Lunedì 7 Luglio 2025
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Le aziende esportatrici turche stanno affrontando costi crescenti ed entrate in calo dopo che il dollaro si è rafforzato rispetto all'euro, raggiungendo la parità per la prima volta da oltre due decenni; la perdita nel primo semestre del 2022 è stata valutata di circa il 15% soprattutto colpendo l'industria automobilistica, principale motore delle esportazioni turche: “oltre il 65% delle esportazioni dell'industria automobilistica sono in euro ma molte materie prime vengono acquistate in dollari e il rafforzamento della moneta statunitense influenzerà negativamente la nostra competitività nel mercato europeo”, ha affermato Baran Çelik, DG dell'Uludağ Automotive Industry Exporters Association (OIB).
Anche l’industria dell’abbigliamento (che esporta per il 70% nell'Unione Europea) sta perdendo competitività a vantaggio delle aziende rivali dell'Estremo Oriente che, al contrario, guadagno in competitività in quel settore.
Il quadro per le aziende si complica non solo per la continua svalutazione della lira turca ma anche per il recente l'obbligo introdotto dal Governo alle aziende nazionali di convertire una parte dei ricavi derivanti dall’export in valuta nazionale.
I dati annunciati dal Ministro del Commercio Mehmet Mus il 22 luglio scorso e riferiti al mese di giugno registrano un aumento del 18,7% dell’export turco che si attesta a 23,4 miliardi di dollari mentre le importazioni aumentano del 39,7% raggiungendo i 31,6 miliardi di dollari; nei primi sei mesi dell’anno la crescita dell’import turco (+40,6%) raddoppia sulle vendite (+20,0%) soprattutto per il sostenuto aumento dei prezzi delle materie prime.
Il disavanzo commerciale, che era sceso a 25 miliardi di dollari nel 2019, è salito a oltre 76,5 miliardi lo scorso mese di giugno, il livello più alto degli ultimi quattro anni. Anche se le stime per la seconda parte dell’anno prevedono incrementi più moderati sia nelle esportazioni che nelle importazioni, la strategia indicata dal Ministro Mus sarà quella di una maggiore diversificazione aumentando le vendite nei Paesi più lontani (i due terzi delle esportazioni vengono effettuate in paesi relativamente vicini) aumentando l’export in 18 paesi che si trovano a più di 2.500 chilometri dalla Turchia (Stati Uniti, Canada, Messico, Brasile e Cile, Cina, Giappone, Corea del Sud, Pakistan, India, Indonesia, Malesia, Thailandia, Filippine e Vietnam, Sud Africa, Nigeria e Australia) e che detengono una quota pari al 64% nell'economia mondiale, realizzando il 47% delle importazioni mondiali di beni.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
I dati più aggiornati sui flussi di investimenti diretti esteri in Turchia, pubblicati lo scorso 25 luglio dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali in Turchia (YASED), indicano che nei primi cinque mesi del 2022 gli IDE in entrata sono stati pari a 3,73 miliardi di dollari (+8,7% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno). In particolare, il mese di maggio scorso ha fatto registrare buoni risultati (+1,18 miliardi dollari) dopo 4 mesi in cui si è assistito a un lieve calo. Nel dettaglio l’afflusso di IDE è stato guidato, nel periodo in osservazione, per un valore di 657 milioni di dollari, dai ricavi dalle vendite delle proprietà immobiliari a cittadini stranieri seguiti dall’acquisizione di partecipazione azionarie (533 milioni di dollari).
Se consideriamo i primi cinque mesi del 2022, la quota IDE affluita sotto forma di vendite immobiliari ha raggiunto +62,7% mentre i primi tre settori economici che hanno conquistato la quota maggiore degli afflussi di capitale estero sono stati rispettivamente il commercio all'ingrosso e al dettaglio (con una quota pari al 48%), le attività di alloggio e ristorazione e l’ITC. L’Ue deteneva la quota di maggioranza (45%) a maggio 2022 mentre il 35% degli investimenti di capitale azionario proveniva dalla Svizzera seguita da Paesi Bassi e Giappone; sempre nel mese di maggio scorso si è osservato un ruolo più profilato dei Paesi asiatici che hanno ampliato lo loro presenza (15% del totale) tra i principali investitori in Turchia.
