Covid-19

Giovedì 23 Dicembre 2021

Covid: Svizzera, ecco cosa cambia dal 6 dicembre

In vigore dal 6 dicembre i nuovi provvedimenti adottati dal Consiglio federale. Ecco nel dettaglio tutto ciò che serve sapere.

Come cambia l’utilizzo del pass COVID?
Da lunedì 6 dicembre, il pass che certifica la guarigione, la vaccinazione o un test negativo, sarà obbligatorio per tutte le manifestazioni e le attività sportive e culturali al chiuso. L’eccezione per i gruppi «stabili» fino a 30 persone viene a cadere. Per gli eventi all’aperto, invece, il pass sarà obbligatorio a partire da 300 partecipanti.

Pass consigliato per gli incontri familiari
Rispetto alle misure inviate martedì in consultazione c’è un’importante novità: alle riunioni private - in famiglia o tra amici - a cui partecipano più di 10 persone, il certificato non sarà più obbligatorio, ma rimane «fortemente consigliato», visto che «nella sfera privata il rischio di contagio è alto».

La mascherina sarà obbligatoria praticamente ovunque
Dovrà essere indossata negli spazi interni delle strutture pubblicamente accessibili, incluse le manifestazioni al chiuso in cui vige l’obbligo del certificato COVID. Dove non è possibile indossarla, invece, sono previsti provvedimenti alternativi. Nei ristoranti, ad esempio, si potrà consumare solo restando seduti. Nel caso in cui non si possa indossare la mascherina, per esempio durante una attività culturale o sportiva, vanno registrati i dati di contatto dei partecipanti.

Un’altra grande novità riguarda la possibilità di introdurre il 2G. Come funziona?
È una possibilità che Berna ha voluto concedere alle strutture pubbliche e alle manifestazioni per evitare di penalizzare il settore delle discoteche e dei bar. In sostanza, un locale o gli organizzatori di un evento possono limitare l’accesso alle persone vaccinate e guarite (il cosiddetto dispositivo «2G», dal tedesco «geimpft» e «genesen») rinunciando così all’obbligo della mascherina. Ma come si spiega questa decisione? Secondo il Consiglio federale «le persone vaccinate e guarite sono significativamente meno contagiose» e «in caso di infezione hanno una probabilità molto alta di essere protette da un decorso grave o dall’ospedalizzazione».

Il controllo è effettuato con l’app «COVID Cert», che però dovrà essere aggiornata. La nuova versione sarà pronta il 13 dicembre. Nel frattempo, la verifica dovrà essere fatta manualmente.

Raccomandato il telelavoro:
Il Consiglio federale, vista la contrarietà di Cantoni e parti sociali all’introduzione di un vero e proprio obbligo, ha deciso di raccomandare il telelavoro. I dipendenti, quando si trovano negli spazi chiusi con più persone, dovranno indossare la mascherina.

Validità dei test PCR e antigenici
La validità dei test antigenici verrà ridotta, passando da 48 a 24 ore. Per i PCR, invece, rimarrà invariata a 72 ore.

Le regole per entrare in Svizzera
Innanzitutto, viene stralciata la lista dei Paesi considerati a rischio e per i quali era obbligatoria la quarantena. Tuttavia, verrà inasprito il regime dei test. Ciò significa che tutti - anche chi è vaccinato e guarito - dovranno sottoporsi a un test PCR prima di entrare o rientrare in Svizzera. Il tampone andrà ripetuto tra il quarto e il settimo giorno dopo l’arrivo e il costo del test sarà a carico del viaggiatore. Le nuove disposizioni non riguardano chi si sposta nelle zone di frontiera (lavoratori frontalieri compresi). Invece, per i cittadini di Stati terzi non vaccinati che desiderano entrare nello spazio Schengen da Paesi o regioni considerati a rischio è invece vietata l’entrata in Svizzera per soggiorni temporanei senza attività lavorativa fino a 90 giorni in un periodo di 180 giorni, ad eccezione di determinate deroghe (casi di rigore).

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1465  

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Giovedì 23 Dicembre 2021
Giovedì 23 Dicembre 2021

Emergenza Covid-19: aggiornamento sulle restrizioni per chi viaggia in Brasile

A partire sabato 11 dicembre 2021, chi giungerà in Brasile per via aerea dovrà esibire il “passaporto sanitario” del vaccino contro il covid-19 come requisito per l’accesso al Paese. Il provvedimento, pubblicato nella gazzetta ufficiale nazionale, il Giornale Ufficiale dell’Unione (Diário Oficial da União – DOU), e firmato il 9 dicembre dal ministro della Salute, dal ministro della Casa Civile, dal ministro della Giustizia e da quello delle Infrastrutture, è valido sia per l’ingresso di stranieri che per il rientro di brasiliani.

Le misure eccezionali e temporanee per contenere la diffusione del nuovo coronavirus prevedono che i viaggiatori esibiscano alle compagnie aeree un certificato di vaccinazione, accettando solo le persone vaccinate con CoronaVac, Oxford/AstraZeneca, Pfizer/BioNTech e Janssen e la cui ultima dose sia stata somministrata almeno 14 giorni prima dell’ingresso in Brasile.

