Notizie mercati esteri

Giovedì 30 Marzo 2023

Rep. Ceca - La Commissione Europea ha rigettato la regolamentazione dei prezzi della telefonia mobile

La Commissione Europea ha rigettato per la seconda volta la domanda dell’Autorità per le Comunicazioni Ceca di regolamentare i prezzi all’ingrosso della telefonia mobile.

Secondo l’Autorità per le Comunicazione i prezzi della telefonia mobile in Repubblica Ceca rimangono molto alti per una mancata concorrenza tra i tre principali operatori di telefonia mobile – O2, Vodafone e T-Mobile. Per diminuire i costi l’Autorità propone di regolamentare i prezzi di accesso alla rete dei tre grandi operatori da parte dei cosiddetti operatori virtuali. In questo modo si creerebbe una situazione di maggiore concorrenza sul mercato.

Secondo la Commissione Europea non è stato dimostrato che i tre grandi operatori operino in concerto e abbiano così una posizione dominante. “Sul mercato ceco già esistono le condizioni favorevoli per l’entrata di nuovi operatori” ha sottolineato Bruxelles, secondo cui l’ente ceco potrebbe utilizzare altri strumenti con minore impatto rispetto ai prezzi regolati per favorire la concorrenza.

Fonte: https://bit.ly/3ZqpN60

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Giovedì 30 Marzo 2023
Martedì 28 Marzo 2023

Nuove carenze di generi alimentari potrebbero aumentare la pressione sui prezzi in UK

L'inflazione dei prezzi dei supermercati ha raggiunto un altro record, aggiungendo ulteriormente £837 alla spesa media annua dei consumatori. Secondo gli ultimi dati di Kantar, gli aumenti dei prezzi per i generi alimentari hanno raggiunto il massimo storico del 17,5% rispetto ai dati dell’anno precedente. I prezzi di uova, latte e formaggio stanno aumentando più velocemente, con la spesa media annua per generi alimentari arrivata a circa £ 5.617.

"Questa è una cattiva notizia per i cittadini britannici che stanno vivendo il nono mese di aumento dell’inflazione dei prezzi dei generi alimentari ", ha affermato Fraser McKevitt, responsabile della vendita al dettaglio e dei consumatori di Kantar. “Gli acquirenti stanno reagendo e stanno cercando i prodotti con il miglior rapporto qualità-prezzo. Le famiglie si recano maggiormente nei negozi, con una media di poco più di quattro volte a settimana: a parte il periodo natalizio, questa è la frequenza più alta che abbiamo visto dall'inizio della pandemia.

Complessivamente, le vendite di generi alimentari sono cresciute dell'8,6% nelle ultime 12 settimane. Le quantità di pomodori, peperoni e cetrioli acquistati sono aumentate rispettivamente del 32%, 26% e 21% il mese scorso. I consumatori hanno iniziato a fare acquisti in previsione di Pasqua, con le vendite di uova di cioccolato in aumento del 6% in termini di volume rispetto allo scorso anno e gli hot cross buns del 5%, come riportato da Kantar.

Il discount tedesco Lidl è stato il supermercato che è cresciuto più rapidamente, mentre il suo rivale Aldi ha raggiunto una nuova quota di mercato record del 9,9%. Morrisons è tornato a crescere e Waitrose, di proprietà di John Lewis, ha registrato la migliore performance da settembre 2021, con un aumento delle vendite del 2,1%.

Sue Davies, responsabile della politica alimentare del gruppo di consumatori “Which?”, ha dichiarato: "Mese dopo mese abbiamo assistito a un aumento drammatico del costo dei prodotti alimentari, ma la nostra analisi mensile dei prezzi mostra che alcuni supermercati sono molto più economici di altri, quindi non sorprende che i consumatori scelgano di fare acquisti dove i prezzi tendono ad essere i più convenienti. I supermercati devono garantire a tutti l'accesso agli alimenti di base a prezzi accessibili per aiutare gli acquirenti a confrontare gli articoli tra di loro e trovare l'opzione migliore.

