Domenica 26 Ottobre 2025
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Il fatturato complessivo nell’industria nella Repubblica di Serbia nel mese di aprile 2025 è diminuito dell’1,1% rispetto ad aprile 2024, mentre rispetto alla media del 2024 è aumentato del 3,2%. Osservando i singoli settori, nell’aprile 2025 rispetto all’aprile 2024, nel settore dell’estrazione mineraria si è registrato un calo del fatturato industriale del 19,3%, mentre nel settore dell’industria manifatturiera si è rilevato un calo dello 0,1%.
Osservando i mercati, nell’aprile 2025, rispetto allo stesso mese del 2024, il fatturato nell’industria sul mercato interno registra una diminuzione del 2,5%, mentre sul mercato estero un aumento dello 0,4%.
Nell’aprile 2025 sono stati rilasciati 2 316 permessi di costruzione, in calo del 14,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Del totale dei permessi rilasciati in aprile, l'84,5% si riferisce agli edifici e il 15, 5% ad altre costruzioni. Se prendiamo in considerazione solo gli edifici, l'82,3% sono i condomini e il 17,7% sono gli edifici non condominiali. Per quanto riguarda altre costruzioni, la maggior parte riguarda condotte, linee di comunicazione ed elettriche (70,0%).
Secondo i permessi rilasciati nell'aprile 2025 in Serbia, è stata registrata la costruzione di 2 796 appartamenti dalla superficie media di 75,1 m². Del numero totale degli appartamenti nei condomini nuovi, il 12,8% sarà costruito in edifici con un solo appartamento, con la superficie media di 141,9 m², mentre l’85,6% sarà in edifici con tre o più appartamenti, e la loro superficie media sarà significativamente inferiore, pari a 63,7 m².
Il valore previsto dei lavori di nuova costruzione nell’aprile 2025 rappresenta l’85,1% del valore totale previsto dei lavori. Osservando per regioni, la maggior attività edilizia è prevista nella regione di Belgrado, il 45,8% dal valore previsto dei lavori di nuova costruzione, seguita dalla regione della Srem (8,8%), dalla regione della Bačka Meridionale (8,3%) e dalla regione della Raška (4,2%), mentre la quota delle altre regioni varia dallo 0,2% al 3,6%."
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Serba)
La solidità dell'internazionalizzazione dell'economia spagnola si attesta a 7,03 punti su 10 nel 2024. È quanto emerge dall'Indice di Solidità dell'Internazionalizzazione (ISI), elaborato annualmente da amec, l'associazione per la promozione dell'industria internazionalizzata, che valuta un totale di 19 indicatori. L'ISI è aumentato del 12,6% nel corso del 2024, registrando il maggiore incremento da quando amec calcola questo indice. Questo buon risultato dell'ISI, che inverte il calo registrato nel 2023, riflette una solidità molto necessaria nell'attuale contesto di incertezza globale, in cui un settore estero più robusto consente di affrontare con maggiore resilienza le tensioni esterne.
Ascesa del settore estero spagnolo
Questo forte aumento del settore estero è in parte dovuto alla sostanziale ripresa dell'Indicatore delle Esportazioni nel corso del 2024. Nel corso dell'anno, il commercio mondiale ha già mostrato segni di ripresa, con una crescita del 2% che le imprese spagnole hanno saputo sfruttare. “Il 2024 è stato l'anno in cui molte aziende hanno raccolto i frutti delle decisioni prese nel 2022 e nel 2023, come la riorganizzazione delle catene di approvvigionamento e la scommessa su mercati alternativi”, ha spiegato Joan Tristany, direttore generale di amec. "Non possiamo parlare solo di vento favorevole senza valorizzare il fatto che le aziende hanno imparato a navigare con criterio. Hanno acquisito forza a livello internazionale grazie alla loro grande capacità di anticipazione e adattabilità, due fattori chiave della competitività aziendale". È proprio questa capacità di anticipazione e adattabilità delle aziende che ha permesso che l'impatto dell'attuale guerra dei dazi sia, per il momento, più contenuto.
Diversificazione aziendale e diversificazione geografica delle esportazioni
Il comportamento positivo di indicatori chiave come la diversificazione aziendale e la diversificazione geografica delle esportazioni. Sebbene le regioni tradizionali continuino a concentrare un volume importante delle esportazioni spagnole, nel 2024 si è verificata un'importante diversificazione delle stesse verso mercati come Asia, Africa e America Latina, rafforzando una struttura esportatrice più equilibrata e meno dipendente da determinati mercati. “Le organizzazioni che hanno consolidato la loro presenza internazionale negli ultimi anni e hanno diversificato i loro mercati e le loro strutture soffrono meno quando le regole del gioco vacillano”, ha affermato Tristany. “Un ISI più solido è una garanzia di fronte a un futuro incerto”, ha concluso.
