Giovedì 11 Dicembre 2025
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Negli ultimi giorni, il baht thailandese si è rafforzato fino a raggiungere 31,58 per un dollaro, il suo valore più alto degli ultimi quattro anni. Questo apprezzamento è stato alimentato principalmente dall’indebolimento del dollaro e dalle aspettative del mercato su un possibile allentamento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve statunitense. Inoltre, il baht ha beneficiato di una situazione interna relativamente stabile e di significativi afflussi di capitali esteri nel mercato obbligazionario thailandese, con investitori che hanno portato oltre 10 miliardi di baht in due soli giorni. Questo dimostra che la Thailandia continua ad attrarre la fiducia degli investitori internazionali, un aspetto positivo per la stabilità finanziaria del paese.
Gli esperti sottolineano però che un baht troppo forte può rappresentare un problema per gli esportatori, poiché riduce i margini di profitto sui prodotti venduti all’estero e può portare i produttori a rinviare ordini importanti. L’aumento della valuta influisce anche sui prezzi agricoli e sulle esportazioni alimentari, che potrebbero crescere solo del 3% o addirittura diminuire se la valuta continua a rafforzarsi.
Allo stesso tempo, il rapido apprezzamento non riflette interamente l’economia reale: gran parte è guidata da speculazioni su oro e criptovalute. La Thailandia possiede grandi quantità di oro, che, quando venduto in valuta estera e riconvertito in baht, crea una maggiore domanda di moneta locale e contribuisce all’aumento del tasso di cambio. Nonostante questi rischi, l’apprezzamento del baht ha anche lati favorevoli. Per esempio, i consumatori e gli importatori locali beneficiano di un potere d’acquisto più forte, perché la valuta più forte riduce il costo delle importazioni. Inoltre, l’afflusso di capitali esteri e la fiducia degli investitori indicano che la Thailandia rimane un paese attraente per gli investimenti finanziari.
Le autorità, tra cui la Bank of Thailand, sono pronte a intervenire per ridurre la volatilità e garantire che il baht non si discosti troppo dal suo valore reale, preservando la competitività delle imprese thailandesi sui mercati internazionali. L’obiettivo è trovare un equilibrio: mantenere il baht sufficientemente forte da proteggere il potere d’acquisto dei consumatori e attrarre investimenti, ma non così forte da penalizzare esportatori e agricoltori.
In sintesi, il momento attuale mostra una Thailandia attrattiva per gli investitori e con una valuta forte, ma anche con sfide significative per i settori export-oriented. La gestione della valuta e delle speculazioni sarà cruciale per assicurare una crescita equilibrata e sostenibile nei prossimi mesi.
La Thailandia continua a essere una meta strategica per le imprese europee che vogliono espandere le proprie operazioni nel Sud-Est asiatico, soprattutto in un contesto di instabilità economica globale. Secondo l’EU-Asean Business Council (EU-ABC), l’ASEAN si conferma per il terzo anno consecutivo come la regione con le migliori opportunità economiche per le aziende europee, superando India e Cina.
Nonostante le incertezze legate al commercio internazionale, la fiducia delle imprese europee nella regione rimane solida. Molte aziende prevedono di espandere le operazioni in paesi chiave come Vietnam, Indonesia, Malesia e Thailandia, anche di fronte alle tariffe statunitensi del 19-20%. Proprio a causa di queste tariffe, alcune aziende stanno valutando di rivedere o spostare le proprie catene di approvvigionamento e, in questo contesto, il Sud-Est asiatico è la destinazione principale, seguito da India, Europa e Cina.
Nonostante alcune sfide legate allo scenario globale e al ritmo dell’integrazione regionale dell’ASEAN, il quadro rimane fortemente incoraggiante. Dalla EU-Asean Business Sentiment Survey emerge che la grande maggioranza delle imprese europee intervistate guarda con fiducia al futuro della regione: circa l’80% delle imprese partecipanti al sondaggio ritiene che rafforzare il legame con l’ASEAN sia indispensabile per mantenere alta la competitività europea.
Le aziende sottolineano che un accordo commerciale UE-ASEAN rappresenterebbe un passo strategico per rafforzare i legami economici, ridurre ostacoli e costi e offrire alle aziende europee le stesse condizioni vantaggiose di cui già beneficiano partner come Giappone, Cina o Australia. In questo modo l’Europa potrebbe partecipare pienamente al dinamismo della regione e sfruttarne le enormi potenzialità. Come ha spiegato Chris Humphrey, direttore esecutivo dell’EU-ABC, le imprese europee restano fortemente orientate a crescere nel Sud-Est asiatico e, con un sostegno più deciso delle istituzioni europee, potrebbero sfruttare al massimo le enormi potenzialità di questo mercato in espansione.
