di assunzione sono rimasti pressoché invariati. Tuttavia, gli indici di fiducia raccontano un'altra storia: la fiducia dei consumatori, secondo l'Università del Michigan, è rimasta su livelli storicamente bassi e le aspettative di assunzione da parte delle imprese sono in calo, segno di preoccupazioni diffuse.

Anche i mercati finanziari risentono delle politiche fiscali e commerciali: il rendimento dei titoli di Stato decennali è salito di oltre 25 punti base a maggio. Tra i fattori chiave: un aumento del debito pubblico stimato in 4.3 trilioni di dollari nei prossimi dieci anni, pressioni inflazionistiche legate ai dazi e minore fiducia degli investitori stranieri. L'aumento dei tassi di interesse potrebbe frenare ulteriormente la spesa di famiglie e imprese.

(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas, Inc.)

Ultima modifica: Martedì 9 Settembre 2025
Mercoledì 3 Settembre 2025

Dieci anni di salario minimo in Germania

Il salario minimo è stato introdotto per la prima volta in Germania nel 2015 con un importo iniziale di 8,50 € all'ora. Da allora, è stato aumentato progressivamente in base alle decisioni della Commissione sul salario minimo (Mindestlohnkommission), con l’obiettivo di garantire una retribuzione equa ai lavoratori e contrastare il lavoro in nero. Dal 1° gennaio 2025, la Germania ha aumentato il salario minimo legale a 12,82 € lordi all'ora, confermando la propria posizione tra i Paesi europei più impegnati nella protezione dei lavoratori con redditi bassi.

La Commissione viene rinnovata ogni cinque anni, come previsto dalla legge tedesca sul salario minimo (Mindestlohngesetz - MiLoG). È composta da un presidente, sei membri con diritto di voto — tre in rappresentanza dei lavoratori e tre delle imprese — e due membri consultivi provenienti dal mondo accademico, i quali non dispongono del diritto di voto. Tutti i componenti lavorano a titolo volontario. Questo organismo ha il compito di trovare un equilibrio tra le esigenze dei lavoratori e delle imprese, promuovendo una retribuzione adeguata e stabile nel tempo. Si tratta di una politica che punta a garantire una retribuzione dignitosa e che, al tempo stesso, mira a ridurre le disuguaglianze e sostenere la domanda interna. Inoltre, il salario minimo rappresenta anche uno strumento importante per contrastare il divario salariale di genere e promuovere una maggiore equità retributiva per gruppi vulnerabili come donne e migranti.

A giugno 2025 la Commissione ha dichiarato l’intenzione di voler aumentare il salario minimo a 13,90 € entro il 2026 fino ad arrivare a 14,60 € entro il 2027.  In tal modo, la Germania diventerebbe il secondo Stato europeo, dopo il Lussemburgo, con il salario minimo più alto.

A differenza della Germania, l’Italia non ha ancora introdotto un salario minimo legale. Le retribuzioni minime sono infatti stabilite dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), che coprono la maggior parte dei settori ma che, spesso, non garantiscono salari realmente adeguati al costo della vita. In ambiti come la ristorazione e la logistica, ad esempio, gli stipendi medi si attestano tra i 7 e i 9 euro lordi all’ora, ma non sono rari i casi in cui si scende ben al di sotto di questa soglia, soprattutto tra i lavoratori più vulnerabili: precari, part-time involontari o addirittura irregolari. Questa situazione alimenta un mercato del lavoro frammentato, con grandi disparità e una forte esposizione al rischio di sfruttamento.

Il confronto è quindi netto, mentre la Germania ha scelto una strada chiara e strutturata, l’Italia continua a dibattere senza una soluzione concreta. Proposte politiche per introdurre un salario minimo legale non mancano, ma non hanno ancora trovato un consenso trasversale in Parlamento. Nel frattempo, la direttiva europea sui salari minimi adeguati (DIRECTIVE (EU) 2022/2041), approvata nel 2022, impone agli Stati membri di garantire che i salari minimi permettano una vita dignitosa. La Direttiva avrebbe dovuto essere recepita nel sistema legislativo degli Stati membri entro il 15 novembre 2024; tuttavia, l’Italia non ha ancora provveduto a tale recepimento.

