Mercoledì 19 Novembre 2025
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La Danimarca ha deciso di tracciare una nuova rotta nel panorama digitale, prendendo le distanze dai colossi americani dei social media per costruire una piattaforma tutta sua.
Nasce così Meningspunkten, un social network danese che si propone come alternativa locale, sicura e radicata nei valori democratici del Paese.
Ideato da Tue Oxenvad, il progetto mira a restituire ai cittadini un senso di comunità e di dialogo autentico, lontano dalle logiche commerciali e dall’influenza delle grandi aziende tecnologiche. L’ispirazione affonda nella tradizione filosofica danese, in particolare nel pensiero di Søren Kierkegaard, che vedeva nel confronto pubblico un elemento fondamentale per la crescita individuale e collettiva. L’obiettivo dichiarato è trasformare i social network da strumenti di distrazione a una vera e propria “piazza digitale”.
A differenza delle piattaforme globali, Meningspunkten mette al centro la tutela degli utenti più giovani. Non prevede pubblicità invasive, non consente bot né profili anonimi. Ogni iscrizione è legata al MitID, il sistema nazionale di identificazione digitale, che garantisce sicurezza e trasparenza. Tutti i dati restano inoltre custoditi all’interno dei confini danesi, rafforzando così la sovranità digitale del Paese.
La nascita di Meningspunkten si inserisce in un dibattito nazionale sempre più critico sul ruolo della tecnologia nella vita quotidiana. Secondo recenti studi, gli studenti danesi, a scuola, trascorrono quasi il doppio del tempo sui dispositivi digitali rispetto alla media dei Paesi OCSE, e l’84% dei ragazzi dichiara di sentirsi distratto a causa dell’uso dello smartphone. Alla luce di questi dati, il Ministero dell’Istruzione ha presentato una legge che entrerà in vigore con l’anno scolastico 2026/27 e che prevede il divieto totale dell’uso dei telefoni per tutti gli studenti fino ai 16 anni. Eccezioni saranno concesse solo per motivi didattici o di salute, ma la linea è chiara: privilegiare metodi analogici e ridurre al minimo l’invasività digitale in classe. Inoltre, ogni istituto dovrà adottare sistemi di blocco per i siti non rilevanti dal punto di vista pedagogico, pur mantenendo un margine di autonomia nell’elaborazione delle proprie politiche interne.
Con questa decisione la Danimarca si allinea a Francia e Svezia, che già hanno adottato misure restrittive sull’uso degli smartphone nelle scuole, nel tentativo di salvaguardare la salute mentale delle giovani generazioni.
In un mondo sempre più connesso, il Paese scandinavo dimostra così la volontà di ribilanciare il rapporto con il digitale, mettendo al centro il benessere dei cittadini e il rafforzamento delle comunità locali. Meningspunkten non è soltanto un nuovo social network: è un esperimento sociale che potrebbe diventare un modello per altri Paesi europei alla ricerca di alternative al monopolio tecnologico globale.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Con una popolazione altamente digitalizzata e una forte propensione agli acquisti online, l’Australia rappresenta un mercato estremamente dinamico per l’e-commerce, sia B2C che B2B. Nel 2024, il valore complessivo delle vendite online ha superato i 69 miliardi di AUD, con una crescita del 12% rispetto all’anno precedente. In questo contesto, i consumatori australiani dimostrano un interesse crescente per i prodotti italiani, riconosciuti per qualità, design e autenticità, in particolare nei settori della moda e dell’alimentare.
Il mercato è fortemente orientato verso i marketplace, con Amazon Australia che continua a rafforzare la propria leadership: nel 2024 ha raggiunto circa 7,9 milioni di utenti attivi, e si prevede che nel 2025 oltre il 60% della popolazione effettuerà almeno un acquisto sulla piattaforma. Accanto ad Amazon, si segnalano altri attori rilevanti come Catch, The Iconic e eBay, nonché piattaforme emergenti come Temu e Shein, che stanno rapidamente conquistando fasce di consumatori più giovani. In questo panorama competitivo, i brand italiani possono trovare spazio puntando sulla distintività del Made in Italy, sulla qualità percepita e su una narrazione di marca coerente e autentica.