 

Fonte: https://bit.ly/40JXUXE

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 28 Marzo 2023
Martedì 28 Marzo 2023

L’impatto della Brexit è paragonabile al Covid, afferma l’OBR, prevedendo una ripresa dei redditi tra cinque anni

L'impatto della Brexit sull'economia UK è stato paragonabile alla pandemia Covid e alla crisi dei prezzi dell'energia, come affermato da Richard Hughes, presidente dell'Office for Budget Responsibility (OBR), avvertendo che ci vorranno cinque anni prima che il potere di spesa dei consumatori torni ai livelli pre-coronavirus.

Mentre l'OBR ha previsto un impatto della Brexit sul PIL pari al 4%, il presidente è stato riluttante a valutare la gravità del danno derivante dall'uscita della Gran Bretagna dal blocco UE.  Hughes ha dichiarato “la crescita economica è stata frenata a causa della carenza di manodopera e dal crollo degli investimenti. Abbiamo perso circa 500.000 unità di forza lavoro, abbiamo assistito a investimenti stagnanti dal 2016 e anche la nostra produttività è rallentata drasticamente a seguito della crisi finanziaria e non si è più ripresa".

Il ministro Michael Gove, tuttavia, ha incolpato la guerra in Ucraina e la pandemia di Covid: "Stiamo subendo ancora gli effetti di questi due eventi significativi", e alla domanda se ha accettato che la Gran Bretagna sia diventata un “paese più povero” ha detto: “Se non ci fosse stata la pandemia, avremmo avuto un tasso di crescita significativamente più alto.”

Lo scorso dicembre, il Centre for European Reform (CER) ha rilevato che la Brexit è costata al Regno Unito una cifra pari a 33 miliardi di sterline tra perdite commerciali, mancati investimenti e rallentamento nella crescita. Il CER ha anche stimato la perdita fiscale derivante dalla Brexit, per circa 40 miliardi di sterline. A giugno di quest'anno l'economia britannica era inferiore del 5,5% rispetto al possibile valore se il paese fosse rimasto nell'UE. Secondo uno studio del Center for Economic Performance, la Brexit è costata alle famiglie più di 5,8 miliardi di sterline, facendo salire i prezzi dei generi alimentari del 6% in UK.

 

Fonte: https://bit.ly/3Kowh1n

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 28 Marzo 2023
Martedì 28 Marzo 2023

L'UE e il Regno Unito intensificano i colloqui sulla cooperazione nel settore della difesa

Gli alti funzionari dell'Unione Europea e del Regno Unito hanno intensificato le discussioni nelle ultime settimane su potenziali misure per una maggiore cooperazione in materia di difesa e sicurezza. Incoraggiati dal successo del quadro Windsor tra Londra e Bruxelles che ha rimosso gli accordi commerciali post-Brexit dell'Irlanda del Nord, nelle ultime settimane si sono intensificate anche le discussioni sulla sicurezza dei paesi.

Il ministro degli Esteri britannico James Cleverly e Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione Europea, hanno firmato venerdì l'accordo di Windsor e hanno promesso di sfruttare nuovamente la loro recente "eccellente cooperazione".

In un comunicato congiunto, le due parti hanno affermato che avrebbero tenuto un dialogo "nei settori della sicurezza informatica e dell'antiterrorismo". I funzionari di entrambe le parti hanno a lungo considerato le questioni estere, di sicurezza e di difesa dei paesi come le aree più facili per una cooperazione post Brexit. “C'è interesse, e siamo sempre stati aperti a questo dialogo", ha affermato un funzionario dell'UE.

La Gran Bretagna è una delle due principali potenze di difesa dell'Europa occidentale, insieme alla Francia, con sofisticati servizi di intelligence. È anche il membro principale dell'alleanza militare JEF che copre gli stati nordici e baltici, con l’aggiunta dei Paesi Bassi.

Il ministro delle forze armate del Regno Unito, James Heappey, ha partecipato la scorsa settimana allo Schuman Security and Defense Forum inaugurale dell'UE e ha tenuto riunioni bilaterali produttive con alti funzionari del blocco dei 27 membri.