Nel 2021 gli IDE in entrata si attestarono a 14,1 miliardi di dollari (+48% rispetto al 2019) con una quota globale pari allo 0,86% e hanno finanziato oltre il 40% del deficit delle partite correnti della bilancia dei pagamenti. Il 2022 per gli investimenti stranieri in Turchia appare incerto e le turbolenze finanziare innescate dalla guerra in Ucraina spingerebbero le stime verso un significativo ribasso degli IDE globali con una indubbia ripercussione anche sui flussi in Turchia. Anche per far fronte alle attuali dinamiche negative della bilancia dei pagamenti, l’obiettivo di Ankara nel prossimo anno resta quello di aumentare la propria quota globale degli IDE in entrata dallo 0,85% al 1,6%.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
L’ultimo rapporto ufficiale sull’inflazione in Turchia segnala un +79,6% nel mese di luglio. Pur essendo un dato elevatissimo, si tratterebbe di un incremento lievemente inferiore rispetto a quelli dei mesi scorsi, il che potrebbe far pensare and un lieve allentamento della pressione sui prezzi. Il Presidente Erdogan ha recentemente dichiarato che “occorre avere pazienza” prevedendo un decremento del tasso di inflazione fino a raggiungere livelli “adeguati” nel corso dei masi di febbraio-marzo 2023.
Intanto un recente sondaggio della Reuters stima che il tasso di inflazione in Turchia raggiungerà il suo picco più alto dell’ultimo ventennio nei prossimi mesi per poi attestarsi a circa il 70% entro la fine del 2022; gli stessi sondaggi stimano anche che la BCRT manterrà il suo tasso di riferimento stabile al 14% per almeno un altro anno. L'inflazione in Turchia è aumentata vertiginosamente nel corso dell’ultimo anno, aggravata dalla crisi valutaria (svalutazione di circa il 44% del valore della lira rispetto al dollaro negli ultimi 12 mesi) successivamente, nei primi mesi del 2022, l'aumento dei prezzi delle materie prime causato dall’invasione dell’Ucraina si è avvicinato all'80% comportando elevati oneri sulle famiglie turche. Un miglioramento, sempre secondo gli economisti di Reuters, potrebbe avvenire solo verso la fine del primo trimestre del 2023 con il tasso che potrebbe attestarsi intorno al 43% a ridosso delle elezioni presidenziali. Il sondaggio appare dunque in linea con il programma di Ankara che continuerà a dare priorità a tassi di interesse bassi al fine di facilitare il credito e le esportazioni e per sostenere la crescita del Paese.
All’importante erosione delle riserve valutarie, un’inflazione elevata, passata dal 73,50% di maggio a 79,6% lo scorso mese di luglio ed un calo degli IDE che hanno ampliato il deficit delle partite correnti, fa da contraltare una crescita sostenuta. Dopo il +11% del 2021, il PIL è cresciuto del 7,3% nel primo trimestre dell’anno e gli economisti di Reuters prevedono una crescita del prodotto interno lordo intorno al 3,3% alla fine di quest’anno e un disavanzo delle partite correnti del 5,5% del PIL (rispetto al 4,4% del sondaggio Reuters di aprile scorso); un disavanzo che dovrebbe restringersi nel 2023 al 3,5% (la stima precedente era 2,8%). Il Capo economista di Tera Yatirim, Enver Erkan, ha affermato che la BCRT continuerà a perseguire una politica monetaria prudente rispettando il programma economico di Erdoğan nonostante il forte deprezzamento della lira. La svalutazione dall’inizio dell’anno è stata superiore al 25% e l'ambizione di Ankara dell’uso della valuta nazionale nel commercio estero soprattutto con i suoi principali partner commerciali (Russia, Cina, lran e Paesi del Golfo), resta per il momento non facilmente praticabile anche se la Turchia ha continuato a sollevare la questione nei recenti incontri con Federazione Russa e Iran. Del resto, secondo i dati ufficiali, gli importatori turchi hanno pagato le transazioni commerciali in lire solo per il 3,8% del totale di prodotti e servizi importati dalla Turchia nei primi 5 mesi del 2022, mentre i pagamenti in dollari e in euro hanno rappresentato rispettivamente il 71% e il 24%. Allo stesso modo, solo il 2,8% delle esportazioni turche, sempre nell’analogo periodo in osservazione, è stato fatturato in lire, mentre il 49,5% era in dollari e quasi il 46% in euro. Inoltre, una parte significativa dei pagamenti in lire sarebbe comunque relativo a transazioni tra società con sede in Turchia e loro filiali nei paesi dell'UE.