Fonti:

 https://www.bmas.de/SharedDocs/Downloads/DE/Publikationen/A640i-mindestlohn-flyer-2023-italienisch.pdf?__blob=publicationFile&v=9

https://www.mindestlohn-kommission.de/EN/Commission

https://kpmg-law.de/en/focus-on-labor-law-this-is-what-the-2025-coalition-agreement-provides-for/

https://www.reuters.com/business/world-at-work/german-commission-recommends-raising-minimum-wage-1460-euros-2025-06-27/

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italo-tedesca di Monaco di Baviera - ITALCAM)

Ultima modifica: Mercoledì 3 Settembre 2025
Martedì 5 Agosto 2025

Il Rio de Janeiro supera i 1,5 GW di generazione solare e guida la transizione energetica in Brasile

In un contesto globale sempre più orientato verso la decarbonizzazione e la sostenibilità, il Brasile si consolida come uno dei principali attori del panorama energetico rinnovabile, e lo Stato di Rio de Janeiro si distingue come uno dei protagonisti più dinamici di questa transizione. Con un traguardo storico recentemente raggiunto — oltre 1,5 gigawatt (GW) di capacità installata in generazione di energia solare propria — Rio de Janeiro non solo rafforza il proprio ruolo nella matrice energetica nazionale, ma si afferma come riferimento strategico per investimenti green nel Paese.

Secondo dati dell'Associação Brasileira de Energia Solar Fotovoltaica (ABSOLAR), Rio ha superato la marca dei 1,5 GW di potenza fotovoltaica distribuita, derivante principalmente da impianti di micro e minigenerazione installati in abitazioni, aziende, proprietà rurali e edifici pubblici. Questo risultato colloca lo Stato all’ottava posizione nel ranking nazionale, contribuendo con circa il 4,6% dell’energia solare distribuita in tutto il Brasile.

Dietro questi numeri si nasconde un fenomeno più ampio e strategico: l’ascesa della generazione distribuita come modello decentralizzato e democratico di produzione energetica. L’adozione di impianti fotovoltaici ha visto un’accelerazione significativa grazie a una combinazione di fattori: l’aumento della consapevolezza ambientale, le politiche pubbliche incentivanti, la crescente competitività economica dei sistemi solari e le incertezze legate alla volatilità delle tariffe elettriche.

In tutto il territorio fluminense, sono già più di 171.000 le connessioni operanti in generazione distribuita, che beneficiano direttamente oltre 203.000 consumatori. Si tratta di famiglie e imprese che hanno scelto l’autonomia energetica, riducendo la dipendenza dalla rete tradizionale e, contemporaneamente, contribuendo alla mitigazione delle emissioni di gas serra.

L’impatto economico del settore è altrettanto rilevante. L’espansione dell’energia solare ha generato più di 45.000 posti di lavoro nello Stato, secondo ABSOLAR, attirando investimenti che superano i 7,5 miliardi di reais (circa 1,4 miliardi di euro). Un effetto moltiplicatore che abbraccia settori come la produzione di componenti, l’ingegneria, l’installazione, la manutenzione e i servizi finanziari.

L’interesse per il settore si riflette anche nella strategia del Governo statale, che ha adottato misure per promuovere la transizione energetica e attrarre capitali green. Iniziative di partenariato pubblico-privato, agevolazioni fiscali e programmi di formazione professionale sono tra gli strumenti utilizzati per consolidare l’ecosistema solare.

Il potenziale è ancora enorme. Secondo stime del settore, Rio de Janeiro ha una capacità tecnica molto superiore a quella attualmente installata, con possibilità significative di espansione sia in aree urbane che rurali. Il clima favorevole, l’alto irraggiamento solare e la crescente digitalizzazione della rete elettrica sono elementi che rafforzano la competitività dello Stato in questo ambito.

In un Paese che dipende storicamente dall’idroelettrico, ma che affronta le sfide poste dai cambiamenti climatici, la diversificazione della matrice energetica attraverso fonti come il fotovoltaico diventa non solo auspicabile, ma essenziale. Rio de Janeiro dimostra che è possibile coniugare crescita economica, innovazione e sostenibilità, posizionandosi come polo di riferimento nella transizione energetica brasiliana.

