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Lunedì 29 Dicembre 2025
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Elezioni amministrative in Danimarca

Le elezioni amministrative in Danimarca si sono svolte martedì 18 novembre 2025. Il voto ha rinnovato tutti i consigli comunali dei 98 comuni e i consigli delle quattro regioni del Paese per il quadriennio 2026 – 2029. In Danimarca le elezioni locali si tengono regolarmente ogni quattro anni, il terzo martedì di novembre.

In questa tornata elettorale avevano diritto di voto circa 4,8 milioni di persone residenti nel Paese, comprendendo sia cittadini danesi sia residenti stranieri in possesso dei requisiti previsti dalla legge, a partire dall’età minima di 18 anni. L’affluenza è stata relativamente elevata per elezioni di livello locale: ha votato il 69,2% degli aventi diritto, un dato in crescita rispetto alle precedenti amministrative del 2021.

I partiti

Alle elezioni hanno partecipato i principali schieramenti politici danesi. Tra questi:

  • Socialdemocratici (Socialdemokratiet): storico partito di centrosinistra, tradizionalmente dominante nella politica locale. A queste elezioni, però, ha subito perdite significative, soprattutto a Copenaghen, dove ha perso il controllo della capitale dopo oltre un secolo.
  • Venstre – Partito Liberale: formazione liberale di centrodestra, forte in molte aree del Paese. È stato capace di conquistare un numero maggiore di sindaci rispetto ai socialdemocratici.
  • Socialistisk Folkeparti (Sinistra Verde): partito ecologista e di sinistra moderata. Si è rivelato essere protagonista, con buoni risultati a livello locale e vittorie chiave, in particolare a Copenaghen.
  • Alleanza Rosso – Verde/ Enhedslisten: coalizione di sinistra radicale presente in numerose municipalità.
  • Partito Popolare Danese (Dansk Folkeparti): formazione di destra populista con una presenza significativa in alcune zone del Paese.
  • Partito Conservatore (Det Konservative Folkeparti) e Democratici della Danimarca (Danmarksdemokraterne): altri attori rilevanti, soprattutto nelle aree rurali e più conservatrici.

Programmi e temi principali

Le proposte politiche si sono concentrate su questioni locali strettamente intrecciate a temi di rilievo nazionale:

  • Costo della vita e servizi pubblici, con particolare attenzione all’emergenza abitativa, alla sostenibilità della spesa pubblica e alla qualità dei servizi locali.
  • Ambiente e sviluppo urbano sostenibile, ambito nel quale i partiti ecologisti hanno promosso politiche su clima, trasporti e tutela del verde urbano.
  • Integrazione e immigrazione, tema che ha inciso in modo significativo soprattutto nei grandi centri urbani.
  • Bilanci municipali e autonomia locale, con il dibattito sulla gestione delle risorse e sugli investimenti pubblici.

I risultati

Le elezioni hanno segnato una svolta politica di rilievo, in particolare nella capitale. Per la prima volta dopo 122 anni, i socialdemocratici hanno perso il controllo del municipio di Copenaghen, subendo una sconfitta simbolica e politica di grande portata. Il voto ha rappresentato una battuta d’arresto significativa per il Partito Socialdemocratico guidato dalla premier Mette Frederiksen, mettendo in luce una frattura crescente tra la leadership nazionale e una parte dell’elettorato urbano e progressista.

A Copenaghen, il primo partito è risultato l’Alleanza Rosso – Verde (Enhedslisten) con il 22,1% dei voti, seguita dal Partito Popolare Socialista (SF), che ha ottenuto il 17,9%, registrando una forte crescita. Grazie a un accordo tra le forze progressiste, la nuova sindaca è Sisse Marie Welling, 39 anni. I socialdemocratici si sono invece fermati al 12,7%, con un netto calo rispetto al 2021.

A livello nazionale, il Partito Socialdemocratico resta la prima forza con il 23,2%, ma perde circa cinque punti e 19 sindaci. Venstre diventa il partito con il maggior numero di primi cittadini, mentre nelle aree rurali cresce l’estrema destra, in particolare i Democratici danesi.

Secondo analisti e commentatori, la sconfitta socialdemocratica è legata alla svolta politica del governo Frederiksen, percepita come securitaria e restrittiva sull’immigrazione, oltre che distante dalle priorità sociali delle grandi città. A incidere sono stati anche fattori economici e sociali, come l’aumento del costo degli alloggi – con affitti cresciuti di circa il 20% a Copenaghen in un anno – il caro vita, il peggioramento dei servizi pubblici e l’incremento delle spese militari.

Nel complesso, le elezioni amministrative hanno inviato un segnale chiaro: nei grandi centri urbani l’elettorato ha premiato una sinistra più radicale ed ecologista, che punta sull’abbassamento del costo della vita, sull’uguaglianza sociale e su un ambiente verde e sostenibile, mentre è stata punita la deriva a destra dei socialdemocratici. Un risultato che, pur non mettendo immediatamente in discussione il governo nazionale, rappresenta un significativo campanello d’allarme in vista delle prossime elezioni politiche.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca [2])

 

Ultima modifica: Lunedì 29 Dicembre 2025

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