Giovedì 20 Novembre 2025
Vai al Contenuto Raggiungi il piè di pagina
Il governo dello Espírito Santo ha dato il via ufficiale al ParkLog BR/ES, il più grande investimento infrastrutturale nella storia dello stato, con un piano ambizioso che coinvolge l'armo pubblico-privato e mira a trasformare il territorio in un nodo logistico di portata nazionale e internazionale. Il progetto, localizzato ad Aracruz e in altri nove comuni limitrofi, mobiliterà oltre 12,3 miliardi di reais tra risorse pubbliche e private.
Nel corso della cerimonia di lancio, il governatore Renato Casagrande ha definito ParkLog BR/ES una svolta infrastrutturale capace di "collegare Espírito Santo al mondo", sottolineando l’importanza strategica e simbolica dell’iniziativa. Il modello di governance sarà innovativo: un dirigente del settore privato assumerà la gestione operativa e opererà sotto la supervisione di un consiglio paritetico pubblico-privato, garantendo così agilità decisionale ed efficienza gestionale.
Il vicepresidente Ricardo Ferraço ha evidenziato come il progetto intenda superare i limiti logistici attuali: attualmente Porto di Vitória e Porto di Vila Velha non sono accessibili a navi di grande stazza, costringendo al transhipment a Santos e innalzando i costi di logistica. ParkLog risolverà questo collo di bottiglia, aprendo nuove rotte dirette.
Sul fronte degli investimenti, lo stato ha stanziato 1,3 miliardi di reais con un ulteriore 1 miliardo già contrattualizzato; il settore privato ha già investito 4 miliardi e ne investirà altri 6, per un totale di 12,3 miliardi.
Il progetto non è un semplice porto, ma un vero e proprio ecosistema logistico-industriale multimodale, comprendente porti, ferrovie, aeroporti, infrastrutture viarie e la prima Zona di Processamento di Esportazione (ZPE) privata del Brasile. Il piano strategico è strutturato in sei pilastri tematici, articolati in 30 azioni prioritarie che includono l’espansione delle infrastrutture, l’innovazione, la sostenibilità e lo sviluppo professionale.
Tra le principali azioni immediate figurano: la duplicazione della BR-101, il completamento dei contorni stradali ad Aracruz, l’allungamento della rete ferroviaria fino a Piraqueaçu e il consolidamento operazionale dell'aeroporto di Linhares, oltre all'ampliamento della rete elettrica regionale.
L’impatto atteso supera i confini dello stato: ParkLog BR/ES è un contributo concreto alla riduzione del cosiddetto “Costo Brasil”, abbattendo i colli di bottiglia logistici che tradizionalmente frenano i flussi commerciali. Inoltre, il progetto rafforza il ruolo capixaba come piattaforma competitiva per il commercio estero, soprattutto nei settori agronegocolo, minerario e industriale.
I piani risultano orientati fino al 2035, con l’obiettivo di modernizzare i porti, rafforzare la governance condivisa e spingere sull’innovazione tecnologica e capacità professionale. Una parte delle infrastrutture è già destinata a entrare in esercizio entro il 2026. Questo approccio sancisce una fase di sviluppo strutturale, con possibilità concrete di nuovo slancio occupazionale e attrazione di investimenti esteri.
ParkLog BR/ES si configura come una pietra angolare nella trasformazione infrastrutturale dello Espírito Santo e del Brasile. Grazie a una governanza avanzata che unisce pubblico e privato, infrastrutture multimodali e una visione strategica di lungo termine, lo stato capixaba si erge a protagonista nella nuova mappa logistica nazionale. Il progetto non solo ammodernerà il sistema portuale e logistico, ma rilancerà le potenzialità competitive di un’intera regione, in un contesto globale sempre più interconnesso e sfidante.
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
IBGE punta a una crescita dello 0,39% in un anno
La popolazione brasiliana ha raggiunto i 213,4 milioni di abitanti il 1° luglio 2025. La stima è stata pubblicata il 28 agosto dall'Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE) e rappresenta una crescita dello 0,39% rispetto all'anno precedente.
La pubblicazione della stima della popolazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione è un obbligo della Corte Federale dei Conti e serve come base per il calcolo del Fondo di Partecipazione Statale e Comunale, dei trasferimenti di risorse dall'Unione alle entità federative.
Per arrivare alla stima della popolazione, l'IBGE utilizza il censimento più recente (2022) come punto di partenza ed effettua proiezioni annuali basate su dati quali i tassi di mortalità e natalità. Questi dati sono cruciali anche per gli indicatori economici e sociodemografici nei periodi tra un censimento e l'altro.
Nella pubblicazione, l'IBGE elenca le popolazioni di tutti gli stati, del Distretto Federale, delle regioni metropolitane e dei comuni. Una novità per il 2025 è l'inclusione di Boa Esperança do Norte, con 5.877 abitanti, nel Mato Grosso, il comune più giovane del Paese, che attualmente conta 5.571 città.
Secondo Marcio Minamiguchi, Responsabile Studi e Analisi delle Dinamiche Demografiche presso l'IBGE, il Brasile sta attraversando un periodo di crescita sempre più lento. "I risultati mostrano un rallentamento, già segnalato dal Censimento del 2022 e dalle Proiezioni Popolari", stima.
Secondo l'istituto, la popolazione brasiliana continuerà a crescere fino al 2041, raggiungendo i 220,43 milioni di abitanti, per poi diminuire a partire dal 2042. Nel 2070, si prevede che il Paese raggiungerà i 199,2 milioni di abitanti.
