
A Nizza l’italiano non è solo una riga sul pagellino. È una lingua di vicinato, di lavoro, di vacanza, che si sente sul tram, al mercato, negli hotel, all’università o durante i festival. Il risultato è che la città produce, anno dopo anno, una generazione di francofoni a proprio agio con l’italiano, con livelli diversi, ma con una base comune di comprensione ben concreta.
Come si costruisce, in pratica, questa italofonia diffusa, dai banchi di scuola fino al salotto delle famiglie nizzarde?
La scuola: l’italiano come lingua di prossimità, non semplice “seconda lingua simpatica”
Il primo livello è quello della scuola. Nell’area di Nizza l’italiano entra presto nei percorsi: opzioni già alle medie, sezioni con orario rinforzato, progetti pedagogici con istituti dall’altra parte del confine.
L’italiano non viene presentato solo come lingua di cultura, ma come lingua di prossimità economica e sociale. Gli insegnanti mettono in piedi scambi con scuole della Liguria o del Piemonte, organizzano soggiorni, progetti comuni, videoconferenze tra classi francesi e italiane. Molto rapidamente lo studente capisce che questa lingua apre le porte a stage, studi universitari e perfino opportunità professionali concrete in uno spazio transfrontaliero raggiungibile in treno, non solo a una gita scolastica a Roma.
I dispositivi rafforzati (sezioni europee, gruppi a orario potenziato, certificazioni) trasformano l’italiano in una competenza distintiva per alcuni profili di liceali: più ore, più contatto con materiali autentici, più situazioni reali di comunicazione.
Cultura e festival: l’italiano come lingua vissuta
Secondo livello: la vita culturale. Con eventi come le Journées du Cinéma Italien all’Espace Magnan o i cicli di proiezioni e incontri proposti dalle associazioni franco-italiane, la lingua esce dal manuale per apparire in versione originale, sul grande schermo, davanti a pubblici misti: studenti, famiglie, cinefili, comunità italiana locale.
Le proiezioni scolastiche in versione originale sottotitolata, gli scambi con i registi, i dibattiti dopo i film immergono i ragazzi in un bagno linguistico reale. L’italiano viene percepito nella sua materia viva: accenti regionali, registri familiari, velocità del parlato, espressioni idiomatiche.
Le famiglie: quando la lingua entra in casa
Terzo livello: le famiglie.
Nizza conta un numero significativo di famiglie italiane stabilite sulla Costa Azzurra, coppie miste, ma anche famiglie francesi che hanno adottato l’Italia come orizzonte abituale: seconda casa, legami di parentela, abitudini di vacanza.
In questi contesti, l’italiano diventa la lingua dei nonni rimasti oltre confine, delle videochiamate, delle ricette di cucina, di certe canzoni ascoltate in macchina.
La città come laboratorio linguistico a cielo aperto
A questi tre livelli si aggiunge un fattore decisivo: il territorio stesso. Nizza è, di fatto, un ambiente ad alta densità italofona. Nell’hôtellerie, nella ristorazione, nel commercio, nei servizi turistici, si incontrano quotidianamente professionisti italiani o italofoni. I flussi tra la Riviera francese, Ventimiglia, la Liguria e il Piemonte mantengono un flusso continuo di clienti, lavoratori, studenti e famiglie che praticano l’italiano tutti i giorni.
Sul tram o sulla Promenade des Anglais si colgono conversazioni in italiano. Nei negozi, alcuni addetti passano da una lingua all’altra quasi senza accorgersene. Sui menù, sulle insegne, in certi materiali turistici, i termini italiani compaiono in modo naturale. Questo paesaggio sonoro genera un bilinguismo ricettivo piuttosto diffuso: molti nizzardi capiscono l’italiano molto meglio di quanto osiamo parlare, semplicemente grazie a un’esposizione regolare.
Dalla lingua straniera all’asset strategico
In definitiva, parlare di “italofoni nizzardi” non significa riferirsi solo a pochi profili molto avanzati capaci di scrivere una tesi in italiano. Si tratta di un continuum: dallo studente che segue un film in versione originale senza sottotitoli, all’addetto alla reception che gestisce l’arrivo di clienti italiani, fino al manager che negozia con partner di Genova o Torino.
In un contesto in cui le competenze linguistiche diventano un indicatore di competitività, la città dispone di un vantaggio netto: un bacino di francofoni in grado di muoversi con naturalezza tra francese e italiano. Non solo per ordinare un espresso a Sanremo, ma per lavorare, intraprendere, costruire reti e consolidare, giorno dopo giorno, una vera area linguistica franco-italiana.
(Contributo editoriale a cura della Chambre de Commerce Italienne Nice, Sophia-Antipolis, Cote d'Azur [2])
Collegamenti
[1] https://www.assocamerestero.it/notizie/%3Ffield_notizia_categoria_tid%3D1122
[2] https://www.assocamerestero.it/ccie/chambre-de-commerce-italienne-nice-sophia-antipolis-cote-dazur