Chi viaggia dovrà presentare anche la Dichiarazione Sanitaria del Viaggiatore (DSV), il documento che certifica l’accettazione delle misure sanitarie da rispettare durante la permanenza nel Paese. Inoltre, sarà necessario esibire un test clinico (RT-PCR) negativo eseguito 72 ore prima dell’imbarco, oppure un test antigenico negativo svolto nelle 24 ore precedenti alla partenza.

Le procedure di contenimento prevedono che i non vaccinati, all’arrivo in Brasile, si sottopongano ad una quarantena di 5 giorni, trascorsi i quali eseguiranno un test per verificare l’assenza di una possibile infezione da covid-19; nel caso di positività del viaggiatore, l’isolamento continuerà.

L’ingresso per via terrestre è sempre ammesso previo possedimento di certificato vaccinale o di test negativo. Tuttavia, sono previste alcune eccezioni concesse dal Governo per questioni umanitarie.

Per quanto riguarda la variante Omicron, è stato introdotto il divieto temporaneo di imbarco per il Brasile per i cittadini stranieri che abbiano soggiornato o transitato nei 14 giorni precedenti in Sudafrica, Botswana, Eswatini, Lesotho, Namibia e Zimbabwe. Queste restrizioni non si applicano ai brasiliani che rientrano nel Paese, ai cittadini stranieri residenti in Brasile e ai loro familiari e ai professionisti in missione ufficiale.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio, Industria ed Agricoltura di Minas Gerais)

Ultima modifica: Giovedì 23 Dicembre 2021
Martedì 21 Dicembre 2021

Svizzera - il Consiglio federale avvia una consultazione sulla reintroduzione di provvedimenti più restrittivi contro il Coronavirus

Nella prima settimana di dicembre, In una seduta straordinaria, il Consiglio federale ha rianalizzato la situazione pandemica alla luce della scoperta della variante Omicron del virus. Le conoscenze sulla nuova variante sono ancora scarse. Si deve tuttavia ritenere che sia molto contagiosa ed è possibile che anche persone immunizzate contro la variante Delta possano esserne infettate. Combinata alla circolazione del virus, al momento forte, la nuova variante potrebbe essere problematica per il nostro Paese. Il Consiglio federale ha pertanto deciso di avviare preventivamente una consultazione sulla reintroduzione di provvedimenti più restrittivi, la cui durata sarebbe limitata al 24 gennaio 2022.

I contagi e, dopo un certo intervallo, anche i ricoveri e il tasso d’occupazione dei letti nei reparti di terapia intensiva stanno aumentando rapidamente. Se la situazione continuerà ad evolvere con la velocità delle ultime settimane, non si potrà escludere un sovraccarico degli ospedali in tutto il Paese. La variante Omicron, scoperta la settimana scorsa e classificata come preoccupante dall’OMS il 26 novembre, potrebbe inasprire la situazione a livello globale. Presenta più mutazioni delle varianti preoccupanti comparse in precedenza. Vi è il pericolo che i vaccini attualmente in uso siano meno efficaci e che la guarigione da un’infezione da SARS-CoV-2 protegga meno da un nuovo contagio. Non è inoltre chiaro in che misura il vaccino protegga da decorsi gravi né quanto sia pericolosa la nuova variante. Dati consolidati dovrebbero essere disponibili tra circa sei settimane.

 

La Confederazione ha reagito subito dopo la scoperta della nuova variante

Alla notizia della scoperta della nuova variante (25 novembre), la Confederazione ha immediatamente adottato provvedimenti per limitarne il più possibile l’introduzione e quindi la diffusione in Svizzera. Il 26 novembre sono stati vietati tutti i voli diretti dall’Africa meridionale. Inoltre, all’ingresso in Svizzera tutti i viaggiatori in provenienza da Paesi in cui è stata riscontrata la nuova variante del virus (anche le persone vaccinate o guarite e chi è in viaggio per ragioni professionali) devono presentare un test COVID-19 negativo e mettersi in quarantena per dieci giorni.

 

Il Consiglio federale intende agire rapidamente

Nella sua seduta straordinaria, il Consiglio federale ha deciso di avviare preventivamente una consultazione sulla reintroduzione di determinati provvedimenti. La combinazione di una rapida circolazione della variante Omicron con la forte pressione cui sono già sottoposti gli ospedali potrebbe essere problematica. L’obiettivo è ridurre la circolazione della variante Delta e rallentare la diffusione della variante Omicron in Svizzera in modo da evitare un sovraccarico a lungo termine delle strutture ospedaliere. Sono inoltre costantemente adeguati all’evoluzione della pandemia i provvedimenti sanitari di confine e le restrizioni d’entrata.

 

Estensione dell’obbligo del certificato al chiuso

L’obbligo del certificato sarà esteso a tutte le manifestazioni al chiuso pubblicamente accessibili e a tutte le attività sportive e culturali amatoriali in luoghi chiusi. Sarà così abrogata l’eccezione vigente per i gruppi a composizione stabile di meno di 30 persone. In futuro anche per gli incontri in famiglia o tra amici, a partire da 11 persone varrà l’obbligo del certificato. Inoltre, per le manifestazioni all’aperto il certificato sarà obbligatorio a partire da 300 partecipanti (attualmente a partire da 1000).

 

Estensione dell’obbligo della mascherina

Negli spazi interni delle strutture pubblicamente accessibili, incluse le manifestazioni al chiuso, in cui vige l’obbligo del certificato COVID, dovrà essere introdotto anche l’obbligo della mascherina.

In tutte le strutture in cui non è possibile portare la mascherina dovranno essere applicati provvedimenti alternativi: nelle aree di ristorazione al chiuso (incluse le discoteche o nel quadro di manifestazioni) vigerà l’obbligo di stare seduti durante la consumazione. Se per la pratica di determinate attività sportive o culturali non è possibile indossare la mascherina, dovranno essere registrati i dati di contatto dei partecipanti (come è già previsto, p. es., per le discoteche).

 

Provvedimenti sul posto di lavoro

Per limitare i contatti sul posto di lavoro e ridurre gli assembramenti sui trasporti pubblici, il Consiglio federale pone in consultazione tre varianti: la prima prevede l’obbligo della mascherina per tutti i dipendenti nei luoghi chiusi in cui sono presenti più persone. La seconda prevede l’obbligo del telelavoro per tutti i dipendenti non vaccinati o guariti. Se non possono svolgere il loro lavoro da casa, queste persone sono tenute a indossare la mascherina nei luoghi chiusi. La terza variante prevede l’obbligo del telelavoro generale. Se il telelavoro non è possibile, vige l’obbligo della mascherina nei luoghi chiusi in cui sono presenti più persone. Le aziende saranno inoltre tenute a offrire ai dipendenti la possibilità di sottoporsi a test ripetuti.

 

Test ripetuti nelle scuole

Le scuole dell’obbligo e del livello secondario II saranno tenute a offrire la possibilità di sottoporsi a test ripetuti.

 

Limitazione della durata di validità dei certificati di test negativo

L’ordinanza sui certificati COVID-19 dovrà essere adeguata in modo che i test PCR siano validi soltanto per 48 ore e non più per 72. Inoltre, la validità dei test antigenici rapidi sarà ridotta da 48 a 24 ore. Questa riduzione aumenta l’attendibilità dei risultati dei test.

 

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1462

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

 

Ultima modifica: Martedì 21 Dicembre 2021
Martedì 21 Dicembre 2021

Votazione popolare: Il certificato Covid è stato accettato dall'elettorato svizzero

La modifica della legge Covid del marzo 2021, che contempla anche l'estensione degli aiuti finanziari, è infatti stata approvata da oltre il 61% dei votanti.

Con le sole eccezioni di Svitto e Appenzello Interno, dove la modifica della legge Covid-19 è stata bocciata rispettivamente dal 51,4 e dal 55,8% delle persone votanti, è una cartina della Svizzera più o meno uniforme quella che si è disegnata domenica. Se soprattutto nei Cantoni della Svizzera centrale il testo di legge è stato accolto da poco più del 50% delle persone che si sono recate alle urne, nel resto del Paese il sostegno è stato più ampio con una punta di oltre il 70% a Basilea Città.

La proporzione di 'sì', pari al 61% (manca ancora il risultato di Zurigo), è leggermente superiore a quella del 13 giugno scorso (i favorevoli furono il 60,2%), quando si votò sulla prima versione della legge Covid-19. Questa volta, però, i voti favorevoli sono aumentati nella Svizzera tedesca, mentre in quella francese e in quella italiana a crescere sono stati i contrari.

Il referendum riguardava la modifica della legge Covid-19 del 19 marzo 2021. Con questa revisione, il Parlamento ha istituito le basi legali per il certificato Covid, che da settembre permette alle persone vaccinate, guarite o in possesso di un test negativo di accedere a ristoranti, cinema, teatri e alle grandi manifestazioni. Inoltre, la legge ha esteso anche alcuni aiuti finanziari e ha sviluppato il sistema di tracciamento dei contatti.

 

Accettata anche l'iniziativa denominata "Per cure infermieristiche forti"

L'iniziativa denominata "Per cure infermieristiche forti" è stata accettata da circa il 61% dei votanti e delle votanti.

Quella accolta domenica è solo la 24esima iniziativa popolare (su 223 dal 1891) approvata sia dalla maggioranza del popolo che dei Cantoni. Il risultato non rappresenta però una sorpresa, visto che i sondaggi erano stati chiari.

L'iniziativa è stata lanciata dall'Associazione svizzera delle infermiere e degli infermieri e ha per obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro per rendere la professione più attrattiva. Chiede inoltre alla Confederazione e ai Cantoni di formare personale qualificato sufficiente.

