Lunedì 7 Luglio 2025
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La Danimarca inaugura il decimo anniversario del World Happines Report classificandosi seconda tra i paesi più felici al mondo nel 2022, dopo la Finlandia.
Dal 2002, il World Happiness Report conduce analisi per determinare i paesi più felici. Tra i fattori presi in considerazione vi sono quelli di carattere economico e sociale – livelli di PIL, corruzione percepita, livello di istruzione e tasso di occupazione – ma anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche e la comunità di appartenenza, il sostegno sociale, la libertà di prendere decisioni e la generosità della comunità.
La Danimarca ottiene un punteggio di 7.620, leggermente inferiore a quello della Finlandia (7.821). Tuttavia, lo Stato danese supera il primo in classifica in diverse categorie, tra cui il PIL pro capite e il livello di corruzione percepito dalla popolazione. Quali fattori sociali contribuiscono a rendere la società danese una delle più felici del mondo?
La pressione fiscale in Danimarca, in linea con gli altri stati scandinavi, è notoriamente alta e i Danesi sono felici di pagare le tasse. Il modello di stato sociale scandinavo offre ai suoi cittadini servizi efficienti, incentivi per l'istruzione e sussidi finanziari per chi è in difficoltà.
La maggior parte dell'assistenza sanitaria in Danimarca è fornita senza costi per il paziente, gli studenti universitari non pagano per studiare e ricevono una sovvenzione per coprire le spese durante gli studi. Anche l'assistenza all'infanzia è sovvenzionata, gli anziani ricevono una pensione e sono dotati di assistenti che li visitano a casa. La rete di sicurezza sociale sostiene anche le persone che rimangono senza lavoro per un massimo di due anni mentre cercano un nuovo impiego.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Il municipio di Praga 1 ha deciso di sostenere i negozi e i servizi sul proprio territorio tramite la moneta elettronica locale Corrency.
Il municipio sta lanciando un progetto pilota, che verificherà i benefici della moneta elettronica locale. Nel quadro del progetto pilota verranno individuati 2000 residenti nel municipio che otterranno mille crediti di Corrency pari a mille corone. Con la moneta elettronica potranno saldare la metà della propria spesa presso gli esercenti presenti a Praga 1.
Secondo l’assessore per il sostegno alle imprese Karel Gabrein Procházka le finalità del progetto sono il sostegno alle imprese locali di Praga 1, al potere d’acquisto dei residenti e l’individuazione su quali merci e servizi preferiscono gli abitanti del centro di Praga. Il progetto pilota dovrebbe partire in maggio e coinvolgere circa 400 esercizi commerciali.
Fonte: https://bit.ly/3LfW4Gg
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La guerra tra la Russia e l’Ucraina ha provocato l’aumento dei prezzi delle materie prime e l’impatto sui costi di produzione si sono fatti sentire nelle acciaierie. Di fronte all’aumento dei costi e all’elevata richiesta del mercato internazionale, i prezzi dell’acciaio aumentati di circa il 20% in aprile. Il movimento sarà sostenuto dalla domanda esterna, nel caso in cui le acciaierie dovessero incontrare difficoltà nelle vendite interne.
Secondo l’Instituto Nazionale Dei Distributori di Acciaio, il riaggiustamento dei prezzi previsti per aprile hanno movimentato i distributori nazionali, che stanno anticipando gli acquisti questo mese. Il movimento dovrebbe far leva sugli acquisti del settore a marzo, rispetto a febbraio, di circa il 10% e le vendite di circa 15%.
Se da un lato, il mercato interno ha una certa difficoltà di crescita, dall’altro, le acciaierie hanno la possibilità di esportare dato che l’Europa richiede molto - dice il presidente dell’INDA (Instituto Nacional dos Distribuidores de Aço), Carlos Loureiro.
Fonte: https://bit.ly/3qAi2vI
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio, Industria ed Agricoltura di Minas Gerais)
Nel 2021 l’Economist Intelligence Unit (EIU) ha pubblicato la quarta edizione del Safe Cities Index. I risultati della ricerca hanno svelato che Copenhagen è la città più sicura al mondo, con 82,4 punti su 100. A seguire Toronto, Singapore, Sydney e Tokyo, rendendo la capitale danese l’unica città europea nella “top five".
L’indice. Pubblicato per la prima volta nel 2015, il Safe Cities Index è uno strumento di benchmarking globale e politico sviluppato per misurare la sicurezza urbana. Il punteggio dell’indice si basa su 76 fattori distinti in cinque ampi pilastri: sicurezza personale, infrastrutturale, sanitaria, digitale e ambientale.
Sicurezza digitale. Negli ultimi anni, il crescente utilizzo di internet da parte della popolazione, di imprese, di amministrazioni urbane e governi, porta insito una preoccupante fragilità. È evidente la necessità di affiancare alla continua digitalizzazione una maggiore attenzione alla sicurezza. Diversi esperti concordano sul fatto che la sicurezza digitale all’interno delle città sia piuttosto inadeguata e spesso mancano fondi e competenze per poter affrontare il problema. La sicurezza digitale indaga sulla capacità dei cittadini di usare liberamente internet e altri canali digitali senza temere violazioni della privacy, furti d'identità e attacchi online.
Delle 59 città con piani di smart city, solo 15 si concentrano in dettaglio sulla sicurezza delle reti e dei dati. Tra queste vi è Copenhagen, che si trova al terzo gradino del podio con 82.2 punti. Infatti, Copenhagen è tra le città con uno smart city plan che si concentra direttamente sulla sicurezza informatica delle infrastrutture di rete.
Sicurezza personale. Il secondo pilastro della sicurezza urbana valuta il rischio di criminalità, violenza, minacce terroristiche e disastri naturali a cui è sottoposta la popolazione di una città. Gli indicatori si concentrano sulla valutazione del sistema giudiziario, la regolamentazione delle armi, la stabilità politica e la sicurezza economica, ma anche sui livelli di corruzione e la disuguaglianza sociale.
Proprio in questa categoria a spiccare è Copenhagen, che si guadagna il primo posto con 86.4 punti. Tale successo è dovuto al basso tasso di criminalità, tra i più bassi da un decennio, secondo il sindaco danese Weiss. Importanza viene data all’intervento preventivo e alla forte collaborazione a livello locale del sistema SSP (scuole, servizi sociali e polizia). Rilevante in questo contesto risulta essere anche la grande coesione sociale tra i cittadini.
Scurezza delle infrastrutture. La qualità, la disponibilità e l’adeguatezza delle infrastrutture ma anche la loro vulnerabilità ai disastri naturali e provocati dall'uomo, sono indicatori della sicurezza delle infrastrutture. L’impatto del Covid ha portato ad una più ampia concettualizzazione della città da parte dei cittadini. Cambiando quindi le necessità della popolazione e i suoi bisogni: sono diventati più centrali migliori sostenibilità urbana e accessibilità ai servizi.
L’impegno di Copenhagen nella sicurezza infrastrutturale è rivolto soprattutto alla mobilità dei ciclisti, dato l’elevato numero di studenti e lavoratori che preferiscono la bicicletta ad auto, autobus e metro, per recarsi a scuola e negli uffici.
Sicurezza sanitaria e sicurezza ambientale. La prima si concentra sul livello e la qualità dei servizi e delle infrastrutture sanitarie mentre la seconda valuta il piano di sostenibilità nella pianificazione urbana. Vista l’attenzione mediatica e politica degli ultimi anni nei confronti dell’emergenza climatica, non poteva mancare un pilastro appositamente dedicato, aggiunto proprio in questa edizione.
Nonostante Copenhagen non riesca a classificarsi tra le migliori, il sindaco Weiss annuncia che la città punta ad essere la prima capitale al mondo a zero emissioni di carbonio entro il 2025. Questo richiede un doppio approccio: la responsabilità di mitigare gli effetti del cambiamento climatico e di ridurre le emissioni di carbonio, ma anche di adattare la città ai futuri cambiamenti climatici. L’obiettivo è di ridurre il consumo di energia, investire in energia verde e incoraggiare la mobilità verde, sviluppando una città sempre più sostenibile. Negli ultimi anni sono stati creati nuovi parchi e spazi urbani verdi per raccogliere l'acqua.
Nonostante l’ottimo risultato ottenuto, Copenhagen si impegna a rinnovare investimenti e politiche volte ad investire sulla sicurezza urbana, dimostrandosi una città che ha a cuore la sicurezza dei suoi cittadini.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Nel 2021, anno di crescita delle esportazioni in tutti i settori della manifattura italiana negli Stati Uniti, il settore che ha registrato il maggior aumento è stato il comparto Moda ed Accessori che ha registrato un +58% rispetto all’anno precedente e un +34,6% rispetto al 2019, ovvero prima della pandemia. Il valore totale delle esportazioni italiane è stato pari a 12.085,6 milioni di dollari.
Nel complesso il comparto Moda e Accessori ha rappresentato il 19,8% del totale dell’export italiano verso gli Stati Uniti nel 2021, secondo solo al comparto della Meccanica che rappresenta il 24,7% del nostro export.
Tra i prodotti del comparto, crescono maggiormente rispetto all’anno precedente, l’Oreficeria e Bigiotteria (+75,4%), per un valore pari a 2.967,9 milioni di dollari, la Pelletteria (+74,5%), per un valore pari a 2.135,5 milioni di dollari, l’Occhialeria (+63,2%), per un valore pari a 1.478,3 milioni di dollari.
Crescono anche altri settori produttivi molto importanti del comparto Moda e Accessori come Calzature (+58,5%), Tessuti e Filati (+44,4%), Cosmetica (+36,4%), Abbigliamento (+35,7%) e Pelli e Pellicce (+20%).
Fonte: U.S. Department of Commerce (rielaborazione ICE New York)
(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce Southeast)
Il gruppo di esperti rivede al ribasso (2,8 %) le previsioni di crescita per la Svizzera nel 2022 al netto degli eventi sportivi. L’aumento del rincaro e il conflitto in Ucraina frenano la ripresa. In compenso, la situazione epidemiologica è migliorata più rapidamente del previsto. Per il 2023 le stime di crescita rimangono invariate al 2,0 %. La guerra in Ucraina comporta rischi importanti per la congiuntura mondiale.
Il 4° trimestre 2021 è stato contrassegnato dall’ultima ondata di coronavirus e dalle relative restrizioni. In linea con le aspettative, la ripresa dell’economia svizzera è proseguita, anche se con un ritmo meno sostenuto.
La guerra in Ucraina pesa sulle prospettive economiche e comporta rischi congiunturali importanti. Tuttavia, l’economia svizzera parte in condizioni relativamente buone. La domanda interna è in ripresa e l’andamento del mercato del lavoro è molto favorevole: aumentano gli occupati, il tasso di disoccupazione è tornato al livello pre-crisi e alcuni settori economici lamentano persino la carenza di personale qualificato. Inoltre, poiché è stato possibile revocare gran parte delle misure sanitarie, per i prossimi mesi si prevede una netta ripresa nel settore dei servizi. I settori con il maggiore potenziale di crescita sono quello alberghiero e della ristorazione e quello della cultura e del tempo libero.
Poiché gli scambi economici della Svizzera con la Russia e l’Ucraina sono relativamente scarsi, le ripercussioni dirette del conflitto sul nostro Paese dovrebbero essere limitate. Al contrario, gli effetti indiretti potrebbero essere molto forti. Sui mercati internazionali i prezzi dei principali beni d’esportazione russi e ucraini, in particolare le fonti energetiche, nonché alcuni prodotti alimentari di base e metalli industriali, hanno infatti registrato un’impennata. Al momento quindi a livello internazionale la pressione inflazionistica rimane elevata. Anche se il recente apprezzamento del franco sta aiutando a limitare la pressione sui prezzi in Svizzera, anche nel nostro Paese l’inflazione dovrebbe risultare più alta di quanto previsto in precedenza. Il gruppo di esperti rivede infatti al rialzo le proprie stime sull’inflazione in Svizzera nel 2022, il cui tasso dovrebbe arrivare all’1,9 % (previsioni dicembre 2021: 1,1 %), frenando i consumi privati. La crescente incertezza, poi, rallenta anche gli investimenti, mentre la situazione dell’approvvigionamento a livello globale si sta nuovamente aggravando.
Alla luce di queste premesse, il gruppo di esperti rivede al ribasso (2,8 %) le previsioni di crescita per il 2022 (al netto degli eventi sportivi, valore stimato a dicembre 2021: 3,0 %). L’economia svizzera dovrebbe dunque continuare sulla strada della ripresa dalla crisi del coronavirus con una crescita del PIL superiore alla media, anche se con meno dinamicità rispetto alle previsioni precedenti. Affinché ciò si verifichi è necessario che i nostri maggiori partner commerciali non vadano incontro a una forte recessione e soprattutto che non vi siano gravi problemi di rifornimento energetico o di materie prime in Europa.
Nella seconda parte del periodo di previsione l’effetto di recupero della pandemia di coronavirus dovrebbe affievolirsi. Se anche gli effetti frenanti del conflitto in Ucraina perderanno vigore la congiuntura dovrebbe normalizzarsi. Per tutto il 2023 il gruppo di esperti prevede una crescita del PIL del 2,0 %. In media annua, invece, l’inflazione dovrebbe scendere allo 0,7 %, in linea con le previsioni precedenti.
Anche per il mercato del lavoro il gruppo di esperti si attende un’ulteriore ripresa e prevede un tasso di disoccupazione medio del 2,1 % nel 2022 e del 2,0 % nel 2023.
Rischi congiunturali
Il conflitto in Ucraina alimenta un clima di grande incertezza. Anche qualora non si arrivi a un’escalation militare internazionale le ripercussioni economiche rischiano di essere più pesanti rispetto alle stime attuali.
In caso di recessione dei maggiori partner commerciali della Svizzera, la nostra economia subirebbe un duro contraccolpo, in particolare se si verificasse un calo significativo della produzione in Europa dovuto all’interruzione delle forniture di materie prime dalla Russia. Con uno scenario** del genere la pressione sui prezzi a livello internazionale resterebbe elevata e vi sarebbe un’evoluzione negativa dell’economia.
Ulteriori rischi derivano dal crescente indebitamento di alcuni Stati e imprese. Anche nel settore immobiliare permangono dei rischi sia a livello nazionale che internazionale, in particolare in Cina.
In compenso, l’incertezza legata alla pandemia si è notevolmente ridimensionata, anche se non sono da escludere altre ricadute, ad esempio in seguito alla comparsa di nuove varianti.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1496
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Secondo i dati doganali le esportazioni della Corea sono aumentate del 10,1% nei primi 20 giorni di marzo rispetto all'anno precedente sulla scia della domanda di chip e prodotti derivati dal petrolio.
Secondo i dati del Korea Customs Service, le esportazioni del Paese sono state di 37,3 miliardi di dollari nel periodo dal 1° al 20 marzo contro i 33,8 miliardi di dollari dell'anno precedente.
Secondo i dati, le importazioni sono aumentate del 18,9% su base annua per un valore complessivo 39,3 miliardi di dollari, risultando in un deficit commerciale di 2,08 miliardi di dollari durante il periodo citato.
Per settore, l'export di chip di memoria è aumentato del 30,8% su base annua.
I semiconduttori rappresentano circa il 20% delle esportazioni della Corea, sede di Samsung Electronics Co., il pi grande produttore mondiale di chip di memoria, e del suo rivale SK hynix Inc.
Le esportazioni di automobili, invece, sono diminuite del 18,1% su base annua e quelle dei ricambi del 9,1%. L' automotive rappresenta circa il 7% delle esportazioni della Corea.
Per paese, le spedizioni verso la Cina, il principale partner commerciale della Corea, sono aumentate dell'11,3% su base annua mentre quelle verso gli Stati Uniti sono aumentate del 6%.
Le esportazioni, dalle quali dipende metà del PIL coreano, sono aumentate del 20,6% su base annua a febbraio, segnando 16° mese consecutivo di crescita.