In evidenza
Controlla la popolazione di tutti gli stati:
Fonte: Agência Brasil
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
PIL Svizzero nel Secondo Trimestre 2025: crescita economica in lieve rallentamento è quanto emerge dalle ultime rilevazioni che fanno capire, al netto degli eventi sportivi, il lieve rallentamneto dell'economia elvetica. Si passa dalla crescita eccezionale dello 0.7% del primo trimestre allo 0.1% di questi tre mesi. Il settore industriale e le esportazioni sono i due asset che maggiormente pesano sull'andamento, mentre i servizi hanno mantenuto un trend positivo. Secondo l’ultima analisi congiunturale della SECO, l’introduzione di nuovi dazi doganali da parte degli Stati Uniti potrebbe indebolire ulteriormente la crescita economica, soprattutto nel 2026.
Settore industriale e commercio estero in calo
Nel secondo trimestre 2025, l’industria chimico-farmaceutica svizzera ha registrato una flessione del −4,8% causata proprio dalla riduzione delle esportazioni. Questo calo segue, tuttavia, ad un forte incremento nel trimestre precedente e quindi non tende ancora a preoccupare. Anche gli altri comparti industriali hanno mostrato lievi segnali negativi, con una contrazione complessiva del settore manifatturiero pari al −2,4% e una diminuzione delle esportazioni del −2,7%. Anche le importazioni sono calate del −3,7%, dopo un forte aumento nei primi tre mesi dell’anno.
Servizi trainati dalla domanda interna
La domanda interna si è dimostata stabile, segnando un +0,1%, sostenendo in modo significativo il settore dei servizi. I consumi privati sono aumentati del +0,3%, con una spesa maggiore per alimentari, salute e servizi alberghieri e di ristorazione. Questi ultimi hanno visto una crescita del +1,5%, seguiti dal settore sanitario e sociale (+0,3%) e dai trasporti e comunicazioni (+0,1%). I consumi pubblici hanno superato la media storica con un incremento del +0,9%, contribuendo alla crescita del valore aggiunto nell’amministrazione pubblica (+1,2%). Al contrario, i servizi finanziari hanno registrato una lieve contrazione (−0,2%) a causa della riduzione delle operazioni su commissione. In crescita invece il commercio (+1,9%) e i servizi alle imprese (+0,5%). Dati che dovrebberio incoraggiare l'export Made in Italy a guardare con fiducia e interesse il territoorio che non inuncia ad una scelta enogastronomica di qualità e che trova nella ristorazione ancora un forte interesse.
Investimenti e settore delle costruzioni
Leggera flessione anche per gli investimenti nel comparto edilizio (−0,1%), accompagnata da una riduzione del valore aggiunto nel settore delle costruzioni (−0,4%). Anche gli investimenti in beni di equipaggiamento sono diminuiti (−0,8%), riflettendo un andamento debole per diverse categorie di beni strumentali. I cali più marcati si sono verificati in settori tradizionalmente volatili e meno influenzati dalla congiuntura, come l’aviazione e la ricerca e sviluppo.
Analisi congiunturale e prospettive future
Nel mese di giugno, il gruppo di esperti della Confederazione Elvetica, aveva previsto una crescita economica inferiore alla media: 1,3% nel 2025 e 1,2% nel 2026. Tuttavia, l’introduzione di dazi aggiuntivi sulle importazioni svizzere da parte degli Stati Uniti, avvenuta ad agosto, ha peggiorato leggermente le prospettive. Non è però detto che una revisione dei dazi, accordi diversi da quelli intrapresi, non possano rimescoare le carte in tavola. In questo la stessa Italia potrebbe giocare un ruolo importante di partner, offrendo una sponda commerciale alla SVizzera, appesantita dai dazi al 39%, contro il bne più lieve 15% richiesto alla UE.
Il prossimo aggiornamento delle previsioni economiche svizzere è atteso per il 16 ottobre, posticipato per consentire una revisione approfondita dei conti economici nazionali. Le nuove stime si baseranno su dati riveduti. Alla luce del contesto attuale, la SECO ha pubblicato uno scenario congiunturale aggiornato. Secondo questa simulazione, la crescita economica potrebbe risultare inferiore rispetto alle previsioni di giugno, con un PIL stimato al 1,2% nel 2025 e 0,8% nel 2026. Nonostante le difficoltà previste per alcuni settori e imprese, non si prospetta al momento una recessione.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Stoccolma è la capitale della Svezia e il capoluogo dell’omonimo regione (Stockholms län), che comprende 26 comuni. Non è solo geograficamente la capitale, ma è anche il vero e proprio centro politico, culturale ed economico della Svezia.
Ogni anno la Commissione dell’Unione Europea pubblica l’Indice di Innovazione che comprende tre diversi strumenti per analizzare l’andamento dell’innovazione dei paesi UE: rispettivamente sono l’European Innovation Scoreboard EIS che mette in comparazione l’innovazione a livello nazionale, il Regional Innovation Scoreboard RIS che si concentra sull’innovazione a livello regionale prendendo in considerazione più di 200 regioni dell’Europa, ed infine l’Eco Innovation Index che analizza l’innovazione a favore della sostenibilità ambientale.
In generale, questi indici non solo stilano una classifica tra i paesi/ regioni analizzati in base al punteggio ottenuto ma li classificano anche in quattro categorie:
Nella pubblicazione del 2025 la Commissione Europea ha dichiarato la Svezia il paese più innovatore e, in particolare, Stoccolma la regione più innovativa dell'Unione Europea: in entrambi i casi, vengono collocate nella categoria degli Innovation Leaders; mentre l’Italia si posiziona al quattordicesimo posto (rientrando nella categoria dei Moderate Innovators) e la prima regione italiana a comparire nella classifica è la Regione Autonoma di Trento (rientrando nella categoria degli Strong Innovators).
Un esempio della spinta innovative presente in Svezia è il fenomeno delle così dette “unicorns”, ovvero start-ups che hanno avuto successo e ora sono quotate a più di 1€ miliardo: fino ad oggi, la Svezia ha prodotto ben 41 unicorns (come Spotify, Klarna, etc). In particolare a Stoccolma si registra la seconda più alta concentrazione di start-up, dietro soltanto alla Silicon Valley negli Stati Uniti.
