Notizie mercati esteri

Martedì 5 Agosto 2025

Negoziazioni sulle tariffe Thailandia–USA: Cronaca e Prospettive Economiche

Con l’avvicinarsi della scadenza del 1° agosto 2025, la Thailandia si trova al centro di delicate negoziazioni commerciali con gli Stati Uniti, che potrebbero influenzare profondamente le prospettive economiche del Paese. È infatti in discussione una decisione cruciale: se ridurre o meno le tariffe doganali sulle importazioni statunitensi, con al centro del dibattito la proposta controversa di Washington per l’eliminazione totale delle tariffe. Questo rapporto ricostruisce in ordine cronologico gli sviluppi degli ultimi giorni, evidenziando le posizioni politiche, gli avvertimenti economici e le risposte strategiche che si sono succeduti tra il 22 e il 30 luglio 2025.

22 luglio 2025 – La Thailandia respinge la proposta statunitense di zero tariffe
Il 22 luglio, il governo thailandese ha pubblicamente respinto la proposta degli Stati Uniti di eliminare tutte le tariffe sulle merci americane. Il Vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze, Pichai Chunhavajira, insieme al Vice Ministro delle Finanze, Julapun Amornvivat, ha dichiarato senza mezzi termini che tale politica esporrebbe i produttori locali, in particolare nei settori agricolo e alimentare, a una concorrenza eccessiva. Inoltre, andrebbe contro i principi della “nazione più favorita” (MFN) previsti dagli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Accettare l’offerta costringerebbe infatti la Thailandia a estendere simili concessioni a tutti i suoi partner commerciali.
Piuttosto che abbracciare una liberalizzazione totale, i negoziatori thailandesi stanno cercando un accordo più equilibrato. Pur essendo aperti a una riduzione dell’attuale tariffa media del 36%, insistono sul fatto che la tariffa finale debba restare competitiva ma allo stesso tempo tutelare i settori domestici strategici. Parallelamente, il governo sta predisponendo una serie di misure di sostegno per mitigare gli impatti negativi, tra cui un fondo da 200 miliardi di baht per offrire prestiti agevolati e liquidità alle imprese che potrebbero subire conseguenze dai futuri adattamenti commerciali.

23 luglio 2025 – Cresce l’allarme tra le industrie esportatrici
Mentre le trattative continuano, nella mattina del 23 luglio si è registrato un crescente allarme da parte del settore industriale thailandese. Rappresentanti di sette principali settori orientati all’export – abbigliamento, tessile, elettronica, alimenti trasformati, gioielleria, elettrodomestici e prodotti in gomma – hanno lanciato l’allarme sulle gravi conseguenze in caso di mantenimento delle tariffe al 36%. Una mancata riduzione rischia di compromettere la competitività, spingendo ordini e investimenti futuri verso concorrenti regionali come Vietnam, Indonesia e Malesia.
Le implicazioni sociali e occupazionali di un accordo fallito sarebbero significative. I leader del settore stimano perdite di posti di lavoro tra uno e due milioni di persone, con centinaia di migliaia a rischio nei comparti dell’abbigliamento, elettronica e gioielleria. Sebbene l’eliminazione totale delle tariffe sia considerata politicamente ed economicamente insostenibile, molte voci industriali auspicano una riduzione moderata, intorno al 20–25%, sufficiente a mantenere la posizione della Thailandia nelle catene globali di fornitura.

23 luglio 2025 – Le previsioni economiche evidenziano i rischi sistemici
L’Economic Intelligence Center (EIC) della Siam Commercial Bank ha pubblicato una serie di previsioni economiche che quantificano le conseguenze macroeconomiche di diversi scenari tariffari. In assenza di un accordo, l’EIC prevede una crescita del PIL limitata all’1,1% nel 2025, e in ulteriore calo allo 0,4% nel 2026, principalmente a causa della perdita di competitività dell’export e del calo di fiducia degli investitori.
Una riduzione parziale delle tariffe, stimata attorno al 25%, offrirebbe un margine di protezione, sostenendo una crescita dell’1,5% nel 2025 e dell’1,2% nel 2026. Nello scenario più favorevole, con tariffe competitive allineate agli standard regionali, l’economia potrebbe mantenere uno slancio moderato, con una crescita prevista dell’1,4% nel 2026. Tuttavia, oltre agli effetti diretti sul commercio, il rapporto dell’EIC mette in guardia su possibili contromisure da parte degli Stati Uniti, inclusi controlli più severi sulla trans-shipment e sulla certificazione dell’origine delle merci.

24 luglio 2025 – La Thailandia presenta la proposta finale
Il 23 luglio la Thailandia ha formalmente presentato la propria offerta finale agli Stati Uniti, i cui dettagli sono stati riportati il 24 luglio. La proposta prevede una tariffazione in linea con quella dei Paesi ASEAN, prendendo a riferimento il 20% del Vietnam e il 19% dell’Indonesia. I negoziatori thailandesi hanno anche citato il recente accordo con il Giappone, conclusosi con una tariffa del 15%, come esempio di compromesso realistico. Il governo spera che, inserendo la proposta all’interno di un chiaro quadro regionale, gli Stati Uniti rispondano in modo favorevole e scongiurino azioni che possano isolare la Thailandia dai flussi commerciali asiatici.

29 luglio 2025 – Trump collega il cessate il fuoco tra Thailandia e Cambogia alla ripresa dei negoziati commerciali
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la ripresa delle negoziazioni commerciali con Thailandia e Cambogia, a seguito dell’accordo raggiunto tra i due Paesi per porre fine a cinque giorni di conflitto armato lungo il confine conteso, dopo averle interrotte proprio a causa di tali scontri.
Trump ha collegato direttamente il cessate il fuoco alla possibilità di una futura cooperazione commerciale, dichiarando che nessun accordo sarebbe stato concluso senza la fine delle ostilità. Attualmente, sia la Thailandia che la Cambogia rischiano l’imposizione di tariffe statunitensi del 36% entro venerdì 1° agosto, se non verranno finalizzati accordi con Washington. Le dichiarazioni di Trump confermano la sua strategia di utilizzare l’accesso al mercato statunitense come leva per risolvere crisi geopolitiche, rafforzando il legame tra negoziati economici e impegni di pace.