L’ambizione di promuovere l’utilizzo della lira turca nelle transazioni commerciali è stato anche l'obiettivo dichiarato in una serie di accordi di swap valutario che la BCRT turca ha concluso con controparti cinesi, coreane e dei Paesi del Golfo; tuttavia, le statistiche ufficiali sul commercio estero della Turchia indicano che gli accordi di swap hanno avuto scarso impatto sull'espansione degli scambi commerciali in valute locali. La valuta entrata nelle casse dello Stato di Ankara attraverso swap ammontava a circa 21 miliardi di dollari alla fine del 2021, la maggior parte proveniva da un accordo con il Qatar. Con Cina e Corea del Sud le valute (yuan e won) sono state poco utilizzate e le transazioni sono state pagate quasi sempre in dollari. L'ultimo accordo di swap è stato firmato a gennaio 2022 dalla Turchia con gli Emirati Arabi Uniti per l'equivalente di circa 5 miliardi di dollari. L'uso del dirham degli Emirati rimane tuttavia ancora residuale nel commercio bilaterale e l'obiettivo di facilitare il commercio in valute locali è rimasto praticamente sulla carta anche per quanto attiene alle transazioni commerciali con EAU.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
La startup argentina SIMA, fondata nel 2015 a Rosario e attiva nell’agrotech, è recentemente salita alla ribalta per aver ottenuto fondi per il valore di 2 milioni di US$ da parte di varie società di venture capital locali.
Il prodotto che ne ha determinato il successo è un’innovativa applicazione che permette di monitorare ed analizzare dati significativi per l’ottimizzazione delle rese agricole: in Argentina attualmente già 5 milioni di ettari sono gestiti da parte delle aziende agricole attraverso questo sistema e SIMA punta ad espandersi.
L’arrivo di investitori in un momento così favorevole permetterà alla giovane azienda di fare il salto di qualità, ed oltre a rafforzare la propria posizione localmente, potrà andare ad esplorare due grandi mercati vicini che sono stati definiti “strategici” dall’impresa stessa: Brasile e Messico. È certamente un orgoglio per la città di Rosario ospitare tanta innovazione, e non a caso proprio a Rosario SIMA aspira ad assumere 33 nuovi collaboratori, raddoppiando l’organico attuale.
(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
La Commissione Europea ha pubblicato un report estivo all’interno del quale rivede le sue stime per il 2023: l’inflazione nell’area europea dovrebbe essere più alta di quella prevista nelle stime di inizio anno, passando da 6,1% a 7,6%. Anche le stime di crescita all’interno dell’eurozona sono state riviste e passano dal 2,3% all’1,4%. La causa principale si ritrova nell’aumento del costo dell’energia.
L’Italia continua a crescere, ma non crescerà come stimato dell’1,9% nel 2023, bensì solo dello 0,9%. Secondo le stime dell’Istat, nel mese di giugno, l’inflazione in Italia è salita fino all’8%, raggiungendo quasi i livelli del 1996, quando aveva toccato l’8,2%.
Per quanto riguarda import e export, le merci italiane sono state esportate maggiormente negli USA. A causa dell’indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro americano, si è osservato tuttavia un aumento dei costi per le merci in entrata. Le vendite verso Russia e Cina subiscono invece un forte calo, ma si allineano ai risultati del commercio mondiale, che registra un calo complessivo dello 0,3% tra febbraio e aprile.
In Germania l’inflazione è scesa al 7,6% nel mese di giugno (-0,3% rispetto a maggio). Questo è stato possibile anche grazie a misure quali il Tankrabatt e il biglietto mensile a 9 euro per i mezzi pubblici a breve percorrenza in tutto il Paese. Entrambe queste misure avranno una durata di tre mesi (da giugno ad agosto) e con queste il governo ha cercato di ridurre il peso dell’aumento dei prezzi sulla popolazione.
In particolare, il cosiddetto Tankrabatt prevede una riduzione delle imposte sul prezzo dei carburanti, influendo indirettamente anche sui costi dei beni di consumo. Lo sconto sulla benzina è di circa 35 centesi al litro: 30 centesimi sono una riduzione dell’imposta sull’energia, mente i restanti 5 sull’Iva. Invece, lo sconto sul prezzo del Diesel ammonta a circa 17 centesimi al litro, di cui 14 centesimi di riduzione dell’imposta sull’energia e gli altri 3 centesimi sull’Iva.