Il futuro della generazione distribuita in Brasile passa anche da qui: dalla capacità degli Stati di mobilitare risorse, innovare nei modelli di consumo e produzione, e integrare le fonti rinnovabili in una visione sistemica. Rio de Janeiro, con i suoi 1,5 GW solari, mostra la strada.

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Martedì 5 Agosto 2025
Martedì 5 Agosto 2025

Aggiornamento sui dazi tra Stati Uniti e Thailandia: cosa significa per il commercio e le imprese

Gli Stati Uniti hanno recentemente annunciato un cambiamento significativo nei dazi applicati ai prodotti thailandesi. Invece dell’aliquota originariamente prevista del 36%, la Thailandia dovrà ora affrontare un dazio ridotto al 19% sulle sue esportazioni verso gli USA, a partire dal 1° agosto 2025.
Si tratta di una buona notizia per la Thailandia, poiché riduce i costi per gli esportatori thailandesi e porta l’aliquota più vicina a quella applicata ad altri paesi del Sud-est asiatico, come Indonesia, Malesia e Filippine.

Come si è arrivati a questo risultato?

All’inizio dell’anno, il presidente statunitense Donald Trump aveva minacciato dazi molto alti su diversi paesi del Sud-est asiatico, tra cui Thailandia e Cambogia. Questo in parte a causa delle tensioni politiche tra i due paesi, sfociate in scontri violenti lungo il confine. Dopo che Thailandia e Cambogia hanno raggiunto un cessate il fuoco, gli Stati Uniti hanno deciso di ridurre i dazi al 19%, invece del 36% inizialmente previsto. Inoltre, la Thailandia ha accettato di aprire maggiormente il proprio mercato ai prodotti americani, rimuovendo i dazi su circa il 90% delle merci provenienti dagli USA. Questo impegno include un piano per ridurre l’elevato surplus commerciale della Thailandia con gli Stati Uniti del 70% nei prossimi tre anni.

Cosa significa il dazio del 19% per la Thailandia?

L’aliquota ridotta rappresenta un passo positivo per il commercio thailandese, poiché gli Stati Uniti sono uno dei principali mercati di esportazione del paese, rappresentando circa il 18% delle esportazioni totali lo scorso anno. Ridurre i dazi consente ai prodotti thailandesi di restare competitivi nel mercato statunitense. Tuttavia, per ottenere questo taglio, la Thailandia dovrà accettare un maggior afflusso di prodotti americani nel proprio mercato. Ciò potrebbe mettere in difficoltà alcune industrie locali. Prodotti come guanti in gomma, cibo per animali, gioielli e elettrodomestici potrebbero subire un calo nelle vendite, dovendo competere con beni americani economici e di alta qualità.

Le piccole e medie imprese (PMI) thailandesi potrebbero affrontare sfide significative. Molte operano con margini di profitto molto ristretti, e i nuovi dazi sulle esportazioni verso gli USA potrebbero ridurre ulteriormente i guadagni. Alcune aziende potrebbero trovare troppo costoso competere e decidere di posticipare investimenti o spostare la produzione in paesi con costi più bassi. Anche agricoltori e produttori alimentari sono preoccupati. Prodotti agricoli americani a basso costo come mais, soia e carne di maiale potrebbero entrare in grandi quantità nel mercato thailandese, creando una forte concorrenza per i produttori locali. Gli esperti avvertono che questo potrebbe compromettere la sicurezza alimentare della Thailandia a lungo termine, se il paese dovesse diventare troppo dipendente dalle importazioni.

D’altra parte, i consumatori thailandesi potrebbero beneficiare di prezzi più bassi e di una maggiore disponibilità di prodotti americani. Frutta (soprattutto mele e uva), cosmetici, vitamine e componenti elettronici provenienti dagli USA potrebbero diventare più economici e più facilmente reperibili. Inoltre, l’importazione a prezzi ridotti di mangimi per animali dagli USA potrebbe abbassare i costi per gli allevatori avicoli thailandesi, aiutandoli a restare competitivi sia sul mercato interno che su quello estero. Per quanto riguarda la carne bovina, una maggiore disponibilità di manzo americano potrebbe offrire più scelta e prezzi più bassi ai consumatori, soprattutto per i tagli di qualità. Tuttavia, gli allevatori locali, in particolare quelli su piccola scala, potrebbero trovarsi in difficoltà a causa dei costi di produzione più elevati.

