Cambiamento climatico

Giovedì 23 Dicembre 2021

La Turchia lavora sulla propria capacità di affrontare le sfide del cambiamento climatico

Dopo la recente decisione di ratificare gli Accordi di Parigi, accolta con molto favore dalla comunità internazionale, la Turchia si appresta a ricevere un sostegno finanziario di quasi 30 miliardi di Lire turche in prestiti (pari a circa 3 miliardi di Dollari, di cui oltre 66 milioni in sovvenzioni) nell’ambito di un accordo in via di definizione con la Banca Mondiale e con alcuni Paesi dell’Ue. Rivolgendosi al proprio partito, il Presidente Erdogan ha affermato che, dopo la lotta alla pandemia combattuta con efficienza dalla solida infrastruttura sanitaria, la Turchia intende rispettare le politiche di transizione energetica con importanti investimenti per contrastare le emissioni di carbonio (riduzione di CO2 del 21% entro il 2030) grazie anche al contributo di Tubitak, il CNR turco. Hasan Mandal, Presidente di Tubitak, ha affermato che l’Ente si impegnerà per favorire l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2053. Tubitak coordina, con il sostegno del Ministero dell’Industria e delle Tecnologa di Ankara, la road map rivolta al rispetto del “green development tecnology” per la creazione di un ecosistema di intelligenza artificiale per contrastare le emissioni di CO2 e favorire un’energia verde.

La capacità installata di energie rinnovabili della Turchia è aumentata di 2,602 megawatt rispetto alla fine del 2020. Secondo una recente stima della TEIAS (Turkeys’ Electricity Trasmission Corporation), la capacità di produzione totale della Turchia è pari a 98,493 megawatt, di cui 52,353 provenienti da energie rinnovabili così distribuite: 32% idroelettrica (31,4 MW); 10,2% eolica (10 MW) - in forte espansione secondo l’ultimo rapporto del TEIAS soprattutto nella regione dell’Egeo; 7,5% solare (7,4 MW); 1,8% biomasse e 1,7% geotermico.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

 

Ultima modifica: Giovedì 23 Dicembre 2021
Giovedì 23 Dicembre 2021

La Borsa del Lussemburgo si unisce all'alleanza delle emissioni nette zero

Al COP26, la Borsa del Lussemburgo ha aderito alla Net Zero Financial Service Providers Alliance (NZFSPA). LuxSE si impegna a sostenere la transizione verso un futuro sostenibile, non solo verificando il proprio impatto ambientale, ma anche responsabilizzando gli stakeholder e i prodotti con i quali lavora.

In una dichiarazione ufficiale, Julie Becker, CEO, spiega: "Stiamo lavorando verso l'obiettivo delle emissioni nette zero all'interno delle nostre stesse operazioni e, altrettanto importante, siamo impegnati a garantire che i nostri prodotti e servizi supportino un'ambizione elevata, impegnandoci con tutti i nostri clienti e stakeholder sulle questioni di sostenibilità e aiutandoli a definire percorsi credibili per raggiungere le emissioni nette zero di gas serra."

LuxSE è uno dei sei nuovi firmatari dell'alleanza insieme al London Stock Exchange, Singapore Exchange, Hong Kong Stock Exchange, Mexican Stock Exchange e Johannesburg Stock Exchange. Altri membri come Bloomberg, Deloitte, KPMG e PwC erano già membri.

Tutti i membri della NZFSPA - che è sostenuta dalle borse valori sostenibili delle Nazioni Unite - sono impegnati a riferire sui loro progressi verso il raggiungimento di obiettivi di emissioni di gas serra basati sulla scienza. Inoltre, sono impegnati a garantire che i loro servizi e prodotti si allineino con l'obiettivo di raggiungere un'economia netta zero entro il 2050.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Lussemburghese)

 

Ultima modifica: Giovedì 23 Dicembre 2021
Lunedì 8 Novembre 2021

Cop26: il primo ministro Bettel interviene elencando gli impegni del Lussemburgo sul clima

Il Primo Ministro del Lussemburgo, Xavier Bettel, è intervenuto alla COP26 di Glasgow, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite, elencando gli impegni del Granducato nella lotta ai cambiamenti climatici e ribadendo la posizione del Paese sul nucleare.

