Export

Mercoledì 29 Settembre 2021

L’Italia si conferma come 5° partner commerciale della Repubblica Ceca

Lo scorso anno il volume del commercio tra i due Paesi ha raggiunto 12,5 miliardi di euro, circa il 6,5 % in meno rispetto al 2019. Le esportazioni italiane hanno comunque superato la soglia dei 6 miliardi di euro, nonostante il calo dell‘8 % su base annua. Le esportazioni ceche in Italia sono calate invece del 4,5 %, assestandosi sui 6,5 miliardi di euro.

Nonostante il rallentamento dovuto alla pandemia, il valore degli scambi resta complessivamente alto, confermando la solidità dei rapporti tra i due Paesi. Dal secondo trimestre, inoltre, l’interscambio bilaterale ha registrato un continuo miglioramento. Nell’ultimo trimestre del 2020 il volume è stato addirittura del 7 % superiore a quello del 2019.

Il principale comparto dell’interscambio italo-ceco continua a essere quello dei macchinari e mezzi di trasporto, che totalizza 5,5 miliardi di euro. Seguono i semilavorati, che registrano però un calo del 12 % a 2,6 miliardi di euro. In forte aumento invece il comparto delle bevande e tabacchi, che registra una crescita dell’8,7 % a 583 milioni di euro.

Fonte: https://bit.ly/3AO7iwT

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Martedì 12 Ottobre 2021
Mercoledì 29 Settembre 2021

Danimarca-Vietnam: Relazioni e future opportunità

Il 1° agosto 2020 è entrato in vigore l’accordo commerciale tra Unione Europea e Vietnam in seguito a 11 round di negoziazioni e, una volta ottenuta la ratificazione da parte di tutti gli stati membri, entrerà in vigore anche l’accordo in materia di tutela degli investimenti.

L’importanza di questi accordi deriva dalle condizioni commerciali e di investimento più favorevoli che seguiranno e che forniranno ai Paesi europei un miglior accesso all’area ASEAN, quindicesimo partner commerciale europeo per importanza. Oltre alla riduzione e/o cancellazione delle tariffe e delle altre barriere applicate alla frontiera, l’accordo è anche punto di partenza per maggiore trasparenza e migliori condizione per fare business.

La riduzione dei prezzi grazie alla attenuazione delle misure protezionistiche e la maggiore trasparenza agevoleranno i rapporti tra i Paesi sul fronte imports, che nell’anno 2020 sono stati pari a 366.3 milioni di dollari e che hanno riguardato, ad esempio, riso, caffè, anacardi, gomma tessile e abbigliamento, scarpe, elettronica e prodotti agricoli processati.

Le opportunità che si presentano alla Danimarca sono numerose ed è fondamentale che gli agenti economici siano pronti a coglierle. Saper sfruttare questa finestra di opportunità implica agire su entrambi i pesi della bilancia commerciale, soprattutto se teniamo a mente che gli exports, pari a 183.32 milioni di dollari (Trading Economics, 2020), sono circa la metà degli imports. Le principali componenti export sono i settori del food, tessile ed elettronica che, nel 2020, hanno generato un volume complessivo di 61.92 milioni di dollari (Trading Economics, 2020).

Oltre a incrementare la propria presenza in tali aree commerciali, le imprese danesi hanno la possibilità e competenza per supportare la transizione digitale ed ecologica in Vietnam. Ciò sarebbe infatti possibile grazie al prezioso know-how danese in settori come energia rinnovabile, efficientamento energetico, trasporti marittimi, istruzione, gestione dei rifiuti e produzione di cibo.

In un’ottica di sviluppo a lungo termine, l’accordo raggiunto dall’Unione Europea consente agli Stati membri di partecipare allo sviluppo del Vietnam incrementando l’e-commerce, la trasparenza delle procedure amministrative, la semplificazione delle richieste di investimento e l’adozione di un sistema di tassazione più prevedibile.