Investimenti all'estero e investimenti esteri
La crescita dell'ISI si spiega anche con il contributo positivo degli indicatori degli investimenti all'estero e degli investimenti esteri, che registrano i valori più alti dell'intera serie storica. “Sebbene ci troviamo in un contesto di calo dei flussi di investimento internazionale nelle economie tradizionali come Germania, Francia o Italia, la SPagna si consolida come destinazione preferenziale per il capitale globale a fronte della volatilità di altri mercati”, ha affermato Joan Tristany.
Peso del settore estero nell'economia
Infine, la crescita è sostenuta anche dal comportamento positivo e costante di alcuni indicatori strutturali che rafforzano la posizione internazionale dell'economia spagnola. L'indicatore della quota mondiale mostra che l'Spagna esporta più di quanto le spetterebbe in proporzione al suo PIL, il che dimostra una notevole competitività estera. D'altra parte, il peso delle esportazioni sul PIL si attesta al 37%, avvicinandosi al valore considerato ideale del 40%.
Allo stesso tempo, occorre prestare attenzione ad altri fattori, come il forte calo del numero di imprese esportatrici spagnole negli ultimi quattro anni, passato da oltre 235.000 nel 2021 alle attuali 132.000. "Questi dati devono far scattare un campanello d'allarme che spinga ad attuare politiche volte a invertire questa tendenza. È indispensabile rafforzare gli strumenti finanziari pubblici destinati all'internazionalizzazione e avanzare con decisione nella semplificazione burocratica", ha affermato Tristany.
Allo stesso tempo, preoccupa il ristagno di indicatori come quello degli esportatori regolari, che, oltre a diminuire nel 2024, ha subito un calo sostenuto negli ultimi anni. D'altra parte, anche l'indicatore dell'intensità tecnologica ha contribuito negativamente all'ISI 2024. "È fondamentale promuovere l'innovazione tecnologica e gli investimenti in settori ad alto valore aggiunto. Affinché l'industria spagnola internazionalizzata possa continuare a garantire stabilità alla nostra economia in futuro, dobbiamo garantire che si tratti di un'industria e di un'internazionalizzazione innovative, che ci assicurino di poter continuare a partecipare ampiamente alle catene del valore globali", ha affermato il direttore generale di amec.
Riduzione delle barriere
Un altro fattore che richiede particolare attenzione è l'indicatore delle barriere, uno degli elementi dell'ISI su cui è possibile intervenire direttamente attraverso le politiche pubbliche. Dato che le previsioni indicano una possibile diminuzione di questo indicatore, è indispensabile lavorare attivamente per evitare che le barriere tecniche, normative o tariffarie continuino a rappresentare un freno costante allo sviluppo del commercio internazionale. “È fondamentale che la Spagna e l'Europa rafforzino le capacità di negoziazione internazionale, garantendo che le nostre imprese possano competere a parità di condizioni in tutti i mercati”, ha concluso Joan Tristany.
Fonte: monedaunica.net
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna)
Nonostante il contesto geopolitico globale aggravato dalle incertezze legate ai dazi e alla conseguente volatilità economica, l’export Made in Italy dimostra un successo non scontato e lo fa anche in mercati di “prossimità”. Secondo i dati ISTAT relativi ai primi quattro mesi del 2025, le esportazioni italiane hanno raggiunto quota 213 miliardi di euro, registrando una crescita del +2,5% su base annua, nonostante una lieve contrazione in volume (-2,1%).
In questo scenario così articolato, è facile notare come la Svizzera si confermi un partner strategico di primaria importanza per l’export Made in Italy, distinguendosi come uno dei mercati esteri a più alta crescita. L’Italia rappresenta il quarto paese esportatore per la Confederazione Elvetica ma sono proprio i dati ad evidenziare questo strettissimo legame che vede i due paesi limitrofi giocare una partita dall’esito “win-win”.
Esportazioni Made in Italy in Svizzera: crescita a doppia cifra
Nel primo quadrimestre del 2025, sempre secondo gli osservatori più accreditati, l’export italiano verso la Svizzera è cresciuto del +13,1% rispetto allo stesso periodo del 2024, superando nettamente la performance di altri mercati chiave di riferimento, come:
Numeri che confermano il ruolo di top player rivestito della Svizzera non solo come mercato di sbocco privilegiato, ma anche come piattaforma logistica e commerciale di riferimento nel centro Europa.
L’interscambio commerciale tra Italia e Svizzera, nel primo trimestre 2025, ha raggiunto un valore complessivo di oltre 12 miliardi di euro, con un saldo attivo per l’Italia. Se siamo soliti ad immaginare agroalimentare, lusso e turismo come settori trainanti, dovremmo ricrederci di fronte ai dati che parlano di un ventaglio molto più ampio di asset strategici che conducono al successo del dato generale.
Tra questi troviamo settori trainanti dell’export includono:
La Confederazione, poggiando su pilastri quanto mai soliti e appetibili come stabilità economica e politica, la prossimità geografica e la forte domanda di prodotti ad alto valore aggiunto da parte di un pubblico mediamente alto spendente e soprattutto molto informato, rappresenta un mercato particolarmente attrattivo per le PMI italiane, disposte a rispondere efficacemente alle richieste del mercato anche con soluzioni ad hoc.
