Domenica 26 Ottobre 2025
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Trainata dai poli dell'entroterra, l’industria aeronautica continua a decollare nel Minas Gerais, con prospettive di una forte espansione nell’attrazione di nuove imprese.
Negli ultimi cinque anni, il settore ha attirato circa 1,1 miliardi di reais in investimenti privati — un volume 16 volte superiore rispetto al periodo precedente — grazie allo sviluppo di aeroporti, fabbriche di aeromobili e altri componenti.
Città come Itajubá e Santa Rita do Sapucaí, nel sud del Minas Gerais, ospitano cluster di alta tecnologia e si stanno affermando come protagoniste di questo salto. Attualmente, la regione ospita 67 aziende e genera 1.400 posti di lavoro diretti, con un focus sulla manutenzione degli aeromobili, come nel caso di Helibras, leader mondiale nella produzione di elicotteri.
Il direttore per l’Attrazione degli Investimenti di Invest Minas, Ronaldo Alexandre Barquette, sottolinea il successo dello Stato nel settore dell’aviazione, grazie allo sviluppo di politiche pubbliche in collaborazione con iniziative private. “Gli aeroporti sono potenti motori di crescita. L’obiettivo è promuovere lo sviluppo regionale affinché gli abitanti possano accedere ai grandi centri e stimolare l’economia locale”.
Con un’economia diversificata al di là dell’attività mineraria, lo Stato ha visto, negli ultimi anni, una crescente domanda per il trasporto aereo, sia passeggeri che merci. Oltre al sud dello Stato, anche città come Juiz de Fora (Zona da Mata), Montes Claros (Nord) e Uberaba (Triangolo) si sono distinte e stanno lavorando all’espansione dei voli e dei terminal.
Nell’area metropolitana di Belo Horizonte (RMBH), l’industria ospita importanti aziende specializzate nella manutenzione di aeromobili e attrezzature aeronautiche, inclusi prodotti per la sicurezza, il salvataggio e la sopravvivenza. Nei pressi degli aeroporti di Pampulha e dell’Aeroporto Internazionale di Belo Horizonte (BH Airport), le officine di manutenzione di compagnie come Gol e Azul aumentano la capillarità del settore nello Stato e favoriscono la formazione di hub aeronautici nei grandi centri.
La sfida principale, secondo Barquette, è attrarre un maggior numero di compagnie aeree disposte a investire in nuove rotte, per aumentare la concorrenza nella regione. “L’ingresso di nuove imprese, specialmente quelle focalizzate sui voli regionali, rappresenta ancora una sfida. Stiamo lavorando per ridurre aliquote, come l’ICMS sul cherosene per l’aviazione, al fine di attrarre maggiori investimenti”, ha concluso.
Il ritmo di crescita è stato il più forte in nove mesi, nonostante l’inasprimento delle condizioni finanziarie e l’aumento dell’incertezza esterna
La produzione industriale brasiliana aveva registrato una diminuzione dello 0,3% a dicembre rispetto al mese precedente.
L’industria brasiliana ha ripreso slancio a marzo, facendo registrare una crescita ben superiore alle aspettative, al ritmo più intenso degli ultimi nove mesi, anche a fronte del peggioramento delle condizioni finanziarie e dell’aumento dell’incertezza internazionale.
A marzo, la produzione industriale è cresciuta dell’1,2% rispetto al mese precedente, dato ben superiore alle previsioni del sondaggio Reuters, che puntavano su un aumento dello 0,3%.
La lettura mensile è stata la più alta da giugno 2024 (4,3%), segnando un salto dopo la stagnazione di febbraio e il modesto avanzamento dello 0,1% a gennaio, secondo i dati diffusi questo mercoledì dall’Istituto brasiliano di geografia e statistica (IBGE).
Così, l’industria si trova ancora il 14,4% al di sotto del picco massimo della serie storica risalente a maggio 2011, e ha chiuso il primo trimestre con una crescita dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti, secondo l’IBGE.
Secondo André Macedo, responsabile della ricerca all’IBGE, il risultato di marzo dell’industria ha visto una diffusione di tassi positivi tra i vari settori, ma è stato guidato principalmente da comparti rilevanti che hanno recuperato le perdite dei mesi precedenti.
“Per ora non si tratta di un cambiamento di tendenza, ma di un miglioramento della situazione. Non è il segnale che l’industria imboccherà una traiettoria ascendente”, ha detto.
“Al momento stiamo solo recuperando le perdite del recente passato”, ha aggiunto. “Anche perché persistono fattori negativi, quali inflazione, tassi d’interesse elevati, credito più caro, aumento dell’insolvenza, incertezze internazionali con dazi.”
Le aspettative degli economisti sono che quest’anno l’industria brasiliana subirà gli effetti dell’aumento dei tassi d’interesse, dell’aumento del costo del credito, della diminuzione della fiducia degli imprenditori, della svalutazione del cambio e dell’aumento dei dazi d’importazione da parte degli Stati Uniti.
Si prevede un rallentamento, in linea con la graduale perdita di slancio dell'economia sia nazionale che globale, sebbene le politiche governative di stimolo dovrebbero aiutare a mitigare gli impatti negativi.
La Banca Centrale annuncerà questo mercoledì la decisione di politica monetaria, con l’aspettativa di un nuovo aumento del tasso d’interesse Selic, attualmente al 14,25%.
“Il contesto richiede ancora prudenza. I dati di marzo non riflettono ancora l’incertezza generata dai dazi e gli indicatori anticipatori dell’industria suggeriscono che aprile possa segnare un rallentamento, con gli industriali meno ottimisti a causa delle condizioni di credito e dell’aumento delle scorte”, ha avvertito André Valério, economista senior di Inter.
I dati dell’indagine sull’industria hanno mostrato che a marzo tre delle quattro grandi categorie economiche e 16 dei 25 comparti industriali analizzati hanno registrato un’espansione della produzione.
Le principali influenze positive sono arrivate da coke, prodotti derivati dal petrolio e biocarburanti (3,4%), industrie estrattive (2,8%), prodotti farmochimici e farmaceutici (13,7%) e veicoli a motore, rimorchi e carrozzerie (4,0%).
Tra le categorie economiche, i beni di consumo durevoli (3,8%) e i beni di consumo semidurevoli e non durevoli (2,4%) hanno avuto le migliori performance a marzo rispetto al mese precedente.
Anche il settore dei beni intermedi ha registrato crescita (0,3%), mentre l’unico dato negativo è venuto dai beni capitali (-0,7%).
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Minas Gerais)
Con l'imposizione di dazi tra il 22% e il 25% da parte del governo USA sui prodotti europei, si apre una nuova era per il business e sono numerose le opportunità che le aziende del Made in Italy possono cogliere guardano ai mercati limitrofi.
Espandere il proprio business è possibile rafforzando la presenza delle eccellenze Italiane in stati come la Svizzera, la Germania, la Spagna, la Francia e la Repubblica Ceca.
La campagna di comunicazione avviata dalla Camera di Commercio italiana per la Svizzera verte proprio su questo. Analizzando i dati ISTAT emerge un andamento chiaro delle esportazioni Italiane verso gli USA e verso gli stati succitati e questo spaccato permette di comprendere meglio le dinamiche attuali e le potenzialità future.
Analisi dei Dati di Export
Nel 2024, in linea generale, l’esposizione dell’Italia verso gli Stati Uniti (oltre il 10%) è stata simile a quella della Germania ma superiore a quella di Francia e Spagna. Inoltre, sempre lo scorso anno, l’Italia ha registrato un ampio avanzo commerciale verso il mercato americano, principalmente determinato da quattro grandi comparti manifatturieri:
- Meccanica (10,8 miliardi),
- Alimentare-bevande-tabacco (oltre 7 miliardi di euro),
- Tessile-abbigliamento-pelli (oltre 5 miliardi di euro)
- Automotive (6,1 miliardi di cui 3,5 nel solo comparto delle auto).
L’export Made in Italy verso gli USA è principalmente costituito da vendite di prodotti farmaceutici, auto, navi e imbarcazioni, macchinari mentre, tra i principali gruppi di prodotti, figurano anche le vendite di bevande (soprattutto vini), articoli di abbigliamento e design. Beni che potrebbero essere anche parzialmente riassorbiti dalla domanda di Svizzera, Spagna, Francia, Germania e Repubblica Ceca, come emerge dalle testimonianze dei Segretari generali delle CCIE intervistati nel video https://youtu.be/81TcRzxx_yo (vedi allegato).
Partiamo da una considerazione basilare: l’export italiano nel 2024 ha registrato un valore complessivo in euro di 623.5 miliardi. Di questo, quello verso gli USA ammonta a 64,8 miliardi, ovvero il 10,3% del totale esportato dall’Italia. Se paragoniamo questa percentuale alla somma del valore che ha l’export Made in Italy verso i Paesi convolti dalla comunicazione della CCIS emerge quanto segue:
- Germania: 71 miliardi
- Francia: 62,3 miliardi
- Spagna: 34.5 miliardi
- Svizzera: 30.1 miliardi
- Repubblica Ceca: 8.2 miliardi
Totale per 5 paesi: 206.1 miliardi, ovvero il 33.5% del totale esportato dall’Italia. Un dato che chiarisce il peso e l’opportunità che le CCIE coinvolte mettono sul piatto.
Leggendo nel dettaglio i grafici proposti da ISTAT, ci viene restituita una fotografia sfaccettata delle esportazioni di alcune regioni e province italiane verso gli USA e il resto del mondo, e questo evidenzia anche il tipo di prodotti e di settori che avvertiranno maggiormente le ripercussioni dei Dazi USA. Alcuni esempi:
• L'Aquila (Abruzzo): incidenza del 67,22% delle esportazioni verso gli USA, i principali prodotti esportati sono gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, con un valore di €912.880.179.
• Grosseto (Toscana): il 51,46% delle esportazioni è destinato agli USA, principalmente si tratta di prodotti alimentari, bevande e tabacco per un valore di €236.942.534.
• Isernia (Molise): l’incidenza dell’export è pari al 49.63% e tocca principalmente prodotti chimici che valgono €79.629.556
• Gorizia (Friuli-Venezia Giulia): l’export ha un'incidenza del 46,26% e i mezzi di trasporto sono il prodotto più esportato, con un valore di €977.973.713.
• Sassari (Sardegna): 38.66% ovvero €84.287.556 per l’esportazione agroalimentare
• Modena (Emilia Romagna): esporta soprattutto mezzi di trasporto per un valore di €1.735.281.313, e un'incidenza del 17,06% verso gli USA.
• Firenze (Toscana): l’export di Articoli farmaceutici e chimici in generale pesa per 25,14% che si traduce in €3.155.660.640.
Opportunità di espansione in Europa
Di fronte a numeri come questi la CCIS ha deciso di concentrare la propria attenzione su regioni e settori particolarmente colpiti, con l’intenzione di offrire delle alternative ai produttori Made in Italy non solo in Svizzera ma anche sugli altri quattro mercati europei che si sono uniti a Zurigo nelle attività di comunicazione.
