Notizie mercati esteri

Martedì 23 Settembre 2025

La Federal Reserve taglia i tassi per la prima volta dal 2024: inizia un nuovo ciclo di allentamento monetario

Dopo nove mesi di attesa, la Federal Reserve (Fed) ha annunciato il 17 settembre 2025 un taglio di un quarto di punto percentuale ai tassi di interesse, portando il tasso di riferimento a un intervallo compreso tra 4,00% e 4,25%. Si tratta della prima riduzione dalla fine del 2024 e con ogni probabilità del primo passo di un nuovo ciclo di allentamento della politica monetaria, volto a favorire condizioni di credito più favorevoli per famiglie e imprese.

Perché il taglio adesso

Tradizionalmente la Fed alza i tassi per contenere l’inflazione e li riduce per stimolare l’economia. Nei mesi scorsi, l’istituto aveva esitato a tagliare a causa delle persistenti pressioni sui prezzi. Tuttavia, una serie di rapporti sul mercato del lavoro deludenti ha cambiato il quadro: ad agosto sono stati creati solo 22.000 nuovi posti di lavoro, mentre la crescita media negli ultimi tre mesi si è ridotta a circa 29.000 unità mensili, segnalando un indebolimento marcato dell’occupazione.

Contestualmente, l’inflazione è risalita al 2,9% annuo ad agosto, ancora al di sopra dell’obiettivo del 2%, ma senza mostrare un’accelerazione persistente. Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha inoltre sottolineato che i dazi commerciali introdotti di recente probabilmente produrranno soltanto un effetto temporaneo sui prezzi, piuttosto che un’inflazione strutturale.

Prospettive e ulteriori tagli

Secondo le proiezioni aggiornate della Fed (dot-plot di settembre), i tassi di interesse dovrebbero scendere a circa 3,6% entro la fine del 2025, con la possibilità di altri due tagli nel corso dell’anno.
Le previsioni macroeconomiche delineano:

  • PIL in crescita all’1,6% nel 2025, con ulteriore accelerazione all’1,8–1,9% tra 2026 e 2027.
  • Disoccupazione attesa al 4,5% per il 2025, in calo graduale negli anni successivi.
  • Inflazione (PCE headline) stimata al 3,0% nel 2025, in calo al 2,6% nel 2026 e in progressivo avvicinamento all’obiettivo del 2% entro il 2027.

La decisione non è stata unanime: Stephen Miran, nominato recentemente dal Presidente Trump nel consiglio della Fed, ha votato a favore di un taglio più aggressivo di 50 punti base.

(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas, Inc.)

 

Ultima modifica: Martedì 23 Settembre 2025
Martedì 23 Settembre 2025

Notizie dai mercati esteri - Brasile

COP30, tra costi, opportunità e sfide organizzative

Con meno di due mesi alla COP30, in programma dal 10 al 21 novembre a Belém, nello stato del Pará, i preparativi avanzano ma restano ancora sfide significative da affrontare per garantire una partecipazione internazionale pienamente inclusiva. Fino ad oggi, 79 Paesi su circa 198 hanno confermato la loro sistemazione a Belém, sia tramite le piattaforme ufficiali come Bnetwork e Qualitour, sia mediante prenotazioni proprie, mentre altre 70 delegazioni sono ancora in fase di negoziazione. Questa situazione riflette le difficoltà logistiche e i costi elevati dell’ospitalità, ma anche gli sforzi delle autorità brasiliane per mitigare queste criticità.

Per facilitare il dialogo e l’organizzazione, il 18 agosto è stata istituita una task force composta dalla Presidenza della COP30 (PCOP), dalla Segreteria Straordinaria per la COP30 (Secop), dal Ministero del Turismo e dal governo dello Stato del Pará, con il compito di assistere direttamente ogni delegazione su questioni che vanno dall’alloggio al trasporto, dalla salute alle altre esigenze operative. Durante una riunione con il Bureau della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), il governo ha presentato un inventario che evidenzia la disponibilità di oltre 42.000 camere per il mese di novembre, distribuite tra alberghi in città e nella zona metropolitana (8.166 camere), cabine su navi da crociera (3.882 cabine, alcune opzioni fino a 200 dollari al giorno), pacchetti ufficiali tramite Bnetwork (7.354 camere, con tariffe che arrivano fino a 600 dollari al giorno) e unità abitative offerte tramite piattaforme digitali come Airbnb e Booking.com (23.300 alloggi).

Un altro tema caldo, al centro delle negoziazioni con le delegazioni internazionali, è stato il sostegno economico tramite la Diária de Subsistência delle Nazioni Unite (DSA). Il valore originario di 144 dollari è stato rivisto al rialzo a 197 dollari per 144 Paesi in via di sviluppo, inclusi i Paesi meno sviluppati (LDCs) e i Piccoli Stati Insulari in Via di Sviluppo (SIDS). Questo aggiustamento è stato salutato positivamente da molti rappresentanti, anche se si sottolinea che resta al di sotto della media delle DSA applicate in altre capitali brasiliane e non copre completamente i costi locali segnalati da diverse delegazioni.