Si tratta di una serie di elementi che rendono il mercato elvetico particolarmente attrattivo per l’export Made in Italy, in grado di rispondere efficacemente alle richieste del mercato anche con soluzioni ad hoc. La proverbiale flessibilità italiana e gli investimenti in R&D pagano gli imprenditori che, sempre più spesso, guardano al territorio elvetico come ad un hub strategico per l’apertura di nuove opportunità di business, ma anche per rafforzare le proprie operazioni legate all’export con partner qualificati e formati.
Svizzera e Paesi UE: un dinamismo non scontato
Rispetto ai principali partner dell’Italia in UE, la Svizzera si distingue per una crescita più sostenuta dell’interscambio commerciale: mentre mercati limitrofi nella UE mostrano segnali di rallentamento o stagnazione, quello elvetico continua ad espandersi, offrendo opportunità concrete per le imprese italiane, che ne apprezzano anche il contesto normativo stabile e la burocrazia più snella.
Il ruolo della CCIS nel sostegno all’export Made in Italy in Svizzera
Il successo dell’export italiano in Svizzera è sostenuto da un’azione sinergica del Sistema Italia, che vede la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera come punto di riferimento per gli imprenditori interessati ad espandere i propri interessi commerciali. Accanto a lei enti come ITA (Italian Trade Agency), SACE, SIMEST, CDP che ricoprono un ruolo centrale nell’accompagnare le imprese italiane nei processi di internazionalizzazione.
La CCIS, con sedi a Zurigo, Ginevra e Lugano, offre servizi alle imprese di consulenza fiscale e legale, organizza eventi B2B e attività di networking, e supporta le aziende nella definizione di strategie di ingresso e posizionamento sul mercato elvetico, guida all'export verso il territorio elvetico con focus specifici nei settori della meccanica e dell'agroalimentare. Le relazioni consolidate con le istituzioni svizzere e italiane amplificano ulteriormente le opportunità per il Made in Italy e garantiscono alle PMI e agli imprenditori italiani l'occasione di fruire di opportunità studiate ad hoc, anche nell'ambito dell'e-commerce in Svizzera.
Per quanto riguarda la metalmeccanica, ad esempio, la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, organizza a Lugano il pirmo Forum Industriale Italo Svizzero. Un vero e proprio hub di networking qualificato che, nella prima edizione ha contato oltre 300 partecipanti alla conferenza di apertura e 150 buyer che si sono riversati nell'area B2B per incontrare le imprese italiane produttrici delle eccellenze di cui la Svizzera è acquirente.
Dati che testimoniano il continuo impegno della CCIS a favore della valorizzazione dell'export Made in Italy in Svizzera, anche nei settori più di nicchia, nei quali è indispensabile una profonda preparazione e conoscenza di ambo i mercati e una costante ricerca di mercato per garantire il corretto matching tra domanda e offerta. Per scoprire il Forum https://industrialforum.ch/il-settore-mem-in-svizzera-opportunita-per-le...
A metà tra identità e accoglienza, scoperta e ricerca. Il turista svizzero sceglie l’Italia ancora una volta e lo fa non solo per le proprie vacanze ma anche per week end lunghi nelle capitali del gusto. A Confermare la tendenza sempre più spiccata, e generalizzata, di abbinare al viaggio anche tour enogastronomici, viene ben dettagliata nel 1° Rapporto Turismo DOP, presentato a Roma dalla Fondazione Qualivita in collaborazione con Origin Italia e con il supporto del Masaf.
L’Italia si conferma leader europeo nel turismo enogastronomico grazie a un modello specifico identificato come “Turismo DOP”: un sistema integrato tra viaggio e valorizzazione delle tipicità enogastronomiche che attirano l’attenzione del pubblico e rappresentano un sistema che identifica e promuove le Indicazioni Geografiche (IG) come motore di sviluppo territoriale, culturale ed economico.
Un’offerta turistica autentica e sostenibile
Il Turismo DOP si fonda su ben 585 attività promosse da 361 Consorzi di tutela italiani, che raccolgono e rappresentano 597 prodotti DOP e IGP. L’offerta si articola in:
Secondo il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, “il turismo legato alle DOP e IGP è un asset strategico per lo sviluppo dell’Italia rurale e per la promozione delle nostre eccellenze agroalimentari”. Daniela Santanchè, Ministro del Turismo, durante la conferenza di presentazione del Rapporto Turismo di Fondazione Qualivita, ha sottolineato la necessità di promulgare una legge quadro specifica per il turismo enogastronomico, da abbinare ad una promozione internazionale coordinata.
Il turismo svizzero in Italia: un mercato chiave per il Turismo DOP
In questo quadro positivo, la Svizzera si conferma origine di flussi turistici rilevanti per l’Italia. Secondo i dati ENIT, su base Eurostat/Istat, nel solo 2022 (post covid) i turisti svizzeri hanno generato:
In linea generale, nel primo trimestre del 2025, nonostante un leggero calo generale del turismo in Italia (-1,1% arrivi, -0,4% presenze), la componente estera ha mostrato una crescita dello 0,6% nelle presenze, con una permanenza media di 3,48 notti per i turisti stranieri. Questo dato conferma la centralità del turismo internazionale ed in particolare di mercati ad alta capacità di spesa come la Svizzera.