Fonte: https://bit.ly/3N5Ufh4
(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Korea)
Il mercato dei mutui abitativi sta registrando rispetto al boom dello scorso anno un andamento più moderato. Lo indica l’Associazione Bancaria Ceca.
In febbraio le banche e le casse di risparmio abitativo hanno concesso circa 7900 mutui per un valore complessivo di 25 miliardi di corone. Si tratta di un calo di circa il 23% rispetto allo scorso anno. Un andamento simile è stato registrato anche in gennaio con mutui erogati per un valore di 32,6 miliardi di corone. Dei quasi 58 miliardi di corone di mutui concessi nei primi due mesi circa dieci miliardi di corone erano rappresentate dalle surroghe.
Il calo dell’interesse è stato determinato dall’andamento eccezionalmente forte nello scorso anno e dai tassi d’interesse in forte crescita. In febbraio il tasso d’interesse medio è salito al 3,84% rispetto al 3,4% di gennaio. Nei prossimi mesi i tassi potrebbero aumentare di oltre il cinque percento. In aprile inoltre entrano in vigore le nuove limitazioni decretate dalla Banca Centrale Ceca.
Fonte: https://bit.ly/34TdTvn
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
L’istituto centrale afferma che la Banca Centrale Ceca (ČNB) sta intervenendo sul corso della corona ceca per far fronte al suo indebolimento.
La corona ceca aveva registrato un leggero indebolimento dall’avvio dell’invasione russa in Ucraina. Vista la forte tensione nella regione, molti investitori internazionali hanno deciso di chiudere le proprie posizioni nelle valute dei paesi dell’Europa centrale e orientale. La Banca Centrale Ceca aveva già in precedenza avvisato di essere pronta a intervenire in caso di oscillazione anomala della corona. “Nell’ambito internazionale la ČNB ha forti riserve di valuta estera, il cui utilizzo in situazioni eccezionali, come quella in cui ci troviamo, è del tutto giustificabile” ha comunicato la banca centrale.
Con riserve di 157 miliardi di euro, pari a due terzi del Pil ceco, l’istituto ha, secondo gli analisti, i mezzi per consolidare il cambio. La ČNB non ha comunicato una soglia di cambio entro cui intervenire. Gli analisti hanno tuttavia osservato che la banca ha cominciato a intervenire quando il cambio era sceso a 25,90 corone per euro. Secondo loro la ČNB quindi non permetterà che si sfori il cambio a 26 corone per euro. Con l’intervento il cambio ha registrato un calo a 25,55 corone per euro.
Fonte: https://bit.ly/3u6t1y9
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La Turchia è il primo partner commerciale dell’Italia nell’area del Mediterraneo con un interscambio stabile e bilanciato che, in media, si attesta sui 20 miliardi di dollari l’anno. Secondo i dati elaborati dall’ICE per il 2021, l’Italia è il quinto partner commerciale della Turchia con un interscambio di 23 mld di dollari (+33,3% rispetto al 2020). Siamo il quinto fornitore dopo Cina, Russia, Germania e Stati Uniti e il quarto cliente dopo Germania, Stati Uniti e Regno Unito.
Dopo un 2020 che ha certamente risentito del blocco della produzione, specialmente in Italia, i dati del 2021 appaiono molto incoraggianti specialmente se confrontati con quelli pre-pandemici del 2019. Rispetto al 2019, infatti, l’interscambio complessivo nel 2021 è superiore di ben oltre 5 mld di dollari (17,9 mld di dollari vs. 23,03 mld di dollari) corrispondenti ad un +28,5%. Il 2021, per l’export italiano in Turchia, ha fatto registrare un aumento del 25,7% con un totale di 11 miliardi e mezzo di euro con quasi tutte le principali voci del nostro export in crescita abbondantemente sopra le due cifre con in testa le vendite di combustibili e minerali (+248,2%), pietre e metalli preziosi (+47,6%), di ferro e acciaio (+45,2%) e di macchinari e apparecchiature meccaniche (+33,1%), quest’ultima principale voce del nostro export.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)