Il governo ha anche manifestato impegno a combattere prezzi abusivi nella rete alberghiera e nelle piattaforme digitali, mediante provvedimenti giuridici e amministrativi e dialogo con operatori del settore. Sono state apportate modifiche procedurali, per esempio nella riduzione del numero minimo di notti richieste per le prenotazioni sui navios da crociera, e supporto nella negoziazione diretta quando necessario.

Sul piano simbolico e politico, Belém è stata scelta come sede per la COP30 in parte per il forte messaggio legato all’Amazzonia: ospitare la Conferenza nel cuore della foresta significa riaffermare l’importanza delle foreste pluviali nel dibattito globale sul cambiamento climatico. L’ambasciatore Maurício Lyrio, segretario per Clima, Energia e Ambiente, ha sottolineato che l’intero governo brasiliano e la popolazione riconoscono il valore di questa scelta, che differenzia la COP30 rispetto ad altre edizioni svolte in grandi centri urbani.

Nonostante i progressi, restano questioni aperte: il numero di Paesi senza ancora prenotazione confermata, il dislivello tra le tariffe richieste e ciò che la DSA copre, la possibilità che costi troppo elevati limitino la partecipazione di delegazioni meno ricche. Il tempo è limitato, ma la COP30 a Belém è percepita, da molti interlocutori internazionali, come una prova organizzativa rilevante: non soltanto una conferenza politica, ma un test pratico di come conciliare ambizione climatica, equità e efficienza operativa.

Brasília diventa hub di eventi e crescita economica

Negli ultimi anni, Brasília ha assunto un ruolo sempre più rilevante non solo come capitale amministrativa e architettonica del Brasile, ma anche come hub strategico per eventi di grande richiamo culturale, sportivo e di business. Una spinta che, secondo i dati della Secretaría de Turismo del Distrito Federal (Setur-DF), sta producendo impatti concreti sull’economia locale, con benefici per il settore dei servizi, l’ospitalità e il commercio.

Solo nell’ultima settimana, la capitale federale ha ospitato eventi di portata nazionale e internazionale: i Giochi della Gioventù, un concerto di Katy Perry – il terzo che l’artista tiene in Brasile – e la performance della famosa coppia musicale Henrique & Juliano. Manifestazioni che hanno registrato il “tutto esaurito” e contribuito a innalzare sensibilmente l’occupazione alberghiera.

Uno degli indicatori più significativi del cambiamento è l’evoluzione delle entrate fiscali legate agli eventi: l’imposta sui servizi (ISS) è passata da circa 8 milioni di reais nel 2022 a una previsione di 80 milioni per il 2025. Un balzo che testimonia non solo l’aumento del numero e della complessità degli eventi ma anche la maggiore capacità del sistema locale di coglierne i benefici economici.

Le ragioni di questa trasformazione sono molteplici. Brasília oggi dispone di infrastrutture moderne, una rete alberghiera ben distribuita e vicina ai principali spazi dedicati agli eventi, un aeroporto prossimo al centro città, nonché un clima urbano e sociale che favorisce la sicurezza percepita dai visitatori. Un fattore non secondario è la politica pubblica messa in campo: investimenti in nuove rotte turistiche, rilancio di monumenti, trasporto pubblico gratuito nei fine settimana e festivi, oltre al ritorno del “ônibus turístico cívico”. Azioni che contribuiscono sia a migliorare l’esperienza del turista sia a rendere più visibile la città come destinazione.

Dal punto di vista dei flussi, i numeri sono altrettanto rilevanti. Nei primi sei mesi del 2025 l’Aeroporto Internazionale di Brasília ha accolto oltre 440.000 passeggeri, con una crescita del 38% rispetto allo stesso periodo del 2024. Tra questi, circa 44.000 turisti stranieri, una cifra che rappresenta un aumento dell’8,3%.

L’impatto economico si estende oltre il comparto alberghiero: come rileva Jael Silva, presidente del Sindhobar, bar e ristoranti registrano un aumento di attività significativo collegato agli eventi e al maggior afflusso turistico. Ciò significa che l’incremento dei visitatori si traduce non solo in pernottamenti, ma in consumi diffusi che abbracciano tutta una filiera: trasporti, food & beverage, retail, servizi culturali.

Questa trasformazione segnala che Brasília non è più soltanto capitale nel senso istituzionale del termine, ma sta diventando capitale dell’intrattenimento, del turismo esperienziale, di eventi di richiamo. Un’evoluzione che richiede però continuità nelle politiche, manutenzione delle infrastrutture, formazione nei servizi e piano di promozione esterna—specialmente internazionale—per consolidare il ruolo della città non solo nel Brasile, ma nel contesto globale.

In sintesi: Brasília sta creando un modello economico virtuoso, fondato su eventi e turismo, capace di generare ritorni che vanno oltre il mero intrattenimento per investire in occupazione, ricchezza locale e immagine. Un modello che se ben gestito può diventare punto di riferimento anche per altre città brasiliane in cerca di diversificare il proprio sviluppo economico.

Articolo redatto con informazioni di Agência Brasil.