Un’opportunità per i territori e le imprese italiane
L’interesse dei turisti svizzeri verso l’Italia è storicamente elevato e vede una predilezione per esperienze autentiche, legate al territorio e alla qualità. Percorsi ciclabili, visite guidate di nicchia in località lontane dalle mete blockbuster, degustazioni private o per piccoli gruppi in cantine e/o in aziende produttive autoctone, sono scelte rispetto a modalità di turismo di massa. Il Turismo DOP risponde perfettamente a questa domanda proprio per la vasta proposta di percorsi esperienziali che uniscono cultura, paesaggio ed enogastronomia Made in Italy.
Partendo da una attenta lettura del report sul Turismo DOC, le regioni italiane e il settore turistico locale possono cogliere un’opportunità concreta: intercettare il turismo svizzero attraverso l’offerta DOP, valorizzando le filiere locali e rafforzando la competitività delle destinazioni minori. In questo senso, il portale www.turismodop.it rappresenta uno strumento strategico per la promozione e la pianificazione dell’offerta mentre, la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera prosegue con azioni specifiche di valorizzazione dei territori italiani sul territorio elvetico, attraverso la costruzione di partnership strutturate con le Regioni italiane.
Ne sono un esempio gli accordi e i progetti sviluppati con la Regione Calabria, con i consorzi di tutela (ad esempio quello della Mozzarella di Bufala, del pomodoro pachino, del Vino Chiaretto e Bardolino, del Prosecco DOC): piani strutturati di promozione enogastronomica e territoriale (con aziende produttrici e prodotti DOC/DOP/IGP) dedicati alla Svizzera
Oltre agli eventi B2B c he si svolgono in Svizzera, CCIS mette a disposizione di aziende e territori anche la partecipazione alle attività di networking con la propria base associativa oppure progetti strutturati su più anni come quello sviluppato con la Regione Calabria.
Leggi la news completa di link: https://ccis.ch/turismo-dop-made-in-italy-la-svizzera-sceglie-litalia-de...
Link al Rapporto Turismo DOP: https://www.origin-italia.it/1-rapporto-turismo-dop/
In Italia erano da poco passate le 2 della notte tra il 21 e il 22 giugno, quando gli Stati Uniti, con un attacco mirato, coordinato e preciso, hanno colpito tre siti nucleari iraniani – Fordow, Natanz ed Esfahan – con bombe “bunker buster” trasportate da bombardieri B-2 partiti dal Missouri.
Le reazioni in Occidente
La NATO sta monitorando la situazione, mentre l’Unione Europea chiede urgentemente una de-escalation, esprimendo profonda preoccupazione”. È infatti già stata fissata per domani una riunione generale con i ministri degli affari esteri e della difesa di tutti gli stati membri.
Oltre alla preoccupazione per le conseguenze politiche, sotto i riflettori ci sono anche gli impatti economici immediati che potrebbero toccare energia e trasporti ma anche gli scambi internazionali, soprattutto nel caso in cui venisse confermato il blocco dello Stretto di Hormuz e la militarizzazione del Golfo Persico. In meno di 24 ore, il prezzo del petrolio ha superato gli 85$/barile, con un balzo del +14%, e il gas naturale europeo ha registrato un aumento del +9,7%.
La Svizzera
Sebbene non vi siano ancora dichiarazioni ufficiali da parte del Consiglio Federale svizzero, la stampa elvetica lascia intendere che Berna potrebbe assumere un ruolo di mediazione, come già avvenuto in passato nei negoziati sul nucleare iraniano (ad esempio, negli accordi di Ginevra del 2013).
La Svizzera, che rappresenta gli interessi diplomatici degli Stati Uniti in Iran dal 1980, potrebbe quindi assumere un ruolo rilevante ed essere identificata come l’attore in grado di facilitare un canale di dialogo tra le parti. Non vanno però trascurati i dettagli raccontati da Swissinfo.ch, il portale d’informazione internazionale della SSR, che evidenzia anche la preoccupazione per le ripercussioni internazionali.
La stampa svizzera collega quindi l’instabilità geopolitica ai rischi per l’approvvigionamento energetico e per la stabilità dei mercati.