30 luglio 2025 – Le previsioni si consolidano: verso tariffe del 19-20%
Secondo le analisi diffuse il 30 luglio, gli esperti ritengono probabile che la tariffa finale imposta dagli Stati Uniti sulle esportazioni thailandesi si attesti tra il 19% e il 20%, in linea con i livelli applicati ad altri Paesi del Sud-Est asiatico. Krungsri Securities evidenzia come l’eventualità di un tetto massimo del 25% potrebbe rivelarsi un’opportunità strategica per le imprese esportatrici thailandesi, favorendo al tempo stesso l’attrazione di nuovi investimenti esteri.

Il clima di fiducia sui mercati internazionali è stato inoltre rafforzato dal recente accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea e dalla proroga della tregua tariffaria tra Stati Uniti e Cina. Tuttavia, persistono timori legati a possibili violazioni del cessate il fuoco con la Cambogia, che potrebbero mettere a rischio l’esito delle trattative all’ultimo momento. Nonostante queste incertezze, l’ipotesi di un’intesa commerciale resta concreta.

Conclusione

Le negoziazioni tariffarie tra Thailandia e Stati Uniti rappresentano un banco di prova fondamentale per la tenuta economica e politica del governo thailandese. La decisione di respingere una liberalizzazione totale ha segnato l’intenzione di mantenere un equilibrio tra apertura internazionale e difesa dei settori produttivi locali. Allo stesso tempo, l’industria e gli analisti economici hanno messo in luce la necessità urgente di un compromesso che eviti effetti devastanti su occupazione, investimenti e crescita.
Le recenti dichiarazioni di Trump e l’evoluzione del cessate il fuoco con la Cambogia confermano come le trattative commerciali siano profondamente intrecciate con le dinamiche geopolitiche regionali. In questo contesto, le previsioni di una tariffa finale del 19-20% sembrano offrire una via d’uscita concreta e condivisa, che potrebbe preservare la competitività della Thailandia nel contesto globale.
Nei prossimi giorni, sarà determinante il consolidamento del cessate il fuoco e la capacità del governo thailandese di negoziare con fermezza ma senza isolarsi. La posta in gioco non riguarda solo le tariffe, ma il futuro economico del Paese nel contesto internazionale. Un accordo bilanciato rappresenterebbe non solo un successo diplomatico, ma anche un segnale positivo per i mercati e per la stabilità a lungo termine.

(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)

Ultima modifica: Martedì 5 Agosto 2025
Martedì 5 Agosto 2025

Turismo internazionale in Calabria: tedeschi in vetta

Calabria, una meta turistica sempre più amata e ambita: lo rivelano i dati diffusi dalla Regione sui flussi turistici riferiti al primo quadrimestre del 2025. Da gennaio ad aprile sono stati registrati in totale oltre 224.000 arrivi e 464.240 pernottamenti, segnando il miglior risultato degli ultimi cinque anni. A trainare la crescita del comparto i turisti internazionali, con un aumento del 45,8% negli arrivi e del 50% nelle presenze rispetto allo stesso periodo del 2024. La Germania si conferma il primo paese di provenienza dei turisti internazionali. I visitatori tedeschi rappresentano oltre il 16% degli arrivi e ben il 24% delle presenze internazionali nella Regione.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania (ITKAM))

Ultima modifica: Martedì 5 Agosto 2025
Martedì 5 Agosto 2025

La vendita di macchinari e attrezzature cresce del 26% in Brasile

Nel mese di maggio 2025, il settore brasiliano di macchinari e attrezzature ha registrato una crescita significativa del 26,1% rispetto allo stesso mese del 2024, secondo i dati diffusi dall’Associação Brasileira da Indústria de Máquinas e Equipamentos (Abimaq). Il risultato segna non solo una ripresa in termini numerici, ma riflette anche un cambiamento strutturale nell’industria manifatturiera del Paese.

Dopo mesi di instabilità e un inizio d’anno ancora segnato dalle incertezze macroeconomiche globali, il risultato di maggio ha rappresentato la seconda crescita mensile consecutiva per il settore, che ha raggiunto un fatturato di 25,63 miliardi di reais (circa 4,6 miliardi di euro). Se confrontato con aprile 2025, l'incremento è stato del 16,3%, indicando un'accelerazione del ritmo produttivo e commerciale.

Il traino della domanda interna

Uno degli elementi più rilevanti di questa ripresa è il ruolo propulsivo del mercato interno. Le vendite domestiche hanno registrato un incremento del 31,2% rispetto a maggio 2024, rappresentando circa l’80% del totale. Questo dato segnala una maggiore fiducia degli imprenditori brasiliani e un rilancio degli investimenti da parte del settore privato, che sembra rispondere positivamente a un contesto di credito più stabile e incentivi pubblici focalizzati sulla modernizzazione industriale.

La domanda è cresciuta soprattutto in settori chiave come agricoltura, costruzioni e industria di base, che storicamente costituiscono le fondamenta del comparto di beni strumentali in Brasile. La dinamica positiva riflette anche una crescente attenzione verso la digitalizzazione e l’automazione dei processi produttivi, con un aumento degli ordini di macchinari più tecnologicamente avanzati.

