Giro di vite nella pubblicità per il tabacco: popolo e Cantoni hanno infatti detto sì all'iniziativa popolare che chiedeva di "vietare completamente la pubblicità per il tabacco dove fanciulli e adolescenti potrebbero vederla".
Nella storia dell'iniziativa popolare (introdotta nella sua forma attuale nel 1891) raramente le proposte di modifica costituzionale hanno avuto il successo sperato: in questi 130 anni solo 24 su 225 sono state accettate. Una su dieci. Una delle particolarità di questo strumento della democrazia diretta è la cosiddetta doppia maggioranza: affinché un'iniziativa sia accettata non è necessaria solo l'approvazione da parte della maggioranza dei votanti, ma anche dei Cantoni. Da questa domenica, però, la lista delle iniziative riuscite è un po' più lunga. La proposta promossa da diverse cerchie legate alla promozione della salute ha infatti superato sia lo scoglio popolare (56,6% di sì) che dei Cantoni.
Se come emerso dai sondaggi il 'sì' da parte dell'elettorato era atteso, vi era per contro grande incertezza sul numero di Cantoni che avrebbero votato a favore, in particolare nella Svizzera tedesca. Seppur con scarti minimi (ad esempio ad Argovia il 'sì' ha raggiunto il 50,1%) alcuni Cantoni germanofoni hanno fatto pendere l'ago della bilancia. Nei Cantoni latini il sostegno è invece stato come previsto molto più ampio.
L'iniziativa, combattuta dai partiti di destra e dagli ambienti economici, prevede che in tutta la Confederazione sia vietato esporre pubblicità sui prodotti del tabacco ovunque possa essere visibile da minorenni: sui cartelloni, negli spot al cinema, sui mezzi di trasporto e in generale negli spazi pubblici, nelle sponsorizzazioni di manifestazioni. Sono bandite pure le inserzioni sui giornali, la pubblicità sul web e nei punti vendita. Un divieto è invece già in vigore per radio e televisione.
Bocciato il sostegno ai media
Il pacchetto di aiuti finanziari a sostegno dei media privati bocciato dall'elettorato svizzero.
Il 54,6% dei votanti e delle votanti ha respinto il progetto sostenuto dalla maggioranza del Parlamento e dal Governo che aveva per obiettivo di accrescere il sostegno ai media privati, confrontati con un importante calo delle entrate pubblicitarie. La legge federale su cui si è espressa questo fine settimana la popolazione svizzera prevedeva di aumentare il contributo statale ai medi di 151 milioni di franchi, portandolo a un totale di 287 milioni.
Il pacchetto di misure ha però convinto solo in alcuni Cantoni della Svizzera francese, nonché ad Uri e a Basilea Città, mentre è stato seccamente respinto nel resto del Paese, Ticino compreso.
Per coloro che erano favorevoli all'aumento del sostegno statale, questo intervento era necessario per non correre il rischio che altri giornali o altri media elettronici debbano presto o tardi chiudere i battenti. Nel campo degli oppositori si è invece insistito soprattutto sul fatto che le sovvenzioni statali minerebbero l'indipendenza dei media e che sarebbero andate a finanziare anche quegli editori e quelle società più ricche.
No al divieto di sperimentazione sugli animali
Nulla da fare per l'iniziativa popolare che chiedeva di vietare qualsiasi esperimento su animali ed esseri umani, bocciata da quasi otto votanti su dieci.
Gli svizzeri e le svizzere non ne vogliono decisamente sapere di proposte che si prefiggono di proibire completamente le sperimentazioni sugli animali. Dopo aver rifiutato delle iniziative simili nel 1985, nel 1992 e nel 1993, anche questa volta l'argomento secondo cui il settore della ricerca potrebbe raggiungere risultati anche senza far capo agli animali non ha fatto breccia.
L'iniziativa, respinta dal Governo e da praticamente tutti i parlamentari federali, ha ottenuto un risultato ancora più deludente rispetto a quelle precedenti: solo il 20,9% dell'elettorato l'ha accettata.
Molto probabilmente la maggioranza dei votanti e delle votanti ha considerato - al pari del Governo e del Parlamento - che l'attuale legislazione sulla protezione degli animali, entrata in vigore nel 2008, sia già sufficientemente severa. Questa legge si basa sul principio delle 3R: rimpiazzare gli animali laddove si può, ridurre al minimo gli esperimenti e perfezionarli ('refine') al fine di arrecare agli animali la minor sofferenza possibile.
Resta la tassa di bollo
L'abolizione della tassa di bollo sull'emissione di nuovo capitale aziendale non convince la maggioranza dell'elettorato.
Con la soppressione del balzello, decisa dal Parlamento nel 2021, la destra liberale voleva dare una spinta agli investimenti delle aziende svizzere (o meglio alcune di esse) aiutandole a uscire dalla crisi causata dalla pandemia. Concretamente, con questa tassa la Confederazione incassa l'1% sul nuovo capitale emesso da una società (per esempio azioni), a partire da un milione di franchi e perciò grava principalmente sulle aziende più grandi. Si tratta di un genere di imposta conosciuta da pochi paesi europei e il cui gettito è variabile: nel periodo 2005-2017 è stato in media di 250 milioni all'anno.
Un comitato composto da Partito socialista, Verdi e sindacati si è però opposto alla modifica della legge, lanciando un referendum. E oltre il 62% dell'elettorato ha dato loro ragione, bocciando la soppressione della tassa di emissione. In nessun Cantone, ad eccezione di Zugo, la revisione ha superato lo scoglio popolare.
Durante la campagna, i fautori hanno insistito sul fatto che questa tassa - poco diffusa nel mondo (in Europa la applicano solo Liechtenstein, Grecia e Spagna) - rappresenta uno svantaggio per le imprese con sede in Svizzera. Per il comitato all'origine del referendum si trattava invece di un regalo fatto alle aziende più ricche e che non avrebbe approfittato alle piccole e medie imprese, cuore pulsante dell'economia elvetica.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1488 [2]
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera [3])
Collegamenti
[1] https://www.assocamerestero.it/notizie/%3Ffield_notizia_categoria_tid%3D1122
[2] http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1488
[3] https://www.assocamerestero.it/ccie/camera-commercio-italiana-svizzera