In sintesi, l’ASEAN e in particolare la Thailandia offrono grandi prospettive di sviluppo per le imprese europee, ma per sfruttarle al massimo sono necessari passi concreti verso l’integrazione regionale e la rimozione delle barriere commerciali.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
Il mercato vinicolo australiano ha conosciuto negli ultimi anni una fase di profonda trasformazione, accelerata dalla pandemia ma consolidata nelle dinamiche successive. Secondo i dati Wine Australia 2024, il consumo interno si attesta stabilmente intorno ai 27 litri pro capite annui, con una crescita significativa dei segmenti premium e super premium, che rappresentano ormai oltre il 20% delle vendite complessive.
Parallelamente, si registra una progressiva riduzione del consumo di vino da tavola a basso prezzo, segno di una maggiore attenzione del consumatore alla qualità, all’origine e alla sostenibilità dei prodotti. L’interesse verso i vini biologici e a basso impatto ambientale è in forte espansione: le ricerche condotte da IBISWorld 2025 confermano che la categoria del vino biologico cresce a un ritmo superiore al 10% annuo, in linea con un orientamento sempre più marcato della popolazione australiana verso stili di vita salutistici e responsabili. In questo scenario, i vini europei, e in particolare quelli italiani, stanno assumendo un ruolo di primo piano.
Secondo i dati UN Comtrade e Wine Australia, l’Italia si colloca stabilmente tra i primi cinque Paesi fornitori di vino in Australia, con un valore di export che nel 2024 ha superato i 90 milioni di dollari australiani, evidenziando un trend positivo rispetto al periodo pre-pandemico. La forza del vino italiano nel mercato australiano risiede nella capacità di combinare riconoscibilità internazionale, autenticità territoriale e una gamma estremamente diversificata di prodotti: il Prosecco continua a guidare la crescita, trainato dall’interesse delle giovani generazioni e dalla popolarità del consumo “casual” e conviviale; i vini rossi toscani mantengono una forte posizione di prestigio, intercettando la domanda dei segmenti premium; i varietali autoctoni come il Nero d’Avola o il Montepulciano stanno trovando uno spazio sempre più rilevante, grazie alla loro versatilità e al fascino esercitato dalle tradizioni regionali italiane.
L’Italia rappresenta inoltre un partner privilegiato per l’Australia non solo dal punto di vista commerciale, ma anche culturale ed enogastronomico: il vino italiano si inserisce in un contesto in cui la cucina mediterranea è ormai parte integrante del lifestyle urbano australiano, con oltre un milione di cittadini di origine italiana che continuano a svolgere un ruolo di ponte tra i due Paesi.
Tale legame si riflette anche nelle collaborazioni istituzionali e promozionali, come dimostrano le iniziative organizzate dall’Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia e dall’Agenzia ICE, volte a rafforzare la percezione del vino italiano come simbolo di eccellenza e sostenibilità. Alla luce di queste dinamiche, le prospettive per i produttori italiani risultano particolarmente favorevoli: la presenza di un consumatore evoluto, disposto a riconoscere e premiare la qualità, rende l’Australia un mercato strategico su cui investire con politiche mirate di branding, storytelling e posizionamento di gamma. In un contesto globale sempre più competitivo, il vino italiano in Australia non è soltanto un prodotto commerciale, ma un ambasciatore di cultura, identità e stile di vita che rafforza le relazioni economiche e sociali tra i due Paesi.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
I leader mondiali discuteranno di clima, foreste ed energia pulita
Alla vigilia della 30ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP-30, le discussioni sul futuro del pianeta stanno prendendo piede! Temi essenziali come la riduzione delle emissioni, gli investimenti nelle energie rinnovabili, la salvaguardia delle foreste e della biodiversità e la giustizia climatica saranno al centro dell'incontro, che riunirà leader mondiali, scienziati e rappresentanti della società civile a Belém, Pará.
Tuttavia, questa battaglia ambientale dura da molto tempo e si è consolidata nel 1997. In quell'anno, un trattato internazionale ha stabilito impegni più severi per ridurre le emissioni di gas che aggravano l'effetto serra, ritenuto la causa dell'aumento anomalo della temperatura media del pianeta.
Il Protocollo di Kyoto, il primo accordo globale contro l'inquinamento, è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, stabilendo obiettivi di riduzione delle emissioni per i paesi sviluppati. Il suo nome deriva dal fatto che è stato firmato nella città giapponese di Kyoto.