Per le imprese italiane interessate ad accedere al mercato australiano, è fondamentale elaborare una strategia mirata che tenga conto delle specificità locali. L’ingresso attraverso marketplace rappresenta una soluzione efficace per testare il mercato con investimenti iniziali contenuti, mentre lo sviluppo di un proprio e-commerce, integrato con soluzioni logistiche locali, può offrire maggior controllo sul posizionamento del brand e sulle relazioni con il consumatore. La logistica rappresenta infatti uno degli aspetti più critici: vista l’estensione geografica del paese e la concentrazione della popolazione nelle principali aree urbane, è essenziale affidarsi a partner logistici locali affidabili, capaci di garantire tempi di consegna rapidi e gestire efficacemente il servizio post-vendita. Il ricorso a fornitori terzi per la gestione dei magazzini e delle spedizioni (3PL) è sempre più diffuso anche tra i brand esteri.
Un altro elemento determinante è l’adattamento dell’esperienza digitale al contesto locale. È importante offrire un sito ottimizzato per il mercato australiano, con contenuti localizzati, prezzi in dollari australiani, modalità di pagamento diffuse e customer care in lingua. Anche la promozione digitale richiede un approccio specifico, attraverso campagne social, collaborazioni con influencer locali e un uso strategico di Google Shopping e delle piattaforme pubblicitarie Meta. Inoltre, per consolidare la propria presenza nel lungo periodo, è consigliabile tutelare il proprio marchio presso l’IP Australia e prestare attenzione alla conformità doganale.
Nel complesso, il consumatore australiano è ricettivo, attento alla qualità e sempre più sensibile ai valori di sostenibilità e trasparenza. I brand italiani possono distinguersi valorizzando la propria storia, l’autenticità dei materiali e l’artigianalità, elementi che rappresentano leve competitive efficaci in un contesto in cui il prezzo non è l’unico criterio di scelta. In un mercato che premia la fiducia e la reputazione, investire in esperienze d’acquisto fluide e in un racconto di marca coerente può fare la differenza.
L’Australia si configura dunque come un mercato fertile per il commercio digitale, dove la domanda di prodotti internazionali continua a crescere e dove l’e-commerce si consolida come canale strategico per raggiungere nuovi segmenti di pubblico. Per le imprese italiane, si tratta di un’opportunità concreta di espansione, a patto di adottare un approccio flessibile, digitale e ben strutturato.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Una ventata di ottimismo soffia sul Nordeste brasiliano. La recente chiamata pubblica della Nova Indústria Brasil (NIB), lanciata a maggio e finalizzata a raccogliere progetti per la reindustrializzazione e lo sviluppo sostenibile, ha superato ogni aspettativa. Sono arrivate proposte per un valore complessivo di R$ 127,8 miliardi, quasi tredici volte superiore alla stima iniziale di R$ 10 miliardi. L’iniziativa, frutto della collaborazione tra istituzioni come BNDES, Finep, Banco do Nordeste, Caixa Econômica Federal, Banco do Brasil, con il sostegno della Sudene, del Consórcio Nordeste e del governo federale, dimostra l’enorme vitalità imprenditoriale e innovativa della regione.
In totale sono state presentate 246 proposte, provenienti da tutti i nove stati nordestini, distribuite nei settori strategici individuati dal programma. L’idrogeno verde emerge come protagonista, con 32 progetti e richieste per R$ 54,3 miliardi, seguito dal comparto automobilistico e delle macchine agricole con 40 proposte e R$ 25,2 miliardi. Anche i data center verdi attirano grande interesse, con 35 iniziative per R$ 16,9 miliardi, mentre la transizione energetica, in particolare con sistemi di stoccaggio, conta 54 progetti per R$ 15,3 miliardi. La bioeconomia, con particolare attenzione alla produzione di farmaci, registra 44 proposte per R$ 5,4 miliardi, e ulteriori 41 progetti si collocano trasversalmente tra più aree, per un totale di R$ 10,4 miliardi.
Oltre ai valori finanziari, colpisce la natura delle proposte. L’88% proviene da piccole e medie imprese, il 73% coinvolge collaborazioni con istituzioni scientifiche e tecnologiche, e circa il 30% è frutto di consorzi tra aziende. Questo dato sottolinea la capacità del Nordeste di articolare un ecosistema innovativo e interconnesso, in cui il settore produttivo si intreccia con università e centri di ricerca.