Il mercato svizzero paradiso sicuro per l’export italiano
Un dato che può avere molteplici interpretazioni ma che potrebbe anche ricordare agli imprenditori italiani, impegnati su mercati che risultano sempre più inavvicinabili, l’opportunità di affacciarsi con determinazione oltralpe, rispondendo alla domanda interna di forniture affidabili e di qualità, in particolare nei settori più attenzionati dai buyer elvetici, ovvero:
A testimoniare queste opportunità è la stessa stampa elvetica (in particolare RSI, Swissinfo.ch) che sottolinea la preoccupazione per l’escalation, ma anche la volontà di rafforzare la resilienza economica interna e le relazioni con partner europei affidabili, come l’Italia.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Il settore del turismo di Hong Kong si sta finalmente riprendendo dagli effetti della pandemia da Covid-19 dell’ormai lontano 2020. Infatti, dopo una sbalorditiva crescita dei visitatori nel 2023, passata da circa 600.000 visitatori nel 2022 a più di 33 milioni nel 2023, il numero dei turisti è aumentato di un ulteriore 11 milioni nel 2024. I primi quattro mesi del 2025 sono stati promettenti, facendo sperare che il 2025 possa raggiungere i livelli pre-pandemia, in cui i visitatori annui si attestavano tra i 50 e i 60 milioni. Tra gennaio ed aprile 2025 i turisti hanno raggiunto quota 16 milioni, registrando un + 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Inoltre, solo nel mese di aprile, il numero dei turisti si è attestato a quasi 4 milioni, equivalente a un +13% rispetto ad aprile 2024.
Gran parte del turismo di Hong Kong proviene dalla Cina continentale. Nel 2024 la quota di turisti cinesi si è attestata intorno al 77%, scendendo al 75% nel periodo tra gennaio ed aprile 2025. Non è quindi un caso che la città stia cercando di rafforzare le partnership con la Cina continentale, come dimostra la recente iniziativa con la provincia di Jilin. Durante un evento congiunto a Hong Kong, sono stati firmati accordi tra 10 agenzie turistiche delle due regioni per stimolare 50,000 viaggi turistici bilaterali. Inoltre, Jilin - famosa per la produzione di ginseng - sta sfruttando il ruolo di Hong Kong come hub per promuovere a livello internazionale i suoi prodotti e le sue attrazioni culturali, tra cui oltre 60 stazioni sciistiche e destinazioni naturalistiche di alto livello.
Il boom del turismo, tuttavia, non è privo di criticità strutturali. L'aumento dei visitatori ha esacerbato il problema del sovraffollamento in quartieri come Tsim Sha Tsui e Sai Kung, con un impatto diretto sulla qualità della vita dei residenti e un aumento dei prezzi al consumo fino al 15% in alcune aree urbane. A ciò si aggiunge la cronica carenza di spazi pubblici accessibili: Hong Kong offre appena 2 metri quadrati pro capite di spazio urbano utilizzabile, ben al di sotto degli standard di città come Tokyo (5.8 m2 per persona) e Singapore (7.4 m2 per persona). Inoltre, la strategia turistica della città manda segnali contrastanti, essendo divisa tra offerte di lusso e pacchetti a basso costo che rischiano di compromettere la qualità dell'esperienza per i visitatori e la reputazione internazionale di Hong Kong.
In risposta a queste sfide, il governo ha avviato una serie di interventi strategici e progettuali. La Development Blueprint for Hong Kong’s Tourism Industry 2.0 promuove un modello più sostenibile, puntando su turismo “di valore” che trovi un bilanciamento tra l’interesse economico e il benessere dei residenti. Coerentemente con questa visione, il Working Group on Developing Tourist Hotspots ha annunciato nel maggio 2025 nove progetti pilota distribuiti in diversi distretti della città, attuando il concetto del “tourism is everywhere” (il turismo è dappertutto).
Tra le iniziative più rilevanti figurano la valorizzazione del turismo industriale “Made in Hong Kong”, l’apertura al pubblico dell’ex stazione di polizia di Yau Ma Tei, il rilancio culturale di Old Town Central e Kowloon City con percorsi artistici e realtà aumentata, e lo sviluppo del turismo naturalistico con i percorsi escursionistici dei cosiddetti “Four Peaks”. Parallelamente, saranno riqualificati spazi pubblici come Victoria Park e il molo ferroviario di Hung Hom, per offrire ai turisti nuove aree verdi e panoramiche nel cuore della metropoli.
Con un budget dedicato di oltre HK$1,2 miliardi assegnato alla Hong Kong Tourism Board, e una spinta verso eventi culturali di alto profilo, Hong Kong punta a riconquistare una posizione distintiva nel panorama turistico asiatico, rivalutando la propria identità storica di “Riviera d’Oriente” e cercando un equilibrio tra crescita economica, benessere urbano e qualità dell’esperienza turistica.
Fonti:
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)
Il 6 giugno 2025, a Palazzo Chigi, la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il Presidente argentino Javier Milei hanno compiuto un passo importante nel rafforzamento delle relazioni bilaterali, adottando il Piano d’Azione Italia‑Argentina 2025‑2030, un documento strategico che mira a intensificare la cooperazione nei settori della politica, sicurezza, economia, cultura, ambiente e spazio.
Durante l’incontro, è stato firmato anche un memorandum d’intesa tra YPF, compagnia petrolifera statale argentina, ed ENI, multinazionale italiana attiva in oltre 60 paesi, per lo sviluppo del progetto “Argentina LNG-Liquefied Natural Gas”, che prevede la produzione, liquefazione e esportazione di gas naturale liquefatto da Vaca Muerta, uno dei principali giacimenti non convenzionali al mondo. YPF ed ENI, collaboreranno per raggiungere una capacità di esportazione fino a 30 milioni di tonnellate annue entro il 2030.