Guardando oltre il mercato statunitense

La Thailandia non punta solo sugli Stati Uniti per far crescere le sue esportazioni. Il governo sta lavorando a un accordo di libero scambio con l’Unione Europea, che potrebbe aprire l’accesso a 27 paesi e aiutare a bilanciare l’impatto dei dazi. Anche altre regioni come Medio Oriente, America Latina ed Eurasia offrono nuove opportunità per gli esportatori thailandesi, in particolare nel settore alimentare e del pet food. L’accordo sui dazi tra Stati Uniti e Thailandia, raggiunto dopo dure negoziazioni, offre alla Thailandia un sollievo grazie a un’aliquota del 19% anziché il 36%. Tuttavia, ciò comporta anche una maggiore concorrenza per le imprese locali e gli agricoltori, a causa dell’afflusso di prodotti americani nel mercato. Mentre i consumatori potrebbero beneficiare di prezzi più bassi e maggiore scelta, il governo dovrà sostenere i settori più colpiti e cercare nuove opportunità commerciali. In generale, si tratta di un risultato migliore del previsto, ma che pone comunque delle sfide per l’economia thailandese.

Opportunità per la Camera di Commercio Thai-Italiana e per le aziende italiane nel contesto del nuovo accordo USA-Thailandia

La Camera di Commercio Thai-Italiana (TICC) può svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutare le imprese ad adattarsi al nuovo panorama commerciale. Può supportare i propri membri nella comprensione dell’impatto dell’accordo e nello sviluppo di strategie per aumentare la propria competitività. Inoltre, la Camera può promuovere lo scambio di conoscenze e favorire la collaborazione tra aziende thailandesi e italiane, alla ricerca di nuove opportunità in settori meno esposti alla concorrenza dei prodotti americani. Per le aziende italiane, questo nuovo scenario commerciale rappresenta un’opportunità per rafforzare la propria presenza nel mercato thailandese, offrendo prodotti di alta qualità e differenziati, in linea con le esigenze locali. La TICC può supportare gli esportatori italiani nella comprensione delle normative, nella creazione di partnership e nella promozione dei marchi italiani attraverso campagne di marketing mirate.

(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)

Ultima modifica: Martedì 5 Agosto 2025
Martedì 5 Agosto 2025

Metalmeccanica: opportunità per Italia e Germania

Il settore metalmeccanico rappresenta un pilastro economico fondamentale sia per l’Italia che per la Germania. Entrambi i Paesi, con strutture industriali complementari, offrono solide prospettive di crescita e ampie opportunità di collaborazione in questo comparto strategico.

Nel 2024, l’Italia ha registrato un fatturato superiore ai 146 miliardi di euro, con una crescita prevista tra il 5% e l’8% per il 2025. Il mercato italiano è fortemente orientato all’innovazione, grazie a un’accelerazione verso la digitalizzazione e all’adozione di tecnologie Industria 4.0 e 5.0, che includono un crescente uso di intelligenza artificiale e machine learning per migliorare efficienza e sostenibilità produttiva. Nonostante le sfide legate all’aumento dei costi energetici e alla carenza di competenze specializzate, le imprese italiane investono intensamente in ricerca e sviluppo, supportate da programmi nazionali come “Transizione 5.0” e da agevolazioni fiscali dedicate all’innovazione.

La Germania si conferma il principale partner commerciale dell’industria metalmeccanica italiana, rappresentando oltre il 25% delle importazioni italiane di macchinari e il secondo mercato di destinazione per le esportazioni italiane, con una quota superiore al 10%. Questa solida relazione commerciale evidenzia l’importanza di rafforzare ulteriormente le collaborazioni bilaterali, favorendo scambi tecnologici e commerciali strategici.