Secondo Aloizio Mercadante, presidente del BNDES, il risultato è “straordinario” e riflette il potenziale della regione. L’istituto, ha sottolineato, è disposto ad ampliare i valori inizialmente previsti per sostenere progetti di particolare rilevanza. Sulla stessa linea Rafael Fonteles, presidente del Consórcio Nordeste e governatore del Piauí, che ha visto nella massiccia adesione un segnale chiaro: il settore produttivo attendeva da tempo un’opportunità concreta per investire e crescere.
Le implicazioni economiche sono notevoli. Se anche solo una parte di queste proposte dovesse trasformarsi in realtà, il Nordeste potrebbe vivere una fase di sviluppo senza precedenti. La creazione di posti di lavoro, il rafforzamento della capacità tecnologica e la spinta verso modelli produttivi sostenibili avrebbero effetti tangibili non solo a livello regionale ma anche nazionale. La sfida ora riguarda la capacità amministrativa degli enti locali, la disponibilità di infrastrutture adeguate e la necessità di garantire meccanismi finanziari accessibili alle piccole imprese.
L’analisi delle proposte si concluderà entro il 28 novembre, aprendo la strada a un processo di selezione che sarà decisivo per il futuro della regione. Se ben gestita, questa mobilitazione potrà trasformarsi in un modello di sviluppo capace di ridurre disuguaglianze storiche e di proiettare il Nordeste come attore centrale della nuova industrializzazione brasiliana.
Articolo redatto con informazioni di Agência Brasil.
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
L'economia argentina ha confermato un solido percorso di ripresa registrando risultati incoraggianti per il mese di agosto. Secondo le statistiche ufficiali (riferite all'Estimatore Mensile di Attività Economica - EMAE), l'attività ha segnato un aumento dello 0,7% nella misurazione destagionalizzata rispetto al mese precedente (luglio). Questo dato, sebbene modesto su base mensile, è stato accompagnato da un robusto incremento interannuale del 5,5%, il quale si è distinto come il migliore degli ultimi mesi, suggerendo un consolidamento del percorso di crescita post-crisi.
Questa espansione è stata trainata principalmente dai settori chiave che rappresentano il cuore produttivo del Paese. L'industria manifatturiera e il commercio all'ingrosso e al dettaglio sono emersi come i principali motori di questa dinamica positiva, riflettendo una maggiore domanda interna e un rilancio della produzione, grazie anche all'utilizzo di capacità installata. Sebbene la crescita non sia stata omogenea in tutti i segmenti, con alcuni settori dei servizi che mostrano ancora difficoltà a recuperare i livelli pre-crisi, la performance generale indica che le attività produttive stanno operando a ritmi più sostenuti, superando le aspettative.
Il dato di agosto, dunque, alimenta l'ottimismo sul breve termine, ma gli analisti sottolineano l'importanza di affrontare le sfide strutturali per garantire una crescita duratura. Per mantenere lo slancio e trasformare la ripresa congiunturale in espansione strutturale, saranno essenziali l'ingresso di investimenti diretti esteri e il miglioramento delle condizioni di stabilità finanziaria. Questo scenario di riattivazione economica rappresenta un punto di attenzione cruciale per il panorama imprenditoriale e per le relazioni economiche e commerciali bilaterali tra Argentina e Italia.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
United Airlines conferma un salto di capacità significativo in partenza da Nizza verso gli Stati Uniti per l’estate 2025, con un aumento di oltre il 30%. Il principale volano di questa crescita è l’apertura di un collegamento stagionale senza scalo tra Nice-Côte d’Azur e Washington Dulles, operato quattro volte a settimana, il cui volo inaugurale è stato accolto sul tarmac nizzardo il 23 maggio 2025. Questa rotta si aggiunge alla linea stagionale Nizza–New York/Newark, rafforzando l’accessibilità diretta della Côte d’Azur verso due hub primari della rete United. L’annuncio ufficiale dell’aeroporto conferma l’aumento di capacità, il carattere non-stop e la frequenza, precisando al contempo la data di avvio operativo.
Al di là dell’effetto annuncio, il contributo concreto al traffico nizzardo poggia sulla combinazione delle due rotte transatlantiche. Washington Dulles apre un accesso diretto alla capitale federale e a una rete di coincidenze particolarmente profonda verso il Nord America, mentre Newark mantiene un collegamento diretto con l’area metropolitana di New York. L’aeroporto di Nizza ricorda che l’ecosistema di hub di United Airlines consente transiti fluidi verso oltre 130 destinazioni sul continente americano, un argomento decisivo per attrarre e fidelizzare clientela leisure premium e business proveniente da Nizza, Monaco e, più in generale, dalla “French Riviera”.
