Mercoledì 15 Ottobre 2025
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In Belgio, il fatturato del settore dell’arredamento e del design ha avuto un trend in crescita in controtendenza rispetto alla crisi pandemica. Questo perché le persone, trascorrendo molto più tempo a casa, hanno deciso di occuparsi dei loro interni.
In particolare, il fatturato dell'industria del mobile nel 2021 è aumentato del 9,9%, raggiungendo i 2,3 miliardi di euro, il livello più alto degli ultimi cinque anni. Tuttavia, a partire da ottobre 2021 la situazione economica del settore del mobile ha iniziato a deteriorare mese dopo mese (-7,8% a dicembre 2021), a causa dell’esplosione dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Nel marzo 2022, l’invasione russa dell’Ucraina ha fatto ulteriormente crollare la fiducia dei consumatori, i quali, a causa dell’aumento del costo dei carrelli della spesa e delle bollette energetiche, hanno iniziato a rimandare le grandi spese, come quelle per i mobili appunto.
Il mercato belga del mobile è un mercato maturo e ben sviluppato che offre un’ampia gamma di prodotti, sia di alto livello che di fascia economica. Il settore è fortemente orientato verso l’export in quanto oltre il 60% della produzione è destinata alle esportazioni. Nello specifico, l'89% delle esportazioni di mobili è destinato al mercato dell'Unione Europea, avendo come principali destinazioni Francia, Paesi Bassi, Germania, Regno Unito e Lussemburgo.
Nel corso degli anni la produzione belga è andata diminuendo come conseguenza della globalizzazione.
«Oggi quasi tutti i produttori e distributori locali devono per forza di cose integrare alla loro produzione una abbondante fetta di importazione», ha dichiarato Jan Dietvorst di Fedustria, la Federazione belga dell'industria tessile, del legno e del mobile.
Infatti, nel 2021 le importazioni di mobili hanno registrato un forte aumento del 30,2%, mentre le esportazioni di mobili sono aumentate solo del 19,1%. Nel giugno 2022, le esportazioni di mobili del Belgio ammontavano a 175 milioni di euro e le importazioni a 292 milioni di euro, con un saldo commerciale negativo di 117 milioni di euro.
I consumatori belgi dimostrano un interesse crescente per le nuove tendenze ed il design innovativo e conoscono ed apprezzano il Made in Italy, nonostante l’Italia sia posizionata solo al 5°posto tra i paesi fornitori. I mobili italiani esportati in Belgio corrispondevano ad un valore di 229,40 milioni di euro nel 2019, 220,47 milioni di euro nel 2020 e 262,70 milioni di euro nel 2021.
Inoltre, il Belgio è caratterizzato da due diversi tipi di approccio ai prodotti italiani, che rispecchiano le differenti culture delle Fiandre e della Vallonia, le due regioni in cui il Paese è diviso. Nelle Fiandre il Made in Italy è percepito come prodotto di alta qualità e come bene di lusso, mentre in Vallonia la vicinanza con la Francia e la forte comunità italiana la rendono un mercato strutturalmente più accogliente allo stile di vita italiano e mediterraneo.
Per quanto riguarda l’acquisto dei mobili, i consumatori si rivolgono ai negozi di bricolage (28%), le grandi catene (27%) e i negozi di mobili e complementi d’arredo (25%). Recentemente l’e-commerce ha acquisito sempre più importanza tanto che ad oggi i mobili e i complementi d’arredo rappresentano il 19% degli acquisti online, ma ci si aspetta che nei prossimi tre anni un belga su tre acquisterà via internet.
I belgi dimostrano una preferenza per il minimalismo, il vintage (anni 50 e 60), la semplicità e la sostenibilità. Il 30% dei belgi opta per uno stile classico mentre il 24% preferisce lo stile moderno. Si può distinguere inoltre un terzo stile definito “country”, preferito dal 10%.
Gli acquisti sono guidati principalmente dal prezzo, soprattutto per quanto riguarda i giovani, e dalla qualità e dalla varietà dell’offerta, per quanto concerne le persone più anziane.