L’intesa rappresenta non solo un’opportunità economica significativa — si stima un potenziale di esportazioni per oltre 100 miliardi di dollari in vent’anni — ma anche un importante segnale politico. Meloni e Milei hanno sottolineato l’impegno congiunto per la pace in Ucraina, il rafforzamento delle relazioni tra l’Unione Europea e il Mercosur e la lotta contro la criminalità organizzata e il traffico di esseri umani.
Questo incontro segna una nuova fase nei rapporti tra Italia e Argentina, due Paesi uniti da storici legami culturali, sociali ed economici. Con questa intesa, si apre un orizzonte di cooperazione solida, strategica e proiettata verso il futuro.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Il mercato del vino italiano risulta essere ancora il più attrattivo per il consumatore tedesco. Secondo i dati riportati dal Deutsches Weininstitut (DWI), nel 2024 il vino italiano occupava la maggior quota di mercato in Germania con il 18%, seguito da Spagna con il 14% (-1% rispetto all’anno precedente) e dalla Francia con l´11% (+1%). Il mercato tedesco del vino, sempre secondo l’istituto, ha registrato nel 2024 una flessione del 4% in termini di volumi di vendite e del 5 % in termini di fatturato. A soffrire maggiormente sono i produttori locali, registrando un calo del 5% nelle vendite e del 6% nel fatturato, a causa della concorrenza dei prodotti importati, spesso venduti a prezzi più bassi (4,72 €/l contro 3,72 €/l).
In Germania c’è stato un sorpasso dei vini importati rispetto a quelli di produzione autoctona (il 43 % è la quota di mercato dei vini italiani, spagnoli e francesi contro il 41 % di quelli tedeschi).
Abitudini di consumo: Sempre secondo il DIW, il consumo medio pro-capite si attesta a 22,2 litri, con una riduzione del 4% tra il 2024 e il 2023.
Il calo è dovuto al cambiamento delle abitudini dei consumatori tedeschi, sempre più attenti al consumo di alcol, e alla crescita dei prodotti a basso o nullo contenuto alcolico, le cui vendite sono aumentate dell’86%, anche se rappresentano solo l’1,5% del mercato.
Tuttavia, è opportuno segnalare la presenza di due tendenze contrapposte, se da un lato vi è un minore consumo, dall`altro aumenta la propensione dei consumatori verso prodotti di qualità e, soprattutto, sostenibili, con una crescita della domanda di vini biologici.
Target commerciale: Secondo Food Fairs, l´80% degli acquisti è ad opera dei baby boomers (nati tra il 1946 e il 1964) e della Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980). Tuttavia, è da registrarsi una tendenza all’aumento anche tra i Millenials e tra la Generazione Z.
Canali di vendita: A dominare il mercato, secondo il DWI, sono i rivenditori “tradizionali”, il 64% del totale, di cui il 37% sono discounter e il 27% è costituito da negozi specializzati e attività commerciali al dettaglio. L’e-commerce cresce lentamente, con una quota del 13% mentre il 21% delle vendite avviene direttamente tramite le cantine (wineshop fisici e online).
Previsioni future e consigli utili:
Nonostante la contrazione dei consumi registrata nel 2024, la Germania si conferma un mercato strategico per l’export vinicolo italiano. I vini italiani sono i più richiesti tra quelli importati, un segnale positivo per chi vuole avviare o rafforzare la propria presenza nel Paese. Tuttavia, il cambiamento nelle abitudini dei consumatori, ormai più attenti al consumo moderato, alla sostenibilità e ai vini no/low alcohol richiede un adattamento dell’offerta.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italo-tedesca di Monaco di Baviera - ITALCAM)
La Regione del Nord Minas registra una crescita significativa nelle esportazioni e importazioni con l’Italia, distinguendosi come polo strategico per il commercio internazionale
Il Nord dello Stato di Minas Gerais si sta posizionando come un polo strategico nelle relazioni commerciali tra il Brasile e l’Italia, con un’analisi recente che evidenzia l’enorme potenziale di crescita e collaborazione tra le due regioni.
L’economia del Nord di Minas, che comprende settori solidi come agricoltura, industria e servizi, crea un ambiente favorevole agli investimenti internazionali. Grazie a un’infrastruttura efficiente e a politiche di incentivo allo sviluppo, la regione si distingue per la sua capacità di attrarre e sostenere grandi imprese. La vicinanza a importanti centri urbani facilita anche la logistica, garantendo una rapida distribuzione dei prodotti.
Negli ultimi cinque anni, la partecipazione del Nord di Minas sul totale esportato da Minas Gerais verso l’Italia si è mantenuta intorno al 2%. Dal 2022, questa partecipazione è cresciuta gradualmente, raggiungendo il 4% nel primo semestre del 2024, il livello più alto nel periodo analizzato.
