Lunedì 12 Maggio 2025
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Riforma Fiscale, Tassazione dei dividendi e l’Impatto negli investimenti delle persone non residenti
La promessa del nuovo presidente della riforma tributaria potrebbe incrementare la tassazione sui profitti distribuiti nelle aziende brasiliane, succedendo un impatto nelle strutture degli investimenti in Brasile realizzata da non residenti.
In tantissimi altri paesi esistono la tassazione della persona fisica e della giuridica. In Brasile, la persona giuridica ha una tassazione più elevata in modo che i soci supportano i costi tributari prima della distribuzione dei rendimenti.
Gli investitori residenti all’estero trasferiscono a un’azienda brasiliana attività che potevano praticare direttamente nei suoi paesi. Per questa ragione, sono state create aziende che prestano dei servizi, imprese immobiliari e anche holdings in Brasile, mentre i servizi potrebbero già essere compiuti, gli immobili gestiti e il gruppo aziendale amministrato a partire dalle altre giurisdizioni. Con la tassazione dei dividendi, queste strutture avranno bisogno di una rivista.
Con la creazione di aziende in Brasile, è possibile dedurre le spese nella base dell’imposta sul reddito che non sono autorizzati agli non residenti. Con la rimessa dei dividendi all’estero senza contribuzioni fiscali, il costo tributario dell’attività potrebbe essere minore di quando realizzata direttamente dall’estero.
L’argomento è sensibile rispetto alla valutazione del tasso di ritorno degli investimenti fatti in Brasile. Tutti gli investitori stranieri dovrebbero seguire questo dibattitto e trattare con i suoi consiglieri tributari per confermare o modificare le strategie dell’investimento nel paese.
Fonte: Rassegna Legale - Rivista AFFARI numero 176 | pagina 65: https://bit.ly/40EBOFJ
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Cosa hanno in comune gli scritti di Virgilio, gli affreschi di Michelangelo e le creazioni di Leonardo da Vinci? Erano tutti finanziati da mecenati, che investivano le loro ricchezze nella produzione artistica in cambio di prestigio e riconoscimento nella società.
La pratica del mecenatismo, diffusa nell'Italia rinascimentale, arrivò nel XIX secolo negli Stati Uniti, quando gli investitori iniziarono a finanziare informalmente gli spettacoli di Broadway. Da qui il termine "angel investor".
Oggi si definiscono angel investor tutte quelle persone che desiderano investire una certa somma di denaro in un'azienda, generalmente in start-up, con l'obiettivo di ottenere un ritorno finanziario, ma senza partecipare all'organizzazione dell'impresa.
Per diventare un angel investor in Brasile, è necessario rispettare gli articoli 61-A e seguenti della Legge Complementare n. 123 del 14 aprile 2006 (in portoghese, "Lei do Simples"), che ha creato un modello di angel investment brasiliano, rivolto alle micro e piccole imprese, sempre attraverso un Accordo di partecipazione, con requisiti specifici, come una durata massima di 7 anni. Inoltre, l'angel investor non sarà responsabile di alcun debito della società, avvalendosi di un'esenzione di responsabilità.
Gli incentivi della legge brasiliana promuovono l'imprenditorialità nel paese che, nel 2019, ha ricevuto 72 miliardi di dollari da investimenti esteri, superando i paesi sviluppati, secondo ricerca delle Nazioni Unite. E, così, ciò che è stato un simbolo della effervescenza culturale italiana diventò un importante meccanismo dell’economia brasiliana.
Fonte: Rassegna Legale - Rivista AFFARI numero 176 | pagina 64: https://bit.ly/3AvoKrB
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
La produzione delle automobili in Repubblica Ceca è aumentata il primo trimestre di quest’anno di oltre il 30 %. Lo ha comunicato l’associazione di settore Autosap.
Nei primi tre mesi di quest’anno sono state prodotte quasi 354.000 automobili, il 31,5 % in più rispetto al dato del primo trimestre del 2022. “I produttori delle automobili sono riusciti ad avvicinarsi ai livelli produttivi prima della crisi” ha indicato il presidente dell’associazione Martin Jahn. In forte aumento la produzione della Škoda Auto, mentre la Toyota di Kolín ha registrato un calo per via della sospensione della produzione in febbraio. Stabili i numeri della Hyundai di Nošovice. Le auto elettriche rappresentavano il 12 % della produzione.