Fonte: https://bit.ly/3QKqAfx
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Belgo-Italiana)
Dopo aver assistito alla crescita più significativa degli ultimi 40 anni (+5,7%) nel 2021, l’andamento economico degli Stati Uniti è destinato a rallentare fermandosi ad un modesto +1,9% nel 2022. Nel 2023, la crescita economica dovrebbe rallentare ulteriormente, poiché la politica monetaria si muove in territorio restrittivo, spingendo la crescita a un ritmo inferiore al trend fino al 2024. Si prevede una crescita media dello 0,9% sia nel 2023 che nel 2024.
Il mercato del lavoro ha continuato a registrare risultati migliori del previsto. La domanda di lavoro rimane appena al di sotto dei massimi storici, mentre il bacino di lavoratori disponibili continua a ridursi. Questa situazione, unita ad un ritmo di crescita economica più debole, dovrebbe portare a un rallentamento delle assunzioni, esercitando una pressione al rialzo sul tasso di disoccupazione. Prevediamo che il tasso di disoccupazione aumenterà dell'1,5% tra il terzo trimestre del 2022 e il secondo trimestre del 2024, raggiungendo un picco del 5,1%, prima di tornare gradualmente alla sua media di lungo periodo del 4%.
L'inflazione è rallentata rispetto ai massimi pluridecennali e ci aspettiamo di assistere a una significativa decelerazione fino al 2023. Tuttavia, il deflatore core PCE (la misura preferita dalla Fed per l'inflazione) non dovrebbe raggiungere l'obiettivo medio del 2% del FOMC prima della fine del 2024.
La politica monetaria si immagina che sarà molto più restrittiva di quanto si pensasse. Le ultime previsioni ritengono che il tasso dei Fed funds raggiunga il 5% all'inizio del 2023 e si mantenga a tale livello fino al terzo trimestre del 2023. Quando i tassi più alti raffreddano le pressioni sul lato della domanda e l'inflazione torna significativamente verso il 2%, ci aspettiamo che la Fed riduca i tassi di interesse a un livello più coerente con il suo tasso neutrale (2,25%).
(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)
Fortaco, produttore finlandese di veicoli e attrezzature industriali, sta investendo 7 milioni di euro per ampliare il proprio stabilimento di Holíč, creando 90 posti di lavoro. Il completamento del progetto è previsto per la prima metà del 2024. L'anno scorso, l'impianto per l'assemblaggio di cabine di veicoli ha registrato un utile netto di 0,1 milioni di euro e le sue vendite sono aumentate del 74%, raggiungendo i 19 euro. (teraz.sk)
Brückner, un produttore tedesco di linee di imballaggio in foglio, sta ampliando il suo stabilimento di Topoľčany. Grazie all'automazione, tuttavia, l'investimento non specificato non aumenterà il personale rispetto agli attuali 350 dipendenti. La domanda di imballaggi è aumentata durante la pandemia, poiché le persone si sono riversate sugli acquisti online durante le serrate. Nel 2020-21, lo stabilimento ha aumentato le vendite da 8,5 a 12 milioni di euro. Il governo ha approvato un incentivo agli investimenti di 4,7 milioni di euro per un investimento di 41,5 milioni di euro da parte del gruppo industriale austriaco Andritz nell'espansione del suo stabilimento di Humenné. Entro il 2024 verranno creati 101 nuovi posti di lavoro, di cui 64 nella produzione e 37 in un centro tecnologico. L'impianto produce attrezzature per la separazione degli idrocarburi e la produzione di foraggio, oltre a coltelli per l'industria siderurgica. Il centro tecnologico si occuperà dello sviluppo dei prodotti. Andritz impiega 462 dipendenti negli stabilimenti di Humenné e Spišská Nová Ves e nel 2021 ha registrato vendite per 53,7 milioni di euro.
Fonte: https://bit.ly/3w1xnYB
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca)
L'italiana Toll Telepass diventerà il primo fornitore del Servizio europeo di telepedaggio (SET) in Slovacchia. Sta per firmare un contratto con la NDS, la società autostradale nazionale. Il SET dovrebbe aprire la riscossione dei pedaggi alla concorrenza e ridurre i costi statali. I camionisti che utilizzano un'unità di bordo Telepass per pagare il pedaggio in altri Paesi potranno utilizzarla anche in Slovacchia. Un altro fornitore del SET sarà la ceca Eurowag.