Il desiderio della Danimarca nel prendere parte a questo processo diviene quanto più chiaro se si pensa ai lunghi rapporti di cooperazione, diplomatica e commerciale, che i due Paesi hanno dal 1971. Pare evidente come questi accordi saranno fonte di crescita per lo Stato danese, per i suoi imprenditori e, allo stesso tempo, il punto di partenza di relazioni ancora più stabili tra Danimarca e Vietnam. 

 

References:

“Continents apart, but on the same page”, CPH Post

Trading Economics

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Mercoledì 29 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Brasile: Il nuovo quadro normativo delle ZPES dovrebbe stimolare l'attrazione commerciale nel Ceará

Il Presidente della Zona di Processamento degli Esporti (ZPE) di Ceará, Eduardo Neves, ha celebrato l’approvazione della Legge 14.184/2021 che flessibilizza il settore e dovrebbe rendere più interessanti nuovi investimenti.

La notizia è stata celebrata anche dal presidente della Compagnia Siderurgica di Pecém (CSP), Marcelo Botelho, durante un incontro con il governatore Camilo Santana.  Per il CSP, il nuovo quadro normativo “offre una maggiore flessibilità nel servizio al mercato delle lamiere d’acciaio”.

Con la nuova legge, i benefici fiscali degli ZPE sono garantiti, ma i progetti dovranno avere più libertà di azione e contrattazione dei prodotti.

Scopri i principali aggiornamenti del nuovo modello di funzionamento delle ZPE in Brasile:

  • Non vi saranno restrizioni sul volume delle vendite sul mercato interno, a condizione che siano state riscosse le imposte sospese sull’acquisto di fattori produttivi con interessi maturati e multe
  • La zona ZPE potrà essere discontinua
  • L’autorizzazione per far in modo che le aziende installate nelle ZPE costituiscano filiali al suo difuori, quando si tratta di unità ausiliaria dedicata a funzioni di supporto amministrativo o gestionale o tecnico
  • La durata del regime può essere prorogata per periodi supplementari fino a 20 anni
  • Autorizzazione per l’intermediazione di imprese commerciali esportatrici nelle esportazioni di prodotti fabbricati nelle ZPE

Secondo il Presidente della ZPE Ceará, il nuovo quadro normativo consentirà alle imprese una maggiore flessibilità per adeguarsi alle condizioni di mercato, potendo valutare l’impatto delle dinamiche dei tassi di cambio e il livello della domanda sui mercati nazionali ed esteri.

“È importante perché siamo pionieri e il quadro dà un passo avanti alla legislazione degli ZPE. In precedenza, le aziende dovevano esportare l’80% della loro produzione e internalizzare il 20%. Togliendo questo obbligo l’azienda può esportare il 100% della produzione o anche mettere tutto sul mercato interno a seconda della situazione di scambio”, ha sottolineato.

Eduardo Neves ha anche sottolineato l’importanza di mantenere i benefici fisici per le aziende che sono installate nella ZPE, che, alleato alla flessibilità, può aumentare la capacità di attrarre nuovi affari a Ceará.

“Le altre condizioni e benefici continuano ad essere validi e questa ‘zona libera è un’importante attrazione di investimento per Ceará. Questa flessibilità ci permetterà di farlo più agevolmente”, ha commentato Neves.

Come opera una ZPE?

Una Zona di Processamento di Esporti, o ZPE, è un distretto industriale in cui le società ivi insediate possono operare con una serie di vantaggi fiscali, quali la sospensione fiscale, la libertà di cambio, e possono ancora essere soggette a procedure amministrative semplificate.

Le aziende installate in una ZPE, prima dell’approvazione della Legge 14.184/2021 erano obbligate a esportare minimo 80% della produzione.

È sempre importante ricordare che l’area di azione della nostra Camera include tutta la regione del Nordest e, specificatamente nello stato di Caerá, abbiamo delegazioni speciali a sua disposizione per approfittare di questa e altre opportunità di affari e investimenti.

