Giovedì 1 Maggio 2025
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Il mercato del lavoro in Germania
Da tempo in Germania mancano i lavoratori qualificati e attualmente i posti vacanti nel Paese sono circa 2 milioni.
Secondo un'indagine della Camera dell'Industria e del Commercio tedesca (DIHK), più di un'azienda su due in Germania (53%) non ha sufficiente forza lavoro ed è costretta a ridurre i volumi di produzione.
Tra i settori più colpiti, l’industria e l’edilizia, con il 58% delle aziende che devono far fronte alla mancanza di personale. La situazione è ancora peggiore nel settore dei servizi sanitari e sociali. Qui il 71% degli intervistati dal DIHK ha dichiarato di essere in difficoltà e alcune strutture sono state costrette a chiudere.
Attualmente, le prospettive per l'economia tedesca non sono delle migliori, a causa della scarsità di lavoratori soprattutto per i settori del futuro come quello energetico, il digitale o l'espansione delle infrastrutture.
Secondo l'indagine del DIHK, un'azienda su tre spera in una maggiore facilità di assunzione di lavoratori qualificati stranieri. Una grande opportunità per rafforzare le relazioni tra la Germania e gli altri Paesi.
Il ricorso a più forza lavoro internazionale non è però sufficiente a risolvere il problema. Anche un corretto orientamento degli studenti al percorso di studio e di lavoro più adeguato è un tema per la Germania. La Camera dell’Industria e del Commercio dell’Assia (IHK Hessen) ha recentemente sottolineato come i percorsi di formazione professionale siano poco valorizzati, rispetto agli studi universitari.
Il mercato del lavoro in Italia
La situazione in Italia non è molto diversa. Secondo gli i dati di Unioncamere e Anpal riferiti a gennaio 2023, le aziende sono alla ricerca di oltre mezzo milione di lavoratori e la difficoltà di reperimento è cresciuta. Se l’anno scorso si attestava al 38,6%, quest’anno è al 45,6%.
Anche per l’Italia l’attrazione di talenti internazionali è vista come una possibile soluzione. A causa della crisi demografica, la popolazione in età lavorativa si ridurrà di circa il 7% entro il nuovo anno. Gli immigrati, che attualmente sono il 10% dei residenti in Italia, rappresentano quindi un’importante risorsa.
Secondo uno studio condotto da BCG, infatti, le organizzazioni con un altro numero di immigrati nei leadership team hanno una redditività superiore di circa il 15% e il 75% di probabilità in più di essere innovatori a livello mondiale.
Anche in Italia, tuttavia, l’orientamento e la formazione sono temi decisivi. L’Italia è infatti il Paese europeo con il più alto numero di giovani (15-34 anni) che non lavorano. Il 66% dei Neet (persone che non studiano e non lavorano), sono persone che hanno smesso di cercare lavoro perché scoraggiate. Questa tendenza all’inattività riguarda soprattutto i diplomati (32%) o giovani con un titolo di studio minore (16%). Il dato più significativo per i disoccupati (chi cerca regolarmente lavoro) è invece il tempo: 1l 36% cerca lavoro da più di un anno. In questo contesto, i percorsi di studio professionalizzanti, come quelli offerti dagli Istituti Tecnici Superiori (ITS), rappresentano una reale opportunità di specializzazione e di inserimento nel mondo del lavoro in settori quali meccatronica, mobilità, nuove tecnologie della vita, efficienza energetica, comunicazione e tecnologie per i beni culturali.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)