Meno contagi in Serbia e necessità di ripresa – Lettera al Governo

Lunedì 31 Agosto 2020

Meno contagi in Serbia e necessità di ripresa – Lettera al Governo

Il Presidente della Camera di Commercio Italo-Serba Giorgio Marchegiani e il Presidente di Confindustria Serbia Patrizio Dei Tos, chiedono al Governo una riapertura immediata per i viaggi di lavoro tra i due Paesi. “Gli indici di contagio di Italia e Serbia sono bassi e ora molto simili – la Serbia è migliorata moltissimo nell’ultimo mese – è necessario ripristinare in sicurezza la possibilità di viaggiare per i tecnici ed i manager delle numerose aziende italiane in Serbia” dichiara il Cav. Dei Tos, importante imprenditore nel settore del legno.

I due Presidenti hanno inviato venerdì 28 agosto ai vertici del Governo Italiano una missiva per segnalare la difficile situazione instauratasi a seguito delle forti limitazioni ai movimenti delle persone previste dalle Ordinanze del 16 e 30 luglio e dal DPCM del 7 agosto.

Essi hanno chiesto, a nome dei loro oltre 300 soci, una revisione della normativa in occasione del prossimo DPCM, proponendo in particolare l’eliminazione del divieto di entrate in Italia per i cittadini italiani residenti AIRE in Serbia così come l’eliminazione della quarantena finché il parametro del numero di contagi per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni rimane al di sotto di 50.

Nel caso in futuro fosse necessario ripristinare divieti e/o quarantene, Dei Tos e Marchegiani chiedono la possibilità di entrare nei due Paesi per brevi soggiorni, fino a 120 ore, per motivi di lavoro o salute, la possibilità di effettuare il test PCR in entrata in Italia al fine di essere esentati dalla quarantena nonché l’istituzione di una lista di persone che per la natura dei loro compiti devono muoversi regolarmente tra i due Paesi.

Dichiara Marchegiani, Presidente della Camera di Commercio Italo-Serba e Amministratore Delegato di DDOR - UnipolSai Serbia: “La Serbia sta preparandosi ad entrare nella UE ed è un partner importante per l’Italia: il Presidente del Consiglio Conte ed il Ministro degli Esteri di Maio hanno visitato Belgrado appena prima della pandemia e hanno toccato con mano la vivacità dei rapporti economici tra i due Paesi”. Attualmente in Serbia vi sono oltre 600 aziende attive a capitale italiano, tra cui le due maggiori banche - Intesa e Unicredit, la seconda e terza compagnia di assicurazione – Generali e Unipol - e importanti realtà industriali tra cui il Fiat FCA, Calzedonia, Aunde, Geox, Ferrero e molte PMI. “Il numero di persone che deve muoversi non è elevato – sono 200-300, ma il loro ruolo è essenziale” prosegue Marchegiani.

Le aziende a capitale italiano contribuiscono a generare un interscambio bilaterale di circa 4 miliardi di euro. Quanto sinora costruito viene però messo a repentaglio dalle attuali regole di viaggio. Da mesi i tecnici italiani di alcune aziende manifatturiere non riescono a visitare gli impianti di produzione in Serbia e a risolvere problemi legati alla loro operatività. Inoltre numerosi manager italiani sono stati bloccati in Serbia da metà luglio (alcuni da marzo). Essendo cittadini del nostro Paese, ma dovendo per legge essere iscritti AIRE, non possono in assoluto venire in Italia. Queste persone non sono figli di immigrati ormai naturalizzati come ad esempio in Sud America, ma manager e tecnici italiani temporaneamente distaccati al servizio delle loro aziende e del Paese. Diversi tra loro non hanno potuto raggiungere le famiglie per le vacanze, senza contare l’impossibilità per tecnici o dirigenti serbi di recarsi in Italia per formazioni o altre inderogabili esigenze.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Serba)

Ultima modifica: Giovedì 24 Settembre 2020