 

Fonte: https://bit.ly/3zGLvGQ

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Introduzione di nuove normative per l’importazione di prodotti cosmetici cruelty-free in Cina

L’industria cosmetica in Cina ha assistito negli ultimi anni a una crescita esponenziale. Nonostante le difficoltà affrontate a causa della patologia polmonare COVID-19, la R.P.C. si attesta al secondo posto sul mercato globale della cosmesi per livello di consumi. Si prevede infatti che le importazioni di prodotti cosmetici e prodotti per la cura della persona raggiungeranno la cifra record di 455.3 miliardi di Yuan (circa 60 milioni di Euro) nel 2021.

Nel 2020 il Consiglio di Stato della R.P.C. ha emanato il “Regolamento sulla supervisione e amministrazione dei cosmetici” (CSAR), entrato in vigore dal 1° gennaio 2021, introducendo una serie di nuove disposizioni riguardanti i requisiti di importazione e vendita di prodotti cosmetici in Cina e finalizzate a semplificare le procedure di ingresso, mantenendo standard di qualità e sicurezza adeguati.

Le relative misure amministrative sono entrate in vigore il 1° maggio 2021 con la pubblicazione delle “Disposizioni per la gestione dei fascicoli di registrazione e di notifica per i prodotti cosmetici” della National Medical Products Administration (NMPA). Tra le novità introdotte, il permesso di importazione concesso ai cosmetici ordinari senza la necessità di effettuare test sugli animali per le imprese che soddisfino due requisiti preliminari stabiliti dalla NMPA, quali:

  1. L’ottenimento della certificazione GMP (Good Manufacturing Practice) rilasciata dall’autorità governativa competente nel Paese di produzione;
  2. La presentazione dei risultati dei test di valutazione e controllo che attestino la sicurezza dei prodotti.

Sono previste eccezioni dall’esenzione per le imprese che producono cosmetici ordinari delle seguenti categorie: cosmetici destinati e bambini e/o neonati, cosmetici che contengono un nuovo ingrediente cosmetico, cosmetici il cui produttore è identificato come “key supervision target” dall’ NMPA.

La pubblicazione delle nuove disposizioni rappresenta dunque un’importante passo avanti per quei marchi cruelty-free che per molto tempo sono stati ostacolati nella loro entrata ed espansione nel mercato cinese della cosmesi.

Fonti: https://bit.ly/3BviiQ2; https://bit.ly/3jxuiKu; https://bit.ly/2WAdJ8e; https://bit.ly/2WBkRkb; https://bit.ly/3Brbq5T     

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)

Ultima modifica: Lunedì 10 Gennaio 2022
Mercoledì 1 Settembre 2021

La Cina introduce nuove misure per un più efficace scambio commerciale nei porti

Lo scambio tra la Cina e il resto del mondo in termini di import-export ha registrato un aumento pari al 28.2% su base annua, raggiungendo, tra gennaio e maggio del 2021, un totale di 14.76 triliardi di Yuan. Anche con il diffondersi della pandemia da COVID-19, infatti, lo scambio per via ferroviaria è incrementato di oltre il 50% rispetto all’anno precedente. Per quanto concerne lo scambio per via marittima, nonostante si sia verificato un primo momento di blocco, è poi seguita una rapida ripresa delle spedizioni, sostenuta dall’aumento della domanda di beni di consumo generalmente trasportati tramite container e grazie alle misure di stimolo approvate da diversi paesi.

Il portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese, Zhao Lijian, ha affermato che l’economia cinese continuerà a crescere stabilmente, dando il proprio contributo alla ripresa economica globale duramente colpita dalla pandemia. In quest’ottica di internazionalizzazione, è stata annunciata dall’Amministrazione Nazionale dell’Immigrazione l’introduzione in Cina di 16 nuove misure con lo scopo di rendere più efficace lo scambio commerciale nei porti, concentrate soprattutto sull’ottimizzazione delle procedure amministrative per le compagnie di navigazione e di trasporto merci straniere.

Il direttore del dipartimento di controllo delle frontiere, Liu Haitao, ha sottolineato l’importanza di queste misure all’interno del più ampio contesto di cooperazione internazionale tra la RPC e gli altri paesi. Secondo Liu, queste nuove misure introdotte hanno lo scopo di avvantaggiare e stimolare il commercio tra le imprese, riducendo i costi affrontati da queste ultime. Sarà inoltre fornito, secondo l’ente sopracitato, un supporto per lo sdoganamento nei porti cinesi attivo 24 ore su 24, permettendo così una riduzione delle tempistiche di oltre il 10%.