La proposta prevedeva che i paesi più inquinanti promuovessero maggiori tagli alle proprie emissioni.
Almeno 30 nazioni industrializzate si sono impegnate a ridurre le proprie emissioni di gas nocivi di circa il 5% entro il 2012, rispetto ai livelli del 1990.
Alexandre Prado, responsabile dei Cambiamenti Climatici presso il WWF Brasile, il World Wildlife Fund, spiega come si è svolto questo processo.
Tra le altre innovazioni, l'accordo ha creato un mercato dei crediti di carbonio, in cui i paesi con emissioni ridotte hanno iniziato a guadagnare crediti e a venderli ai paesi più inquinanti.
Il Protocollo di Kyoto ha istituito un sistema rigoroso per il monitoraggio, la revisione e la verifica dell'accuratezza delle registrazioni di queste transazioni.
Il Protocollo ha inoltre aiutato i paesi ad adattarsi agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e ha facilitato lo sviluppo e l'implementazione di tecnologie per aumentare la resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici.
Secondo l'ambientalista Alexandre Prado, grazie al trattato internazionale, il Brasile ha compiuto progressi nella legislazione ambientale.
Nel 2015, il mondo ha compiuto un altro passo avanti sulle questioni climatiche. L'Accordo di Parigi ha sostituito il Protocollo di Kyoto ed è tuttora il documento in vigore. Nei suoi primi sette anni, non meno di 194 paesi hanno firmato l'accordo, impegnandosi a ridurre le emissioni per mantenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali.
Ora, ci si aspetta che tutte queste questioni, così come le discussioni sui finanziamenti per i paesi in via di sviluppo, acquisiscano importanza alla COP-30.
La proposta è di rafforzare gli obiettivi di decarbonizzazione, i progressi nella sostenibilità e l'economia verde stabiliti dall'Accordo di Parigi.
Tutto questo, in circa due mesi, quando si aprirà la COP-30. Tra il 10 e il 21 novembre, la Conferenza rivolgerà l'attenzione del mondo al Brasile settentrionale, che ospita un gioiello ambientale: la regione amazzonica, parte della più grande foresta pluviale tropicale del mondo.
Fonte: Rádio Agência | Agência Brasil
Indirizzi di San Paolo e Rio de Janeiro figurano nell'attuale edizione del premio italiano 50 Top Pizza World, tra cui una pizzeria di San Paolo tra le prime 3
Sei pizzerie brasiliane sono tra le 100 migliori al mondo. Anche San Paolo e Rio de Janeiro sono presenti nella classifica italiana 50 Top Pizza World 2025, che elegge ogni anno le migliori pizzerie del mondo. Il risultato è stato annunciato durante un evento a Napoli, l’8 settembre.
La pizzeria brasiliana più in alto nella classifica è Leggera Pizzeria Napoletana, al terzo posto. André Guidon dirige le attività di Leggera, che si estendono su due sedi a San Paolo, una a Perdizes e l'altra a Jardins. Il marchio si concentra sulla pizza napoletana, cotta nel forno a legna a 450°C con impasto a lievitazione naturale.
"È un onore salire sul palco con grandi maestri della pizza. Essere qui è incredibile", ha detto André durante la cerimonia.
Al 31° posto si piazza Ferro e Farinha, l'unica pizzeria di Rio de Janeiro in classifica. La pizzeria è guidata dallo chef Sei Shiroma, che ha iniziato a vendere pizze da un veicolo convertito in giro per la Città Meravigliosa. Oggi la pizzeria ha cinque sedi: a Botafogo, Ipanema, Barra da Tijuca e due a Leblon.
Al 36° posto, ex aequo: QT Pizza Bar e A Pizza da Mooca occupano entrambi la stessa posizione. Entrambi hanno sede a San Paolo. QT si trova nel quartiere di Cerqueira César, vicino a Oscar Freire, ed è gestito dall'imprenditore Matheus Ramos. Nel 2024, Ramos è stato nominato "Pizzaiolo dell'Anno" dallo stesso premio. A Pizza da Mooca ha tre sedi a San Paolo: a Mooca, a Pinheiros e una aperta lo scorso dicembre a Vila Mariana. Il marchio è gestito dallo chef Fellipe Zanuto.
Un altro rappresentante di San Paolo è presente nella lista: Unica Pizzeria, che si piazza al numero 50. Gestito da Mauro Clemente, il ristorante si trova a Campo Belo e punta sulla pizza napoletana come protagonista del menù.
