Lunedì 25 Agosto 2025
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La Slovacchia sta attraversando una fase economica difficile, con l’inflazione che cresce a un ritmo tra i più alti dell’Unione europea. Secondo i dati di maggio, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo è aumentato del 4,3% su base annua, quasi il doppio rispetto alla media dell’eurozona, ferma all’1,9%. Il Paese figura tra i cinque Stati membri con la maggiore inflazione dell’UE.
L’aumento più marcato ha riguardato alimentari e bevande, i cui prezzi sono saliti dell’1,3% solo nel mese di maggio. Anche altri settori, come l’istruzione, hanno registrato rincari significativi, con costi cresciuti del 10% su base annua. Più contenuti, invece, gli aumenti nel settore dei trasporti. Tra le cause immediate dell’inflazione ci sono recenti interventi di politica fiscale, come l’aumento dell’IVA, l’introduzione di nuove imposte sui pagamenti bancari e una tassa sullo zucchero. La Banca nazionale slovacca avverte che queste misure avranno un impatto ancora più evidente nei prossimi mesi. Per il 2025, la banca centrale prevede un’inflazione media annua del 4,4%, il che significa che le famiglie slovacche dovranno affrontare un’ulteriore erosione del potere d’acquisto. Un acquisto da 100 euro oggi costa in media circa 104 euro rispetto a un anno fa, comprimendo i bilanci familiari e obbligando le persone a ridurre i consumi. Gli analisti non prevedono un miglioramento a breve. Al contrario, ritengono probabile un ulteriore aumento dei prezzi nei mesi estivi, aggravato da una base di confronto più bassa rispetto all’anno precedente.
L’inflazione resta dunque uno dei principali problemi economici per la Slovacchia, dove i consumatori si trovano costretti a ponderare attentamente ogni spesa.
La società statale slovacca Javys ha indetto una gara d’appalto del valore stimato di 15 milioni di euro per servizi di consulenza relativi alla costruzione e al finanziamento di una nuova centrale nucleare. Il consulente selezionato assisterà la società nella conclusione dei contratti necessari. Nel frattempo, Javys (51%) ha costituito una joint venture con Newcleo (49%), denominata CVP, con l’obiettivo di costruire quattro reattori nella località di Jaslovské Bohunice, per una capacità installata complessiva di 800 MW. I nuovi impianti produrranno energia elettrica utilizzando combustibile nucleare esausto, segnando un passo importante verso l’economia circolare nel settore energetico. Secondo quanto riportato da OKTE, nel 2023 l’energia nucleare ha rappresentato il 61% della produzione elettrica slovacca, seguita da quella idroelettrica (17%) e da quella a gas (10%).
Grazie a questa composizione, la Slovacchia ha ridotto per la prima volta la propria impronta carbonica sotto i 100 gCO₂/kWh, raggiungendo i 99 gCO₂/kWh, uno dei valori più bassi d’Europa dopo Svezia, Francia e Finlandia. Newcleo, con sede a Torino, punta a chiudere il ciclo del combustibile nucleare e a rivoluzionare il settore con soluzioni sostenibili e replicabili, basate sull’uso di piombo liquido come refrigerante e combustibile riciclato come fonte. Il modello sviluppato per la Slovacchia potrebbe diventare un benchmark europeo per la gestione sostenibile delle scorie e la produzione di energia pulita: un esempio concreto di sinergia tra tecnologia italiana, know-how industriale e cooperazione strategica internazionale. L’azienda di Stefano Buono ha inoltre recentemente firmato, presso la sede della società statale slovacca JAVYS, l’accordo per la creazione del Centro per lo sviluppo dell’utilizzo del combustibile nucleare esaurito (CVP).
Il primo ministro slovacco Robert Fico, durante la cerimonia di sottoscrizione del memorandum d’intesa, ha sottolineato che l’energia nucleare gode del pieno sostegno del governo, ricordando che, nonostante la Slovacchia sia ormai un esportatore netto di energia grazie all’attivazione del quarto blocco di Mochovce, entro il 2040 il fabbisogno nazionale di elettricità potrebbe aumentare fino all’80%.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca)
Il settore delle pompe di calore in Slovacchia sta attraversando una fase di difficoltà a causa della domanda in calo in Europa, nonostante investimenti significativi da parte dei principali produttori tedeschi e di altre aziende europee.