Il Governo e la maggioranza del Parlamento avevano invitato l'elettorato a respingere il progetto di modifica costituzionale, privilegiando un controprogetto accolto nel frattempo dalla maggioranza dei parlamentari. Questo controprogetto, che non si spingeva così in là come l'iniziativa, sarebbe entrato in vigore se quest'ultima fosse stata respinta.

 

Bocciata quella sulla designazione per sorteggio dei giudici federali

Il Parlamento continuerà come ora a designare i giudici federali. L'iniziativa che chiedeva l'introduzione di un sorteggio è stata bocciata da quasi il 70% di chi si è recato alle urne.

Attualmente i giudici federali sono eletti dal Parlamento, ufficiosamente in base alla rappresentanza proporzionale dei partiti. Questo sistema non cambierà. La cosiddetta Iniziativa sulla giustizia è infatti stata nettamente respinta.

Il progetto, promosso da un comitato di cittadini e cittadini, tra cui l'imprenditore di Zugo Adrian Gasser, proponeva che le cariche di giudice federale fossero assegnate tramite estrazione a sorte, in base a una lista di persone considerate idonee alla professione. La procedura attuale, sosteneva il comitato a favore, viola la separazione dei poteri e pregiudica l'autonomia del sistema giudiziario.

L'iniziativa era però combattuta da tutti i principali partiti, che la consideravano troppo estrema e contraria alla tradizione politica svizzera.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

 

 

Ultima modifica: Martedì 21 Dicembre 2021
Giovedì 28 Ottobre 2021

Svizzera - Coronavirus: il Consiglio federale avvia la consultazione sull’ulteriore sviluppo del certificato COVID

Il Consiglio federale intende concedere alle persone guarite l’accesso agevolato a un certificato sanitario da impiegare unicamente in Svizzera. Nella sua seduta del 20 ottobre 2021 ha perciò avviato la consultazione su un «certificato COVID svizzero» e discusso una revoca parziale dell’obbligo del certificato. In considerazione della fine delle vacanze autunnali, della stagione fredda ormai alle porte, del numero costante di nuove infezioni, della variante Delta altamente contagiosa e del tasso relativamente basso di immunizzazione della popolazione, il Consiglio federale è giunto alla conclusione che i rischi di un allentamento dei provvedimenti sono ancora troppo elevati. Per proteggere le strutture sanitarie da una nuova forte ondata epidemica, intende per ora mantenere in vigore l’obbligo del certificato e riesaminare la situazione a metà novembre.

Il Consiglio federale intende concedere a diversi gruppi di persone un accesso agevolato al certificato sanitario introducendo un «certificato COVID svizzero» che sarà valido unicamente in Svizzera. Con questa proposta, in consultazione fino al 26 ottobre, l’Esecutivo intende inoltre dare seguito a numerose richieste avanzate nella sessione autunnale del Parlamento. La decisione definitiva è prevista il 3 novembre.

 

Accesso agevolato al certificato con il test per gli anticorpi

Attualmente il certificato COVID può essere rilasciato a persone che possono provare di essere guarite dalla malattia soltanto sulla base di un test PCR risultato positivo. In futuro devono poter essere rilasciati certificati COVID svizzeri anche a persone che possono provare la guarigione sulla base di un test per gli anticorpi (test sierologico) positivo, effettuato a proprie spese. La validità di questi certificati sarà limitata a 90 giorni.

Nello stesso tempo, la durata di tutti i certificati di guarigione rilasciati finora sulla base di un test PCR sarà raddoppiata, passando da 180 a 365 giorni. Secondo i dati attualmente disponibili, la guarigione dalla COVID-19 offre una protezione sufficiente contro i rischi di decorso grave e ospedalizzazione in caso di una nuova infezione. Dato che nell’UE i certificati per le persone guarite sono validi, salvo poche eccezioni, soltanto 180 giorni, anche il certificato di guarigione dalla COVID-19 con una validità prolungata è previsto unicamente per l’impiego sul territorio svizzero.

 

Accesso agevolato per le persone che non possono farsi vaccinare o testare

Già oggi, chi per motivi medici non può farsi vaccinare o testare ha la possibilità di accedere a strutture e manifestazioni con obbligo del certificato COVID. In futuro, tuttavia, anche queste persone devono poter ottenere un certificato COVID svizzero in forma leggibile elettronicamente con durata di validità di 365 giorni.

 

Accesso agevolato per i turisti

Attualmente un certificato COVID valido in Svizzera e nell’UE è rilasciato soltanto ai turisti a cui è stato somministrato all’estero un vaccino omologato da Swissmedic o autorizzato dall’Agenzia europea per i medicinali. Per sostenere l’economia e il turismo, in futuro tutti i turisti vaccinati all’estero con un prodotto approvato dall’OMS avranno accesso al certificato svizzero. Attualmente questa agevolazione riguarda i vaccini Sinovac e Sinopharm. La validità sarà limitata a 30 giorni e soltanto al territorio svizzero.