Il posizionamento di prodotto è stato calibrato sulla domanda estiva transatlantica: la linea Nizza–Washington è programmata con Boeing 767-300, cabina tri-segmento Polaris/Premium Plus/Economy e una configurazione che assegna una quota significativa di posti alle classi a elevata redditività unitaria.
Le specifiche di flotta pubblicate da United Airlines, integrate dagli elementi comunicati a livello locale, confermano la presenza di 30 suite Polaris con accesso diretto al corridoio, 24 posti Premium Plus e una cabina Economy che include una quota di sedili in Economy sensibilmente aumentata, il che spiega in parte la crescita di capacità dell’offerta stagionale verso Newark.
Questo sviluppo a Nizza si inserisce in una traiettoria di espansione più ampia: nell’autunno 2024 United ha dettagliato il più vasto dispiegamento internazionale della sua storia per l’estate 2025, includendo nuove città e ulteriori collegamenti transatlantici.
Il piano ufficiale menziona in particolare il lancio di Nizza da Washington, nonché l’apertura da Newark di nuove destinazioni come Nuuk, Bilbao, Palermo, Madeira e Faro, con una spinta estiva senza precedenti sull’Atlantico.
Gli orari pubblicati prevedono, da Nizza a Washington, una partenza a fine mattinata e un arrivo nel primo pomeriggio ora locale; da Washington a Nizza, una partenza nel tardo pomeriggio con arrivo la mattina successiva.
Va tuttavia ricordato che la commercializzazione è stagionale, da fine maggio a fine settembre; l’aeroporto di Nizza ha diffuso tali elementi, precisando la frequenza di quattro voli settimanali e ricordando che gli slot restano soggetti ad aggiustamenti operativi.
I benefici per la destinazione sono duplice. Da un lato, la diversificazione delle porte d’ingresso statunitensi diluisce il rischio di dipendenza da un solo hub e crea itinerari più brevi o più fluidi verso il Midwest, il Sud-Est e la West Coast via Washington.
Dall’altro, l’aumento dell’offerta di posti in partenza da Nizza favorisce uno spostamento modale a vantaggio del volo diretto per una parte dei viaggiatori che finora transitavano da altre piattaforme europee, sostenendo così la quota di mercato locale in alta stagione.
I dati consolidati dall’aeroporto, che citano oltre 800 voli internazionali quotidiani operati da United verso 140 destinazioni mondiali, di cui 32 non servite da altri vettori statunitensi, danno la misura della rete che si apre ai clienti della Riviera con queste connessioni.
Infine, la cronologia degli annunci e delle messe in vendita dei voli mostra coerenza con una pianificazione solida, benché questa nuova rotta sia intervenuta a perturbare i flussi aerei alla luce dell’aumento costante dei turisti provenienti dai quattro angoli del mondo, con un impatto notevole sul mercato.
Già nell’ottobre 2024 United aveva inserito le novità per l’estate 2025, inclusa la coppia Washington–Nizza, e l’aeroporto di Nizza ha poi rilanciato l’informazione e le performance gratificanti della linea.
Le riprese da parte della stampa locale ed economica confermano il dato chiave dell’incremento di oltre il 30% dei posti, l’indicatore più leggibile dell’impatto per il bacino nizzardo.
(Contributo editoriale a cura della Chambre de Commerce Italienne Nice, Sophia-Antipolis, Cote d'Azur)
Lo prevede l'agenzia HR Grafton Recruitment, socio Camic, sulla base di un'indagine tra le imprese.
Grafton Recruitment attende i maggiori incrementi nei settori della logistica o nella sanità e nel settore farmaceutico. Gli incrementi più modesti verranno invece registrati nel settore amministrativo e nell'IT, che però ha avuto negli anni passati una dinamica salariale molto forte e oggi è tra i settori meglio remunerati nel paese.
Nonostante un lieve aumento del tasso di disoccupazione, il mercato del lavoro ceco ancora soffre della penuria della forza lavoro. “Per le imprese resta complicato trovare nuovi dipendenti” ha indicato il direttore di Grafton Recruitment Martin Malo. Registrano maggiori difficoltà le aziende del manifatturiero, della logistica e di alcuni settori servizi, che spesso registrano anche un alto turn-over dei dipendenti.