Fonte: https://bit.ly/3Xw45No
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca)
Il Belgio è uno snodo centrale per la distribuzione di merci dirette verso i paesi limitrofi e per i rapporti commerciali oltre Europa. Il trend positivo del settore si radica già prima del 2020, anno che ha rappresentato uno spartiacque per la ribalta dell’e-commerce tanto da far aumentare sensibilmente l’importanza del sistema logistico. All’interno di quest’ottica, il Belgio continua a promuovere, sia con finanziamenti pubblici che privati, lo sviluppo della rete dei trasporti, dando un impulso fondamentale alla crescita delle imprese logistiche nel paese, che contribuiscono a loro volta al mantenimento dell’export europeo nel mondo.
L’efficienza logistica del Belgio si poggia su quattro vie principali: marittima, aerea, ferroviaria, stradale.
L’importanza portuale del Belgio raggiunge il suo prestigio grazie al porto di Anversa, il secondo più grande d’Europa ed il quattordicesimo porto container al mondo. Con le difficoltà legate all’approvvigionamento del gas, il porto di Anversa vanta una posizione strategica per la rete di gasdotti nell’Europa occidentale. Oltre al gas, anche il trasporto di materiali petrolchimici passa per Anversa, prima di essere distribuiti in Belgio e da qui negli altri paesi europei.
Sul trasporto aereo delle merci, il Belgio non si fa trovare impreparato. Con i suoi sei aeroporti internazionali, un numero più che proporzionato al territorio nazionale, il Belgio fa da perno per l’intercettazione economica nell’area del cosiddetto “triangolo d’oro”, che copre Amsterdam, Francoforte, Parigi. Il 2019 è stato un anno record per la logistica aerea belga, soprattutto per l’aeroporto commerciale di Liege, dove hanno transitato 902.047,401 tonnellate di merci, registrando un + 3,6% rispetto all’anno precedente. Negli ultimi tre anni, l’aeroporto di Liege ha consolidato poi nuovi partenariati internazionali soprattutto con la Cina, creando così rapporti privilegiati tra le merci europee e il mercato cinese.
La logistica ferroviaria e quella stradale vanno di pari passo. Il Belgio vanta una delle reti ferroviarie più efficienti d’Europa. Tuttavia, il sistema stradale rimane la prima soluzione adottata dall’import-export dei paesi vicini. Infatti, le imprese straniere geograficamente vicine al territorio belga conferiscono un ruolo pilota alle ditte nazionali di logistica stradale, come Jost e DSV.
Secondo i dati di Eurostat, l’Italia è tra i paesi esportatori che si affidano invece alla rete ferroviaria, con 3.404 milioni di tonnellate lorde di merci esportate in Belgio su binari nel 2021. Recentemente è stato inaugurato un nuovo trasporto intermodale, 2SeasTrain realizzato dalla compagnia ferroviaria Gts Rail, operativo dall'11 ottobre 2022, che collega Bari al porto di Zeebrugge viaggiando per oltre 2.000 km in sole 48 ore. La società stima che, grazie all’impiego del treno, saranno tagliati oltre cinque milioni di chilometri annui percorsi dai camion sulle strade, con un conseguente e importante risparmio in termini di emissioni inquinanti.
Fonte: Report Belgian Transport & Logistics (Belgian Foreign Trade Agency)
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Belgo-Italiana)
Il rincaro dei prezzi del gas continua a colpire l’economia dell’Europa, ma il Belgio, che dell’Europa ne è il cuore pulsante, sembra aver attutito gli aumenti provocati dal settore energetico.
La Banca Nazionale del Belgio (NBB) parla di un peso di 10 miliardi di euro per il PIL belga, ma il rincaro dell’energia viene gestito da Bruxelles su due direttrici maestre: un sistema di stockaggio del gas ed un piano di aiuti fino al 2023. Su questi binari paralleli, il Belgio sarà in grado di garantire la sicurezza energetica alla popolazione per i prossimi mesi.
La sua posizione centrale nell’Europa occidentale e la sua infrastruttura di rete altamente interconnessa con i Paesi vicini fanno sì che il Belgio si trovi in una posizione privilegiata in termini di approvvigionamento. In particolare, i suoi due siti di stockaggio, quello di Zeebrugge e di Loenhout (quest’ultimo ha da solo ancora una capacità piena di oltre l’80% di gas) consentiranno al Paese di superare senza difficoltà il programma di stockaggio energetico imposto dall’Unione Europa.