 

Discussione sulla revoca dell’obbligo del certificato COVID

Nella sua seduta, il Consiglio federale ha discusso a lungo anche della revoca dell’obbligo del certificato. Il Governo intende allentare l’obbligo del certificato quando gli ospedali non rischieranno più il sovraccarico, indipendentemente dal tasso di copertura vaccinale e conformemente al modello a tre fasi. Tuttavia, a seguito di un’analisi approfondita dei rischi epidemiologici, il Consiglio federale è giunto alla conclusione che attualmente anche una revoca parziale dell’obbligo del certificato comporterebbe rischi troppo elevati per il sistema sanitario. L’obiettivo rimane quello di contenere il più possibile nuove ondate per evitare il sovraccarico degli ospedali.

 

Nuovo aumento dei casi

Il 10 settembre scorso, il Consiglio federale aveva esteso l’obbligo del certificato in quanto gli ospedali avevano raggiunto la soglia critica di occupazione. Da allora, la situazione epidemiologica si è allentata. I casi, i ricoveri e il tasso di occupazione dei letti nei reparti di terapia intensiva con pazienti COVID-19 sono diminuiti. Tuttavia, nonostante il bel tempo autunnale e le vacanze, si assiste da alcuni giorni a una stagnazione. In diversi Cantoni i contagi hanno già ripreso a salire ed è difficile prevedere come evolverà la situazione. Nelle prossime settimane non è escluso un nuovo aumento dei contagi, visto che la popolazione passerà più tempo al chiuso e le vacanze autunnali stanno per finire.

 

Decorso più grave della malattia con la variante Delta

A tutto questo si aggiunge che la variante Delta è molto più contagiosa delle varianti precedenti e può portare a un decorso più grave della malattia. Dato che le persone infette necessitano più spesso e più a lungo di cure intensive, gli ospedali sono maggiormente sotto pressione, come è stato il caso alla fine dell’estate, quando il carico di lavoro è aumentato in poco tempo costringendo molte strutture a rimandare diversi interventi. Anche se la crescente immunizzazione della popolazione contribuisce a frenare la circolazione del virus, la percentuale delle persone vaccinate è ancora troppo bassa per prevenire ulteriori ondate.

 

Invito alla prudenza

Nella sua analisi il Consiglio federale ha tenuto conto delle esperienze in altri Paesi. Ad esempio, in Israele e nei Paesi Bassi i casi sono aumentati rapidamente dopo l’allentamento dei provvedimenti mettendo sotto pressione gli ospedali. In entrambi i Paesi, il tasso di copertura vaccinale al momento delle riaperture era simile a quello registrato attualmente in Svizzera.

Per queste ragioni, il Consiglio federale preferisce attendere prima di revocare parzialmente l’obbligo del certificato e monitorare l’evoluzione epidemiologica nelle prossime settimane. A metà novembre, quando si potranno valutare gli effetti delle temperature più fredde e della fine delle vacanze autunnali, procederà a una nuova analisi della situazione.

Fonte: https://bit.ly/3CzIeuo

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

 

Ultima modifica: Giovedì 28 Ottobre 2021
Giovedì 30 Settembre 2021

Svizzera - Certificato COVID obbligatorio

Obbligo del certificato COVID esteso all’interno dei ristoranti, delle strutture culturali e per il tempo libero e alle manifestazioni al chiuso. E ancora: i datori di lavoro potranno prevederne l’impiego nelle misure di protezione. Questo, in sintesi, quanto deciso dal Consiglio federale nella sua seduta di settembre per far fronte alla situazione epidemiologica e per evitare il sovraccarico degli ospedali.

Da lunedì 13 settembre 2021, il certificato è obbligatorio all’interno dei ristoranti, delle strutture culturali e per il tempo libero e alle manifestazioni al chiuso. I datori di lavoro potranno inoltre inserire il suo impiego nelle misure di protezione. Questo è quanto ha deciso il Consiglio federale nella sua seduta dell’8 settembre per far fronte alla difficile situazione negli ospedali, che non accenna a migliorare. Il provvedimento è limitato al 24 gennaio 2022. Il Consiglio federale ha inoltre posto in consultazione due progetti: uno sull’entrata in Svizzera di persone non guarite o non vaccinate e uno sull’accessibilità del certificato COVID svizzero alle persone vaccinate all’estero.

La situazione negli ospedali resta tesa e i reparti di terapia intensiva stanno raggiungendo i propri limiti. In alcuni Cantoni vengono rinviati interventi e in diversi casi sono stati trasferiti pazienti in altri ospedali. Con l’abbassamento delle temperature nei mesi autunnali non può essere escluso un rapido aumento dei ricoveri con conseguente sovraccarico degli ospedali. Il numero dei contagi permane alto e negli ultimi giorni si sono intravisti segnali di una diffusione lievemente più rapida del virus.

La percentuale della popolazione non immunizzata è ancora troppo alta per prevenire una nuova ondata di contagi. Anche se l’interesse è lievemente aumentato, il ritmo di vaccinazione resta basso. Il vaccino offre una buona protezione sia contro l’infezione sia contro un decorso grave della malattia. Inoltre, chi è vaccinato trasmette molto meno il virus ad altri.

 

Estensione temporanea dell’obbligo del certificato
Alla luce della situazione attuale e per prevenire un sovraccarico degli ospedali, il Consiglio federale ha deciso di estendere l’obbligo del certificato alle persone a partire dai 16 anni. Per vedere gli effetti del provvedimento sull’occupazione dei letti nei reparti di terapia intensiva ci vorranno dalle due alle tre settimane. L’estensione dell’obbligo del certificato è limitata al 24 gennaio 2022. Il Consiglio federale ha tuttavia la possibilità di revocare il provvedimento anzitempo se la situazione negli ospedali dovesse distendersi.

 

Evitare le chiusure grazie al certificato
Accessibile a tutti, il certificato attesta l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dalla COVID-19 o il risultato negativo di un test e si è già dimostrato utile per le discoteche e le grandi manifestazioni. Grazie ad esso sono possibili manifestazioni e attività altrimenti troppo pericolose. Poiché con il suo impiego s’incontrano fra loro soltanto persone non contagiose o a bassa contagiosità, il rischio di trasmissione si riduce notevolmente. Il certificato consente inoltre di adottare provvedimenti contro la diffusione del virus senza dover passare subito alla chiusura di strutture o al divieto di determinate attività. Alle manifestazioni in cui è obbligatorio vengono per altro a cadere altre misure di protezione quali l’obbligo della mascherina.

 

Obbligo del certificato negli spazi interni
Da lunedì 13 settembre, il certificato è obbligatorio all’interno di ristoranti e bar. Non è per contro richiesto sulle terrazze, nelle mense per i poveri e nelle strutture della ristorazione nelle aree di transito degli aeroporti. Anche l’accesso alle strutture culturali e per il tempo libero, quali musei, biblioteche, giardini zoologici, centri fitness, palestre di arrampicata, piscine coperte, parchi acquatici, sale da biliardo o da gioco sarà limitato alle persone in possesso di un certificato.

 

Obbligo del certificato per le manifestazioni al chiuso
L’obbligo del certificato varrà anche per le manifestazioni al chiuso (concerti, teatro, cinema, manifestazioni sportive, eventi privati come le feste di matrimonio in locali accessibili al pubblico). A tutela dei diritti fondamentali, faranno eccezione le manifestazioni religiose e le manifestazioni per la formazione dell’opinione politica con un massimo di 50 persone. Esclusi dall’obbligo anche i gruppi di auto-aiuto. Per le manifestazioni all’aperto continueranno a valere le regole vigenti: obbligo del certificato per le manifestazioni con più di 1000 persone e libertà di scelta degli organizzatori per eventi di minori dimensioni.

 

Obbligo del certificato per le attività sportive e culturali
Anche per le attività sportive e culturali al chiuso come allenamenti o prove musicali o teatrali l’accesso sarà limitato a chi è in possesso del certificato COVID. Questa restrizione non varrà per i gruppi a composizione stabile di al massimo 30 persone che si allenano o si esercitano regolarmente insieme in locali separati.

 

Sanzioni in caso di inosservanza dell’obbligo
Gli ospiti senza certificato di strutture o manifestazioni per le quali il certificato è obbligatorio saranno passibili di una multa di 100 franchi. Alle strutture e alle manifestazioni che non osservano l’obbligo potranno essere applicate sanzioni che vanno dalla multa alla chiusura dell’esercizio. Per il controllo sono responsabili i Cantoni.

 

Consentito l’impiego del certificato nel mondo del lavoro
I datori di lavoro potranno verificare se i loro dipendenti sono in possesso di un certificato soltanto se necessario per l’attuazione di misure di protezione adeguate o di strategie di test. Inoltre, le informazioni sullo stato di immunità o sul risultato del test non potranno essere utilizzate per alcun altro scopo. Se chiederanno ai loro dipendenti di sottoporsi al test, i datori di lavoro dovranno coprirne i costi. Soltanto i test ripetuti saranno assunti dalla Confederazione. L’impiego del certificato e le misure che se ne intendono trarre andranno discussi con i dipendenti e documentati per scritto. Per ragioni di protezione dei dati, i datori di lavoro dovranno utilizzare, nel limite del possibile, il certificato light.

 

Obbligo del certificato possibile nelle scuole universitarie
I Cantoni o le scuole universitarie potranno prescrivere l’obbligo del certificato per i corsi di livello bachelor e master. In questo caso saranno revocati l’obbligo della mascherina e la limitazione a due terzi della capienza. Per altre attività universitarie, quali lo svolgimento di corsi di formazione continua, continueranno a valere le regole previste per le manifestazioni.

