Sabato 3 Maggio 2025
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Il Ministero del Tesoro e delle Finanze, Lutfu Elvan, ha annunciato il 26 maggio 2021 un nuovo pacchetto di prestiti a sostegno delle PMI, il cui fatturato è sceso del 25% nel 2020. Il Ministero, l'Unione delle Camere e delle Borse Merci della Turchia (TOBB) ed il Fondo di Garanzia del Credito (KGF) forniranno prestiti, denominati Breath Credit, alle PMI. Ogni piccola e media impresa, con un fatturato annuo inferiore a 1 milione di lire turche ($ 118.371), potrà ricevere fino a 50.000 lire turche ($ 5.918), mentre le PMI con fatturato annuo inferiore a 10 milioni di lire turche ($ 1,18 milioni) potranno beneficiare del pacchetto di prestiti fino a 200.000 lire turche ($ 23.674). Il tasso di interesse annuo dei prestiti di 12 mesi sarà del 17,5%, con la possibilità di un periodo senza pagamento di sei mesi. I prestiti sarebbero garantiti da KGF. Il pacchetto è entrato in vigore il 1 ° giugno 2021.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Da adesso i compratori possono sottoscrivere un mutuo con un deposito del 5% in seguito all’entrata in vigore del 19 aprile scorso del nuovo programma di mutui garantiti dal governo britannico. Come funziona questo programma?
Il numero di mutui a basso deposito sul mercato si è ridotto drasticamente nei primi giorni della pandemia di coronavirus, poiché i creditori sono diventati molto più cauti nell'offrire prestiti "più rischiosi" in un'economia difficile.
Il nuovo schema affronterà questo problema aiutando i compratori di un primo immobile o gli attuali proprietari di casa a garantire un mutuo con solo un deposito del 5% per acquistare una casa di valore massimo pari a £ 600.000. Il governo offrirà infatti agli istituti di credito la garanzia di cui hanno bisogno per fornire mutui che coprono il restante 95%, nonostante i consueti controlli di accessibilità rimangano.
In generale, lo schema, che sarà aperto per le iscrizioni fino al 31 dicembre 2022, può essere utilizzato per proprietà nuove o esistenti. I finanziatori potranno acquistare una garanzia del governo che li risarcirebbe per una parte delle loro perdite in caso di recupero dell’immobile. La garanzia sarà valida fino a sette anni dall'origine del mutuo.
Dove si può ottenere un mutuo al 95%?
Lloyds, Santander, Barclays, HSBC UK e NatWest saranno tra i primi a lanciare mutui nell'ambito del programma, seguiti da Virgin Money a maggio.
Perché è stato introdotto lo schema?
Il governo del Regno Unito ha affermato che, quando è stata condotta l’analisi iniziale per il programma, il 69% degli affittuari privati alla ricerca di un mutuo ha affermato di non essere riuscito a trovare molte offerte con un deposito basso.
Il segretario per gli alloggi Robert Jenrick ha dichiarato: “Per troppe persone, nonostante quanto lavorino duramente, la proprietà della casa può sembrare sempre fuori portata. Una delle maggiori divisioni nel nostro paese esiste tra coloro che possono permettersi la propria casa e coloro che non possono. [...] Insieme possiamo trasformare Generation Rent in Generation Buy" ha aggiunto.
Quale altro aiuto del governo è disponibile per i nuovi acquirenti?
Al programma di ipoteca di deposito del 5% si aggiungono l’aiuto all’acquisto (prestito azionario del governo che supporta i primi acquirenti con un prestito a basso interesse verso il loro deposito), la proprietà condivisa (la quale offre agli acquirenti di un primo immobile la possibilità di acquistare una quota della loro casa (tra il 25% e il 75%) e di pagare l'affitto sulla quota rimanente) e infine il Prime Case, un nuovo programma progettato per aiutare i primi acquirenti e i keyworker, offrendo case con uno sconto del 30% rispetto al prezzo di mercato.
Fonte: https://bit.ly/3709Smt
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Il COVID-19 e la mancanza di certezza riguardo gli orientamenti economici e sanitari da adottare figurano tra i fattori che hanno bloccato l’avvio del programma di riforme strutturali del governo brasiliano e la ripresa economica che il Brasile ha vissuto negli anni precedenti.