La Camera dei Deputati ha approvato mercoledì 10 settembre le ultime modifiche fiscali della legislatura, che erano contenute in un disegno di legge di accompagnamento alla comunicazione unica dei datori di lavoro.
La misura più discussa è stata l'abolizione del tetto dell'esenzione fiscale per le plusvalenze dalla vendita di quote e azioni aziendali. La misura introdotta nel disegno di legge dal Senato ha alla fine ottenuto il consenso anche dai deputati. L'esenzione fiscale quindi tornerà ad applicarsi anche alle plusvalenze, che superano i 40 milioni di corone. Il regime di tassazione quindi tornerà alla situazione in vigore prima del primo gennaio, quando era entrato in vigore il tetto dei 40 milioni di corone.
Tra le altre novità del disegno di legge, che ora attende la firma del Presidente della Repubblica Ceca, c'è poi un regime fiscale e contributivo più flessibile per le azioni ai dipendenti nelle piccole e medie aziende oppure il credito d'imposta maggiorato al 150% per le spesa per ricerca e sviluppo fino a 50 milioni di corone. Tra gli interventi minori, poi, l'introduzione della nuova categoria legislativa di veicoli a basse emissioni, che permetterà di mantenere alcune agevolazioni per i veicoli ibridi.
Fonte e fonte fotografia: psp.cz
Il consiglio direttivo della banca ha deciso questa settimana di non modificare i tassi d'interesse di base, che quindi restano al 3,5%. “Le persistenti spinte inflattive nell'economia domestica non permettono un ulteriore calo dei tassi” ha dichiarato il consiglio. Nonostante il tasso d'inflazione rimanga nelle soglie di tolleranza, la banca centrale vede potenziali impulsi per la crescita dei prezzi nel settore dei servizi, nella forte crescita dei salari e nel rapido aumento dei prezzi degli immobili.
La Banca Centrale Ceca tuttavia non esclude del tutto la possibilità di un calo dei tassi d'interesse, qualora i nuovi dati economici, che saranno a disposizione nella prossima seduta del consiglio, indichino un rischio inflattivo in riduzione.
Fonte e fonte fotografia: cnb.cz
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il settore delle costruzioni in Australia sta attraversando una fase di trasformazione profonda, trainata dall’urgenza di ridurre le emissioni, dalla necessità di ottimizzare i consumi energetici e dalla pressione crescente di politiche pubbliche orientate alla decarbonizzazione. L’edilizia rappresenta una componente significativa dell’impronta ecologica nazionale e, proprio per questo motivo, è al centro delle strategie federali e statali volte a favorire un cambio di paradigma che privilegi l’innovazione e la sostenibilità. Come sottolineato da ricercatori dell’Università di Melbourne, il contributo del settore edilizio sarà cruciale per raggiungere gli obiettivi climatici del Paese e non può più essere rimandato a lungo.
La domanda interna evidenzia una crescente attenzione verso edifici green e materiali a basso impatto ambientale, in linea con i trend globali che privilegiano il ciclo di vita circolare dei prodotti. In particolare, stanno guadagnando terreno le soluzioni prefabbricate e modulari, che consentono di ridurre i tempi di realizzazione e minimizzare gli sprechi, e l’utilizzo di legni ingegnerizzati come il cross laminated timber (CLT) o il glulam, sempre più apprezzati per le loro caratteristiche di resistenza, leggerezza e capacità di stoccaggio del carbonio. Parallelamente, si assiste alla sperimentazione di materiali innovativi di origine biologica, come i biomattoni a base di alghe, i pannelli derivati dal micelio e le miscele di calce e canapa, che promettono un’elevata efficienza energetica e una riduzione significativa dell’impronta ambientale. A questi sviluppi si affiancano nuove tecnologie costruttive legate alla digitalizzazione e alla sensoristica, come pavimentazioni intelligenti e sistemi di monitoraggio dei consumi, che contribuiscono a una gestione più razionale delle risorse nel corso del ciclo di vita degli edifici.