Il secondo settore più importante dell’automotive, la produzione degli autobus, ha registrato invece un calo di circa il 12 % a 1101 mezzi con un lieve aumento delle esportazioni.
Fonte: https://bit.ly/3Ax4G8q
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il Regno Unito dovrà rendere più facile per il personale residente all'estero lavorare da remoto. Come affermato dal gruppo TheCityUK, la capitale britannica è ancora indietro rispetto a New York nella classifica dei servizi finanziari globali: Il ruolo del paese nel settore degli investimenti e dei servizi finanziari attualmente sta affrontando nuove sfide, a causa della crescita di paesi come Singapore, Francia e Germania. Mentre il Regno Unito rimane la principale destinazione per gli investimenti diretti esteri in Europa, alcune società britanniche stanno decidendo di quotarsi all'estero e i centri finanziari europei come Amsterdam si stanno rivelando degni anniversari in un contesto post-Brexit.
Il rapporto compilato recentemente dallo studio legale Freshfields Bruckhaus Deringer ha dimostrato che "Il Regno Unito ha attirato solo tre progetti finanziari in più rispetto alla Francia nel 2021, 63 contro 60". Sebbene alcune raccomandazioni del report facciano riferimento a riforme già esistenti, come il miglioramento delle norme assicurative, il rapporto consiglia una semplificazione del lavoro a distanza transfrontaliero. Le regole sui visti in UK dovrebbero essere modificate per consentire al personale residente all'estero di lavorare a distanza per società finanziarie britanniche e viceversa: "L'adozione di un nuovo sistema di lavoro da remoto sosterrebbe anche le imprese manifatturiere in tutto il Regno Unito".
Le autorità di regolamentazione europei hanno sottolineato la necessità di personale locale nei nuovi hub Brexit aperti da banche, agenzie assicurative e gestori patrimoniali con sede in UE.
Fonte: https://reut.rs/3HhEyls
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Secondo i dati recentemente diffusi dall'Office for National Statistics, i britannici hanno speso in media il 26,8% del loro reddito nell’affitto della propria locazione a marzo, rispetto al 26,6% dell'anno precedente e al 25,0% di marzo 2019. "L'affitto è ora meno conveniente di quanto non fosse nel 2019 anche se è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi due anni", secondo i dati riportati dalla compagnia Dataloft.
Le cifre coprono circa il 40% del mercato degli affitti del settore privato in UK e si basano su 30.000 nuovi contratti di locazione firmati da 50.000 inquilini, con redditi annui compresi tra 10.000 e 500.000 sterline. Coloro che hanno dichiarato di percepire un reddito annuo inferiore a 10.000 sterline, avendo quindi un'altra fonte di denaro, sono stati esclusi dalla statistica.
L'ONS ha affermato che le cifre hanno dato risultati diversi rispetto ai dati ufficiali sugli affitti utilizzati nel calcolo dell'inflazione dei prezzi al consumo - aumentati rispettivamente del 4,8% a marzo. I numeri settimanali hanno mostrato che le condizioni del mercato rimangono in una situazione difficile, ma sono leggermente migliorate rispetto all'inizio del 2023.
Circa il 19% delle imprese intervistate ha riferito che le proprie vendite sono aumentate a marzo, rispetto al 16% di febbraio, mentre il 23% prevedeva di aumentare i propri prezzi a maggio contro il 53% che riteneva di mantenerli invariati.
L’inflazione dei prezzi al consumo è scesa al 10,1% a marzo rispetto al 10,4% di febbraio, un calo inferiore rispetto a quello previsto dalla maggior parte degli economisti.
Fonte: https://reut.rs/3L82N6Q
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Descrizione turismo Costa Rica
Costa Rica, essendo nel cuore dell'America centrale, occupa una posizione privilegiata con un territorio di 51.000 km2 e offre una grande varietà di ambienti naturali con una serie di vulcani, molti dei quali attivi e visitabili, spiagge e resort sia nell'Oceano Pacifico che nell'Atlantico.