Questo fenomeno è dovuto alla convergenza di diversi fattori, per esempio: la Svezia alimenta un ambiente di innovazione e collaborazione, dove la creazione di nuove idee viene incoraggiata e l’attenzione è sulla ricerca e lo sviluppo, sia a livello accademico nelle università sia a livello governativo. Inoltre, la Svezia è un paese altamente digitalizzato, ciò significa che la popolazione, in generale, è disposta ad adottare prima di altri nuove tecnologie (“Early Adopters”). Ancora, la società svedese mette al centro l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata creando una forza lavoro più produttiva e con una sicurezza sociale elevata: fornisce un bacino di talento da dove le start-ups possono attingere per cercare personale altamente competente. Infine, la Svezia ha un ecosistema di supporto molto vasto per chi decide di creare una start-up con investitori disposti a fornire capitale e programmi di tutoraggio che affiancano i fondatori.
FONTI:
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svezia)
Il colosso cinese BYD ha trovato la via per aggirare i dazi europei sulle auto elettriche prodotte in Cina: esportare modelli costruiti in Thailandia. Lunedì l’azienda ha annunciato la partenza della prima spedizione di oltre 900 unità della BYD Dolphin destinate a Germania, Belgio e Regno Unito.
Le vetture sono partite a bordo della BYD Zhengzhou, nave di proprietà della stessa casa automobilistica, che per la prima volta ha solcato la rotta dalla Thailandia all’Europa. I veicoli provengono dallo stabilimento di Rayong, inaugurato nel luglio 2024 e primo impianto BYD interamente di proprietà al di fuori della Cina dedicato alle auto passeggeri, capace di produrre 150.000 unità (la fabbrica serve sia il mercato interno thailandese sia l’export globale).
La struttura opera con il sistema CKD (Completely Knocked Down), che prevede l’invio delle vetture in kit di montaggio da assemblare nel Paese di destinazione. Una strategia che permette di ridurre i dazi doganali e, al tempo stesso, di sostenere la filiera locale.
Nel solo mese di luglio, lo stabilimento ha raggiunto il traguardo di 90.000 consegne dal suo avvio: "Dopo aver celebrato la 90.000ª NEV a luglio, stiamo realizzando un nuovo traguardo", ha dichiarato Ke Yubin, direttore generale di BYD Thailand. "L’export in Europa delle prime Dolphin prodotte in Thailandia non rappresenta soltanto un passo avanti nella strategia di globalizzazione di BYD, ma conferma anche il ruolo cruciale della Thailandia nella catena di fornitura mondiale dei veicoli elettrici".
La mossa anti-dazi
Il trasferimento della produzione in Thailandia non è casuale e, con l'arrivo dei nuovi dazi da parte dell’Unione Europea verso i costruttori cinesi, BYD si è vista applicare un dazio aggiuntivo del 20,7%, oltre al 10% già in vigore. Tuttavia, con la produzione al di fuori della Cina, l’azienda riesce comunque a limitare l’impatto dei dazi e mantenere competitivo il prezzo delle proprie vetture in Europa.
I risultati commerciali testimoniano l’aggressività del marchio: tra gennaio e luglio 2025, BYD ha venduto 545.003 veicoli elettrici all’estero, con una crescita del 133,5% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le vendite complessive hanno raggiunto quota 2.458.914 auto passeggeri nei primi sette mesi dell’anno, in aumento del 26,2%.
Tuttavia, i segnali di rallentamento non mancano e, nel solo mese di luglio, BYD ha immatricolato 341.030 vetture, appena lo 0,1% in più rispetto a un anno fa: il dato più basso di crescita annuale negli ultimi 18 mesi. L’arrivo delle prime Dolphin “made in Thailand” in Europa segna un momento chiave nella strategia globale di BYD: da un lato, consente all’azienda di aggirare le barriere commerciali europee, dall’altro consolida il ruolo della Thailandia come hub strategico per il costruttore cinese, grazie soprattutto ad un costo del lavoro contenuto e dei prezzi dell'energia favorevoli.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
Il mercato del caffè thailandese sta vivendo una fase dinamica di crescita, trainata dall’aumento della domanda dei consumatori, dai cambiamenti nello stile di vita dei thailandesi e dalla crescente presenza di marchi locali e internazionali. Nonostante le sfide legate alla produzione interna, la Thailandia sta rafforzando la sua posizione come attore chiave nell’industria del caffè del Sud-est asiatico, sia come mercato di consumo sia come centro di lavorazione e trasformazione.
Domanda in crescita
Il caffè è diventato un’abitudine quotidiana per molti thailandesi e la sua popolarità continua a crescere in tutto il Paese. Si prevede che entro il 2028 la domanda complessiva raggiungerà le 55.000 tonnellate di chicchi di caffè, rispetto alle 46.000 del 2023.
L’aumento dell’entusiasmo per il caffè ha spinto ad intensificare gli sforzi per rafforzare il settore locale. Nel 2023 la produzione interna ha raggiunto le 15.651 tonnellate, con l’Arabica coltivata principalmente nelle regioni montuose del nord e la Robusta nelle province meridionali del Paese. I produttori locali stanno concentrando le loro iniziative sul miglioramento della qualità dei chicchi, sull’espansione delle piantagioni e sull’adozione di tecniche agricole moderne. Questi interventi non solo sostengono gli agricoltori, ma creano anche nuove opportunità per soddisfare la crescente domanda interna e sviluppare prodotti di caffè di qualità destinati sia al mercato nazionale sia all’export.
Importazioni in aumento, produzione di qualità in crescita
A causa di queste sfide, la Thailandia fa sempre più affidamento sulle importazioni per soddisfare il suo mercato in espansione. Nel 2023 il Paese ha importato caffè per un valore di 338 milioni di dollari, con un aumento di quasi il 13% rispetto all’anno precedente. La maggior parte del caffè importato proveniva dal Vietnam, Indonesia e Laos sotto forma di chicchi crudi, successivamente trasformati in caffè tostato o istantaneo per il mercato interno e l’esportazione. La Thailandia è però riuscita a trasformare questa dipendenza in un vantaggio. Il settore della lavorazione dei chicchi in prodotti finiti, in particolar modo il caffè istantaneo, è in rapida crescita. Nel 2023 le esportazioni di caffè thailandese hanno raggiunto un totale di 126 milioni di dollari, con Cambogia, Laos e Filippine come mercati chiave. In altre parole, la Thailandia sta assumendo un ruolo di leadership regionale trasformando i chicchi non lavorati in prodotti di qualità.
Valore del mercato e panorama imprenditoriale
Anche il mercato interno ha registrato una crescita significativa in termini di valore. Nel 2025 il mercato del caffè ha raggiunto i 2 miliardi di dollari, con un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente. Il caffè istantaneo domina ancora, rappresentando circa l’84% delle vendite, ma sta emergendo una netta preferenza per il caffè artigianale, preparato al momento, in particolare tra i più giovani. Il mercato del caffè thailandese è composto sia da grandi catene sia da piccoli operatori indipendenti, ciascuno con un ruolo diverso. Le grandi catene come Café Amazon e Starbucks guidano il mercato grazie a un forte branding, operazioni su larga scala e maggiori profitti. Solo Café Amazon ha venduto oltre 400 milioni di tazze nel 2024 attraverso quasi 5.000 punti vendita. Dall'altra parte, i piccoli caffè indipendenti, come coffee truck e chioschi, costituiscono la maggior parte del mercato, offrendo esperienze uniche ma con margini di profitto ridotti a causa della forte concorrenza e dei costi elevati. Insieme, queste due tipologie di attività modellano l’industria del caffè thailandese, rendendola dinamica.
Cambiamento nelle preferenze dei consumatori
Le abitudini dei consumatori in Thailandia stanno evolvendo rapidamente. Molti continuano a preferire la praticità dei prodotti istantanei o ready-to-drink, una richiesta rafforzata dal clima caldo e dal ritmo frenetico della vita urbana. Allo stesso tempo, per le giovani generazioni, il caffè è più di una bevanda. Contano l’atmosfera del locale, la qualità dei chicchi e l’attenzione alla sostenibilità ambientale. Questa evoluzione ha favorito la crescita dei caffè di nicchia, nonostante l’aumento della concorrenza nel settore.
Previsioni e sfide future
Guardando avanti, il mercato del caffè thailandese mostra un forte potenziale, ma anche sfide evidenti. I consumi continueranno a crescere, sostenuti dai cambiamenti nello stile di vita e da una fiorente cultura del caffè. Le importazioni resteranno fondamentali, poiché la produzione locale fatica a soddisfare la domanda. Per le nuove imprese, il successo dipenderà dalla capacità di trovare il giusto equilibrio tra qualità, prezzo e identità del marchio. Un branding solido e strategie efficaci sono essenziali per catturare l’attenzione di consumatori sempre più sofisticati. In sintesi, il mercato del caffè in Thailandia cresce rapidamente, si diversifica velocemente e diventa sempre più competitivo. Nonostante le difficoltà nella produzione, la forte domanda interna e il ruolo della Thailandia come centro di lavorazione assicurano che il settore del caffè rimarrà tra i più dinamici del Paese negli anni a venire.
Ci sono opportunità per i marchi di caffè italiani in Thailandia?
Assolutamente sì. Il mercato thailandese rappresenta oggi un’interessante opportunità per i produttori e i marchi italiani di caffè. La rinomata tradizione del caffè italiano – celebre in tutto il mondo per l'espresso e i chicchi tostati di alta qualità – si integra perfettamente con la crescente domanda locale di esperienze di caffè premium e prodotti autentici. I consumatori thailandesi, sempre più attenti alla qualità e all’esperienza sensoriale, sono alla ricerca di sapori autentici e di brand con una forte identità. I marchi italiani, con il loro know-how e la loro reputazione, sono idealmente posizionati per rispondere a questa domanda, offrendo un’alternativa di alto livello rispetto alle catene internazionali standardizzate.
La Thai-Italian Chamber of Commerce (TICC) svolge un ruolo fondamentale nell'accompagnare le aziende italiane interessate a entrare o espandersi in questo mercato. La TICC supporta le imprese mettendole in contatto con potenziali partner locali, fornendo informazioni strategiche sul mercato, assistenza normativa e facilitando collaborazioni commerciali. I brand italiani possono entrare nel mercato thailandese attraverso diversi modelli di business: franchising, negozi monomarca o a marchio condiviso, oppure forniture su larga scala a caffetterie e ristoranti. In questo modo, possono trasferire il proprio know-how e posizionarsi come punto di riferimento per il caffè di qualità nel Sud-est asiatico.
A supporto di questa strategia di valorizzazione del made in Italy, la TICC ha inoltre lanciato nel 2024 una competizione dedicata al Tiramisù, The BEST Tiramisu, con l’obiettivo di rafforzare il branding dell’Italia e promuovere la corretta conoscenza di questo celebre dolce originario di Treviso. Negli ultimi anni, infatti, il Tiramisù è stato spesso erroneamente associato alla cucina giapponese, anche a causa di un’assonanza con ingredienti tipici nipponici. Con questa iniziativa, la Camera intende contrastare tale mistificazione e tutelare l’autenticità del dessert italiano, a base di mascarpone e caffè, celebrandone la vera origine e riportando l’attenzione sul suo legame profondo con la cultura gastronomica italiana.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
L’Italia si conferma tra i principali esportatori di vino in Australia, rappresentando un punto di riferimento per i consumatori locali appassionati di qualità e tradizione enologica. I vini italiani godono di un'immagine premium, legata al lifestyle mediterraneo e alla varietà dei vitigni, ma la concorrenza internazionale, in particolare da parte di Francia e Spagna , è in costante aumento. Nel 2022, le esportazioni italiane verso l’Australia hanno superato i 150 milioni di AUD, con una crescita del 12% rispetto all’anno precedente; nel 2023 hanno raggiunto un valore di circa 79 milioni di USD.