Sottolineando l’importanza di intensificare gli sforzi comuni a livello internazionale, Bettel ha salutato favorevolmente la scelta del Presidente statunitense Biden di aderire agli accordi sul clima di Parigi, richiamando al maggior senso di responsabilità che dovrebbe guidare l’azione delle principali economie a livello globale. 

Di seguito, alcune dichiarazioni del Primo Ministro:

“(…) Per essere un successo, Glasgow deve assolutamente agire e raggiungere un accordo su, in primo luogo, le regole relative al mercato del carbonio e in secondo luogo, la sincronizzazione dei calendari di aggiornamento dei contributi nazionali. Il mio paese, il Lussemburgo, continuerà ad affrontare la sfida con determinazione. Abbiamo aumentato il nostro obiettivo di riduzione dei gas serra del 55% entro il 2030 per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Questi obiettivi sono ora ancorati nella legge sul clima, e gli obiettivi settoriali annuali vincolanti completeranno questo. Il nostro governo ha introdotto il trasporto pubblico gratuito e ha potuto raddoppiare la produzione di energia rinnovabile, coprendo così il consumo di tutte le famiglie del Granducato di Lussemburgo. Oggi sono lieto di annunciare che il mio governo ha appena adottato la sua strategia nazionale di azione climatica a lungo termine, che stabilisce il percorso per un'economia decarbonizzata, circolare, resiliente e competitiva. Per il nostro paese, l'energia nucleare non è un'opzione sicura o sostenibile. Il principio del primato dell'efficienza energetica e della massima diffusione delle energie rinnovabili guiderà i nostri sforzi e faremo in modo che la transizione sia socialmente giusta e inclusiva, coinvolgendo i nostri cittadini nella definizione di questi obiettivi. Devono far parte di questo dibattito.”

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Lussemburghese)

Ultima modifica: Lunedì 8 Novembre 2021
Giovedì 2 Settembre 2021

Cina: La “finanza verde” ha acquisito un ruolo fondamentale nel dibattito sulla questione ambientale

Il dibattito sulla sostenibilità ambientale ha acquisito negli ultimi anni primaria importanza a livello mondiale. Al dibattito ha partecipato anche la Cina, la quale ha indicato come obiettivo del paese il raggiungimento della neutralità delle emissioni entro il 2060, come affermato dal presidente della RPC, Xi Jinping nel settembre dello scorso anno.  

Yi Gang, governatore della Banca Popolare Cinese (PBOC), ha sottolineato il ruolo fondamentale della finanza e degli investimenti “green” in questo contesto, inserita all’interni delle priorità del 14° piano quinquennale di sviluppo cinese (2021-2025). Sebbene il termine "finanza verde" non abbia una definizione unica, nella terminologia della Banca Popolare Cinese fa riferimento a una serie di accordi politici e istituzionali volti ad attrarre investimenti di capitale privato in industrie verdi, legate ad esempio alla protezione ambientale, al risparmio energetico e all'energia pulita.

Nel 2016 è stato rilasciato un documento dalla PBOC – “Linee guida per l’applicazione del sistema finanziario green” –, il quale tratta della gestione di tale sistema. La funzione delle Linee Guida è quella di spingeregli istituti bancari ad aumentare il credito messo a disposizione dalle banche commerciali per finanziare i progetti green.

Per cercare di coinvolgere gli investitori privati nel finanziamento di progetti simili, vari istituti finanziari, come la Asian Development Bank, stanno sperimentando le Public-Private Partnerships: un tentativo di mettere insieme i fondi del settore pubblico e privato, dando così la possibilità dividere tra diversi investitori i rischi legati alle rinnovabili e rendere più facile l’approccio ai progetti green anche da parte dei piccoli investitori.

La finanza verde può assumere varie forme. Già alla fine del 2020 i “prestiti green” avevano raggiunto un valore di 12 trilioni di yuan, il più alto al mondo, dimostrandosi un mercato dal potenziale enorme, mentre, per quanto concerne i “green bond”, è previsto il raggiungimento di un valore di 7 trilioni di yuan entro il 2030.

Per poter raggiungere l’obiettivo di emissioni zero, gli investimenti green del paese devono arrivare a toccare i 2.2 trilioni di yuan, ma ci si aspetta una crescita tale che porterà al raggiungimento di 3.9 trilioni di yuan entro il 2060.

Per avere una totale standardizzazione di questo sistema finanziario green, ha affermato Yi, è necessaria una maggiore divulgazione delle informazioni riguardanti questo progetto e una politica monetaria che supporti una crescita economica e una difesa dei rischi legati al settore finanziario, così da permettere un rafforzamento della collaborazione a livello internazionale.

Fonti: https://on.china.cn/3t1IkqK; https://bit.ly/3yxt32n; https://bit.ly/3kHUIZd; https://bit.ly/3t2nSpU    

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)

Ultima modifica: Giovedì 2 Settembre 2021
Mercoledì 1 Settembre 2021

Quello che la Danimarca sta già facendo sul cambiamento climatico

Nella giornata di mercoledì 14 luglio, la Commissione Europea ha annunciato un nuovo piano climatico volto a realizzare i propositi contenuti nel già noto European Green Deal.

Primo fra tutti, andava spiegato come realizzare l’ambizione già annunciata di rendere l’Europa un continente ad emissioni zero entro il 2050. Tra le politiche presentate da Ursula von der Leyen vi è una riduzione delle Greenhouse Gas Emissions (GHG) pari al 55% nel 2030, comparato al livello di emissioni del 1990. Una delle maggiori novità introdotte per raggiungere questo obiettivo intermedio è lo stop totale ad auto a diesel o benzina entro il 2035. Vi è poi una tassa sul carburante aereo, accompagnata da un’esenzione fiscale decennale per alternative dal minore impatto ambientale. Inoltre, una ‘carbon border tariff’ che aumenterebbe i costi di importazione per i produttori extra-europei di materiali come ferro e cemento in base al loro inquinamento. La tassazione permetterebbe di evitare che compagnie straniere, non soggette alle regolamentazioni europee, possano trarre un vantaggio competitivo in termini di costo nei confronti delle aziende europee. Di conseguenza, la tassa sarebbe volta anche ad evitare che queste ultime spostino la produzione all’estero.

Eppure, se il blocco dei 27 si sta ora muovendo in questa direzione, ciò non significa che alcuni paesi non avessero già intrapreso questa strada. Tra questi, attraverso il Climate Act del 2020, la Danimarca ha infatti sancito l’obiettivo di ridurre le emissioni nazionali di GHG del 70% nel 2030 rispetto al 1990: un risultato che andrebbe potenzialmente oltre quello comunitario di ben il 15%.

Per riuscire nella realizzazione di uno dei piani nazionali più ambiziosi in Europa in chiave ambientale, il governo danese ha già adottato una serie di misure contenute nel cosiddetto New Global Climate Action Strategy. Tra le politiche adottate, vi è una riforma della tassazione ambientale introdotta anch’essa nel 2020 (The Local, 2020). La riforma prevede un aumento della tassazione sull’energia, congiuntamente ad investimenti e fondi pari a 4.5 miliardi di corone per aziende che operino con scarso impatto ambientale. Il governo si è inoltre proposto di arrestare la ricerca di petrolio del Mare del Nord entro il 2050, oltre a stabilire l’obiettivo di avere 775mila autoveicoli elettrici nel 2030, ovvero un enorme incremento del +3775% rispetto alle attuali 20mila unità (Reuters, 2021).

Nonostante questi sforzi, il Consiglio Danese sul Cambiamento Climatico, stabilitosi a fronte del Climate Act dello scorso anno, ha stimato che le misure attuali porterebbero ad un calo delle emissioni GHG nel 2030 di “solo” il 54%. Questo dato, che sarebbe già di per se in linea con le aspettative annunciate dalla Commissione Europea, lascia presagire che ulteriori sforzi potrebbero essere compiuti dal governo danese a breve in merito alla questione climatica. Ad esempio, il paese non è ancora riuscito ad elaborare una effettiva tassazione sulla produzione di CO2, ma potrebbe farlo in futuro. In una nazione in cui più di un terzo del consumo energetico già proviene da fonti sostenibili, sembrano insomma poterci essere ulteriori margini di miglioramento.

L’orientamento della Danimarca, determinata nel portare a compimento risultati ancora maggiori di quelli ritenuti soddisfacenti dalla Commissione Europea, pone il paese in una posizione di leadership nello scenario continentale per quanto concerne la lotta al riscaldamento globale.