Guardando al futuro, la crescente integrazione delle filiere produttive e gli investimenti congiunti in sostenibilità e innovazione digitale saranno elementi chiave per consolidare la competitività di entrambi i Paesi sui mercati globali. La cooperazione italo-tedesca nel metalmeccanico promette così di diventare un motore di crescita sostenibile e innovazione negli anni a venire.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania (ITKAM))

Ultima modifica: Martedì 5 Agosto 2025
Martedì 5 Agosto 2025

Hong Kong conferma una crescita stabile nel secondo trimestre del 2025

Nonostante le sfide e i fattori esterni, Hong Kong ha continuato a dimostrare la sua straordinaria resilienza con un'economia in crescita nel secondo trimestre di quest'anno. Con dieci trimestri consecutivi di crescita del PIL, trainata dalle esportazioni, dagli investimenti e dai consumi privati, il segretario finanziario di Hong Kong Paul Chan Mo-po si dichiara cautamente ottimista riguardo alla futura crescita economica della città. È essenziale comprendere le tendenze positive riscontrate nei dati appena pubblicati per il secondo trimestre di quest'anno per comprendere meglio l'evoluzione del panorama economico di Hong Kong nel corso dell'anno.

I dati pubblicati dal Dipartimento di censimento e statistica di Hong Kong rivelano che il PIL di Hong Kong è cresciuto del 3,1% su base annua nel secondo trimestre di quest'anno, in aumento rispetto alla crescita del 3,0% del trimestre precedente. Il successo della crescita economica di Hong Kong nella prima metà del 2025 è attribuibile principalmente alla crescita economica costante nella Cina continentale e in Asia e alle varie politiche del governo di Hong Kong che hanno stimolato i consumi, diversificato i mercati e promosso la crescita economica.

La crescita più significativa di questo secondo trimestre è stata registrata nelle importazioni e nelle esportazioni di beni e servizi. Le importazioni di beni sono aumentate dell'11,5% rispetto alla crescita dell'8,4% registrata nel primo trimestre, mentre le importazioni di beni sono cresciute in modo significativo, passando dal 7,2% del primo trimestre del 2025 al 12,7%. Questa crescita delle importazioni di beni e servizi è indice di intense attività commerciali con altri paesi, mentre la crescita delle esportazioni di servizi è attribuibile all'aumento del turismo e alle vivaci attività dei servizi alle imprese.

D'altra parte, la crescita delle esportazioni di beni è più particolare a causa dell' “effetto spedizioni urgenti” derivante dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Una delle principali sfide di questo trimestre per la crescita economica di Hong Kong è stata l'incertezza delle imprese dovuta alle continue escalation commerciali tra Stati Uniti e Cina. Poiché le continue tensioni commerciali hanno causato incertezza nell'economia globale, il clima di fiducia delle imprese di Hong Kong ha subito pressioni. A causa dell'allentamento temporaneo delle misure tariffarie statunitensi, si sono verificate spedizioni urgenti che hanno avuto un impatto positivo sulla crescita economica di Hong Kong nel secondo trimestre, poiché hanno stimolato le esportazioni. Tuttavia, si prevede che questo effetto delle spedizioni urgenti svanirà nel corso dell'anno. 

Un'altra sfida che la città continua ad affrontare è rappresentata dalla bassa spesa per consumi e dal clima di sfiducia dei residenti di Hong Kong. Tuttavia, il rapporto sul PIL del secondo trimestre ha rivelato che la spesa per consumi privati è cresciuta dell'1,9% rispetto al calo dell'1,2% registrato nel primo trimestre. Ciò avviene dopo un calo continuo della spesa privata per quattro trimestri consecutivi, a dimostrazione del fatto che il mercato dei consumi di Hong Kong si sta stabilizzando e sta registrando una ripresa. La ripresa dei consumi privati interni in questo trimestre è stata favorita da un aumento costante dei redditi da lavoro e dalle politiche del governo di Hong Kong volte a promuovere il turismo con grandi eventi. 

Nonostante le continue incertezze nel commercio internazionale, in particolare con gli Stati Uniti e la Cina, Hong Kong ha dimostrato una notevole resilienza, registrando una crescita positiva del PIL reale del 3,1% nel secondo trimestre. Sebbene le incertezze persistano e si preveda che l'effetto della corsa alle spedizioni per le esportazioni si attenui nel corso dell'anno, il governo di Hong Kong ha preso l'iniziativa e ha attuato politiche e misure per garantire che l'economia di Hong Kong si riprenda e continui a crescere.

 

Fonti:

(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)

Ultima modifica: Martedì 5 Agosto 2025