Quello che la Danimarca sta già facendo sul cambiamento climatico

Quello che la Danimarca sta già facendo sul cambiamento climatico
Mercoledì 1 Settembre 2021

Quello che la Danimarca sta già facendo sul cambiamento climatico

Nella giornata di mercoledì 14 luglio, la Commissione Europea ha annunciato un nuovo piano climatico volto a realizzare i propositi contenuti nel già noto European Green Deal.

Primo fra tutti, andava spiegato come realizzare l’ambizione già annunciata di rendere l’Europa un continente ad emissioni zero entro il 2050. Tra le politiche presentate da Ursula von der Leyen vi è una riduzione delle Greenhouse Gas Emissions (GHG) pari al 55% nel 2030, comparato al livello di emissioni del 1990. Una delle maggiori novità introdotte per raggiungere questo obiettivo intermedio è lo stop totale ad auto a diesel o benzina entro il 2035. Vi è poi una tassa sul carburante aereo, accompagnata da un’esenzione fiscale decennale per alternative dal minore impatto ambientale. Inoltre, una ‘carbon border tariff’ che aumenterebbe i costi di importazione per i produttori extra-europei di materiali come ferro e cemento in base al loro inquinamento. La tassazione permetterebbe di evitare che compagnie straniere, non soggette alle regolamentazioni europee, possano trarre un vantaggio competitivo in termini di costo nei confronti delle aziende europee. Di conseguenza, la tassa sarebbe volta anche ad evitare che queste ultime spostino la produzione all’estero.

Eppure, se il blocco dei 27 si sta ora muovendo in questa direzione, ciò non significa che alcuni paesi non avessero già intrapreso questa strada. Tra questi, attraverso il Climate Act del 2020, la Danimarca ha infatti sancito l’obiettivo di ridurre le emissioni nazionali di GHG del 70% nel 2030 rispetto al 1990: un risultato che andrebbe potenzialmente oltre quello comunitario di ben il 15%.

Per riuscire nella realizzazione di uno dei piani nazionali più ambiziosi in Europa in chiave ambientale, il governo danese ha già adottato una serie di misure contenute nel cosiddetto New Global Climate Action Strategy. Tra le politiche adottate, vi è una riforma della tassazione ambientale introdotta anch’essa nel 2020 (The Local, 2020). La riforma prevede un aumento della tassazione sull’energia, congiuntamente ad investimenti e fondi pari a 4.5 miliardi di corone per aziende che operino con scarso impatto ambientale. Il governo si è inoltre proposto di arrestare la ricerca di petrolio del Mare del Nord entro il 2050, oltre a stabilire l’obiettivo di avere 775mila autoveicoli elettrici nel 2030, ovvero un enorme incremento del +3775% rispetto alle attuali 20mila unità (Reuters, 2021).

Nonostante questi sforzi, il Consiglio Danese sul Cambiamento Climatico, stabilitosi a fronte del Climate Act dello scorso anno, ha stimato che le misure attuali porterebbero ad un calo delle emissioni GHG nel 2030 di “solo” il 54%. Questo dato, che sarebbe già di per se in linea con le aspettative annunciate dalla Commissione Europea, lascia presagire che ulteriori sforzi potrebbero essere compiuti dal governo danese a breve in merito alla questione climatica. Ad esempio, il paese non è ancora riuscito ad elaborare una effettiva tassazione sulla produzione di CO2, ma potrebbe farlo in futuro. In una nazione in cui più di un terzo del consumo energetico già proviene da fonti sostenibili, sembrano insomma poterci essere ulteriori margini di miglioramento.

L’orientamento della Danimarca, determinata nel portare a compimento risultati ancora maggiori di quelli ritenuti soddisfacenti dalla Commissione Europea, pone il paese in una posizione di leadership nello scenario continentale per quanto concerne la lotta al riscaldamento globale.

Fonte: https://bit.ly/3knYMOk

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Mercoledì 1 Settembre 2021