Il mercato australiano del vino è maturo, ma ancora dinamico. Circa il 20% del vino consumato nel Paese proviene da importazioni, e l’Italia detiene una quota significativa del 17% del volume, preceduta solo da Nuova Zelanda (50%) e Francia (20%). I consumatori sono attenti sia alla qualità che al prezzo, e si mostrano sempre più curiosi verso etichette autentiche, biologiche o con una forte identità territoriale. Le preferenze si stanno spostando verso vini più leggeri, naturali e con basso contenuto alcolico, specialmente tra i giovani adulti e il pubblico femminile.
In termini di canali di vendita, il segmento off-trade (supermercati, enoteche, e vendite online) domina in termini di volume, mentre l’on-trade (ristoranti, wine bar, hotel) offre margini più elevati e una visibilità strategica per le etichette premium e di nicchia. Nel comparto degli spumanti importati, l’Italia è leader con il 45% del volume, seguita dalla Francia con il 42%; in particolare, il Prosecco italiano ha registrato una crescita del 39% nel canale off-trade tra il 2018 e il 2019.
Per le piccole e medie cantine italiane, la chiave per accedere e posizionarsi efficacemente sul mercato australiano risiede nella scelta di un importatore specializzato, nella partecipazione a fiere ed eventi settoriali, e in una comunicazione mirata che valorizzi autenticità, storytelling e sostenibilità. Il ricorso a strumenti digitali (come degustazioni virtuali, promozione sui social media o e-commerce) può supportare la creazione di una community di consumatori fidelizzati anche a distanza.
Le relazioni commerciali tra Italia e Australia nel settore agroalimentare sono solide, ma è necessario investire in strategie di differenziazione per consolidare la presenza del vino italiano e resistere alla crescente competitività. In questo contesto, le denominazioni di origine, la certificazione biologica e l’enoturismo rappresentano leve strategiche da valorizzare per rafforzare l'immagine del vino italiano come prodotto di eccellenza.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
In Repubblica Ceca erano attivi alla fine del primo semestre dell'anno circa 3000 punti ricarica aperti al pubblico per le auto elettriche. Lo hanno dichiarato i principali fornitori di questo servizio.
La rete più ampia, a cui fanno riferimento oltre 900 punti di ricarica, fa capo alla società parastatale ČEZ, che vorrebbe superare a fine anno la soglia di 1000 punti di ricarica. Il consumo di energia ai punti per le auto elettriche è aumentato nel primo semestre rispetto a un anno fa del 76%. In forte aumento i consumi del 50% anche per i punti, che fanno riferimento alla società PRE. La sua rete è la secondo più estesa con quasi 870 punti di ricarica.
La rete di copertura è secondo gli esperti ampiamente sufficiente per far fronte alle esigenze del parco mezzi in Repubblica Ceca, che attualmente conta circa 45.000 auto elettriche e alcune decine di migliaia di auto ibride.
Fonte: oenergetice.cz
I prezzi degli immobili residenziali sono cresciuti in Repubblica Ceca di quasi il 10%. Lo indica l'Eurostat.
Con un aumento annuo del 9,9% nei primi tre mesi del 2025 il ritmo di crescita in Repubblica Ceca è stato quasi il doppio rispetto alla media dell'UE, che si è attestata a un +5,8%. Dal primo trimestre del 2024, quando i prezzi erano aumentati dell'1,2%, il dato è in continua crescita. I prezzi d'acquisto hanno avuto un maggiore dinamicità per le abitazioni di nuova costruzione con un incremento annuo del 13%.
I valori degli immobili residenziali in Repubblica Ceca sono molto dinamici anche sul lungo periodo. Dal 2010 sono cresciuti del 147%, il terzo dato più alto nell'UE dopo la Lettonia e la Lituania.
Oltre l'80% dei cechi può permettersi una vacanza da una settimana fuori casa. Lo indica un'indagine dell'Eurostat.
Secondo l'indagine dell'Eurostat nel 2024 non poteva permettersi di passare una settimana di vacanze fuori casa il 18,5% dei cechi, Il dato ceca, tra i più bassi in Europa, era di 8,5 punti percentuale inferiore alla media UE, dove non poteva affrontare una spesa simile il 27% degli abitanti. La possibilità di passare vacanze fuori casa varia tra le famiglie. Hanno una maggiore possibilità di viaggiare i nuclei con componenti under 65 o senza figli a carico.
Il dato ceco è migliore anche dei suoi vicini, che hanno un reddito più alto, come la Germania o l'Austria. Potrebbe contribuire alla possibilità di passare vacanze fuori casa la cultura di avere una seconda abitazione in campagna, che è ancora molto diffusa tra i cechi.
Il debito pubblico ceco ha superato alla fine del primo semestre di quest'anno i 3500 miliardi di corone. Lo ha indicato il Ministero delle Finanze Ceco.
Il debito pubblico ceco è cresciuto grazie all'emissione di circa 152 miliardi di nuovi titoli di debito. Alla fine dell'anno lo stock del debito pubblico ceco dovrebbe superare i 3600 miliardi di corone. Per quest'anno il governo ha previsto un deficit di 241 miliardi di corone, che il prossimo anno dovrebbe aumentare ad almeno 280 miliardi di corone.