Fonte: https://bit.ly/3knYMOk

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Mercoledì 1 Settembre 2021
Venerdì 9 Luglio 2021

Il Green Climate Fund sostiene il Vietnam per affrontare il cambiamento climatico

Il Green Climate Fund ha fornito al Vietnam $30.2 milioni a fondo perduto per aiutare il paese a combattere il cambiamento climatico. La somma verrà allocata per un progetto chiamato “Rafforzare la resilienza dei piccoli agricoltori all’insicurezza idrica dovuta al cambiamento climatico negli altopiani centrali e nelle zone costiere del Vietnam del Centro-Sud” (SACCR).

Il documento che attesta questo stanziamento è stato firmato dai rappresentanti del Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale (MARD), e dal Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) ad Hanoi il 28 maggio.

Ci si aspetta che i residenti di cinque provincie possano beneficiare del progetto, ovvero Khanh Hoa, Binh Thuan, Ninh Thuan, Dak Nong e Dak Lak.

Il piano mira a potenziare la vulnerabile agricoltura domestica, specialmente donne e persone di minoranze etniche presenti negli altopiani centrali e nelle regioni del centro-sud, e la capacità di gestire i rischi climatici correlati alla produzione agricola, assicurando la disponibilità di risorse idriche, attività resilienti al cambiamento climatico e l’accesso a informazioni concernenti il clima per l’agricoltura, il credito e il mercato.

Secondo il viceministro per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale Nguyen Hoang Hiep, questo è il più grande aiuto a fondo perduto che il ministero abbia ricevuto da un’organizzazione internazionale negli ultimi anni.

Il progetto aiuterà a rafforzare il collegamento tra i sistemi di irrigazione, migliorerà la capacità di gestione e userà in maniera efficace i sistemi di adattamento ai cambiamenti climatici, specialmente nelle regioni del centro-sud e negli altopiani centrali.

Il rappresentante locale dell’UNDP in Vietnam Caitlin Wiesen ha affermato che il progetto supporterà i piccoli agricoltori, in particolare donne e minoranze etniche vulnerabili ai cambiamenti climatici, nel tempestivo adattamento ai disastri naturali.

Ne beneficeranno attraverso sistemi di irrigazione intelligente e nuove opzioni di sostentamento, dice Wiesen; inoltre, aggiunge che verrà fornita anche la conoscenza legata ai rischi climatici e l’opportunità di accesso a tecniche di coltivazione efficienti, come anche ad informazioni sul mercato.

Si pensa di riuscire a completare il progetto nel primo trimestre del 2026.

Il Green Climate Fund fu creato da 194 paesi parte della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. È concepito come un’entità operativa all’interno del meccanismo finanziario della Convenzione ed il suo quartier generale è situato in Corea del Sud. È governato da una commissione di 24 membri, rappresentanti i paesi, e riceve direttive dalla Conferenza degli Stati Parte alla Convenzione (COP).

Creato dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), il fondo mira a supportare un cambiamento epocale nella risposta mondiale al cambiamento climatico. Alloca le risorse in progetti a basse emissioni e resilienti al clima, e in iniziative nei Paesi in Via di Sviluppo.

Fonte: https://bit.ly/3ALesCF

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Vietnam (ICHAM))

Ultima modifica: Venerdì 23 Luglio 2021
Martedì 18 Maggio 2021

Danimarca e Stati Uniti firmano un accordo contro il cambiamento climatico

Il 22 aprile 2021, in occasione della Giornata Internazionale della Terra, gli Stati Uniti hanno organizzato un summit globale volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche ambientali e spingere i diversi governi a impegnarsi concretamente per contenere le emissioni di gas serra che causano il riscaldamento globale (Lifegate, 2021).

All’evento, svoltosi in modo virtuale, hanno partecipato più di quaranta paesi, tra cui la Danimarca. Quest’ultima, già proclamata dal Forum Economico Mondiale come il terzo paese al mondo per la transizione energetica, ha siglato un accordo con gli Stati Uniti con il fine di sviluppare insieme soluzioni di ricerca e innovazione tecnologica per far fronte ai cambiamenti climatici (UFM, 2021).

L’accordo, stipulato tra il Fondo per l’innovazione danese (Innovationsfonden) e il Dipartimento di energia americano, prevede strategie e piani d’azione che avvicineranno la Danimarca e gli Stati Uniti all’obiettivo di ridurre del 70% le emissioni di gas serra entro il 2030 (ibid.).

Nello specifico, l’accordo prevede determinati progetti pilota di ricerca e innovazione sull’utilizzo di carburanti verdi, stoccaggio di energia e l’uso di CO2, promuovendo lo scambio reciproco di conoscenze ed esperienze attraverso incontri bilaterali tra istituzioni e autorità nel corso di workshop e seminari (The CPH Post, 2021). Questa stretta collaborazione internazionale può portare la ricerca danese sul clima e l’innovazione a nuovi livelli, dando così un contributo significativo al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici (ibid.).

Negli ultimi quattro decenni, la Danimarca ha sviluppato un’industria eolica all’avanguardia, grazie alle tecnologie innovative, alla regolamentazione intelligente e al sostegno finanziario del governo, divenendo la fonte energetica più economica del paese (Foreign Policy, 2021). I laboratori americani invece, negli ultimi anni hanno sviluppato tecnologie completamente nuove, come ad esempio la batteria agli ioni di litio per alimentare le auto elettriche e impianti per catturare tonnellate di CO2 nel sottosuolo (ibid.).

Con l’occasione del summit virtuale, i due paesi attraverso il dialogo politico, l’assistenza tecnica e l’apprendimento peer-to-peer lungo la catena del valore energetico, mirano a condividere le proprie esperienze per una transizione energetica delle energie verdi (Foreign Policy, 2021).

Pertanto, senza un miglioramento della tecnologia, risulta essere difficile rallentare il cambiamento climatico. Di conseguenza, per lo stato danese, questa cooperazione rivela essere di grande importanza per promuovere i propri interessi negli Stati Uniti nell’ambito della ricerca e dello sviluppo, nonché del clima, dell’energia, dell’ambiente e della natura (UFM, 2021).

 

Fonte: https://bit.ly/3fj82AH

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Martedì 18 Maggio 2021
Data evento

Sab, 20 Aprile, 2024 - 11:44

Iscrizioni non ancora aperte.

Prossimi eventi:

Mer 03 Lug, 2024

(Subtec Convention Centre, Singapore)
YouTube
20 Aprile 2024 -

Il Ministero degli Affari Esteri argentino e le Ambasciate del Regno Unito e d’Italia in Argentina, organizzano giovedì 29 ottobre 2020, dalle 10:00 alle 12:30 (Argentina) / dalle 14:00 alle 16:30 (Italia), il seminario online dal titolo “Verso la COP26: Dialogo con il settore privato sull'azione per il clima in Argentina”, per promuovere il dialogo tra istituzioni pubbliche, settore privato, accademia e società civile, focalizzato sulle sfide e le opportunità dell'agenda climatica in Argentina.

Nel mese di novembre 2021, infatti, il Regno Unito assumerà in partenariato con l’Italia la Presidenza della 26esima Conferenza annuale delle Parti della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici (COP26 UNFCCC), che si terrà a Glasgow, durante la quale gli Stati parte della Convenzione saranno chiamati a rinnovare i propri impegni in materia climatica, a sei anni dall'Accordo di Parigi.

Interverrà all’evento Giorgio Alliata di Montereale, Presidente della Camera di Commercio Italiana nella Repubblica Argentina. L’incontro vedrà la partecipazione di istituzioni pubbliche, aziende private, camere di commercio e industriali, organizzazioni della società civile e rappresentanti del mondo accademico.

Tra i principali temi di discussione:

a) Transizione energetica
b) Soluzioni basate sulla natura - inclusa la conservazione delle risorse naturali e della biodiversità, pratiche di Produzioni sostenibili
c) Mobilità sostenibile
d) Finanza sostenibile: incluse la finanza verde e l'accesso ai finanziamenti per il clima
e) Città sostenibili
f) Responsabilità sociale d'impresa

L’evento, che sarà gratuito e aperto al pubblico, si svolgerà in italiano, spagnolo ed inglese. Potrà essere seguito sul canale YOUTUBE dell’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires.