Giovedì 8 Maggio 2025
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Adottato il messaggio sull'intesa firmata in dicembre tra Svizzera e Italia.
Il nuovo accordo sui frontalieri tra la Svizzera e l'Italia ha il sostegno del Consiglio federale, che ha adottato il messaggio per la sua approvazione. Con la nuova intesa raggiunta, che contribuisce a mantenere i buoni rapporti tra i due Paesi, la Confederazione tratterrà l'80% dell'imposta alla fonte ordinaria prelevata sul reddito dei nuovi frontalieri che lavoreranno in Svizzera, che poi verranno tassati in via ordinaria anche in Italia.
I "nuovi frontalieri" sono le persone che entrano nel mercato del lavoro transfrontaliero dopo l'entrata in vigore dell'accordo. I frontalieri che hanno lavorato in Ticino, nel canton Grigioni e in Vallese, prima dell'entrata in vigore del testo, continueranno ad essere tassati esclusivamente in Svizzera, la quale verserà ai Comuni italiani di confine fino all'anno fiscale 2033 una compensazione finanziaria del 40% dell'imposta alla fonte prelevata nel Paese.
Sempre secondo l’accordo, in futuro il «lavoratore frontaliere» includerà coloro che risiedono entro 20 chilometri dalla frontiera e che, in linea di massima, rientrano ogni giorno al loro domicilio. Tale nuova definizione si applica a tutti i frontalieri (nuovi e attuali) a partire dall’entrata in vigore dell’accordo.
L’intesa, secondo il Consiglio federale, migliora sensibilmente l’attuale regolamentazione dell’imposizione dei lavoratori frontalieri e contribuisce a mantenere i buoni rapporti tra i due Paesi.
Per l’entrata in vigore dell’accordo manca ora l’approvazione da parte del Parlamento italiano.
Fonte: https://bit.ly/3oc6Chr
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
La città di Praga capitale è stata nel 2019 la terza regione più ricca nell’Unione Europea. Lo indicano i dati diffusi dall’Eurostat.
La ricchezza della capitale ceca espressa in PIL pro capite calcolato sulla base del potere d’acquisto era pari al 205% della media dell’Unione Europea. Un dato superiore è stato registrato solo in Lussemburgo e in Irlanda. Il dato di Praga è stabile rispetto al 2018 e in miglioramento di circa tredici punti rispetto al 2010.
Come spiega l’Eurostat i dati fortemente oltre la media dell’intera Unione Europea sono spesso il risultato dell’affluenza di molti lavoratori specializzati o della sede di aziende multinazionali nel dato territorio.
La Repubblica Ceca è in convergenza rispetto alla media dell’Unione Europea. Il dato per l’intero paese è del 93% della media UE, mentre dieci anni prima era pari all’84%. Oltre a Praga altre due macroregioni registrano un valore superiore all’ottanta percento: la Boemia Centrale e la Moravia meridionale con le Alture boemo-morave (Vysočina). Il dato più basso, il 64%, è invece registrato nel nordovest della Boemia (regioni di Karlovy Vary e Ústí nad Labem).
Fonte: https://bit.ly/3o727Vw
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
I disoccupati registrati in luglio 2021 - Secondo i rilevamenti effettuati dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), alla fine di luglio 2021 erano iscritti 128’279 disoccupati presso gli uffici regionali di collocamento (URC), ossia 3’542 in meno rispetto al mese precedente. Nel mese in rassegna, il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 2,8%. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il numero di disoccupati è diminuito di 20’591 unità (-13,8%).
Disoccupazione giovanile
Il numero di giovani disoccupati (15-24 anni) è aumentato di 438 unità (+3,7%) arrivando al totale di 12’201, ciò che corrisponde a 5’694 persone in meno (-31,8%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Disoccupati di 50-64 anni
Il numero dei disoccupati di 50-64 anni è diminuito di 1’291 persone (-3,2%), attestandosi a 39’142. In confronto allo stesso mese dell’anno precedente ciò corrisponde a una diminuzione di 388 persone (-1,0%).
Persone in cerca d’impiego
Complessivamente le persone in cerca d’impiego registrate erano 219’183, 7’454 in meno rispetto al mese precedente e 16’579 (-7,0%) in meno rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Posti vacanti annunciati
Il 1° luglio 2018 è stato introdotto in tutta la Svizzera l’obbligo di annunciare i posti vacanti per i generi di professioni con un tasso di disoccupazione pari almeno all’8%; dal 1° gennaio 2020 questo valore soglia è stato ridotto al 5%. Il numero dei posti annunciati all’URC è diminuito in luglio di 3’905 raggiungendo le 56’812 unità. Dei 56’812 posti, 43’219 sottostavano all’obbligo di annuncio.
Lavoro ridotto conteggiato nel mese di maggio 2021
Nel mese di maggio 2021 sono state colpite dal lavoro ridotto 257’467 persone, ovvero 46’817 in meno (-15,4%) rispetto al mese precedente. Il numero delle aziende colpite è diminuito di 5’502 unità (-13,4%) portandosi a 35’517. Il numero delle ore di lavoro perse è diminuito di 4’988’144 unità (-23,8%), portandosi a 15’985’544 ore. Nel corrispondente periodo dell'anno precedente (maggio 2020) erano state registrate 57’933’292 ore perse, ripartite su 890’890 persone in 109’988 aziende.
Persone che hanno esaurito il loro diritto all’indennità nel mese di maggio 2021
Secondo i dati provvisori forniti dalle casse di disoccupazione, nel corso del mese di maggio 2021, 46 persone hanno esaurito il loro diritto alle prestazioni dell’assicurazione contro la disoccupazione. Ogni persona assicurata che al 1° marzo 2021 non ha ancora esaurito le sue indennità giornaliere beneficerà al massimo di 66 indennità giornaliere supplementari per il periodo dal 1° marzo 2021 al 31 maggio 2021.
Fonte: https://bit.ly/3lWzzLG
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Le esportazioni ceche sono tornate a crescere nel mese di febbraio. Lo indica l’Ufficio di Statistica Ceco.
In confronto al 2020 le esportazioni sono aumentate a febbraio del 3,8%. Dall’inizio dell’anno le vendite all’estero sono aumentate dell’1,1%. “I dati dello scorso anno non riflettevano ancora l’epidemia da Covid-19, che si è fatta invece sentire da metà marzo” ha indicato l’Ufficio di Statistica. Aumenta anche l’attivo della bilancia con l’estero. Le importazioni sono cresciute del 3,3% a febbraio e dello 0,7% dall’inizio dell’anno.
Torna in rosso invece la produzione industriale. A febbraio ha registrato un calo tendenziale del 2,6% dopo una lieve crescita di gennaio. “Il peggioramento dei dati è ascrivibile ai problemi nelle catene di fornitura” ha indicato Radek Matějka dell’Ufficio di Statistica. A pesare è il calo dell’otto percento nel settore automotive. Fa invece ben sperare il dato delle nuove commesse: il loro valore è aumentato del 6,7%.
Fonte: https://bit.ly/3obeFuY
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La Banca nazionale svizzera (BNS) è riuscita ad aumentare nettamente i suoi ricavi nel primo semestre del 2021: con 43,5 miliardi di franchi, l'utile dell’istituto è aumentato del 55,6% in un anno.
L’utile sulle posizioni in valuta estera è ammontato a 44,5 miliardi di franchi, mentre sulle disponibilità in oro è risultata una perdita pari a 1,4 miliardi di franchi. Il beneficio finanziario sulle posizioni in franchi è stato complessivamente pari a 0,6 miliardi di franchi.
Il risultato della Banca nazionale dipende prevalentemente dall’andamento dei mercati dell’oro, dei cambi e dei capitali.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1440
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Lo scorso anno il volume del commercio tra i due Paesi ha raggiunto 12,5 miliardi di euro, circa il 6,5 % in meno rispetto al 2019. Le esportazioni italiane hanno comunque superato la soglia dei 6 miliardi di euro, nonostante il calo dell‘8 % su base annua. Le esportazioni ceche in Italia sono calate invece del 4,5 %, assestandosi sui 6,5 miliardi di euro.
Nonostante il rallentamento dovuto alla pandemia, il valore degli scambi resta complessivamente alto, confermando la solidità dei rapporti tra i due Paesi. Dal secondo trimestre, inoltre, l’interscambio bilaterale ha registrato un continuo miglioramento. Nell’ultimo trimestre del 2020 il volume è stato addirittura del 7 % superiore a quello del 2019.
Il principale comparto dell’interscambio italo-ceco continua a essere quello dei macchinari e mezzi di trasporto, che totalizza 5,5 miliardi di euro. Seguono i semilavorati, che registrano però un calo del 12 % a 2,6 miliardi di euro. In forte aumento invece il comparto delle bevande e tabacchi, che registra una crescita dell’8,7 % a 583 milioni di euro.
Fonte: https://bit.ly/3AO7iwT
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il 1° agosto 2020 è entrato in vigore l’accordo commerciale tra Unione Europea e Vietnam in seguito a 11 round di negoziazioni e, una volta ottenuta la ratificazione da parte di tutti gli stati membri, entrerà in vigore anche l’accordo in materia di tutela degli investimenti.
L’importanza di questi accordi deriva dalle condizioni commerciali e di investimento più favorevoli che seguiranno e che forniranno ai Paesi europei un miglior accesso all’area ASEAN, quindicesimo partner commerciale europeo per importanza. Oltre alla riduzione e/o cancellazione delle tariffe e delle altre barriere applicate alla frontiera, l’accordo è anche punto di partenza per maggiore trasparenza e migliori condizione per fare business.
La riduzione dei prezzi grazie alla attenuazione delle misure protezionistiche e la maggiore trasparenza agevoleranno i rapporti tra i Paesi sul fronte imports, che nell’anno 2020 sono stati pari a 366.3 milioni di dollari e che hanno riguardato, ad esempio, riso, caffè, anacardi, gomma tessile e abbigliamento, scarpe, elettronica e prodotti agricoli processati.
Le opportunità che si presentano alla Danimarca sono numerose ed è fondamentale che gli agenti economici siano pronti a coglierle. Saper sfruttare questa finestra di opportunità implica agire su entrambi i pesi della bilancia commerciale, soprattutto se teniamo a mente che gli exports, pari a 183.32 milioni di dollari (Trading Economics, 2020), sono circa la metà degli imports. Le principali componenti export sono i settori del food, tessile ed elettronica che, nel 2020, hanno generato un volume complessivo di 61.92 milioni di dollari (Trading Economics, 2020).
Oltre a incrementare la propria presenza in tali aree commerciali, le imprese danesi hanno la possibilità e competenza per supportare la transizione digitale ed ecologica in Vietnam. Ciò sarebbe infatti possibile grazie al prezioso know-how danese in settori come energia rinnovabile, efficientamento energetico, trasporti marittimi, istruzione, gestione dei rifiuti e produzione di cibo.
In un’ottica di sviluppo a lungo termine, l’accordo raggiunto dall’Unione Europea consente agli Stati membri di partecipare allo sviluppo del Vietnam incrementando l’e-commerce, la trasparenza delle procedure amministrative, la semplificazione delle richieste di investimento e l’adozione di un sistema di tassazione più prevedibile.
Il desiderio della Danimarca nel prendere parte a questo processo diviene quanto più chiaro se si pensa ai lunghi rapporti di cooperazione, diplomatica e commerciale, che i due Paesi hanno dal 1971. Pare evidente come questi accordi saranno fonte di crescita per lo Stato danese, per i suoi imprenditori e, allo stesso tempo, il punto di partenza di relazioni ancora più stabili tra Danimarca e Vietnam.
References:
“Continents apart, but on the same page”, CPH Post
Trading Economics
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Gli analisti finanziari rimangono ottimisti riguardo all’andamento della congiuntura elvetica, meno però di quanto lo fossero nei mesi scorsi. A pesare sono le incognite della variante delta della pandemia di coronavirus.
L’indice sulle prospettive economiche calcolato da Credit Suisse e da CFA Society Switzerland sulla base di un sondaggio fra gli esperti si è attestato in luglio a 42,8 punti, valore di 8,5 punti inferiore a quello di giugno, come riportato dai dati pubblicati ad agosto.
In sostanza, questo significa che sono comunque più numerosi gli specialisti che nei prossimi sei mesi si aspettano un rafforzamento della dinamica economica di quelli che puntano sull’evoluzione opposta. L’indice era a 8,3 nel gennaio 2020 e - con lo scoppio della pandemia di coronavirus - era crollato a -45,8 nel marzo 2020, per poi risalire nei mesi successivi; nel maggio di quest’anno era stato toccato il valore record di +72,2 punti.
Tornando a luglio 2021 e scendendo nei dettagli, il 40,0% degli interrogati è convinto che nei prossimi sei mesi non vi saranno cambiamenti nella situazione congiunturale, il 51,4% si aspetta un miglioramento e l’8,6% pronostica un peggioramento (valori che determinano poi l’indice complessivo: 51,4 meno 8,6 = 42,8).
Rispetto a giugno calano gli ottimisti (-7,6 punti), aumentano leggermente i pessimisti (+0,9%) e si infoltiscono le file di coloro che puntano sullo status quo (+6,7 punti). Un po’ più negativo, nel confronto mensile, è anche il giudizio sulla situazione attuale, con un indice a 37,2 punti (-6,4 punti).
Il peggioramento delle stime per il futuro elvetico si accompagna a un’analisi analoga - e in parte ancora più marcata - per l’Eurozona (-16,4 punti a 40,0 punti), Stati Uniti (-32,4 a 8,6 punti) e Cina (-9,2 punti a 11,8 punti).
