Notizie mercati esteri

Venerdì 3 Settembre 2021

Aggiornamento sulla disciplina regolante l'ingresso in USA durante il Covid

Aggiornamento al 15 agosto in merito alle Proclamations sul COVID-19 che interessano l'ingresso da alcuni Paesi verso gli Stati Uniti:

Gli Stati Uniti non elimineranno alcuna restrizione di viaggio esistente "a questo punto" a causa delle preoccupazioni sulla variante Delta del COVID-19 altamente trasmissibile e del numero crescente di casi di coronavirus negli Stati Uniti, ha detto a Reuters un funzionario della Casa Bianca.

Quattro proclami presidenziali legati al COVID-19 continuano a limitare l'ingresso negli Stati Uniti agli

individui fisicamente presenti in uno dei seguenti Paesi nei 14 giorni prima del loro ingresso programmato

negli Stati Uniti:

- Brasile

- Cina

- Iran

- Irlanda

- Area Schengen (Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera)

- Regno Unito

- Sud Africa

- India (in vigore dal 4 maggio 2021)

 

Le proclamation COVID-19 attualmente in vigore

1. Proclamation 9984 del 31 gennaio 2020 (Trump), in vigore dal 2 febbraio 2020, rimane in vigore in base al Proclama 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden), e si occupa di:

Cina. Limita "l'ingresso negli Stati Uniti, come immigranti o non immigranti, di tutti gli stranieri che erano fisicamente presenti all'interno della Repubblica Popolare Cinese, escluse le Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao, durante i 14 giorni precedenti il loro ingresso o tentato ingresso negli Stati Uniti", salvo esenzione o altra eccezione.

2. Proclamation 9992 del 29 febbraio 2020 (Trump), in vigore dal 1 marzo 2020, mantenuto in vigore dalla Proclamation 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden), si occupa di:

Iran. Limita "l'ingresso negli Stati Uniti, come immigranti o non immigranti, di tutti gli stranieri che erano fisicamente presenti all'interno della Repubblica Islamica dell'Iran, nei 14 giorni che precedono il loro ingresso o tentato ingresso negli Stati Uniti", salvo esenzione o altra eccezione.

3. Proclamation 10143 del 25 gennaio 2021 (Presidente Biden), si occupa di:

Sud Africa. In vigore dal 30 gennaio 2021.

Lo spazio Schengen europeo. Originariamente entrato in vigore il 12 marzo 2020 con la Proclamation 9993 dell'11 marzo 2020 (Trump), ristabilito senza interruzione con la Proclamation 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden).

Il Regno Unito e la Repubblica d'Irlanda. Originariamente entrato in vigore il 12 marzo 2020 con la Proclamation Trump 9984 del 31 gennaio 2020. Cancellato dal 26 gennaio 2021 con la Proclamation 10138 del 18 gennaio 2021 (Trump), ma ristabilito senza interruzione con la Proclamation 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden).

Brasile. Originariamente entrato in vigore il 26 maggio 2020 con Proclamation 10041 del 24 maggio 2020 (Trump). Cancellato dal 26 gennaio 2021 con la Proclamation 10138 del 18 gennaio 2021 (Trump), ma ristabilito senza interruzione con la n. 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden).

La Proclamation limita "l'ingresso negli Stati Uniti, come immigrati o non immigrati, di non cittadini che erano fisicamente presenti all'interno dell'area Schengen, il Regno Unito (esclusi i territori d'oltremare al di fuori dell'Europa), la Repubblica d'Irlanda e la Repubblica Federativa del Brasile durante nei 14 giorni che precedono il loro ingresso o il tentativo di ingresso negli Stati Uniti", salvo esenzione o altra eccezione.

4. Proclamation 10199 del 30 aprile 2021 (Presidente Biden), in vigore dal 4 maggio 2021 riguarda:

India. "Questa Proclamation è in vigore alle 00:01 ora legale orientale del 4 maggio 2021. Non si applica alle persone a bordo di un volo programmato per l'arrivo negli Stati Uniti che è partito prima delle 00:01 ora legale orientale del 4 maggio 2021." Limita "l'ingresso negli Stati Uniti, come non immigranti, di non cittadini degli Stati che erano fisicamente presenti nella Repubblica dell'India durante i 14 giorni precedenti il loro ingresso o il tentativo di ingresso negli Stati Uniti".