La nuova edizione del Bollettino macro-fiscale, del Segretariato di Politica Economica del Ministero dell’Economia (SPE/ME), presentata il 17 novembre, evidenzia che la proiezione ufficiale del Prodotto Interno Lordo (PIL) per il 2020 continua a mostrare un relativo miglioramento, registrando una riduzione della contrazione dal 4,7% al 4,5% in termini reali. Questo risultato positivo è dovuto principalmente alla forte reazione dei settori economici come il commercio al dettaglio e l’industria, nel terzo trimestre di quest’anno.
Secondo le previsioni dell’OCSE, il PIL brasiliano dovrebbe diminuire del 5% nel 2020, una previsione meno ottimistica di quella del governo. Nonostante ciò, le previsioni di entrambe le istituzioni prevedono una crescita per il prossimo biennio. L’OCSE stima una crescita del 2,6% nel 2021 e del 2,2% nel 2022. A sua volta, il governo progetta un incremento del 3,2% nel 2021 e 2,5% nel 2022.
Nella tabella in basso, è possibile osservare la percentuale di variazione annuale del PIL brasiliano e delle sue componenti:
Tasso di variazione del PIL e delle sue componenti {%)
2017 | 2018 | 2019 | 2020 | |
PIL | 1,3 | 1,3 | 1,1 | -3,9 |
Industria | -0,5 | 0,5 | 0,4 | -3,5 |
Servizi | 0,8 | 1,5 | 1,2 | -3,5 |
Agricoltura | 14,2 | 1,4 | 0,8 | 1,8 |
Consumo Familiare | 2 | 1,8 | 1,9 | -4,1 |
Spesa Pubblica | -0,7 | -0,7 | -0,4 | -3,7 |
Capitale Fisso Lordo | -2,6 | 5,4 | 3,6 | -4 |
Fonte:IBGE
Nella seguente tabella, si può osservare la variazione percentuale delle esportazioni e importazioni brasiliane in relazione agli anni precedenti:
Tasso di variazione importazioni/esportazioni(%)
2017 | 2018 | 2019 | 2020 | |
Esportazioni | 4,9 | 1,3 | -6,4 | -6,9 |
Importazioni | 6,7 | 4,9 | -2,1 | -10,4 |
Fonte: Comex Vis
Mentre i dati consolidati dell’esercizio 2020 presentavano dati negativi, confrontando il terzo trimestre con il trimestre precedente, si osserva una graduale ripresa dell’economia del paese. L’industria è cresciuta del 14,8%, i servizi del 6,3% e l’agricoltura si è contratta dello 0,5%.
Tra le attività industriali spicca la crescita del 23,7% delle industrie di trasformazione. In aumento anche le attività di elettricità e gas, acqua, fognature, gestione dei rifiuti (8,5%), edilizia (5,6%) ed estrattiva (2,5%).
Nella categoria Servizi sono cresciuti tutti i settori: Commercio (15,9%), Trasporti, Magazzinaggio e Posta (12,5%), Altre attività di servizi (7,8%), Informazione e comunicazione (3,1%), Amministrazione, difesa, sanità pubblica e istruzione e sicurezza sociale (2,5%), Attività finanziarie, servizi assicurativi e connessi (1,5%) e attività immobiliari (1,1%).
Dal punto di vista della spesa, gli investimenti fissi lordi sono aumentati del l’11,0% rispetto al trimestre precedente. La spesa per consumi delle famiglie è aumentata del 7,6% e la spesa per consumi pubblici è aumentata del 3,5%.
Comparando ancora il terzo con il secondo trimestre del 2020, le Esportazioni di Beni e Servizi sono diminuite del 2,1%, mentre le Importazioni di Beni e Servizi sono diminuite del 9,6% rispetto al trimestre precedente.
Fonti: https://bit.ly/3i0TMyY; https://bit.ly/3BBz80u; https://glo.bo/3hYIETv
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
Nella serata di sabato 26 giugno, dinanzi ai 12mila spettatori autorizzati all’interno dell’Amsterdam Arena, la Danimarca si è imposta in modo esorbitante sul Galles, accedendo così ai quarti di finale dell’Europeo. Un risultato del genere a favore della squadra di Kasper Hjulmand ha chiaramente destato forte entusiasmo in tutto il paese scandinavo, in virtù anche di un tabellone particolarmente favorevole che vede ora la Repubblica Ceca sulla strada verso la semifinale.
Il 2020, annus horribilis a livello globale anche da un punto di vista economico a causa della pandemia, non ha di certo risparmiato la Danimarca.