Nel 2023, il flusso commerciale (esportazioni e importazioni) tra il Nord di Minas e l’Italia ha raggiunto i 27 milioni di dollari, il miglior risultato degli ultimi sei anni. Le esportazioni hanno totalizzato 19,8 milioni di dollari, una crescita del 67% rispetto al 2022. Nel primo semestre del 2024, le esportazioni hanno raggiunto 16,9 milioni di dollari, con un aumento del 58% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La media di crescita delle esportazioni degli ultimi cinque anni è stata del 26%, indicando un consolidamento delle vendite dal Nord di Minas verso l’Italia.
I principali prodotti esportati dal Nord di Minas verso l’Italia includono:
Nel 2023, le importazioni dal Nord di Minas dall’Italia hanno totalizzato 7,2 milioni di dollari, una leggera diminuzione dell’1,8% rispetto al 2022. Nonostante ciò, il valore accumulato è in linea con la media degli ultimi anni.
Nel primo semestre del 2024, le importazioni hanno già raggiunto i 7,9 milioni di dollari, con un aumento del 180% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mostrando segnali promettenti di ripresa.
I principali prodotti importati dal Nord di Minas dall’Italia includono:
Il Nord di Minas mantiene una relazione commerciale in avanzo con l’Italia, con saldi positivi costantemente superiori ai 2 milioni di dollari negli ultimi anni. Nel 2023, l’avanzo è stato di 12,5 milioni di dollari, il miglior risultato degli ultimi anni.
Il rafforzamento delle relazioni commerciali tra il Nord di Minas e l’Italia promette di continuare a portare significativi benefici economici a entrambe le regioni. La Camera di Commercio Italiana di Minas Gerais continuerà a promuovere iniziative che stimolino questa relazione, contribuendo allo sviluppo economico regionale e all’inserimento delle imprese mineire nel mercato internazionale.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Minas Gerais)
Con un investimento di oltre 7,7 miliardi di corone danesi, la Danimarca si appresta a realizzare la sua più importante riforma sanitaria degli ultimi vent’anni, puntando a riequilibrare la distribuzione dei medici specialisti su tutto il territorio nazionale.
Secondo la Ministra della Salute Sophie Løhde, il nuovo accordo di primavera (forårsaftale) rappresenta un passo decisivo per attuare la riforma approvata nel novembre 2024.
“Abbiamo bisogno di più medici dove ci sono più pazienti. Per questo stiamo espandendo la medicina generale in modo storico”, ha dichiarato.
POCHI MEDICI, MALE DISTRIBUITI
Come in molte economie avanzate, anche in Danimarca si registra una carenza cronica di medici specialisti, con forti squilibri tra città (Copenaghen, Aarhus, Odense) e aree periferiche. Secondo l’Associazione Medica Danese, mancano circa 2.000 specialisti.
Dal 2026 verranno formati 1.270 specialisti all’anno (130 in più rispetto a oggi): un record nazionale. Particolare attenzione sarà rivolta a medicina generale, psichiatria e geriatria.
TECNOLOGIA, REGIONI E INFRASTRUTTURE
Un aspetto chiave della riforma è il trasferimento di competenze sanitarie dai comuni alle regioni, che riceveranno 4,2 miliardi di DKK per gestire i nuovi compiti.
A questi si aggiungono 3,5 miliardi di DKK destinati a infrastrutture, digitalizzazione e tecnologia medica, con l’obiettivo di migliorare l’accesso alle cure anche nelle aree meno servite del Paese.
Tra le novità più rilevanti dell’accordo vi è la possibilità, da parte delle autorità regionali, di intervenire più direttamente nella distribuzione geografica dei medici. In concreto, le regioni potranno limitare l’apertura di nuovi ambulatori in aree già sature, come le grandi città, e incentivare (o addirittura vincolare) l’assegnazione di nuovi medici alle zone periferiche o carenti. L’obiettivo è evitare che i professionisti si concentrino esclusivamente nei centri urbani, lasciando scoperti ampi territori rurali o di difficile accesso.
Questa misura ha sollevato perplessità da parte dell’Associazione Medica Danese, che ha espresso preoccupazione per le implicazioni che un sistema di assegnazione vincolata potrebbe avere sulla libertà professionale. Secondo l’organizzazione, limitare la mobilità e la possibilità per i medici di scegliere liberamente dove lavorare non è una soluzione strutturale al problema della carenza, e rischia anzi di rendere la professione meno attrattiva.
“Non si risolve la mancanza di medici impedendo loro di decidere dove stabilirsi” ha dichiarato un portavoce, sottolineando che servono incentivi concreti, migliori condizioni di lavoro e un ambiente professionale sostenibile per rendere le aree meno centrali realmente competitive nell’attrarre specialisti.
UN INVESTIMENTO STRUTTURALE PER UN SISTEMA SANITARIO PIÙ MODERNO
La riforma sanitaria della Danimarca rappresenta non solo un intervento sulla salute pubblica, ma una scelta politica ed economica di lungo periodo. Più che un semplice aumento di risorse, si tratta di una ridefinizione delle priorità nazionali, in cui salute, innovazione tecnologica e coesione territoriale diventano pilastri della competitività del Paese.
Il nuovo modello punta a creare un sistema sanitario più resiliente, con infrastrutture moderne, servizi digitali evoluti e una presenza capillare di medici anche nelle aree periferiche. In questo scenario, le imprese attive nei settori della sanità, della tecnologia, dell’edilizia e dei servizi pubblici troveranno un contesto dinamico, aperto alla collaborazione e orientato all’efficienza.
La Danimarca si distingue così in Europa per la sua capacità di integrare politiche sociali e sviluppo economico, offrendo un ambiente stabile, inclusivo e favorevole all’innovazione. È un esempio di come investire nel benessere collettivo possa generare valore anche per il tessuto produttivo, creando nuove opportunità di crescita e partnership nel medio e lungo termine.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Un nuovo studio pubblicato dalla Boston Consulting Group, commissionato dalla città di Dallas, rilancia con forza il potenziale economico del progetto di treno ad alta velocità tra Dallas e Houston, stimando un impatto annuo di 5 miliardi di dollari sul PIL della Contea di Dallas dal 2029 al 2050.
Lo studio, frutto di oltre sei mesi di analisi, prevede anche la creazione di oltre 28.000 nuovi posti di lavoro in Texas, rafforzando ulteriormente la posizione dei sostenitori del progetto, che lo vedono come motore strategico di crescita urbana e occupazionale per tutto il Nord dello Stato.
Secondo il report, il treno proposto – che collegherebbe Dallas e Houston in circa 90 minuti – potrebbe attrarre tra i 3 e i 6,5 milioni di passeggeri già nel suo primo anno completo di attività, previsto per il 2035. La costruzione dovrebbe durare tra gli 80 e gli 86 mesi, una volta completata la fase di pianificazione nel corso del 2025.
Il rapporto indica che l’impatto economico dipenderà in larga parte dal tracciato definitivo della linea ferroviaria attraverso Dallas, anche se non è stato possibile quantificare con precisione il ritorno sull’investimento, in parte a causa del recente ritiro dei fondi federali per il progetto.
Nonostante gli ostacoli legislativi incontrati negli ultimi anni a livello statale, il documento rappresenta la proiezione economica più favorevole mai realizzata per il progetto, offrendo nuove speranze per il suo rilancio.
Il 4 giugno 2025, il Presidente Donald Trump ha annunciato un aumento dei dazi sulle importazioni di alluminio e acciaio, portandoli dal 25% al 50% . Questa decisione, motivata dalla volontà di proteggere l'industria nazionale, ha suscitato preoccupazioni tra economisti e partner commerciali.
Effetti sul Mercato Statunitense
L'aumento dei dazi ha già avuto ripercussioni sul mercato interno:
Reazioni Internazionali
Il Canada, principale fornitore di alluminio e acciaio agli Stati Uniti, ha espresso forte preoccupazione. Il Primo Ministro Mark Carney è in contatto diretto con Trump per discutere la questione, mentre il sindacato canadese Unifor ha sollecitato misure di ritorsione immediate .
(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas, Inc.)
L'andamento dell'economia ceca nel primo trimestre del 2025 è stato più dinamico rispetto a quanto indicavano le prime stime. Lo comunica l'Ufficio di Statistica Ceco.
Il prodotto interno lordo è cresciuto nel primo trimestre dell'anno rispetto al 2024 del 2,2%. Si tratta di un miglioramento di due decimi di punto percentuale rispetto alla prima stima del Pil di fine aprile. La crescita rispetto al trimestre precedente è stata dello 0,8%, tre decimi di punto percentuale in più, di quanto indicava la prima stima.
A trainare l'economia ceca sono stati soprattutto gli incrementi dei consumi interni. I consumi delle famiglie hanno registrato un aumento rispetto a un anno fa del 2,5%, mentre quelli della pubblica amministrazione dell'1,9%. Gli investimenti sono rimasti lievemente negativi, mentre il contributo del commercio estero alla crescita è stata praticamente nullo.
Fonte e fonte fotografia: https://csu.gov.cz/rychle-informace/tvorba-a-uziti-hdp-1-ctvrtleti-2025
Praga è stata nel 2024 la quinta destinazione più gettonata al mondo per il turismo congressuale al mondo. Lo indica la classifica dell'associazione internazionale ICCA.
Lo scorso anno sono stati organizzati a Praga 5139 eventi congressuali, circa il 5% in più rispetto all'anno precedente. Il dato è ancora inferiore ai livelli pre pandemia covid-19. I settori più frequenti sono le scienze mediche, le telecomunicazioni o l'IT. “Lo scorso anno gli eventi congressuali a Praga hanno attratto più di 804.000 partecipanti” ha indicato il direttore generale di Prague Convention Bureau Roman Muška. Davanti a Praga si sono piazzate lo scorso anno Vienna, Barcellona, Lisbona o Singapore.
A livello nazionale la Repubblica Ceca è arrivata al 21simo posto. Si stanno rafforzando anche alcune destinazioni congressuali ceche fuori Praga. Ad esempio Brno ha fatto in un anno un balzo di 30 posizioni alla 112sima posizione mondiale.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)