Giovedì 3 Luglio 2025
Vai al Contenuto Raggiungi il piè di pagina
Il numero di aziende agricole (49 363 nel 2020) ha continuato a diminuire (–1,3% rispetto al 2019) a fronte di un aumento di quelle che hanno abbracciato la coltura biologica (+3,8%). La superficie agricola utile (SAU) è rimasta quasi invariata. I capi di vacche da latte sono sempre di meno (–1,5%), mentre continua la crescita dell’effettivo di pollame (+5,2%). Secondo la rilevazione delle strutture agricole realizzata dall’Ufficio federale di statistica (UST), le persone che lavoravano nelle aziende agricole erano 149 500.
Nel 2020 è proseguito il cambiamento strutturale dell’agricoltura svizzera: il numero di aziende agricole è sceso a 49 363 unità (–1,3% rispetto al 2019), ma nel giro di 30 anni la loro superficie media, pari a 21,15 ettari (ha) per azienda, è pressoché raddoppiata. Un numero sempre maggiore di agricoltori si è convinto dell'importanza della produzione biologica, che infatti nel 2020 era praticata da 7561 aziende (+3,8%). Con la sua vasta superficie inerbita, il Cantone dei Grigioni ne è il capofila: oltre la metà (58%) delle sue 2215 aziende sono biologiche.
Le aziende agricole hanno dato lavoro a 149 500 persone (2019: 150 100), il 12% delle quali di nazionalità straniera. La maggioranza delle persone attive (56%) lavora a tempo parziale. La manodopera familiare, che rappresenta oltre i tre quarti di quella totale, è tuttora uno dei pilastri dell’agricoltura svizzera. Il 6% delle circa 54 300 donne attive nelle aziende agricole ne era a capo.
Stabili le barbabietole da zucchero, in rialzo il mais
Nel 2020 la maggior parte dei terreni detenuti dalle aziende agricole era costituita da prati naturali e pascoli (604 600 ha, ovvero il 58% del totale della SAU). I campi occupavano 399 800 ha (38%). Tra le altre superfici coltive (38 500 ha, 4%), la vigna occupava 13 400 ettari e i frutteti 7000 ettari.
Le varie colture si sono sviluppate in maniera diversa nel 2020. Dopo una leggera flessione nel 2019, le superfici dedicate all’orticoltura in pieno campo (12 100 ha) sono tornate al livello del 2018. Il 54% dei 142 200 ettari di cereali era destinato all’alimentazione umana. La coltura di mais è progredita del 10%, raggiungendo i 17 700 ettari. La superficie coltivata a patate (11 000 ha) è rimasta simile agli anni precedenti, mentre quella delle barbabietole da zucchero, in calo da qualche anno, sembra essersi stabilizzata (17 600 ha). Prende sempre più piede la coltura di soia (2032 ha), la cui superficie è raddoppiata nel giro di 10 anni.
177 300 ettari erano dedicati alla produzione biologica, una superficie più che raddoppiata rispetto a 20 anni fa. Più precisamente, il 59% delle piante aromatiche e medicinali, il 36% della soia e il 22% dell'orticoltura era coltivato con il marchio bio. Lampante la progressione del biologico nelle vigne (1783 ha, +398 ha).
Effettivo dei bovini in mutamento, pollame ancora in aumento
Nel 2020 è proseguito il mutamento dell’effettivo dei bovini, caratterizzato da una riduzione del numero delle vacche da latte (546 500; –1,5%) e dei loro allevatori (–2,6%). Questo sviluppo va in particolare a favore dell’allevamento estensivo di vacche nutrici (131 400; +2,4%) nell’ottica della produzione di carne. Gli effettivi di vacche da latte delle aziende agricole biologiche, invece, sono in aumento (+2,8%).
Il calo osservato negli ultimi anni nella filiera suina si è confermato anche nel 2020, seppure a un ritmo più contenuto rispetto all’anno precedente, sia sul fronte degli allevatori (–3,8%) che su quello del numero di capi di suini (–0,8%). Per quanto riguarda gli effettivi di suini biologici (3% della filiera), dopo vari anni in aumento, nel 2020 se ne è registrato un calo (–8,4%).