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Martedì 23 Settembre 2025
Martedì 23 Settembre 2025

Benchmarking per i produttori italiani: i segnali dal mercato del vino californiano

La vendemmia è in corso nella North Coast della California, con la speranza che entro l’uscita della vendemmia 2025 il mercato del vino e delle uve abbia toccato il fondo e inizi una ripresa. Per i produttori italiani, osservare l’andamento del mercato californiano rappresenta un utile esercizio di benchmarking, vista la rilevanza globale della California come player vitivinicolo.

Secondo i dati preliminari di bw166, nei 12 mesi terminati ad agosto 2025 il valore complessivo del mercato del vino negli Stati Uniti è cresciuto del 4%, superando i 112 miliardi di dollari, con un aumento del 3% solo ad agosto.

Importazioni e vendite: trend da osservare per l’Italia

  • Importazioni di vino sfuso: -13% in valore (1 mld $) e -12% in volume (16,8 mln casse).
  • Importazioni di vino fermo: +4% (75 mln casse).
  • Importazioni di spumanti: +17% (27 mln casse).
  • Vendite di vini domestici californiani: -3% in agosto (19,6 mln casse).
  • Segmento premium (oltre 25 $ a bottiglia): unico in crescita, con un +1% nelle 4 settimane fino al 9 agosto.

Questi dati mostrano che i consumatori americani premiano ancora le fasce premium, mentre le categorie base soffrono. Un segnale importante anche per i produttori italiani che puntano al mercato USA.

Il segmento “fine wine” californiano in crisi

Il mercato dei fine wine californiani sta vivendo il calo più lungo degli ultimi anni: l’indice Liv Ex 1000 è sceso di oltre il 20% rispetto a due anni fa, tornando ai livelli del 2021.

Nonostante ciò, alcuni marchi californiani hanno guadagnato posizioni nella nuova classificazione Liv Ex:

  • Screaming Eagle (£23.881/$32.583), Tier 1, in crescita rispetto al 2023.
  • Harlan Estate (£11.303/$15.421), Tier 1.
  • Opus One (£2.837/$3.870), ora in testa alla Tier 2.
  • Eisele Vineyard (£2.641/$3.603), in Tier 2.

Il problema resta la scarsa domanda di nuove annate, mentre vini di 10–15 anni fa si trovano a prezzi simili, rallentando le vendite e creando eccedenze di inventario.

(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas, Inc.)

Ultima modifica: Martedì 23 Settembre 2025
Martedì 23 Settembre 2025

Notizie dai mercati esteri - Francia

NUOVA STAZIONE NICE SAINT-AUGUSTIN: TRA SFIDE ECOLOGICHE E TURISTICHE

Giovedì 19 giugno 2025, Christian Estrosi, sindaco di Nizza e presidente della Métropole Nice Côte d’Azur, Renaud Muselier, presidente della Regione Provence-Alpes-Côte d’Azur, e Laurent Hottiaux, prefetto delle Alpi Marittime, hanno ufficialmente avviato i lavori della futura stazione multimodale Nice-Aéroport, sul sito dell’attuale stazione di Nice Saint-Augustin, nel cuore del quartiere del Grand Arénas. Questa infrastruttura strategica, la cui entrata in servizio è prevista per la fine del 2029, rientra nella prima fase della Ligne Nouvelle Provence Côte d’Azur (LNPCA) e mira a migliorare in modo significativo gli spostamenti ferroviari sulla Costa Azzurra.

Progettata da SNCF Gares & Connexions e dallo studio pluridisciplinare AREP, la stazione si distingue per un’architettura bioclimatica unica in Europa: una vasta pensilina in legno (con pannelli fotovoltaici) coprirà l’atrio, completata da 4.200 m² di spazi paesaggistici che formeranno una vera e propria isola di frescura, con quasi 100 alberi e 300 arbusti. L’insieme è concepito per limitare le isole di calore, ridurre le emissioni di CO₂ e produrre energia rinnovabile.

Vero e proprio polo di interscambio, Nice-Aéroport collegherà, in un unico luogo, TER e TGV, le linee 2 e 3 del tram, la futura autostazione, l’aeroporto Nice Côte d’Azur e la rete ciclabile metropolitana. In una prima fase, 4 binari a banchina permetteranno di accogliere fino a 6 treni all’ora, con un potenziale di estensione a 6 binari. Laddove le banchine erano in precedenza troppo corte per i convogli a lunga percorrenza, la nuova configurazione offrirà, in particolare, collegamenti TGV diretti fino a Parigi, senza cambi. «Questa sinergia delle modalità di trasporto è una risposta concreta alle sfide ecologiche e alla mobilità di domani», sottolinea Christian Estrosi.

Il traffico passeggeri previsto è di 3,8 milioni di viaggiatori all’anno (circa 10.000 al giorno). Dal 2032, la frequenza dei TER passerà a un treno ogni dieci minuti (contro i quindici attuali), contribuendo all’obiettivo regionale di aumentare del 36% il numero di viaggiatori ferroviari entro il 2035. «Entro i Giochi 2030 offriremo più treni, maggiore fluidità e un collegamento diretto tra treno, tram e aeroporto», ricorda Renaud Muselier.
L’infrastruttura svolgerà infatti un ruolo chiave in occasione dei Giochi Olimpici e Paralimpici invernali del 2030.

Il costo totale dell’operazione ammonta a 271,2 milioni di euro, finanziati dallo Stato, dall’Unione europea e dagli enti locali riuniti all’interno della Société de la LNPCA.
La committenza è assicurata da SNCF Réseau, con un contributo pluri-annuale massimo di 56,79 milioni di euro da parte della Métropole Nice Côte d’Azur fino al 2035. Dal 2022, una stazione provvisoria Saint-Augustin garantisce la continuità del servizio; lascerà il posto, all’orizzonte 2029, a questa stazione di riferimento dell’intermodalità della Costa Azzurra.

Questa nuova stazione si inserisce anche in un ampio progetto regionale che comprende in particolare la Ligne Nouvelle Provence-Côte d’Azur, che prevede una linea senza cambi Nizza-Parigi, ma anche TER ogni 10 minuti invece di 15 a partire dal 2032.

 

Ampliamento dell’aeroporto di Nizza: una necessità a fronte di problematiche ambientali e sociali

Da diversi anni, studi indipendenti sui flussi convergono su un punto: all’Aeroporto Nice Côte d’Azur la domanda cresce più rapidamente della capacità effettiva dei terminal. In altre parole, gli spazi attuali non bastano più a garantire, nelle ore di punta, il livello di comfort, sicurezza e fluidità atteso. Il campanello d’allarme era suonato già prima della crisi sanitaria: con una capacità dichiarata di 14 milioni di passeggeri l’anno per i terminal 1 e 2, tale soglia è stata superata già nel 2019, generando inevitabilmente tensioni sulla qualità del servizio.

Infatti, nell’arco di dieci anni, dal 2012 al 2023, il traffico passeggeri è aumentato del 27%. Ciò dimostra la reale necessità di incrementare la capacità di accoglienza, che si stima raggiungerà i 18 milioni una volta attuato il progetto; al tempo stesso, evidenzia anche una sfida ecologica e turistica: la necessità di far fronte a un afflusso di visitatori che cresce di anno in anno.

Occorre distinguere la capacità “teorica” da quella “operativa”. La prima deriva dal dimensionamento delle superfici e delle attrezzature; la seconda dipende dal funzionamento reale: picchi stagionali, allungamento dei controlli, rapide rotazioni dei voli, saturazione puntuale delle sale d’imbarco, nastri bagagli, varchi di ispezione-filtraggio, viabilità di accesso, ecc. Senza adeguamenti, si può certamente far transitare un numero maggiore di viaggiatori… ma al prezzo di attese più lunghe, percorsi congestionati, un’esperienza a terra peggiorata e una maggiore pressione su sicurezza e puntualità.

L’aeroporto è anche la porta d’ingresso di un territorio d’eccezione. Deve rifletterne l’immagine, l’eccellenza e l’ospitalità: offrire una prima e un’ultima impressione all’altezza della destinazione, tanto per i visitatori quanto per i residenti.

Per questo si è deciso di aumentare la capacità dei terminal, così da accogliere i passeggeri in condizioni adeguate di comfort e sicurezza. Il progetto dovrà riportare un elevato livello di servizio nelle ore di punta (code contenute, percorsi chiari, imbarco più fluido, restituzione dei bagagli accelerata) e, al contempo, guadagnare in resilienza operativa di fronte agli imprevisti (ritardi a catena, riprogrammazioni, controlli rafforzati) grazie a margini di assorbimento; infine, dovrà accompagnare una crescita prevedibile e sotto controllo del traffico, in coerenza con il posizionamento internazionale della piattaforma e con l’ecosistema turistico ed economico della Costa Azzurra.

Tuttavia, numerose campagne come “Stop à l’extension de l’aéroport de Nice” sostengono che l’ampliamento sarebbe catastrofico dal punto di vista economico. L’afflusso di turisti potrebbe infatti generare un aumento significativo dei prezzi, ad esempio dei prodotti alimentari e nel settore immobiliare. Ma soprattutto dal punto di vista ecologico, poiché l’ampliamento dell’aeroporto comporterebbe maggiori inquinamenti acustici e atmosferici e potrebbe trasformare Nizza in una città vittima del proprio successo a causa del sovra turismo.

In sintesi, l’ampliamento non ha lo scopo di «riempire a tutti i costi», ma di riportare l’esperienza del passeggero e la sicurezza al livello atteso, di allineare l’aeroporto agli standard internazionali e di garantire, nel tempo, un funzionamento fluido e affidabile, nel rispetto dei vincoli ecologici imposti.

(Contributo editoriale a cura della Chambre de Commerce Italienne Nice, Sophia-Antipolis, Cote d'Azur)

Ultima modifica: Martedì 23 Settembre 2025
Martedì 23 Settembre 2025

Prodotti elettrici ed elettronici: requisiti di conformità e certificazioni obbligatorie in Australia

L’Australia rappresenta un mercato interessante per l’export di prodotti elettrici ed elettronici, ma al tempo stesso uno dei più rigorosi in termini di sicurezza e standard tecnici. Qualsiasi dispositivo che funzioni con corrente elettrica o connesse reti di comunicazione - dall’illuminazione agli elettrodomestici, fino agli strumenti industriali - deve rispettare la normativa locale e riportare il marchio RCM (Regulatory Compliance Mark), garanzia che il prodotto è conforme agli standard australiani di sicurezza elettrica, compatibilità elettromagnetica (EMC) e, in alcuni casi, efficienza energetica.