 

Modifiche successive alla consultazione
L’estensione dell’obbligo del certificato è stata accolta positivamente dalla grande maggioranza dei partecipanti alla consultazione. Rispetto alle proposte poste in consultazione, il Consiglio federale ha proceduto ad alcune modifiche, prevedendo per esempio deroghe per le mense per i poveri e i ristoranti nelle aree di transito degli aeroporti, la possibilità della multa disciplinare, l’innalzamento a 50 persone del limite per le manifestazioni religiose e l’obbligo di consultazione e documentazione nel mondo del lavoro.

Fonte: https://bit.ly/39GdTxs

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Giovedì 30 Settembre 2021
Mercoledì 29 Settembre 2021

Fine delle restrizioni: la Danimarca è pronta a ripartire

Il Ministero della Salute danese aveva dichiarato che, a partire dal 10 settembre, il Covid-19 non fosse più riconosciuto come una minaccia per la società, facendo così decadere il diritto legale del Governo di imporre misure restrittive.

La Danimarca è stata apripista in Europa nella sospensione delle restrizioni e questo è possibile grazie a un elevato numero di cittadini vaccinati, ben il 75% con almeno una dose (Reuters, 2021). Una percentuale abbastanza elevata da alleviare la pressione sugli ospedali e le terapie intensive.

Quali saranno gli effetti di queste aperture sull’economia?

Probabilmente un impatto positivo deriverà dalla riapertura completa di attività come nightclub e discoteche, palestre, centri fitness ed eventi sportivi e outdoor (anche sopra i 2000 partecipanti).

Le restrizioni precedentemente adottate hanno avuto un forte impatto sull’economia danese portando a un significativo calo del PIL e, già a partire dalle prime riaperture, si è potuto constatare un trend nella direzione opposta. A questo proposito, nel report della Danmarks Nationalbank, pubblicato a giugno 2021, viene prevista una crescita per il resto dell’anno e che si prolungherà fino al 2023.

La riapertura avrà effetti positivi sull’economia grazie ai consumi, soprattutto perché i settori che verranno maggiormente coinvolti sono punto di incontro di diverse attività. Nello specifico, ciò che fa ben sperare, è l’aumento dei consumi privati che, già nei mesi precedenti si sono rilevati cruciali e che verranno ampiamente interessati dalle nuove riaperture. Un impatto positivo verrà probabilmente registrato dall’disoccupazione che, già negli ultimi mesi, sta seguendo un trend decrescente e che ha ormai quasi raggiunto i livelli pre-pandemia.

Essendo il primo Stato europeo a eliminare tutte le restrizioni ad eccezione di quelle relative ai viaggi, i punti interrogativi che si presentano sono diversi e spaziano da come reagirà l’economia a come varieranno i contagi e le ospedalizzazioni.

La focalità delle risposte, che sarà possibile dare solo tra qualche mese, assume in questo contesto una rilevanza anche maggiore, dato che la Danimarca potrebbe diventare un benchmark per altri Stati, soprattutto quelli europei.

In un momento in cui alcuni Stati tornano a imporre lockdown locali o a introdurre altre misure restrittive, la Danimarca sembra procedere su un sentiero differente e, auspicabilmente, questa decisione permetterà il ritorno delle tanto attese normalità e crescita.

Fonte: https://bit.ly/2Y5ONWP

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Mercoledì 29 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Aggiornamento sulla disciplina regolante l'ingresso in USA durante il Covid

Aggiornamento al 15 agosto in merito alle Proclamations sul COVID-19 che interessano l'ingresso da alcuni Paesi verso gli Stati Uniti:

Gli Stati Uniti non elimineranno alcuna restrizione di viaggio esistente "a questo punto" a causa delle preoccupazioni sulla variante Delta del COVID-19 altamente trasmissibile e del numero crescente di casi di coronavirus negli Stati Uniti, ha detto a Reuters un funzionario della Casa Bianca.

Quattro proclami presidenziali legati al COVID-19 continuano a limitare l'ingresso negli Stati Uniti agli

individui fisicamente presenti in uno dei seguenti Paesi nei 14 giorni prima del loro ingresso programmato

negli Stati Uniti:

- Brasile

- Cina

- Iran

- Irlanda

- Area Schengen (Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera)

- Regno Unito

- Sud Africa

- India (in vigore dal 4 maggio 2021)

 

Le proclamation COVID-19 attualmente in vigore

1. Proclamation 9984 del 31 gennaio 2020 (Trump), in vigore dal 2 febbraio 2020, rimane in vigore in base al Proclama 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden), e si occupa di:

Cina. Limita "l'ingresso negli Stati Uniti, come immigranti o non immigranti, di tutti gli stranieri che erano fisicamente presenti all'interno della Repubblica Popolare Cinese, escluse le Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao, durante i 14 giorni precedenti il loro ingresso o tentato ingresso negli Stati Uniti", salvo esenzione o altra eccezione.

2. Proclamation 9992 del 29 febbraio 2020 (Trump), in vigore dal 1 marzo 2020, mantenuto in vigore dalla Proclamation 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden), si occupa di:

Iran. Limita "l'ingresso negli Stati Uniti, come immigranti o non immigranti, di tutti gli stranieri che erano fisicamente presenti all'interno della Repubblica Islamica dell'Iran, nei 14 giorni che precedono il loro ingresso o tentato ingresso negli Stati Uniti", salvo esenzione o altra eccezione.