La nuova fabbrica di Senica del produttore tedesco Vaillant ha chiuso lo scorso anno con una perdita quintuplicata a 46,3 milioni di euro, nonostante un aumento del 54% delle vendite, salite a 243 milioni di euro. Lo stabilimento, entrato in produzione nel 2023 dopo un investimento di 120 milioni di euro, ha ridotto il personale da 560 unità a fine 2023 a 478 un anno dopo. Rimane in sospeso la decisione su un ulteriore investimento da 130 milioni di euro previsto a Palárikovo. Vaillant ha ridotto di 100 unità anche il personale nello stabilimento di Trenčianske Stankovce, sceso a 890 dipendenti. In questa sede, i ricavi sono calati dell’8% a 441 milioni di euro, mentre l’utile netto è cresciuto del 25% a 13,3 milioni di euro. Nello stabilimento di Skalica, i ricavi sono rimasti stabili a 400 milioni di euro, ma l’utile si è dimezzato, scendendo a 15,4 milioni di euro.
Anche il concorrente tedesco Stiebel Eltron ha rivisto i propri piani. L’azienda aveva annunciato un investimento da 26 milioni di euro a Poprad e l’assunzione di 100 nuovi addetti, ma ha invece tagliato 150 posti di lavoro, riducendo la forza lavoro a 350 persone. Le vendite sono diminuite di un terzo a 49 milioni di euro, mentre l’utile si è ridotto di due terzi, fermandosi a 1,4 milioni di euro.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca)
La crescita economica della Slovacchia sta rallentando in modo evidente, anche se, fino ai dati disponibili di aprile, non si notano ancora effetti tangibili della guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti. Tuttavia, i segnali di debolezza si moltiplicano. L’economia ha registrato nel primo trimestre un incremento del PIL reale dello 0,9% su base annua e di appena lo 0,2% su base trimestrale. La dinamica è stata frenata dall’effetto base di un forte finale dell’anno scorso e dall’entrata in vigore a gennaio di gran parte delle misure di consolidamento fiscale. Inoltre, l’occupazione è diminuita per il quinto trimestre consecutivo. La guerra commerciale, con i nuovi dazi americani annunciati contro Cina e Unione Europea, non ha ancora lasciato il segno sui numeri slovacchi, ma le ripercussioni nei prossimi trimestri, in termini di calo degli scambi esteri, aumentano l’incertezza e quindi l’attività economica. Nel primo trimestre, il commercio estero slovacco ha mostrato ancora una certa vivacità sia rispetto al trimestre precedente sia su base annua, sostenuto anche dall’effetto “scorta” di molte imprese e famiglie americane e di altri paesi, preoccupate dall’imminente aumento dei dazi.
Tuttavia, il surplus commerciale slovacco è calato e ha contribuito negativamente alla crescita del PIL, nonostante importazioni ed esportazioni siano cresciute in maniera significativa tra gennaio e marzo. Gli analisti prevedono che questo effetto di anticipo degli acquisti possa invertirsi nei trimestri successivi, con un rallentamento sia delle esportazioni, penalizzate da una domanda estera più debole soprattutto dagli USA e dai paesi che esportano verso gli Stati Uniti, sia delle importazioni, frenate da una minore domanda interna e da una riduzione degli acquisti di input produttivi. Una possibile boccata d’ossigeno potrebbe arrivare da un’accelerazione nell’utilizzo dei fondi europei, in particolare quelli del Recovery and Resilience Facility.
I dati più recenti sui principali indicatori mensili fino ad aprile confermano un calo marcato delle vendite al dettaglio reali, legato all’aumento dei prezzi e anche al forte anticipo degli acquisti avvenuto a dicembre, quando imprese e famiglie si erano affrettate a fare scorte in vista dell’innalzamento dell’aliquota base dell’IVA. Anche la produzione industriale ha subito un calo, specie a gennaio, mentre le esportazioni in valore nominale si sono mantenute ancora su livelli sostenuti fino ad aprile. L’industria automobilistica slovacca, pilastro dell’economia nazionale, ha registrato nei primi quattro mesi una crescita media annua del 12,5%, ma anche in questo settore si teme un rallentamento nei prossimi mesi. Sul fronte immobiliare, la situazione appare debole. Nel primo trimestre 2025, il numero di nuovi cantieri residenziali è sceso al livello più basso dal 2013, con meno di 15 mila abitazioni iniziate su base annua. Questo riflette gli effetti del forte aumento dei tassi d’interesse negli anni 2022 e 2023, che ha depresso la domanda di nuove case. Anche se si intravedono segnali di ripresa nella domanda, la nuova attività edilizia dovrebbe reagire con ritardo e sarà comunque limitata dal calo demografico nella fascia di popolazione in età di acquisto di immobili. Il sentiment economico nel Paese continua a indebolirsi. Secondo l’Ufficio di Statistica slovacco, l’indice di fiducia è sceso a giugno al livello più basso da ottobre 2023, soprattutto per via del peggioramento delle attese nell’industria.