Il paese ha attraversato una flessione storica del suo prodotto interno lordo (GDP), che nel secondo trimestre del 2020 ha registrato un decremento del 7.4% (The Local 2021). In tal modo, la Danimarca ha formalizzato una recessione tecnica che aveva già visto il GDP ridursi di circa il 2% nel primo trimestre del 2020. Complessivamente, ci si aspetta una riduzione annuale rispetto al 2019 di circa l’8.6%.
Tuttavia, l’ipotesi di una nazionale danese vincente a Wembley la notte dell’11 luglio potrebbe contribuire alla ripresa del GDP danese nel 2021, oppure il suo effetto sarebbe tutto sommato trascurabile?
Analizzando la variazione rilevata in termini di GDP nei paesi vincitori delle ultime nove edizioni degli europei di calcio, l’impatto medio della vittoria agli europei risulta positivo, traducendosi in una crescita del GDP pari al 2.4%. Nonostante ciò, non sono mancati casi di contrazione economica corrispondenti ad una vittoria europea. Ad esempio, nel 2012 il prodotto interno lordo spagnolo ha registrato una consistente riduzione del 10.4% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il dato spagnolo può essere riconducibile agli effetti della crisi finanziaria del 2008, che avevano continuato ad acuirsi in Europa successivamente. Altri casi di correlazione negativa si erano manifestati in Francia nel 2000 e nel 1984, cosí come in Germania nel 1996. Una simile correlazione è riscontrabile similmente a livello di ‘GDP per capita’.
Una delle principali problematiche nella valutazione di questi dati riguarda il rapporto tra correlazione e causalità, ovvero il bisogno di accertare se la vittoria europea risulti essere un fattore contribuente alla crescita del GDP o se si tratti meramente di una coincidenza. Il modo in cui il risultato sportivo possa effettivamente influenzare il prodotto interno lordo è suggerito dalla formula adottata per il calcolo del PIL, ovvero:
GDP= C + I + G + NX
C= consumption
I= Investments
G= Public spending
NX= Net Exports
A partire da questa equazione, il trionfo europeo influenzerebbe la prestazione economica attraverso la componente dei consumi. Difatti, il livello di consumo degli agenti economici all’interno di un’economia migliora o peggiora dipendentemente dalle aspettative. Se tra gli agenti economici cresce l’ottimismo nei riguardi del futuro, essi diminuiranno i propri risparmi e tenderanno ad aumentare il consumo individuale. Viceversa, un crescente pessimismo risulta in una decrescita dei consumi ed in un maggiore accumulo di risparmi come precauzione in vista tempi che verranno. L’euforia collettiva come risultato delle prestazioni di una nazionale può quindi aumentare l’ottimismo dei consumatori e di conseguenza accrescere il volume dei consumi domestici.
A partire dai dati analizzati, è interessante osservare come gli effetti più significativi vengano registrati in quei paesi nei quali la vittoria finale fosse relativamente meno attesa. Ad esempio, la correlazione positiva più rilevante in termini di GDP è occorsa in Grecia nel 2004 (registrando addirittura un +19.1%), seguita dalla Spagna nel 2008 (+10.4%) e proprio dalla Danimarca nel 1992 (+9.8%). Plausibilmente, nei paesi delle squadre favorite gli agenti economici avevano già inconsciamente “messo in conto” la possibilità di una vittoria, di conseguenza l’effettivo realizzarsi dell’evento avrebbe avuto un effetto minore sui consumi.
In conclusione, se da un lato è lecito aspettarsi in ogni caso un aumento del GDP danese nel 2021 a seguito del ‘rimbalzo’ generalizzato post-pandemia (a maggio la Commissione Europea stimava un +2.9%), un’eventuale vittoria danese nella competizione potrebbe tradursi in una crescita ulteriore del PIL domestico, resa ancora più forte dall’impronosticabilità di tale risultato.
Link: https://bit.ly/3jo5F2E
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Secondo i dati dell’Istituto di Statistica turco (Turkstat), il tasso di disoccupazione della Turchia è stato del 13,1% nel mese di marzo, in calo di 0,1 punti percentuali su base mensile. Il numero di giovani disoccupati di età pari o superiore a 15 anni è aumentato di 59.000 unità rispetto al mese precedente, per un totale di 4,2 milioni. Il tasso di disoccupazione giovanile nella fascia di età 15-24 è stato del 25%, registrando una diminuzione di 0,7 punti percentuali su base mensile. Il tasso di occupazione è aumentato di 0,8 punti percentuali su base mensile (44,3%), per un totale di 28,9 milioni di persone impiegate. La partecipazione alla forza lavoro complessiva ha raggiunto il 51%, (+0,9%) nel mese di marzo, in aumento di 610.000 unità rispetto a febbraio.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
Alla fine del 2020 in Svizzera si contavano 343 000 frontalieri, il doppio rispetto a 25 anni fa. Quasi tutti provenivano da uno dei Paesi limitrofi e lavorano in un Cantone di confine. E mentre nel Cantone di Ginevra se ne registrava il numero assoluto più alto, in Ticino i frontalieri rappresentavano la quota maggiore rispetto all’occupazione totale. Questi sono alcuni dei risultati della pubblicazione dell’Ufficio federale di statistica (UST) sui frontalieri in Svizzera dal 1996 al 2020.
I 343 000 frontalieri che lavoravano in Svizzera alla fine del 2020 rappresentavano il 6,7% delle persone occupate nel Paese. Tuttavia hanno un particolare impatto sul mercato del lavoro svizzero. In primo luogo, sono fortemente concentrati nelle regioni di confine, dove rappresentano una quota notevole delle persone occupate. In secondo luogo, dalla metà degli anni ‘90 il loro numero è più che raddoppiato, passando da 140 000 a 343 000 persone.
In crescita dal 1998
Negli ultimi 25 anni, l’evoluzione del numero di frontalieri in Svizzera è dipesa da svariati fattori, tra cui l’introduzione della libera circolazione delle persone e la crescita economica.
All’inizio del periodo di osservazione (1996), il numero di frontalieri era in realtà leggermente diminuito, ma a partire dal 1998, ogni anno sempre più persone hanno fatto i pendolari verso la Svizzera. Dal 2004, anno che segna l’inizio della liberalizzazione del mercato del lavoro svizzero per le persone con un permesso per frontalieri, è stato osservato un incremento ancora maggiore: tra il 1996 e la fine del 2004, in Svizzera ha lavorato in media il 2,7% di persone in più ogni anno. Nel periodo che va dalla fine del 2004 alla fine del 2020, questa crescita ha poi registrato una media del 4,4% all’anno. Nel complesso, tra il 1996 e il 2020 il numero di frontalieri è aumentato del 143%.
Alta percentuale nel Canton Ticino
Alla fine del 2020, la maggior parte dei frontalieri lavorava in un Cantone di confine. Mentre il loro numero assoluto più alto (più di 90 000 persone) è stato registrato nel Cantone di Ginevra, se si considera la loro quota sul totale delle persone occupate il quadro cambia: la proporzione più alta era quella nel Canton Ticino, dove si attestava al 29%, mentre nel Cantone di Ginevra era pari al 24%. Altri Cantoni con un’alta percentuale di frontalieri erano Giura (19%), Basilea Città (18%), Basilea Campagna (14%) e Neuchâtel (12%).
Oltre la metà arriva dalla Francia
Alla fine del 2020 quasi tutti i frontalieri provenivano da un Paese vicino. Più della metà (55%) era domiciliata in Francia, quasi un quarto (23%) in Italia e poco meno di un quinto (18%) in Germania. Meno del 3% di loro pendolava verso la Svizzera dall’Austria o dal Liechtenstein, mentre il restante 0,7% proveniva da altri Paesi. Di questi, la maggior parte abitava in Polonia (640 persone), Slovacchia (400) e Ungheria (360).
Impiegati nell’industria più spesso delle persone occupate svizzere
Nel quarto trimestre 2020, i frontalieri lavoravano nel settore dell’industria più frequentemente rispetto alle persone occupate di nazionalità svizzera. Della forza lavoro indigena, solo il 21% lavorava nel settore secondario, contro il 33% dei frontalieri.
Tuttavia, così come per la forza lavoro di nazionalità svizzera, anche la maggioranza dei frontalieri era attiva nel settore terziario, seppure con proporzioni diverse. Infatti, mentre il 77% di tutte le persone occupate svizzere lavorava nel settore dei servizi, solo il 67% dei frontalieri lo faceva. Nel settore dell’agricoltura era attivo solo lo 0,7% dei frontalieri, contro il 2,3% delle persone occupate di nazionalità svizzera.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1434
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Le donne, in media, guadagnano 684 franchi al mese in meno
Stesso lavoro, stessa formazione, stipendio diverso. In cifre: 684 franchi al mese in meno. È quello che viene definito "divario salariale inspiegabile" tra uomo e donna, quella parte di differenze che non è dunque riconducibile a fattori come esperienza o formazione.