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Shenzhen introduce una nuova legge sul trattamento dei dati personali

La protezione dei dati personali è un diritto sancito dal primo codice civile cinese entrato in vigore il 1° gennaio 2021. In particolare, in concomitanza con la maggiore digitalizzazione del Paese, negli ultimi anni si è assistito all’introduzione di regolamenti volti a migliorare la sicurezza informatica.

Recenti aggiornamenti relativi all’argomento giungono da Shenzhen, nella provincia del Guangdong, dove lo scorso mese è stata approvata la prima legge locale sulla gestione dei dati. La legge (Shenzhen Special Economic Zone Data Regulations), pubblicata dal Congresso Municipale del Popolo, entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2022.

Tra le novità introdotte, la possibilità per gli utenti di revocare il consenso espresso al trattamento dei dati. Allo stesso tempo, le applicazioni non potranno vietare agli utenti di usufruire dei loro servizi a seguito del rifiuto al consenso dell’utilizzo dei dati personali. Inoltre, agli utenti sarà accordato il diritto di rifiutare la raccolta dei dati volta all’analisi delle preferenze e all’offerta personalizzata di prodotti e servizi. Inoltre, sono previste delle sanzioni che vanno da un minimo di 50.000 Yuan fino a 50 milioni per le società che utilizzano i dati degli utenti per imporre un trattamento differenziale senza una valida giustificazione.

Infine, per quanto riguarda le società operanti nel settore dell’istruzione, della salute, dell’assistenza sociale e altri servizi pubblici, la regolamentazione enfatizza l’importanza di rendere tali dati disponibili alla consultazione, possibilmente gratuitamente.

Shenzhen è una città altamente sviluppata dal punto di vista del data management, con più di 300 aziende di big data presenti sul territorio e l’utilizzo dei dati per finalità di commercio, comunicazione, logistica e finanza. In particolare, per quanto concerne i servizi finanziari, come anche i servizi sanitari e la sicurezza pubblica, particolarmente diffuse sono le tecnologie biometriche (e.g., riconoscimento facciale o scansione dell’iride, sblocco vocale o tramite impronta digitale, …). Al riguardo, per evitare un uso improprio di queste tecnologie e dei dati registrati, la legge impone alle imprese che erogano tali servizi di offrire delle soluzioni alternative ove possibile.

A livello nazionale, la sicurezza informatica è divenuta oggi una priorità. Questa legge, infatti, si inserisce nell’ambito delle azioni che la Cina continua a intraprendere per assicurare una maggiore protezione delle informazioni personali.

Fonti: https://bit.ly/3gNcnhk; https://bit.ly/3ysfrVP; https://bit.ly/3yxSqRi

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Brasile, nuova terra promessa per l'export di vini italiani

Nemmeno il Covid-19 ferma la qualità del vino italiano. Forse ne rallenta l’export, certo, ma nei 12 mesi più sconvolgenti dell’intera storia economica mondiale, mentre mercati come quello statunitense (-11.1%), britannico (-12,4%) o tedesco (-4,5%), secondo i dati dell’Osservatorio del Vino, perdono importanti quote di fatturato, il Bel Paese, secondo i dati dell’Osservatorio Wine di Qualivita, attesta le sue stime relative all’esportazione a un -2,2%, per un valore totale delle esportazioni pari a 6,29 miliardi di euro.

LA RESILIENZA DELLE VIGNE ITALIANE

Un risultato non ottimale che, però, se relazionato ai dati provenienti da altri territori, come quello francese (-17.9% secondo l’Osservatorio del Vino), rappresenta sicuramente un grande punto di solidità. A questo, va aggiunto poi che, se il 2020 non è stato un anno semplice dal punto di vista sanitario, economico e commerciale, le vigne italiane hanno comunque reagito bene, arrivando a produrre oltre 47.2 milioni di ettolitri di vino (-1% rispetto al 2019). Un volume di tutto rispetto che, però, nasconde una verità da non sottovalutare. Oggi, infatti, in Italia sono rimasti in cantina al 31 gennaio 2021 oltre 6,9 miliardi di litri di vino, secondo l’analisi Coldiretti basata sull’ultimo aggiornamento reso disponibile dal Ministero delle Politiche Agricole.

