Domenica 26 Ottobre 2025
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Negli ultimi anni, il mercato immobiliare danese ha visto una crescente presenza di grandi aziende immobiliari, un fenomeno che non è circoscritto solo all’area della capitale, Copenaghen, ma coinvolge anche altre importanti città come Aarhus, Aalborg, Odense e Vejle. Questo cambiamento ha avuto un impatto significativo sul panorama abitativo del Paese, portando ad un aumento dei prezzi degli affitti e a una maggiore concentrazione di proprietà nelle mani di grandi operatori, a discapito di piccole proprietà individuali.
Oggi, circa 682.000 persone vivono in case di proprietà di aziende, un aumento di più del doppio rispetto al 2010. Questo dato evidenzia come questo nuovo tipo di protagonisti del mercato, composto da grandi aziende private, fondi pensione e investitori nazionali ed internazionali abbiano preso piede e abbiano trasformato l’edilizia abitativa in una vera e propria industria. In particolare, durante gli anni 2010, quando i tassi di interesse erano bassi, si è verificato un boom nella costruzione di abitazioni da affittare, poiché erano considerate l’investimento più sicuro e redditizio. Chi ha beneficiato maggiormente di questa situazione sono state proprio le grandi aziende, che hanno investito il loro capitale e costruito migliaia di case. Ciò ha portato ad un aumento significativo dei canoni, oggi mediamente più alti del 50-70% rispetto agli alloggi costruiti da aziende di gestione dell'edilizia popolare.
Un settore in mano a grandi investitori
Le grandi aziende immobiliari hanno preso il controllo delle principali costruzioni residenziali, dominando le città più grandi come Copenaghen e Aarhus. In queste aree, le nuove costruzioni di appartamenti sono ormai una costante, con una forte presenza di grandi operatori privati.
Un aspetto positivo di questa espansione è stato il tentativo di risolvere la scarsità di abitazioni disponibili, ma i costi elevati degli affitti hanno avuto un impatto negativo su molte famiglie, che si sono trovate a dover affrontare canoni difficilmente sostenibili.
Le aziende che operano nel settore sono realtà di grandi dimensioni, con portafogli di migliaia di appartamenti e con una logica di investimento chiaramente orientata al profitto a lungo termine. Con l’aumento dei prezzi e dei canoni, i guadagni derivano principalmente dall'incremento del valore degli immobili, il che ha portato a una crescente disuguaglianza nell'accesso alla casa. Le persone con redditi medi o bassi si trovano sempre più escluse dalle zone centrali delle città, in quanto gli alloggi disponibili sono destinati solo a chi può permettersi canoni elevati.
I sindaci Lars Weiss di Copenaghen e Anders Winnerskjold di Aarhus hanno espresso preoccupazioni riguardo all’eccessiva concentrazione di abitazioni in mano a grandi aziende immobiliari. Hanno richiesto modifiche legislative per una maggiore regolamentazione del mercato e la costruzione di abitazioni con affitti più accessibili. In particolare, l’idea è incentivare la costruzione di abitazioni di proprietà, per contrastare la predominanza degli affitti e garantire maggiore varietà nell’offerta residenziale.
In conclusione, il mercato immobiliare danese, pur presentando sfide legate alla crescente concentrazione di proprietà e ai costi degli affitti, offre spunti di riflessione per gli attori economici internazionali. L’evoluzione del settore potrebbe rappresentare un’opportunità per chi desidera investire in un mercato complesso ma con una domanda crescente e una forte competitività. Con politiche più flessibili e soluzioni abitative diversificate, le dinamiche del mercato potrebbero presto mutare, aprendo spazio a nuovi modelli di sviluppo residenziale.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
1. INTRODUZIONE
L’elettronica professionale, la microelettronica e la fotonica rappresentano oggi pilastri fondamentali per la modernizzazione industriale e lo sviluppo tecnologico della Polonia. Le applicazioni in questi settori si estendono dai dispositivi medici all’automotive, dalle telecomunicazioni alla difesa, dal settore spaziale alle energie rinnovabili. Il presente documento sintetizza i contenuti del rapporto 2024, evidenziando i principali dati, le tendenze e le opportunità di cooperazione con aziende italiane.
2. SCENARIO DI CONTESTO
2.1 Rilevanza strategica
Negli ultimi anni, l’elettronica ha assunto un ruolo centrale nei processi di trasformazione economica e industriale a livello globale. La pandemia di COVID-19 ha evidenziato l’importanza di infrastrutture digitali e soluzioni tecnologiche avanzate, mentre le tensioni geopolitiche e la crisi dei semiconduttori hanno spinto l’Unione Europea a rafforzare la propria autonomia tecnologica. In questo contesto, la Polonia si è distinta per la volontà di sviluppare una filiera nazionale robusta e innovativa nel campo dell’elettronica e della fotonica, anche in sinergia con i programmi europei come il Chips Act.
2.2 Obiettivi della Polonia
Per consolidare il proprio ruolo in Europa, la Polonia ha adottato una strategia incentrata su tre direttrici principali:
3. ANALISI SETTORIALE
3.1 Elettronica e Microelettronica (OEM)
Il settore OEM in Polonia è caratterizzato da una forte presenza di aziende che progettano e producono circuiti integrati, moduli elettronici e dispositivi embedded per clienti internazionali. Oltre ai grandi gruppi come Intel, Samsung, Nokia e LG, il panorama è arricchito da aziende locali con alta specializzazione. Il fatturato aggregato delle 100 principali aziende OEM ha raggiunto nel 2022 i 12,24 miliardi di PLN, con una crescita annua del 18%. La competitività del settore è favorita da un sistema formativo tecnico di alto livello e da politiche pubbliche orientate all’innovazione.
3.2 EMS – Electronic Manufacturing Services
Le aziende EMS forniscono servizi conto terzi per la produzione elettronica, includendo il design, l’assemblaggio, il collaudo e la logistica. Questo settore ha generato un fatturato stimato di 4,5 miliardi di euro nel 2022. In Polonia operano oltre 300 imprese EMS che impiegano più di 50.000 addetti. Le principali aree applicative sono le telecomunicazioni (30%), il settore automotive (25%) e quello medicale (20%). Grazie alla flessibilità produttiva e alla capacità di customizzazione, il settore EMS si presenta come un partner strategico anche per aziende italiane.
3.3 Componentistica Elettronica
La produzione di componenti elettronici – sia passivi (resistori, condensatori) sia attivi (transistor, microprocessori, moduli RF) – è uno dei pilastri dell’intera filiera. Nel 2022 sono stati prodotti oltre 300 milioni di componenti, con un valore di esportazione pari a circa 1,8 miliardi di euro. I principali mercati di destinazione sono Germania, Stati Uniti e Cina. La domanda crescente di elettronica per il settore automotive e per i dispositivi di consumo traina l’ulteriore sviluppo del comparto.
3.4 Fotonica
Il settore della fotonica in Polonia è tra i più innovativi e dinamici. Le tecnologie fotoniche trovano applicazione nella medicina (chirurgia laser, diagnostica), nella difesa (sensori ottici, imaging a infrarossi), nel settore aerospaziale, nell’automotive (LiDAR) e nell’industria manifatturiera (laser per taglio e microlavorazioni). Tra le aziende di punta figura VIGO Photonics, nota per la produzione di rivelatori infrarossi impiegati da enti come NASA e MIT. Il settore è sostenuto da forti investimenti in ricerca e da una rete attiva di PMI, startup e istituti pubblici.
4. TENDENZE TECNOLOGICHE
L’evoluzione del settore è guidata da sei tendenze principali:
5. CAPACITÀ RICERCA & SVILUPPO
La Polonia dispone di una rete di eccellenza nella ricerca applicata, che comprende:
6. CASI DI SUCCESSO
Tre aziende polacche rappresentano casi emblematici del successo industriale nel settore:
7. POTENZIALE DI ESPORTAZIONE
Le competenze sviluppate nel campo della fotonica, della sensoristica e dell’elettronica di potenza rendono la Polonia un esportatore competitivo di tecnologie di frontiera. Particolare attenzione va posta ai segmenti dei dispositivi optoelettronici, laser industriali e moduli a semiconduttori basati su GaN e SiC. I mercati di riferimento includono l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone. La sinergia tra ricerca accademica e industria favorisce il trasferimento tecnologico e l’innovazione continua.
8. OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE ITALIANE
8.1 Collaborazione tecnologica
Le imprese italiane possono avviare partnership con università e centri di ricerca polacchi, partecipando a programmi europei come Horizon Europe, IPCEI e Chips Act. L’accesso a infrastrutture tecnologiche avanzate e a reti di conoscenza locali rappresenta un importante vantaggio competitivo.
8.2 Subfornitura e delocalizzazione
La presenza di un ampio comparto EMS consente alle aziende italiane di esternalizzare parte della produzione in Polonia, beneficiando di costi competitivi, elevata qualità e tempi di consegna contenuti.
8.3 Integrazione nella filiera
Le imprese italiane produttrici di componenti, macchinari, strumenti di test o software embedded possono inserirsi nella supply chain polacca come fornitori tecnologici o commerciali.
8.4 Export e sviluppo commerciale
La crescente domanda interna polacca di elettronica avanzata apre spazi per l’export di prodotti italiani nei settori medicale, aerospaziale, della difesa, robotica e infrastrutture intelligenti.
9. CONCLUSIONI
La Polonia sta emergendo come uno dei principali hub europei per l’elettronica e la fotonica, sostenuta da investimenti pubblici e privati, una solida base scientifica e un dinamico tessuto industriale. Le imprese italiane, grazie alla propria esperienza nei settori high-tech e manifatturieri, possono trarre vantaggio da numerose opportunità di cooperazione industriale, commerciale e tecnologica, contribuendo allo sviluppo di una filiera integrata e resiliente a livello europeo.
Fonte: "The Professional Electronics, Microelectronics and Photonics Sector in Poland – Report 2024", pubblicato da PARP (Polska Agencja Rozwoju Przedsiebiorczosci) e Łukasiewicz Research Network
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
L'accordo tra Italia e Brasile per il reciproco riconoscimento delle patenti di guida è entrato in vigore lo scorso lunedì (28).
Il patto è stato firmato lo scorso luglio durante la visita in Brasile del Presidente italiano, Sergio Mattarella. In quell'occasione, il capo di Stato europeo ha concluso diversi altri accordi e protocolli d’intesa con la nazione sudamericana.
"Questa è una notizia eccellente. L’entrata in vigore dell’Accordo facilita molto la vita sia della comunità italiana residente in Brasile che dei brasiliani residenti in Italia. Sono particolarmente soddisfatto perché, dopo più di due anni di lavoro, grazie alla visita del Presidente Mattarella in Brasile e al nostro impegno, sarà possibile richiedere la conversione delle patenti di guida. Si tratta di un beneficio reale e concreto per molti", ha dichiarato l’Ambasciatore d’Italia in Brasile, Alessandro Cortese.
L’accordo, già in vigore sul territorio italiano, sarà promulgato da Brasília nei prossimi giorni.
La misura consente ai cittadini brasiliani di convertire la propria patente di guida in Italia – e viceversa – senza dover sostenere esami pratici o teorici.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Minas Gerais)
Durante la giornata del 28 aprile 2025, si è svolta la sesta conferenza stampa del Club della Congiuntura. La missione di tale Club è di riunire attori pubblici e camerali che condividono regolarmente una selezione di indicatori strategici; periodicamente, il Club esegue indagini presso le aziende presenti sul territorio Provenza-Alpi-Costa Azzurra e, successivamente, formula un bilancio che permette di percepire lo stato della congiuntura economica. In particolare, si è affermato che "il volume cumulato del fatturato su dodici mesi è di 322 miliardi di euro", un numero che mostra un leggero aumento rispetto all'anno precedente. Tuttavia, è importante considerare anche l'inflazione, poiché la diminuzione di quest'ultima è correlata alla riduzione dei tassi di interesse. Inoltre, si è osservato che, in un anno, da gennaio 2024 a gennaio 2025, la crescita dei crediti alle imprese è stata notevole, passando dall'1,5% al 2,9% nella regione.
Per quanto riguarda i settori di attività, si può sottolineare che il settore della pulizia, dei servizi di bellezza e dei VTC rappresenta il capostipite di questa crescita; al secondo posto, invece, si colloca il settore delle costruzioni, successivamente, si trova il settore alimentare. In totale, nel 2024, sono state create 27.000 imprese artigiane, un dato che costituisce un leggero calo rispetto al 2023, ma che rimane comunque nettamente superiore all’epoca pre-Covid.
Inoltre, nel primo trimestre del 2025, solo il 56% dei 2.500 dirigenti aziendali intervistati si dice fiducioso riguardo alla propria impresa. Questo dato evidenzia come la precarizzazione del mercato del lavoro stia avanzando, considerando che sono state registrate 317.242 dichiarazioni di assunzione da parte delle imprese regionali, con una diminuzione del 2,6% rispetto a febbraio 2024. In particolare, i contratti a tempo indeterminato sono nel mirino, con una diminuzione che sfiora il 12%, mentre i contratti a termine di meno di un mese rappresentano un’eccezione, con un aumento dell’1,7%.
Infine, si può osservare che il settore dei servizi rimane attivo, mentre quello delle costruzioni e dell’industria versa in difficoltà. Il primo settore è sostenuto dall’attrattività turistica, mentre il secondo soffre a causa delle difficoltà nell’ottenimento dei permessi di costruzione, nonché dell’aumento dei costi dei materiali e dei problemi di approvvigionamento.
Fonte: https://www.laprovence.com/
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Francia di Marsiglia)
Negli ultimi anni, la Great Bay Area ha consolidato il suo ruolo strategico come ponte tra l’Europa e la Cina, facilitando l’ingresso di imprese europee nel mercato asiatico, in particolare attraverso Qianhai, una zona economica speciale in forte espansione. Questo processo si è intensificato a seguito delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, che hanno spinto numerose aziende europee a cercare nuovi mercati e opportunità di collaborazione. Qianhai si è rivelata una destinazione chiave per gli investimenti, attrattiva per il suo ambiente dinamico e competitivo.
L’espansione di Qianhai è un progetto ambizioso, volto a trasformare l’area in un hub economico di primo livello. Con un piano di sviluppo che prevede un aumento significativo della sua superficie, la regione sta attirando l’interesse di molte camere di commercio europee, tra cui quelle del Regno Unito, Francia e Svezia. Il governo cinese sta implementando politiche per agevolare gli investimenti stranieri, semplificando le procedure burocratiche e incentivando la cooperazione internazionale. Questo favorisce un ecosistema economico in cui innovazione e sviluppo giocano un ruolo centrale, con settori chiave come la tecnologia, la green economy e la produzione avanzata in forte crescita.
Hong Kong, con la sua solida infrastruttura finanziaria, è cruciale in questa dinamica, fornendo il supporto necessario per l’internazionalizzazione delle imprese. Molte aziende basate in Qianhai e Nansha vedono nella città un punto nevralgico per il finanziamento e l’export dei loro prodotti. In particolare, le società tecnologiche stanno sfruttando il contesto economico attuale per accelerare lo sviluppo di semiconduttori e robotica avanzata, grazie alla maggiore domanda internazionale e alla disponibilità di investimenti.
Parallelamente, le autorità di Guangdong hanno annunciato progetti infrastrutturali volti a rafforzare i collegamenti tra Hong Kong e Qianhai. Un esempio significativo è la Hong Kong-Shenzhen Western Rail Link, una linea ferroviaria prevista per il 2035 che ridurrà i tempi di viaggio tra Qianhai e Hung Shui Kiu a circa 15 minuti, favorendo l’integrazione economica tra le due aree.
In questo scenario, Hong Kong e Qianhai emergono come pilastri della nuova strategia di internazionalizzazione delle imprese europee. La sinergia tra le risorse finanziarie di Hong Kong e le opportunità di crescita offerte da Qianhai sta ridefinendo le relazioni economiche tra Europa e Cina. L’apertura della regione e il crescente interesse delle camere di commercio europee pongono le basi per una nuova era di cooperazione commerciale, dove la capacità di adattamento delle imprese europee e la visione strategica delle autorità cinesi contribuiranno a rendere Qianhai uno dei poli più dinamici del commercio internazionale nei prossimi anni.