3. Proclamation 10143 del 25 gennaio 2021 (Presidente Biden), si occupa di:

Sud Africa. In vigore dal 30 gennaio 2021.

Lo spazio Schengen europeo. Originariamente entrato in vigore il 12 marzo 2020 con la Proclamation 9993 dell'11 marzo 2020 (Trump), ristabilito senza interruzione con la Proclamation 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden).

Il Regno Unito e la Repubblica d'Irlanda. Originariamente entrato in vigore il 12 marzo 2020 con la Proclamation Trump 9984 del 31 gennaio 2020. Cancellato dal 26 gennaio 2021 con la Proclamation 10138 del 18 gennaio 2021 (Trump), ma ristabilito senza interruzione con la Proclamation 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden).

Brasile. Originariamente entrato in vigore il 26 maggio 2020 con Proclamation 10041 del 24 maggio 2020 (Trump). Cancellato dal 26 gennaio 2021 con la Proclamation 10138 del 18 gennaio 2021 (Trump), ma ristabilito senza interruzione con la n. 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden).

La Proclamation limita "l'ingresso negli Stati Uniti, come immigrati o non immigrati, di non cittadini che erano fisicamente presenti all'interno dell'area Schengen, il Regno Unito (esclusi i territori d'oltremare al di fuori dell'Europa), la Repubblica d'Irlanda e la Repubblica Federativa del Brasile durante nei 14 giorni che precedono il loro ingresso o il tentativo di ingresso negli Stati Uniti", salvo esenzione o altra eccezione.

4. Proclamation 10199 del 30 aprile 2021 (Presidente Biden), in vigore dal 4 maggio 2021 riguarda:

India. "Questa Proclamation è in vigore alle 00:01 ora legale orientale del 4 maggio 2021. Non si applica alle persone a bordo di un volo programmato per l'arrivo negli Stati Uniti che è partito prima delle 00:01 ora legale orientale del 4 maggio 2021." Limita "l'ingresso negli Stati Uniti, come non immigranti, di non cittadini degli Stati che erano fisicamente presenti nella Repubblica dell'India durante i 14 giorni precedenti il loro ingresso o il tentativo di ingresso negli Stati Uniti".

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Giovedì 2 Settembre 2021

Addio definitivo delle mascherine in Danimarca

A partire dalla metà di agosto, l’uso delle mascherine non è più obbligatorio in Danimarca.

L’ultima circostanza nella quale rimaneva ancora necessario indossare questo strumento di protezione nel paese scandinavo era quella dei mezzi pubblici. In particolare, era ancora necessario averle nei momenti di entrata od uscita da bus, treni o metropolitana, quando cioè risultasse più ostico rispettare il distanziamento minimo interpersonale.

L’atteso cambio di regolamentazione è però arrivato nella giornata di venerdì 13 agosto, quando il Ministero dei Trasporti danese ha annunciato che l’obbligo sarebbe decaduto a partire dal giorno seguente. Al momento, restano gli aeroporti l’unico luogo in cui indossare una mascherina risulti ancora necessario in Danimarca, dal momento che questi luoghi sono soggetti alle leggi del trasporto aereo internazionale.

La Danimarca, che era stata tra gli ultimi paesi europei ad introdurre l’obbligo indossare mascherine nell’agosto del 2020, è adesso tra i primi Stati Membri a rimuovere del tutto il loro utilizzo.

Nonostante il paese abbia scelto di utilizzare prevalentemente solo due tipologie di vaccino (Pfizer e Moderna), ovvero quelle giudicate più sicure, i dati della copertura vaccinale nel paese scandinavo sono ampiamente soddisfacenti. Ad oggi, ben il 69% dei cittadini danesi ha completato il ciclo vaccinale, mentre si registrano solo circa 1,000 nuovi positivi giornalieri da Covid-19. Di questo passo, secondo le proiezioni di Reuters (2021), sarà possibile arrivare a circa l’80% della popolazione vaccinata entro il 9 settembre.

Ciò ha verosimilmente permesso al governo danese di rimuovere le misure riguardanti l’utilizzo delle mascherine con ben due settimane di anticipo, in quanto l’attuazione di una misura simile era inizialmente prevista per l’1 settembre.

A poco più di un anno di distanza dall’introduzione delle mascherine, avvenuta dopo un lungo dibattito nazionale circa l’efficacia di questo strumento protettivo, il Ministro dei Trasporti danese Benny Engelbrecht ha voluto infine congratularsi con i cittadini che si siano impegnati a rispettare le regole di distanziamento e protezione in vigore sino alla scorsa settimana.

Engelbrecht ha menzionato come, grazie alla larga copertura vaccinale, sia adesso possibile per la Danimarca avvicinarsi alla vita per come la si conosceva prima dell’avvento del Coronavirus.

Fonte: https://bit.ly/2Wv7PFg

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Giovedì 2 Settembre 2021