Una divergenza che in Svizzera dal 2014 è tornata ad aumentare, passando in media dal 7,4% all'8,1% nel 2018, ultimo dato disponibile e reso pubblico ieri dall'Ufficio federale di statistica.
"Quello che abbiamo notato - spiega Gudrun Sander, professoressa di economia dell'Università di San Gallo - è che non ci sono miglioramenti. E questo è legato soprattutto al fatto che in tante aziende il potenziale delle donne non viene sfruttato abbastanza".
Il rapporto tratteggia anche le differenze sul piano regionale. In generale, a Ginevra vengono registrate le differenze minori, quelle maggiori a Zurigo. Se ci si limita però alla parte inspiegabile del divario, il Ticino è ultimo. A pesare - in questo caso - è soprattutto il settore privato. Nel settore pubblico, invece, il Ticino risulta essere primo della classe, perché il divario è invece del 3,1%. A fare la differenza potrebbero essere le nuove regole: aziende a partire da 100 dipendenti devono fare un'analisi della disparità salariale per fine giugno.
"Di certo – annota Gabriel Fischer, di TravailSuisse - è un passo importante, allo stesso tempo non c'è però nessuno che controlla che queste analisi vengano davvero fatte".
TravailSuisse ha dunque deciso di stilare una "lista bianca". Un elenco di aziende che comunicano in modo trasparente gli stipendi dei e delle dipendenti.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1432
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
La ricchezza dell'industria vitivinicola portoghese è ben nota al pubblico: sia nell'immensa varietà dei suoi vitigni e nelle condizioni uniche di clima e del terreno sia nei progetti innovativi e irriverenti, il Portogallo continua, anno dopo anno, a migliorare la sua posizione e ad affermarsi come attore nel mercato mondiale del vino.
Uno dei settori, tuttavia, che l'industria vitivinicola portoghese ha trascurato è il mercato dei vini ad alto valore aggiunto. In effetti, questo mercato ha visto una forte espansione negli ultimi anni.
OENO, un'azienda britannica che ha recentemente aperto uffici in Portogallo ed è presente in Francia, Italia, Stati Uniti, Spagna e Germania, sembra credere nei vini portoghesi, avendo fissato come obiettivo per il 2021 un investimento di 5 milioni di euro in Portogallo e nei suoi vini. Il paese sembra ben posizionato per essere una rivelazione in questo settore, con i suoi vitigni unici e la collezione di vini storici ed esotici che generano grande interesse negli investitori che vogliono diversificare i loro beni.
Investire in vini pregiati, in particolare attraverso aziende con una reputazione nel settore come OENO, è un investimento sicuro e con risultati concreti.
Dal 2018, i conti gestiti dall'OENO hanno avuto un rendimento medio dell'11,93%, molto più alto del rendimento medio degli investimenti in borsa. Inoltre, OenoFuture fornisce servizi di consulenza e crea strategie di investimento applicate alle esigenze particolari di ogni investitore. L'impresa ha anche un'unità interna specializzata nell'antifrode, che certifica rigorosamente i mercati dove acquista i suoi vini, proteggendo così i portafogli dei suoi clienti.
Fonte: https://bit.ly/3k7SiVe
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per il Portogallo)
Il mercato dell’industria automotive tra gennaio-maggio 2021 è cresciuto del 72% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Secondo i dati diffusi dell’Associazione dei distributori automotivi, il mercato dell’industria automotive tra gennaio-maggio, registrando una crescita del 72% ha toccato ai 314 mila 882.
A maggio dell’anno scorso sono stati venduti 183 mila 95 veicoli.
Nel quinto mese di questo anno, rispetto allo stesso periodo del 2020, le vendite di automobili sono aumentate del 69,2% toccando a 247 mila 977, mentre le vendite di veicoli commerciali leggeri sono aumentate dell’83% toccando a 66 mila 905.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
Il gruppo di esperti della Confederazione rivede al rialzo (+3,6 %) le previsioni relative al PIL 2021. Nel 2022 l’economia svizzera dovrebbe continuare a crescere con valori sensibilmente al di sopra della media.
Come previsto, l’allentamento delle misure anti-COVID inaugurato all’inizio di marzo ha permesso all’economia interna di beneficiare di una rapida ripresa che segue le pesanti battute d’arresto dei mesi invernali. Allo stesso tempo è cresciuta notevolmente anche la produzione industriale, trainata dalla forte domanda di importanti partner commerciali. Gli indicatori lasciano presagire ulteriori miglioramenti sia nel settore dell’industria che nel terziario. Per il 2° trimestre, il gruppo di esperti prevede quindi un forte aumento del PIL svizzero.
Fintanto che gli allentamenti in programma potranno avvenire come previsto, il raggio di miglioramento della congiuntura dovrebbe essere sempre più ampio. In particolare, la ripresa potrebbe innescare significativi effetti di recupero soprattutto nei settori del consumo che hanno subìto un lungo periodo di restrizioni. Ciò permetterebbe anche a comparti economici particolarmente colpiti, come ad esempio quelli della ristorazione e degli eventi di uscire dalla crisi attuale. Nel complesso, il gruppo di esperti si aspetta per l’intero 2021 una crescita del 3,6 % del PIL al netto degli eventi sportivi (previsione di marzo: +3,0 %). Rispetto agli ultimi anni, l’economia svizzera potrebbe crescere quindi con un andamento superiore alla media, arrivando, nella seconda metà del 2021, a superare nettamente i numeri del PIL pre-crisi. Per le aziende, ciò si accompagnerebbe a un aumento degli investimenti e degli effettivi. È probabile che alla graduale revoca del lavoro ridotto si accompagnerà una riduzione della disoccupazione. Nella media annuale del 2021 la quota di disoccupati potrebbe scendere fino al 3,1 % (previsione di marzo: 3,3 %).
Anche per il 2022 il gruppo di esperti prevede una crescita del PIL al netto degli eventi sportivi superiore alla media (+3,3 %). Il commercio estero dovrebbe continuare a fornire un notevole impulso alla crescita, sostenuto dalla persistente ripresa economica nelle principali economie nazionali. A prendere quota potrebbe essere in particolare il commercio internazionale di servizi, soprattutto nel settore del turismo. In Svizzera, l’attuale dinamica di crescita dovrebbe gradualmente normalizzarsi nel corso dell’anno. Di questa ripresa beneficia chiaramente anche il mercato del lavoro: mentre l’occupazione è destinata a salire notevolmente (+1,5 %), il tasso di disoccupazione continuerà a scendere attestandosi su valori medi annui del 2,8 % (previsione di marzo: 3,0 %).
Rischi congiunturali e scenari complementari
Data la situazione di forte incertezza, la Segreteria di Stato dell'economia (SECO) integra le previsioni del gruppo di esperti della Confederazione con tre scenari che illustrano le potenziali conseguenze dei rischi più comuni sulla congiuntura.
Continua a sussistere il pericolo di effetti economici di secondo impatto risultanti dalla crisi, quali fallimenti e licenziamenti di massa cui potrebbe accompagnarsi un’evoluzione della domanda molto meno spiccata. Qualsiasi battuta d’arresto nel superamento della pandemia, dovuta per esempio a mutazioni del virus, peserebbe ulteriormente sulla situazione economica facendo procedere la ripresa a rilento (scenario 1 «effetti di secondo impatto»).
Al contrario, potrebbe anche verificarsi una ripresa più intensa di quella ipotizzata nelle previsioni del gruppo di esperti, sia a livello nazionale che in altre economie avanzate. Ciò riguarda soprattutto il consumo privato: nell’anno appena trascorso alcune famiglie sono state in grado di accumulare notevoli risparmi aggiuntivi che potrebbero essere utilizzati almeno in parte per i consumi privati (scenario 2, «compensazione»).
Un forte sviluppo della domanda potrebbe comportare minori capacità e avere effetti inflazionistici. Se questo dovesse sfociare in una pressione sui prezzi e un aumento dei tassi di interesse a lungo termine, potrebbero verificarsi effetti di smorzamento sulla ripresa economica (scenario 3, «stagflazione»). Anche i rischi connessi all’indebitamento degli Stati e delle imprese e alle correzioni dei mercati finanziari si intensificherebbero notevolmente nel caso in cui si avverasse un simile scenario. Inoltre si accentuerebbero i rischi già esistenti nel settore immobiliare nazionale.
Nel medio periodo si sono aggiunti anche altri rischi legati alla piazza economica svizzera. In particolare si è rafforzata l’incertezza delle relazioni con l’UE; sussiste insicurezza anche in riferimento all’imposizione minima globale per le aziende, recentemente concordata.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1427
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)