Le istituzioni australiane hanno introdotto strumenti finanziari e programmi di sostegno che rafforzano questa tendenza. Il governo federale ha destinato oltre 50 milioni di dollari a iniziative volte a favorire metodologie costruttive moderne, mentre la Clean Energy Finance Corporation mette a disposizione capitali ingenti per progetti a basse emissioni e soluzioni ad alta efficienza. Accanto a questi strumenti, assumono rilievo il Green Building Fund, destinato a favorire interventi di efficienza negli edifici commerciali, e il sistema di rating nazionale NABERS, che facilita l’accesso a finanziamenti “green” e a incentivi fiscali per le imprese in grado di raggiungere standard ambientali elevati. In prospettiva, la definizione di una tassonomia della finanza sostenibile a livello nazionale, sviluppata dall’Australian Sustainable Finance Institute, rappresenta un ulteriore strumento di indirizzo del capitale verso progetti edilizi compatibili con gli obiettivi climatici e con le esigenze di resilienza delle città australiane.
Non mancano tuttavia barriere strutturali che ostacolano una diffusione capillare delle soluzioni più innovative. La principale criticità riguarda la mancanza di standard uniformi e normative chiare che facilitino il riutilizzo e il riciclo dei materiali da costruzione: molte imprese dichiarano di incontrare ostacoli operativi e istituzionali nell’integrazione di componenti secondari, anche laddove la tecnologia sia già disponibile. A questo si aggiunge la questione della competitività di prezzo, dal momento che i materiali innovativi e bio-based faticano spesso a competere con le alternative convenzionali per via dei costi di produzione e di trasporto. Ulteriori sfide riguardano la certificazione e l’accettazione tecnica di soluzioni emergenti, come i biomateriali, che non hanno ancora raggiunto un riconoscimento normativo sufficiente a garantirne un utilizzo su larga scala.
In questo scenario, le imprese italiane specializzate nella bioedilizia, nei materiali circolari e nelle tecnologie costruttive avanzate possono giocare un ruolo di primo piano. La reputazione internazionale del Made in Italy nel design e nell’innovazione tecnica rappresenta un vantaggio competitivo per inserirsi nei segmenti emergenti del mercato australiano, a partire dai progetti modulari e residenziali fino alle grandi opere commerciali e pubbliche che richiedono standard ambientali stringenti. La possibilità di collaborare con sviluppatori locali, di fornire materiali certificati e di partecipare a bandi sostenuti da strumenti finanziari nazionali e statali apre prospettive significative per il consolidamento di partenariati strategici.
La crescita dell’edilizia sostenibile in Australia appare dunque come una sfida complessa ma anche come una finestra di opportunità per operatori esteri con competenze consolidate. L’Italia, forte della propria tradizione nel settore e delle esperienze maturate in ambito europeo, può offrire soluzioni avanzate in grado di accompagnare l’Australia verso un modello costruttivo più efficiente, resiliente e rispettoso dell’ambiente.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Poonpong Naiyanapakorn, Direttore dell’Ufficio per la Politica e la Strategia Commerciale (TPSO) e portavoce del Ministero del Commercio, ha reso noto che nel mese di agosto 2025 le esportazioni thailandesi hanno raggiunto i 27,74 miliardi di dollari statunitensi, con un incremento del 5,8% su base annua. Questo risultato rappresenta il quattordicesimo mese consecutivo di crescita dell’export.
Nello stesso periodo, le importazioni si sono attestate a 29,70 miliardi di dollari statunitensi, registrando un aumento del 15,8% e determinando così un disavanzo commerciale pari a 1,96 miliardi di dollari.
Nel complesso dei primi otto mesi del 2025, le esportazioni hanno totalizzato 223,17 miliardi di dollari statunitensi, in crescita del 13,3%, mentre le importazioni hanno raggiunto 224,88 miliardi di dollari, con un incremento dell’11,3%. Il saldo della bilancia commerciale nel periodo considerato evidenzia pertanto un deficit di 1,70 miliardi di dollari.
Analizzando la performance per comparti merceologici nel mese di agosto, le esportazioni di prodotti agricoli hanno subito una contrazione del 13,6%, quelle dei prodotti agroindustriali una flessione del 7,2%, mentre il settore dei beni industriali ha registrato un incremento dell’11,2%.
Narit Therdsteerasukdi, Segretario Generale del Board of Investment (BOI), ha riferito a Thansettakij che, nel primo semestre del 2025, gli investimenti diretti esteri (IDE) e quelli domestici hanno portato all’approvazione di 1.880 progetti con promozione agli investimenti, pari a un incremento del 38% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Il valore complessivo degli investimenti si è attestato a 1,05 trilioni di baht, con una crescita del 138%.