Anche la fiducia delle imprese nei servizi è diminuita rispetto a gennaio. La fiducia dei consumatori rimane invece su livelli molto bassi. Pur con alcune differenze di metodologia, anche l’indice della Commissione Europea evidenzia una situazione fragile, restando circa sette punti al di sotto della media di lungo periodo. Entrambi gli indicatori segnalano il rischio di un ulteriore rallentamento dell’economia slovacca. Sul piano interno, la Banca Nazionale Slovacca e il Ministero delle Finanze hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2025 e il 2026, portandole rispettivamente all’1,2% e 1,6% (Banca Nazionale) e all’1,3% e 1,6% (Ministero). La VÚB banca, parte del gruppo Intesa, è ancora più prudente nelle proprie stime. Il peggioramento del quadro economico renderà più difficile il percorso di consolidamento dei conti pubblici. Raggiungere l’obiettivo di deficit al 4,1% del PIL nel 2026 richiederà interventi di consolidamento per almeno tre miliardi di euro, pari al 2,1% del PIL, tra tagli di spesa e aumenti delle entrate. Il quadro complessivo resta dunque improntato alla cautela. I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere l’evoluzione della crescita slovacca, la stabilità del commercio internazionale e la tenuta dei conti pubblici, in un contesto segnato da molteplici rischi geopolitici e da un’economia mondiale che, secondo alcuni analisti, potrebbe registrare entro il primo trimestre 2026 una contrazione degli scambi commerciali di circa il 3 per cento.
Nel primo trimestre dell’anno, la produzione automobilistica in Slovacchia è cresciuta del 15% su base annua, in netta controtendenza rispetto al calo registrato nell’Unione Europea, dove si è osservata una diminuzione del 6%. Anche la Repubblica Ceca e la Germania hanno segnato flessioni, rispettivamente del 2%, secondo i dati di Eurostat. Mentre i costruttori europei affrontano una domanda debole e la concorrenza dei produttori cinesi a basso costo, la Slovacchia beneficia dell’aumento della produzione nello stabilimento Stellantis di Trnava. L’impianto ha investito nella produzione di veicoli elettrici, dopo aver ridotto drasticamente i volumi nei due anni precedenti. Nel 2023, i quattro stabilimenti automobilistici slovacchi hanno prodotto meno di un milione di veicoli, ma per quest’anno si prevede un record di 1,15 milioni di unità.
La casa automobilistica svedese Polestar assemblerà il suo nuovo modello di SUV elettrico nel futuro impianto Volvo in Slovacchia. Volvo e Polestar, entrambe controllate dal gruppo cinese Geely, hanno firmato un memorandum d’intesa per avviare la produzione della Polestar 7 nel 2028. Volvo ha posticipato l’avvio della produzione del nuovo stabilimento, inizialmente previsto per fine 2026, ai primi mesi del 2027. L’impianto, dal valore di 1,2 miliardi di euro, avrà una capacità annua iniziale di 250.000 veicoli, compresi due modelli di piccoli SUV urbani.
La società statale Železnice Slovenskej republiky (ŽSR), gestore dell’infrastruttura ferroviaria in Slovacchia, ha ricevuto 130 milioni di euro dall’Unione europea per migliorare i collegamenti ferroviari con l’Ucraina. I fondi saranno destinati all’ammodernamento delle tratte nei pressi di Spišská Nová Ves e Čierna nad Tisou, oltre che all’installazione del sistema di sicurezza ETCS. L’iniziativa rientra in un pacchetto complessivo da 2,8 miliardi di euro con cui l’UE sostiene 94 progetti infrastrutturali nella regione. Il governo slovacco ha inoltre approvato l'aggiornamento del programma nazionale per le infrastrutture stradali e ferroviarie, stabilendo le priorità per 167 progetti autostradali, 370 stradali e 141 ferroviari. Tra gli interventi principali figura il completamento di tre tratti dell'autostrada D3, attualmente in fase di gara d'appalto, con data prevista di completamento entro il 2032. Per il solo settore autostradale sono stati stanziati 536 milioni di euro per il 2025, 844 milioni per il 2026 e ben 1,4 miliardi di euro nel 2027, anno elettorale. Tuttavia, si rileva una contrazione rispetto alle previsioni precedenti: lo scorso anno si stimava una spesa di 800 milioni già per quest'anno. L'aggiornamento del piano esclude esplicitamente investimenti nel controverso tunnel Karpaty (12 km), previsto tra Rača e Záhorie, che quindi non sarà realizzato nei prossimi anni. Nel frattempo, l'ente autostradale NDS ha confermato l'esito originario della gara per la realizzazione di un tratto di 10 km della D3 tra Kysucké Nové Mesto e Oščadnica. L'appalto è stato aggiudicato nuovamente alla società Skanska, con un'offerta pari a 261,3 milioni di euro. Per maggiori informazioni su tutte le gare d'appalto aperte è possibile contattare la Camera di Commercio Italo-Slovacca.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca)