Lunedì 7 Luglio 2025
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Stellantis ha chiuso il 2021 a capo delle vendite di veicoli in Europa e nel Sud America e con record nel mercato automobilistico. Ha commercializzato 1 milione di unità solo in pickups in tutto il mondo.
Il guadagno operativo rettificato, esclusi gli interessi, le tasse, svalutazioni e ammortamenti ha quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente raggiungendo 18 miliardi di euro.
Gli incassi netti sono stati pari a 13.4 miliardi di euro. I dati sono stati presentati mercoledì 23 febbraio, in diretta con il CEO Carlos Tavares. Il bilancio si riferisce all’attuazione mondiale dei marchi che compongono la Stellantis: Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citröen, Dodge, DS Automobiles, Fiat, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Ram, Vauxhall, Free2move e Leasys.
Durante la presentazione, il CEO della Stellantis ha rivelato l’intenzione di investire 30 miliardi di euro, fino al 2025, nell’elettrificazione delle auto e nello sviluppo dei softwares.
Nel Sud America, Stellantis era a capo del mercato, con una quota del 22.9% nel 2021. In Brasile e in Argentina, il marchio è stato responsabile della vendita di 830 mila unità, un indice che supera del 48% i risultati del 2020. L’attuazione ha posto il gruppo nel primo posto di vendita in entrambi i Paesi con un guadagno di 10.7 miliardi di euro.
Fonte: https://bit.ly/3pkHdCc
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio, Industria ed Agricoltura di Minas Gerais)
Secondo l'Associazione brasiliana degli importatori di carburante (Abicom), l’aumento dei prezzi del petrolio sul mercato internazionale ha aumentato il divario nel prezzo della benzina e del diesel venduti da Petrobras sul mercato interno, rendendo le importazioni non redditizie.
Il divario medio del diesel è dell'8%, e della benzina è dell'11%, secondo l'ente, che evidenzia anche la pressione del dollaro sui prodotti, che anche in una tendenza al ribasso è ancora ad un livello elevato. In Araucária, Paraná, la differenza di prezzo della benzina raggiunge il 13%, secondo i dati rilasciati dall'associazione.
Nel porto di Aratu, a Bahia, dove si trova la raffineria Mataripe (ex Rlam), la prima unità venduta da Petrobras come parte del suo piano di dismissione, la differenza tra il prezzo della benzina e i prezzi internazionali è del 4% e il diesel del 3%.
La scarsa offerta di petrolio sul mercato contribuisce anche all'aumento dei prezzi esterni, che ogni giorno sono anche più influenzati dal conflitto Russia/Ucraina. Con l'aggravarsi della crisi, il petrolio è balzato a oltre 97 dollari al barile nei contratti di aprile.
Il gasolio ha passato 42 giorni senza ritocco nel mercato brasiliano, quando è aumentato dell'8,1%. A seconda del porto di operazione, il divario del diesel varia tra R$ 0,36 e R$ 0,13 al litro, con una media nazionale di R$ 0,31/l. Anche la benzina è andata 42 giorni senza riaggiustamento, dopo un aumento lineare del 4,9% in tutti i mercati.
Per eguagliare i prezzi internazionali, Petrobras dovrebbe aumentare il prezzo, in media, di R$ 0,40 al litro. Secondo Abicom, la differenza di prezzo della benzina varia tra R$ 0,48 e R$ 0,16, a seconda del porto.
Fonte: https://bit.ly/3Ip5OgI
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio, Industria ed Agricoltura di Minas Gerais)
Il settore del turismo in Repubblica Ceca ha registrato una ripresa nel 2021 grazie ai flussi interni. Lo indicano i dati statistici.
Nel 2021 gli alberghi e le strutture di accoglienza hanno registrato circa 11,4 milioni di arrivi, il 5% in più rispetto al 2020. I pernottamenti sono stati invece oltre 32 milioni. I flussi sono in crescita soprattutto grazie alla componente interna. Gli arrivi dei residenti nel 2021 sono aumentati di quasi il 10%, mentre quelli dall’estero hanno subito un ulteriore lieve calo.
Rispetto al 2019 i flussi sono praticamente dimezzati. La situazione più difficile è a Praga, dove gli arrivi sono scesi da oltre 8 milioni del 2019 a 2,4 milioni del 2021. A mancare sono soprattutto i turisti esteri. A far sperare sono gli aumenti dei flussi da alcuni paesi extraeuropei, tra cui gli Stati Uniti e l’Israele, e il graduale alleviamento delle regole di viaggio per paesi membri ed extra UE.
Fonte: https://bit.ly/3hbCTRa
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il 22 febbraio il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato non sarà più prevista la quarantena per le persone provenienti dai Paesi extraeuropei. Tra i Paesi beneficiari, quindi, anche il Brasile, i cui cittadini hanno da circa due anni il divieto d’ingresso turistico.
"Dal 1° marzo, per l’arrivo da tutti i Paesi Extraeuropei saranno vigenti le stesse regole già previste per i Paesi europei. Per l’ingresso in Italia sarà sufficiente una delle condizioni del Green Pass: certificato di vaccinazione, certificato di guarigione o test negativo." - ha scritto il Ministro.
Fonte: https://bit.ly/3LWRJcg
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio, Industria ed Agricoltura di Minas Gerais)
L’utilizzo dei contratti part-time o flessibili è aumentato tra le imprese ceche. Lo indica un’indagine dell’agenzia Grafton Recruitment.
A utilizzare i contratti part-time o flessibili è l’88% delle imprese ceche. Ma solo un quinto delle società fa uso sistematico di questo strumento, mentre il 12% delle aziende non ne prevede l’utilizzo. In una parte delle imprese, tuttavia, sta crescendo l’impiego dei contratti a tempo parziale. Lo scorso anno ha fatto maggiore ricorso a questo strumento il 27% delle aziende. “I dipendenti sono sempre più interessati agli impieghi a tempo parziale, ma i datori di lavoro reagiscono lentamente a queste richieste” nota il direttore di Grafton Recruitment Martin Malo. Fino ad ora non hanno avuto un forte impatto alcuni interventi legislativi come il posto di lavoro condiviso.
Le imprese utilizzano i contratti part-time soprattutto per mantenere in azienda i dipendenti nei periodi di maternità o paternità o i dipendenti che sono andati in pensione. Fino al 30% delle aziende fa ricorso ai contratti flessibili per far fronte a picchi produttivi stagionali o per coprire posizioni, per cui non riescono a trovare una figura adatta.
La Repubblica Ceca è tra i paesi con minore utilizzo dei contratti part-time in Unione Europea. Secondo l’Eurostat nel 2020 circa il 5,7% delle persone impiegate nell’economia ceca aveva un contratto part-time, mentre in Germania e in Austria la quota era di circa il 27%. Inoltre, l’utilizzo dei contratti part-time è calato negli ultimi anni in Repubblica Ceca – nel 2018 e nel 2019 la quota era di 6,3%.
Fonte: https://bit.ly/3LUPEO8
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il tasso d’inflazione ha sfiorato in gennaio in Repubblica Ceca il valore massimo dal 1998. Lo ha indicato l’Ufficio di Statistica Ceco.
Con un aumento dei prezzi in gennaio del 9,9 percento rispetto all’anno precedente l’inflazione è tornata secondo gli statistici cechi nei “turbolenti anni Novanta”. Dopo la conclusione della trasformazione dell’economia ceca il tasso d’inflazione si è mantenuto per lo più sotto il tre percento annuo.
A causare la forte impennata dei prezzi è stato il comparto dell’energia con una crescita dei costi dell’elettricità di circa il 40% e quello dei gas di oltre il 30%. Il forte aumento è stato in parte causato del ritorno dell’IVA, che il precedente governo di Andrej Babiš aveva abbonato per gli ultimi due mesi dell’anno. Un forte aumento è stato registrato anche nel settore degli alimenti.
Secondo gli esperti nei prossimi mesi la crescita dei prezzi potrebbe superare la soglia del 10%, in quanto i costi di una serie di materie prime rimangono alti sui mercati mondiali e continuano a crescere. “A quanto pare non hanno raggiunto il picco neppure gli aumenti annui dei costi per abitare in proprio” ha notato l‘analista di Generali CEE Investments Radomír Jáč. Tuttavia, non dovrebbero verificarsi più balzi importanti del tasso d’inflazione, che secondo le previsioni tornerà a calare sensibilmente dal terzo trimestre.
Fonte: https://bit.ly/3pbSXXA
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
L’interscambio tra l’Italia e la Repubblica Ceca ha registrato un anno molto positivo. Lo indicano i dati dell’Ufficio di Statistica Ceco.
Il volume degli scambi tra i due paesi ha sfiorato nel 2021 i 15 miliardi di euro. Si tratta di un aumento di circa un quinto rispetto al 2020. Si tratta del dato più alto nella storia dei due paesi. Rispetto a prima della pandemia il volume è aumentato di 1,6 miliardi di euro.
Per la prima volta dopo molti anni la bilancia è in attivo per l’Italia. Le esportazioni verso la Repubblica Ceca sono cresciute di circa un quarto a 7,56 miliardi di euro. Le vendite dei beni prodotti in Repubblica Ceca verso l’Italia sono aumentate del 14,5 percento a 7,4 miliardi di euro.
Nelle esportazioni ceche continua ad avere un forte peso il comparto dei mezzi di trasporto e macchinari che cresce del dieci percento e totalizza un valore di 3,6 miliardi di euro. Mentre le vendite dei macchinari per l’industria aumentano di oltre un terzo, quelle delle automobili sono rimaste praticamente uguali al 2020. Il comparto dei macchinari e mezzi di trasporto registra una buona crescita del 19 percento anche sul versante italiano e supera i 2,8 miliardi di euro.
Fonte: https://bit.ly/3p6CSSG
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La Repubblica Ceca è rientrata nella top ten delle migliori economie dell’Unione Europea. Lo indica l’Indice della Prosperità calcolato dagli esperti di Česká spořitelna e dal portale specializzato Evropa v datech.
Nell’indice di quest’anno la Repubblica Ceca occupa il nono posto. In vetta alla classifica ci sono la Svezia, la Germania e la Danimarca. I lati forti dell’economia ceca sono la grande diversificazione settoriale, che aumenta la resilienza, e la quota degli investimenti, che è la terza più alta tra i paesi dell’Unione. Il paese ha invece spazio per recuperare nella produzione del valore aggiunto e nei redditi. A penalizzare la valutazione è stata anche l’inflazione, la terza più alta nell’Unione Europea.
L’indice prende in considerazione una serie di indicatori statistici. “Oltre ai dati macroeconomici valuta anche gli aspetti che influenzano la prosperità degli individui e cerca strade, per migliorare le condizioni di vita e per fare impresa in Repubblica Ceca” ha spiegato l’economista capo di Česká spořitelna David Navrátil.
Fonte: https://bit.ly/3IcABx0
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Le vendite del commercio al dettaglio hanno registrato nel 2021 un aumento di oltre il 4%. Lo indicano i nuovi dati dell’Istituto di Statistica Ceco.
Rispetto al 2020 le vendite sono aumentate lo scorso anno del 4,5%. L’andamento è stato differenziato tra i settori. La vendita degli alimentari è rimasta sostanzialmente stabile, mentre la vendita e le riparazioni di vetture sono aumentate di oltre l’8%. Nel settore non alimentare i ricavi sono aumentati dell’8% con la ripresa in tutti i comparti. Il più dinamico è stato il settore delle vendite on-line con un aumento degli introiti del 16%. “In termini reali i ricavi del commercio on-line sono cresciuti negli ultimi tre anni del 77% e negli ultimi cinque anni del 161%” ha indicato l’analista di ČSOB Petr Dufek. Intorno al 5% la crescita delle vendite delle calzature e dell’abbigliamento.
Hanno sorpreso gli analisti i dati di dicembre, che ha registrato un lieve calo rispetto a novembre. Solitamente, per effetto delle spese natalizie, i ricavi di dicembre hanno una tendenza di crescita. Secondo gli esperti, le famiglie hanno anticipato in parte le compere per timori di problemi nelle forniture. Nella prima metà di quest’anno la dinamica dei ricavi sarà probabilmente rallentata dall’alta inflazione.
Fonte: https://bit.ly/3JQREFr
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La fatturazione dell’industria estrattiva di Minas Gerais è praticamente raddoppiata nel 2021. Lo Stato, infatti, è passato dai 76,4 miliardi di Reais registrati nel 2020 ai 143 miliardi di Reais dell’anno scorso, con un aumento dell’87% tra gli esercizi; inoltre, ha il merito di aver prodotto il 42% dei 339 miliardi di Reais di entrate del settore, grazie all’estrazione del minerale di ferro. Con questo risultato, Minas Gerais ha mostrato la maggior crescita tra le varie unità federative nella produzione mineraria, raggiungendo numeri quasi uguali a quelli del Parà, che ha fatturato 146,6 miliardi di Reais (43%).
Minas Gerais è lo storico maggior produttore minerario del Paese ma negli ultimi anni ha perso la sua leadership a favore dello stato del Parà. Nel 2020, ad esempio, il contributo di Minas nella fatturazione nazionale era stato del 37%. La sua perdita del primo posto in classifica è dovuta sia all’aumento della produzione del minerale di ferro a Carajás (PA), con il Progetto S11D della compagnia mineraria brasiliana Vale, sia alla minor produzione estrattiva nel suolo di Minas sin dalla rottura della diga mineraria di Brumadinho, nella Regione Metropolitana di Belo Horizonte (RMBH), avvenuta nel gennaio del 2019.
Fonte: https://bit.ly/36xu6Ha
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio, Industria ed Agricoltura di Minas Gerais)