LA NUOVA VIA BRASILIANA DEL VINO

Si rende così necessario trovare nuovi sbocchi di esportazione e commercializzazione per permettere a uno dei più importanti prodotti agroalimentari peninsulari di risollevarsi dopo la crisi. Tra questi sicuramente il più interessante, soprattutto in un anno come questo, risulta essere il mercato brasiliano. Uno degli stati con la più veloce crescita di importazione e acquisto interno di vino a livello globale che dal 2017 vede crescere i propri valori a doppia cifra con una particolare attenzione dedicata proprio alle uve tricolore. Le importazioni brasiliane di vino, infatti, secondo i dati di Ideal Consulting proposti da ICE, sono cresciute nel 2020 del 26,5% in volume e del 13,6% in valore rispetto ad un anno prima. Sono state importate 16,8 milioni di scatole da 9 litri, cifra superiore a quella registrata nel 2019 di circa 3,5 milioni di scatole, oppure 42 milioni di bottiglie. La crescita, come avvenuto in tutto il mondo in termini di nuove abitudini di acquisto, è stata guidata dai vini fermi, il cui incremento è stato del 28,6% in volume rispetto al 2019, contro una riduzione del 36,2% degli champagne e del 20,1% tra spumanti e prosecco, che notoriamente sono bevande più consumate in feste ed eventi (segmenti fortemente colpiti dall’isolamento imposto dalla pandemia).

IL VINO ITALIANO IN BRASILE

Guardando sempre a quello brasiliano come a un nuovo mercato emergente dalle grandi potenzialità, inoltre, è possibile notare subito che l’Italia ha già un posizionamento di favore che sarebbe molto vantaggioso sfruttare per aumentare la propria competitività sui leader di settore e, in particolare, sui produttori europei. Secondo quanto riportato da ICE, infatti, se si escludono le importazioni di vicinanza geografica (scelte anche per i loro costi più ridotti), come per esempio quella cilena che, con quota del 44,3% in valore (USD FOB 177,93 milioni) e del 49,4% in volume (8,06 milioni di scatole da 9 litri), è il principale paese fornitore della bevanda, seguito dall’Argentina, la cui quota nelle importazioni brasiliane è stata del 16,5% in valore (USD FOB 66,05 milioni) e del 15,1% in volume (2,46 milioni di scatole da 9 litri), al primo posto al di fuori dell’area LATAM troviamo il Portogallo, terzo fornitore brasiliano e principale fornitore europeo con una quota del 16,3% in valore (USD FOB 65,25 milioni) e del 16% in volume (2,61 milioni di scatole da 9 litri), seguito dall’Italia, con una quota dell’8,2% in valore (USD 32,85 milioni) e del 7,1% in volume (1,15 milioni di scatole da 9 litri). Il consumo della bevanda, trainato dagli effetti della pandemia, inoltre, ha raggiunto livelli elevati: 2,78 litri per ogni persona con età superiore a 18 anni, contro i 2,13 del 2019. Nel 2020 sono stati, quindi, venduti 501,1 milioni di litri di vino, contro i 383,9 milioni di litri del 2019, registrando un aumento delle vendite del +30,5%. I vini brasiliani sono quelli il cui consumo è cresciuto di più (32,4%). Le vendite di vini importati sono state leggermente inferiori (26,5%) e la causa principale è la svalutazione del reale, calcolata al 29% nel 2020. Un dato, questo, che dimostra come l’interesse del Paese anche per i vini d’importazione stia crescendo costantemente, lasciando importanti margini di miglioramento e prospettiva per il futuro.