Per quanto riguarda gli aiuti alla popolazione, le proroghe per colmare il peso dell’inflazione saranno prolungate fino al 31 marzo 2023. Tra queste, la riduzione delle accise su gasolio e benzina, il blocco dell’IVA al 6% su luce, gas e olio combustibile.
Inoltre, per alleviare l'onere finanziario della crisi energetica sulle imprese, sono state adottate misure di sostegno, soprattutto in campo sociale e fiscale. Nello specifico, le aziende in difficoltà potranno beneficiare di un rinvio del pagamento dei contributi sociali e la scadenza del pagamento delle imposte è stata rinviata. È stato poi approvato un piano di rimborso del debito fiscale, oltre ad essere garantita l’esenzione fiscale per gli aiuti regionali.
Dal lato delle policy, il rincaro del gas ha rimesso sul tavolo la necessità di indirizzarsi verso politiche energetiche più green. Il Belgio ha proseguito quindi la politica eco-friendly intrapresa già prima della crisi energetica, riducendo l’IVA dal 21% al 6% per gli investimenti su pannelli e caldaie solari per le case con meno di 10 anni di età. Anche in questo caso, tali agevolazioni saranno estese fino alla fine del nuovo anno.
Infine, le compagnie energetiche, sulle quali si prevede un aumento di profitti, avranno un ruolo nevralgico nella copertura degli aiuti governativi destinate a famiglie ed imprese. Il governo ha infatti già attivato un incremento della tassazione sui profitti extra del settore energetico, in modo da redistribuire i ricavi al lato dei consumatori.
Fonte: https://bit.ly/3GGj94f
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Belgo-Italiana)
La città Chapecó è conosciuta come la capitale brasiliana dell'agroindustria. È un municipio localizzato nello stato di Santa Catarina (sud del Brasile) ed è considerato il più importante centro agroindustriale brasiliano, per essere il più grande produttore ed esportatore di carne di pollame del paese.
Chapecó possiede il più moderno sistema di produzione agroindustriale integrato tra allevamenti di pollame e suini e industrie di lavorazione della carne.
Ha il più grande ed avanzato parco agroindustriale nel settore della carne del paese ed è diventato il più grande centro di produzione di proteine animali del mondo.
La più grande produzione di prodotti avicoli e suini industrializzati del pianeta è concentrata in questa regione (ovest di Santa Catarina), che è anche punto di riferimento in termini di produzione, produttività, salute e qualità.
I prodotti sono conosciuti in tutto il mondo. Il Medio Oriente, ad esempio, acquista pollo da Santa Catarina occidentale da oltre 40 anni.
Chapecó ospita inoltre le più grandi agroindustrie del paese nel settore agroalimentare. Il più noto è la holding alimentare BRF, che riunisce i marchi Sadia e Perdigão, con tre unità a Chapecó. Un'altra grande azienda con sede in città è il gruppo Aurora, il terzo più grande gruppo dell'industria della carne nel paese. Sponsor privato anche della squadra di calcio Chapecoense (nota nel mondo per il terribile incidente aereo).
L'attività agroindustriale è stata la principale responsabile dello sviluppo economico e del processo di urbanizzazione del comune. Qui, i produttori rurali, le industrie e il governo intrattengono uno straordinario rapporto di cooperazione che sostiene e garantisce lo sviluppo economico dello stato di Santa Catarina.
Il modello agroindustriale in esame offre opportunità per gli investitori stranieri, sia per la tecnologia industriale, il software di gestione dei processi, il controllo della produzione sostenibile, sia nella distribuzione e collocamento nel mercato estero ed interno dei prodotti.
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italiana Commercio e Industria SC - Brasile)
Il mercato del lavoro danese è molto flessibile, stabile ed in continua crescita. Per queste caratteristiche risulta essere interessante e altamente attrattivo per molte persone al di fuori della Danimarca. Una domanda, quindi, sorge spontanea, quanti lavoratori stranieri riescono ad entrare nel mercato del lavoro danese?
Un’indagine di DI – Danish Industry risponde esattamente a questo quesito, specificando che, nel mese di ottobre 2022, il cluster di lavoratori provenienti dall’estero ha toccato per la prima volta esattamente cifra 300.641.