Le esportazioni restano sotto pressione

In controtendenza, le esportazioni di macchinari e attrezzature continuano a mostrare segni di debolezza. A maggio, le vendite all’estero sono diminuite del 14,9% rispetto allo stesso mese del 2024, totalizzando 822 milioni di dollari. Le difficoltà sono attribuite in gran parte alla lenta ripresa dell’economia globale e alla maggiore concorrenza internazionale, soprattutto da parte di paesi asiatici che offrono prezzi più competitivi.

Questa contrazione ha portato il saldo della bilancia commerciale del settore a un deficit di 1,74 miliardi di dollari nei primi cinque mesi dell’anno, aggravato anche dall’aumento delle importazioni, cresciute del 5,4% nello stesso periodo.

Prospettive per il secondo semestre

Nonostante la fragilità dell’export, le prospettive per il secondo semestre 2025 sono generalmente ottimiste. Secondo Abimaq, la continuità degli incentivi governativi alla reindustrializzazione, associata a un ambiente più favorevole agli investimenti e alla recente valorizzazione della produzione localizzata, potrà consolidare il ritmo di crescita registrato in maggio.

Il settore dei macchinari e attrezzature, considerato un termometro della fiducia imprenditoriale e dell’attività industriale, si conferma dunque come uno dei protagonisti della ripresa economica brasiliana. In un mondo in cui le catene di fornitura si riconfigurano e la sostenibilità diventa un asset competitivo, il Brasile sembra voler giocare un ruolo più centrale, investendo nella sua capacità produttiva interna.

Informazioni ufficiali fornite dal Agência Brasil

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Martedì 5 Agosto 2025
Martedì 5 Agosto 2025

Il Baht Tailandese sotto pressione tra il conflitto di confine e le incertezze commerciali

Il baht tailandese ha aperto questa mattina in calo, attestandosi a 32,50 baht per dollaro statunitense, riflettendo la crescente pressione dovuta alle tensioni al confine con la Cambogia e all’incertezza crescente attorno ai negoziati commerciali tra Thailandia e Stati Uniti. La valuta locale, che aveva mostrato segnali di ripresa all'inizio dell’anno, sta ora affrontando una nuova fase di volatilità, aggravata da rischi sia geopolitici che economici.

Un Punto di Svolta per il Baht
Secondo Krungthai GLOBAL MARKETS, il baht si è progressivamente deprezzato dalla fine della scorsa settimana, passando da 32,36 baht/dollaro il 25 luglio a 32,50 baht/dollaro il 29 luglio. Poon Panichphibun, stratega dei mercati monetari presso Krung Thai Bank, ha attribuito il calo alla combinazione tra il rafforzamento del dollaro, la discesa del prezzo dell’oro e l’aumento delle tensioni sul mercato legate al conflitto con la Cambogia. Il dollaro statunitense si è rafforzato lunedì dopo un brusco deprezzamento dell’euro, nonostante il nuovo accordo commerciale tra UE e USA. Questo rafforzamento del dollaro, assieme al calo dell’oro, ha esercitato ulteriore pressione sul baht, una valuta storicamente legata al commercio dell’oro, vista la posizione della Thailandia come hub regionale del metallo prezioso. Anche se nelle ultime settimane si sono registrati nuovi investimenti stranieri in Thailandia, questi segnali positivi sono passati in secondo piano a causa dei timori legati alla possibile imposizione di una tariffa del 36% sulle esportazioni thailandesi verso gli Stati Uniti. Il rischio di un fallimento nei negoziati commerciali, specialmente se il cessate il fuoco con la Cambogia non verrà mantenuto, rimane significativo. Gli analisti di mercato avvertono che, se il baht supererà in modo deciso la soglia di 32,50, potrebbe indebolirsi ulteriormente fino a 32,70–32,80 per dollaro.

Il Conflitto di Confine Minaccia la Stabilità Economica
Ad aggravare le preoccupazioni sul mercato valutario c’è l’escalation del conflitto di confine tra Thailandia e Cambogia, scoppiato il 24 luglio. Secondo quanto riportato da The Nation, se le ostilità dovessero durare almeno un mese, la Thailandia potrebbe subire perdite economiche per 45,225 miliardi di baht, mentre quelle della Cambogia potrebbero toccare i 15,337 miliardi, per un impatto complessivo superiore ai 60 miliardi di baht. Le perdite per la Thailandia deriverebbero da interruzioni degli scambi commerciali di confine (20,567 miliardi), calo dell’attività economica nelle province di confine (24,657 miliardi) e una perdita stimata di quasi 8.000 posti di lavoro. La Cambogia, invece, potrebbe affrontare una crisi occupazionale ancora più grave, con oltre 185.000 posti di lavoro a rischio a causa della scarsità di beni tailandesi, del calo del turismo e della riduzione degli investimenti. Più a lungo durerà il conflitto, maggiore sarà il danno economico. Se i combattimenti dovessero protrarsi per due o tre mesi, le perdite potrebbero raddoppiare o persino triplicare.

Dal Rilancio alla Retromarcia: La Fragile Ascesa del Baht
Appena pochi giorni prima dell’inizio del conflitto, il baht aveva toccato il suo valore più alto degli ultimi due anni, arrivando a 32,11 per dollaro. Come riportato dal Bangkok Post, la valuta aveva guadagnato oltre il 6% nel corso dell’anno, trainata dall’ottimismo sui negoziati commerciali con gli USA, dall’aumento del prezzo dell’oro e dal rinnovato interesse degli investitori esteri per le azioni tailandesi. Il Ministro delle Finanze, Pichai Chunhavajira, aveva recentemente espresso fiducia nel fatto che la Thailandia fosse vicina a un accordo con gli Stati Uniti per evitare la tariffa minacciata del 36% e per allinearsi meglio agli standard regionali. Tuttavia, il conflitto con la Cambogia ha gettato ombre su questa prospettiva, rischiando di bloccare i progressi e minare la fiducia degli investitori. La Bank of Thailand (BoT) continua a tenere sotto stretto controllo l’andamento del baht. Le riserve in valuta estera, recentemente salite a un record di 263 miliardi di dollari, avevano permesso in passato alla banca centrale di intervenire per contenere il rafforzamento della moneta. Oggi, però, l’attenzione potrebbe spostarsi sulla necessità di gestire una possibile fase di indebolimento.