Tornando entro i confini elvetici aumentano gli esperti che si aspettano un incremento dell’inflazione (+15 punti al 69%). Una quota non indifferente (17%) non prevede però cambiamenti e qualcuno (14%) scommette su una contrazione.
I tassi sono attesi fermi nel corto termine (80%); nessuno li pensa in calo e solo una minoranza (20%) vede all’orizzonte un aumento. Sul lungo termine però il 77% ipotizza una progressione: meno consistente è la quota di chi non scorge mutamenti (23%) e nessuno prende in conto una flessione.
Il 47% degli interrogati prevede inoltre una progressione dell’indice di borsa SMI, mentre il 38% punta su valori stabili e il 15% su una flessione. Riguardo ai cambi, il 51% del campione ritiene che non vi saranno cambiamenti nel corso euro/franco, il 26% si aspetta un indebolimento del franco e il 23% un rafforzamento. Sul fronte della disoccupazione il 15% vede una crescita dei senza lavoro, il 44% una stagnazione e il 41% un calo.
Al sondaggio, effettuato fra il 15 e il 22 luglio, hanno partecipato 35 analisti.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1439
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Lo scorso anno in Repubblica Ceca il tasso d’inflazione è rimasto superiore al 3 %. Lo indicano le rilevazioni dell’Ufficio di Statistica Ceco.
L’inflazione è cresciuta lo scorso anno del 3,2 %. Il dato è in aumento rispetto al 2019 ed è il più alto dal 2012. Il tasso d’inflazione è stato trainato dal forte aumento dei prezzi nel comparto alimentare e delle spese per l’abitazione. Unico comparto che registra un contributo negativo è quello delle poste e telecomunicazioni.
Il tasso d’inflazione ha registrato una frenata a fine anno. Nel quarto trimestre l’aumento dei prezzi è diminuito al 2,6 % rispetto al 3,3 % del terzo trimestre. A dicembre il tasso d’inflazione si è fermato al 2,3 %, di molto inferiore rispetto alle previsioni della Banca Nazionale Ceca. “Nel corso di quest’anno il tasso d’inflazione calerà ulteriormente” prevede l’istituto nazionale.
Fonte: https://bit.ly/3kIKaKD
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il Ministero della Salute danese aveva dichiarato che, a partire dal 10 settembre, il Covid-19 non fosse più riconosciuto come una minaccia per la società, facendo così decadere il diritto legale del Governo di imporre misure restrittive.
La Danimarca è stata apripista in Europa nella sospensione delle restrizioni e questo è possibile grazie a un elevato numero di cittadini vaccinati, ben il 75% con almeno una dose (Reuters, 2021). Una percentuale abbastanza elevata da alleviare la pressione sugli ospedali e le terapie intensive.
Quali saranno gli effetti di queste aperture sull’economia?
Probabilmente un impatto positivo deriverà dalla riapertura completa di attività come nightclub e discoteche, palestre, centri fitness ed eventi sportivi e outdoor (anche sopra i 2000 partecipanti).
Le restrizioni precedentemente adottate hanno avuto un forte impatto sull’economia danese portando a un significativo calo del PIL e, già a partire dalle prime riaperture, si è potuto constatare un trend nella direzione opposta. A questo proposito, nel report della Danmarks Nationalbank, pubblicato a giugno 2021, viene prevista una crescita per il resto dell’anno e che si prolungherà fino al 2023.
La riapertura avrà effetti positivi sull’economia grazie ai consumi, soprattutto perché i settori che verranno maggiormente coinvolti sono punto di incontro di diverse attività. Nello specifico, ciò che fa ben sperare, è l’aumento dei consumi privati che, già nei mesi precedenti si sono rilevati cruciali e che verranno ampiamente interessati dalle nuove riaperture. Un impatto positivo verrà probabilmente registrato dall’disoccupazione che, già negli ultimi mesi, sta seguendo un trend decrescente e che ha ormai quasi raggiunto i livelli pre-pandemia.
Essendo il primo Stato europeo a eliminare tutte le restrizioni ad eccezione di quelle relative ai viaggi, i punti interrogativi che si presentano sono diversi e spaziano da come reagirà l’economia a come varieranno i contagi e le ospedalizzazioni.
La focalità delle risposte, che sarà possibile dare solo tra qualche mese, assume in questo contesto una rilevanza anche maggiore, dato che la Danimarca potrebbe diventare un benchmark per altri Stati, soprattutto quelli europei.
In un momento in cui alcuni Stati tornano a imporre lockdown locali o a introdurre altre misure restrittive, la Danimarca sembra procedere su un sentiero differente e, auspicabilmente, questa decisione permetterà il ritorno delle tanto attese normalità e crescita.
Fonte: https://bit.ly/2Y5ONWP
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)