Le discussioni mirano a progressi "incrementali" piuttosto che a un accordo definitivo di cooperazione per la sicurezza e la difesa. I funzionari hanno affermato che la recente invasione dell'Ucraina ha posto l’attenzione sulla necessità di un migliore coordinamento sia in materia di sicurezza nazionale sia su una pianificazione industriale della difesa congiunta per soddisfare l’incremento domanda di materiale bellico.

I funzionari dell'UE si sono inoltre mostrati desiderosi di esplorare potenziali aree di cooperazione in altri settori come la condivisione di informazioni, missioni di difesa congiunte e possibili legami con l'Agenzia Europea per la Difesa.

Lo scorso anno il Regno Unito ha aderito alla "mobilità militare" del progetto di cooperazione strutturata permanente (Pesco) dell'UE, un'iniziativa progettata per migliorare il trasporto di risorse militari in tutta Europa. Gli Stati Uniti, il Canada e la Norvegia sono già membri. "In generale, sosteniamo una migliore cooperazione per la difesa UE-Regno Unito ", ha affermato un alto funzionario di uno stato membro dell'UE.

 

Fonte: https://on.ft.com/3LSj2qJ

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 28 Marzo 2023
Martedì 28 Marzo 2023

UK - I grandi progetti infrastrutturali si starebbero sviluppando troppo lentamente

Il governo UK si starebbe muovendo troppo lentamente con i progetti infrastrutturali per raggiungere i propri obiettivi economici e climatici. La National Infrastructure Commission (NIC) ha affermato che il governo dovrebbe concentrarsi su un numero minore di iniziative ma più grandi e mirate, per favorire la crescita del paese e il raggiungimento di un'economia a basse emissioni di carbonio. Tuttavia, la copertura della banda larga iperveloce è migliorata, ma i progressi nell'efficienza energetica delle case nel Regno Unito non sono stati all’altezza.

Come riportato dalla Commissione, gli sviluppi dei principali obiettivi infrastrutturali sono stati incerti nell'ultimo anno. Il NIC ha chiesto maggiori certezze sullo stato di HS2, la nuova linea ferroviaria ad alta velocità che è in ritardo di circa due anni, e sulla Northern Powerhouse Rail, un importante sistema ferroviario per il nord dell'Inghilterra. Secondo quanto afferma il report, c'è stata una crescita nello sviluppo della banda larga e dell'elettricità green.

La National Infrastructure Commission si era posta in maniera critica nei confronti dell'installazione di fonti di riscaldamento a basse emissioni di carbonio o della garanzia di un equilibrio sostenibile dell'approvvigionamento idrico. Il rapporto ha evidenziato il divario tra ambizione e realtà: il governo vorrebbe installare almeno 600.000 pompe di calore all'anno entro il 2028, ma nel 2021 ne sono state posizionate solo 55.000. Lo stesso si è verificato con le stazioni di ricarica per i veicoli elettrici pubblici (EV): l’obiettivo è instaurare 300.000 punti entro il 2030, ma al momento se ne contano solamente 37.000.

La Commissione ha esortato poi il governo ad allontanarsi da "finanziamenti su piccola scala” per concentrarsi su progetti meno numerosi ma più grandi, così da consentire ai centri regionali di accedere ai finanziamenti e di aumentare i propri poteri decisionali. Al momento ci sono 10 priorità su cui il governo dovrebbe lavorare, tra cui il miglioramento dell'efficienza energetica domestica e l'introduzione più rapida dei punti di ricarica pubblici per veicoli elettrici.

C’è inoltre la necessità di finalizzare nuove proposte circa l'etichettatura sull'efficienza idrica e i regolamenti edilizi per raggiungere l'obiettivo di consumo di 110 litri al giorno entro il 2050.

"Una politica ambiziosa e stabile da parte del governo, insieme a una regolamentazione efficace, è fondamentale per fornire al settore privato la certezza di cui ha bisogno per investire", afferma il rapporto. Un portavoce del Tesoro britannico ha dichiarato: "Siamo impegnati a raggiungere i nostri obiettivi net zero e stiamo spendendo 12,6 miliardi di sterline per ridurre il consumo energetico nazionale del 15%".