Nel 2020, al pari degli anni precedenti, l’allevamento di pollame è rimasto in crescita (+4,9%). Più precisamente, aumentando del 10,6% nel 2020, gli effettivi di galline ovaiole hanno registrato la maggiore crescita dal 2010. Il 18% di questi effettivi è stato allevato in modo biologico. Il numero di polli da ingrasso, invece, è aumentato del 4,6%.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1419
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Nel mese di marzo 2021, l’Italia ha riconfermato la propria posizione di secondo partner europeo della Turchia e si è posizionata quale 5° partner commerciale globale con 5,4 miliardi di interscambio totale rispetto al primo trimestre del 2020, con una crescita del 20,4%. L’export italiano verso la Turchia è stato di 2,8 miliardi (+22,8%) mentre l’export turco verso l’Italia ha totalizzato 2,7 miliardi (+18,2%) segnando un saldo negativo per la Turchia di 1,8 milioni di USD. Nel primo trimestre del 2021, l’Italia si posiziona quale quarto Paese importatore in Turchia dopo Cina, Russia e Germania e quarto mercato di export turco dopo Germania, Stati Uniti e Regno Unito. Le tre voci prevalenti dell’export turco verso l’Italia sono: autoveicoli, trattori e parti di ricambio; macchinari ed apparecchiature meccaniche; ferro ed acciaio mentre le principali categorie dell’import turco dall'Italia si riferiscono a: macchinari ed apparecchiature meccaniche; materie plastiche; autoveicoli, trattori e parti di ricambio.
Sempre nel primo trimestre 2021, l’interscambio commerciale con la UE – principale partner commerciale della Turchia - con il 37,9% dell’interscambio totale, è passato da 35,3 miliardi USD a 42,1 miliardi USD (+19,1%). Le importazioni turche dalla UE sono cresciute da USD 17,4 miliardi a USD 20,9 miliardi (20,1%), mentre le esportazioni turche verso la UE sono aumentate del 18,1%, passando da USD 17,9 a USD 21,2 miliardi. La graduatoria dei principali partner commerciali ha mostrato al primo posto la Germania con USD 10,0 miliardi di interscambio (+12,4% rispetto al 2020) con un saldo negativo per la Turchia di USD 824,6 milioni; al secondo posto la Cina, con 8,0 miliardi di interscambio (+44,1%) e un saldo negativo per la Turchia di 6,5 miliardi di USD.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
Il Green Climate Fund ha fornito al Vietnam $30.2 milioni a fondo perduto per aiutare il paese a combattere il cambiamento climatico. La somma verrà allocata per un progetto chiamato “Rafforzare la resilienza dei piccoli agricoltori all’insicurezza idrica dovuta al cambiamento climatico negli altopiani centrali e nelle zone costiere del Vietnam del Centro-Sud” (SACCR).
Il documento che attesta questo stanziamento è stato firmato dai rappresentanti del Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale (MARD), e dal Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) ad Hanoi il 28 maggio.
Ci si aspetta che i residenti di cinque provincie possano beneficiare del progetto, ovvero Khanh Hoa, Binh Thuan, Ninh Thuan, Dak Nong e Dak Lak.
Il piano mira a potenziare la vulnerabile agricoltura domestica, specialmente donne e persone di minoranze etniche presenti negli altopiani centrali e nelle regioni del centro-sud, e la capacità di gestire i rischi climatici correlati alla produzione agricola, assicurando la disponibilità di risorse idriche, attività resilienti al cambiamento climatico e l’accesso a informazioni concernenti il clima per l’agricoltura, il credito e il mercato.
Secondo il viceministro per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale Nguyen Hoang Hiep, questo è il più grande aiuto a fondo perduto che il ministero abbia ricevuto da un’organizzazione internazionale negli ultimi anni.
Il progetto aiuterà a rafforzare il collegamento tra i sistemi di irrigazione, migliorerà la capacità di gestione e userà in maniera efficace i sistemi di adattamento ai cambiamenti climatici, specialmente nelle regioni del centro-sud e negli altopiani centrali.
Il rappresentante locale dell’UNDP in Vietnam Caitlin Wiesen ha affermato che il progetto supporterà i piccoli agricoltori, in particolare donne e minoranze etniche vulnerabili ai cambiamenti climatici, nel tempestivo adattamento ai disastri naturali.
Ne beneficeranno attraverso sistemi di irrigazione intelligente e nuove opzioni di sostentamento, dice Wiesen; inoltre, aggiunge che verrà fornita anche la conoscenza legata ai rischi climatici e l’opportunità di accesso a tecniche di coltivazione efficienti, come anche ad informazioni sul mercato.
Si pensa di riuscire a completare il progetto nel primo trimestre del 2026.