Dalla fine degli anni '80, il Costa Rica è stata una destinazione popolare per i viaggi naturalistici e il suo principale vantaggio competitivo è il suo consolidato sistema di parchi nazionali e aree protette, che copre quasi il 28% della superficie terrestre del paese.
Infatti, costituisce la più grande superficie del mondo come area percentuale del territorio del paese ed è sede di una ricca varietà di flora e fauna, in un paese che copre solo lo 0,03% della massa continentale mondiale.
L'ecoturismo, quindi, attrae il turismo straniero grazie alla marcata biodiversità che caratterizza i parchi nazionali.
Il paese, che è stato uno dei pionieri nell'elaborazione di questo tipo di turismo, è considerato a livello internazionale come una delle destinazioni più autenticamente eco turistiche anche per la sensibilità dimostrata verso il tema della protezione ambientale.
L'attrazione turistica del Costa Rica si basa sui suoi numerosi centri termali, ma soprattutto su una trentina di parchi nazionali, oltre a una altrettanto nutrita serie di riserve naturali, certamente molti per un paese di così piccole dimensioni, al cui interno si possono trovare anche un clima, una flora e una fauna sorprendentemente diverse, con paesaggi che vanno dalle foreste pluviali, foreste tropicali e temperate secche, vulcani, spiagge dei Caraibi e del Pacifico, alte montagne e pianure paludose.
L'obiettivo è diversificare i mercati di origine dei flussi turistici da un lato e promuovere la destinazione al di là delle sue attrazioni naturali dall'altro.
Mentre gli Stati Uniti rimangono il mercato principale, con una percentuale di visitatori stranieri del 67,5%, a causa di stretti e consolidati rapporti commerciali, da 15 anni si lavora in nuovi bacini e l'Europa è tra questi, con il 16% di visitatori.
I collegamenti di Iberia e Lufthansa garantiscono flussi più importanti da Spagna e Germania, ma ci sono anche voli operati da Air France-Klm e British Airways; quindi, potenzialmente anche dall'Italia non è difficile raggiungere San José.
Flussi turistici: Italia verso Costa Rica
Nel 2021, 9.061 turisti italiani hanno visitato la Costa Rica, il 50% in più rispetto all'anno precedente. Tuttavia, i numeri sono molto lontani dall'epoca pre-Covid: nel 2019 si registravano circa 30.000 turisti italiani nel paese.
Anche lo scorso anno si è registrato un aumento significativo: con più turisti italiani (5.700) nei primi cinque mesi del 2022 rispetto a tutto il secondo semestre del 2021.
Il periodo di maggiore affluenza degli italiani è la fine dell'anno (novembre e dicembre) e il mese di agosto.
Costa Rica attira turisti principalmente dagli Stati Uniti e Canada, mentre i visitatori dagli Stati Uniti. USA. provengono principalmente dalla Germania e dal Regno Unito.
Flussi turistici: Costa Rica verso Italia
Secondo le statistiche fornite dall'Istituto costaricano del turismo (ICT) nel 2021, il numero di costaricani che ha viaggiato all'estero era di circa 550.000 e le principali destinazioni erano Stati Uniti, Panama e Messico.
Tuttavia, tieni presente che le statistiche costaricane registrano solo la destinazione immediata del passeggero quando lascia il Costa Rica; cioè, non tengono conto se si tratta di uno scalo o di una destinazione finale.
Per quanto riguarda l'Europa, la Spagna è stata la principale destinazione europea con circa 11.000 visitatori, seguita da Germania e Francia. L'Italia - dove vive una comunità costaricana relativamente - è visitata dai costaricani per la sua ricchezza di opere d'arte, per motivi di lavoro, per visite familiari e per studio. Le destinazioni più gettonate sono le principali città italiane.
Fonti: https://bit.ly/3ooayht; https://bit.ly/3GWWth8; https://bit.ly/3GUV4Yz; https://bit.ly/3MUpWfu
(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Industria y Comercio Ítalo-Costarricense)
La Corea invierà questa settimana una delegazione in Ungheria, Polonia e Slovacchia per discutere modi per rafforzare i legami economici e commerciali con i rispettivi paesi europei, ha dichiarato lunedì il Ministero dell'Industria.
La delegazione guidata dal Primo Viceministro dell'Industria Jang Young-jin visiterà le tre nazioni europee da lunedì a venerdì per incontrare alti funzionari dei rispettivi governi al fine di discutere come migliorare la cooperazione nei settori dell'acciaio, delle batterie e di altri importanti campi industriali e per tenere forum commerciali che coinvolgono le principali aziende presenti in loco.
In Ungheria, la Corea firmerà con Budapest il quadro di promozione del commercio e degli investimenti (TIPF), un accordo non vincolante che prevede il rafforzamento della cooperazione economica e la facilitazione degli scambi commerciali bilaterali.
È il primo TIPF della Corea con un paese europeo e il terzo di Seoul dopo gli accordi con gli Emirati Arabi Uniti e la Repubblica Dominicana.
Il commercio bilaterale tra Corea e Polonia ha raggiunto lo scorso anno un nuovo record storico di 8,95 miliardi di dollari, secondo i dati governativi.
In Polonia, la delegazione si concentrerà sulle discussioni su come lavorare più strettamente nei settori delle batterie, delle infrastrutture e della difesa, nonché sulle misure di salvaguardia dell'Unione Europea contro i prodotti siderurgici sudcoreani.
L'UE ha imposto una tassa del 25 percento sui prodotti siderurgici sudcoreani al di sopra delle proprie quote dal 2018, che rimarrà in vigore fino a giugno 2024 in seguito ad una estensione triennale nel 2021.
Anche il commercio tra Corea e Polonia ha raggiunto lo scorso anno un nuovo record storico di 6,96 miliardi di dollari.
In Slovacchia, la delegazione discuterà di industria automobilistica, idrogeno e generazione di energia nucleare, tra gli altri temi, secondo il Ministero.
Circa 70 aziende coreane operano in Slovacchia, tra cui Samsung Electronics e Kia, e si prevede che lo stabilimento Kia del paese europeo inizi a produrre veicoli elettrici a partire dal 2025.
"Le tre nazioni sono state e saranno partner chiave per la Corea del Sud in termini di industrie EV, batterie e di altri settori avanzati in un momento in cui le industrie a zero netto stanno diventando sempre più cruciali", ha dichiarato il Ministero in una nota stampa.
Fonte: https://bit.ly/3or4vbX
(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Korea)
La Turchia si appresta a vedere circolare per le sue strade la prima autovettura elettrica “Made in Turchia” nata dalla collaborazione della TOGG turca con la nostra Pininfarina che ne ha curato il design.
Presentata lo scorso 29 ottobre alla presenza del Presidente Erdoğan, la nuova vettura, ricca di contenuti tecnologici, è ora pronta al debutto con un prezzo di entrata stimato intorno ai 50 mila dollari. Si tratterà anche del primo modello SUV elettrico prodotto in Europa a cui verrà affiancata la gamma berlina.
Nello specifico, il primo modello EV SUV del segmento C, si chiamerà “Togg T10X”, avrà un prezzo superiore al milione di lire turche. Il modello T10x si presenterà sul mercato completamente elettrico e le prime consegne sono previste per ottobre 2023.
Il modello in questione avrà una autonomia di 314 oppure 523 chilometri a seconda delle dimensioni della batteria. Oltre al SUV elettrico, Togg produrrà entro il 2030 altri quattro modelli: una berlina del segmento C, una B-SUV (ovvero un subcompact crossover SUV) e una B-MPV (multi purpose vehicle). Il modello di punta del SUV di Togg è in grado di accelerare da zero a 100 km/h in soli 4,8 secondi, è equipaggiato con la trazione integrale ed eroga 320 kW pari a 435 cavalli. La batteria impiega circa mezz’ora per essere completamente carica. L'attuale capacità di produzione è di circa 100 mila vetture, un numero che crescerà sfiorando le 200 mila unità non appena Togg entrerà a pieno regime nella produzione del SUV. L’obiettivo dichiarato resta quello di produrre oltre 1 milione di esemplari entro il 2030.
Il mercato delle auto elettriche in Turchia, pur dimostrando una forte crescita - in un solo anno le vendite sono duplicate - si attesta a solo 15 mila unità vendute nel 2022 che rappresentano appena l’uno per mille dell’intero parco macchine circolante (oltre 15 milioni di veicoli).
Passando alle auto ed ai veicoli commerciali non EV, nel primo trimestre del 2023 il mercato è cresciuto del 55,2% secondo i dati recentemente diffusi dall'Associazione di settore “ODMD” con 235.971 unità vendute. Una crescita dovuta, secondo il Segretario Generale dell’Associazione, Hayi Erce, all’allentamento dei vincoli delle catene di approvvigionamento, dei bassi tassi di interesse ma anche dalla necessita per i consumatori turchi di investire in beni materiali. Nel trimestre in considerazione la Fiat è tra i marchi che hanno registrato il maggior numero di vendite (+121,6%), con 50 mila unità vendute, seguita da Ford e Peugeot.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
Politica commerciale Costa Rica
La politica commerciale avviata dalla Costa Rica dalla fine degli anni '80 ha consentito la trasformazione da un'economia dominata dalla produzione ed esportazione di caffè e banane ad una grande diversità, che attualmente ha importanti attività industriali. Gli alti tassi di crescita degli ultimi anni, insieme ai miglioramenti generali degli indici socioeconomici del paese, dimostrano che questa apertura ha prodotto risultati significativi.
Di conseguenza, la Costa Rica ha registrato una crescita sostanziale dei suoi prodotti esportati, il cui numero è aumentato con un tasso medio annuo dell'8% dal 2001.
Il paese ha avuto un grande successo nella diversificazione della sua produzione e dei suoi prodotti da esportare a favore di beni e servizi a più alto valore aggiunto e di settori specifici come quelli dell'alta tecnologia e dell'ecoturismo. Attualmente, il Costa Rica esporta oltre 4000 prodotti verso più di 153 destinazioni e le esportazioni e le importazioni rappresentano oltre il 90% del PIL.
Inoltre, gli investimenti esteri diretti sono diventati un aspetto significativo dell'economia nazionale, che porta allo sviluppo economico di nuove industrie come la produzione di microchip e una serie di servizi per le imprese multinazionali. Negli ultimi 10 anni, il paese ha registrato una crescita consistente dei suoi investimenti esteri diretti; attualmente, più di 200 società multinazionali operano in Costa Rica.
Oggi, le esportazioni del Costa Rica si sono diversificate in migliaia di prodotti eterogenei, venduti in tutto il mondo, e il paese è pienamente riconosciuto come uno dei 30 principali esportatori di prodotti high-tech.
Il Costa Rica è riuscito ad attrarre una quantità in forte crescita di investimenti esteri diretti, grazie a una solida piattaforma per le esportazioni, vari sforzi per garantire coerenza e l'attuazione efficace della sua politica commerciale e di investimento
Negli ultimi dieci anni, il paese ha attuato una serie di linee guida che guidano e rendono coerente la politica nazionale per avere una maggiore presenza sui mercati mondiali, come la partecipazione al sistema multilaterale, la promozione dell'integrazione regionale, negoziati per accordi di libero scambio, investimenti e maggiore apertura economica.
Pertanto, negli ultimi due decenni, la nazione latino-americana si è distinta per una forte trasformazione del suo modello di sviluppo, mirando a una vera diversificazione della sua attività economica. Uno dei settori che è diventato il simbolo di questa trasformazione è senza dubbio quello dei prodotti sanitari.
Gran parte delle esportazioni del Costa Rica consisteva in prodotti agroalimentari, principalmente frutta tropicale e caffè. Dall'inizio del secolo, tuttavia, si è assistito ad una forte crescita delle esportazioni di dispositivi e attrezzature mediche, medicinali ed elettromedicali, tanto che questi articoli pesano oggi circa il 35% delle esportazioni totali del paese.
Ruolo internazionale Costa Rica
La Costa Rica è membro fondatore delle Nazioni Unite e, su molti temi, ha assunto un ruolo di primo piano che va al di là delle sue ridotte dimensioni geopolitiche, come il suo impegno per il disarmo, la protezione dei diritti umani, del l'ambiente e la sua ferma opposizione alla pena di morte.
Il paese fa parte di diverse organizzazioni regionali, tra cui l'Organizzazione degli Stati Americani-OSA (di cui è anche Paese fondatore), la Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC) ed è inoltre membro del Sistema di Integrazione Centroamericana (SICA) della Presidenza di questo semestre.
