Notizie dai mercati esteri - Slovacchia

Lunedì 20 Ottobre 2025

Notizie dai mercati esteri - Slovacchia

Settore bancario slovacco: resilienza rafforzata con la trasposizione della CRD VI e degli standard Basilea III

Il governo slovacco ha approvato la proposta di emendamento alla legge bancaria, elaborata dal Ministero delle Finanze, che recepisce la direttiva europea CRD VI (Capital Requirements Directive VI) e gli standard internazionali di Basilea III. L’obiettivo è rafforzare la resilienza del sistema bancario, armonizzare il quadro normativo con quello dell’UE e aumentare la protezione della stabilità finanziaria. Secondo il Ministero, le nuove regole si concentrano in particolare su quattro aree: poteri di vigilanza, regime sanzionatorio, filiali di Paesi terzi e integrazione dei rischi ambientali e sociali nei processi di governance bancaria.

La CRD VI introduce infatti:

•    Poteri di vigilanza rafforzati per le autorità nazionali (in Slovacchia, la Národná banka Slovenska), che avranno più strumenti per monitorare le banche e intervenire in caso di rischi o violazioni.

•    Un regime sanzionatorio più severo e armonizzato a livello europeo, per assicurare un’applicazione uniforme delle regole.

•    Nuove regole per le filiali di istituzioni extra-UE, che dovranno rispettare requisiti patrimoniali e di governance più stringenti.

•    L’obbligo di integrare i rischi ESG (ambientali, sociali e di governance) nei sistemi di gestione del rischio e nei processi di vigilanza, con un’attenzione particolare ai rischi legati al cambiamento climatico.

Parallelamente, il recepimento di Basilea III porta importanti novità sui requisiti patrimoniali:

•    l’introduzione dell’“output floor”, che stabilisce un livello minimo di capitale basato sui modelli standardizzati (72,5% del requisito complessivo);

•    un rafforzamento della copertura dei rischi di mercato e di credito;

•    nuove regole su grandi esposizioni e sui rischi operativi.

Il pacchetto legislativo include anche modifiche ad altre normative in materia di crisi bancarie, con l’obiettivo di colmare le lacune del quadro regolamentare e garantire maggiore stabilità e resilienza alle istituzioni finanziarie che operano sul mercato slovacco.

NBS: economia slovacca con il freno a mano. Riviste le stime di crescita economica

L’economia slovacca dovrebbe crescere quest’anno solo dello 0,8%, l’anno prossimo rallenterà ulteriormente allo 0,5%. Lo prevede la Národná banka Slovenska (NBS) nell’attuale previsione autunnale presentata giovedì dal suo governatore Peter Kažimír. Nella precedente previsione di giugno, la banca centrale prevedeva ancora una crescita economica dell’1,2% e dell’1,6%. I motivi del rallentamento dell’economia sono secondo Kažimír due: il cattivo contesto esterno e la necessaria consolidazione delle finanze pubbliche.

«Non abbiamo nessuna buona notizia. Stimiamo che la crescita economica quest’anno si muoverà a un livello sotto l’uno per cento. Se vi ricordate delle nostre previsioni precedenti, per quest’anno avevamo addirittura contato in passato con una crescita tre volte più grande, intorno al 3%, il risultato sarà probabilmente da qualche parte sotto l’1%. L’anno prossimo sarà probabilmente ancora peggio, prevediamo che la crescita economica raggiungerà un livello intorno al mezzo per cento», ha spiegato Kažimír.

Le aspettative nell’area dell’inflazione sono secondo lui miste. Quest’anno dovrebbe raggiungere il 4,2% e l’anno prossimo rallentare al 3,6%. Da un lato dovrebbe esserci un calo dell’inflazione, quando finirà l’effetto dell’aumento dell’imposta sul valore aggiunto (IVA). Verso l’alto invece influenzeranno i prezzi dell’energia e la cessazione del programma di sussidi nella sua piena entità. «L’inflazione potrebbe essere da qualche parte a un livello tra il 3 e il 4%, ma più bassa rispetto a quest’anno. A causa di questi numeri della crescita dell’inflazione prevediamo che la crescita dei salari reali sarà da qualche parte intorno a zero o leggermente in zona positiva», ha annunciato il governatore.

Un andamento peggiore si aspetta la NBS anche sul mercato del lavoro, che secondo lui si è caratterizzato a lungo per una grande resilienza ed è stato un affidabile sostegno dell’economia slovacca. La banca centrale attualmente prevede che nel periodo di previsione la Slovacchia perderà circa 30.000 posti di lavoro. Kažimír ha avvertito che «…viviamo in un periodo di guerre commerciali, guerre reali, enorme tensione geopolitica, tensione politica in Europa, nel mondo, ma anche da noi a casa. E tutto questo va contro gli interessi di qualsiasi economia al mondo». In questa situazione arrivano in Slovacchia anche misure di risanamento delle finanze pubbliche. Il governatore ha sottolineato che le nuove tasse ed i tagli erano inevitabili. «Ma nelle condizioni in cui attualmente avviene il consolidamento fiscale, l’impatto sull’economia è in sostanza doppio. Perciò una crescita economica così debole, anemica, forse porterà problemi sul mercato del lavoro, e quindi una minore crescita dei salari reali».

Automotive in difficoltà: Hella prepara tagli al personale in Slovacchia

Il settore automobilistico in Slovacchia occidentale è nuovamente sotto pressione: il fornitore globale Hella ha annunciato l’avvio di riduzioni di personale, in parte a causa del calo della domanda da parte di Tesla. Lo riporta Hospodárske Noviny, sottolineando la vulnerabilità di quello che rappresenta il settore trainante dell’economia slovacca. Hella gestisce tre stabilimenti in Slovacchia – a Trenčín, Bánovce nad Bebravou e Kočovce – con oltre 3.200 dipendenti. Un tempo simbolo di crescita nella regione, la società sta ora ridimensionando le proprie attività: i sindacati hanno confermato che la direzione ha avviato colloqui sui licenziamenti.

Secondo indiscrezioni, potrebbero sparire alcune centinaia di posti, soprattutto tra il personale non direttamente legato alla produzione, come magazzinieri, tecnici e addetti amministrativi. I tagli saranno graduali: mantenendo il numero dei licenziamenti mensili sotto le 30 unità, l’azienda evita di attivare la procedura prevista per i licenziamenti collettivi, che comporterebbe ulteriori obblighi di consultazione con autorità e sindacati. I primi esuberi sono attesi a Bánovce, dove si producono fanali posteriori per Mercedes, Tesla e altri marchi globali. A seguire potrebbe toccare a Kočovce, mentre Trenčín – che ha recentemente acquisito un nuovo progetto nel settore delle plastiche – sembra per ora meno esposto.

Le difficoltà di Hella rispecchiano le pressioni più ampie sull’industria automobilistica slovacca: altri fornitori come Schaeffler e ZKW hanno già annunciato tagli significativi, mentre stabilimenti a Komárno e Detva hanno chiuso del tutto. Il comparto è stato colpito da alti costi energetici, tariffe e, soprattutto, dalla domanda debole di nuove auto. Solo pochi anni fa, Hella celebrava un contratto importante per fornire sistemi di illuminazione alla gigafactory Tesla di Berlino, con produzione destinata anche al Messico e alla Cina. Tuttavia, le quantità prodotte risultano oggi pari a circa la metà di quelle inizialmente previste. Tesla stessa affronta un calo delle vendite e la crescente concorrenza di produttori cinesi come BYD, che di recente ha superato la società di Elon Musk diventando il primo produttore mondiale di auto elettriche. A ciò si aggiungono i ritardi nei nuovi lanci di prodotto e i risultati inferiori alle attese del Cybertruck.

I dati di vendita in Europa confermano il trend negativo: secondo Reuters, ad agosto Tesla ha registrato cali a doppia cifra in diversi mercati rispetto allo stesso mese del 2023, con un crollo di quasi il 50% in Francia e di oltre l’80% in Svezia, a fronte di un mercato complessivamente stabile. Solo in Spagna le vendite sono cresciute, ma restando nettamente inferiori a quelle di BYD. Mercedes, altro cliente chiave di Hella, sta a sua volta rivedendo le proprie strategie sull’elettrico, aumentando le incertezze per i fornitori slovacchi.

Slovacchia, prezzi degli appartamenti ai massimi storici: domanda ancora sostenuta

Il mercato immobiliare slovacco ha registrato in agosto un nuovo record: il barometro dei prezzi degli appartamenti ha raggiunto i 3212 euro/m², con un incremento del 4,6% rispetto a giugno e del 15,2% su base annua, secondo i dati della Realitná únia SR. A trainare l’aumento sono soprattutto gli appartamenti più datati, che nell’ultimo anno hanno visto rincari maggiori rispetto alle nuove unità. Gli esperti spiegano che la causa principale del caro-casa è la scarsa offerta, legata a un rallentamento dell’edilizia residenziale. Nel secondo trimestre del 2025 sono stati completati solo 3717 appartamenti, il dato più basso per un secondo trimestre dal 2017, con un calo del 14,8% rispetto all’anno precedente. Anche l’avvio di nuovi cantieri è sceso ai minimi degli ultimi cinque anni (-12,5% annuo).

Secondo la Banca nazionale slovacca (NBS), i prezzi delle abitazioni nel secondo trimestre sono aumentati del 2,9% rispetto al trimestre precedente e del 12,8% rispetto al 2024, con una media di 3113 euro/m². Gli analisti prevedono che i prezzi continueranno a salire in autunno, periodo tradizionalmente forte per le compravendite, complice anche la discesa dei tassi d’interesse, con le banche commerciali che offrono mutui a tre anni di fissazione vicino al 3%. Un possibile sollievo potrebbe arrivare dall’Agenzia per l’edilizia abitativa a canone calmierato, che annuncia piani per migliaia di nuove unità in tutto il Paese: circa 5400 a Košice, 2200 a Valaliky e 300 a Nitra, oltre a progetti in preparazione a Bratislava, Banská Bystrica e Žilina.

Slovacchia: dal 2026 aumentano i contributi sociali e sanitari per i lavoratori autonomi

Il terzo pacchetto di misure di consolidamento fiscale del governo di Robert Fico (Smer) introdurrà dal prossimo anno un aumento significativo dei contributi obbligatori per i lavoratori autonomi (živnostníci). Il minimale per il calcolo dei contributi sociali passerà dall’attuale 50% al 60% del salario medio, mentre l’aliquota dei contributi sanitari salirà dal 15% al 16% della base imponibile. In termini pratici, dal 2026 i lavoratori autonomi dovranno versare almeno 303,11 euro al mese di contributi sociali e 121,92 euro di contributi sanitari, pari a circa 969 euro in più all’anno rispetto al 2025.

Secondo gli esperti, l’aumento del carico contributivo potrebbe spingere parte degli autonomi a chiudere la propria attività e a trasformarla in una società a responsabilità limitata (s.r.o.), più vantaggiosa sotto il profilo fiscale. Andrea Tomečková, cofondatrice della società di consulenza fiscale Easy Start Tax, ha calcolato l’impatto delle nuove misure sul reddito netto di autonomi e proprietari di s.r.o. a diversi livelli di reddito lordo, confrontandoli anche con i salari dei dipendenti.

Attualmente, i lavoratori autonomi possono dedurre dal reddito il 60% come spese forfettarie (fino a un massimo di 20.000 euro annui). Dopo questa deduzione, devono comunque versare contributi sociali e sanitari per un importo minimo di 425,03 euro al mese.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca)

Ultima modifica: Lunedì 20 Ottobre 2025