Emilia Romagna, Sardegna, Toscana, Abruzzo possono quindi cogliere diverse opportunità:
1. diversificazione dei mercati: spostare l'attenzione dagli USA all'Europa può aiutare a ridurre la dipendenza da un singolo mercato e a mitigare i rischi associati ai dazi elevati;
2. valorizzazione delle eccellenze: promuovere i prodotti italiani, come l’agroalimentare, i macchinari e gli articoli farmaceutici, può rafforzare il valore dell’export Made in Italy in Europa;
3. collaborazioni e partnership: stringere collaborazioni con distributori e committenti europei può facilitare l'ingresso nei nuovi mercati e aumentare la visibilità dei prodotti italiani.
Conclusione
L'imposizione di dazi elevati da parte degli Stati Uniti rappresenta una sfida ma anche un'opportunità per le regioni italiane di espandere ulteriormente il proprio business verso l'Europa con l’aiuto delle CCIE di Madrid, Marsiglia, Monaco, Praga e Zurigo.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
In un periodo segnato da incertezze politiche, causate da tensioni geopolitiche, guerre e dalle politiche economiche del nuovo governo degli Stati Uniti, le analisi prodotte dalle banche danesi danno comunque segnali positivi sull’andamento dell’economia in Danimarca.
Christian Kettel Thomsen, Governatore della Danmarks Nationalbank, ha affermato che: “La crescita relativamente elevata del 3,6% prevista per quest'anno include lo sviluppo della produzione danese all'estero e la riapertura del giacimento di Tyra. Senza questi due fattori, stimiamo che l'economia danese crescerà più moderatamente, all'1,4%”.
L'attuale bilancio pubblico annuale è di circa 100 miliardi di corone danesi dall'inizio del 2021. Ciò equivale a quasi il 3% del PIL, rendendo la Danimarca uno dei Paesi europei con lo sviluppo delle finanze pubbliche più solido. Inoltre, il debito pubblico complessivo è sceso a meno del 33% del PIL, e si tratta del livello più basso dagli anni precedenti la crisi finanziaria. Di conseguenza, la ricchezza finanziaria netta pubblica ha raggiunto un livello record.
L'economia danese, inoltre, ha superato le elevate aspettative delle precedenti previsioni ed è stata la prima in Europa nel 2024, con una crescita del PIL del 3,6%. Mentre molti altri settori hanno registrato solo tassi di crescita modesti, come i consumi privati, la Nova Nordisk e il resto dell'industria farmaceutica sono i principali fautori di questo aumento.
Secondo le ultime proiezioni della Danmarks Nationalbank, il tasso di inflazione IAPC della Danimarca sarà del 2,0% quest'anno e dell'1,7% nel 2026 e 2027. Inoltre, la banca danese prevede una crescita del PIL del 3,6% quest'anno, del 2,3% nel 2026 e del 2,0% nel 2027.
Le preoccupazioni maggiori dal panorama internazionale
Gli elementi che potrebbero impattare negativamente l’economia danese sono i dazi e le spese per la difesa. “Dietro il quadro positivo dell'economia danese, ci sono fattori che possono far prevedere un'immagine meno attraente. Già in passato, l'economia danese è riuscita ad adattarsi alle nuove sfide che si sono presentate, per esempio, durante la pandemia. Sarà necessario farlo di nuovo se i conflitti commerciali e l'aumento della spesa per la difesa diventeranno comuni”, ha continuato il Governatore Thomsen.
Un elemento, causa di forti tensioni in Danimarca, è la questione della Groenlandia. Negli scorsi mesi, il governo danese ha più volte rimarcato che l’isola non è in vendita. In risposta il neoeletto Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha minacciato di imporre sanzioni sui prodotti danesi. I prodotti che sarebbero maggiormente colpiti dai dazi sono i prodotti farmaceutici e medicinali, i macchinari, gli apparecchi ottici e fotografici, le apparecchiature elettriche, ed i prodotti chimici e organici. Per quanto riguarda i prodotti che la Danimarca importa dagli Stati Uniti, essi riguardano soprattutto il petrolio grezzo e raffinato, seguito da aerei, elicotteri e veicoli spaziali.
Heidi Schauman, responsabile globale della ricerca di Danske Bank, ha affermato: “Il mondo è diventato più incerto, ma a nostro avviso le prospettive economiche a breve termine non sono cambiate di molto. Molte economie sono per il momento ragionevolmente equilibrate e prevediamo una normalizzazione dei tassi di interesse, dei tassi di crescita, dell'inflazione e della disoccupazione”.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Nell’aprile 2025, durante una missione istituzionale a Roma, il Direttore dell'Agenzia Argentina per gli Investimenti e il Commercio Internazionale, Diego Sucalesca, ha incontrato funzionari del Ministero delle Imprese e del Made in Italy per rafforzare la collaborazione nei settori dell'industria, dell'innovazione e dell'internazionalizzazione.
Tra i temi discussi durante gli incontri, particolare attenzione è stata dedicata al potenziale dell'Argentina come partner affidabile nella fornitura di materie prime essenziali per la transizione industriale, quali litio e rame. Sono inoltre state illustrate le linee guida del programma RIGI (Regime di Incentivi per i Grandi Investimenti), l'iniziativa del Governo argentino volta ad attrarre investimenti su larga scala nei settori strategici, insieme alle principali misure di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese argentine.
Attraverso progetti congiunti si punta a valorizzare la presenza dei prodotti e dei servizi strategici argentini sui mercati esteri, promuovendo così una maggiore integrazione tra i sistemi produttivi dei due Paesi nello scenario industriale globale.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Il Brasile si è affermato come un mercato molto importante per l’olio d’oliva ed è ora il quarto mercato più grande al mondo
Filippo Berio, il più grande marchio italiano di olio d’oliva, intende conquistare definitivamente i consumatori brasiliani nel 2025. Presente in Brasile dal 2020 e al quarto posto nelle vendite del Paese, l’azienda prevede di investire nell’e-commerce in quest’anno.
L’attenzione sarà rivolta alle piattaforme di rete come Pão de Açúcar e Angeloni, oltre al lancio di un proprio negozio su marketplace come Mercado Livre e Amazon. La notizia è stata rivelata in esclusiva a EXAME da Leonardo Scandola, direttore commerciale di Filippo Berio in Brasile.
Secondo la valutazione del direttore commerciale, la presenza sulle grandi piattaforme in Brasile rafforza la percezione di fiducia del consumatore in un mercato dominato dall’olio d’oliva portoghese. Ed è proprio questa leadership che Filippo Berio cerca di ridurre.
“Attualmente rappresentiamo il 70% dell’olio d’oliva italiano venduto in Brasile, una leadership molto forte in questo segmento. Tuttavia, il nostro obiettivo è andare oltre e diventare un marchio leader nell’intero mercato brasiliano”, afferma Scandola.
Il Brasile si è affermato come un mercato molto importante per l’olio d’oliva, essendo attualmente il quarto mercato più grande al mondo, con una produzione stimata di 648 tonnellate, secondo l’Istituto Brasiliano per l’Olivicoltura (Ibraoliva).
Nonostante ciò, il Paese dipende ancora fortemente dalle importazioni, poiché la produzione nazionale di olio d’oliva, che ha iniziato a svilupparsi negli ultimi anni nel Sud del Brasile, non riesce ancora a soddisfare la domanda di un Paese così grande, dove i consumi crescono ogni anno.
“Non vediamo il Brasile solo come una destinazione per l’esportazione, come accade per molti altri prodotti venduti all’estero, ma come un mercato strategico, con un notevole potenziale di crescita industriale”, afferma Scandola.
Nella raccolta 2024/25 si prevede che l’Italia produrrà 224 mila tonnellate di olio d’oliva, posizionandosi come quinto produttore al mondo. La Spagna, a sua volta, dovrebbe raggiungere 1,35 milioni di tonnellate, secondo i dati dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA), compilati dalla Commissione Europea.
Fondata nel 1867, la Filippo Berio esporta in quasi 80 paesi, mantenendo le stesse caratteristiche di confezionamento e miscela e producendo 120 milioni di litri di olio d’oliva all’anno. Oltre all’olio d’oliva, il marchio ha un portafoglio diversificato, che comprende salse e altri prodotti legati alla cucina italiana.
L’azienda ha registrato un fatturato di 518 milioni di euro nel 2023, pari a circa 3,26 miliardi di R$, con un aumento del 5% rispetto al 2022. Per quest’anno si prevede di accelerare il ritmo di crescita e continuare a investire in Brasile.
“Quando parliamo di investimenti, non seguiamo il modello tradizionale di allocazione di solo il 15% del fatturato. Stiamo reinvestendo il 100% di ciò che produciamo qui, oltre alle risorse extra generate dal mercato brasiliano, perché consideriamo il Brasile un mercato strategico e fondamentale per l’azienda”, afferma Scandola.
Per il 2025 la strategia di Filippo Berio sarà anche quella di educare i consumatori sulla qualità dell’olio d’oliva e sul suo utilizzo nelle ricette, un’iniziativa già promossa sui social dallo chef italiano Antonio Maiolica, ambasciatore ufficiale del marchio in Brasile.
“I brasiliani, con tutta la loro creatività, trovano modi diversi per utilizzare questi prodotti. In molte di queste ricette, l’olio d’oliva è uno degli ingredienti principali, come indicato sulle etichette. Può essere protagonista, sia per completare i sapori che nelle preparazioni”, afferma il direttore commerciale.
Fonte: Exame | articolo di César H. S. Rezende, Giornalista specializzato in agricoltura e macroeconomia
Il Paese sale nella classifica mondiale degli imprenditori affermati
Il Brasile ha battuto il record di aperture di piccole imprese nei primi tre mesi di quest’anno, con oltre 1,4 milioni di registrazioni. I Microimprenditori Individuali (MEI) hanno raggiunto il 78% dei nuovi Registri Nazionali delle Persone Giuridiche (CNPJ).
I dati provengono dal Servizio Brasiliano di Sostegno alle Micro e Piccole Imprese (Sebrae) e indicano anche un aumento del 35% del numero di MEI rispetto allo stesso periodo del 2024, oltre a una crescita del 28% delle micro e piccole imprese.
Secondo la ricerca, l’espansione dell’imprenditorialità formalizzata è accompagnata da misure governative volte a semplificare, incentivare, innovare e ampliare l’accesso al credito per le piccole imprese.
A marzo di quest’anno, il settore dei servizi ha registrato la performance migliore, con l’apertura del 63,7% di tutte le piccole imprese, seguito dal commercio e dal settore manifatturiero. Per quanto riguarda le regioni, l’indagine Sebrae mostra che il Sud-est, il Sud e il Nord-est sono in testa alla classifica per l'apertura complessiva di piccole imprese, con San Paolo, Minas Gerais e Rio de Janeiro ai primi posti tra gli stati.
Imprenditori
Secondo lo studio, nel Paese ci sono 47 milioni di persone che gestiscono un’attività commerciale, formale o informale. Tra i fattori che giustificano l’indicatore c’è l’aumento del tasso di imprenditori affermati, ovvero con più di 3 anni di attività, che è balzato dall’8,7% del 2020 al 13,2% dell’anno scorso.
Con i risultati del 2024, il Brasile ha guadagnato due posizioni, dall’ottavo al sesto posto, nella classifica dei Paesi con il più alto tasso di imprenditori affermati, davanti a Paesi come Regno Unito, Italia e Stati Uniti.
Fonte: Agência Brasil | di Cristiane Ribeiro, Giornalista presso Rádio Nacional
Il ministro delle Finanze Fernando Haddad ha dichiarato il 28 aprile a San Paolo che il Brasile “vivrà una situazione nuova” con la riforma fiscale.
“Se c’è una cosa che mi dà ottimismo, è questa riforma. È molto più profonda di quanto si possa immaginare e affronta questioni fondamentali per aumentare la produttività dell’economia brasiliana. Perché la competizione, a partire da questa riforma, non sarà tra aziende per chi ha la migliore pianificazione fiscale, ma per chi è più produttivo”, ha affermato.
Secondo il ministro, il governo sta già lavorando a un sistema che dovrebbe entrare in funzione dal 1° gennaio del prossimo anno e che faciliterà e semplificherà il processo di tassazione nel Paese. “Penso che siamo pronti a fare non solo un salto legislativo. Penso che faremo un balzo in avanti nell’IT [tecnologia dell’informazione] in Brasile, come pochi altri paesi sono in grado di fare.”
“Credo che vedremo questo accadere nel sistema fiscale. Tutto sarà digitale, non ci sarà più carta. Sarà possibile monitorare tutto online, sapere tutto ciò che accade online, in tempo reale, e persino proiezioni e stime di crescita saranno disponibili sul proprio computer. Questo darà allo Stato e alle aziende la capacità di pianificazione.”
Con tutto questo, ha sostenuto il ministro, non ci sarà più una guerra fiscale nel Paese. “Il Brasile, che ha sempre faticato in questo ambito, potrà fare un salto di qualità”, ha affermato. “Penso davvero che il Brasile vivrà una nuova situazione.”
La mattina del 28, il ministro ha partecipato all’evento J. Safra Macro Day, a San Paolo. Nel corso dell’evento ha dichiarato che il 2 maggio prossimo si recherà in California per annunciare il piano nazionale per i data center, una politica che, a suo avviso, migliorerà notevolmente gli investimenti nel Paese.
“Vogliamo iniziare a rendere pubblico il quadro normativo del Piano Nazionale per i Data Center. Abbiamo un deficit nel bilancio dei servizi. Appaltiamo il 60% del nostro IT all’estero, il che significa non solo inviare dollari all'estero, ma anche investimenti insufficienti in Brasile, e credo che l'introduzione di questa politica migliorerà notevolmente gli investimenti”, ha aggiunto.
Turbolenza straniera
Nel corso dell’evento, il ministro ha dichiarato che il Brasile ha tutto ciò che serve per crescere quest’anno, nonostante le turbolenze straniere. “Stiamo parlando di uno scenario in cui il Brasile ha tutto ciò di cui ha bisogno per crescere, nonostante le turbolenze geopolitiche in atto, che, a mio parere, finiranno per essere affrontate quest’anno. Penso che il Brasile, in qualsiasi scenario, più o meno favorevole dal punto di vista esterno, se rispetta questo programma [economico attuale], si svilupperà in modo sostenibile”, ha affermato.
Per il ministro è ancora necessaria “prudenza” nell’analizzare i possibili impatti della politica fiscale del governo statunitense. “Il grado di incertezza sulla fine di questa turbolenza che è stata causata è ancora elevato. Dobbiamo aspettare ancora un po’. Quando l’incertezza è così grande, bisogna esercitare una certa cautela, anche se le conversazioni procedono a pieno ritmo”.
Secondo lui, la situazione di incertezza economica nel mondo rende difficile la pianificazione governativa, ma ha sottolineato che le capacità diplomatiche del presidente Luiz Inácio Lula da Silva rappresentano una risorsa per il Paese.
“Il presidente ha molta autorità con i BRIC e molta autorità con il G20. Ha un buon dialogo con i leader europei. Fortunatamente, abbiamo una persona alla Presidenza della Repubblica che è una risorsa per il Paese dal punto di vista diplomatico. Il presidente è una persona che non ha porte chiuse e che non permetterà che le porte si chiudano per noi, perché comprende il ruolo del Brasile sulla scena mondiale”.
In questo scenario, ha affermato il ministro, il Brasile ha mantenuto aperti i canali commerciali con i tre maggiori blocchi mondiali (Stati Uniti, Cina ed Europa), senza però trascurare il multilateralismo. “Dal 2023 in poi, abbiamo incontrato non solo i tre blocchi, ma anche diversi Capi di Stato nel tentativo di rafforzare il multilateralismo”, ha affermato. “Il Brasile ha un'economia troppo grande per essere un satellite di un altro Paese”, ha ribadito.
Fonte: Agência Brasil | Elaine Patricia Cruz, Giornalista presso Agência Brasil
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Secondo il rapporto più recente di fDi Intelligence, che analizza le città e le regioni europee per l’anno 2025, quattro città serbe si sono classificate tra le destinazioni più attraenti per gli investimenti diretti esteri (IDE).
Il rapporto fDi Intelligence – European Cities and Regions of the Future 2025 include in totale 379 città e 148 regioni in tutta Europa. Le città serbe occupano posizioni importanti in tutte le categorie, dalle grandi alle piccole città, fino alle micro città.
Belgrado, in quanto capitale della Serbia, ha nuovamente raggiunto una posizione importante in questo prestigioso rapporto. Nella classifica delle grandi città, Belgrado si è posizionata al quinto posto per il criterio del capitale umano e dello stile di vita (human capital and lifestyle), e al nono posto per quanto riguarda la redditività, ovvero l'efficacia dei costi (cost effectiveness). È stata riconosciuta per la sua solida infrastruttura, il favorevole contesto imprenditoriale e la posizione strategica che la rende una località attraente per gli investitori internazionali. Da anni, Belgrado rappresenta una destinazione ideale per il settore dei servizi e per le aziende internazionali che cercano opportunità di espansione nel sud-est Europa.
Nella classifica delle piccole città europee in diverse categorie, Novi Sad e Kragujevac si sono distinti.
Novi Sad si è posizionato al sesto posto nella classifica delle piccole città europee del futuro per quanto riguarda la convenienza per gli affari (business friendliness). Come secondo più grande centro urbano della Serbia, Novi Sad è sempre più riconosciuto come un centro per gli investimenti tecnologici. La città è caratterizzata da un ambiente favorevole agli affari e da un rapido sviluppo dell'industria IT, mentre il crescente numero di start-up la rende sempre più attraente per gli investitori nel settore delle nuove tecnologie.
Kragujevac, nella stessa categoria, si è posizionata all’ottavo posto per l'efficacia dei costi (cost effectiveness). I costi vantaggiosi per la vita e le imprese rendono la città interessante per gli investitori, mentre la sua ricca tradizione industriale e le infrastrutture ben sviluppate la rendono attraente per gli investimenti nel settore manifatturiero e nell'industria automobilistica. In quanto città universitaria, Kragujevac si distingue per l'alta qualificazione della sua forza lavoro, un ulteriore punto di attrazione per gli investitori stranieri.
Leskovac, nella classifica delle micro città, ha si è posizionata al quarto posto per l'efficacia dei costi (cost effectiveness). Nonostante l'anno scorso avesse ottenuto il primo posto in questa categoria, Leskovac continua a mantenere una posizione competitiva grazie alla sua infrastruttura sviluppata e alla solida tradizione industriale, in particolare nel settore tessile, che attrae investitori in questo campo.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Serba)
Nel 2024, Italia e Germania si sono riconfermate tra i principali paesi esportatori a livello globale, a testimonianza del fatto che il "Made in Italy" e il "Made in Germany" restano due marchi distintivi di grande valore sui mercati internazionali. Secondo i dati diffusi da Infomercatiesteri, la Germania si posiziona al terzo posto tra i maggiori paesi esportatori a livello globale, preceduta solo da Cina e Stati Uniti, mentre l'Italia si colloca al sesto posto per quota di esportazioni. Lo scorso anno, le esportazioni tedesche hanno raggiunto un valore di 1,5 bilioni di euro, registrando un lieve calo dell'1% rispetto al 2023, a causa di difficoltà congiunturali. L'Italia, invece, ha esportato beni e servizi per 623,5 miliardi di euro, con una flessione dello 0,4%, causata soprattutto dal calo della domanda tedesca. Oltre a essere due tra le principali economie esportatrici a livello globale, Italia e Germania mantengono un forte livello di integrazione economica, contribuendo in modo significativo allo sviluppo economico dell'Unione Europea.
Secondo i dati recentemente pubblicati da Destatis e ISTAT, nel 2024 l'interscambio commerciale tra i due paesi ha raggiunto 156 miliardi di euro, in lieve calo del 4% rispetto all'anno precedente. Nel 2024, l’Italia, si è classificata come settimo partner commerciale della Germania per le importazioni, con un volume pari a 85 miliardi di euro, perdendo una posizione rispetto al 2023. Questo risultato è stato influenzato dalla debolezza della domanda tedesca e dalla crescita delle esportazioni tedesche verso il Regno Unito. Tuttavia, per quanto riguarda le esportazioni, l'Italia ha mantenuto la quinta posizione, con un volume pari a 71 miliardi di euro. La Germania, invece, si conferma il primo partner commerciale dell’Italia, sia per le esportazioni che per le importazioni, consolidando il suo ruolo centrale nei rapporti economici bilaterali.
I principali settori coinvolti nell’interscambio commerciale tra Italia e Germania continuano a essere la metalmeccanica e il comparto automobilistico, nonostante una lieve contrazione rispetto al 2023. In controtendenza rispetto ad altri settori, nel 2024 l'industria chimica ha registrato una lieve crescita del +0,8%. Sviluppi particolarmente positivi si sono osservati anche nel settore alimentare: nel 2024 le esportazioni italiane di prodotti alimentari e bevande hanno raggiunto i 10,6 miliardi di euro, con un aumento del 6% rispetto al 2023. Nonostante la crescita, il settore è particolarmente penalizzato dalla pratica commerciale sleale del cosiddetto Italian Sounding. Nel 2023, nel mondo sono stati acquistati prodotti italiani falsificati per un valore di 62 miliardi di euro. Ciò significa che le esportazioni italiane nel settore alimentare, senza l'esistenza di queste imitazioni, sarebbero più che raddoppiate e raggiungerebbero i 126 miliardi di euro.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Secondo i dati elaborati dall’Italian Trade Agency di New York, nel 2024 gli scambi commerciali tra Stati Uniti e Italia hanno raggiunto oltre i 108 miliardi di dollari.
Nel 2024 l’export Italiano verso gli Stati Uniti è cresciuto di ben il 17,86%. L’Italia si è posizionata all’undicesimo posto a livello mondiale e al terzo in ambito europeo, dietro solo a Germania e Irlanda, come paese fornitore degli Stati Uniti. La quota di mercato italiana si attesta al 2,3%, leggermente inferiore rispetto al 2,4% registrato nel 2023.
A dicembre 2024 le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno superato i 76 miliardi di dollari di valore, mentre le importazioni in Italia di prodotti statunitensi in Italia hanno raggiunto i 32 miliardi di dollari. Il saldo commerciale risulta quindi ampiamente positivo per l’Italia, con un saldo a nostro favore di circa 44 miliardi di dollari.
I settori più rilevanti dell’export italiano includono la meccanica, che ha raggiunto un valore di quasi 18 miliardi di dollari con un incremento dell’1,2% rispetto all’anno precedente. Segue il settore chimico e farmaceutico, con un valore di 13 miliardi di dollari ed una crescita significativa del 31,4% rispetto all’anno precedente. Il comparto della moda ed accessori si è attestato su 11 miliardi di dollari registrando però una leggera flessione dell’8% rispetto al 2023. Anche il settore agroalimentare e delle bevande ha mostrato una performance positiva, con un valore di oltre 8 miliardi di dollari ed una crescita importante del 17,1%. Chiude il gruppo dei cinque principali comparti export quello dei mezzi di trasporto, che ha registrato un valore complessivo di circa 7 miliardi di dollari, in decrescita del 14% rispetto al 2023.
Fonte: Italian Trade Agency
(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce Southeast, Inc.)
Malgrado una stagione 2024 abbia avuto un leggero ribasso di prenotazioni, il settore alberghiero outdoor si mantiene ad un alto livello e continua ad espandersi. Questo tipo di hotellerie resta sempre in balia delle condizioni metereologiche, infatti, per il mese di agosto 2024, c’è stato un calo della domanda (-0,35%). Tuttavia, i campeggi francesi continuano ad affermarsi come mercato turistico, con 141 milioni di soggiorni durante lo scorso anno. Da considerare è che molti di questi sono inglobati in grandi gruppi o catene, come Flower Campings o l’European Camping Group.
La clientela dei campeggi varia, parte dai grandi operatori ai piccoli gruppi. Mentre, a livello di offerta, dopo le strutture più grandi, vengono ora presi di mira gli esercizi con 150 posti o meno. Da parte del consumatore c’è una particolare attenzione ai prezzi di soggiorno, ragione per la quale, è ipotizzabile che, le piazzole - per montare una tenda - stanno vivendo una rinascita di popolarità a scapito delle case mobili.
Infine, si prospetta un andamento del +1% per la stagione 2025.
Nel 2024, le ciffre d’affari del mercato del gelato diminuirono del 4,7% a 1,48 miliardi di euro, ma aumentò il numero di chi cedette alla tentazione, furuno 60.000 i nuovi consumatori di gelato. Si crede che per il 2025, le prospettive siano migliori, infatti le vendite di gelati sono aumentate del 10% in Francia all'inizio del 2025, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Per il mese di gennaio e febbraio la ciffra d’affari è stata di 88,2 millioni, presumibilmente tale crescita è dovuta al bel tempo sul Paese.
Un’altro motivo d’ottimismo è l’aumento delle referenze di gelati lanciati sul mercato nel 2024, tali novità rappresentano la leva consumistica. In particolare, i produttori scommettono sui ghiaccioli, che rimangono i protagonisti, con il 26% della quota di mercato. Tra i trend gustativi, troviamo i gelati fatti con i frutti esotici e frutta secca, ma anche quelli in formato “biscotto”. Per incontrare le aspettative dei consumatori golosi, ma attenti alla linea, i formati “mini” o “a morsi” sono favoriti.
Lunedì 10 Marzo 2025
Al Salone dell’Agricoltura di Parigi, il compartimento vitivinicolo ha svelato una strategia comune per far fronte al calo della consumazione di vino e al cambiamento climatico. In particolare, la filiera vuole modernizzare l’immagine del vino e attirare più giovani. Le aziende si sono dimostrate unite per rilanciare il settore e tale azione si è rivelata colletiva ed inedita.
Il piano che è stato lanciato dura 18 mesi e riguarda l’estirpo di 100.000 ettari, ovvero il 10% del vigneto nazionale. Con un premio fino a 4.000 euro per ettaro. Inoltre, a breve partirà una seconda campagna, con 5.500 domande presentate, per oltre 27.000 ettari. Si tratta di un bilancio di 110 milioni di euro, finanziato dallo Stato e dalle istituzioni del settore.
Ulteriormente, i viticoltori, insieme ai distributori di vino, vorrebbero migliorare l’offerta proposta nei punti vendita. In generale, il piano si basa sul modello dello champagne che conosce lo stock necessario e la consumazione dei suoi clienti. Infine, per le esportazioni, che rappresentano l'80% delle vendite, il settore vuole "lavorare in pack", ad esempio presentando attività colletive, come “Vini di Francia” e garantire, quindi, una solida alleanza tra i viticoltori francesi.
Nel 2024, il forte aumento dei volumi ha permesso di compensare il calo dei prezzi sul mercato internazionale. L’Italia, la Germania e il Belgio sono nella Top 3 dei consumatori d’eletricità francese. Le esportazioni sono arrivate al record di 101,3 terawattora e il saldo netto è stato di 89 TWh, superando il precedente record, che risaliva al 2002 (76 TWh).
Nel 2024, il valore totale delle esportazioni francesi di elettricità ha raggiunto il livello di 5 miliardi di euro. In questo panorama economico, l’Italia risulta la prima acquirente di energia eletrica francese, importando il 32%. Inoltre, la bilancia commerciale, incrociando queste esportazioni e importazioni, sfiora anch'essa i 5 miliardi di euro. Questo è dovuto al fatto che durante i rari periodi di importazioni, la Francia ha potuto acquistare dai suoi vicini europei una produzione a basso tenore di carbonio abbondante e poco costosa.