Oltre ad essere membro dell'Organizzazione del Commercio Internazionale, il paese ha firmato un gran numero di trattati commerciali con paesi e regioni del mondo: con gli Stati centroamericani (Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Panama, Repubblica Dominicana e Belize) e attraverso accordi congiunti con Messico, Cile, Stati Uniti, Canada e Unione europea.
Questi accordi commerciali rendono il Costa Rica una magnifica piattaforma per fare affari in tutta la regione anche perché lo Stato fornisce un accesso preferenziale a un mercato di oltre 2,5 miliardi di persone che rappresenta il 66% del PIL mondiale.
Relazioni commerciali Costa Rica-Italia
Le relazioni bilaterali tra Italia e Costa Rica - a livello diplomatico iniziate nel 1864 - sono tradizionalmente caratterizzate da una grande amicizia e collaborazione in campo economico, commerciale, politico e culturale.
La presenza economica italiana in Costa Rica consiste in un gran numero di aziende locali, ma di origine italiana e con un'alta diffusione di prodotti e beni italiani nei settori dell'alimentazione, della moda, dell'arredamento, delle macchine per il movimento della terra e delle macchine in generale.
L'importazione italiana dalla Costa Rica è costituita, per oltre il 90%, da prodotti di colture permanenti (banane e caffè). L'importazione costaricana dall'Italia, invece, è molto più varia: macchinari e forniture mediche sono solo alcuni dei prodotti importati.
L'Italia è il sedicesimo mercato di destinazione delle esportazioni della Costa Rica e copre una quota di mercato dell'1% del totale delle esportazioni costaricane. La Costa Rica, invece, è il 101° mercato di destinazione di esportazione dell'Italia e in questo caso la quota di mercato coperta è meno dello 0,1% del totale delle esportazioni italiane.
Seguendo la stessa tendenza, l'Italia è il 20° fornitore del Costa Rica, mentre il Costa Rica è il 96° fornitore dell'Italia.
Le importazioni italiane dalla Costa Rica sono sempre superiori ai 200 milioni di euro, mentre le esportazioni italiane verso la Costa Rica non superano i 150 milioni di euro.
La bilancia commerciale tra i due paesi sta progressivamente raggiungendo una posizione di equilibrio; oggi, c'è un deficit a carico del Costa Rica di appena 10,4 milioni di dollari.
Le relazioni tra Costa Rica e Italia sono sempre state caratterizzate da una grande collaborazione anche perché i due Paesi incontrano spesso convergenze su moltissimi temi.
Le relazioni tra Costa Rica e Italia sono sempre state caratterizzate da una grande collaborazione anche perché i due Paesi incontrano spesso convergenze su moltissimi temi.
Il paese centroamericano, tra le altre cose, fu uno dei primi paesi a riconoscere il Regno d'Italia e, dopo la Seconda guerra mondiale, Roma e San Giuseppe ristabilirono rapidamente eccellenti relazioni.
Fonti: https://bit.ly/41IdK5V; https://bit.ly/40kei0C
(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Industria y Comercio Ítalo-Costarricense)
Il settore chimico spagnolo ha chiuso il 2022 con un aumento del fatturato del 16,3%, raggiungendo i 89.866 milioni di euro. Tuttavia, la produzione è cresciuta solo dello 0,9% rispetto al 2021, soprattutto a causa dell’impatto degli alti costi energetici e dell’invasione dell’Ucraina. Lo ha spiegato la presidente della Federazione Imprenditoriale dell’Industria Chimica Spagnola (Feique), Teresa Rasero, presentando i risultati della chiusura del settore chimico nel 2022 e un’analisi della situazione attuale dell’industria chimica spagnola.
I prezzi di vendita dei prodotti chimici nel 2022 hanno chiuso l’anno con una crescita media del 18,6% a causa dei costi del gas e dell’elettricità e, a differenza degli anni precedenti, il comportamento non è stato omogeneo in tutti i sottosettori che compongono questa industria. La chimica per la salute e la chimica per il consumo diretto (prodotti per la pulizia, profumeria) sono cresciute tra il 10% e il 6%, mentre la chimica di base ha registrato un calo di 11,2 punti.