 

Fonte: https://bit.ly/3Bsacr1

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Rafforzamento del provvedimento "Buy American Act"

Il Presidente degli Stati Uniti Biden, facendo seguito all’ordine esecutivo (emanato in occasione del suo insediamento) che rafforzava le disposizioni del "Buy American Act", (legge che obbliga le agenzie federali ad acquistare beni e servizi prodotti negli Stati Uniti), il 30 luglio scorso, tramite una "Notice of Proposed Rulemaking" (NPRM), che apre la possibilità di commenti pubblici, ha annunciato l'intenzione di apportare alcune modifiche al Buy American Act:

1) Innalzare la percentuale del prodotto che deve provenire da aziende americane. Attualmente, per essere acquistato da un'agenzia federale un bene deve essere composto per il 55% da componenti prodotti negli Stati Uniti; la proposta è di alzare la soglia al 65% entro il 2024 e poi al 75% entro il 2029.

2) Adottare prezzi preferenziali per tutti i prodotti e componenti identificati come vitali nella revisione delle "Critical Supply Chains" e nella strategia di tutela e rafforzamento delle catene di approvvigionamento USA in risposta alla pandemia.

3) Implementare nuove regole per la rendicontazione e la verifica della provenienza dei prodotti mirate ad incoraggiare trasparenza e responsabilità da parte delle aziende.


In ogni caso, le suddette disposizioni, qualora approvate, non modificherebbero impegni internazionali già presi dagli USA, né incideranno sulle disposizioni del Trade Agreements Act (TAA), che prevede che prodotti provenienti da "Designated Countries" (tra cui l'Italia) siano trattati alla stessa stregua di quelli americani.

Alla pubblicazione della suddetta Notice, segue un periodo di 60 giorni durante il quale le parti interessate potranno fornire riscontri e commenti sulle misure proposte.

Le aziende italiane interessate a partecipare alla discussione in corso e alla raccolta di commenti pubblici, possono usufruire dell'opportunità di far pervenire commenti alle competenti autorità americane entro il termine del 28 settembre p.v., secondo le indicazioni operative qui di seguito.

Per informazioni di dettaglio: https://bit.ly/38oGqqW  

Eventuali commenti vanno caricati sul sito https://www.regulations.gov entro il 28/9/2021.

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Cina, agevolazioni fiscali per le imprese al fine di agevolare la ripresa economica

A seguito della pandemia da COVID-19, la Cina ha adottato efficaci misure a sostegno della ripresa economica e del miglioramento dell’ambiente imprenditoriale, attestandosi come unico paese ad aver registrato una crescita positiva nel 2020 in termini di investimenti diretti esteri. Questo si è ripetuto nel periodo gennaio-aprile 2021 nel quale è stato registrato un aumento degli investimenti diretti pari al 38.6%, raggiungendo un valore di 397,07 miliardi di yuan.

Tra le strategie portate avanti dalla Repubblica Popolare Cinese per garantire la ripresa del paese, vi è stata l’introduzione di nuove e aggiornate agevolazioni fiscali per i redditi di imprese sia cinesi che straniere operanti in diversi settori, tra cui quello high-tech. Per tali imprese, rispetto alla Corporate Income Tax (i.e. imposta sui redditi delle società) standard del 25%, è, inoltre, prevista la possibilità di ottenere un’ulteriore riduzione fino al 15%.

Un esempio sono i benefici riservati alle imprese presenti nelle province della Cina occidentale e facenti parte di settori come big data, intelligenza artificiale e biomedicina, per i quali è prevista un’aliquota del 15% e l’esenzione da tassazione per le importazioni di attrezzature. Inoltre, le misure relative a tali sgravi fiscali, in scadenza nel 2021, sono state prolungate al 2030.

Per quanto concerne la Cina meridionale, prosegue la linea adottata nel 2020 a seguito della pubblicazione della circolare congiunta (Cai Shui [2020] No.31) del Ministero delle Finanze e della State Taxation Administration, accompagnata dalle linee guida relative ad agevolazioni fiscali nella provincia di Hainan, di recente pubblicazione. A seguito della circolare sono state introdotte politiche fiscali preferenziali per i redditi di persone fisiche e di impresa per la Provincia di Hainan, tra cui un’aliquota sui redditi delle società pari al 15% per le imprese idonee e, se facenti parte del settore del turismo o high-tech della provincia, l’esenzione dall’imposizione sui redditi da investimenti diretti in uscita.

La Cina, inoltre, ha deciso di aumentare l’entità degli sgravi fiscali con riferimento alle spese di ricerca e sviluppo per le imprese nel settore manufatturiero per incentivare l’innovazione sul territorio nazionale e creare un ambiente adatto allo sviluppo dell’industria. Pertanto, saranno previste ulteriori detrazioni fiscali sulle spese di ricerca e sviluppo del settore manifatturiero.

Fonti: https://bit.ly/3zBwTbV; https://bit.ly/3yuVwpu; https://bit.ly/3t3HutW; https://bit.ly/3zySLEW; https://bit.ly/3sZzyd4

  

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

La Segreteria di Sviluppo Economico di Rio progetta investimento di 150 miliardi di Reais nello stato fino al 2022

Si prevede che lo stato di Rio de Janeiro riceverà 150 miliardi di R $ di investimenti entro il 2022. La proiezione è del Segretariato di Stato per lo Sviluppo Economico, Energia e Relazioni Internazionali ed è stata presentata nel corso di un’audizione pubblica dalla Commissione fiscale, Controllo della Riscossione delle Imposte Statali e Ispezione delle Tasse Statali dell’Assemblea legislativa dello Stato di Rio de Janeiro (Alerj).

Gran parte degli investimenti proverrà da concessioni stradali e partnership pubblico-privato (PPP), evidenziandosi su Porto do Açu, a São João da Barra, nel nord di Rio de Janeiro, che dovrebbe generare 12,5 miliardi di R $. Secondo il segretario del settore, Leonardo Soares, questa è la prima volta che lo Stato ha un piano di Sviluppo Economico. Le proiezioni sono state mappate tra i primi 100 principali investitori.

“Il nostro contesto normativo è ancora molto complesso, dobbiamo agire con calma per non creare incertezza giuridica. Riteniamo che questi investimenti puntino a una nuova industria, contemporanea, come l’industria 4.0 (incentrata sull’automazione e lo scambio di dati). Le attività saranno inizialmente concentrate sulla costruzione civile, che genera lavoro e reddito. L’aspettativa è che, con i 150 miliardi di R $ che saranno investiti entro il 2022, emergeranno 50mila posti di lavoro “, ha sottolineato.

Il presidente della Commissione Tributaria, vice Luiz Paulo (Cidadania), ha celebrato il fatto che lo Stato ha una strategia di crescita: “Sono felice che il segretario, in poco tempo di gestione ha tracciato un quadro per un piano di sviluppo dello Stato, disegnandone le linee centrali “, ha commentato.

Il presidente di Alerj, il vice André Ceciliano (PT), ha sottolineato l’importanza di pensare allo stato post-pandemia, oltre alle risorse di petrolio e gas: “Sono rimasto molto colpito da quanto fatto in pochi mesi. Pensare all’industria 4.0 insieme alle nostre università e istituti di ricerca è un modo per migliorare molto”, ha sottolineato.

In questo senso, il segretariato stima che entro il 2022 saranno disponibili 2 miliardi di R $ per progetti di Ricerca e Sviluppo (R&S). Circa 300 milioni di R $ relativi a Porto do Açu.

Il segretario ha affermato che il ruolo dello Stato è quello di rendere praticabili le condizioni per l’insediamento delle industrie in luoghi appropriati, portando lo sviluppo all’intero territorio. Tra le vie da concedere c’è RJ-244, che collega Campos dos Goytacazes a São João da Barra, nella regione Nord dello stato. “Prevediamo un pacchetto di concessione per le autostrade statali con un investimento di 1,7 miliardi di R $”, ha informato.

Nei piani c’è anche il Programma per la rivitalizzazione e l’incentivo alla produzione di campi marittimi, che mira a rivitalizzare i pozzi petroliferi maturi. Questo significa la ripresa di posti di lavoro, principalmente nella città di Macaé, ha detto Soares.

