
Lo studio di ricerca Circana ha rilevato, nell’agosto 2025, un rinnovato interesse dei consumatori per i prodotti biologici, con una diminuzione dello 0,4% negli acquisti di beni di largo consumo, a fronte di un aumento dello 0,9% nelle vendite di prodotti bio.
Frank Poncet, direttore generale della catena leader dei negozi specializzati Biocoop, ha dichiarato che il mercato del biologico è passato da 5 a 12 miliardi di euro tra il 2014 e il 2024.
Secondo Worldplanet, gli esperti attribuiscono questa crescita soprattutto a un ritorno di attenzione verso il valore degli acquisti, favorito anche da una minore inflazione generale. I prezzi restano sostenuti, ma la ricerca della qualità torna a essere prioritaria.
Tra i fattori che contribuiscono a questa evoluzione si segnalano: la ristrutturazione e riorganizzazione dei marchi specializzati, la fine delle drastiche politiche di razionalizzazione nei grandi supermercati e la crescente preoccupazione dei consumatori riguardo a glifosati e pesticidi.
La strada del biologico non è tuttavia priva di ostacoli. Molti produttori si trovano ancora in una situazione economica precaria e la Francia rischia una nuova riduzione del potere d’acquisto, a causa di possibili nuove imposte che potrebbero frenare il processo di valorizzazione degli acquisti e ridurre di conseguenza l’attrattiva dei prodotti bio.
A ciò si aggiunge il fatto che il settore del biologico soffre da mesi di un progressivo disimpegno da parte delle istituzioni pubbliche.
Biocoop, in piena crescita, investe 10 milioni di euro
La cooperativa Biocoop ha registrato una crescita del 7,5% nel primo semestre dell’anno e intende sfruttare l’onda positiva che attraversa la filiera del biologico, annunciando un investimento di 10 milioni di euro per il suo sviluppo nei prossimi quattro anni.
L’obiettivo è rafforzare la propria identità e differenziarsi dai concorrenti, puntando su un livello di esigenza elevato. Biocoop detiene già una quota del 17% nel commercio equo e del 21% nei prodotti sfusi, e prevede di ampliare ulteriormente la propria offerta.
Entro la fine dell’anno, 200 dei 600 prodotti a marchio Biocoop porteranno l’etichetta governativa “Origine Info”, pensata per garantire la tracciabilità delle materie prime. La cooperativa ha inoltre escluso gli alimenti ultratrasformati dai propri prodotti a marchio e si è posta l’obiettivo che, entro il 2030, tutta la frutta e la verdura venduta — ad eccezione di quella esotica — provenga da coltivazioni francesi.
Dopo il periodo di forte inflazione, Biocoop ribadisce la necessità di rendere il biologico accessibile a tutti, conciliando qualità e prezzi equi. Parallelamente, punta ad aumentare il numero dei punti vendita da 740 a oltre 900, potenziando nel contempo i servizi di click & collect, consegna a domicilio ed e-commerce.
Mentre il settore nautico internazionale sta ritrovando slancio, in Francia, in particolare quello della grande navigazione da diporto, è in difficoltà. Nonostante l’elevato numero di yacht presenti sulle coste francesi, lungo le coste del Mediterraneo (circa 3.000 unità), pochissimi battono bandiera francese: solo 150 secondo le stime. Questo squilibrio comporta gravi conseguenze economiche, turistiche e sociali con una perdita stimata fino a circa 2 miliardi di euro all’anno.
Settembre è tradizionalmente il mese della nautica, con eventi di rilievo come il Cannes Yachting Festival, il Monaco Yacht Show e le Régates Royales di Saint-Tropez. Queste manifestazioni mettono in luce un settore che funge da indicatore dell’economia globale, generando un fatturato di circa 5,9 mld di euro nel 2025; secondo la Fédération des Industries Nautiques (FIN).
Tuttavia, dietro questa facciata positiva si cela la crisi del Registro Internazionale Francese (RIF). Uno dei problemi principali è l’incertezza giuridica legata allo status delle imbarcazioni di grande diporto. Infatti, il concetto stesso di “grande plaisance” (grande diporto) non è definito legalmente in Francia ed é sempre meno adottato a causa di una normativa poco chiara. Questo provoca ambiguità nell’applicazione del diritto del lavoro: i contratti degli equipaggi possono rientrare nel Codice dei trasporti o nel Codice del lavoro, creando un rischio di contenziosi per gli armatori.
Questa situazione rende la bandiera francese poco attrattiva rispetto ad altri paesi che offrono regimi più chiari, flessibili e vantaggiosi (come Italia, Malta o Isole Marshall). Inoltre, alcune recenti normative ambientali, come il divieto di ancoraggio per yacht oltre i 24 metri in certe zone, hanno spinto molti proprietari a preferire altre destinazioni, come i porti spagnoli o italiani.
Per risolvere la situazione, i professionisti del settore chiedono una maggiore chiarezza del quadro giuridico. Tra le proposte: il riconoscimento legale del grande diporto, l’elaborazione di una convenzione collettiva specifica per gli equipaggi e la semplificazione delle procedure di registrazione nel Registro Internazionale Francese (RIF). L’obiettivo è rendere la bandiera francese più competitiva e attrarre una quota maggiore dell’attività economica legata allo yachting internazionale e tornare a essere protagonista in un settore strategico e in crescita.
Il crollo del settore industriale registrato nel 2024, con un ritorno a un saldo netto negativo in materia di aperture di fabbriche, non si arresta. Secondo i dati raccolti dall’osservatorio Trendeo, tra gennaio e fino giugno 2025 la Francia ha assistito alla chiusura di 23 siti industriali, soprattutto nel comparto automobilistico, della stampa, dei prodotti metallici e dell’agroalimentare. Ad annunciare la loro chiusura alla fine del 2026 sono anche il fornitore di componenti automobilistici FORVIA de Massei (Orne), lo zuccherificio Ouvré a Sappes-sur-Loing e lo stabilimento Plastivaloire nella Sarthe.
Sul fronte occupazionale, tuttavia, i parametri sono ancora positivi. Se si tiene conto delle nuove assunzioni registrate nel semestre, in particolare nei settori dell’energia e in quello dei rifiuti, in forte espansione, il saldo resta pressoché in equilibrio.
Si puo’ notare come il bilancio di metà 2025 risulti comunque meno drammatico rispetto ai mesi passati, quando si contarono 35 chiusure e la distruzione di 2.154 posti di lavoro. Anche sul versante opposto si aggiunge un dato incoraggiante: l’apertura di 60 nuovi stabilimenti, contro i 40 del semestre precedente. Nonostante cio’, l’industria tradizionale resta in evidente difficoltà.
Il 2024 ha rappresentato un punto di svolta. La gigafactory McPhy Energy, dedicata agli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde e a lungo a rischio liquidazione, è stata appena rilevata dal gruppo belga John Cockerill. Allo stesso tempo, aziende come ACC e Verkor hanno ricevuto nuovi finanziamenti europei per affrontare la delicata fase di aumento della produzione.
Il dirigente di Trendeo, David Cosquer, sostiene sia difficile capire come “invertire la rotta”, dal momento che, dopo una prima fase di reindustrializzazione successiva al 2015, la Francia ha infatti chiuso il 2024 con un saldo negativo: 13 stabilimenti hanno cessato l’attività nel corso dell’anno.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Francia di Marsiglia [2])
Collegamenti
[1] https://www.assocamerestero.it/notizie/%3Ffield_notizia_categoria_tid%3D1122
[2] https://www.assocamerestero.it/ccie/camera-commercio-italiana-francia-marsiglia