Il Green Climate Fund fu creato da 194 paesi parte della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. È concepito come un’entità operativa all’interno del meccanismo finanziario della Convenzione ed il suo quartier generale è situato in Corea del Sud. È governato da una commissione di 24 membri, rappresentanti i paesi, e riceve direttive dalla Conferenza degli Stati Parte alla Convenzione (COP).
Creato dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), il fondo mira a supportare un cambiamento epocale nella risposta mondiale al cambiamento climatico. Alloca le risorse in progetti a basse emissioni e resilienti al clima, e in iniziative nei Paesi in Via di Sviluppo.
Fonte: https://bit.ly/3ALesCF
(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Vietnam (ICHAM))
Il Governo della Danimarca ha reso pubblico un nuovo piano di investimenti diretti a sostenere i Paesi in via di sviluppo nel realizzare la transizione energetica dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili. Il progetto ha ricevuto forte attenzione da diversi Stati che cercano modi sostenibili per alimentare le loro crescenti richieste di energia (The Post, 2021.).
L’iniziativa, annunciata dal ministro del Clima e dell’Energia, Dan Jørgensen, e dal ministro degli Affari Esteri, Jeppe Kofod, si concentra sul garantire l’accesso all’energia sostenibile (State of Green, 2021). Promuovendo obiettivi climatici ambiziosi che includono, ad esempio, la riduzione degli impatti negativi sulla salute prodotti dal settore energetico, la Danish Energy Transition Initiative (DETI) mira a fornire strategie energetiche semplici, accessibili e sostenibili alle popolazioni a basso reddito nei Paesi in via di sviluppo (Um.dk, 2021).
Il nuovo progetto sarà gestito dall’Agenzia Danese per l’Energia (DEA), che fornisce già assistenza tecnica per l’energia e il clima in altri 16 Paesi, tra cui Stati Uniti, Cina e India (The Post, 2021.).
Inizialmente saranno il Brasile, il Pakistan e la Colombia a collaborare con la Danimarca. Nello specifico, in Brasile l’iniziativa si concentrerà sulla pianificazione energetica e sullo sviluppo eolico offshore. In Colombia il focus sarà sull’implementazione dell’energia eolica offshore e sull’efficienza energetica. Infine, in Pakistan la priorità sarà data alla pianificazione energetica e alla promozione dell’energia sostenibile nella produzione industriale (ibid.). I singoli progetti di consulenza avranno una durata compresa tra i 3 e i 12 mesi, con un budget totale di DKK 15 milioni sostenuto dal Klimapuljen per un periodo di 5 anni (Kefm, 2021).
L’assistenza del DETI può essere richiesta dalle ambasciate danesi verso i Paesi OCSE-DAC (Paesi in via di sviluppo), esenti da una cooperazione governativa con la DEA. Una volta avviata la collaborazione, le rispettive ambasciate dei Paesi partecipanti, la DEA e il ministro degli Affari Esteri, supporteranno le autorità locali nella creazione di strategie eco-sostenibili (ibid.).
Fonte: https://bit.ly/3hkmYAT
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Secondo il Ministero Federale dell'Economia e della Tecnologia tedesco, le piccole e medie imprese sono motori di innovazione, forniscono un gran numero di posti di lavoro e di formazione. A tal fine sono stati emanati degli sgravi mirati per i requisiti normativi, le tasse, le imposte e anche i prezzi dell'elettricità. Le misure di sgravio fiscale per l’anno 2021 raggiungeranno un volume di ben oltre 25 miliardi di euro. Il governo federale alleggerirà anche le imprese di più di 1,1 miliardi di euro con la terza legge di alleggerimento della burocrazia.
In futuro, dovrebbe essere più facile e meno burocratico creare aziende in Germania, infatti il governo federale ha creato il Tech Growth Fund, uno strumento con il quale viene messo a disposizione delle imprese innovative un finanziamento del debito di rischio come supplemento al finanziamento azionario.
Sono molto interessanti i dati disaggregati per settore, nei quali c’è una crescita eccezionale dell’export italiano verso la Germania nella siderurgia, ottime anche le performance del settore chimico-farmaceutico e di quello agroalimentare (cresciuti in termini relativi).
Parallelamente, si è registrato in Germania un crollo di export verso l’Italia nel settore automotive, derivante evidentemente dal blocco dei consumi innescato dalla pandemia. Un blocco (ed una diminuzione) che ha però interessato un po’ tutti i tradizionali settori dell’export tedesco.
Rimane altissimo l’interscambio commerciale fra le aree del nord-Italia (con la Lombardia a 38,5 miliardi di somma fra export e import, seguita da Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte) e il sud della Germania (con Baviera e Baden-W. che assommano a 43 miliardi di interscambio).
Nonostante l’impatto del Covid, Italia e Germania rimangono due paesi fortemente interconnessi ed interdipendenti dal punto di vista economico. Dimostrando una volta di più come la crescita asimmetrica di uno dei due rispetto all’altro finirebbe per generare effetti negativi su entrambi.
Dal 13 maggio il governo federale tedesco ha revocato l'obbligo generale di quarantena, mantenendo solo l’obbligo che provi la vaccinazione, la guarigione o il risultato negativo di un tampone molecolare (PCR) o antigenico (rapido). La documentazione che dimostra di essere vaccinati, guariti o "testati negativi” può essere scritta anche in lingua italiana (oltre che in tedesco, inglese, francese e spagnolo).
Alcuni Stati Federali, a partire dal 15 maggio, hanno allentato le regole per i settori come la gastronomia, il turismo e il commercio per i distretti, in cui l'incidenza è scesa al di sotto di 100 per cinque giorni. Un’altra novità è l’apertura dei negozi e di altre attività commerciali (hotel, ristoranti ecc.) con obbligo di un test negativo per l’ingresso
La situazione in Germania nel complesso, con il continuo miglioramento del numero di contagi grazie alle restrizioni e con una efficace vaccinazione di massa (la Germania ha più nuovi vaccinati al giorno in Europa), è stabile e fa ben sperare per il mese di giugno.
Fonti:
BMWi: https://bit.ly/2TMR7jj
Euraktiv: https://bit.ly/2UufulO
Ambasciata d’Italia Berlino: https://bit.ly/3dYas7X
Frankfurter Rundschau: https://bit.ly/3hOvcQL
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Il governo danese accelera sulle fasi di riapertura, prevedendo un +2,1% sul PIL nel 2021 e un solido +3,8% nel 2022 (Finans Ministeriet, 2021). Durante l’arco del 2020, sono state introdotte varie misure finanziarie a sostegno dei settori e delle industrie maggiormente colpite dalla pandemia. (ibid.).
Nel giugno 2020, subito dopo il primo lockdown, si è dato il via a un piano d’aiuti da 700 milioni di DKK per supportare l’economia danese, concedendo detrazioni fiscali sull’affitto di case vacanze e sconti su trasporti pubblici, attività culturali, associative e sportive (Erhvervs Ministeriet, 2020).
Nonostante la graduale normalizzazione dell’attività economica, alcuni settori proseguono con fatica data la necessaria presenza delle restrizioni per limitare la diffusione della pandemia. Pertanto, il governo danese ha deciso di mettere in atto ulteriori iniziative a favore delle impese (Cph Post, 2021).
Il precedente pacchetto di aiuti, in scadenza il 1° luglio 2021, sarà sostituito da un nuovo schema che consentirà alle aziende, con una perdita di fatturato maggiore del 45%, di ottenere una compensazione pari al 55%. Con il supporto di tutti i partiti presenti in Parlamento, il futuro schema entrerà in vigore da inizio luglio 2021 ed avrà una validità di tre mesi, fino al 30 settembre 2021 (ibid.).
In vista dell’imminente stagione estiva, l’investimento di 1.6 miliardi di DKK è mirato soprattutto a rilanciare l’industria del turismo. 295 milioni di DKK sono infatti destinati alla promozione turistica, 205 milioni di DKK andranno al trasporto nazionale e 315 milioni di DKK saranno destinati a iniziative culturali (The Local, 2021).
Inoltre, sono stati stanziati circa 110 milioni di DKK per incentivare le persone a viaggiare in Danimarca. Rispetto allo scorso anno, in cui il Governo danese ha tagliato i costi per gli spostamenti via mare verso 47 isole all’interno della Danimarca (Cph Post, 2021), quest’anno si è pensato ad un abbonamento settimanale di 299 DKK per viaggiare all’interno del Paese (The Local, 2021).
Fonte: https://bit.ly/3jRpzUt
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Il settore del turismo, uno dei più colpiti dalla pandemia, deve ripartire al più presto.
Dopo l’entrata in vigore delle nuove disposizioni, a partire dal 13 maggio, la Germania si sta preparando per la stagione estiva ipotizzando caute aperture e permettendo un afflusso turistico sicuro e controllato.
L’obiettivo è salvare la stagione per tutti gli operatori del settore, permettendo ad alberghi, ristoranti e campeggi di riavviare le attività in sicurezza, ma anche alla popolazione, di concedersi qualche giorno di ferie anche all’estero, pertanto il Governo federale dovrebbe facilitare le modalità di spostamento verso l’estero.
L’obiettivo da raggiungere è l’immunità dopo la seconda dose di vaccino, ricevendo un “green pass” digitale che può essere mostrato direttamente sullo smartphone e consente l’accesso a luoghi pubblici anche al chiuso.
Un altro incentivo per i viaggi è dato dall’abolizione della quarantena in molti Paesi, come ad esempio dai cittadini provenienti dall’Italia. Questo consente ai cittadini di godersi le vacanze senza preoccupazioni.
Per quanto riguarda le mete dei viaggi estivi, molti tedeschi trascorreranno le proprie vacanze in Germania o in un altro paese europeo. Uno studio sul turismo dell'ADAC attesta, circa due terzi degli intervistati sono molto propensi a voler spostarsi in Germania quest'anno, il 47% sta programmando un viaggio in altri paesi europei. Il 16% pianifica vacanze al di fuori dell'Europa, secondo l'ADAC principalmente i giovani.
Fonti: https://bit.ly/3wlk8jr; https://bit.ly/3xrOhil
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Nell’ultimo anno l’indennità di malattia è diventata un argomento molto discusso ed ha messo a confronto varie nazioni europee in base ai congedi erogati ai cittadini legati alla pandemia da COVID-19 (The Compensation Experts, 2021).
Secondo una classifica rilasciata da Compensation Experts, la Danimarca è tra le migliori in Europa nell’emettere pacchetti d’indennità per malattia, posizionandosi al quarto posto, dopo Islanda, Norvegia e Lussemburgo (CPH Post, 2021). Le nazioni oggetto di analisi sono state classificate in base alla rispettiva retribuzione minima e massima e al periodo di tempo per il quale un dipendente ha diritto a richiedere l’indennità (ibid.).
In base al contratto lavorativo, in Danimarca è possibile ottenere la retribuzione piena dello stipendio durante la malattia per un massimo di 22 settimane in un periodo di 9 mesi (København Kømmune, access 2021). I dipendenti salariati, che svolgono un lavoro manageriale o amministrativo per più di otto ore settimanali, rientrano automaticamente nel funktionærloven (legge sugli impiegati), che prevede una serie di diritti minimi per i lavoratori, tra cui l’indennità per malattia (ibid).
Per coloro non aventi il diritto, l’indennità viene pagata dal proprio datore di lavoro per un totale di 30 giorni dal congedo, con la condizione di aver lavorato almeno 74 ore durante le otto settimane precedenti la malattia (Oresund Direkt, 2020).
Nel caso in cui il congedo venga prolungato, l’indennità verrà pagata dal comune (sygedagpenge) in cui il dipendente lavora qualora vengano rispettate una delle seguenti condizioni:
Aver lavorato per almeno 240 ore negli ultimi sei mesi prima della malattia, e per almeno 40 ore mensili negli ultimi cinque mesi;
Aver diritto alla disoccupazione;
Aver completato una formazione professionale di almeno 18 mesi durante l’ultimo mese;
Essere impiegato come apprendista in un programma di formazione professionale danese;
Avere un “flexjob” (ibid).
L’importo massimo dell’indennità settimanale ammonta attualmente a un massimo di 4,405 DKK a settimana e a un massimo di 119,04 DKK all’ora, soggetto a tassazione come uno stipendio normale (ibid).
In via eccezionale, il governo danese ha introdotto nuove regole strettamente legate alla situazione da COVID-19, in cui prevede che un datore di lavoro può avere diritto ad un rimborso nel caso in cui un suo dipendente non sia in grado di svolgere il proprio lavoro in circostanze specifiche relative alla pandemia. Poiché si tratta di un’iniziativa temporanea, la sua scadenza è stata fissata il 1° aprile 2021 (Folketinget, 2021).
Fonte: https://bit.ly/2Uvl7A4
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Il Ministero della pianificazione e degli investimenti vietnamita sta lavorando con i ministeri, i settori e le località pertinenti per elaborare una strategia nazionale sulla crescita verde per il 2021-2030 e la visione per il 2050.
Per rendere il Vietnam un'economia a zero emissioni di carbonio il prima possibile, il progetto strategico fissa obiettivi sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, sull'inverdimento di tutti i settori economici, sulla promozione del consumo sostenibile e sul rafforzamento della resilienza durante il processo di transizione verde, tra le altre questioni.