Prospettive Interne e Strada da Percorrere
All’interno del Paese, la questione più urgente resta il conflitto con la Cambogia. Un cessate il fuoco duraturo potrebbe calmare i mercati, sostenere il baht e rafforzare le possibilità della Thailandia di concludere un accordo commerciale con gli Stati Uniti. Sebbene un baht più debole renda la Thailandia più attraente per i turisti grazie ai costi di viaggio ridotti, le tensioni al confine stanno generando preoccupazione. Come riportato dal Bangkok Post, diversi siti turistici sono stati chiusi e sono stati emessi avvisi di sicurezza in province come Surin e Sa Kaeo. Di conseguenza, le prenotazioni alberghiere sono diminuite e molti viaggiatori stanno evitando le aree coinvolte. Ciò significa che i potenziali benefici derivanti da una valuta più debole rischiano di essere annullati dalle preoccupazioni per la sicurezza. Se i combattimenti continueranno o peggioreranno, la Thailandia potrebbe affrontare problemi ancora più gravi: ulteriore pressione sul baht, rallentamento del commercio, calo del turismo e una perdita di fiducia da parte degli investitori internazionali. In questo contesto di incertezza, gli esperti consigliano l’uso di strumenti finanziari come i contratti a termine e le opzioni valutarie per proteggersi da cambi improvvisi nei tassi di cambio.

(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)

Ultima modifica: Martedì 5 Agosto 2025
Martedì 5 Agosto 2025

Villa Constitución: Porta d’Ingresso Strategica per le Aziende Italiane nel Mercato Sudamericano

La città di Villa Constitución, situata nella provincia di Santa Fe, in Argentina, si sta affermando come un centro logistico e commerciale di rilievo in Sud America grazie alla recente espansione della sua Zona Franca e all’inaugurazione di un moderno porto polifunzionale.

Nel gennaio 2025, l’Agenzia per la Riscossione e il Controllo Doganale (ARCA) ha approvato l’ampliamento della Zona Franca, che ora si estende su oltre 639.000 metri quadrati, includendo nuove Aree Primarie Doganali che ottimizzano i processi di controllo e facilitano le operazioni commerciali internazionali.

Nel novembre 2024 è stato inaugurato un porto polifunzionale, attrezzato per la gestione di carichi generici, alla rinfusa, siderurgici, minerari, liquidi e container. La struttura dispone di accesso diretto alle principali arterie stradali nazionali, migliorando significativamente la connettività logistica.

Per le aziende italiane, questa infrastruttura rappresenta un’opportunità strategica per accedere ed espandersi nel mercato sudamericano. La Zona Franca offre vantaggi fiscali rilevanti, tra cui esenzioni doganali, agevolazioni tributarie e una significativa riduzione dei costi operativi, incrementando la competitività dei prodotti italiani nella regione.

Inoltre, la posizione geografica e le infrastrutture logistiche favoriscono un collegamento efficiente con i principali poli industriali e commerciali dell’Argentina e dei Paesi limitrofi.

Il governo argentino, in collaborazione con il settore privato, sta lavorando attivamente per posizionare Villa Constitución come un nodo logistico strategico.  

(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario​)

Ultima modifica: Martedì 5 Agosto 2025
Martedì 5 Agosto 2025

Hong Kong afferma la propria identità globale anche attraverso il passaporto

Hong Kong si distingue dalla Cina continentale per diversi aspetti, e tra questi spicca sempre di più la forza del suo passaporto. Secondo l’ultima edizione del Henley Passport Index – considerato tra i più autorevoli nel valutare la libertà di movimento internazionale – il passaporto di Hong Kong si posiziona al diciassettesimo posto, con accesso senza visto a 169 destinazioni. Si tratta di un miglioramento di una posizione rispetto all’aggiornamento precedente e di due posizioni rispetto al 2024.

Questo risultato risalta ancor di più se confrontato con la Cina continentale, che si trova solamente al sessantesimo posto, con accesso libero a 83 destinazioni. Anche Macao, altra regione ad amministrazione speciale della Cina, si colloca più in basso, al trentunesimo posto, con 144 destinazioni accessibili senza bisogno di visto.

La performance positiva di Hong Kong è confermata anche da altri indici internazionali. Il Guide Passport Index la colloca al quindicesimo posto, mentre il Global Passport Index pubblicato da Arton Capital la posiziona ancora più in alto, al tredicesimo posto, registrando anche un miglioramento del mobility score rispetto all’anno precedente.

Le differenze tra i vari ranking dipendono principalmente da approcci metodologici distinti. L’indice Henley, ad esempio, si basa esclusivamente sui dati forniti dall’International Air Transport Association (IATA), aggiornati su base mensile, e include nel punteggio solo le destinazioni accessibili senza visto, con visto all’arrivo o tramite autorizzazione elettronica di viaggio (eTA). Le e-Visa, ovvero i visti richiesti online che prevedono approvazione preventiva da parte delle autorità governative, non vengono considerate. Lo stesso vale per i visti all’arrivo che richiedono autorizzazioni prima della partenza: se è necessaria una valutazione preventiva da parte del governo, quel Paese viene escluso dal conteggio.