Infine, la pizzeria Veridiana Pizzaria di San Paolo si classifica al 96° posto. Ha tre sedi, a Perdizes, Higienópolis e Jardins. Insieme, i ristoranti servono circa 30.000 clienti al mese nelle loro sale, oltre a circa 15.000 ordini di consegna a domicilio. Quest'anno, la pizzeria celebra il suo 25° anniversario attraverso collaborazioni con chef rinomati.
Ad aprile, la sezione regionale del premio, 50 Top Pizza Latin America, che premia le migliori pizzerie dell'America Latina, ha selezionato 25 locali nazionali per la sua classifica. In quell'occasione, la Leggera Pizzeria Napoletana è stata nominata Migliore Pizzeria dell'America Latina per la seconda volta consecutiva.
Le 10 migliori pizzerie del mondo
Delle prime 10 pizzerie nella classifica delle 50 migliori pizzerie del mondo 2025, cinque si trovano in Italia. Anche Brasile, Stati Uniti, Inghilterra e Giappone hanno delle rappresentanze.
Scopri di seguito le 10 migliori pizzerie della classifica 50 Top Pizza World 2025:
Secondo l'organizzazione, la classifica si basa sui voti degli ispettori anonimi coinvolti nell'assegnazione del premio, che pagano il conto come qualsiasi altro cliente. Vengono valutati i seguenti parametri: cibo, servizio, struttura, atmosfera, tempi di attesa, menu e bevande.
Consulta la classifica completa sul sito web dei premi.
Fonte: CNN Viagem & Gastronomia
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Il 1° gennaio 2023 è entrata in vigore in Germania la Legge sulla due diligence delle catene di fornitura (Lieferkettengesetz – LkSG), che impone alle imprese di prevenire violazioni dei diritti umani e ambientali lungo le proprie filiere. Sono soggette a tale legge le aziende con amministrazione centrale, sede principale, amministrativa o legale in Germania. Inizialmente l’obbligo si applicava alle imprese con almeno 3.000 dipendenti in Germania, soglia ridotta a 1.000 dal 1° gennaio 2024.
La LkSG si fonda su convenzioni internazionali e tutela sia i diritti umani (lavoro minorile, lavoro forzato, schiavitù, sicurezza sul lavoro, libertà di associazione, parità di trattamento, sfratti illegittimi), sia l’ambiente (divieto di utilizzo di mercurio e POP, gestione, importazione ed esportazione di rifiuti pericolosi).
Le imprese devono rispettare nove obblighi di due diligence, tra cui: gestione e analisi dei rischi, nomina di un responsabile per i diritti umani, dichiarazione di politica aziendale, misure preventive e correttive, procedure di reclamo, obblighi verso fornitori diretti e indiretti, oltre a documentazione e rendicontazione annuale al BAFA (Ufficio federale per gli affari economici e il controllo delle esportazioni).
Il 29 agosto 2025 il Ministero del Lavoro ha pubblicato un disegno di legge di modifica della LkSG, in vista del recepimento della Direttiva europea sulla due diligence di sostenibilità delle imprese (CSDDD). La novità principale è l’eliminazione dell’obbligo di rendicontazione previsto dalla LkSG, con effetto retroattivo. Restano però in vigore tutti gli altri obblighi, compreso quello di documentazione. L’obbligo di reporting annuale rimarrà invece valido per le imprese soggette alla CSDDD.
Un ulteriore elemento centrale delle modifiche proposte è la riduzione delle ipotesi di sanzioni pecuniarie.
In attesa del recepimento della CSDDD, la LkSG continua a rappresentare un passaggio fondamentale nel percorso della Germania verso una maggiore responsabilità delle imprese lungo le catene globali di fornitura. Le modifiche in discussione mostrano la volontà del legislatore di ridurre gli oneri burocratici e di venire maggiormente incontro alle esigenze delle aziende.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italo-tedesca di Monaco di Baviera - ITALCAM)
L’Italia si conferma un partner commerciale di primo piano per l’Australia nel settore agroalimentare, con esportazioni in costante crescita. Nel 2024, secondo i dati ISTAT e ABS, l’import australiano di prodotti alimentari italiani ha registrato un incremento del 9% rispetto all’anno precedente, superando i 980 milioni di AUD. Tra le categorie più apprezzate spiccano vino, pasta, olio extravergine di oliva e formaggi DOP come Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Gorgonzola. Questi prodotti si distinguono per qualità, autenticità e legame con il territorio, valori sempre più ricercati dai consumatori locali.
