Notizie mercati esteri

Venerdì 16 Luglio 2021

I frontalieri in Svizzera in continuo aumento fin dall'inizio del nuovo secolo

Alla fine del 2020 in Svizzera si contavano 343 000 frontalieri, il doppio rispetto a 25 anni fa. Quasi tutti provenivano da uno dei Paesi limitrofi e lavorano in un Cantone di confine. E mentre nel Cantone di Ginevra se ne registrava il numero assoluto più alto, in Ticino i frontalieri rappresentavano la quota maggiore rispetto all’occupazione totale. Questi sono alcuni dei risultati della pubblicazione dell’Ufficio federale di statistica (UST) sui frontalieri in Svizzera dal 1996 al 2020.

I 343 000 frontalieri che lavoravano in Svizzera alla fine del 2020 rappresentavano il 6,7% delle persone occupate nel Paese. Tuttavia hanno un particolare impatto sul mercato del lavoro svizzero. In primo luogo, sono fortemente concentrati nelle regioni di confine, dove rappresentano una quota notevole delle persone occupate. In secondo luogo, dalla metà degli anni ‘90 il loro numero è più che raddoppiato, passando da 140 000 a 343 000 persone.

In crescita dal 1998

Negli ultimi 25 anni, l’evoluzione del numero di frontalieri in Svizzera è dipesa da svariati fattori, tra cui l’introduzione della libera circolazione delle persone e la crescita economica.

All’inizio del periodo di osservazione (1996), il numero di frontalieri era in realtà leggermente diminuito, ma a partire dal 1998, ogni anno sempre più persone hanno fatto i pendolari verso la Svizzera. Dal 2004, anno che segna l’inizio della liberalizzazione del mercato del lavoro svizzero per le persone con un permesso per frontalieri, è stato osservato un incremento ancora maggiore: tra il 1996 e la fine del 2004, in Svizzera ha lavorato in media il 2,7% di persone in più ogni anno. Nel periodo che va dalla fine del 2004 alla fine del 2020, questa crescita ha poi registrato una media del 4,4% all’anno. Nel complesso, tra il 1996 e il 2020 il numero di frontalieri è aumentato del 143%.

Alta percentuale nel Canton Ticino

Alla fine del 2020, la maggior parte dei frontalieri lavorava in un Cantone di confine. Mentre il loro numero assoluto più alto (più di 90 000 persone) è stato registrato nel Cantone di Ginevra, se si considera la loro quota sul totale delle persone occupate il quadro cambia: la proporzione più alta era quella nel Canton Ticino, dove si attestava al 29%, mentre nel Cantone di Ginevra era pari al 24%. Altri Cantoni con un’alta percentuale di frontalieri erano Giura (19%), Basilea Città (18%), Basilea Campagna (14%) e Neuchâtel (12%).

Oltre la metà arriva dalla Francia

Alla fine del 2020 quasi tutti i frontalieri provenivano da un Paese vicino. Più della metà (55%) era domiciliata in Francia, quasi un quarto (23%) in Italia e poco meno di un quinto (18%) in Germania. Meno del 3% di loro pendolava verso la Svizzera dall’Austria o dal Liechtenstein, mentre il restante 0,7% proveniva da altri Paesi. Di questi, la maggior parte abitava in Polonia (640 persone), Slovacchia (400) e Ungheria (360).

Impiegati nell’industria più spesso delle persone occupate svizzere

Nel quarto trimestre 2020, i frontalieri lavoravano nel settore dell’industria più frequentemente rispetto alle persone occupate di nazionalità svizzera. Della forza lavoro indigena, solo il 21% lavorava nel settore secondario, contro il 33% dei frontalieri.

Tuttavia, così come per la forza lavoro di nazionalità svizzera, anche la maggioranza dei frontalieri era attiva nel settore terziario, seppure con proporzioni diverse. Infatti, mentre il 77% di tutte le persone occupate svizzere lavorava nel settore dei servizi, solo il 67% dei frontalieri lo faceva. Nel settore dell’agricoltura era attivo solo lo 0,7% dei frontalieri, contro il 2,3% delle persone occupate di nazionalità svizzera.

 

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1434

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Venerdì 16 Luglio 2021
Venerdì 16 Luglio 2021

Svizzera: torna a crescere la disparità salariale

Le donne, in media, guadagnano 684 franchi al mese in meno

Stesso lavoro, stessa formazione, stipendio diverso. In cifre: 684 franchi al mese in meno. È quello che viene definito "divario salariale inspiegabile" tra uomo e donna, quella parte di differenze che non è dunque riconducibile a fattori come esperienza o formazione.

Una divergenza che in Svizzera dal 2014 è tornata ad aumentare, passando in media dal 7,4% all'8,1% nel 2018, ultimo dato disponibile e reso pubblico ieri dall'Ufficio federale di statistica.

"Quello che abbiamo notato - spiega Gudrun Sander, professoressa di economia dell'Università di San Gallo - è che non ci sono miglioramenti. E questo è legato soprattutto al fatto che in tante aziende il potenziale delle donne non viene sfruttato abbastanza".

Il rapporto tratteggia anche le differenze sul piano regionale. In generale, a Ginevra vengono registrate le differenze minori, quelle maggiori a Zurigo. Se ci si limita però alla parte inspiegabile del divario, il Ticino è ultimo. A pesare - in questo caso - è soprattutto il settore privato. Nel settore pubblico, invece, il Ticino risulta essere primo della classe, perché il divario è invece del 3,1%. A fare la differenza potrebbero essere le nuove regole: aziende a partire da 100 dipendenti devono fare un'analisi della disparità salariale per fine giugno.

"Di certo – annota Gabriel Fischer, di TravailSuisse - è un passo importante, allo stesso tempo non c'è però nessuno che controlla che queste analisi vengano davvero fatte".

TravailSuisse ha dunque deciso di stilare una "lista bianca". Un elenco di aziende che comunicano in modo trasparente gli stipendi dei e delle dipendenti.

 

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1432

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

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Venerdì 16 Luglio 2021

Il mercato dei vini pregiati in Portogallo

La ricchezza dell'industria vitivinicola portoghese è ben nota al pubblico: sia nell'immensa varietà dei suoi vitigni e nelle condizioni uniche di clima e del terreno sia nei progetti innovativi e irriverenti, il Portogallo continua, anno dopo anno, a migliorare la sua posizione e ad affermarsi come attore nel mercato mondiale del vino.

Uno dei settori, tuttavia, che l'industria vitivinicola portoghese ha trascurato è il mercato dei vini ad alto valore aggiunto. In effetti, questo mercato ha visto una forte espansione negli ultimi anni.

OENO, un'azienda britannica che ha recentemente aperto uffici in Portogallo ed è presente in Francia, Italia, Stati Uniti, Spagna e Germania, sembra credere nei vini portoghesi, avendo fissato come obiettivo per il 2021 un investimento di 5 milioni di euro in Portogallo e nei suoi vini. Il paese sembra ben posizionato per essere una rivelazione in questo settore, con i suoi vitigni unici e la collezione di vini storici ed esotici che generano grande interesse negli investitori che vogliono diversificare i loro beni.

Investire in vini pregiati, in particolare attraverso aziende con una reputazione nel settore come OENO, è un investimento sicuro e con risultati concreti.

Dal 2018, i conti gestiti dall'OENO hanno avuto un rendimento medio dell'11,93%, molto più alto del rendimento medio degli investimenti in borsa. Inoltre, OenoFuture fornisce servizi di consulenza e crea strategie di investimento applicate alle esigenze particolari di ogni investitore. L'impresa ha anche un'unità interna specializzata nell'antifrode, che certifica rigorosamente i mercati dove acquista i suoi vini, proteggendo così i portafogli dei suoi clienti.

Fonte: https://bit.ly/3k7SiVe

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per il Portogallo)

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Venerdì 16 Luglio 2021

Cresce l'industria automotive in Turchia nei primi 5 mesi del 2021

Il mercato dell’industria automotive tra gennaio-maggio 2021 è cresciuto del 72% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Secondo i dati diffusi dell’Associazione dei distributori automotivi, il mercato dell’industria automotive tra gennaio-maggio, registrando una crescita del 72% ha toccato ai 314 mila 882.

A maggio dell’anno scorso sono stati venduti 183 mila 95 veicoli.

Nel quinto mese di questo anno, rispetto allo stesso periodo del 2020, le vendite di automobili sono aumentate del 69,2% toccando a 247 mila 977, mentre le vendite di veicoli commerciali leggeri sono aumentate dell’83% toccando a 66 mila 905.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

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Venerdì 16 Luglio 2021

Congiuntura economica: con gli allentamenti delle misure anti-COVID la SECO prevede una forte ripresa

Il gruppo di esperti della Confederazione rivede al rialzo (+3,6 %) le previsioni relative al PIL 2021. Nel 2022 l’economia svizzera dovrebbe continuare a crescere con valori sensibilmente al di sopra della media.

Come previsto, l’allentamento delle misure anti-COVID inaugurato all’inizio di marzo ha permesso all’economia interna di beneficiare di una rapida ripresa che segue le pesanti battute d’arresto dei mesi invernali. Allo stesso tempo è cresciuta notevolmente anche la produzione industriale, trainata dalla forte domanda di importanti partner commerciali. Gli indicatori lasciano presagire ulteriori miglioramenti sia nel settore dell’industria che nel terziario. Per il 2° trimestre, il gruppo di esperti prevede quindi un forte aumento del PIL svizzero.

Fintanto che gli allentamenti in programma potranno avvenire come previsto, il raggio di miglioramento della congiuntura dovrebbe essere sempre più ampio. In particolare, la ripresa potrebbe innescare significativi effetti di recupero soprattutto nei settori del consumo che hanno subìto un lungo periodo di restrizioni. Ciò permetterebbe anche a comparti economici particolarmente colpiti, come ad esempio quelli della ristorazione e degli eventi di uscire dalla crisi attuale. Nel complesso, il gruppo di esperti si aspetta per l’intero 2021 una crescita del 3,6 % del PIL al netto degli eventi sportivi (previsione di marzo: +3,0 %). Rispetto agli ultimi anni, l’economia svizzera potrebbe crescere quindi con un andamento superiore alla media, arrivando, nella seconda metà del 2021, a superare nettamente i numeri del PIL pre-crisi. Per le aziende, ciò si accompagnerebbe a un aumento degli investimenti e degli effettivi. È probabile che alla graduale revoca del lavoro ridotto si accompagnerà una riduzione della disoccupazione. Nella media annuale del 2021 la quota di disoccupati potrebbe scendere fino al 3,1 % (previsione di marzo: 3,3 %).

Anche per il 2022 il gruppo di esperti prevede una crescita del PIL al netto degli eventi sportivi superiore alla media (+3,3 %). Il commercio estero dovrebbe continuare a fornire un notevole impulso alla crescita, sostenuto dalla persistente ripresa economica nelle principali economie nazionali. A prendere quota potrebbe essere in particolare il commercio internazionale di servizi, soprattutto nel settore del turismo. In Svizzera, l’attuale dinamica di crescita dovrebbe gradualmente normalizzarsi nel corso dell’anno. Di questa ripresa beneficia chiaramente anche il mercato del lavoro: mentre l’occupazione è destinata a salire notevolmente (+1,5 %), il tasso di disoccupazione continuerà a scendere attestandosi su valori medi annui del 2,8 % (previsione di marzo: 3,0 %).

Rischi congiunturali e scenari complementari
Data la situazione di forte incertezza, la Segreteria di Stato dell'economia (SECO) integra le previsioni del gruppo di esperti della Confederazione con tre scenari che illustrano le potenziali conseguenze dei rischi più comuni sulla congiuntura.

Continua a sussistere il pericolo di effetti economici di secondo impatto risultanti dalla crisi, quali fallimenti e licenziamenti di massa cui potrebbe accompagnarsi un’evoluzione della domanda molto meno spiccata. Qualsiasi battuta d’arresto nel superamento della pandemia, dovuta per esempio a mutazioni del virus, peserebbe ulteriormente sulla situazione economica facendo procedere la ripresa a rilento (scenario 1 «effetti di secondo impatto»).

Al contrario, potrebbe anche verificarsi una ripresa più intensa di quella ipotizzata nelle previsioni del gruppo di esperti, sia a livello nazionale che in altre economie avanzate. Ciò riguarda soprattutto il consumo privato: nell’anno appena trascorso alcune famiglie sono state in grado di accumulare notevoli risparmi aggiuntivi che potrebbero essere utilizzati almeno in parte per i consumi privati (scenario 2, «compensazione»).

Un forte sviluppo della domanda potrebbe comportare minori capacità e avere effetti inflazionistici. Se questo dovesse sfociare in una pressione sui prezzi e un aumento dei tassi di interesse a lungo termine, potrebbero verificarsi effetti di smorzamento sulla ripresa economica (scenario 3, «stagflazione»). Anche i rischi connessi all’indebitamento degli Stati e delle imprese e alle correzioni dei mercati finanziari si intensificherebbero notevolmente nel caso in cui si avverasse un simile scenario. Inoltre si accentuerebbero i rischi già esistenti nel settore immobiliare nazionale.

Nel medio periodo si sono aggiunti anche altri rischi legati alla piazza economica svizzera. In particolare si è rafforzata l’incertezza delle relazioni con l’UE; sussiste insicurezza anche in riferimento all’imposizione minima globale per le aziende, recentemente concordata.

 

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1427

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

 

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Venerdì 16 Luglio 2021

La portoghese Sonae MC lancia il suo primo supermercato senza cassa in Europa

Sonae MC ha investito più di un milione di euro in un nuovo supermercato, il primo in cui i clienti di Continente Labs entrano nel negozio con l'app, fanno i loro acquisti ed escono senza passare dalla cassa.

In termini di usabilità, è tutto ciò che una persona potrebbe desiderare", sostiene Frederico Santos, direttore di Innovazione e Trasformazione digitale di Sonae MC, il quale aggiunge:

"In questo negozio, non c'è bisogno di togliere i prodotti dal carrello per metterli nelle borse. Vado nel negozio, metto gli articoli nel carrello e me ne vado", sottolineando che l'obiettivo è che la tecnologia - sviluppata dalla startup portoghese Sensei - sia "una tecnologia democratica e universale".

A prima vista il negozio appare normale. Nei 150 metri quadrati di superficie di vendita sono disposti degli scaffali, che contengono più di 1.500 prodotti (dalle bevande al fresco) a disposizione del cliente, il quale è avvolto in una rete di tecnologia. Proprio all'ingresso, i clienti passano il tornello dopo aver scannerizzato il QR Code dell'app Continente. Poi, 230 telecamere monitorano il loro percorso nel negozio e 400 sensori di peso permettono di controllare se hanno rimosso o restituito qualche prodotto dallo scaffale. Questo monitoraggio permette la creazione di un’esperienza virtuale, con il pagamento che viene elaborato automaticamente nella carta associata all'applicazione quando si esce.

Fonte: https://bit.ly/3e9ArJM

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per il Portogallo)

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Venerdì 16 Luglio 2021

Turchia - Annunciato nuovo pacchetto di prestiti per le PMI

Il Ministero del Tesoro e delle Finanze, Lutfu Elvan, ha annunciato il 26 maggio 2021 un nuovo pacchetto di prestiti a sostegno delle PMI, il cui fatturato è sceso del 25% nel 2020. Il Ministero, l'Unione delle Camere e delle Borse Merci della Turchia (TOBB) ed il Fondo di Garanzia del Credito (KGF) forniranno prestiti, denominati Breath Credit, alle PMI. Ogni piccole e media impresa, con un fatturato annuo inferiore a 1 milione di lire turche ($ 118.371), potrà ricevere fino a 50.000 lire turche ( $ 5.918), mentre le PMI con fatturato annuo inferiore a 10 milioni di lire turche ($ 1,18 milioni) potranno beneficiare del pacchetto di prestiti fino a 200.000 lire turche ($ 23.674). Il tasso di interesse annuo dei prestiti di 12 mesi sarà del 17,5%, con la possibilità di un periodo senza pagamento di sei mesi. I prestiti sarebbero garantiti da KGF. Il pacchetto entrerà in vigore il 1 ° giugno 2021.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

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Venerdì 16 Luglio 2021

Vietnam - Gli operatori di e-commerce dovranno adempiere agli obblighi fiscali per i loro venditori online

Gli operatori di e-commerce dovranno detrarre l'imposta dovuta prima di ritrasferire le vendite alle famiglie e ai privati ​​che vendono sulle piattaforme di e-commerce. Il nuovo regolamento mira a combattere le perdite e l'evasione fiscale per le attività di e-commerce. La Circolare 40 entrerà ufficialmente in vigore il 1° agosto 2021.

Durante la fase di transizione, le piattaforme di e-commerce devono fornire informazioni sui venditori online agli enti fiscali come indirizzo, e-mail, numero di telefono, beni e servizi, entrate aziendali e conti bancari.

Le piattaforme di e-commerce registrano in media circa 35 milioni di transazioni al giorno. Nonostante le attività in forte espansione, il quadro giuridico per il commercio elettronico rimane incompleto. Negli ultimi anni, le autorità fiscali hanno compiuto sforzi per costruire meccanismi per identificare individui e organizzazioni che stanno intenzionalmente eludendo i loro obblighi fiscali, tracciando le loro operazioni e riscuotendo gli arretrati.

Il nuovo regolamento è il risultato degli sforzi volti a rendere più rigorosa la gestione fiscale delle famiglie e degli individui che guadagnano grandi entrate sulle piattaforme di e-commerce, eludendo il loro obbligo fiscale.

Il Dipartimento Generale delle Tasse si coordinerà con le agenzie statali di gestione del commercio elettronico sotto il Ministero dell'Industria e del Commercio e del Ministero dell'informazione e delle comunicazioni per supportare le piattaforme di commercio elettronico nella dichiarazione e nel pagamento delle tasse per i loro venditori online.

 

Fonte: https://bit.ly/2TWKPxv

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Vietnam (ICHAM))

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Venerdì 16 Luglio 2021

In Svizzera l’obbligo di annunciare i posti vacanti attuato con efficienza ma senza effetti significativi

Lo scorso 11 giugno 2021 il Consiglio federale ha preso visione dei principali risultati del secondo rapporto di monitoraggio della Segreteria di Stato dell'economia (SECO) relativo all’obbligo di annunciare i posti di lavoro vacanti. I risultati confermano che finora l’obbligo è stato attuato in maniera efficiente e conforme alla legge. Dalle prime valutazioni, che hanno riguardato la fase introduttiva (da luglio 2018 fino alla fine del 2019), non sono emersi effetti significativi sulla disoccupazione né sull’immigrazione. Bisogna però considerare che si tratta di una misura strutturale relativamente recente, introdotta in una fase in cui il tasso di disoccupazione era modesto.

L’obbligo di annunciare i posti di lavoro vacanti è entrato in vigore il 1° luglio 2018. Il Consiglio federale ha suddiviso il mandato legale per la verifica dei suoi effetti (art. 21a cpv. 8 LStrI) in due parti: un monitoraggio (con presentazione di un rapporto annuale) e alcuni studi esterni per approfondire l’attuazione e l’efficacia dell’obbligo. Secondo il primo rapporto di monitoraggio della SECO, nel primo anno l’obbligo di annunciare i posti di lavoro vacanti è stato introdotto con successo. Il secondo rapporto, relativo al 2020, conferma un’attuazione efficiente e conforme alla legge e illustra i miglioramenti ottenuti già in fase esecutiva.

Ad esempio, nel periodo in esame le persone in cerca d’impiego hanno sfruttato maggiormente il vantaggio informativo e, nonostante la pandemia di coronavirus, la percentuale di collocamenti effettuati dagli URC è persino lievemente aumentata. Grazie a un’analisi del primo anno e mezzo alcuni studi esterni hanno recentemente permesso di individuare ulteriori margini di miglioramento.

Inoltre, altri due studi si sono concentrati in maniera approfondita sulla fase introduttiva dell’obbligo di annunciare i posti di lavoro vacanti e sui relativi effetti. In questa fase gli impieghi soggetti all’obbligo erano ancora relativamente pochi, sia perché in generale il tasso di disoccupazione era modesto sia perché il valore soglia a partire dal quale un genere di professione veniva assoggettato all’obbligo era elevato (8%).

Pertanto, la fase di introduzione dell’obbligo e l’obbligo in quanto misura nuova non hanno inciso in maniera significativa sulla disoccupazione e sull’immigrazione.

Il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) di elaborare insieme al Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) e coinvolgendo i Cantoni e le parti sociali una sintesi dell’attuazione di tutte le misure adottate per promuovere il potenziale di manodopera residente e di sottoporgliela entro il primo trimestre 2024.

Il documento dovrà fornire una panoramica generale e illustrare in che modo le diverse misure adempiono gli obiettivi per la promozione del potenziale di manodopera residente e se sono necessari ulteriori provvedimenti.

 

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1426

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

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Venerdì 16 Luglio 2021

Stati Uniti - Le abitudini alimentari dei consumatori: la nuova frontiera del Plant Based Food

Negli ultimi anni le abitudini alimentari dei consumatori di tutto il mondo, e degli Stati Uniti in particolar modo, sono cambiate notevolmente, volgendosi verso iniziative del tutto nuove e che stanno riscuotendo grande successo. Una frontiera esplorata da relativamente poco tempo è quella del “Plant Based Food”, ovvero gli alimenti a base vegetale, che di recente ha conosciuto ampia diffusione nel mercato statunitense e sta rivoluzionando lo stile di vita di migliaia di americani.

Si pensi che le vendite al dettaglio statunitensi di alimenti a base vegetale sono cresciute dell’11% nell’ultimo anno, secondo i dati della Plant Based Food Association a del Good Food Institute. Si parla di un valore di mercato di $4,5 miliardi. Il successo riscosso da questi “nuovi” alimenti va confrontato anche con la crescita relativamente stentata dei cibi tradizionali: nello stesso periodo di riferimento, infatti, le vendite al dettaglio di questi ultimi sono cresciute appena del 2%. Questi dati confermano il cambiamento nelle abitudini alimentari degli americani, più attenti alla salute.

I plant based food sono ormai molto variegati. I principali driver delle vendite sono: il latte a base vegetale ($1,9 miliardi), con una crescita del 6%; carni ($801 milioni), con una crescita del 10%; cibi pronti ($387 milioni), con una crescita del 6%; gelati ($304 milioni), con una crescita del 26%; yogurt ($230 milioni), con una crescita del 39%.

Sempre più numerosi anche i ristoranti che offrono e propongono alimenti a base vegetale. Nello stesso Miami Design District recentemente sono stati aperti nuovi bistrot “plant – based” a testimonianza dell’importanza raggiunta dal settore.

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce Southeast)

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