Il Global Passport Index di Arton Capital si distingue invece per la sua maggiore flessibilità metodologica e per un sistema di aggiornamento in tempo reale. In alcuni casi, include nel punteggio anche le e-Visa, purché queste vengano rilasciate in tempi molto rapidi, generalmente entro tre giorni. Inoltre, Arton ha sviluppato classifiche parallele, come l’Individual Passport Power Rank, in cui non si ammettono pari merito tra i passaporti. Questa differenza è resa possibile da un sistema di ponderazione che dà maggiore valore all’accesso completamente senza visto rispetto ad altre forme di ingresso, e in caso di punteggi identici, ricorre all’Indice di Sviluppo Umano (HDI) per determinare l’ordine. Lo stesso istituto ha introdotto anche il Global Passport Landpower Rank, una classifica innovativa che valuta i passaporti in base alla superficie geografica complessiva dei territori accessibili. In queste due classifiche alternative, Hong Kong si posiziona rispettivamente al quarantaseiesimo e ventiquattresimo posto. Sebbene questi risultati siano meno brillanti rispetto a quelli del ranking globale, restano comunque significativamente superiori a quelli della Cina continentale, che si trova al centododicesimo posto nell’Individual Rank e al novantunesimo nel Landpower Rank.

Il Guide Passport Index adotta un’impostazione simile a quella di Henley, escludendo dal conteggio le e-Visa complesse, ma si distingue per la ricchezza e la precisione delle informazioni fornite. Oltre a utilizzare i dati IATA, integra fonti ufficiali come siti web governativi, ambasciate, consolati, ministeri degli esteri e autorità turistiche. Questo approccio consente di offrire una panoramica più approfondita sulle modalità di ingresso in ciascuna destinazione, distinguendo chiaramente tra autorizzazioni elettroniche, visti richiesti in ambasciata o visti all’arrivo, specificando anche tempi, requisiti e documentazione necessaria. 

Nonostante le differenze metodologiche, tutti gli indici analizzati confermano la crescente forza del passaporto di Hong Kong rispetto a quelli di Macao e della Cina continentale. Ciò riflette una più ampia differenziazione nella percezione internazionale della regione, dimostrando una maggiore fiducia, apertura diplomatica e solidità delle relazioni bilaterali. È un segnale che contrasta con la narrativa secondo cui Hong Kong starebbe progressivamente perdendo la propria autonomia, e riafferma invece il valore e la riconoscibilità del modello “Un Paese, due sistemi” sulla scena globale. 

 

Fonti: 

(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)

Ultima modifica: Martedì 5 Agosto 2025
Martedì 5 Agosto 2025

Il Settore Aerospaziale in Thailandia: Dinamiche, Prospettive e Opportunità per l’Europa

Il settore aerospaziale rappresenta oggi una delle industrie più strategiche e trasversali a livello globale. Include l’aviazione civile e militare, la manutenzione e revisione (MRO), la produzione di componenti aeronautici, e – in misura crescente – lo sviluppo di tecnologie spaziali e satellitari. A livello globale, si stima che la space economy possa superare i 1.000 miliardi di dollari entro il 2040. La crescita continua dei flussi di passeggeri e le profonde trasformazioni geopolitiche e digitali stanno modificando le supply chain internazionali e le relazioni tra i diversi Paesi del mondo. In questo contesto, la Thailandia si sta affermando come un polo emergente dell’Asia-Pacifico, grazie a infrastrutture aeroportuali moderne, incentivi all’investimento e un posizionamento strategico tra India, Cina e Sud-est asiatico.

Negli ultimi anni la Thailandia ha fatto importanti passi avanti per rafforzare la propria industria aerospaziale.
Il settore si compone principalmente di:
-Aviazione commerciale (traffico passeggeri e merci),
- Manutenzione, Riparazione e Revisione (MRO),
- Produzione aeronautica (OEM),
- Tecnologie spaziali e satellitari,
- Difesa aerea e cooperazione internazionale.

Il traffico aereo ha registrato una crescita annua media del 13% tra il 2011 e il 2015 . La rete aeroportuale comprende 12 aeroporti internazionali principali e numerosi hub secondari, tra cui U-Tapao, destinato a diventare centro integrato per MRO, logistica e training.

Il mercato MRO thailandese, stimato in 1,3 miliardi USD entro il 2024 , attira sempre più investitori grazie a:
- una forza lavoro specializzata e a basso costo,
- la prossimità alle rotte commerciali asiatiche,
- incentivi fiscali (esenzioni fino a 8 anni) promossi dal Board of Investment (BOI).

Aziende leader come Triumph Aviation Services, Chromalloy e Rolls-Royce operano già nel Paese. L’Europa potrebbe rafforzare la propria presenza in ambiti chiave come manutenzione di motori, elettronica di bordo e formazione tecnica.

Attualmente la Thailandia è attiva nella produzione di componenti (Tier 3-4), con ambizione di scalare verso livelli più avanzati (Tier 1-2), in particolare per avionica, motori e sistemi radar. Tra i player europei già presenti si segnalano Leistritz (Germania), Zodiac Aerospace (Francia), Cobra International, Senior Aerospace e Michelin Aircraft Tyre. La presenza di università tecniche e poli di formazione specializzati permette un flusso costante di ingegneri e tecnici qualificati, elemento chiave per attrarre investimenti high-tech.

L’emergere della space economy e la nuova governance spaziale
Secondo il Journal of Science and Management Studies, la Thailandia ha avviato una fase di liberalizzazione delle attività spaziali, in particolare nella gestione di satelliti LEO e NGSO. Il piano prevede l’apertura del mercato a operatori esteri, la creazione della Space Affairs Act, e la fondazione di un’Agenzia Spaziale Nazionale. Il satellite universitario KNACKSAT rappresenta il primo successo “made in Thailand”. Tecnologie come internet via satellite, droni UAV e raccolta dati per il monitoraggio ambientale costituiscono aree di cooperazione promettenti per partner europei.

Thailandia e l'aerospazio, come la Camera puo' aiutare le imprese italiane

Gli articoli del Bangkok Post offrono spunti significativi sul dinamismo del settore dell'aerospazio e dell'aeronautica in Thailandia:

1) Samart Aviation Solutions (SAV), controllata del gruppo Samart, è attiva nella gestione del traffico aereo e nelle infrastrutture aeroportuali in Cambogia. Nel 2024 ha registrato ricavi per 1,7 miliardi di baht, con un incremento del 7% sul 2023, e un utile netto in crescita del 70% . Il gruppo prevede di raggiungere i 13,5 miliardi di baht nel 2025, di cui 6 miliardi provenienti da attività nei trasporti e nell’aviazione. Questo caso mostra come l’integrazione tra ICT, aviazione e servizi digitali stia plasmando il nuovo ecosistema aerospaziale.

2) Royal Thai Air Force – scelta dei jet Gripen: nel 2025, l’aeronautica militare thailandese ha scelto di acquistare 12 jet JAS 39 Gripen E/F prodotti da Saab (Svezia), preferendoli agli F-35 statunitensi per ragioni di costi, compatibilità tecnica e trasferimento tecnologico. Il primo lotto da 4 velivoli ha un budget di 19,5 miliardi di baht . La decisione rappresenta un’opportunità concreta per le imprese europee nel settore della difesa aerospaziale e delle forniture dual-use.

Opportunità strategiche per l’Europa
Nel quadro descritto, le imprese europee possono cogliere numerose opportunità:
- Joint venture industriali e tecnologiche nei segmenti MRO e OEM;
- Partecipazione a progetti spaziali e satellitari;
- Cooperazione con le forze armate e i settori duali (difesa/civile);
- Fornitura di formazione tecnica e simulatori di volo;
- Sviluppo di applicazioni green-tech legate alla sostenibilità e alla digitalizzazione del comparto.
Le politiche BOI prevedono incentivi dedicati e il governo tailandese si mostra attivo nella promozione di partenariati europei.

In conclusione, la Thailandia si sta posizionando come uno dei mercati più dinamici dell’Asia per il settore aerospaziale. Le sue strategie industriali, la visione a lungo termine nella space economy, le alleanze con partner europei e la disponibilità di forza lavoro qualificata creano un ambiente ideale per investimenti esteri. Per le imprese europee, questo rappresenta non solo una porta d’ingresso nel Sud-est asiatico, ma anche un’occasione per rafforzare la propria autonomia industriale in un mondo sempre più multipolare.

Il ruolo della TICC e gli eventi chiave per il settore aerospaziale
In questo contesto di crescita e apertura, la Thai-Italian Chamber of Commerce (TICC) svolge un ruolo attivo nella promozione delle relazioni economiche e industriali tra l’Italia e la Thailandia, fungendo da ponte tra imprese, istituzioni e investitori. Attraverso attività di networking, business matching e supporto alle aziende italiane interessate ad accedere al mercato ASEAN, la TICC si sta impegnando a facilitare il dialogo tra operatori europei e stakeholder thailandesi nel comparto dell’aerospazio, della difesa e delle tecnologie avanzate.

Prossimi eventi di rilievo a Bangkok:

SPACE EXPO 2025 THAILAND (Bangkok – 16, 17, 18 ottobre 2025)
L’evento rappresenta una piattaforma internazionale per esplorare le ultime tecnologie spaziali, le applicazioni satellitari, i servizi di osservazione della Terra e le soluzioni digitali per la connettività globale. Sarà l’occasione ideale per aziende europee e italiane di entrare in contatto con agenzie spaziali, startup, università e autorità di regolamentazione.

DEFENSE & SECURITY 2025 (Bangkok – 10, 11, 12, 13 novembre 2025)
Fiera leader nel Sud-est asiatico per il settore difesa e sicurezza, con particolare attenzione a sistemi aerospaziali, tecnologie dual-use e cooperazione internazionale. La presenza di delegazioni governative e operatori di alto livello rende l’evento un’occasione unica per promuovere prodotti, tecnologie e servizi italiani nel settore della difesa aerospaziale.

(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)

Ultima modifica: Martedì 5 Agosto 2025
Martedì 5 Agosto 2025

Turismo in Thailandia: crisi, resilienza e rinnovamento

Un tempo leader indiscusso nel panorama turistico del Sud-est asiatico, la Thailandia si trova oggi ad affrontare un calo inaspettato e complesso. Dopo una forte ripresa post-pandemica – con oltre 35 milioni di visitatori nel 2024 – le performance turistiche del Paese sono calate significativamente nel 2025. Secondo i dati del Ministero del Turismo e dello Sport, gli arrivi internazionali nella prima metà dell’anno sono scesi a 16,6 milioni, con un calo del 4–5% rispetto allo stesso periodo del 2024 (Bangkok Post, 2025). Questo calo non è solo numerico, ma riflette problematiche strutturali più profonde. Mentre concorrenti come Vietnam e Malesia superano i livelli pre-pandemici, la Thailandia si trova costretta non solo a riprendersi, ma a reinventarsi.

Il crollo del mercato cinese
Il fattore più determinante del calo turistico è la netta diminuzione dei visitatori cinesi, da sempre il mercato di riferimento per la Thailandia. Nei primi cinque mesi del 2025, gli arrivi dalla Cina sono passati da 2,9 milioni nel 2024 a 1,9 milioni (The Washington Post, 2025; Bangkok Post, 2025). Il problema oggi è soprattutto di reputazione. Dopo alcuni episodi molto riportati – come il rapimento dell’attore cinese Wang Xing, portato in centri truffaldini oltre il confine birmano – molti cinesi percepiscono la Thailandia come un Paese poco sicuro (The Washington Post, 2025). Questa percezione ha avuto effetti reali. Un sondaggio di Dragon Trail International dell’aprile 2025 ha rilevato che solo il 19% dei viaggiatori cinesi ritiene la Thailandia sicura, rispetto al 26% di pochi mesi prima. Anche nei ranking globali si nota il crollo di fiducia: nell’Indice sullo sviluppo del turismo 2024 del World Economic Forum, la Thailandia è passata dal 86° al 102° posto in termini di sicurezza (Bangkok Post, 2025).

Debolezze strutturali del turismo thailandese
Oltre agli shock esterni, persistono problemi strutturali di lunga data. Le lamentele per truffe, prezzi differenziati e marketing turistico aggressivo sono ancora frequenti. I visitatori riportano sovrapprezzi nei taxi o biglietti d’ingresso più alti per gli stranieri rispetto ai locali nei siti culturali (The Washington Post, 2025). Inoltre, sono emerse gravi accuse di discriminazione razziale nei confronti di turisti provenienti da India, Africa, Medio Oriente e afroamericani, spesso respinti all’ingresso di bar e club, a differenza dei clienti bianchi o dell’Asia orientale. Le dichiarazioni razziste dell’ex Primo Ministro Thaksin Shinawatra contro modelle africane, durante un evento politico nel 2025, hanno ulteriormente danneggiato l’immagine internazionale del Paese (The Washington Post, 2025). Il modello turistico thailandese, un tempo basato su accessibilità, convenienza e accoglienza, è oggi percepito da alcuni come incoerente ed esclusivo.

Tentativi di diversificazione e ripresa
Le autorità turistiche thailandesi hanno adottato misure mirate per diversificare le nazionalità dei visitatori. Un esempio è l’India, che ha già generato oltre 1 milione di arrivi entro metà 2025, grazie all’ingresso senza visto per 60 giorni e a un processo di arrivo digitale migliorato (The Economic Times, 2025). La Tourism Authority of Thailand (TAT) ha investito in fiere del turismo, campagne con influencer e promozioni in diverse città indiane. Anche i mercati di lungo raggio, in particolare Europa e Medio Oriente, sono stati individuati come alternative promettenti. I turisti europei, in particolare, spendono in media più del doppio rispetto a quelli cinesi, rendendoli preziosi anche se in numero inferiore (Bangkok Post, 2025). Tuttavia, questi nuovi arrivi non compensano ancora le perdite economiche dovute al calo dei cinesi. L’ex governatore del TAT, Yuthasak Supasorn, ha spiegato che, sebbene ora la Malesia sia il primo paese di provenienza per numero di turisti, i visitatori malesi spendono molto meno rispetto ai cinesi. In media, servono due turisti malesi per generare lo stesso reddito di uno cinese (Bangkok Post, 2025).

L’impatto economico 
Le implicazioni di questa crisi sono profonde. Il turismo rappresenta circa il 20% del PIL thailandese. A inizio luglio, il Paese aveva accolto circa 17 milioni di turisti, ancora al di sotto dei livelli del 2024 (The Economic Times, 2025). Le previsioni sui ricavi sono state riviste al ribasso. Sebbene il TAT punti a 36 milioni di turisti internazionali nel 2026, le entrate previste sono di 1,63 trilioni di baht, ben al di sotto dei 1,9 trilioni del 2019 (Bangkok Post, 2025). I dati degli hotel offrono un quadro più preciso della crisi. A Phuket, ad esempio, il tasso di occupazione alberghiera a giugno 2025 è sceso al 59%, rispetto al 72% dello stesso mese dell’anno precedente. Anche le tariffe delle camere sono calate, segnale di un calo della domanda anche nelle mete più gettonate (Bangkok Post, 2025).

Riforme e prospettive future 
Sotto crescente pressione, il governo thailandese ha avviato diverse iniziative per ricostruire la fiducia e riposizionare il settore. Campagne come “Nihao-Sawadee”, mirate al pubblico cinese, e l’introduzione del “Safe Travel Stamp”, che certifica gli standard di sicurezza di hotel e imprese turistiche, sono alcuni esempi (The Washington Post, 2025).Nel frattempo, la tassa di ingresso per i turisti, inizialmente prevista per il 2025, è stata rinviata a metà 2026 per evitare un ulteriore calo degli arrivi (The Economic Times, 2025). Guardando al futuro, il TAT sta puntando su un turismo di alta qualità e basso impatto, sintetizzato nel nuovo tema per il 2026: “Healing is a New Luxury” (“La guarigione è il nuovo lusso”). La strategia segue le raccomandazioni di esperti come Yuthasak, che propone di passare da un modello “più per meno” a uno “meno per più”, privilegiando l’ottimizzazione dei ricavi, la capacità di carico e un’infrastruttura sostenibile, piuttosto che il turismo di massa (Bangkok Post, 2025).

Cosa ci aspetta il futuro?
Le difficoltà attuali del turismo in Thailandia non derivano solo da fattori economici esterni o fluttuazioni temporanee del mercato. Esse riflettono problemi sistemici più profondi, legati a sicurezza, inclusività, competitività e visione strategica. In un contesto regionale dove Vietnam, Malesia e Giappone offrono maggiore valore, sicurezza e facilità di viaggio, la Thailandia non può più permettersi di adagiarsi sulla reputazione di “Terra del Sorriso”. Per tornare a essere una destinazione globale di primo livello, il Paese dovrà affrontare le sue debolezze interne, avviare riforme concrete e posizionarsi strategicamente in base alle nuove esigenze del viaggiatore post-pandemia.

Opportunità per l’Italia e il ruolo della Thai-Italian Chamber of Commerce (TICC) 
Nell'ambito del rinnovamento del settore turistico thailandese, si aprono nuove opportunità per l’Italia, sia in termini di flussi turistici in entrata sia attraverso la promozione di collaborazioni istituzionali e imprenditoriali. L’Italia, con la sua forte tradizione nel turismo di qualità, sostenibile e culturale, può rappresentare un partner strategico per la Thailandia nella ridefinizione della propria offerta.  In questo scenario, la Thai-Italian Chamber of Commerce (TICC) gioca un ruolo chiave come ponte tra i due Paesi. Attraverso eventi promozionali, missioni commerciali e attività di networking, la TICC facilita l’interscambio tra operatori turistici italiani e thailandesi, incentivando investimenti, joint venture e la presenza di imprese italiane nel mercato locale. Infine, in un’ottica di diplomazia economica e culturale, la TICC favorisce la valorizzazione dell’eccellenza italiana (cibo, design, moda, wellness) all’interno dell’offerta turistica thailandese, contribuendo alla diversificazione e al riposizionamento del Paese verso un turismo più integrato.

 

(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)

Ultima modifica: Martedì 5 Agosto 2025
Lunedì 4 Agosto 2025

Andamento dell'export italiano verso gli USA – Giugno 2025

Il mese di giugno 2025 ha segnato un momento positivo per l’export italiano, in particolare verso i Paesi extra-UE, con gli Stati Uniti in prima linea tra i mercati trainanti. Secondo i dati ISTAT, le esportazioni verso gli USA sono aumentate del 10% su base annua, confermando il ruolo chiave del mercato statunitense per le imprese italiane.

Dinamiche settoriali: navi e oltre - L’incremento è stato favorito in parte dalle vendite straordinarie di grandi navi, un segmento a forte valore aggiunto che ha inciso sensibilmente sulle statistiche di giugno. Tuttavia, non si tratta solo di una fiammata occasionale: gli Stati Uniti rappresentano da tempo una destinazione consolidata per i beni industriali, il lusso, l’agroalimentare e il biomedicale italiani, settori dove il Made in Italy gode di una reputazione solida e crescente.

Il ruolo degli USA nell’export extra-UE - Nel complesso, l’export italiano verso i Paesi extra-UE è cresciuto del 4,3% rispetto al mese precedente, e gli Stati Uniti sono stati uno dei principali motori di questa performance, accanto a Regno Unito e Svizzera. In un contesto di rallentamento della domanda interna e segnali di debolezza in mercati come la Cina (-13,6%), il rafforzamento dei rapporti con gli USA assume un’importanza ancora maggiore.

(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas, Inc.)

Ultima modifica: Lunedì 4 Agosto 2025
Lunedì 4 Agosto 2025

Vola l'export Made in Italy verso la Svizzera: solo a giugno 2025 + 18,4%

La Svizzera si conferma mercato chiave per l’export italiano: +18,4% a giugno 2025. In un contesto geopolitico che premia il commercio verso i Paesi extra UE, la Svizzera si distingue come uno dei mercati più dinamici per le esportazioni italiane registrando, a giugno 2025, un incremento annuo del +18,4%. Un dato che supera di gran lunga la media dell’export verso altri paesi extra UE (+4,7%) e che conferma il ruolo centrale del mercato elvetico per le imprese italiane, soprattutto in un momento di crescente attenzione alla diversificazione dei mercati e alle alternative al mercato USA.

Export Made in Italy in crescita verso la Svizzera: traina il Nord Europa

Secondo i dati ISTAT, l’aumento dell’export Made in Italy verso la Svizzera è stato sostenuto in particolare dalla domanda di beni strumentali e beni di consumo non durevoli, due settori in cui le imprese italiane vantano un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Questo trend positivo si inserisce in un quadro più ampio di ripresa dell’interscambio commerciale con i paesi extra UE, dove le esportazioni sono cresciute del 6% su base mensile.

Opportunità per le PMI italiane

Per le PMI italiane, la Svizzera rappresenta un mercato strategico per diversi motivi:

  • Prossimità geografica e culturale, che facilita le relazioni commerciali;
  • Stabilità economica e normativa, ideale per investimenti a medio-lungo termine;
  • Domanda elevata di prodotti di qualità, in particolare nei settori manifatturiero, alimentare, moda e tecnologia.

 

Importazioni dalla Svizzera in calo: un’occasione per rafforzare la presenza italiana

Interessante notare che, a fronte dell’aumento dell’export italiano, le importazioni dalla Svizzera verso l’Italia sono diminuite del 14,1%. Questo squilibrio commerciale può rappresentare un’opportunità per le imprese italiane di rafforzare la propria presenza sul mercato svizzero, colmando eventuali vuoti lasciati da altri fornitori. La Svizzera, inoltre, grazie alla sua posizione geografica e al suo ruolo di hub finanziario e logistico, può fungere da ponte verso altri mercati internazionali, in particolare quelli dell’Europa centrale e dei Paesi del Nord.

I dati di giugno 2025 confermano quindi che la Svizzera non è solo un partner commerciale storico, ma anche un mercato in forte espansione per l’export italiano. Per gli imprenditori italiani, è dunque il momento ideale per investire in relazioni commerciali solide e durature con il mercato elvetico, sfruttando il vantaggio competitivo offerto dalla qualità del Made in Italy.

In linea tendenziale secondo le stime ISTAT, si apprende che, a giugno 2025, l’interscambio commerciale tra l’Italia e i paesi extra UE27 ha registrato una crescita congiunturale per entrambi i flussi:

  • Esportazioni: +6,0%
  • Importazioni: +5,1%

L’aumento dell’export è stato trainato principalmente dai:

  • Beni strumentali: +13,1% (inclusi mezzi di navigazione marittima)
  • Energia: +19,7%
  • Beni intermedi: +5,2%
  • Beni di consumo non durevoli: +1,8%

In calo invece i beni di consumo durevoli: -5,4%.

Non mancano dunque le opportunità di crescita per i rpoduttori di beni Made in Italy che vogliano guardare con fiducia e ottimismo ai mercati limitrofi, di rpossimità, come la Svizzera: alternative eccellenti e da non sottovalutare dopo l'imposizione dei dazi al 15% che spaventano e rischiano di far rallentare il mercato.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Lunedì 4 Agosto 2025