L'interesse per il Made in Italy è particolarmente forte nella fascia urbana e metropolitana, dove il consumatore australiano medio è attento a ciò che acquista: legge le etichette, conosce le certificazioni e premia le aziende che dimostrano trasparenza e impegno verso la sostenibilità ambientale. In questo contesto, crescono la domanda di prodotti biologici, a filiera corta e con packaging eco-friendly. Anche le scelte alimentari si evolvono: si affermano nuovi modelli di consumo flessibili, con una maggiore apertura verso alimenti plant-based, senza glutine o lactose-free, offrendo nuove opportunità per l’agroalimentare italiano.
A livello distributivo, la GDO (grande distribuzione organizzata) resta il canale dominante per i volumi, con catene come Woolworths, Coles e IGA che ampliano l’offerta di prodotti italiani, anche attraverso private label. Parallelamente, il canale Horeca (Hotel, Restaurant, Catering) continua a rappresentare uno spazio strategico per i prodotti premium, grazie alla presenza consolidata della cucina italiana nei ristoranti e pizzerie del paese.
Le nuove PMI italiane interessate al mercato australiano possono trovare spazio soprattutto in nicchie ad alto valore aggiunto, puntando su autenticità, storytelling e tracciabilità. È fondamentale scegliere con cura partner distributivi locali, investire in attività promozionali e presidiare fiere settoriali come Fine Food Australia o Melbourne Food & Wine Festival. Anche il canale digitale offre nuove possibilità: la presenza online, l’e-commerce diretto o tramite marketplace e una comunicazione mirata sono strumenti essenziali per costruire brand awareness e fidelizzare il consumatore australiano.
In uno scenario commerciale favorevole e in evoluzione, l’agroalimentare italiano può rafforzare ulteriormente la propria posizione, a patto di adattarsi alle specificità del mercato e valorizzare il proprio heritage in chiave contemporanea. Qualità certificata, sostenibilità e innovazione sono oggi le leve competitive più efficaci per cogliere le opportunità offerte dall’Australia.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Il calo drastico dei turisti cinesi, che rappresentavano il 70% della clientela, insieme all’aumento dei costi operativi, ha compromesso la stabilità del modello di business di King Power, colosso thailandese del duty-free. Tra gennaio e maggio 2025 i visitatori cinesi sono diminuiti di quasi un terzo, riducendo drasticamente i ricavi. Per questo, l’azienda è stata costretta a chiudere diversi punti vendita (a Samut Prakan, Pattaya, Mahanakhon e a Bangkok), valutando anche nuove ristrutturazioni.
Oltre al calo del turismo cinese, King Power è colpito anche dal cambiamento delle abitudini dei viaggiatori: i negozi duty-free non esercitano più l’attrattiva di un tempo, superati da nuove forme di acquisto online più convenienti e da stili di viaggio diversi. L’azienda ha persino chiesto di rinegoziare i contratti con Airports of Thailand per i negozi duty-free negli aeroporti principali, segnale che anche queste attività non sono più redditizie, cosa che ha sorpreso e preoccupato gli investitori.
Il CEO Nitinai Sirismatthakarn ammette che l’azienda deve ripensarsi, pur ribadendo che il core business resterà il duty-free.King Power sta puntando a diversificare le proprie attività, esplorando mercati specifici e sviluppando nuove collaborazioni e soluzioni innovative. Un piano strategico rivisto sarà presentato entro pochi mesi.
In sintesi, King Power si trova a un bivio: o riuscirà a reinventarsi adattandosi alle nuove condizioni globali, oppure rischierà di perdere il ruolo di leader nel travel retail thailandese. I prossimi mesi saranno decisivi per capire se rimarrà il “Re del Duty Free” o se verrà superata da nuovi concorrenti.
Anutin Charnvirakul è diventato il nuovo primo ministro della Thailandia dopo la rimozione di Paetongtarn Shinawatra, ex leader della coalizione di governo. La sua ascesa politica è stata lunga e strategica: negli ultimi anni Anutin ha consolidato il suo potere attraverso il partito Bhumjaithai, radicato nelle comunità agricole del nord-est del paese. Pur avendo ottenuto solo 70 seggi su 500 nelle elezioni, il partito ha giocato un ruolo chiave nelle alleanze di governo, bloccando l’ascesa del Partito Move Forward e partecipando a diversi governi di coalizione.
La notorietà di Anutin è cresciuta grazie al suo ruolo di ministro della salute, sia per la gestione della pandemia di COVID-19 sia per aver promosso la legalizzazione della cannabis nel 2022, che gli ha conferito un’immagine di politico innovativo e pragmatico. Proveniente da una famiglia influente, con studi in ingegneria negli Stati Uniti e una carriera nel settore imprenditoriale come presidente della società di costruzioni di famiglia, Anutin unisce competenze manageriali e connessioni politiche.
Ora, come primo ministro, dovrà affrontare sfide importanti: una crescita economica rallentata, tensioni con la vicina Cambogia dopo un recente conflitto al confine e la possibile instabilità politica interna. La sua esperienza e la rete di alleanze costruita nel tempo saranno determinanti per guidare la Thailandia in questo periodo delicato.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
Il valore complessivo dello scambio commerciale estero di merci della Serbia per il periodo gennaio–luglio 2025 ammonta a:
– 43.749,80 milioni di euro, con una crescita del 9,50% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
L’esportazione di merci, espressa in euro, ha raggiunto un valore di 19.322,60 milioni, con un aumento del 9,80% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
L’importazione di merci ha raggiunto un valore di 24.427,10 milioni, con un aumento del 9,30% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Espresso in euro, il deficit ammonta a 5.104,50 milioni, con un aumento del 7,80% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La copertura delle importazioni con le esportazioni è pari al 79,10%, superiore rispetto alla copertura registrata nello stesso periodo dell’anno scorso, che era pari al 78,80%.
Lo scambio commerciale estero di merci è stato maggiore con i Paesi con cui la Serbia ha accordi di libero scambio. I Paesi membri dell’Unione Europea rappresentano il 58,20% dello scambio totale.
Il secondo partner commerciale più importante sono i Paesi CEFTA, con i quali la Serbia registra un surplus commerciale di 1.823,10 milioni di dollari, risultato principalmente dell’esportazione di: cereali e derivati, veicoli stradali, petrolio e derivati, bevande, prodotti medici e farmaceutici.
Espresso in euro, l’esportazione verso i Paesi CEFTA è pari a 2.837,50 milioni, mentre l’import è di 1.192,70 milioni (un surplus di 1.644,80 milioni di euro e una copertura dell’importazione con l’esportazione pari al 237,90%).
Produzione industriale
La produzione industriale nel settore dell'industria di trasformazione è aumentata del 4,2% nel periodo gennaio–maggio 2025, rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre la produzione nel maggio del 2025 è aumentata del 7,0% rispetto al maggio del 2024. La maggiore crescita della produzione è stata registrata nella produzione di computer, prodotti elettronici e ottici e nella produzione di autoveicoli, del 23,6% e 18,2%, rispettivamente. Si è verificata una crescita del 10,2% nella produzione di metalli di base, e la produzione di mezzi di trasporto diversi da autoveicoli è aumentata del 5,1%, mentre il calo più significativo della produzione industriale è stato registrato nel settore della riparazione e installazione di macchinari e attrezzature (-21,3%).
Riserve
Nel maggio del 2025, rispetto al maggio del 2024, le riserve dei prodotti finali nel settore dell’industria di trasformazione sono aumentate del 5,6%. La maggiore crescita delle riserve è stata registrata nella produzione di autoveicoli (55,9%), e nella produzione di computer (47,7%). Al contrario, il maggiore calo delle riserve (del 9,1%) è stato registrato nella produzione di altri macchinari e attrezzatura.
Prezzi
I prezzi alla produzione dei prodotti industriali nel settore dell’industria di trasformazione nel periodo gennaio–giugno 2025 sono aumentati del 0,7%, rispetto allo stesso periodo del 2024, e nel giugno 2025, rispetto al giugno 2024, i prezzi sono aumentati del 1,1%. I prezzi della produzione di metalli di base sono diminuiti di 1,6%, mentre nella produzione di autoveicoli e prodotti elettronici sono aumentati del 5,5% e 5,1%, rispettivamente.
Occupazione
Nel primo trimestre del 2025 sono stati registrati 199.085 occupati nell’industria metalmeccanica e elettrica, nelle miniere di metallo e nella matellurgia. Il numero maggiore di occupati è stato registrato nella produzione di autoveicoli (66.401), con una diminuzione del 3,0% rispetto all’anno scorso. Al contrario il numero minore di occupati è stato registrato nella produzione di altri mezzi di trasporto (2.509). Il maggiore aumento interannuale del numero di occupati in un settore è stato registrato nella riparazione e montaggio di macchinari e attrezzature (8,5%), e nella produzione di altri mezzi di trasporto (2,5%).
Retribuzione
Nel periodo gennaio–aprile 2025, la maggiore retribuzione media è stata registrata nella produzione di metalli di base (170.934 din) con una crescita nominale del 15,8%, mentre nello stesso periodo le retribuzioni nel settore indicato sono aumentate in termini reali del 10,9%. Le retribuzioni inferirori sono state regitrate nella produzione di prodotti di metallo (inferiori del 13,6% rispetto alla media in Serbia) e di altri mezzi di trasporto (inferiori del 12,5% rispetto alla media).
Scambio commerciale estero
Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, nel periodo gennaio–maggio 2025, le esportazioni di metallo, prodotti di metallo, attrezzatura elettrica, macchinari, autoveicoli e altri mezzi di trasporto sono ammontate a 5,5 miliardi di euro (39,7% delle esportazioni totali della Repubblica di Serbia). Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, è stata registrata una crescita del 16,7%. Nello stesso periodo, le importazioni hanno raggiunto 4,7 miliardi di euro (27,0% delle importazioni totali). È stato registrato un surplus nello scambio commerciale estero di 736,3 milioni di euro. La maggior parte delle esportazioni riguarda autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, per un valore di 1,7 miliardi di euro, con una crescita annua del 29,5%, così come i metalli di base (1,2 miliardi di euro, con una crescita del 9,0%). Il maggior deficit è stato registrato nel settore della produzione di macchinari e attrezzature non specificati, con 351,3 milioni di euro.
Investimenti diretti esteri
Secondo i dati preliminari della Banca Nazionale di Serbia, nel primo trimestre del 2025, il totale netto degli investimenti diretti esteri nella Repubblica di Serbia è ammontato a 712,4 milioni di euro. Nel primo trimestre del 2025 nella produzione di metallo, prodotti di metallo, attrezzatura elettrica, macchinari, autoveicoli e altri mezzi di trasporto, gli investimenti diretti esteri sono ammontati a 14,8 milioni di euro (una diminuzione di 11,3 volte rispetto allo stesso periodo del 2024). Il maggior afflusso è stato registrato nella produzione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (8,3 milioni di euro), nonchè nella produzione di computer (2,5 milioni di euro).
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Serba)
Dal primo gennaio del prossimo anno, per le aziende sarà obbligatorio segnalare gli infortuni sul lavoro esclusivamente per via telematica all'Ufficio dell'Ispezione Nazionale del Lavoro. L'ente statale trasmetterà poi i dati relativi all'infortunio agli altri enti pubblici. “In questo modo verrà ridotto in maniera significativa il carico burocratico”, ha sottolineato il Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali.
Tramite il sistema sarà inoltre possibile aggiornare i dati riguardanti l'infortunio. Le aziende hanno l'obbligo di segnalare immediatamente gli infortuni con esito fatale o con ricovero in ospedale di almeno cinque giorni.
Fonte: mpsv.cz
A dare l'impulso alla rivalutazione delle stime sono stati i nuovi dati sulla crescita nel secondo trimestre dell'anno. L'Ufficio di Statistica Ceco ha comunicato venerdì che il Pil è aumentato nel confronto anno su basse annuo del 2,6%. Si tratta di due decimi di punto percentuale in più rispetto alla prima stima di luglio. A contribuire alla crescita sono state soprattutto le spese delle famiglie e degli enti governativi.
UniCredit ha rivisto al rialzo l'attesa dell'aumento del Pil ceco a 2,2%. La stessa stima è stata pubblicata anche da Generali Investments CEE. “I dati del secondo trimestre indicano che la crescita annua potrebbe anche essere maggiore” ha indicato l'economista capo Radomír Jáč.
Fonte e foto: csu.gov.cz
La Repubblica Ceca ha le tasse patrimoniali tra le più basse tra i paesi sviluppati. Lo indicano i dati dell'OECD segnalati dal quotidiano E-15.
Il gettito delle imposte patrimoniali rappresenta in Repubblica Ceca lo 0,16% del Pil. Si tratta del secondo dato più basso dopo l'Estonia, dove il gettito è dello 0,15%. Le tasse patrimoniali sono particolarmente basse nei paesi ex comunisti.
Nel mix delle imposte patrimoniali è particolarmente significativa l'imposta sugli immobili. Rispetto al 2023, a cui fanno riferimento i dati dell'OECD, l'imposta sugli immobili in Repubblica Ceca ha registrato un generale aumento dovuto alle modifiche della suddivisione del gettito tra lo stato centrale e gli enti locali.
Fonte: oecd.org
Gli stipendi in Repubblica Ceca hanno registrato nel secondo trimestre di quest'anno un forte incremento. Lo ha indicato l'Ufficio di Statistica Ceco.
Lo stipendio medio ha registrato una crescita rispetto a un anno fa del 7,8%. Al netto dell'inflazione la remunerazione media dei dipendenti è aumentata del 5,3%, a 49.402 corone al mese. La cifra è da intendersi in lordo. Dall'inizio dell'anno l'aumento è stato di oltre il sette percento con incrementi più significativi nei settori dei servizi tecnici, professionali e scientifici, o nell'edilizia.
L'aumento registrato nel secondo trimestre è stato più forte di quello atteso dagli analisti. “In tutto l'anno l'aumento reale degli stipendi sarà di 4,5%, quindi lo stesso valore dello scorso anno” ha indicato l'analista economico capo di UniCredit Bank Pavel Sobíšek.
Fonte: csu.gov.cz
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Negli ultimi dieci anni l’Australia ha conosciuto una crescita significativa del proprio ecosistema di start-up tecnologiche, posizionandosi come un hub emergente per l’innovazione nella regione Asia-Pacifico. Tale sviluppo è stato sostenuto da politiche pubbliche orientate a stimolare la ricerca e l’imprenditorialità, da un crescente afflusso di capitali di rischio e da un forte collegamento con il sistema universitario nazionale. In questo contesto, settori ad alta intensità tecnologica come FinTech, AgriTech, MedTech e CleanTech hanno assunto un ruolo di rilievo, costituendo aree di grande interesse anche per le imprese italiane in cerca di internazionalizzazione (Austrade).
Il comparto FinTech rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’innovazione australiana. Sydney e Melbourne ospitano numerose start-up che operano nei pagamenti digitali, nella blockchain e nei servizi finanziari innovativi, favorite dalla spinta verso la digitalizzazione dei servizi bancari e dall’adozione di normative favorevoli alla concorrenza. Parallelamente, il settore AgriTech beneficia della posizione dell’Australia come uno dei principali esportatori agroalimentari al mondo, con start-up che sviluppano soluzioni per la gestione delle risorse idriche, la robotica agricola e l’agricoltura di precisione, in risposta a sfide legate al cambiamento climatico e alla sostenibilità.
Il settore MedTech, sostenuto da un sistema sanitario avanzato e da solide infrastrutture di ricerca, è caratterizzato da start-up impegnate nello sviluppo di dispositivi medici, biotecnologie e soluzioni digitali per la telemedicina. Anche il comparto CleanTech riveste un’importanza strategica, in un Paese che ha intrapreso una transizione energetica significativa: qui si moltiplicano le iniziative dedicate alle energie rinnovabili, all’efficienza energetica e alla gestione dei rifiuti. Tra i progetti di riferimento emerge EnergyLab (arena.gov.au), acceleratore specializzato nel supporto a start-up CleanTech, sostenuto dall’Australian Renewable Energy Agency (ARENA).
Un elemento distintivo dell’ecosistema australiano risiede nella presenza di acceleratori e incubatori di eccellenza. Tra i più rilevanti si segnalano Stone & Chalk (stoneandchalk.com.au), focalizzato su FinTech, cyber security e tecnologie emergenti, e Cicada Innovations (cicadainnovations.com), incubatore deep tech con oltre vent’anni di esperienza e partnership con le principali università australiane. Queste strutture offrono programmi di mentoring, accesso a reti di investitori e spazi per la sperimentazione, fungendo da catalizzatori per l’innovazione e il trasferimento tecnologico.
Il legame tra università e start-up è infatti un pilastro fondamentale del modello australiano. Le principali istituzioni accademiche, tra cui University of Sydney, University of Melbourne e Australian National University, promuovono laboratori di ricerca applicata, spin-off e programmi di collaborazione con l’industria. Questo ecosistema integrato rafforza la competitività delle start-up e contribuisce a creare un flusso costante di innovazione, valorizzando le competenze scientifiche e tecnologiche locali.
Per l’Italia, tale dinamica rappresenta una rilevante opportunità di partnership. Le start-up italiane, in particolare nei settori del design industriale, delle tecnologie applicate all’agroalimentare e delle soluzioni sostenibili, possono trarre beneficio da collaborazioni con controparti australiane attraverso programmi di co-innovazione, scambio di know-how e accesso congiunto a mercati terzi nella regione Asia-Pacifico. L’integrazione delle competenze italiane con l’ecosistema australiano può dunque generare sinergie virtuose, promuovendo la competitività internazionale e contribuendo alla costruzione di un ponte innovativo tra Europa e Australia.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Il settore farmaceutico italiano è tra i più avanzati d’Europa, con una forte vocazione all’export e una crescita costante negli ultimi anni. In questo contesto, il mercato canadese emerge come un’opportunità strategica per diversificare le esportazioni e consolidare la presenza internazionale delle aziende italiane.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana dell'Ontario Canada (ICCO Canada))