Tra le numerose nuove misure, ad esempio, le navi internazionali avranno possibilità, a seguito di una pre-dichiarazione e pre-ispezione, di avanzare una richiesta per una licenza amministrativa, con opportunità di estenderla ad altri porti anziché, come in precedenza, richiederla in ognuno dei luoghi di arrivo.

L’intenzione è quella di estendere questi accordi, volti a facilitare lo sdoganamento, sia ad altri porti sul territorio cinese, che ai paesi presenti lungo la Via della Seta, così da rendere più fluido il commercio internazionale, garantire efficacia logistica ed eliminare possibili cause di rallentamento.

Fonti: https://bit.ly/3jtxlDx; https://bit.ly/3DA7UZ5; https://bit.ly/3BsZwZn; https://bit.ly/3Bx8o0d; https://bit.ly/3Dw1ABN     

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)

Ultima modifica: Mercoledì 1 Settembre 2021
Venerdì 30 Luglio 2021

Turchia - Le esportazioni dalle zone tecnologiche raggiungono $ 5,8 miliardi

Secondo i dati del Ministero dell'Industria e della Tecnologia, l'ammontare delle esportazioni totali dalle 87 Zone di Sviluppo Tecnologico della Turchia ha raggiunto $ 5,8 miliardi nell’arco degli ultimi 21 anni, grazie alla presenza di oltre 6.500 aziende, di cui 322 aziende con capitale straniero.

Le imprese hanno totalizzato entrate per quasi 123,4 miliardi di lire ($ 14,5 miliardi) dal 2001, con 40.305 progetti finiti e quasi 11.000 in corso di realizzazione. Sono stati concessi 1.277 brevetti e 2.800 domande di brevetto sono in fase di elaborazione.

Le Zone di Sviluppo Tecnologico sono situate in diverse aree del paese: cinque ad Istanbul; cinque ad Ankara; cinque nella provincia industriale nordoccidentale di Kocaeli; quattro nella provincia egea di Smirne; due nelle province dell'Anatolia centrale di Konya e Kayseri rispettivamente. E poi ancora nella provincia sud-orientale e di Gaziantep; nelle province mediterranee di Antalya e Mersin; nella provincia meridionale di Hatay; nella provincia di Marmara di Bursa e nella provincia del Mar Nero di Trabzon.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Giovedì 26 Agosto 2021
Venerdì 16 Luglio 2021

Ulteriore passo avanti nella partnership tra Danimarca e Cina

Con una dichiarazione rilasciata il 14 giugno, il Ministero del Commercio, dell’Industria e degli Affari danese (Erhvervsministeriet) ha annunciato il raggiungimento di un nuovo Accordo di cooperazione marittimo tra Copenaghen e Pechino (The Copenhagen Post 2021).

Ad oggi, l’industria marittima è tra i settori chiave dell’economia danese, con un volume totale di affari pari a 32.5 miliardi di corone danesi (DKK) (Danish Maritime).

La Cina rappresenta il secondo mercato d’esportazione per il settore marittimo danese, subito dopo l’Unione Europea, generando un volume di circa il 16% rispetto al totale. Inoltre, l’export marittimo destinato al mercato cinese ha attraversato un’ulteriore espansione del 27% nel periodo 2015-2019 (Erhvervsministeriet 2021). La Cina si è attestata dunque tra i principali partner di un settore vitale e di lunga tradizione per l’economia danese come quello marittimo, che nel paese impiega circa 40mila persone direttamente o indirettamente e che arriva a posizionarsi come settima tra le principali industrie marittime globali (Danish Maritime).

L’Accordo marittimo tra Danimarca e Cina è andato ad inserirsi in più ampio quadro decennale di cooperazione sino-danese. Il nuovo Accordo rientra infatti tra quelli compresi inizialmente nel ‘China-Denmark Joint Work Programme 2017-2020’, che è mirato al potenziamento dei rapporti tra i due paesi in una moltitudine di settori di cui fanno parte trasporto ed infrastrutture.

Il Joint Work Programme rafforza un legame commerciale già avviato nel 2008 con la formalizzazione di una ‘Comprehensive Strategic Partnership’. La seconda fase del Joint Work Programme, che andrà a coprire il quadriennio 2021-2024, è attualmente in fase di preparazione. È già noto, però, che la seconda fase avrà come scopo una generale cooperazione tra i due paesi volta a realizzare gli ‘Obiettivi di sviluppo sostenibile’ posti dalle Nazioni Unite nelle 2015 e che l’organizzazione internazionale intende raggiungere entro il 2030.

A riprova di ciò, il Ministro del Commercio danese Simon Kollerup, firmatario dell’accordo insieme al Ministro cinese dell’Industria e dell’Information Technology Xiao Yaquing, si è soffermato sull’importanza dell’accordo raggiunto in chiave climatica e sostenibile (ScandAsia 2021). All’interno del Joint Work Programme era stata infatti prevista la stesura di un memorandum of understanding che avesse ad oggetto l’implementazione di politiche green tra i due paesi relative alla cantieristica, alla tecnologia navale ed all’equipaggiamento (Joint Work Programme 2017-2020, pp. 14-21). Tali aree sono fondamentali in virtù dell’Obiettivo numero 14 tra quelli fissati dall’ONU, che ambisce nello specifico a “conservare ed utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine” (United Nations 2015). A tal fine, entro il 2025, le Nazioni Unite hanno sancito il fine di prevenire e ridurre sensibilmente ogni forma di inquinamento marino. Ad esempio, l’area del green shipbuilding, citata dal Ministro Kollerup come perno del nuovo Accordo (Erhvervsministeriet 2021), concerne la minimizzazione di emissione nocive (GHG emissions) attraverso un apposito design, progettazione e costruzione delle imbarcazioni (He-ping 2013).

L’annuncio ha trovato l’appoggio anche di Danish Maritime, l’associazione industriale marittima danese, che ha espresso il proprio supporto all’iniziativa attraverso le parole dell’Amministratore Delegato Jenny N. Braat. Con riferimento al nuovo Accordo, Braat si è detta entusiasta a proposito di una maggiore collaborazione tra i due paesi, in virtù della capacità suppletiva danese in termini di tecnologie verdi e climate-friendly legate allo shipbuilding e dell’importanza del mercato cinese (Erhvervsministeriet 2021). 

 

Fonte: https://bit.ly/3yA6wC6

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 16 Luglio 2021
Venerdì 16 Luglio 2021

Turchia - Le esportazioni dalle zone tecnologiche raggiungono $ 5,8 miliardi

Secondo i dati del Ministero dell'Industria e della Tecnologia, l'ammontare delle esportazioni totali dalle 87 Zone di Sviluppo Tecnologico della Turchia ha raggiunto $ 5,8 miliardi nell’arco degli ultimi 21 anni, grazie alla presenza di oltre 6.500 aziende, di cui 322 aziende con capitale straniero. Le imprese hanno totalizzato entrate per quasi 123,4 miliardi di lire ($ 14,5 miliardi) dal 2001, con 40.305 progetti finiti e quasi 11.000 in corso di realizzazione. Sono stati concessi 1.277 brevetti e 2.800 domande di brevetto sono in fase di elaborazione. Le Zone di Sviluppo Tecnologico sono situate in diverse aree del paese: cinque ad Istanbul; cinque ad Ankara; cinque nella provincia industriale nordoccidentale di Kocaeli; quattro nella provincia egea di Smirne; due nelle province dell'Anatolia centrale di Konya e Kayseri rispettivamente. E poi ancora nella provincia sud-orientale e di Gaziantep; nelle province mediterranee di Antalya e Mersin; nella provincia meridionale di Hatay; nella provincia di Marmara di Bursa e nella provincia del Mar Nero di Trabzon.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

Ultima modifica: Venerdì 16 Luglio 2021
Giovedì 15 Luglio 2021

Le esportazioni portoghesi del settore calzaturiero sono cresciute del 20,3% a marzo

L'industria calzaturiera portoghese ha esportato, a marzo, 133,3 milioni di euro di prodotti, con una crescita di 22,5 milioni rispetto allo stesso mese del 2020 avvicinandosi soprattutto al valore di marzo 2019, in cui il settore ha esportato 136,2 milioni di euro.

L'Associazione portoghese di calzature (APICCAPS) parla di "segni positivi", ma riconosce che ci sono ancora molte variabili da controllare.

I numeri sono dell'Istituto Nazionale di Statistica e mostrano che la performance di marzo rappresenta il primo aumento consistente negli ultimi 15 mesi, da gennaio 2020, quando le esportazioni sono cresciute dell'1,93%.

In totale, la pandemia ha già rubato 325 milioni di euro di esportazioni di calzature, di cui 116 milioni solo in aprile e maggio 2020. Quest'anno, gennaio e febbraio hanno accumulato perdite per 58 milioni, che marzo ha contribuito a minimizzare.

Nell’accumulato nel trimestre, le esportazioni di calzature sono state pari a 393,5 milioni di euro, con una diminuzione dell'8,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. 

Paulo Gonçalves, direttore delle comunicazioni di APICCAPS, ammette che marzo ha portato "i migliori numeri dall'inizio della pandemia", ma le variabili da controllare sono ancora molte, soprattutto per quanto riguarda l'evoluzione dei processi di vaccinazione in ogni paese.

"I dati di World Footwear indicano che solo nel 2023 il consumo mondiale raggiungerà i valori pre pandemici", ha affermato Paulo Gonçalves nella sua conclusione.

Fonte: https://bit.ly/3yCL9jR

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per il Portogallo)

Ultima modifica: Giovedì 15 Luglio 2021
Venerdì 9 Luglio 2021

Interscambio commerciale a marzo 2021: Italia si riconferma secondo partner europeo per la Turchia

Nel mese di marzo 2021, l’Italia ha riconfermato la propria posizione di secondo partner europeo della Turchia e si è posizionata quale 5° partner commerciale globale con 5,4 miliardi di interscambio totale rispetto al primo trimestre del 2020, con una crescita del 20,4%. L’export italiano verso la Turchia è stato di 2,8 miliardi (+22,8%) mentre l’export turco verso l’Italia ha totalizzato 2,7 miliardi (+18,2%) segnando un saldo negativo per la Turchia di 1,8 milioni di USD. Nel primo trimestre del 2021, l’Italia si posiziona quale quarto Paese importatore in Turchia dopo Cina, Russia e Germania e quarto mercato di export turco dopo Germania, Stati Uniti e Regno Unito. Le tre voci prevalenti dell’export turco verso l’Italia sono: autoveicoli, trattori e parti di ricambio; macchinari ed apparecchiature meccaniche; ferro ed acciaio mentre le principali categorie dell’import turco dall'Italia si riferiscono a: macchinari ed apparecchiature meccaniche; materie plastiche; autoveicoli, trattori e parti di ricambio.

Sempre nel primo trimestre 2021, l’interscambio commerciale con la UE – principale partner commerciale della Turchia - con il 37,9% dell’interscambio totale, è passato da 35,3 miliardi USD a 42,1 miliardi USD (+19,1%). Le importazioni turche dalla UE sono cresciute da USD 17,4 miliardi a USD 20,9 miliardi (20,1%), mentre le esportazioni turche verso la UE sono aumentate del 18,1%, passando da USD 17,9 a USD 21,2 miliardi. La graduatoria dei principali partner commerciali ha mostrato al primo posto la Germania con USD 10,0 miliardi di interscambio (+12,4% rispetto al 2020) con un saldo negativo per la Turchia di USD 824,6 milioni; al secondo posto la Cina, con 8,0 miliardi di interscambio (+44,1%) e un saldo negativo per la Turchia di 6,5 miliardi di USD.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

Ultima modifica: Venerdì 9 Luglio 2021