Per ottenere l’autorizzazione all’immissione sul mercato, l’importatore o il produttore deve innanzitutto registrarsi presso l’Australian Communications and Media Authority (ACMA) o l’Electrical Regulatory Authorities Council (ERAC), a seconda della tipologia di prodotto. Una volta registrato, è necessario predisporre e conservare una dichiarazione di conformità corredata da rapporti di prova rilasciati da laboratori accreditati, in grado di dimostrare che il dispositivo soddisfa i requisiti tecnici.

Le fasi principali del processo comprendono:

Classificazione del prodotto, per determinare se rientra tra gli articoli a rischio basso, medio o alto e identificare le norme specifiche applicabili.

Test di laboratorio, finalizzati a verificare la sicurezza elettrica, l’interferenza elettromagnetica e, in alcuni casi, i parametri energetici.

Registrazione e apposizione del marchio RCM, che diventa obbligatorio sull’etichetta o sulla confezione prima della distribuzione sul mercato australiano.

Un aspetto rilevante per le imprese italiane è che la responsabilità legale della conformità spetta sempre al soggetto locale che importa o distribuisce i prodotti in Australia. Per questo, è fondamentale selezionare partner affidabili in loco, capaci di gestire correttamente la documentazione tecnica e garantire la tracciabilità del prodotto.

Dal punto di vista commerciale, l’allineamento agli standard australiani, sebbene richieda tempo e risorse, può trasformarsi in un vantaggio competitivo: la certificazione RCM rappresenta infatti un segnale di affidabilità e qualità che rafforza la credibilità del brand agli occhi di distributori e consumatori. Inoltre, un prodotto già conforme in Australia trova più facilmente accesso anche ad altri mercati che adottano requisiti simili in materia di sicurezza ed EMC.

Per le imprese italiane interessate al settore elettronico ed elettrodomestici, investire nella compliance normativa non è soltanto un obbligo, ma anche un’opportunità per consolidare la propria presenza internazionale in un mercato attento alla sicurezza e all’innovazione tecnologica.

(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)

Ultima modifica: Martedì 23 Settembre 2025
Martedì 16 Settembre 2025

Santa Fe Business Forum: un ponte globale per le opportunità di business

La Cámara de Comercio Italiana de Rosario ha svolto un ruolo di primo piano al Santa Fe Business Forum 2025, evento che si è confermato come uno degli appuntamenti più rilevanti per la proiezione internazionale delle imprese della regione.

Grazie a un intenso lavoro di coordinamento, la Camera è riuscita a portare a Rosario oltre 20 buyer internazionali, provenienti da Europa, America Latina e Asia. La loro presenza ha reso possibile una fitta agenda di incontri B2B con imprese locali, che hanno potuto presentare i propri prodotti e servizi in settori chiave come l’agroalimentare, la meccanica, la biotecnologia e le energie rinnovabili.

La Camera, inoltre, ha partecipato come espositore il 3 settembre, presentando le strumenti di investimento dell’Italia e illustrando le opportunità che il Sistema Italia mette a disposizione delle imprese straniere interessate a rafforzare i propri processi di internazionalizzazione.

Il Forum ha rappresentato un’occasione unica per favorire lo scambio commerciale e creare nuove partnership, ponendo la città di Rosario e la provincia di Santa Fe al centro di un dialogo globale sulle prospettive di investimento e cooperazione.

L’iniziativa ha rafforzato il ruolo della Camera di Commercio Italiana di Rosario quale attore strategico nel promuovere il Sistema Italia all’estero e nel favorire la connessione tra imprese italiane e argentine. Con la sua azione, la Camera ha contribuito non solo a valorizzare il “Made in Italy” ma anche a costruire ponti concreti per l’internazionalizzazione delle PMI locali.

Il successo del Santa Fe Business Forum conferma così l’importanza di creare spazi di confronto e collaborazione internazionale, capaci di stimolare nuovi investimenti, incoraggiare l’innovazione e rafforzare la competitività delle imprese nel contesto globale.

(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)

Ultima modifica: Giovedì 9 Ottobre 2025
Martedì 16 Settembre 2025

Il calzaturiero brasiliano tra crisi e rilancio: i dazi statunitensi e le opportunità in Europa

Il settore calzaturiero brasiliano si trova oggi in un passaggio cruciale della sua traiettoria internazionale. Negli ultimi mesi, le esportazioni verso il principale mercato estero, gli Stati Uniti, hanno subito un contraccolpo significativo a causa dell’imposizione di un “tarifaço” che ha reso molte operazioni commerciali praticamente inviabili. Secondo i dati diffusi da Abicalçados, l’associazione che rappresenta i produttori locali, solo nel mese di agosto 2025 le vendite di calzature brasiliane verso il mercato statunitense hanno registrato una contrazione del 17,6% in volume, con poco più di 800 mila paia spediti, e una riduzione dell’1,4% in valore, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Il quadro complessivo evidenzia come, nei primi otto mesi dell’anno, il Brasile abbia esportato 67,5 milioni di paia, un dato che rappresenta una crescita del 5,7% in termini di volume, ma accompagnato da una riduzione dello 0,6% nel valore complessivo. Tale scollamento tra quantità e ricavi segnala una pressione crescente sui margini delle imprese, che si trovano costrette a competere in un contesto globale caratterizzato da dazi più onerosi e da un’elevata concorrenza, soprattutto asiatica. A ciò si aggiunge la preoccupazione per l’incremento delle importazioni sul mercato interno, provenienti in larga parte dalla Cina e dal Vietnam, con prodotti a prezzi aggressivi che rischiano di compromettere ulteriormente la competitività dei marchi brasiliani.