Fonte: https://bit.ly/3yodn1j

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Giovedì 2 Settembre 2021

L’Argentina si posiziona come uno dei principali produttori ed esportatori di miele

Negli ultimi anni, in Argentina il settore dell’apicoltura è cresciuto e si è sviluppato notevolmente. Infatti, grazie alle condizioni climatiche, alla predisposizione del territorio e all’utilizzo di nuove tecnologie, l’apicoltura argentina è riuscita a distinguersi sia a livello nazionale che internazionale.

Secondo i dati dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), l’Argentina è il terzo produttore mondiale di miele, che corrisponde al 70% della produzione del Sudamerica, mentre si posiziona come il secondo paese esportatore di miele. A questo proposito, il Ministero dell'agricoltura, dell'allevamento e della pesca della nazione riporta che nel periodo fra gennaio e maggio 2021 le esportazioni di vari prodotti regionali, fra cui il miele, è cresciuta sensibilmente. Ci sono inoltre alcune iniziative che hanno incrementato la promozione del settore apistico, tra cui: "Más miel todo el año", proposta dal Ministero sopraindicato, che mette in risalto sia la qualità del prodotto alimentare che il lavoro degli apicoltori; e “Cooperativas Exportadoras de Miel del Sudoeste Bonaerense”, un gruppo di cooperative di apicoltori che si propone di facilitare l’esportazione del miele verso i mercati stranieri.

La predisposizione del territorio argentino, le campagne di promozione e le forme di associativismo evidenziano l’incremento del ruolo del settore apistico. L’Argentina si colloca dunque come un importante produttore ed esportatore di miele a livello internazionale.

 

(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)

Ultima modifica: Giovedì 2 Settembre 2021
Giovedì 2 Settembre 2021

Cina: Chongqing prima provincia per il pilota QDLP di investimenti esteri nelle regioni centrali e occidentali

Il 5 luglio, l'Ufficio Informazioni del Governo Comunale di Chongqing ha tenuto una conferenza stampa relativa alle “Misure provvisorie del Comune di Chongqing relative a progetti pilota in veste di partner domestico qualificato per gli investimenti esteri (Qualified Domestic Partners for Foreign Investment)”. Chongqing ha ottenuto la qualifica di Qualified Domestic Limited Partner (QDLP) per gli investimenti esteri da parte dell'Amministrazione Statale ottenendo una quota pilota pari a 5 miliardi dollari, diventando la prima zona pilota “QDLP” tra le città nelle regioni centrali e occidentali.

Il fondo del progetto pilota è avviato dall'impresa straniera con partner qualificati per azioni nazionali che partecipano all'investimento.

I fondi pilota che hanno ottenuto tale qualifica, possono investire nei mercati dei capitali all'estero. Il campo di applicazione degli investimenti riguarda il mercato immobiliare, le materie prime, i REIT (fondi di investimento fiduciari immobiliari) e altri settori. In particolare, comprendono: i diritti di capitale e di debito delle società non quotate all'estero; le azioni e le obbligazioni private emesse e negoziate da società quotate all'estero; il mercato dei titoli all'estero (compresi gli strumenti finanziari negoziati sul mercato dei titoli d'oltremare, ecc.); i fondi di investimento azionari all'estero e i fondi di investimento in titoli; le materie prime all'estero e gli strumenti finanziari derivati, ecc.

Se i requisiti delle misure pilota sono soddisfacenti, sia istituzioni nazionali che estere possono richiedere le qualifiche per avviare progetti pilota pertinenti. Per quanto riguarda la gestione delle quote, Chongqing è molto flessibile - consente alle imprese pilota di gestione dei fondi di adeguare in modo flessibile la quota di investimento estera di un unico fondo tra i fondi pilota da essa istituiti, purché la somma della quota di investimento all'estero di ciascun fondo pilota non superi la quota approvata dell'impresa pilota di gestione del fondo.

Fonte: https://bit.ly/38t8YzG

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)

Ultima modifica: Giovedì 2 Settembre 2021
Giovedì 2 Settembre 2021

Addio definitivo delle mascherine in Danimarca

A partire dalla metà di agosto, l’uso delle mascherine non è più obbligatorio in Danimarca.

L’ultima circostanza nella quale rimaneva ancora necessario indossare questo strumento di protezione nel paese scandinavo era quella dei mezzi pubblici. In particolare, era ancora necessario averle nei momenti di entrata od uscita da bus, treni o metropolitana, quando cioè risultasse più ostico rispettare il distanziamento minimo interpersonale.

L’atteso cambio di regolamentazione è però arrivato nella giornata di venerdì 13 agosto, quando il Ministero dei Trasporti danese ha annunciato che l’obbligo sarebbe decaduto a partire dal giorno seguente. Al momento, restano gli aeroporti l’unico luogo in cui indossare una mascherina risulti ancora necessario in Danimarca, dal momento che questi luoghi sono soggetti alle leggi del trasporto aereo internazionale.

La Danimarca, che era stata tra gli ultimi paesi europei ad introdurre l’obbligo indossare mascherine nell’agosto del 2020, è adesso tra i primi Stati Membri a rimuovere del tutto il loro utilizzo.

Nonostante il paese abbia scelto di utilizzare prevalentemente solo due tipologie di vaccino (Pfizer e Moderna), ovvero quelle giudicate più sicure, i dati della copertura vaccinale nel paese scandinavo sono ampiamente soddisfacenti. Ad oggi, ben il 69% dei cittadini danesi ha completato il ciclo vaccinale, mentre si registrano solo circa 1,000 nuovi positivi giornalieri da Covid-19. Di questo passo, secondo le proiezioni di Reuters (2021), sarà possibile arrivare a circa l’80% della popolazione vaccinata entro il 9 settembre.

Ciò ha verosimilmente permesso al governo danese di rimuovere le misure riguardanti l’utilizzo delle mascherine con ben due settimane di anticipo, in quanto l’attuazione di una misura simile era inizialmente prevista per l’1 settembre.

A poco più di un anno di distanza dall’introduzione delle mascherine, avvenuta dopo un lungo dibattito nazionale circa l’efficacia di questo strumento protettivo, il Ministro dei Trasporti danese Benny Engelbrecht ha voluto infine congratularsi con i cittadini che si siano impegnati a rispettare le regole di distanziamento e protezione in vigore sino alla scorsa settimana.

Engelbrecht ha menzionato come, grazie alla larga copertura vaccinale, sia adesso possibile per la Danimarca avvicinarsi alla vita per come la si conosceva prima dell’avvento del Coronavirus.

Fonte: https://bit.ly/2Wv7PFg

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Giovedì 2 Settembre 2021
Giovedì 2 Settembre 2021

Germania: Focus settore turistico - Rendere il turismo più resistente dopo la pandemia del COVID-19

L’Italia è da sempre una delle destinazioni estere preferite dai tedeschi. Il Segretario di Stato parlamentare Thomas Bareiß ha dichiarato: "L'industria del turismo è particolarmente colpita dalla pandemia COVID-19, più di qualsiasi altro settore dell'economia. Parlerò con i ministri dell'UE responsabili del turismo su come possiamo affrontare le gravi conseguenze della pandemia COVID-19 e rendere il settore del turismo più resistente per il futuro. In particolare, si vuole rendere nuovamente possibili i viaggi privati e d'affari in Europa. L'aspetto della salute, naturalmente, ha per tutti la priorità. Si vogliono comunque limitare le restrizioni di viaggio a quanto è necessario e permettere la libertà di viaggiare alle persone in Europa, per quanto possibile, senza trascurare la tutela della salute".

Il turismo è un importante motore della crescita economica nell'UE e il suo impatto si estende ad altri settori. Prima della crisi, oltre il 12% degli abitanti europei dipendeva dal turismo per il proprio sostentamento e il 10% del prodotto interno lordo dell'UE era generato direttamente o indirettamente dall'industria del turismo.

Thomas Bareiß commenta: "Se vogliamo che il turismo in Europa rimanga il leader mondiale a lungo termine, le piccole e medie imprese in particolare dovranno affrontare le sfide della digitalizzazione in corso. Sarà fondamentale sviluppare nuovi modelli di business".

Fonti: https://bit.ly/2WnobzT; https://bit.ly/2WxHWnG

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)

Ultima modifica: Giovedì 2 Settembre 2021