La scienza e la tecnologia, la trasformazione digitale, l'innovazione, la cultura, l'assistenza sanitaria, l'istruzione e l'uguaglianza nell'accesso alle opportunità e ai benefici derivanti dai risultati della crescita saranno promosse per garantire il duplice compito di raggiungere una crescita verde e inclusiva e costruire una società vietnamita in cui nessuno è lasciato indietro.
Obiettivi, missioni e misure nella nuova strategia si baseranno su un'ampia gamma di metodi quantitativi, modelli econometrici, analisi costi-benefici e impatto sullo sviluppo socioeconomico.
La strategia aggiorna nuovi fattori di influenza alla crescita verde e garantisce la sincronicità con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030 e l'Accordo di Parigi sulla riduzione delle emissioni di gas serra.
La strategia sarà adeguata al fine di limitare eventuali sovrapposizioni e creare condizioni favorevoli per l'attuazione, il monitoraggio e la valutazione.
Secondo il ministero, la strategia nazionale sulla crescita verde nel periodo 2011-2020 e la visione fino al 2050 è stata approvata dal Primo Ministro il 29 settembre 2012. Dopo otto anni di attuazione, ha contribuito a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della crescita verde. Le misure per ridurre le emissioni di gas a effetto serra sono state ampiamente adottate, con il risultato che tali emissioni sono diminuite del 12,9% rispetto al normale scenario di sviluppo.
Il consumo di energia per unità di PIL è diminuito in media dell'1,8% ogni anno, mentre il 46,9% delle aziende puntava a una produzione più pulita entro il 2020 rispetto al 28% di dieci anni prima. In particolare, i prestiti in essere che finanziano la crescita verde si sono attestati a quasi 238 trilioni di VND (10,36 miliardi di USD) entro il 2018, ovvero il 235% in più rispetto alla cifra del 2015.
Fonte: https://bit.ly/2TS9gfv
(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Vietnam (ICHAM))
Nonostante la diminuzione durante il primo trimestre del 2021 della produzione economica tedesca a causa della pandemia, ci sono buoni segnali di ripresa per i restanti mesi del 2021.
La situazione economica ad aprile è caratterizzata da due scenari: mentre i settori dei servizi, tra i più colpiti turismo e ospitalità, devono ancora seguire delle misure restrittive per combattere la pandemia, l'economia industriale e il commercio estero sono relativamente robusti. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, l’attenzione è tutta rivolta verso il commercio online e le nuove piattaforme di logistica per far fronte alla forte domanda tramite e-commerce.
I prerequisiti sono quindi che la situazione generale migliori e che le restrizioni legate al Coronavirus vengano ampiamente ridotte entro l'estate. L’industria manifatturiera, soprattutto nel settore automotive, ha registrato nel mese di marzo una forte ripresa, come indica l’indice PMI Ihs Markit, il quale è balzato al massimo storico di 66,6 punti rispetto ai 60,7 di febbraio. Di conseguenza il commercio estero sta diventando la leva centrale per la crescita grazie anche ai nuovi ordini di esportazione e le prospettive future sono complessivamente positive.
L’ indagine mensile svolta dal centro per la ricerca economica europea (ZEW) mostra le aspettative economiche della Germania attraverso l’opinione di 350 esperti. Se il risultato è maggiore di 0 significa che gli esperti sono ottimisti sul futuro dell’economia tedesca. A questo proposito le aspettative economiche sono migliorate ad Aprile 2021 rispetto Aprile 2020, infatti l’indice ZEW di aprile 2021 è di +70,7 punti rispetto ai -91,5 punti dell’anno precedente.
Prendendo ora in analisi l’import ed export tra la Germania e l’Italia, nel marzo 2021, rispetto a febbraio 2021, le esportazioni destagionalizzate in Germania sono aumentate dell'1,2% e le importazioni del 6,5%. Nello specifico, come riporta l'Ufficio federale di statistica (Destatis) e grazie ad un confronto pre e post pandemia, nel marzo 2021, le esportazioni sono inferiori dello 0,9% rispetto a febbraio 2020 e le importazioni sono superiori al 6,7% livello di febbraio 2020. Nel marzo 2021, la Germania ha esportato in Europa merci per un valore di 126,5 miliardi di euro e ha importato merci per un valore di 105,9 miliardi di euro. Rispetto a marzo 2020, le esportazioni sono aumentate del 16,1% e le importazioni del 15,5% nel marzo 2021.
Fonte: https://bit.ly/3hTCsLo
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)