Fonti:
https://www.sz.gov.cn/en_szgov/news/latest/content/post_12076249.html
https://research.hktdc.com/en/article/ODYxNDkwMzgy
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)
Valore equivalente al 77% del saldo dell’intera bilancia commerciale brasiliana
Nel primo trimestre del 2025, la differenza tra esportazioni e importazioni di minerali (saldo di 7,68 miliardi di USD) è stata pari al 77% del saldo commerciale brasiliano (9,98 miliardi di USD). Nell’intero 2024, questa quota era stata del 47%.
Secondo l’Istituto Minerario Brasiliano (Ibram), l’influenza positiva sulla bilancia commerciale si verifica anche a fronte di una diminuzione del 13% delle esportazioni di minerali, in dollari, nel primo trimestre del 2025, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il calo è stato causato dalla variazione dei prezzi internazionali del minerale di ferro, che costituisce il fiore all’occhiello delle esportazioni minerarie brasiliane.
Tuttavia, nel primo trimestre del 2025, il settore ha registrato un fatturato di 73,8 miliardi di R$, con un aumento dell’8,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (68 miliardi di R$), con il minerale di ferro che rappresenta il 53% di questo valore, con 38,8 miliardi di R$ (-12% rispetto al primo trimestre del 2024). La riscossione delle imposte è cresciuta di circa l’8%, raggiungendo quota 25,5 miliardi di R$.
Fino a marzo, l’attività mineraria ha registrato 223 mila posti di lavoro diretti, con la creazione di oltre 2 mila nuovi posti di lavoro.
Secondo il CEO di Ibram, Raul Jungmann, le prospettive di espansione dell’attività mineraria in Brasile sono positive, poiché la domanda globale, soprattutto di minerali critici e strategici per vari scopi, come la transizione energetica, la decarbonizzazione, lo sviluppo di nuove tecnologie, la difesa, tra gli altri, è aumentata in modo esponenziale. Il Brasile ha il potenziale per diventare il principale fornitore mondiale di numerose sostanze minerali.
Ha anche commentato che la guerra tariffaria internazionale non ha avuto un impatto diretto sull’attività mineraria brasiliana, nonostante rappresenti un passo negativo per le relazioni commerciali tra le nazioni.
“Credo che questa controversia tariffaria ridurrà la dinamica dell’economia globale, influenzando il commercio internazionale, ancora di più perché Cina e Stati Uniti rappresentano il 45% del flusso commerciale globale”, ha detto Jungmann durante una conferenza stampa il 6 maggio.
Investimenti
L’industria mineraria stima di investire 68,4 miliardi di dollari entro il 2029. La maggior parte degli investimenti sarà destinata a progetti di estrazione del minerale di ferro (28,7%); seguono i progetti socio-ambientali (16,6%) e la logistica (15,9%). Minas Gerais, Pará e Bahia guidano la classifica degli stati che riceveranno i contributi maggiori, con una quota rispettivamente del 24,1%, 19,7% e 13,2%.
Fonte: Agência Brasil
I dati sono stati registrati nel primo trimestre di quest'anno
Il Ministero dello Sviluppo Economico, dell’Industria, del Commercio e dei Servizi ha segnalato che le esportazioni di vini italiani verso il Brasile sono aumentate del 14% nel primo trimestre del 2025.
L’Italia, dopo aver migliorato le sue performance nei primi tre mesi di quest’anno, prevede di chiudere il 2025 con almeno 11,2 milioni di litri di bevanda esportati nel mercato brasiliano.
“Ciò è dovuto, tra gli altri fattori, ai circa 32 milioni di discendenti italiani residenti in Brasile. Inoltre, l’Italia vanta il maggior numero di tipologie di vino al mondo, il maggior numero di uve autoctone e di etichette a Denominazione di Origine Controllata e a Denominazione di Origine Controllata Garantita, il che rappresenta una forte garanzia di qualità”, ha dichiarato Maria Maddalena Del Grosso, direttrice di ITA/ICE - Agenzia per la Promozione all’Estero e l’Internazionalizzazione delle Imprese Italiane in Brasile.
I vini che il Brasile acquista dalla Nazione europea provengono principalmente da regioni italiane tradizionalmente riconosciute in questo segmento, come Toscana, Puglia, Piemonte, Veneto e Sicilia. Campania, Umbria e Friuli-Venezia Giulia stanno ancora cercando di conquistare una quota maggiore della base di consumatori brasiliana.
I dati del Ministero sono stati resi noti dopo che le esportazioni di vini del Belpaese verso il Brasile sono cresciute del 12,6% nel 2024, raggiungendo un totale di 10,9 milioni di litri.
Attualmente, l’Italia è il quarto Paese che vende più bevande alla Nazione sudamericana, dietro solo a Cile, Portogallo e Argentina. Il Brasile, invece, è il quarto acquirente di vini italiani nelle Americhe, dopo Stati Uniti, Canada e Messico.
Fonte: Terra / ANSA Brasil
Il Brasile offre opportunità di Partenariato Pubblico-Privato agli investitori italiani
Roadshow realizzato a Milano ha promosso progetti infrastrutturali strategici ed economia circolare
Il Ministero dell’Integrazione e dello Sviluppo Regionale ha partecipato, il 29 aprile 2025, al Roadshow Brasiliano-Europeo su Infrastrutture, Energia ed Economia Circolare, tenutosi a Milano. L’evento ha segnato il secondo giorno della missione internazionale volta a presentare le opportunità di Partenariato Pubblico-Privato (PPP) in Brasile, con particolare attenzione ai progetti strategici del governo federale.
La missione è stata organizzata su invito della Camera di Commercio Italiana di San Paolo - ITALCAM, in un contesto di stretta collaborazione tra Brasile e Italia, paesi con una storia di intensi scambi culturali ed economici. Nel corso dell’evento si è discusso di come l’esperienza italiana possa contribuire alle esigenze infrastrutturali del Brasile. Tra i punti salienti, è stato presentato il Progetto di Integrazione del Fiume São Francisco (PISF) come una delle iniziative principali.
Progetti infrastrutturali e investimenti PPP
Il Segretario Nazionale per la Sicurezza Idrica, Giuseppe Vieira, ha commentato la partecipazione del settore privato alla gestione del PISF, sottolineando che la concessione, della durata di 30 anni, consentirà una maggiore stabilità nella gestione e nuovi investimenti. Secondo Vieira, la concessione prevede investimenti obbligatori per 544 milioni di R$, oltre a 1,6 miliardi di R$ di investimenti aggiuntivi, il tutto senza incidere sulle tariffe, che continueranno ad essere regolamentate dall’Agenzia Nazionale delle Acque (ANA).
Il Segretario dei Fondi e degli Strumenti Finanziari, Eduardo Tavares, invece, ha evidenziato le sfide che il Brasile deve affrontare nel settore dei rifiuti solidi urbani e le opportunità di investimento in modelli più sostenibili. Tavares ha affermato che i contratti a lungo termine, come quelli che durano dai 15 ai 30 anni, sono strategie importanti per attrarre il settore privato a investire in tecnologie sostenibili, come il compostaggio, la produzione di idrogeno e il biogas, settori in cui l’Italia ha sviluppato soluzioni innovative.
Sistemi di raccolta differenziata e gestione dei rifiuti
Il programma di Benchmarking Internazionale ha evidenziato i sistemi di raccolta differenziata e il modello di gestione dei rifiuti solidi urbani adottati a Milano, compreso il sistema porta a porta, come esempio di successo nella gestione sostenibile dei rifiuti. Questi modelli sono stati presentati come possibilità di applicazione in Brasile, principalmente in relazione all’adozione di pratiche più efficienti nella gestione dei rifiuti urbani.
Fonte: Jornal Grande Bahia (JGB)
Italian Exhibition Group (IEG) ha appena annunciato l’acquisizione del 51% di Fenagra – Fiera Internazionale per l’Agroindustria, la Feed & Food, organizzata da Editora Stilo.
Secondo IEG, questa operazione è la più importante mai realizzata dal gruppo in Brasile e rafforza la sua strategia di crescita globale in settori strategici.
Con l’incorporazione di Fenagra, IEG Brasil, la filiale del gruppo nel Paese, conta ora 12 fiere nel suo portafoglio, tra cui segmenti quali edilizia civile, geotecnologia, droni, mobilità elettrica, spazio, salute e sostenibilità.
Negli ultimi due anni, il gruppo ha acquisito anche il 100% di Expo InfraFM e MundoGeo, consolidando la sua posizione come uno dei cinque maggiori organizzatori di fiere del Paese, con un fatturato stimato di 30 milioni di R$.
La 18ª edizione di Fenagra si terrà dal 13 al 15 maggio 2025 presso il Padiglione Principale del Distretto di Anhembi, a San Paolo.
Si prevede un evento da record, con 230 espositori provenienti da 17 Paesi – tra cui Europa, Asia, Sud America, Stati Uniti e Australia – e una superficie complessiva di 16mila metri quadrati.
Per Graziano Messana, partner di IEG per le operazioni brasiliane, l’acquisizione di Fenagra è più di un investimento in un nuovo settore.
Per questa fiera, IEG porta in Brasile la sua competenza internazionale, comprovata da Ecomondo in Italia, fiera leader della green e circular economy, che nel 2024 ha registrato numeri record con 166.000 metri quadrati di superficie espositiva e 1.620 marchi presenti.
“Vogliamo trasferire questa esperienza internazionale, aumentare la visibilità globale di Fenagra e, quindi, creare valore per tutti gli stakeholder”, afferma Messana. “L’agribusiness ha una sinergia diretta con i pilastri strategici del gruppo, come la sostenibilità e l’innovazione”, aggiunge.
Il presidente di IEG Brasile e CCO globale del gruppo, Carlo Costa, insieme al direttore dello sviluppo internazionale di IEG, Francesco Santa, sottolineano che l’operazione ha richiesto dieci mesi di trattative e fa parte di un piano di espansione globale più ampio, incentrato sulla diversificazione del mercato per rendere il gruppo più resiliente alle sfide economiche.
Il CEO globale di IEG, Corrado Peraboni, invece, sottolinea il ruolo dell’internazionalizzazione nella strategia del gruppo, che genera fatturato in dieci Paesi, tra cui Brasile, Messico, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Dubai, Singapore, Cina, Canada e Stati Uniti. “La strategia di geoclonare i nostri eventi di punta o di acquisire fiere di settore di rilievo all’estero si è rivelata vincente, con ricadute positive anche sui territori italiani”, spiega Peraboni.
La crescita del settore agroindustriale in Brasile è confermata anche da realtà come Sindirações, che stima una produzione di 90 milioni di tonnellate di mangimi e concentrati e quasi 4 milioni di tonnellate di integratori entro il 2025. Euromonitor International, invece, prevede una crescita del 27% nel settore dell’alimentazione sana nel Paese quest’anno.
Con questa mossa, IEG rafforza la sua fiducia nel Brasile come polo strategico per la nuova economia circolare globale.
“Economia circolare è la parola d’ordine e il Brasile è tra i Paesi che investono di più nella transizione energetica e nell’uso consapevole delle risorse”, conclude Messana.
Fonte: Portal Radar | Di Luis Orsolon
Nel mese di marzo 2025, l’Argentina ha registrato importazioni per un totale di 6.006 milioni di dollari, con una crescita del 38,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I settori più dinamici sono stati i veicoli passeggeri (+107%), i beni di consumo (+75,7%) e i beni di capitale (+74,1%), segnalando un aumento significativo degli investimenti e della domanda interna.
In parallelo, la provincia di Santa Fe ha mostrato segnali incoraggianti: l’industria metalmeccanica ha registrato una crescita interannuale del 7,5%, proseguendo un trend positivo iniziato a gennaio. In particolare, si osserva un’espansione delle attività produttive e della richiesta di componenti importati, necessari per alimentare la filiera industriale locale.
Questi dati confermano la ripresa della domanda nazionale e delle attività economiche, offrendo nuove opportunità per rafforzare le relazioni industriali e commerciali tra l’Argentina e partner internazionali, come l’Italia.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
L’Australia è in piena transizione verso un sistema energetico sostenibile e a basse emissioni di carbonio. Con l’obiettivo di raggiungere una quota di energia rinnovabile del 82% entro il 2030, il governo australiano ha creato il Capacity Investment Scheme (CIS), un programma strategico che offre opportunità uniche per le aziende italiane operanti nel settore delle energie rinnovabili. Questo articolo esplora le caratteristiche del CIS e come le imprese italiane possano beneficiare di questo schema per contribuire alla crescita del settore delle energie pulite in Australia.
Cos'è il Capacity Investment Scheme (CIS)?
Il CIS è un programma di sottoscrizione delle entrate ideato dal governo australiano per stimolare gli investimenti nelle energie rinnovabili (come solare e eolico) e nelle capacità di energia pulita e disponibile (come lo stoccaggio in batteria). Il programma mira a ridurre il rischio finanziario per gli investitori, creando una rete di sicurezza a lungo termine che facilita la costruzione di nuovi impianti e lo sviluppo di soluzioni energetiche sostenibili.
Con l’obiettivo di aumentare la capacità di generazione e immagazzinamento di energia pulita, il CIS contribuirà a garantire una fornitura di energia più affidabile e sostenibile per l'Australia, riducendo al contempo le emissioni di gas serra.
Obiettivi e Benefici del CIS
Il CIS si propone di realizzare una capacità aggiuntiva di 32 gigawatt (GW) entro il 2030, di cui:
Questa iniziativa fornirà energia a oltre 8,4 milioni di famiglie australiane e aiuterà a ridurre le pressioni sui prezzi dell'energia, aumentando la competitività e la sicurezza del sistema energetico nazionale.
Come funziona il CIS
Le aziende interessate possono partecipare a bandi di gara competitivi per accedere agli accordi di sottoscrizione delle entrate. Questi accordi sono studiati per garantire una fonte stabile di reddito a lungo termine, supportando progetti di energia rinnovabile che potrebbero affrontare difficoltà in un mercato con elevati livelli di energia rinnovabile e prezzi dell'elettricità in calo.
Tra i principali vantaggi per i progetti che partecipano al CIS, troviamo:
Come le aziende italiane possono beneficiare del CIS
Le aziende italiane con esperienza nella progettazione, costruzione e gestione di impianti di energia rinnovabile e tecnologie di stoccaggio, possono trarre vantaggio da questo programma in vari modi:
Una porta aperta verso la transizione energetica in Australia
Il CIS rappresenta una straordinaria opportunità per le aziende italiane di entrare nel mercato delle energie rinnovabili australiano, con un solido supporto governativo e la possibilità di contribuire alla transizione energetica globale. L’Australia è un mercato dinamico e in espansione, che necessita di investimenti in soluzioni rinnovabili avanzate e infrastrutture di stoccaggio per far fronte alla crescente domanda di energia.
Le aste competitive per i bandi CIS si terranno regolarmente fino al 2026, con scadenze ogni sei mesi per il National Electricity Market (NEM) e annualmente per il Western Australian Wholesale Electricity Market (WEM).
Per le aziende italiane del settore energetico, il Capacity Investment Scheme è un'opportunità da non perdere per entrare in un mercato in rapida crescita. Investire in energia rinnovabile e stoccaggio in Australia non solo è un passo verso una maggiore sostenibilità, ma anche un'opportunità per espandere la propria presenza a livello internazionale e contribuire al futuro energetico del paese.
Negli ultimi anni, Parramatta, situata a circa 24 km a ovest del Central Business District (CBD) di Sydney, è diventata uno dei centri urbani a più rapida crescita in Australia. Grazie a massicci investimenti pubblici e privati, questa area sta subendo una trasformazione senza precedenti, emergendo come un secondo cuore economico e culturale di Sydney. Questo articolo esplorerà le principali aree di sviluppo e le opportunità che ne derivano.
Uno dei pilastri dell'espansione di Parramatta è lo sviluppo del suo distretto economico e commerciale. Il progetto più emblematico in questo contesto è Parramatta Square, un'iniziativa da 3 miliardi di dollari australiani che comprende sei grattacieli destinati a uffici, spazi commerciali, aree residenziali e pubbliche. Grandi aziende nazionali e internazionali, come Atlassian e Deloitte, hanno già trasferito le loro sedi in quest'area, attratte da infrastrutture moderne e da costi più contenuti rispetto al centro di Sydney.
La presenza di grandi multinazionali e la crescita del tessuto imprenditoriale locale favoriscono la creazione di nuovi posti di lavoro e stimolano l'innovazione. Settori come la tecnologia, la sanità e l'edilizia sono in piena espansione, offrendo opportunità per imprese emergenti e professionisti specializzati.
Un altro fattore chiave dell'espansione di Parramatta è il potenziamento delle infrastrutture di trasporto. Tra i progetti più rilevanti si annoverano, Parramatta Light Rail, una nuova rete di tram che collegherà Parramatta con Carlingford, Westmead e altre aree strategiche, facilitando la mobilità di residenti e lavoratori. Un altro progetto rilevante è Sydney Metro West, una linea ferroviaria ad alta velocità che collegherà Parramatta al CBD di Sydney in soli 20 minuti, con un impatto significativo sulla connettività e sul valore immobiliare della zona.
Questi progetti mirano a trasformare Parramatta in un nodo di trasporto centrale, riducendo i tempi di percorrenza e migliorando l'accessibilità per chi lavora e vive nell'area.
Con una previsione di crescita della popolazione che supererà i 500.000 abitanti entro il 2040, Parramatta sta vivendo un vero e proprio boom immobiliare. Sono in corso numerosi progetti di edilizia mista che combinano spazi abitativi, uffici e aree verdi, con l'obiettivo di creare un ambiente urbano equilibrato e sostenibile.
La crescente domanda abitativa apre opportunità significative per investitori e costruttori, mentre l'ammodernamento delle infrastrutture rende l'area ancora più attrattiva per i nuovi residenti.
Parramatta ospita importanti istituzioni accademiche, tra cui la Western Sydney University, che ha recentemente ampliato la sua presenza con nuovi campus focalizzati su tecnologia, salute e sostenibilità. La vicinanza con il distretto sanitario di Westmead, uno dei più avanzati d'Australia, offre opportunità uniche nel campo della ricerca biomedica e della formazione specialistica.
Questa sinergia tra istruzione e innovazione rende Parramatta un polo attrattivo per studenti, ricercatori e professionisti altamente qualificati.
Parramatta sta diventando anche un centro culturale di rilievo, con investimenti significativi in infrastrutture artistiche e ricreative. Tra i progetti in corso spicca l'espansione dei Riverside Theatres, che si trasformeranno in un centro culturale di livello internazionale. Eventi annuali come il Parramatta Lanes Festival attraggono migliaia di visitatori, stimolando il turismo locale e l'economia creativa.
Parramatta è all'avanguardia nelle iniziative di sostenibilità urbana e Smart City. Molti nuovi edifici sono certificati Green Star, garantendo un basso impatto ambientale. Inoltre, l'area sta investendo in infrastrutture digitali avanzate, come reti Wi-Fi pubbliche e sistemi di gestione intelligente del traffico.
L'espansione di Parramatta rappresenta una delle trasformazioni urbane più ambiziose e promettenti d'Australia. Con un mix equilibrato di investimenti in economia, infrastrutture, cultura e sostenibilità, la città offre innumerevoli opportunità per imprenditori, investitori e professionisti. Il futuro di Parramatta è luminoso, e chi saprà cogliere queste opportunità potrà giocare un ruolo chiave in questa straordinaria evoluzione urbana.
L'Australia sta accelerando la transizione verso un'economia circolare più sostenibile e sta investendo pesantemente nel miglioramento delle sue infrastrutture di riciclo attraverso il Recycling Modernisation Fund (RMF). Questo programma governativo offre significative opportunità per le aziende italiane operanti nel settore del riciclo e della gestione dei rifiuti. L'obiettivo è quello di potenziare la capacità di riciclo di materiali come plastica, vetro, carta, cartone e pneumatici, contribuendo a ridurre i rifiuti e a promuovere pratiche più sostenibili. In questo articolo, esploreremo come le imprese italiane possano beneficiare del RMF e partecipare a questa importante iniziativa per migliorare la gestione dei rifiuti in Australia.
Cos'è il Recycling Modernisation Fund (RMF)?
Il Recycling Modernisation Fund (RMF) è un programma nazionale del governo australiano volto a modernizzare e ampliare le capacità di riciclo nel paese. Il fondo è stato progettato per migliorare l'infrastruttura necessaria per trattare e riciclare materiali difficili da gestire, come la plastica morbida, il vetro e i pneumatici, e per promuovere l’innovazione nelle soluzioni tecnologiche di riciclo. Con un investimento totale di oltre 1 miliardo di dollari, il RMF mira a migliorare significativamente la capacità di riciclo annuale dell'Australia, con l’obiettivo di processare oltre un milione di tonnellate di materiali riciclabili in più ogni anno.
Obiettivi e Benefici del RMF
Il RMF ha l’ambizioso obiettivo di potenziare la capacità di riciclo dell'Australia e di ridurre la dipendenza dall’esportazione di rifiuti riciclabili. L'iniziativa offre una vasta gamma di benefici, tra cui:
Come funziona il RMF
Il RMF è strutturato in diverse linee di finanziamento, ognuna delle quali è dedicata a specifici settori del riciclo. Le aziende italiane possono partecipare al programma in vari modi. Il Plastics Technology stream è uno degli aspetti più innovativi del RMF, con un focus particolare sulle soluzioni avanzate per il riciclo di plastiche difficili da trattare, come le plastiche morbide. Le imprese italiane con competenze in tecnologie di riciclo avanzato hanno la possibilità di contribuire a migliorare i tassi di riciclo della plastica in Australia, portando in questo mercato soluzioni innovative e scalabili.
Un altro aspetto fondamentale del RMF è il National Paper Solution stream, che mira a migliorare la capacità di riciclo domestico della carta e del cartone. Le aziende italiane specializzate nella gestione dei materiali di carta e nella creazione di soluzioni di imballaggio sostenibili possono approfittare di questo programma per espandere la propria presenza in Australia. Inoltre, il RMF supporta anche progetti in aree regionali e remote, dove l'accesso a strutture di riciclo può essere limitato. Le aziende italiane con esperienza nella gestione dei rifiuti nelle aree meno urbanizzate hanno un'opportunità di grande valore per entrare in questi mercati.
Come le aziende italiane possono beneficiare del RMF Le aziende italiane con esperienza nelle tecnologie di riciclo, nell'innovazione sostenibile e nella costruzione di infrastrutture per la gestione dei rifiuti hanno numerose opportunità per beneficiare del RMF. Le imprese italiane possono partecipare ai bandi pubblici per ricevere finanziamenti per progetti innovativi nel settore del riciclo e contribuire a migliorare la capacità del paese di gestire e riciclare i rifiuti.
Inoltre, le aziende italiane hanno la possibilità di entrare in partnership con imprese australiane, contribuendo con la propria esperienza e le proprie soluzioni tecnologiche avanzate. Collaborare con partner locali può essere un modo efficace per espandere la propria attività e rispondere alle sfide specifiche del mercato australiano. L'iniziativa offre anche un supporto finanziario per progetti che riguardano le aree regionali e remote dell'Australia, dove le soluzioni di riciclo spesso sono meno sviluppate. Le imprese italiane possono applicare per il finanziamento di progetti che migliorano l'accesso alle infrastrutture di riciclo in queste aree, portando soluzioni più efficienti e sostenibili a comunità meno servite.
Una porta verso l'economia circolare in Australia
Il RMF rappresenta una straordinaria opportunità per le aziende italiane di entrare nel mercato australiano e contribuire alla transizione verso un'economia circolare. L'Australia è un mercato dinamico, che sta investendo sempre più nella sostenibilità e nella gestione dei rifiuti. Per le imprese italiane, il RMF è una porta aperta verso un settore in rapida crescita, che offre molteplici opportunità di investimento, innovazione e collaborazione. Partecipare a questo programma non solo aiuterà a migliorare la gestione dei rifiuti in Australia, ma consentirà anche alle aziende italiane di espandere la propria presenza internazionale e contribuire a un futuro più sostenibile.
Per le aziende italiane operanti nel settore del riciclo e della gestione dei rifiuti, il Recycling Modernisation Fund offre un'opportunità unica per entrare in un mercato in forte espansione. Con una forte componente di innovazione e un significativo supporto finanziario da parte del governo australiano, il RMF è un'opportunità da non perdere per le imprese italiane che desiderano espandere la loro attività e contribuire a un'economia più sostenibile. Investire nelle infrastrutture di riciclo e nelle tecnologie sostenibili in Australia non solo aiuterà a migliorare la gestione dei rifiuti nel paese, ma sarà anche un passo importante verso un futuro più circolare e verde.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Il Western Sydney International Airport (WSI), intitolato a Nancy-Bird Walton, rappresenta una delle infrastrutture più ambiziose e strategiche dell'Australia. Situato a circa 44 km a ovest del centro città, questo nuovo aeroporto è destinato a trasformare il panorama dei trasporti aerei della regione e a offrire nuove opportunità economiche e occupazionali. Con un investimento di 5,3 miliardi di dollari australiani, il WSI è progettato per rispondere alla crescente domanda di trasporto aereo e garantire un'operatività 24 ore su 24, senza le restrizioni di coprifuoco che limitano l'Aeroporto Kingsford Smith. L'apertura ufficiale è prevista per il 2026 e promette di rivoluzionare la connettività della regione.
Il Western Sydney International Airport inizialmente avrà una capacità di 10 milioni di passeggeri all'anno, con la possibilità di espandersi fino a 82 milioni di passeggeri in futuro. Il terminal principale, progettato da Zaha Hadid Architects e Cox Architecture, sarà un edificio moderno e funzionale, articolato su quattro piani dedicati a partenze, arrivi e aree commerciali. Il design del terminal celebra anche la cultura del Dharug Country, rendendo omaggio alle radici indigene della regione.
Una delle caratteristiche più innovative del WSI è l'operatività 24 ore su 24. Mentre l'attuale Aeroporto Kingsford Smith è soggetto a rigide restrizioni notturne, il nuovo aeroporto offrirà alle compagnie aeree maggiore flessibilità, consentendo voli in qualsiasi momento del giorno e della notte. Questo aspetto non solo migliorerà la connettività per i viaggiatori, ma attirerà anche nuove rotte e operatori.
Per garantire un accesso efficiente al nuovo aeroporto, sono in corso importanti sviluppi infrastrutturali. Tra questi spicca la costruzione dell'autostrada M12, che collegherà direttamente il WSI con la rete stradale principale senza pedaggi. Inoltre, è prevista la realizzazione di nuove linee ferroviarie che collegheranno l'aeroporto al centro di Sydney, riducendo significativamente i tempi di viaggio.
Accanto all'aeroporto, si stanno sviluppando progetti residenziali e commerciali, come il Birling Estate, che offrirà connessioni internet in fibra ottica ad alta velocità. Questi sviluppi sono pensati per supportare le esigenze dei futuri residenti e lavoratori dell'aeroporto, creando un ecosistema integrato che favorisce la crescita economica e la vivibilità dell'area circostante.
Diverse compagnie aeree hanno già annunciato l'intenzione di operare presso il Western Sydney International Airport. Singapore Airlines sarà la prima compagnia aerea internazionale a servire il nuovo aeroporto, seguita da Qantas e Jetstar per i voli domestici. L'assenza di restrizioni orarie rappresenta un'opportunità unica per le compagnie aeree, che potranno offrire voli notturni e ottimizzare la gestione delle rotte.
L'arrivo di Singapore Airlines evidenzia l'importanza strategica del WSI come hub internazionale, con l'obiettivo di attrarre ulteriori vettori e consolidare la posizione di Sydney come porta d'ingresso dell'Australia verso il resto del mondo.
Recentemente, il nuovo aeroporto ha raggiunto un traguardo significativo con l'atterraggio sicuro del suo primo velivolo, un Piper PA30 Twin Engine Comanche. Questo volo di prova ha segnato l'inizio di una serie di test operativi finalizzati a garantire la sicurezza e l'efficienza delle future operazioni. L'esito positivo delle prove è un passo fondamentale verso l'apertura ufficiale del 2026.
Il cantiere è in piena attività e il governo australiano continua a monitorare da vicino l'avanzamento dei lavori, sottolineando l'importanza del progetto per l'economia locale e nazionale.
Il Western Sydney International Airport rappresenta il cuore pulsante di un ambizioso piano di sviluppo chiamato Western Sydney Aerotropolis. Questo progetto prevede la creazione di un hub economico avanzato che ruota attorno all'aeroporto e che si estende a settori ad alta specializzazione come l'aerospaziale, la difesa, il manifatturiero, la sanità, la logistica e l'agribusiness.
L'obiettivo è quello di generare circa 200.000 nuovi posti di lavoro, stimolando l'innovazione e creando opportunità di crescita per l'intera regione. L'Aerotropolis diventerà un'area altamente tecnologica e interconnessa, favorendo lo sviluppo di imprese innovative e l'attrazione di investimenti internazionali.
Un aspetto centrale del progetto del WSI è l'impegno per la sostenibilità ambientale. L'aeroporto è progettato per ridurre le emissioni di carbonio e adottare pratiche sostenibili nella gestione dei rifiuti e delle risorse idriche. Sono previste tecnologie avanzate per l'efficienza energetica e la riduzione dell'inquinamento acustico, con l'obiettivo di minimizzare l'impatto ambientale sul territorio circostante.
Inoltre, il progetto include ampie aree verdi e programmi di riforestazione per compensare le emissioni e preservare l'ecosistema locale. Questo approccio riflette l'impegno dell'Australia nel bilanciare sviluppo economico e protezione ambientale.
Opportunità per le aziende italiane
1. Settore delle costruzioni e infrastrutture
Il gruppo italiano Webuild, in consorzio con Parklife Metro, ha ottenuto un contratto da 3,83 miliardi di dollari australiani per la realizzazione della Sydney Metro – Western Sydney Airport Line. Questa linea metropolitana di 23 km collegherà il nuovo aeroporto con la rete ferroviaria esistente, includendo la costruzione di sei stazioni e la manutenzione per 15 anni . Anche Ghella, altra azienda italiana, è coinvolta nel progetto, sottolineando la competitività delle imprese italiane nel settore delle grandi opere infrastrutturali .
2. Fornitura di materiali e tecnologie sostenibili
Il progetto del WSI pone grande enfasi sulla sostenibilità, essendo il primo aeroporto australiano completamente carbon neutral . Ciò apre opportunità per aziende italiane specializzate in materiali da costruzione a basse emissioni, tecnologie per l'efficienza energetica e soluzioni innovative per l'edilizia sostenibile.
3. Partecipazione a gare d'appalto e forniture
Il sito ufficiale del WSI invita imprese e fornitori a registrare il proprio interesse per partecipare alle future opportunità di approvvigionamento legate alla costruzione e allo sviluppo dell'aeroporto . Le aziende italiane possono quindi candidarsi per forniture, subappalti e servizi professionali, contribuendo attivamente alla realizzazione del progetto.
4. Sviluppo dell'Aerotropolis e del business park
Intorno al nuovo aeroporto sorgerà il Western Sydney Aerotropolis, un hub economico e industriale che includerà un business park con magazzini, strutture commerciali, hotel e centri congressi . Le aziende italiane nei settori della logistica, dell'ospitalità, della tecnologia e dei servizi possono trovare in questa area nuove opportunità di investimento e collaborazione.
Come procedere
Per le aziende italiane interessate a queste opportunità, è consigliabile:
Il progetto del Western Sydney International Airport rappresenta una porta d'ingresso strategica per le aziende italiane nel mercato australiano, offrendo numerose possibilità di crescita e collaborazione in un contesto dinamico e in espansione.
L'Australia è da lungo tempo una destinazione popolare per i migranti qualificati che cercano opportunità migliori. Le politiche di immigrazione del paese sono in continua evoluzione per affrontare le esigenze economiche, sociali e umanitarie. Recentemente, gli aggiornamenti alle regole di sponsorizzazione dei visti e ai programmi di collocamento riflettono gli sforzi del paese di bilanciare l'attrazione di manodopera qualificata e affrontare la carenza di lavoratori.
Modifiche alle Politiche di Sponsorizzazione dei Visti: Una Nuova Era per la Migrazione Qualificata
Negli ultimi anni, l'Australia ha affrontato significative sfide nel soddisfare le esigenze del proprio mercato del lavoro. Con una popolazione che invecchia e un'economia in crescita in settori come la sanità, l'ingegneria e la tecnologia, il paese ha sempre più fatto affidamento sull'immigrazione come soluzione alla carenza di manodopera. Come parte di questa strategia, l'Australia ha introdotto nuove categorie di visti e aggiornato le regole di sponsorizzazione per rendere il processo di ottenimento del visto più semplice ed efficiente.
Il Visto per la Carenza di Competenze Temporanee (TSS) Subclasse 482
Una delle modifiche più notevoli al sistema di immigrazione dell'Australia è stata l'introduzione del Visto per la Carenza di Competenze Temporanee (TSS) Subclasse 482. Questo visto, che ha sostituito il precedente visto 457, consente ai datori di lavoro in Australia di sponsorizzare lavoratori qualificati per posizioni temporanee. Il visto TSS è progettato per affrontare le carenze immediate di competenze in vari settori, tra cui tecnologia, sanità, ingegneria e costruzioni. Il visto TSS è disponibile in diverse modalità, permettendo ai datori di lavoro di sponsorizzare lavoratori in posizioni a breve termine e medio-lungo termine.
Per qualificarsi per questo visto, i lavoratori devono avere le competenze e le qualifiche richieste, e il loro datore di lavoro sponsorizzante deve soddisfare obblighi specifici, tra cui garantire condizioni di lavoro eque. Il visto TSS è disponibile per i lavoratori in occupazioni elencate nelle liste delle competenze qualificate dell'Australia, che vengono periodicamente aggiornate per garantire che corrispondano alle esigenze del mercato del lavoro del paese.
Modifiche Recenti ai Visti per Competenze Temporanee
Il governo australiano ha anche apportato modifiche significative ai criteri di ammissibilità per il visto TSS. Questi cambiamenti includono l'espansione della gamma di occupazioni eleggibili per la sponsorizzazione e l'offerta di maggiore flessibilità per i lavoratori nelle aree regionali. I datori di lavoro nelle zone regionali, in particolare, sono ora incoraggiati a sponsorizzare lavoratori stranieri come parte di una strategia più ampia per affrontare la carenza di competenze nelle aree al di fuori dei grandi centri metropolitani.
Inoltre, l'introduzione del Visto per la Sponsorizzazione di Lavoratori Qualificati nelle Aree Regionali (Provisional) Subclasse 494 è stato uno sviluppo importante. Questo visto è progettato per i lavoratori qualificati che desiderano lavorare in Australia nelle regioni per un massimo di cinque anni, con la possibilità di passare alla residenza permanente dopo tre anni. Questa iniziativa è stata particolarmente utile nel rispondere alle esigenze specifiche delle industrie regionali, come l'agricoltura, le costruzioni e la sanità.
Obblighi dei Datori di Lavoro e Protezioni per i Lavoratori
Secondo le nuove regole di sponsorizzazione dei visti, i datori di lavoro sono tenuti a soddisfare una serie di obblighi. Questi includono garantire che i lavoratori sponsorizzati ricevano salari equi, fornire un ambiente di lavoro sicuro e non addebitare tasse ai lavoratori per la sponsorizzazione. Il governo australiano ha chiarito che i datori di lavoro non devono sfruttare i lavoratori stranieri o impegnarsi in pratiche come il richiedere ai lavoratori di pagare per la sponsorizzazione del visto o per la presentazione delle domande. La violazione di queste regole può comportare sanzioni, tra cui multe e divieti di sponsorizzazione futura.
Inoltre, i datori di lavoro devono fornire ai lavoratori una sistemazione adeguata e garantire che le loro condizioni di lavoro siano conformi alle leggi sul lavoro australiane. Queste misure mirano a proteggere i lavoratori migranti dallo sfruttamento e a creare un sistema più giusto sia per i datori di lavoro che per i dipendenti.
Vie complementari di collocamento per i rifugiati
Oltre alle politiche focalizzate sulla migrazione qualificata, l'Australia svolge anche un ruolo significativo nel fornire opportunità di collocamento per i rifugiati attraverso i suoi programmi di immigrazione umanitaria. Il governo australiano ha implementato diversi programmi progettati per supportare i rifugiati e i richiedenti asilo, con un focus sull'integrazione e sul supporto comunitario.
Il programma umanitario e le vie di collocamento
Il Programma Umanitario dell'Australia è una delle principali vie di collocamento per i rifugiati. Il programma include disposizioni per i rifugiati che cercano asilo in Australia, nonché per coloro che vengono esclusi dai campi profughi all'estero. I rifugiati possono fare richiesta di asilo attraverso il programma di collocamento offshore, che mira a individuare le persone che sono a rischio di persecuzione nel loro paese di origine.
Il programma si concentra in particolare su donne, bambini e individui con disabilità, garantendo che i gruppi vulnerabili abbiano la possibilità di vivere una vita migliore in Australia. Il Programma Umanitario include anche subclassi di visti speciali, come il Visto per Rifugiati e Umanitari (subclasse 200), per le persone che sono state dislocate a causa di conflitti o disastri naturali.
Il programma di integrazione e collocamento dei rifugiati comunitari (CRISP)
Una delle innovazioni più recenti nelle politiche di collocamento dei rifugiati in Australia è il Programma di Integrazione e Collocamento dei Rifugiati Comunitari (CRISP). Questo programma consente ai gruppi comunitari australiani di sponsorizzare rifugiati, aiutandoli a integrarsi nella società australiana. Il programma pilota è stato progettato per incoraggiare il coinvolgimento della comunità nel collocamento dei rifugiati, fornendo loro non solo alloggio, ma anche supporto per la formazione linguistica, l'istruzione e l'occupazione.
Nel contesto di CRISP, gli sponsor comunitari si assumono la responsabilità di garantire che i rifugiati abbiano le risorse necessarie per costruire una nuova vita in Australia. Questo approccio basato sulla comunità mira a rendere il processo di collocamento più fluido e a garantire che i rifugiati abbiano le migliori possibilità di successo nel loro nuovo ambiente.
Il programma umanitario speciale
Oltre alle vie di collocamento sopra menzionate, l'Australia gestisce anche un “Programma Umanitario Speciale” che offre rifugio a persone che sono state soggette a gravi discriminazioni o violenze nei loro paesi d'origine. Il programma dà priorità alle persone che hanno già stabilito legami con cittadini o residenti permanenti australiani, spesso attraverso legami familiari o precedenti relazioni lavorative.
In conclusione, le politiche di sponsorizzazione dei visti e di collocamento in Australia riflettono gli sforzi continui del paese per affrontare sia le esigenze economiche che quelle umanitarie. Da un lato, il governo punta ad attrarre lavoratori qualificati che possano contribuire all'economia colmando le carenze di manodopera in settori chiave. Dall'altro, l'Australia rimane impegnata a offrire asilo ai rifugiati e alle persone a rischio di persecuzione.
L'introduzione di nuovi visti per competenze temporanee, come il TSS e il Subclasse 494, dimostra il riconoscimento da parte del governo delle esigenze in continua evoluzione del mercato del lavoro. Allo stesso tempo, l'istituzione di programmi come CRISP mostra che l'Australia continua a svolgere il suo ruolo di leader nel collocamento dei rifugiati e nel supporto basato sulla comunità.
Negli anni a venire, mentre le tendenze migratorie globali continueranno a cambiare, sarà essenziale per l'Australia affinare e adattare le proprie politiche di immigrazione per soddisfare sia le esigenze economiche del paese che gli obblighi di protezione verso chi ha bisogno.
Le esportazioni di vino italiano in Australia rappresentano un settore in crescita che, nonostante le difficoltà, continua a rafforzarsi anno dopo anno. L'Australia è un mercato complesso e competitivo, dove i produttori italiani devono affrontare la concorrenza di paesi vinicoli consolidati come la Francia e la Nuova Zelanda. Tuttavia, il vino italiano sta guadagnando progressivamente una fetta di mercato, anche se rimane ancora distante dalle quote detenute dai principali concorrenti.
Negli ultimi anni, le esportazioni di vino italiano in Australia hanno registrato un incremento significativo. Nel 2022, l'export italiano ha visto una crescita del 12%, raggiungendo un valore complessivo di oltre 150 milioni di dollari australiani. Nonostante questo aumento, l'Italia rappresenta solo il 12% del mercato del vino importato in Australia. Questa cifra appare modesta se confrontata con il 50% detenuto dalla Francia e il 35% occupato dalla Nuova Zelanda. Tuttavia, l'incremento del 105% delle esportazioni italiane negli ultimi dieci anni indica che il vino italiano ha un potenziale significativo di crescita nel mercato australiano. Questa crescita ha superato quella dei vini francesi, che si sono fermati a un +73%, mentre le importazioni dalla Nuova Zelanda hanno registrato un calo del 14% nello stesso periodo.
Il mercato vinicolo australiano si caratterizza per una forte domanda di vini di alta qualità e per la presenza di consumatori sempre più attenti alle caratteristiche del prodotto, alla sua origine e ai processi di produzione. In questo contesto, i vini italiani possono giocare un ruolo importante grazie alla loro diversità e autenticità. L'Italia vanta una straordinaria varietà di vitigni autoctoni e una tradizione vinicola che abbraccia secoli di storia. Questi elementi possono rappresentare un vantaggio competitivo per i produttori italiani, a condizione che riescano a comunicare efficacemente la qualità e l'unicità dei loro vini ai consumatori australiani.
Nonostante le opportunità, ci sono diverse sfide che i produttori italiani devono affrontare per consolidare la loro posizione nel mercato australiano. Una delle principali difficoltà è rappresentata dalla forte concorrenza dei vini francesi e neozelandesi, che godono di una consolidata reputazione tra i consumatori australiani. I vini francesi, in particolare, sono sinonimo di lusso e raffinatezza, mentre i vini neozelandesi, come il Sauvignon Blanc, sono molto apprezzati per il loro carattere fresco e fruttato. Inoltre, la distanza geografica tra Italia e Australia rappresenta un ostacolo logistico significativo, con costi di trasporto elevati che incidono sul prezzo finale del prodotto. Questo aspetto rende i vini italiani meno competitivi rispetto a quelli provenienti da paesi più vicini.
Un altro elemento critico è la percezione dei consumatori. I vini italiani sono spesso associati a occasioni speciali e ad un consumo elitario, il che può limitare la loro diffusione nel consumo quotidiano. Per superare questo ostacolo, è fondamentale adottare strategie di marketing mirate, che valorizzino non solo l'eccellenza del prodotto, ma anche la sua accessibilità e versatilità. Le campagne di comunicazione devono puntare a educare il consumatore australiano sulle diverse tipologie di vino italiano, mettendo in evidenza le peculiarità dei principali vitigni e delle diverse regioni vinicole.
Per affrontare queste sfide e sfruttare appieno le opportunità di crescita, i produttori italiani devono investire in una distribuzione capillare e in partnership strategiche con importatori e distributori locali. La collaborazione con ristoranti, enoteche e catene di supermercati specializzati è cruciale per aumentare la visibilità dei vini italiani e per farli conoscere a un pubblico più ampio. Inoltre, la partecipazione a fiere ed eventi enologici in Australia rappresenta un'ottima occasione per promuovere il vino italiano e per stabilire contatti commerciali duraturi.
Un fattore che potrebbe favorire l'espansione del vino italiano in Australia è il crescente interesse per i vini biologici e sostenibili. I consumatori australiani sono sempre più sensibili alle tematiche ambientali e sono disposti a pagare un prezzo più alto per prodotti che rispettano l'ambiente e la salute. Molti produttori italiani stanno già adottando pratiche di agricoltura sostenibile e di vinificazione biologica, e questa tendenza potrebbe rappresentare un importante vantaggio competitivo nel mercato australiano.
Un altro elemento che potrebbe giocare a favore dei produttori italiani è il crescente interesse per le denominazioni di origine controllata (DOC) e garantita (DOCG). Queste certificazioni rappresentano una garanzia di qualità e autenticità, e possono contribuire a rafforzare l'immagine del vino italiano come prodotto di eccellenza. In un mercato sempre più esigente e sofisticato come quello australiano, l'accento sulla tracciabilità e sulla qualità del prodotto può fare la differenza.
In conclusione, il mercato del vino italiano in Australia presenta sia sfide che opportunità. Sebbene la quota di mercato italiana sia ancora modesta rispetto a quella di Francia e Nuova Zelanda, la crescita significativa delle esportazioni negli ultimi anni indica che ci sono margini di miglioramento. Per consolidare la loro presenza in Australia, i produttori italiani devono adottare strategie di marketing efficaci, investire in distribuzione e promuovere la qualità e l'autenticità dei loro vini. La crescente attenzione per la sostenibilità e per i prodotti certificati offre ulteriori opportunità di espansione. Con un impegno costante e una visione strategica, l'Italia può rafforzare la sua posizione nel mercato vinicolo australiano e conquistare una quota maggiore di consumatori appassionati di vino di qualità.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Il Viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini, ha concluso oggi una visita a Singapore, tappa strategica nel quadro della crescente attenzione dell'Italia verso la regione indo-pacifica.
La missione ha avuto come obiettivo il rafforzamento delle relazioni economiche e industriali bilaterali e l'approfondimento delle opportunità di collaborazione con partner locali e internazionali.
Durante la visita, il viceministro assistito dall'Ambasciatore Dante Brandi, ha incontrato i vertici del Ministero del Commercio e dell'Industria di Singapore (MTI), con i quali ha discusso delle sinergie tra i due sistemi economici e delle potenzialità di crescita in settori strategici come innovazione, transizione verde e manifattura avanzata.
Particolarmente rilevanti sono stati gli incontri con i vertici dei due principali fondi sovrani di Singapore, GIC e Temasek, nonché con rappresentanti di Enterprise Singapore, agenzia governativa di sviluppo economico, con cui si è esplorata la possibilità di intensificare la cooperazione anche in quadranti di comune interesse come l'Africa, a favore dei quali Singapore ospiterà un Singapore-Africa Business Forum a fine agosto.
Valentini ha incontrato investitori industriali e finanziari, ai quali ha illustrato la solidità del sistema produttivo italiano e l'attrattività dell'Italia quale destinazione di investimento, come dimostra la recente decisione della singaporeana Silicon Box di aprire a Novara un impianto di produzione di semiconduttori avanzati, con un investimento di oltre 3 miliardi di euro.
Presso la Camera di Commercio Italiana a Singapore, il viceministro ha incontrato una ampia rappresentanza di aziende italiane attive nel Paese, mentre con i vertici della Singapore Business Federation, locale associazione di categoria degli imprenditori, ha pianificato la visita di un gruppo di società familiari singaporeane in Italia a inizio luglio, per contatti ed esplorazione di opportunità con analoghi family businesses italiani. Intervistato da Bloomberg Television, il Viceministro ha affrontato lo scenario economico internazionale alla luce delle nuove tariffe introdotte dagli Stati Uniti e del potenziale impatto sul commercio globale, sottolineando il ruolo dell'Italia come ponte tra l'Unione Europea e i partner globali, in linea con la recente visita del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Washington, dove ha confermato la necessità di mantenere aperto il dialogo transatlantico."La nostra presenza a Singapore si inserisce in una visione di politica industriale ed economica aperta e pragmatica - ha dichiarato Valentini.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Singapore)