All'inizio di marzo, il segretario ai trasporti Mark Harper ha affermato che il governo stava investendo più di 40 miliardi di sterline per trasformare il settore in tutto il paese.

 

Fonte: https://bbc.in/40dIXxn

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 28 Marzo 2023
Martedì 28 Marzo 2023

La Danimarca: un Paese ideale per le start-up

Non è un mistero che la Danimarca sia uno dei Paesi europei dov’è più semplice fare business, al punto che la Banca Mondiale l’ha posizionata al primo posto in Europa e al quarto nel mondo nell’edizione 2020 del suo “Ease of doing business index”. È facile dunque dedurre che l’ambiente danese sia altrettanto favorevole per le startup tecnologiche: Copenaghen, in particolare, ha visto la nascita di diversi unicorn (imprese che hanno raggiunto il valore di 1 miliardo di dollari), tra cui ZendeskTrustpilot e Pleo. Al 2021, la Danimarca aveva raggiunto il numero, ragguardevole date le ridotte dimensioni del Paese, di 4300 startups e 30 investitori venture capital attivi.

In questo articolo, elencheremo i diversi fattori che hanno determinato il successo del florido ecosistema danese e, in particolare, di quello copenaghense per le startup.

Un Paese altamente digitale

Secondo il Digital Economy and Society Index della Commissione Europea, la Danimarca è, insieme alla Finlandia, il Paese leader in Europa per quanto riguarda la connettività a banda larga e al terzo posto per copertura dei very high capacity network (vale a dire, fibra ottica o 5G). L’infrastruttura tecnologica danese è dunque di alto livello.

Inoltre, l’impegno del governo danese ad un approccio “digital by default”, con l’utilizzo della carta come mero strumento di ultima istanza, coniugato ad un avvicinamento stringente sul tema della cybersicurezza e della privacy (con, ad esempio, un utilizzo particolarmente diffuso dell’autenticazione a due fattori per transazioni finanziarie e altri importanti servizi), fa sì che si possa aprire un business direttamente online e renderlo operativo in appena 24 ore.

Forte rete di cluster per imprenditori tech

La presenza di un cospicuo numero di cluster tecnologici nel paese è fonte indiscutibile di attrazione per le imprese di oggi e di domani. Infatti, la Danimarca con il programma Health Tech Hub Copenhagen è una delle nazioni europee in più rapida crescita per gli investimenti nel settore delle biotecnologie, con una comunità e uno spazio di coworking per le principali startup Health-tech. Qui, dal BioInnovazition Institute viene gestito uno dei principali incubatori nel campo delle Life Science, con programmi di ampia risonanza nell’ambito delle ricerche di terapie contro il cancro (IO Biotech).

Sullo stesso piano si collocano i cluster relativi ai campi delle “Advanced Manufacturing & Robotics”. La città di Odense, infatti, racchiude uno dei principali hub di robotica in Europa, che ospita circa 175 startup e scaleups, 40 programmi di istruzione superiore e 10 istituti di ricerca. Per dare un esempio dell’importanza di questi cluster tecnologici, si pensi solo che la Blue Ocean Robotics ha raccolto 335 milioni di corone danesi nel solo gennaio del 2022.

Forza lavoro altamente qualificata

Il succitato Digital Economy and Society Index della Commissione Europea evidenzia come la Danimarca si piazzi al quinto posto in Europa per la qualità del suo capitale umano nell’ambito della digital economy. L’ecosistema di start-up può godere, infatti, di una delle forze lavoro più qualificate nell’intera area UE: questo dipende dalla presenza di università specializzate come la IT University of Copenhagen e la Danish Technical University (DTU).

Politiche e organizzazioni di supporto

Per il governo danese la presenza di imprenditori stranieri in Danimarca crea crescita economica, occupazione e connessioni alla rete globale di startup, reinventano le industrie, creano posti di lavoro e aumentano la competitività della Danimarca. Consci di questi valori aggiunti, il governo danese predispone percorsi incoraggianti per chi avvia una startup nel paese, con permessi di soggiorno e di lavoro permanenti di due anni e con ulteriore estensione di tre anni se l’azienda è in regola. Il paese poi, già in partenza, presenta una situazione liberale in termini di affari e questo si riflette nel contesto normativo con un’assenza di restrizioni sugli investimenti, capitali e utili liberamente rimpatriabili e un’aliquota dell’imposta societaria al 28%.

Fonte: https://bit.ly/3Kczssw

 

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Martedì 28 Marzo 2023
Martedì 28 Marzo 2023

Lo sviluppo commerciale di alimenti geneticamente modificati sarà legale in Inghilterra

Il cibo geneticamente modificato potrà essere commerciato in Inghilterra a seguito di un cambiamento legislativo. I sostenitori della tecnologia affermano che questo accelererà lo sviluppo di colture più resistenti riutilizzabili in futuro, a causa del cambiamento climatico. I critici, invece, riportano che il la nuova tecnologia potrebbe avere effetti disastrosi sulla produzione alimentare del paese e sull'ambiente.

Con editing genetico si intende la modifica di precise sezioni del DNA di un organismo per migliorarne alcune caratteristiche. La nuova legge apre quindi la porta allo sviluppo di animali da allevamento geneticamente modificati, ma sarà necessario un ulteriore voto dei parlamentari prima che sia consentito in Inghilterra. I governi scozzese, gallese e nordirlandese invece non hanno dato il via libera all'uso commerciale dell'editing genetico.

Il capo consulente scientifico del Dipartimento per l'Ambiente, l'Alimentazione e gli Affari Rurali (DEFRA), il prof. Gideon Henderson, ha affermato che le nuove regole miglioreranno la produzione alimentare e porteranno nuovi posti di lavoro e investimenti in Inghilterra.

Ciò che è cambiato è che ora possiamo utilizzare le nuove tecniche sviluppate in laboratorio nelle piantagioni, in modo da avere raccolti migliori e portarli sul mercato più facilmente, usando questa tecnologia per migliorare i risultati agricoli e la produzione alimentare in UK e nel mondo".

Il Precision Breeding Act consente tuttavia solo modifiche genetiche che potrebbero anche essere state prodotte naturalmente o attraverso i tradizionali metodi di incrocio già in uso oggi. Questo consentirà ai ricercatori di apportare modifiche genetiche precise al DNA di una pianta, ad esempio aggiungendo un gene per stimolarne la crescita o ridurne la dipendenza dai fertilizzanti.

I critici degli OGM, come Pat Thomas di Beyond GM, temono che le colture geneticamente modificate non saranno sottoposte a test approfonditi, il che potrebbe comportare l'introduzione di tossine e allergeni nella catena alimentare.  C'è anche la preoccupazione di come verrà gestita l’etichettatura del cibo, e non è chiaro come verrà impedito agli alimenti modificati provenienti dall'Inghilterra di entrare in altre parti del Regno Unito, dove sono ancora vietati.

Il governo scozzese ha una lunga storia di opposizione agli OGM e desidera rimanere al passo con l'UE, anche se la sua decisione è contrastata da NFU Scotland, il quale afferma che questa decisione sta mettendo gli agricoltori scozzesi in una posizione di svantaggio competitivo. Il governo dell'Irlanda del Nord dovrà invece seguire il protocollo negoziato con l'UE, rimanendo al passo con le norme relative alle colture GM in Europa.

C'è tuttavia entusiasmo per l'uso dell'editing genetico tra alcuni coltivatori inglesi. Il National Institute of Agricultural Botany, appena fuori Cambridge, si prende cura di nuove varietà di colture per gli agricoltori del Regno Unito da più di cento anni. Il capo del laboratorio, il prof. Mario Caccamo, ha dichiarato di voler utilizzare questa tecnologia per sviluppare nuove varietà che possano crescere bene nelle condizioni di caldo e secco che il Regno Unito sta vivendo più regolarmente, a causa del cambiamento climatico.

Il Regno Unito è tra i leader mondiali nella ricerca sulla genetica delle piante, ma questa competenza non è riuscita a decollare a causa del precedente divieto all’utilizzo di questa tecnologia per sviluppi commerciali, come riportato dalla normativa UE. La speranza è che il cambiamento legislativo possa attirare nuovi investimenti, portando così nuove imprese, e generando nuovi posti di lavoro.

 

Fonte: https://bbc.in/40kRz5e

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 28 Marzo 2023
Martedì 28 Marzo 2023

Le vendite al dettaglio britanniche sono in ripresa

Secondo gli ultimi dati, il mese scorso le famiglie britanniche hanno ridotto i pasti fuori casa e hanno invece acquistato maggiormente nei supermercati e nei discount, dando un inaspettato impulso alle vendite al dettaglio.

Le vendite al dettaglio sono rimbalzate inaspettatamente dell'1,2% a febbraio rispetto al mese precedente, riportando i volumi di vendita al livello pre-pandemia, come affermato l'Office for National Statistics. "Nell'ultimo mese, i grandi magazzini e i negozi di alimentari hanno ottenuto ottimi risultati in quanto i consumatori, affrontando le pressioni del cost of living, hanno ridotto i pasti fuori casa e le spese per il takeaway", ha dichiarato Darren Morgan, statistico dell'ONS.

Giovedì la Banca d'Inghilterra ha dichiarato di aspettarsi che l'inflazione scenderà più rapidamente del previsto nei prossimi mesi, a causa del calo dei prezzi dell'energia e dell'estensione dei sussidi da parte del governo come riportato nel bilancio pubblicato la scorsa settimana.

I dati aggiornati mostrano che il complessivo delle vendite al dettaglio a febbraio è ancora inferiore del 3,5% rispetto all'anno precedente.

I volumi di vendita nei negozi di alimentari hanno subito meno perdite e sono calati del 2,3% rispetto all'anno precedente, nonostante i dati ufficiali di mercoledì mostrino un aumento del 18% dei prezzi di alimenti e bevande nell'anno fino a febbraio, il più alto dal 1977.

"Questi dati si aggiungono ulteriormente all'idea che la recente resilienza delle attività sia ancora forte. Tuttavia, con le finanze delle famiglie britanniche sotto pressione, qualsiasi miglioramento delle vendite al dettaglio potrà avvenire solamente a seguito dell’indebolimento delle spese “non al dettaglio” come quelle nei ristoranti", ha affermato Ashley Webb, economista di Capital Economics.

 

Fonte: https://reut.rs/40ACf4j

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

 

Ultima modifica: Martedì 28 Marzo 2023
Giovedì 23 Marzo 2023

Gran Bretagna - L'inflazione più alta nel G7 e la Brexit

La Gran Bretagna ha il tasso di inflazione più alto nel G7, essendo l'unica nazione nel gruppo delle economie avanzate con un’inflazione a doppia cifra dopo l'aumento shock dello scorso mese.  In termini generali, l'inflazione è più alta nel Regno Unito che altrove: nell'Eurozona, l'inflazione annua è rallentata all'8,5% a febbraio, in calo rispetto al picco del 10,6% di ottobre, mentre negli Stati Uniti è scesa al 6% il mese scorso, in diminuzione rispetto al massimo del 9,1% della scorsa estate.

Sia nel Regno Unito che nell'Eurozona, la core inflation – utilizzata dai banchieri centrali perché è un parametro che esclude energia e cibo, fornendo così un quadro più chiaro delle pressioni inflazionistiche – è aumentata più del previsto: dal 5,8% di gennaio al 6,2% di febbraio per il Regno Unito, e dal 5,3% al 5,6% per l’Eurozona.

Sebbene l'inflazione possa variare di mese in mese, smentendo un andamento costante e rendendo più difficile isolare la Brexit come forza trainante del fenomeno, ci sono ancora ragioni per cui il Regno Unito potrebbe trovarsi peggio di altre nazioni. La Brexit ha aumentato i tempi di consegna e i costi per le importazioni oltremanica, un fattore che probabilmente si rifletterà sui consumatori.

Justin King, ex amministratore delegato di Sainsbury, ha affermato che il settore alimentare del Regno Unito è stato "significativamente interrotto" dall'uscita dall'UE. Una ricerca della London School of Economics ha mostrato che la Brexit ha aggiunto quasi 6 miliardi di sterline ai costi alimentari nel Regno Unito ma tuttavia non può essere considerato l’unico motivo. I coltivatori hanno incolpato i supermercati britannici di aver diminuito le retribuzioni, limitando così l'offerta, e inoltre sono diminuiti i finanziamenti del governo a sostegno della produzione alimentare.