Tuttavia, da rimarcare è che il guadagno derivante dall'elettricità rimane molto ridotto rispetto al costo dell'importazione di combustibili fossili per alimentare gli usi non elettrificati. Infatti, nel 2024, le importazioni di combustibili fossili costarono più di 64 miliardi di euro. I combustibili fossili rappresentano ancora quasi il 60% del consumo finale di energia della Francia, con la speranza di ridurli a zero entro il 2050.
L’entità Océan du Groupe Labeyrie Fine Foods ha aperto un nuovo stabilimento nella Loira a Saint-Aignan-de-Grandlieu, frutto di un investimento di 18 milioni di euro. Questo sito ittico, con le sue capacità produttive ottimizzate, si posiziona come uno dei più moderni in Europa. Tuttavia, oltre alla potenza economica industriale, il progetto testimonia l’impegno del Gruppo in favore della sostenibilità. L'installazione di una caldaia a gas abbinata a un sistema di recupero del calore riduce le emissioni di gas serra di circa il 20%, ottimizzando al contempo il consumo energetico.
Con l'aumento della produzione del 50 % negli ultimi 5 anni, i gamberetti sono al centro dell'attività del sito, in tutte le loro forme: interi, sgusciati o lavorati. Distribuiti con il marchio Delpierre, questi prodotti si possono trovare nei supermercati, nelle pescherie e nei ristoranti. Infine, per stare al ritmo della domanda, la struttura beneficia di due ligne di produzione e tre ligne di approvvigionamento arrivando a una capacità annuale di 18 000 tonnelate. Inoltre, il complesso ha 250 salariati a contratto indeterminato e ne assume ulteriori 130 nei periodi di forte attività.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Francia di Marsiglia)
L'intelligenza artificiale sta emergendo come un elemento chiave nella trasformazione di Hong Kong in un centro tecnologico di livello mondiale. La città si distingue per il suo impegno strategico nello sviluppo di tecnologie avanzate, supportato da iniziative governative ambiziose e investimenti significativi. Tra i progetti di maggiore rilievo, spicca l'iniziativa del governo di investire 1 miliardo di dollari di Hong Kong nella creazione di un istituto di ricerca e sviluppo dedicato all'AI. Questo progetto ha l'obiettivo di promuovere l'innovazione, sostenere la collaborazione tra università e aziende e consolidare il ruolo di Hong Kong come hub tecnologico internazionale.
Un'attenzione particolare è rivolta al settore finanziario, che sta vivendo una trasformazione senza precedenti grazie all'adozione dell'intelligenza artificiale generativa (GenAI). Secondo recenti analisi, il 75% delle istituzioni finanziarie di Hong Kong ha già avviato progetti che coinvolgono l'AI, con la previsione che questa percentuale raggiungerà il 90% nei prossimi cinque anni. L'AI sta rivoluzionando il settore, offrendo strumenti per personalizzare l'esperienza del cliente, elaborare dati digitali in maniera più efficiente e migliorare la produttività complessiva. Un esempio concreto di questa evoluzione è rappresentato dalla piattaforma InvestLM, lanciata dalla HKUST, che mira a supportare le piccole e medie imprese finanziarie democratizzando l'accesso a soluzioni tecnologiche avanzate.
Grandi aziende come Ant Group stanno scegliendo Hong Kong come sede globale per i loro progetti tecnologici, confermando la fiducia internazionale nel potenziale della città. Allo stesso modo, imprese emergenti come HashKey stanno integrando AI e blockchain per migliorare l'automazione e la trasparenza delle transazioni finanziarie, contribuendo a rafforzare l'infrastruttura tecnologica locale. Tuttavia, nonostante i progressi, rimangono alcune sfide da affrontare, come la necessità di affrontare questioni relative alla sicurezza dei dati, alla privacy e alla precisione dei modelli. L'adozione responsabile dell'AI è un aspetto cruciale, e il coinvolgimento dei regolatori sta aiutando a superare alcuni di questi ostacoli.
Hong Kong è anche impegnata a mantenere un vantaggio competitivo rispetto ad altre città della regione, come Singapore. Con un approccio strategico che combina supporto istituzionale, ricerca avanzata e innovazione aziendale, la città sta posizionandosi come leader regionale nell'integrazione di AI, fintech e blockchain. Grazie a un ecosistema tecnologico in rapida evoluzione e alla combinazione di risorse e visione strategica, Hong Kong sta consolidando la sua reputazione come uno dei centri mondiali più influenti per l'innovazione nell'intelligenza artificiale. La città, infatti, sta capitalizzando appieno sulle opportunità offerte dalle tecnologie emergenti, pronta a definire nuovi standard globali nel settore finanziario e oltre.
Fonti:
https://finance.yahoo.com/news/hong-kongs-finance-sector-benefit-0930001...
https://www.msn.com/en-xl/money/other/chinese-ai-firm-aict-plans-to-get-...
https://www.scmp.com/tech/big-tech/article/3305703/ant-groups-tech-unit-...
https://www.scmp.com/business/banking-finance/article/3305877/hong-kongs...
https://www.msn.com/en-xl/technology/artificial-intelligence/hong-kong-c...
https://hkust.edu.hk/news/hkusts-investlm-generative-ai-platform-launche...
https://www.scmp.com/business/banking-finance/article/3303791/hong-kong-...
https://hongkongbusiness.hk/economy/news/hong-kong-build-1b-ai-research-...
https://www.thestandard.com.hk/breaking-news/section/4/228868/Financial-...
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)