A livello territoriale, la regione orientale ha registrato il maggior numero di richieste, con 1.010 progetti, pari al 54% del totale. La gran parte degli investimenti si è concentrata nell’Eastern Economic Corridor (EEC), che comprende le province di Rayong, Chonburi e Chachoengsao, con un valore complessivo di 660,63 miliardi di baht, pari al 62% del totale. Seguono la Thailandia Centrale (333,65 miliardi di baht), la Thailandia Meridionale (20,08 miliardi di baht), la Thailandia Nord-Orientale (19,35 miliardi di baht), la Thailandia Occidentale (11,34 miliardi di baht) e la Thailandia Settentrionale (4,57 miliardi di baht).
Secondo Narit, 508 progetti sono stati realizzati all’interno di aree industriali o zone industriali con status di promozione agli investimenti, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente, per un valore pari a 218,38 miliardi di baht (+3%). I comparti maggiormente interessati sono stati quelli dell’elettronica, degli elettrodomestici, dell’automotive e della componentistica.
Le cinque principali aree settoriali delle domande di promozione agli investimenti nel primo semestre del 2025 sono state:
• Industria digitale: 89 progetti per un valore di 520 miliardi di baht, in gran parte relativi ad attività di data center.
• Elettronica ed elettrodomestici: 268 progetti per 120 miliardi di baht, comprendenti la produzione di batterie per lo stoccaggio energetico e per veicoli elettrici, assemblaggio e test di chip, produzione di circuiti stampati (PCB) ed elettronica intelligente.
• Automotive e componentistica: 172 progetti per 45 miliardi di baht, tra cui stabilimenti per pneumatici, inverter per veicoli e componenti destinati ai sistemi di gestione termica dei veicoli elettrici.
• Energie rinnovabili: 191 progetti per 42 miliardi di baht, in particolare nel fotovoltaico e nell’eolico.
• Agricoltura e trasformazione alimentare: 184 progetti per 31 miliardi di baht, comprendenti la produzione di aromi e condimenti, mangimi per animali domestici e la valorizzazione dei residui agricoli.
«Nel primo semestre del 2025 il valore complessivo delle domande di promozione agli investimenti ha superato 1 trilione di baht. Prevediamo che, a fine anno, i risultati supereranno quelli del 2024, sia per numero di progetti che per valore complessivo», ha dichiarato Narit.
Nel 2024 la Thailandia aveva registrato 3.137 progetti con promozione agli investimenti, per un valore totale di 1,13 trilioni di baht.
Il Paese si conferma un ambiente favorevole agli investimenti, caratterizzato da stabilità, costi competitivi e una solida base produttiva di lungo periodo. Tra i principali punti di forza figurano infrastrutture di alta qualità a supporto delle aree industriali, sistemi logistici avanzati, porti in acque profonde, aeroporti internazionali, una rete elettrica affidabile, ampie prospettive per le energie rinnovabili, connessioni internet ad alta velocità e una copertura 5G estesa a livello nazionale.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
Il 16 settembre 2025 la Camera di Commercio Italiana in Australia – Victoria & Tasmania ha organizzato un’esclusiva Round Table Lunch dedicata a “Made in Italy Innovation in Recovery & Wellbeing”.
L’incontro ha rappresentato un momento di grande prestigio, offrendo al pubblico australiano l’opportunità di confrontarsi direttamente con la delegazione italiana di ASA Laser, leader mondiale nelle tecnologie laser non invasive per la riabilitazione, lo sport e il benessere. Gli esperti, giunti appositamente dall’Italia, hanno testimoniato il ruolo del Made in Italy come punto di riferimento globale per innovazione e qualità, portando in Australia un esempio concreto di eccellenza industriale e scientifica.
Accanto ad ASA Laser, partner della giornata è stata Heal With Laser, realtà attiva in Australia nella diffusione di soluzioni avanzate per la salute e il recupero. Il panel di esperti, guidato da figure di spicco come la Dr. Catherine Norton, CEO di Heal With Laser, la Dr. Mata Karagianni, fisioterapista ed educatrice specializzata in laserterapia, e Francesco Sahli, International Trainer di ASA Laser, ha garantito un confronto di altissimo livello. Attraverso le loro presentazioni, i partecipanti hanno potuto approfondire come le tecnologie italiane stiano ridefinendo i confini della medicina rigenerativa, della fisioterapia e della gestione del dolore cronico, con applicazioni dirette anche nello sport d’élite.
La presenza della Vice Console Generale d’Italia a Melbourne, Mariagiovanna Rizzo, ha conferito ulteriore rilievo istituzionale, sottolineando il sostegno concreto delle istituzioni italiane alle imprese del nostro Paese impegnate in Australia.
Grazie a questa iniziativa, la Camera di Commercio Italiana in Australia si conferma come attore fondamentale nella promozione del Made in Italy, capace di facilitare il dialogo tra imprese leader, istituzioni e operatori locali. L’evento ha contribuito a rafforzare i legami tra Italia e Australia e ha dimostrato ancora una volta come il Made in Italy sia sinonimo di leadership mondiale nell’innovazione tecnologica e nel benessere.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia - Victoria and Tasmania)
L’Australia sta attuando un cambiamento significativo nel settore del packaging, con l’introduzione di normative più rigorose volte a favorire la sostenibilità ambientale e a ridurre l’impatto dei rifiuti da imballaggio sul territorio. A partire dal 2026, tutte le merci imballate importate dovranno essere conformi a criteri di riciclabilità, compostabilità o riutilizzabilità, in linea con i National Packaging Targets e le linee guida promosse dall’Australian Packaging Covenant Organisation (APCO). Questo rappresenta un cambiamento rilevante per le imprese italiane che esportano alimenti, bevande, cosmetici e beni di consumo verso l’Australia, obbligate a ripensare materiali, processi produttivi e strategie di comunicazione per garantire la conformità.
Le nuove regole richiedono alle aziende di adottare imballaggi progettati in ottica sostenibile, utilizzando materiali facilmente riciclabili o compostabili e riducendo l’uso di componenti problematici o monouso. Non solo la scelta del materiale diventa cruciale, ma anche l’etichettatura assume un ruolo centrale: le confezioni devono riportare informazioni chiare sulle caratteristiche ecologiche del packaging e sulle modalità corrette di smaltimento, in modo da informare e guidare i consumatori locali nella gestione dei rifiuti. In questo contesto, la conformità non si limita a un adempimento burocratico, ma diventa uno strumento per costruire reputazione, trasparenza e fiducia nei confronti dei consumatori australiani, sempre più attenti a valori di sostenibilità e responsabilità ambientale.
Per le imprese italiane, l’adeguamento a queste normative comporta una revisione dei fornitori di materiali, una valutazione dei processi produttivi e, talvolta, la necessità di sviluppare nuovi concept di packaging. Collaborare con partner locali esperti in sostenibilità e design ecocompatibile può semplificare questo percorso e garantire l’allineamento agli standard richiesti dall’APCO. In aggiunta, la riforma apre nuove opportunità di investimento: le aziende che riescono a distinguersi per l’adozione di packaging innovativo e sostenibile possono rafforzare il proprio posizionamento competitivo, intercettare segmenti di mercato sensibili alle tematiche ambientali e beneficiare di iniziative promosse a livello governativo per supportare pratiche ecologicamente responsabili.
Il processo di adeguamento implica anche la conoscenza approfondita delle Sustainable Packaging Guidelines, che forniscono indicazioni pratiche su materiali, design, etichettatura e riciclabilità, offrendo alle imprese strumenti concreti per implementare strategie di packaging sostenibile efficaci. L’attenzione alla sostenibilità diventa così un fattore chiave di differenziazione, capace di incidere sulle scelte di acquisto dei consumatori e di consolidare la reputazione del brand italiano in un mercato attento alla qualità, all’autenticità e alla responsabilità sociale delle aziende.
In definitiva, la riforma australiana sul packaging rappresenta una sfida ma anche un’opportunità concreta per le imprese italiane. Adeguarsi alle nuove regole significa non solo rispettare la normativa e ridurre i rischi di sanzioni o blocchi doganali, ma anche rafforzare la propria presenza commerciale attraverso un approccio sostenibile e innovativo. Investire nella sostenibilità del packaging è oggi un elemento imprescindibile per competere efficacemente sul mercato australiano, dove i consumatori premiano l’attenzione all’ambiente, la trasparenza e l’impegno concreto delle aziende nel ridurre l’impatto ambientale dei propri prodotti.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)