Gli economisti hanno affermato che l'aumento delle bollette energetiche è stato uno dei principali fattori dell’aumento dei costi alimentari, influenzando il prezzo di fertilizzanti, del carburante per i mezzi agricoli e per i camion, dei forni dei panifici e delle linee di produzione delle fabbriche alimentari. Oltre all'interruzione della catena di approvvigionamento e ai costi energetici, anche i salari sono stati determinanti. In risposta allo shock inflazionistico, i lavoratori hanno chiesto ai datori di lavoro stipendi più elevati, mentre la mancanza di personale in molti settori, ha costretto le aziende a offrire salari più alti per assumere nuova forza lavoro o mantenere i propri dipendenti.

La migrazione netta verso il Regno Unito ha continuato a salire fino a raggiungere un livello record dalla Brexit, trainata soprattutto dagli arrivi da nazioni non UE. Una ricerca del Centre for European Reform ha suggerito che la Brexit potrà portare a un deficit di 330.000 persone di forza lavoro in UK. La mancanza di personale potrebbe quindi costringere i datori di lavoro ad aumentare i salari, con un potenziale ulteriore incremento dell'inflazione.

Fonte: https://bit.ly/3lBFJEN

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Giovedì 23 Marzo 2023
Giovedì 23 Marzo 2023

Lo shock inflazionistico spinge la Bank of England ad alzare nuovamente i tassi d’interesse

La Bank of England dovrebbe alzare i tassi d’interesse per l'undicesima volta consecutiva, dopo un aumento a sorpresa dell'inflazione. La Banca sta cercando di controllare le deboli prospettive economiche della Regno Unito e le recenti preoccupazioni del settore bancario, e dovrebbe annunciare presto la sua decisione sui tassi.

Nonostante la maggior parte degli economisti ritenesse che l'inflazione fosse sulla buona strada per diminuire, dopo aver toccato il picco dell’11% lo scorso ottobre, i dati di mercoledì hanno tuttavia mostrato che il fenomeno inflazionistico è salito nuovamente al 10,4%.

Mercoledì, la Federal Reserve americana ha alzato i suoi tassi d’interesse di un quarto di punto percentuale mentre la scorsa settimana, la Banca Centrale Europea, ha mantenuto i suoi piani e ha alzato i tassi di 50 punti base nonostante le turbolenze del Credit Suisse, una mossa ripetuta giovedì dalla stessa Banca nazionale svizzera.

Ben Nicholl, gestore dei fondi della Royal London Asset Management, ha affermato che il balzo dell'inflazione in UK è stato un momento scioccante, aggiungendosi ad una serie di segnali che anticipano come la BoE farà fatica a riportare l'inflazione al suo obiettivo attuale del 2%.  La crescita dei salari sta diminuendo, nonostante sia ancora al di sopra della sua media storica, e c’è una grave carenza di lavoratori: questo potrebbe mantenere alto il tasso inflazionistico nel mercato del lavoro.

La Bank of England è stata la prima grande banca centrale ad iniziare ad aumentare i tassi d’interesse nel dicembre 2021 e sembrava che, come la Bank of Canada, potesse presto fermare l’aumento. Il mese scorso il governatore della BoE Andrew Bailey ei suoi colleghi hanno affermato di essere pronti ad agire con la forza se le prospettive porteranno persistenti pressioni inflazionistiche.

L'economista di ING Bank James Smith ha detto che si aspettava un rialzo dei tassi, ma che probabilmente questo sarà l’ultimo aumento imposto della Bank of England. "Supponendo che i dati più ampi sull'inflazione continuino a indicare un allentamento delle pressioni, sospettiamo che il comitato della Banca sarà a suo agio nel mettere in pausa l’aumento dei tassi già dal prossimo incontro di maggio".

Fonte: https://reut.rs/3JC4ybL

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Giovedì 23 Marzo 2023