Nonostante l'aumento dello stock del debito la Repubblica Ceca si trova ancora in una fascia di sicurezza. Secondo gli ultimi dati dell'Eurostat il debito pubblico ceco era pari a 43,4% del Pil, ben al di sotto della media UE, che supera l'80% del Pil. Tra il primo trimestre del 2024 e quello di quest'anno il dato è cresciuto di due decimi di punto percentuale.
Fonte: ec.europa.eu
La Banca Centrale Ceca (ČNB) ha già cominciato a investire nel settore delle criptomonete. Lo scrive il Server Seznamzpravy.
La Banca Centrale Ceca ha acquisito di recente le azioni del gestore delle piattaforme di scambio delle criptomonete Coinbase Global. L'istituto ha acquisito titoli della società per 18 milioni di dollari secondo i dati della commissione americana SEC. “Le azioni della società Coinbase sono state di recente inserite nell'indice S&P 500 e in base a ciò sono state inserite anche nel portafoglio della ČNB” ha indicato il portavoce della banca centrale Jakub Holas.
La banca centrale ceca sta anche valutando se inserire nelle proprie riserve monetarie il bitcoin. Il consiglio della ČNB sta aspettando un'analisi interna per decidere se fare questo passo insolito per le banche centrali.
Fonte: www.seznamzpravy.cz
L'automotive ceco ha registrato una forte ripresa della produzione in giugno. Lo mostrano i dati dell'associazione di categoria AutoSap.
In giugno sono state prodotte nel paese oltre 136.000 automobili, il numero più alto dall'inizio dell'anno. Rispetto a un anno fa l'incremento è stato di oltre l'11%. A segnalare una forte ripresa in giugno è stata la Škoda Auto con quasi 89.000 auto prodotte, il 22% in più rispetto a giugno 2024. In tutto il primo semestre la produzione ha tuttavia registrato un lieve calo a circa 750.000 automobili completate.
“Ancora più forte è la dinamica nel segmento delle auto elettriche con un incremento rispetto a un anno fa del 130%” ha notato il presidente di AutoSap Martin Jahn. Ormai una macchina su cinque prodotta nel paese centroeuropeo ha la propulsione elettrica.
Fonte: autosap.cz
Nella prima metà di quest'anno sono state fondate circa 17.000 nuove società, il dato più alto in Repubblica Ceca per un primo semestre dal 2017. Al netto delle aziende, che hanno chiuso battenti, il numero delle società è cresciuto di quasi 8000 unità. “Per ogni dieci aziende, che nei primi sei mesi di quest'anno hanno smesso di esistere, ne sono state fondate 19 nuove” ha indicato l'analista economico di CRIF – Czech Credit Bureau Věra Kameníčková.
Gli imprenditori continuano ad avere una forte preferenza per Praga, dove ha sede quasi la metà delle aziende di nuova costituzione. I settori più gettonati sono poi il commercio, nell'edilizia e nel settore manifatturiero.
La Škoda è diventata nel primo semestre di quest'anno il terzo marchio sul mercato dell'auto in Europa. Lo ha indicato la casa automobilistica ceca, che fa parte del gruppo Volkswagen.
Nei primi sei mesi dell'anno la Škoda Auto ha venduto in Europa circa 409.000 vetture, il 10% in più rispetto al primo semestre del 2024. Il dato è confermato dalle statistiche dell'ACEA, che ha registrato circa 412.000 auto vendute. Si tratta del terzo dato più alto dopo la Volkswagen e la Toyota. Rispetto allo scorso anno la Škoda ha superato la BMW, che quest'anno è finita al quarto posto.
“Al terzo posto in Europa siamo arrivato dal decimo posto di qualche anno fa” ha indicato il presidente del CdA Klaus Zellmer. Rispetto a un anno fa è poi più che raddoppiata la quota delle auto elettriche e ibride vendute. Buoni anche i risultati finanziari con i ricavi in aumento di un decimo a poco più di 15 miliardi di euro e il tasso di redditività in lieve miglioramento a 8,5%.
La spesa media dei cechi su internet ha registrato a giugno un rilevante aumento. Lo indica l'Associazione per il Commercio Elettronico (APEK).
“Nel corso di quest'anno stiamo registrando un aumento della spesa per gli ordini effettuati on-line” ha notato il direttore esecutivo di APEK Jan Vetyška. In media un consumatore ceco ha speso a giugno per gli acquisti on-line 4.703 corone, circa l'otto percento in più rispetto al 2024. I consumatori maschi fanno in media acquisti più consistenti, mentre le donne fanno acquisti più frequenti. Quasi il 40% dei giovani fa poi più acquisti on-line in una categoria merceologica che in negozi tradizionali.
Secondo APEK i cechi hanno speso lo scorso anno per gli acquisti on-line 194 miliardi di corone. Si tratta di un aumento rispetto al 2023, ma il dato è di quasi 30 miliardi di corone inferiore rispetto al picco del 2021.
Fonte: apek.cz
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Con una media dell'8,1 l'incremento registrato nel primo trimestre dell'anno in Repubblica Ceca è stato quasi il doppio dell'aumento in tutta l'UE, che si è fermato al quattro percento. Il ritmo ha accelerato leggermente rispetto a un anno fa, quando l'aumento è stato di poco inferiore all'otto percento. Un forte incremento è stato registrato nell'edilizia con un +12,2% e nei servizi con una crescita del nove percento. Nell'industria invece l'aumento è stato del sette percento.
Gli aumenti relativi più forti vengono registrati nei paesi, che hanno la base di partenza più bassa. In testa alla classifica ci sono quindi i paesi a basso reddito nell'UE come Romania, Croazia e Bulgaria, mentre gli aumenti relativi più contenuti riguardano i paesi ad alto reddito come la Germania, la Francia o il Lussemburgo.