Il superamento di quota 300.000 lavoratori stranieri assunti full-time nel Pease rappresenta un nuovo record. Infatti, 5 anni fa i lavoratori senza cittadinanza danese si fermavano a 200.000, ossia, circa 100.000 lavoratori in meno rispetto al numero attuale.
Ciò significa che 1 lavoratore su 8, nel mercato del lavoro danese, oggi non ha una cittadinanza straniera, mentre solo dieci anni fa la proporzione era 1 su 15.
Questo è un trend di crescita che ha preso avvio durante gli anni della crisi finanziaria, quando il mercato del lavoro internazionale ha iniziato ad espandersi in Danimarca, proprio come risposta alla crisi. In media, dal 2017, ogni anno si registra una crescita di forza lavoro proveniente dall’estero di 18.000 persone.
La presenza di lavoratori con cittadinanza straniera in Danimarca non beneficia solo i lavoratori stessi, ma è un valore aggiunto per l’intero paese. Infatti, la Danimarca, essendo un paese piccolo, ha necessità di acquisire dall’esterno parte della forza lavoro qualificata, per rispondere alla domanda di mansioni specializzate e per portare nel mercato del lavoro danese capacità e conoscenze che non si riescono a trovare facilmente al suo interno.
Inoltre, anche dal punto di vista puramente economico, la presenza di lavoratori internazionali è un guadagno per la Danimarca; essi, infatti, nel 2021, hanno contribuito all’economia del paese per un valore di 211 miliardi di corone.
La forza lavoro internazionale però non è omogenea in tutti i settori. La proporzione è nettamente superiore nell’industria privata e molto più bassa nel settore pubblico. Il settore privato, infatti, conta tre volte il numero di lavoratori stranieri rispetto alla pubblica amministrazione.
Mentre, all'interno del settore privato, le categorie più ricercate e con più richiesta di lavoratori internazionali sono l’informatica, ingegneria, l'industria farmaceutica, l’economia e finanza, la ricerca e università e l’area delle biotecnologie.
È, in definitiva, una tendenza molto positiva che sottolinea quanto sia positivo, e anche necessario, il libero movimento di persone, conoscenze e professionalità tra un paese e l’altro, e, di conseguenza, quanto sia fondamentale il lavoro di internalizzazione delle varie realtà commerciali in Europa.
Fonte: https://bit.ly/3XljeS0
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Si indicano di seguito i principali dati economici americani nei primi 11 mesi del 2022.
Vendita al dettaglio
Le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,6% a novembre, rispetto all'aumento dell'1,3% di ottobre, al di sotto delle previsioni che indicavano una perdita dello 0,2%.
I rivenditori di autoveicoli e ricambi hanno registrato un calo del 2,3% m/m a novembre. Le vendite di questa categoria sono state volatili, ma anche con le revisioni al rialzo di ottobre, sono scese del 2,4% su base annua. Escludendo le auto, le vendite sono diminuite dello 0,2% su base mensile, al di sotto delle aspettative.
Gli incassi dei distributori di benzina sono diminuiti (-0,1% m/m) a causa del calo dei prezzi del gas. Le vendite nei negozi di materiali per l'edilizia e di attrezzature per il giardinaggio sono diminuite del 2,5% rispetto all'anno precedente.
Le vendite al dettaglio nel "gruppo di controllo", che esclude le categorie più volatili (auto, stazioni di servizio e materiali da costruzione) e viene utilizzato per stimare la spesa per consumi personali (PCE), sono diminuite dello 0,2% m/m rispetto all'aumento dello 0,5% m/m rivisto al ribasso di ottobre.
All'interno del gruppo, le perdite maggiori si sono registrate nelle vendite dei negozi di elettronica ed elettrodomestici (-1,5% m/m), dei rivenditori non specializzati (- 0,9 m/m) e dei negozi di articoli sportivi e musica (-0,6% m/m).
Un punto di forza sono state le vendite dei servizi di ristorazione e dei locali di intrattenimento, gli unici dati positive del settore dei servizi. Qui le vendite sono aumentate dello 0,9% m/m, dopo la crescita forte dell'1,6% m/m di ottobre.
Indice di fiducia delle piccole e medie imprese
L'ottimismo delle piccole imprese è meno cupo a novembre.
L'indice NFIB è salito leggermente a novembre, sembrando trovare un fondo dopo la caduta dell'ultimo anno. L'indice è salito di 0,6 punti a 91,9 in novembre, rimanendo al di sotto della media di 49 anni, che è di 98 punti.
Al di sotto del dato principale, tre delle dieci componenti secondarie sono scese nel mese. I proprietari si aspettano un miglioramento delle condizioni aziendali nei prossimi sei mesi, ma con un valore netto negativo del 43%, la misura è ancora una lettura da recessione.
La percentuale netta di proprietari che aumentano i prezzi medi di vendita è aumentata di un punto, raggiungendo il 51%, un valore elevato, ma inferiore a quello registrato nel 2022.
Il miglioramento maggiore si è registrato nell'andamento dei profitti che, con -22 punti, è diventato meno negativo, il che significa che ci sono meno segnalazioni di profitti negativi. Tra le imprese che hanno segnalato una riduzione dei profitti, la causa più comunemente citata è stata l'aumento del costo dei materiali (29%), seguita da vicino dalla diminuzione delle vendite (25%).
Il mercato del lavoro
La tensione del mercato del lavoro è rimasta una preoccupazione anche a novembre, con il 44% dei proprietari che ha segnalato posti di lavoro difficili da occupare, in calo di due punti rispetto ad ottobre. La situazione è particolarmente grave nei settori dei trasporti, del commercio all'ingrosso e delle costruzioni. Il 18% dei titolari prevede ancora di creare nuovi posti di lavoro nei prossimi tre mesi, ma si tratta della percentuale più bassa dal gennaio 2021. Anche i proprietari che prevedono di aumentare i compensi nei prossimi tre mesi sono scesi di quattro punti rispetto ad ottobre, passando a un 28% netto.
Piani di spesa
I piani di spesa in conto capitale nei prossimi mesi sono saliti leggermente al 24%. La NFIB ritiene che le attuali intenzioni di spesa in conto capitale siano "troppo basse per aumentare la produttività".
La percentuale netta di proprietari che prevedono un aumento delle vendite reali è migliorata di cinque punti, ma è ancora negativa per l'8%, una lettura piuttosto debole.
Nel complesso, la fiducia delle piccole imprese può essere meglio descritta come meno cupa a novembre. La carenza di manodopera, le interruzioni della catena di approvvigionamento e l'inflazione elevata hanno contribuito a peggiorare il sentimento nel corso dell'ultimo anno, ma a novembre si sono visti alcuni segnali di una leggera attenuazione di queste preoccupazioni.
(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)
Il FOMC (Federal Open Market Committee) lo scorso 14 dicembre ha rialzato il tasso di riferimento di 50 punti base al 4,25%-4,5% e ha annunciato il proseguimento della riduzione del bilancio.
La Fed ha affermato che "gli indicatori recenti segnalano una crescita modesta della spesa e della produzione. La crescita dei posti di lavoro è stata robusta negli ultimi mesi e il tasso di disoccupazione è rimasto basso. L'inflazione rimane elevata, riflettendo gli squilibri della domanda e dell'offerta legati alla pandemia, l'aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell'energia sono quelli che hanno inciso maggiormente sui prezzi".
La sintesi delle proiezioni economiche della Fed è stata aggiornata rispetto a settembre.
La proiezione media della crescita del PIL reale per il 2023, 2024, 2025 e per il lungo periodo è stata ricalcolata allo 0,5%, 1,6%, 1,8% e 1,8% (da 1,2%, 1,7%, 1,8% e 1,8%).
Il tasso di disoccupazione medio prevedeva il 4,6% (4,4%) per il 2023, il 4,6% (4,4%) nel 2024 e il 4,5% (4,3%) nel 2025. La stima di lungo periodo del tasso di disoccupazione è rimasta invariata al 4,0%.
Per quanto riguarda l'inflazione, la stima mediana del PCE core è stata ipotizzata al 3,5% nel 2023, al 2,5% nel 2024 e al 2,1% l’anno successivo.
La proiezione mediana del tasso sui fed funds è stata portata al 5,1% nel 2023, al 4,1% nel 2024 e al 3,1% nel 2025. Il tasso neutrale di lungo periodo è stato ipotizzato al 2,5%.
Tutti i membri del FOMC hanno votato a favore della decisione.
(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)