Il biglietto a 9 euro per i mezzi pubblici sta contribuendo a rendere i mezzi pubblici accessibili a un maggior numero di persone, che solitamente usavano la macchina. Questo ha chiaramente avuto un impatto sul traffico stradale. Secondo quanto riportato dal Tagesschau, sono stati venduti circa 21 milioni di biglietti a giugno.
Infine, Destatis riporta che nel mese di maggio l’export tedesco è diminuito dello 0,5%, mentre al contrario le importazioni sono aumentate del 2,7% rispetto al mese precedente. Un dato interessante da menzionare è l’aumento delle esportazioni dalla Germania verso la Federazione Russa che hanno raggiunto quasi 1 miliardo di euro. Tuttavia, le importazioni dalla Russia si sono attestate a 3,3 miliardi di euro (circa il 9,8% in meno rispetto ad aprile).
Fonti: https://bit.ly/3zDszKi; https://bit.ly/3zYuWc1; https://bit.ly/3bEHrAa; https://bit.ly/3Q4lMAC; https://bit.ly/3zzRNcD; https://bit.ly/3oYmVxK; https://bit.ly/3QfdZzK; https://bit.ly/3SsDEXq
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Il Consiglio Nazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale della Thailandia (NESDC) segnala che il rapporto lavoratori anziani, che ammontava al valore di 3,6 nel 2020, sarà dimezzato nei prossimi vent’anni. Infatti, la popolazione thailandese è sempre più anziana: ad oggi gli over-65 sono 7,5 milioni su una popolazione di 70 milioni, ma si prevede che entro il 2040 gli anziani formeranno il 30% della popolazione.
Questi dati non si discostano da quelli presenti nelle maggiori economie asiatiche, quali Giappone, Corea del Sud e Singapore. Questi Paesi dispongono però di maggiori risorse per affrontare il problema e sistemi di welfare più avanzati di quello Thailandese. Urge perciò la necessità da parte del governo thailandese di introdurre politiche di sostegno agli anziani, che senza il sostegno del tessuto familiare si trovano abbandonati a sé stessi, a rischio insicurezza, solitudine e depressione.
Il problema è particolarmente acuto nelle grandi città quali Bangkok, mentre nelle zone rurali gli anziani vivono meno ai margini della società e sono più inseriti in un tessuto sociale che è in grado di prendersi cura di loro. Permane comunque il bisogno di un sistema di welfare moderno che si prenda cura dei problemi economici e di salute degli anziani.
Fonte: https://bit.ly/3oWEG0d
(Contenuto editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
L’industria delle forniture nel settore automobilistico è di fondamentale importanza sia per l’economia tedesca che per quella italiana. Con 2.200 aziende, 161.000 dipendenti e un fatturato di 45 miliardi di euro, l’industria italiana delle forniture occupa una posizione di rilievo a livello internazionale. In Germania, invece, nel 2021, circa 290.800 persone erano impiegate in questo settore e si è registrato un fatturato di 79,67 miliardi di euro. L’industria automobilistica italiana e quella tedesca sono anche strettamente interconnesse: i produttori tedeschi, che si riforniscono dall’Italia di un’ampia gamma di parti e componenti di alta qualità per l’assemblaggio (come pezzi speciali per motori, trasmissioni, frizioni, fusioni, parti metalliche, plastiche ecc.) sono il cliente più importante dell’Italia.
L’industria automobilistica è caratterizzata da complesse catene di fornitura. La pandemia di Covid-19 ha evidenziato ancora una volta la vulnerabilità di queste catene globali. Infatti, le interruzioni di produzione nei singoli Paesi, la carenza di materiali e di prodotti primari come i semiconduttori sono tutti fattori che hanno provocato brevi interruzioni nelle catene di approvvigionamento. Secondo la società di consulenza globale AlixPartners, nel 2021 sono stati prodotti 7,7 milioni di veicoli in meno in tutto il mondo a causa della crisi dei semiconduttori. In più, la dipendenza da singoli fornitori si è rivelata problematica in quanto non consente facilmente il passaggio ad altri produttori per via dell’elevato grado di specializzazione. In questo contesto, la deglobalizzazione è spesso citata come soluzione chiave. Tuttavia, non ci si può aspettare che essa avvenga nel medio termine, poiché andrebbe di pari passo alla perdita di specializzazione, alla minore diversità dei prodotti e alla perdita dei vantaggi comparativi.
Oltre al pilota automatico o al car sharing, l’elettrificazione della catena cinematica è una delle tendenze più importanti del settore automotive. Solo in Germania, nel 2021 sono stati immatricolati oltre 681.000 veicoli elettrici, raddoppiando il risultato ottenuto l’anno precedente. In Italia, la joint venture ACC ha recentemente annunciato l’apertura di una gigafactory a Termoli per le batterie delle e-car, a conferma della tendenza alla mobilità elettrica. La produzione delle prime celle per batterie è prevista per il 2026. Nel 2030, la fabbrica di batterie raggiungerà la piena capacità con circa 2.000 dipendenti. In Germania, invece, il Ministero federale tedesco dell’Economia e della Protezione del Clima ha stanziato 16,66 milioni di euro per un impianto pilota - chiamato “LiBinfinity” - per il riutilizzo delle batterie agli ioni di litio. L'impianto, con una capacità annua di ca. 2500 tonnellate, sarà costruito presso il sito Mercedes-Benz di Kuppenheim.
Fonti: https://bit.ly/3zZMu7O; https://bit.ly/3bt4fDe; https://bit.ly/3JwhaR8; https://bit.ly/3P19mIg; https://bit.ly/3d9wffi; https://bit.ly/3oXKG96
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
In Spagna il Dipartimento dell'Economia ha affermato che "il settore industriale ha iniziato a moderare la ripresa durante la seconda metà del 2021, in gran parte a causa dei problemi globali di strozzatura dei componenti chiave e anche a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime".
Il ministero regionale ha ricordato che la situazione è molto diversa per ogni settore e ha sottolineato che i più colpiti dai problemi di approvvigionamento sono aree come la produzione di attrezzature per il trasporto e anche i settori a più alta intensità energetica.
Il PIL è trainato principalmente dal settore dei servizi, in crescita del 7% rispetto all'anno precedente. Questa forte crescita contrasta con la moderazione delle costruzioni, che sono cresciute dello 0,5%. Oltre al settore industriale, l'altra attività che ha registrato un calo è stata quella delle costruzioni, scesa dell'1,6%.
Fonte: https://bit.ly/3JzCIfD
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana – Barcellona)
La Repubblica Ceca ha raggiunto l’obiettivo comunitario delle riserve di gas per l’inverno. Lo ha comunicato lunedì il governo. Il paese è stato fino ad ora praticamente del tutto dipendente dalle forniture russe.
Per far fronte alle eventuali riduzioni di fornitura del gas dalla Russia, gli stati comunitari hanno accordato di riempire i depositi almeno per l’80 percento. La Repubblica Ceca ha già raggiunto questo obiettivo con un deposito di 2,69 miliardi di metri cubi di gas. Tali riserve dovrebbero coprire una buona parte del fabbisogno invernale. Il consumo annuo della Repubblica Ceca è di circa 9 miliardi di metri cubi di gas.
“Siamo al massimo storico. Stiamo lavorando per prepararci al meglio per l’inverno”, ha dichiarato il premier ceco Petr Fiala. Oltre ad accumulare riserve, la società parastatale ČEZ ha riservato delle capacità in un rigassificatore nei Paesi Bassi. Le capacità di trasporto prevedono un massimo di fornitura di 3 miliardi di metri cubi di gas.
La Repubblica Ceca è tra i paesi d’accordo con il piano della Commissione Europea di effettuare risparmi sul consumo di gas per almeno il 15 percento. Secondo gli esperti un tale calo dei consumi è raggiungibile per effetto degli alti prezzi del gas senza ulteriori interventi governativi. Bruxelles, ad esempio, suggerisce di ridurre il riscaldamento nei luoghi pubblici a 19 gradi.
Fonte: https://bit.ly/3PMh4am
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il governo thailandese ha approvato durante il Consiglio dei Ministri di martedì 26 Luglio 2022 di tagliare i dazi applicati su tutti quei componenti che vengono importati per produrre le batterie dei veicoli elettrici nelle zone di libero scambio indicate dalla Industrial Estate Authority of Thailand. L’esenzione punta ad aumentare la produzione di veicoli elettrici all’interno dei confini del Regno e sarà attiva per il triennio 2022-2023 secondo la prima decisione del governo. Inoltre, il Consiglio dei Ministri ha approvato un taglio delle tasse dell’80% sul bollo auto dei veicoli elettrici acquistati nel periodo fra ottobre 2022 e settembre 2025.
Fonte: https://bit.ly/3oFC2Mi
(Contenuto editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)