Fonte e fonte fotografia: https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-euro-indicators/w/3-16062025-bp
L'automotive ceco ha chiuso lo scorso anno con esportazioni per oltre 1300 miliardi di corone. Lo hanno indicato in una conferenza stampa i rappresentanti dell'associazione del settore AutoSap.
Il fatturato del più importante settore manifatturiero ceco ha registrato nel 2024 un rialzo del 2,6% a 1571 miliardi di corone, mentre le esportazioni sono cresciute di oltre il tre percento a 1305 miliardi di corone. La produzione di automobili, che rappresenta circa due terzi del settore, è stata da record con 1,45 milioni di mezzi usciti dagli stabilimenti in Repubblica Ceca.
I risultati mostrano secondo il presidente di AutoSap Martin Jahn la resilienza e la competitività del settore, che ha affrontato fattori negativi come la debole crescita della Germania. “Le imprese hanno poi dovuto affrontare problemi strutturali, tra cui gli alti prezzi dell'energia, un carico delle regolamentazioni crescente e una situazione complicata sul mercato del lavoro” ha indicato Jahn.
Fonte e fonte fotografia: Autosap.cz
L'economia ceca ha registrato nel primo trimestre di quest'anno il suo tasso di crescita più forte in quasi tre anni. Lo indicano i nuovi dati dell'Ufficio di Statistica Ceco.
La nuova stima dell'andamento del Pil nei primi tre mesi del 2025 ha rivisto al rialzo il dato di crescita anno su anno. Rispetto al primo trimestre del 2024 il Pil ceco è aumentato di 2,4%, due decimi di punto percentuale in più rispetto alla stima precedente. Si tratta del dato più alto dal secondo trimestre del 2022. Rispetto alla fine dello scorso anno la crescita del Pil è stata dello 0,7%.
La crescita dell'economia è stata trainata dalle famiglie, che hanno registrato un aumento dei redditi da lavoro e dei consumi. Le aziende hanno registrato un lieve calo del tasso dell'utile lordo a 43,4%. Di quasi un punto percento a poco più del 26% è sceso il tasso degli investimenti delle aziende.
Fonte e fonte fotografia: https://csu.gov.cz/rychle-informace/ctvrtletni-sektorove-ucty-1-ctvrtleti-2025
Il governo ceco è riuscito a riunire nel Consiglio Europeo una maggioranza qualificata per rivedere il sistema ETS2. Lo ha annunciato il premier Petr Fiala. A sostenere la posizione della Repubblica Ceca sono anche l'Italia e la Germania.
Il sistema comunitario ETS2 prevede che dal 2027 il sistema dei permessi a emettere la CO2 venga esteso anche alle imprese attive nei settori del riscaldamento e dei carburanti. Secondo il premier Praga ha trovato una maggioranza qualificata per apportare delle modifiche al sistema, tra cui la principale è un tetto al costo dei permessi, che verrebbe fissato a 45 euro per una tonnellata di CO2 rilasciata in ambiente. “Le modifiche proposte impediranno degli sbalzi nel costo dei permessi a emettere” ha sottolineato il premier ceco Petr Fiala.
In Repubblica Ceca praticamente tutti i partiti sono contrari al nuovo sistema per timori di forti rialzi dei costi dei carburanti e delle energie per il riscaldamento delle abitazioni. Praga vorrebbe cancellare del tutto il sistema, ma Fiala ha ammesso di non aver trovato una maggioranza tra i stati membri per farlo.
Fonte: Mzp.gov.cz
La Repubblica Ceca avrà bisogno di circa 12 GW di nuove fonti rinnovabili per raggiungere gli obiettivi climatici fissati per il 2030. Lo indica l'Autorità Nazionale per il Controllo, la corte dei conti ceca.
Per il 2030 il governo ha stabilito, che dalle fonti rinnovabili verrà prodotto il 30% dell'energia complessiva. Il tasso era nel 2023 a poco meno del 19%. Questo significa che nei prossimi anni sarà necessario installare oltre 10 GW di fonti fotovoltaiche e 1,5 GW di fonti eoliche, stima l'autorità.
L'analisi del sostegno erogato dal Fondo di Modernizzazione tuttavia indica che lo stato spende tutte le risorse solo per le fonti fotovoltaiche. L'Autorità di Controllo indica anche una grande disparità di trattamento. Mentre gli imprenditori ottengono un sostegno pari a circa 5500 corone per kW di fonte fotovoltaica installata, le famiglie e i municipi ricevono un sostegno quasi sei volte maggiore e pari a 29.700 corone per kW.
La compagnia ferroviaria ha fatto installare su un convoglio Interpanter un'unità di ricezione del segnale di internet della società americana. Il convoglio sarà utilizzato per i prossimi tre mesi su due tratte interregionali Praga – Brno e Ostrava – Brno. La società valuterà se il segnale dal satellite possa essere un'alternativa alla copertura erogata dalle compagnie di telefonia mobile. “Purtroppo lungo la rete ferroviaria ceca ci sono ancora molte aree bianche” ha indicato il direttore generale delle Ferrovie Ceche Michal Krapinec.
La situazione con il segnale mobile potrebbe comunque migliorare nei prossimi anni grazie a un accordo tra l'Ente delle Telecomunicazioni e le aziende di telefonia mobile, che promettono di migliorare la copertura in 600 aree bianche con una cattiva qualità del segnale. L'accordo prevede come scadenza il 2030.
Fonte e fonte fotografia: https://www.ceskedrahy.cz/starlink
La corona ceca potrebbe rafforzarsi ulteriormente nei confronti dell'euro e del dollaro americano. Lo indicano gli analisti finanziari.
La corona ceca ha registrato una tendenza al rafforzamento nei primi sei mesi di quest'anno. Il cambio nei confronti dell'euro è cambiato da 25,175 corone per euro del 2 gennaio a 24,750 corone per euro del 30 giugno. Ancora più rilevante la tendenza nei confronti del dollaro. Il cambio è passato secondo i valori pubblicati dalla Banca Centrale Ceca da 24,398 corone per dollaro del 2 gennaio a 21,127 corone per dollaro del 30 giugno.
“L'andamento di rafforzamento della corone è lento ma procede in maniera continua. Nonostante i rischi vediamo un ulteriore spazio per il rafforzamento” ha indicato l'analista della ČSOB Dominik Rusinko, secondo cui il cambio potrebbe scendere verso la fine dell'anno sotto la soglia di 24,50 corone per euro.
Il boom fotovoltaico degli ultimi due anni in Repubblica Ceca ha registrato nel primo semestre del 2025 una frenata.
Nel primo semestre sono e allavciate alla rete circa 13.000 centrali fotovoltaiche, mentre nella prima metà del 2024 il numero aveva sfiorato le 24.000 centrali. Il calo riguarda soprattutto le piccole centrali domestiche, ma una diminuzione è segnalata anche per le centrali a terra e di uso imprenditoriale. “Dietro al calo ci sono cambiamenti nelle sovvenzioni, la diminuzione degli incentivi e dei costi dell'energia elettrica” ha indicato l'associazione.
Mentre il numero delle centrali installate si è quasi dimezzato, la potenza installata è diminuita solo di circa un quarto a 357 Mwp. La potenza media di una nuova centrale è cresciuta rispetto alla prima metà del 2024 di un terzo. Per le centrali gestite delle imprese la potenza media è praticamente raddoppiata a 257 kWp.
Fonte: solarniasociace.cz
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il turismo a Rio de Janeiro si consolida come uno dei settori più dinamici e strategici dell’economia locale. Nei primi sei mesi del 2025, i visitatori hanno movimentato 14,5 miliardi di reais, cifra che non rappresenta solo un record per la città ma anche un indicatore della forza crescente di un comparto capace di trainare consumi, fiscalità e occupazione. Aumenta così la percezione di Rio non soltanto come cartolina del Brasile, ma come un hub globale di eventi, cultura e intrattenimento.
I dati parlano chiaro: 6,8 milioni di turisti hanno scelto la città tra gennaio e giugno, con un incremento del 20% rispetto allo stesso periodo del 2024. Da sottolineare la forte crescita del turismo internazionale, aumentato del 52,1%, che ha portato 1,2 milioni di visitatori stranieri, mentre il turismo domestico, pur già consolidato, è cresciuto del 14,7%. Questo doppio movimento indica una città capace di attrarre sia il pubblico interno, sempre più interessato a esperienze culturali e gastronomiche, sia quello internazionale, che vede in Rio un punto di riferimento per grandi spettacoli e per il turismo balneare.
L’impatto diretto sul fisco è altrettanto rilevante: l’ISS (Imposta sui Servizi) ha generato 170,4 milioni di reais nel semestre, con un incremento reale del 26% rispetto all’anno precedente. Non si tratta solo di numeri, ma del riflesso di una strategia che punta a trasformare il turismo in politica pubblica strutturale, in grado di garantire entrate costanti e prevedibili per le casse comunali. Un esempio emblematico è stato il concerto di Lady Gaga a Copacabana, che ha contribuito a far schizzare le entrate fiscali di maggio oltre i 66 milioni di reais, superando persino i record stabiliti nel 2024 con il megashow di Madonna.
Questi risultati mostrano che la combinazione di calendari di eventi di respiro internazionale con una gestione integrata delle politiche turistiche può generare ritorni tangibili e misurabili per l’economia urbana. Il turismo, insomma, non è più percepito come attività accessoria, ma come industria a sé stante, con ricadute trasversali su ristorazione, trasporti, retail, intrattenimento e servizi digitali.
Lo sguardo verso il secondo semestre
La domanda centrale è ora quale sarà il ritmo del turismo nella seconda metà del 2025. Le prospettive sono positive. Il calendario di eventi ufficiale della città prevede nuove attrazioni culturali, spettacoli internazionali e un aumento delle attività legate al turismo d’affari, alimentato dalla ripresa dei congressi e delle fiere settoriali. Inoltre, l’avvicinarsi della stagione estiva nell’emisfero australe promette un aumento naturale del flusso di visitatori, con attese ancora più consistenti per i mesi di dicembre e gennaio, tradizionalmente i più forti per la città.
Un ulteriore fattore da considerare è la crescente visibilità internazionale di Rio, che ha saputo trasformare eventi globali in vetrine di soft power urbano. Dopo il successo dei grandi concerti, la città mira a consolidarsi come destinazione strategica per il turismo esperienziale e culturale, valorizzando non solo le spiagge e il carnevale, ma anche il patrimonio architettonico, i musei e le aree naturali protette.
Gli analisti locali stimano che, mantenendo l’attuale ritmo di crescita, la città possa chiudere il 2025 con un movimento turistico superiore ai 30 miliardi di reais, cifra che ridefinirebbe il peso del turismo nell’economia carioca e consoliderebbe un modello di sviluppo replicabile in altre metropoli brasiliane.
Un modello in evoluzione
In sintesi, il bilancio del primo semestre 2025 dimostra che Rio de Janeiro ha trovato nel turismo un pilastro economico di lungo periodo, con capacità di generare valore in settori interconnessi e di attrarre capitali internazionali. La sfida del secondo semestre sarà garantire la continuità di questo ciclo virtuoso, rafforzando la diversificazione dell’offerta e investendo in infrastrutture, mobilità e sicurezza.
Il turismo carioca non è più soltanto il riflesso di una bellezza naturale invidiabile, ma il frutto di una strategia mirata: un’industria globale, capace di muovere miliardi, generare entrate fiscali e posizionare Rio come una delle capitali mondiali dell’economia dell’esperienza.
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)