In questo scenario complesso, il settore ha trovato una valvola di sfogo e nuove prospettive attraverso la partecipazione alle fiere internazionali, con la Micam di Milano che si è rivelata un appuntamento strategico. Nella sua centesima edizione, svoltasi dal 7 al 9 settembre 2025, ben ottanta marchi brasiliani hanno presentato le loro collezioni grazie al sostegno del programma Brazilian Footwear, promosso da Abicalçados in collaborazione con ApexBrasil. I risultati immediati sono stati incoraggianti: durante i tre giorni dell’evento sono stati venduti oltre 433 mila paia, generando un fatturato di circa 46 milioni di reais. Ma il vero impatto si misura nelle prospettive future, con ordini attesi che dovrebbero superare 1,28 milioni di paia e un giro d’affari stimato in oltre 119 milioni di reais.

La partecipazione alla Micam non ha solo valore commerciale, ma rappresenta un passo importante nella costruzione di una strategia di diversificazione dei mercati. Per molte aziende, Milano è stata un trampolino verso nuovi orizzonti, in particolare in Europa, dove Paesi come Germania, Francia e Polonia si profilano come destinazioni capaci di compensare almeno in parte la perdita di competitività negli Stati Uniti. Allo stesso tempo, la fiera offre alle imprese brasiliane un’occasione per posizionarsi come marchi non soltanto di volume, ma di design, innovazione e sostenibilità, elementi sempre più centrali nelle scelte dei consumatori globali.

Il settore calzaturiero brasiliano si trova dunque di fronte a una sfida di natura duplice: gestire i rischi congiunturali legati alle barriere commerciali e alla concorrenza internazionale e, al contempo, cogliere le opportunità derivanti dall’internazionalizzazione e dalla valorizzazione del proprio marchio come espressione di qualità e creatività. La risposta passa da politiche pubbliche mirate, in grado di sostenere l’export e negoziare condizioni più favorevoli, ma anche da un impegno deciso delle imprese a innovare, a differenziare i propri mercati e a rafforzare la propria capacità produttiva e logistica.

In un contesto globale incerto, la resilienza e la capacità di adattamento determineranno se la crisi legata ai dazi statunitensi si trasformerà in un ostacolo insormontabile o in un catalizzatore di nuove opportunità. La Micam di Milano ha dimostrato che, al di là delle difficoltà immediate, il calzaturiero brasiliano può trovare in Europa e in altri mercati internazionali le basi per un rilancio duraturo.

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Martedì 16 Settembre 2025
Martedì 16 Settembre 2025

Italia e Svizzera: due ecosistemi tech a confronto e in collaborazione

Nel panorama europeo dell’innovazione, Italia e Svizzera rappresentano due realtà molto diverse ma potenzialmente complementari. Se da un lato la Svizzera si conferma da oltre 14 anni come uno degli ecosistemi più avanzati al mondo, l’Italia sta vivendo una fase di crescita significativa, pur partendo da una base più fragile e frammentata.

Numeri a confronto: investimenti e startup

Nel 2024, gli investimenti in startup tech in Svizzera hanno superato i 2,4 miliardi di franchi, mentre in Italia si sono fermati a 1,07 miliardi di franchi (circa 1,13 miliardi di euro). Nonostante il divario, l’Italia ha registrato una crescita del +7,5% rispetto all’anno precedente, segno di un fermento crescente.

Il numero di startup innovative riflette questa differenza: oltre 26.000 in Svizzera contro poco più di 12.000 in Italia. Eppure, considerando che l’Italia ha sei volte la popolazione e tre volte il PIL della Confederazione, il gap evidenzia quanto l’ecosistema elvetico sia più maturo e strutturato.

Distribuzione territoriale: Lombardia vs Zurigo

Uno degli aspetti più interessanti dell’ecosistema dell’innovazione è la distribuzione geografica degli investimenti, che rivela molto sulla maturità e l’equilibrio di un sistema Paese.

Nel 2024, la Regione Lombardia ha registrato 659 milioni di CHF in investimenti in startup tech, superando persino il Cantone di Zurigo, che si è fermato a 632 milioni di CHF. Questo dato, sorprendente a prima vista, evidenzia la forza attrattiva di Milano come hub tecnologico e finanziario, ma anche la forte concentrazione territoriale degli investimenti in Italia.

Infatti, dopo la Lombardia, il divario è netto: la Toscana ha raccolto 102 milioni di CHF, il Lazio 73 milioni e il Piemonte 65 milioni. Il resto del Paese rimane molto frammentato, con un ecosistema ancora in fase di consolidamento e con forti disparità tra Nord e Sud.

In Svizzera, invece, pur con Zurigo che catalizza circa un terzo degli investimenti nazionali, il sistema è molto più bilanciato. Poli come LosannaGinevraBasilea e Berna contribuiscono in modo significativo, con un totale di 760 milioni di CHF investiti nel 2024. Questo dimostra una maggiore distribuzione della capacità innovativa e una rete di ecosistemi regionali interconnessi, spesso legati a università di eccellenza e cluster industriali verticali.

Ecosistemi regionali a confronto: alcuni esempi pratici

  • Zurigo è sede di ETH e di numerose scaleup AI e fintech, come Neural Concept e Swiss-Mile, ed è un hub per investitori internazionali.
  • Losanna, con l’EPFL, è un polo di eccellenza per il deep tech e la robotica.
  • Ginevra ospita il Campus Biotech e numerose startup nel settore medtech e biotech.
  • Basilea è il cuore dell’industria farmaceutica e delle scienze della vita, con aziende come Novartis e Roche che collaborano con startup locali.

In Italia, Milano concentra gran parte delle risorse, ma stanno emergendo anche poli come:

  • Torino, con un focus su mobilità, AI e manifattura avanzata.
  • Bologna, che si sta affermando nel supercalcolo e nella foodtech.
  • Napoli e Bari, che grazie a fondi PNRR e università dinamiche stanno attirando investimenti in cybersecurity e smart city.

Questa analisi evidenzia come la distribuzione territoriale degli investimenti sia un indicatore chiave della maturità di un ecosistema. La Svizzera, pur più piccola, mostra una maggiore coesione e diffusione dell’innovazione, mentre l’Italia ha bisogno di rafforzare i poli emergenti e colmare il divario territoriale per rendere il sistema più resiliente e competitivo.

 

Complementarità strategica: una relazione win-win

Nonostante le differenze, i due Paesi presentano forti complementarità che possono trasformarsi in opportunità concrete:

  • Per le startup italiane, la Svizzera rappresenta una piattaforma di accelerazione ideale: grazie a programmi come quelli di Innosuisse, alla presenza di angel investor (es. SICTIC) e ai poli universitari di Zurigo e Losanna, le startup possono scalare più rapidamente a livello internazionale.
  • Per le startup svizzere, l’Italia offre un bacino di domanda tecnologica vasto e dinamico. Con la seconda manifattura d’Europa e una crescente propensione all’innovazione grazie ai programmi Industria 4.0 e 5.0, il mercato italiano è pronto ad accogliere soluzioni tech ad alto valore aggiunto.

Un ponte per l’innovazione tra Nord e Sud Europa

La collaborazione tra Italia e Svizzera nel settore tech non è solo auspicabile, ma necessaria. L’Italia può beneficiare della solidità e della rete internazionale svizzera, mentre la Svizzera può trovare nel dinamismo industriale italiano un terreno fertile per espandere la propria offerta tecnologica.

Come ha sottolineato Fabrizio Macrì, Segretario Generale della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera: “La tecnologia è lo stimolo che può aiutare le imprese italiane a recuperare competitività. La Svizzera, con il suo ecosistema avanzato, può essere un partner strategico per questa trasformazione”.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Martedì 16 Settembre 2025
Martedì 16 Settembre 2025

Notizie dai mercati esteri - Repubblica Ceca

Lo Stato ha preparato 15 miliardi di corone per il potenziamento della rete elettrica

Il bando Elegrid del Fondo di Modernizzazione riceverà dieci miliardi di corone per finanziare i progetti di potenziamento della rete di trasmissione. Il bando potrà ricevere altri cinque miliardi di corone, qualore le aziende avranno progetti da finanziare.

Con il finanziamento lo stato vuole potenziare la rete elettrica di sei gigawatt permettendo ad esempio l'allaccio di un maggior numero di centrali a fonte rinnovabile. “Il potenziamento della rete elettrica è tra le condizioni di base per la decarbonizzazione dell'economia ceca” ha indicato il ministro dell'ambiente Petr Hladik.

Fonte: mzp.gov.cz

Nel quarto trimestre pensa di assumere il 30% delle aziende, indica ManpowerGroup

Circa il 30% delle aziende in Repubblica Ceca pensa di assumere nuovo personale nel quarto trimestre. Lo indica l'indagine tra le imprese di ManpowerGroup Czech Republic, socio Camic.

Prevede invece una riduzione del personale il 16% delle aziende. L'indice è quindi positivo di 14 punti percentuali, circa due punti in meno rispetto al trimestre precedente. Il dato è sostanzialmente lo stesso a Praga, in Boemia e in Moravia.

“L'ultimo trimestre è di solito il periodo più debole per le assunzioni, ma quest'anno registriamo delle differenze stagionali più ridotte” ha indicato la direttrice dell'agenzia HR Jaroslava Rezlerová. Registrano la maggiore propensione ad assumere i settori dell'energetica e della sanità, dall'altra parte della classifica ci sono i settori dei trasporti e della pubblica amministrazione.

Fonte: ceskenoviny.cz

Ferrero sostiene un progetto di Save the Children in Costa d’Avorio

Il gruppo Ferrero ha deciso di sostenere un progetto di Save the Children in Costa d'Avorio a favore dei bambini nelle comunità dei produttori di cacao.

Il progetto verrà realizzato da Save the Children nel paese africano fino al 2030. Le spese complessive di 20 milioni di euro verranno coperte per oltre l'80% dal contributo del gruppo Ferrero e dai finanziamenti dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Il programma intende rafforzare i diritti dell'infanzia nelle comunità produttrici di cacao. Il progetto è secondo la Ferrero un “passo importante verso un ecosistema del cacao più sostenibile”. “Lavorando insieme lungo l’intera filiera del cacao, miriamo a costruire una supply chain trasparente, inclusiva e duratura,” ha indicato Isabel Hochgesand, Global Chief Procurement Officer di Ferrero.

Fonte: savethechildren.it

Il municipio di Praga Capitale lancia un nuovo progetto residenziale

La giunta di Praga Capitale ha lanciato un nuovo progetto di edilizia residenziale tra Praga 4 e 12.

La giunta ha dato il mandato alla società municipale PDS di preparare un progetto di edilizia di social housing nelle vicinanze della futura stazione metro D Nové Dvory. Il progetto prevede la realizzazione di circa 480 appartamenti e di spazi per servizi sociali e sanitari. “Il nostro obiettivo è di avere abitazioni dignitose e accessibili per insegnanti, lavoratori della sanità, famiglie e anziani” ha indicato il sindaco di Praga Capitale Bohuslav Svoboda.

La PDS quindi dovrà preparare la progettazione per la realizzazione degli stabili e si occuperà dei permessi necessari per avviare la costruzione.

Fonte e fonte fotografia: praha.eu

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

 

Ultima modifica: Martedì 16 Settembre 2025
Martedì 16 Settembre 2025

Nizza: una classifica universitaria all’altezza della sua popolarità

La nostra città compie un notevole balzo in avanti nel palmarès delle destinazioni studentesche: secondo la rivista L’Étudiant, si colloca ora all’11ª posizione. Si tratta di un guadagno di 15 posti tra il 2024 e il 2025, accompagnato da un marcato aumento della soddisfazione: l’83% degli studenti si dichiara soddisfatto, contro il 74% dell’anno scorso.

Questo progresso riflette uno sforzo collettivo di lungo periodo, portato avanti con gli attori della vita studentesca, dell’istruzione superiore e del tessuto economico, per fare di Nizza una vera e propria città universitaria. In quindici anni, gli iscritti sono raddoppiati: da 25.000 a quasi 50.000 studentesse e studenti formati sul posto.

Dal 2008, il territorio nizzardo si è sviluppato e ha conosciuto una vera trasformazione sul piano universitario. Il territorio metropolitano dispone di un ecosistema attrattivo, che ha consentito di migliorare le condizioni di studio e l’inserimento professionale degli studenti a Nizza.
Eppure Nizza non era una città universitaria; oggi brilla a livello internazionale.

Effettivamente venerdì 15 agosto è stata pubblicata anche una delle classifiche di riferimento del mondo accademico: l’Academic Ranking of World Universities, noto come “classifica di Shanghai”. Essa conferma la buona tenuta della Francia in una competizione internazionale molto esigente. A Nizza, l’Université Côte d’Azur figura nuovamente tra le prime 500 università mondiali nel 2025, risultato di una strategia accademica coerente e di una ricerca riconosciuta.

Collocata nella fascia 401–500, la nostra università si affianca a Tolosa, Lille e Rennes. Disciplina per disciplina, si distingue in particolare nelle scienze della Terra (76–100), in fisica (101–150), in matematica (151–200), in biologia (201–300), in farmacia (201–300), in informatica (301–400) e in medicina (301–400).

A livello nazionale, 27 istituti francesi compaiono in classifica, due in più rispetto al 2024 come ha sottolineato il ministero dell’Istruzione superiore e della Ricerca.
Paris-Saclay resta la prima università francese (13ª mondiale, 3ª europea), davanti a PSL (34ª), Sorbonne Université (43ª) e Université Paris Cité (60ª). La Francia conta inoltre otto istituti nella top 200, tra cui Strasburgo, Aix-Marseille, Grenoble-Alpes e Montpellier.

Due università fanno il loro ingresso quest’anno: Versailles–Saint-Quentin-en-Yvelines e Picardie Jules-Verne (Amiens).
Per il ministero, questa presenza ampliata illustra la qualità della scienza francese e il riconoscimento internazionale dei nostri ricercatori. Testimonia anche l’efficacia delle politiche di consolidamento avviate da oltre dieci anni: finanziamenti dedicati (PIA, France 2030, Idex, I-Site) e facilitazioni dei raggruppamenti hanno permesso di passare da 18 istituti classificati nel 2003 a 27 oggi, con un progresso del 50% in vent’anni.

(Contributo editoriale a cura della Chambre de Commerce Italienne Nice, Sophia-Antipolis, Cote d'Azur)

Ultima modifica: Giovedì 9 Ottobre 2025