Domenica 9 Novembre 2025
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Nel cuore delle istituzioni romane, in una agenda ricca di simboli e attese, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha inaugurato una tappa diplomatica di grande rilievo per il panorama latinoamericano e il dialogo globale. La sua visita in Italia – scandita da incontri politici, gesti simbolici e interlocuzioni inedite – offre uno spaccato delle ambizioni e delle sfide che il Brasile intende portare all’attenzione dell’Europa e del mondo.
Al centro dell’attenzione è stata l’asserzione che la fame non è un fenomeno puramente economico, bensì profondamente politico. Nel corso del Forum mondiale dell’alimentazione, Lula ha insistito che le disuguaglianze e le mancanze strutturali richiedono risposte coraggiose che superino le sole misure di mercato. Da Roma, ha pronosticato che non sarà sufficiente gestire i numeri della povertà: occorre «mettere i poveri nel bilancio», cioè trasformare le politiche sociali da meri trasferimenti emergenziali in investimenti strutturali.
La dichiarazione acquista rilievo se si considerano gli impegni concreti che Lula ha proposto lungo il suo itinerario romano. Di fronte ai vertici istituzionali, il presidente brasiliano ha difeso il principio che i programmi di lotta alla povertà — dalla salute all’istruzione, dalle politiche alimentari alle reti di protezione — debbano trovare posto stabilmente nei piani di spesa dello Stato, non relegati a misure occasionali. Il suo appello è direzionato verso governi che spesso affrontano con riluttanza l’onere politico delle assunzioni sociali, sottolineando la dimensione morale e strategica di una visione distributiva.
Traverso la Città Eterna, Lula ha potuto anche compiere gesti emblematici: per la prima volta, ha ottenuto un’udienza con Papa Leone XIV presso il Vaticano. È una mossa carica di portato simbolico in un contesto internazionale in cui la dimensione etica del disagio umano assume rilevanza diplomatica. Il dialogo con la Santa Sede, pur non orientato verso accordi tecnici, segna una convergenza culturale: riconoscere l’ineguaglianza come emergenza morale, oltre che sociale, rafforza il messaggio del leader brasiliano nel foro globale.
Ma il quadro della missione italiana non è rimasto confinato nella retorica: Lula ha avviato uno scambio concreto con il management della Poste Italiane, manifestando interesse per la ripresa economica e strategica del sistema postale italiano come modello per il Brasile. In un incontro con il CEO Matteo Del Fante, il presidente ha elogiato la capacità di Poste Italiane di trasformarsi da entità sofferente a realtà efficiente grazie a processi di innovazione e riorganizzazione. Il paragone con la situazione brasiliana è inevitabile: i Correios del Brasile hanno registrato nei primi sei mesi del 2025 perdite significative — nell’ordine di miliardi di reais — e sono al centro di un piano di riforma interno che Lula ha esplicitamente voluto ispirare al modello italiano.
Si tratta di una proposta con implicazioni strategiche: il Brasile dovrà decidere se trasformare i propri servizi postali in organismo di economia mista, mantenendo controllo statale, oppure spingere per privatizzazioni parziali. Lula, nelle sue dichiarazioni, ha negato una adesione irreflessiva alle privatizzazioni tout court, ma ha indicato che modelli imprenditoriali nel settore pubblico — come Poste Italiane — meritano di essere attentamente studiati.
Nel corso della missione romana, Lula ha anche preso parte ai lavori sul tema della sicurezza alimentare, inserendosi nel dibattito globale con un messaggio deciso: in un’epoca di crisi climatica e tensioni geopolitiche, le misure contro la denutrizione non possono essere subordinate alle logiche mercantili. La sovranità alimentare, secondo il presidente brasiliano, deve diventare pilastro delle strategie di cooperazione internazionale, e le nazioni sviluppate non possono limitarsi a donazioni episodiche, ma devono assumersi responsabilità strutturali verso i paesi in via di sviluppo.
Quanto alle relazioni bilaterali, l’Italia diventa un interlocutore sofisticato nelle ambizioni del nuovo corso brasiliano: non solo per la tradizionale comunità italo-brasiliana, ma anche come laboratorio politico e tecnologico dentro l’Unione Europea. Lula, attraversando corridoi istituzionali a Roma, ha inteso proiettare l’immagine di un Brasile che torna a dialogare in modo sfrontato con i grandi centri di potere, ma con un’ispirazione programmatica che investe i temi dell’uguaglianza, dell’innovazione sociale e della decarbonizzazione.
Con questa tappa, il presidente brasiliano getta un ponte verso l’Europa che non è solo simbolico: è un invito alla convergenza su politiche che coniughino crescita con giustizia sociale. In un contesto globale affollato di emergenze, la visita in Italia di Lula prova che il soft power delle idee — alimentare, postale, redistributivo — può ancora incidere nei circuiti del potere, purché accompagnato da una visione che richiama l’interesse nazionale al bene comune.
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)