Come ha sottolineato la presidente della Feique, Teresa Rasero, è nella chimica di base che risiede la principale preoccupazione del settore. È il settore con il maggior fabbisogno energetico e, quindi, quello più colpito dai prezzi elevati. Ciò è dovuto all’impossibilità di trasferire al mercato l’aumento dei prezzi dell’energia.
Per quanto riguarda i mercati internazionali, il settore chimico è stato esposto agli stessi fattori di condizionamento del mercato interno, ma con maggiore virulenza, in quanto i prezzi sono stati ancora più alti. Il fatturato all’estero è cresciuto del 29,2% nel 2022, raggiungendo i 63.626 milioni di euro, nonostante sia stato esportato un volume di prodotto inferiore rispetto al 2021.
Questa performance ha portato il settore a guidare la classifica delle esportazioni spagnole per il secondo anno consecutivo, essendo oggi il principale esportatore dell’economia; il 19,5% delle esportazioni industriali è realizzato dal settore chimico, seguito dai settori automobilistico e alimentare.
Il settore ha registrato una crescita del 12,1% nel numero di lavoratori dipendenti nel 2022, raggiungendo una media annuale di 234.200 unità.
Due terzi di questi nuovi 25.000 posti di lavoro sono stati creati nel settore farmaceutico e il restante terzo nel settore chimico. Tuttavia, il calo nel terzo e quarto trimestre, rispetto ai dati registrati nei primi due, è degno di nota, in linea con il calo della produzione da giugno in poi.
Contando l’occupazione indiretta e indotta, l’industria chimica ha generato quasi 800.000 posti di lavoro nel 2022, pari al 4,6% della forza lavoro occupata in Spagna. Questo settore genera 2,4 posti di lavoro indiretti e indotti per ogni posto di lavoro diretto.
Inoltre, l’occupazione è stabile, di alta qualità e altamente qualificata: il 92% dei dipendenti diretti ha un contratto a tempo indeterminato, rispetto al 79% della media nazionale. Il salario medio sfiora i 40.000 euro annui per lavoratore e il settore è anche quello che investe di più in formazione, con 185 euro annui per dipendente. Questa cifra è tre volte superiore alla media nazionale e doppia rispetto alla media del settore.
Le principali sfide per il settore chimico spagnolo si concentrano attualmente su quattro aree: la Riforma del Mercato Elettrico, il sostegno ai settori ad alta intensità di gas, un Green Deal Industrial Plan più ambizioso e le tecnologie di cattura, stoccaggio e utilizzo della CO2.
La Riforma del Mercato Elettrico è essenziale per garantire prezzi competitivi e prevedibili nel lungo periodo. Teresa Rasero ha sottolineato che il mercato all’ingrosso dell’elettricità è stato, dalla metà del 2021, fortemente influenzato dagli alti prezzi del gas e dai diritti di CO2. Per il settore chimico, il modello di mercato deve combinare quattro obiettivi: garanzia di approvvigionamento, decarbonizzazione, redditività ragionevole per stimolare gli investimenti nella generazione pulita e prezzi competitivi e prevedibili a lungo termine per i consumatori.
Il gas è stato direttamente responsabile della complessa situazione industriale europea nel 2022, avendo aumentato il suo prezzo di 9,3 volte rispetto al 2019. Come ha sottolineato il presidente della Feique, alla luce di questa situazione, il governo deve stabilire un volume maggiore di aiuti diretti, dato che gli aiuti accumulati finora ammontano a malapena a 825 milioni di euro.
La Commissione europea ha recentemente annunciato il GDIP (Green Deal Industrial Plan). Questo influenzerà chiaramente le decisioni di investimento dei principali settori industriali ad alta intensità, mettendo a rischio sia gli investimenti futuri che la continuità delle catene di approvvigionamento. Pur accogliendo con favore le intenzioni del GDIP, il settore chimico ritiene che esso possa essere più ambizioso, incorporando riforme chiare per rendere l’industria europea più competitiva.
Infine, la promozione da parte della Spagna delle tecnologie di cattura, stoccaggio e utilizzo della CO2 è essenziale per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050. Nel caso particolare dell’industria chimica, almeno il 20% del carbonio utilizzato nei prodotti chimici e nelle materie prime plastiche deve provenire da fonti sostenibili non fossili entro il 2030.
Fonte: https://www.feique.org/pdfs/radiografiasectorial.pdf
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna)