Notizie mercati esteri

Martedì 8 Luglio 2025

Notizie dai mercati esteri - Slovacchia

Dossier Paese: in Slovacchia rallentano industria e consumi

La crescita economica della Slovacchia sta rallentando in modo evidente, anche se, fino ai dati disponibili di aprile, non si notano ancora effetti tangibili della guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti. Tuttavia, i segnali di debolezza si moltiplicano. L’economia ha registrato nel primo trimestre un incremento del PIL reale dello 0,9% su base annua e di appena lo 0,2% su base trimestrale. La dinamica è stata frenata dall’effetto base di un forte finale dell’anno scorso e dall’entrata in vigore a gennaio di gran parte delle misure di consolidamento fiscale. Inoltre, l’occupazione è diminuita per il quinto trimestre consecutivo. La guerra commerciale, con i nuovi dazi americani annunciati contro Cina e Unione Europea, non ha ancora lasciato il segno sui numeri slovacchi, ma le ripercussioni nei prossimi trimestri, in termini di calo degli scambi esteri, aumentano l’incertezza e quindi l’attività economica. Nel primo trimestre, il commercio estero slovacco ha mostrato ancora una certa vivacità sia rispetto al trimestre precedente sia su base annua, sostenuto anche dall’effetto “scorta” di molte imprese e famiglie americane e di altri paesi, preoccupate dall’imminente aumento dei dazi.

Tuttavia, il surplus commerciale slovacco è calato e ha contribuito negativamente alla crescita del PIL, nonostante importazioni ed esportazioni siano cresciute in maniera significativa tra gennaio e marzo. Gli analisti prevedono che questo effetto di anticipo degli acquisti possa invertirsi nei trimestri successivi, con un rallentamento sia delle esportazioni, penalizzate da una domanda estera più debole soprattutto dagli USA e dai paesi che esportano verso gli Stati Uniti, sia delle importazioni, frenate da una minore domanda interna e da una riduzione degli acquisti di input produttivi. Una possibile boccata d’ossigeno potrebbe arrivare da un’accelerazione nell’utilizzo dei fondi europei, in particolare quelli del Recovery and Resilience Facility. 

I dati più recenti sui principali indicatori mensili fino ad aprile confermano un calo marcato delle vendite al dettaglio reali, legato all’aumento dei prezzi e anche al forte anticipo degli acquisti avvenuto a dicembre, quando imprese e famiglie si erano affrettate a fare scorte in vista dell’innalzamento dell’aliquota base dell’IVA. Anche la produzione industriale ha subito un calo, specie a gennaio, mentre le esportazioni in valore nominale si sono mantenute ancora su livelli sostenuti fino ad aprile. L’industria automobilistica slovacca, pilastro dell’economia nazionale, ha registrato nei primi quattro mesi una crescita media annua del 12,5%, ma anche in questo settore si teme un rallentamento nei prossimi mesi. Sul fronte immobiliare, la situazione appare debole. Nel primo trimestre 2025, il numero di nuovi cantieri residenziali è sceso al livello più basso dal 2013, con meno di 15 mila abitazioni iniziate su base annua. Questo riflette gli effetti del forte aumento dei tassi d’interesse negli anni 2022 e 2023, che ha depresso la domanda di nuove case. Anche se si intravedono segnali di ripresa nella domanda, la nuova attività edilizia dovrebbe reagire con ritardo e sarà comunque limitata dal calo demografico nella fascia di popolazione in età di acquisto di immobili. Il sentiment economico nel Paese continua a indebolirsi. Secondo l’Ufficio di Statistica slovacco, l’indice di fiducia è sceso a giugno al livello più basso da ottobre 2023, soprattutto per via del peggioramento delle attese nell’industria.

Anche la fiducia delle imprese nei servizi è diminuita rispetto a gennaio. La fiducia dei consumatori rimane invece su livelli molto bassi. Pur con alcune differenze di metodologia, anche l’indice della Commissione Europea evidenzia una situazione fragile, restando circa sette punti al di sotto della media di lungo periodo. Entrambi gli indicatori segnalano il rischio di un ulteriore rallentamento dell’economia slovacca. Sul piano interno, la Banca Nazionale Slovacca e il Ministero delle Finanze hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2025 e il 2026, portandole rispettivamente all’1,2% e 1,6% (Banca Nazionale) e all’1,3% e 1,6% (Ministero). La VÚB banca, parte del gruppo Intesa, è ancora più prudente nelle proprie stime. Il peggioramento del quadro economico renderà più difficile il percorso di consolidamento dei conti pubblici. Raggiungere l’obiettivo di deficit al 4,1% del PIL nel 2026 richiederà interventi di consolidamento per almeno tre miliardi di euro, pari al 2,1% del PIL, tra tagli di spesa e aumenti delle entrate. Il quadro complessivo resta dunque improntato alla cautela. I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere l’evoluzione della crescita slovacca, la stabilità del commercio internazionale e la tenuta dei conti pubblici, in un contesto segnato da molteplici rischi geopolitici e da un’economia mondiale che, secondo alcuni analisti, potrebbe registrare entro il primo trimestre 2026 una contrazione degli scambi commerciali di circa il 3 per cento.

 

Produzione automobilistica slovacca in crescita del 15% nel primo trimestre, atteso record annuale

Nel primo trimestre dell’anno, la produzione automobilistica in Slovacchia è cresciuta del 15% su base annua, in netta controtendenza rispetto al calo registrato nell’Unione Europea, dove si è osservata una diminuzione del 6%. Anche la Repubblica Ceca e la Germania hanno segnato flessioni, rispettivamente del 2%, secondo i dati di Eurostat. Mentre i costruttori europei affrontano una domanda debole e la concorrenza dei produttori cinesi a basso costo, la Slovacchia beneficia dell’aumento della produzione nello stabilimento Stellantis di Trnava. L’impianto ha investito nella produzione di veicoli elettrici, dopo aver ridotto drasticamente i volumi nei due anni precedenti. Nel 2023, i quattro stabilimenti automobilistici slovacchi hanno prodotto meno di un milione di veicoli, ma per quest’anno si prevede un record di 1,15 milioni di unità.

 

Polestar produrrà il nuovo SUV elettrico nello stabilimento Volvo in Slovacchia

La casa automobilistica svedese Polestar assemblerà il suo nuovo modello di SUV elettrico nel futuro impianto Volvo in Slovacchia. Volvo e Polestar, entrambe controllate dal gruppo cinese Geely, hanno firmato un memorandum d’intesa per avviare la produzione della Polestar 7 nel 2028. Volvo ha posticipato l’avvio della produzione del nuovo stabilimento, inizialmente previsto per fine 2026, ai primi mesi del 2027. L’impianto, dal valore di 1,2 miliardi di euro, avrà una capacità annua iniziale di 250.000 veicoli, compresi due modelli di piccoli SUV urbani.

 

Le Ferrovie Slovacche: fondi UE per il collegamento ferroviario con l’Ucraina

La società statale Železnice Slovenskej republiky (ŽSR), gestore dell’infrastruttura ferroviaria in Slovacchia, ha ricevuto 130 milioni di euro dall’Unione europea per migliorare i collegamenti ferroviari con l’Ucraina. I fondi saranno destinati all’ammodernamento delle tratte nei pressi di Spišská Nová Ves e Čierna nad Tisou, oltre che all’installazione del sistema di sicurezza ETCS. L’iniziativa rientra in un pacchetto complessivo da 2,8 miliardi di euro con cui l’UE sostiene 94 progetti infrastrutturali nella regione. Il governo slovacco ha inoltre approvato l'aggiornamento del programma nazionale per le infrastrutture stradali e ferroviarie, stabilendo le priorità per 167 progetti autostradali, 370 stradali e 141 ferroviari. Tra gli interventi principali figura il completamento di tre tratti dell'autostrada D3, attualmente in fase di gara d'appalto, con data prevista di completamento entro il 2032. Per il solo settore autostradale sono stati stanziati 536 milioni di euro per il 2025, 844 milioni per il 2026 e ben 1,4 miliardi di euro nel 2027, anno elettorale. Tuttavia, si rileva una contrazione rispetto alle previsioni precedenti: lo scorso anno si stimava una spesa di 800 milioni già per quest'anno. L'aggiornamento del piano esclude esplicitamente investimenti nel controverso tunnel Karpaty (12 km), previsto tra Rača e Záhorie, che quindi non sarà realizzato nei prossimi anni. Nel frattempo, l'ente autostradale NDS ha confermato l'esito originario della gara per la realizzazione di un tratto di 10 km della D3 tra Kysucké Nové Mesto e Oščadnica. L'appalto è stato aggiudicato nuovamente alla società Skanska, con un'offerta pari a 261,3 milioni di euro. Per maggiori informazioni su tutte le gare d'appalto aperte è possibile contattare la Camera di Commercio Italo-Slovacca.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca)

Ultima modifica: Martedì 8 Luglio 2025
Martedì 8 Luglio 2025

Minas in movimento: cultura, campagna e capitale trasformano lo stato

La regione Sud-Est del Brasile è considerata una delle aree più sviluppate del Paese e concentra la maggior parte del PIL nazionale – il 64,4%. Focalizzandosi principalmente sulle aree fluminense e paulista, Minas Gerais si presenta come uno stato promettente e leader in settori economici che prima erano dominati da San Paolo e Rio de Janeiro: è il leader nella crescita del turismo considerando l’intera unità nazionale. L'attività turistica si è dimostrata davvero promettente considerando gli anni 2023 e 2024, nel primo dei quali ha registrato un movimento di capitale pari a 34 miliardi di reais, accumulando un aumento del 10,5% tra settembre 2023 e agosto 2024.

L'espansione di questo settore economico nello stato è il risultato di diversi fattori congiunti, con particolare enfasi sul rafforzamento degli investimenti nella catena turistica grazie alla collaborazione tra amministrazioni comunali e imprese private. Il principale focus di questo settore è senza dubbio la cultura, che occupa il primo posto nella classifica delle principali segmentazioni turistiche secondo il Censimento del Turismo Mineiro 2023, al quale hanno partecipato l'80% dei comuni dello stato.

L'economia di Minas Gerais è, così, modernizzata e si mostra molto dinamica e redditizia: è la terza economia più grande del paese considerando i valori del Prodotto Interno Lordo (PIL), avendo raggiunto nel 2023 la cifra record di 1,02 trilioni di reais per la prima volta. La sua economia è quindi più grande di quella di vari paesi, come Marocco, Tunisia, Croazia e Serbia, tra altri.

Dato l'attuale rafforzamento dell'economia mineira, è naturale che l'offerta turistica presenti grande varietà grazie a una serie di itinerari diversi:

  • Itinerari di Avventura: ci sono 47 itinerari differenti, che comprendono spedizioni in luoghi come Serra do Cipó, Capitólio e il Parco Statale di Ibitipoca, famosi per i sentieri e gli sport d’avventura.
  • Itinerari Culturali: ci sono 103 itinerari diversi focalizzati su importanti città storiche come Ouro Preto, Tiradentes e Diamantina, che presentano un'ampia varietà di patrimoni architettonici e culturali. Minas concentra il maggior numero di Patrimoni Culturali dell'Umanità UNESCO in Brasile, che sono quattro: la Città Storica di Ouro Preto; il Santuario del Bom Jesus de Matosinhos, a Congonhas; il Centro Storico di Diamantina; e il Complesso Moderno della Pampulha, a Belo Horizonte.

Un itinerario di spicco è "Caminhos da Arte e Cultura", che si concentra sul Museo Inhotim a Brumadinho. L'Inhotim è più di una semplice esperienza artistica: combina architettura, paesaggismo e arte attraverso percorsi ed esperienze immersive e interattive. Un altro itinerario di rilievo è quello dell'Architettura Italiana, tra Belo Horizonte e Juiz de Fora, che si concentra su progetti architettonici progettati o decorati da immigrati italiani, come l'Edifício Dantas & Irmão e il Palácio das Artes.

  • Itinerari di Natura/Ecoturismo: 124 itinerari che attraversano vari parchi, stazioni ecologiche, monumenti naturali e aree di protezione ambientale, mirando alla protezione e conservazione dei tre biomi predominanti nello stato: la Mata Atlântica, il Cerrado e la Caatinga.
  • Itinerari Nautici: 5 itinerari principali. Tali programmi sono in crescita nonostante lo stato non abbia sbocchi sul mare.
  • Itinerari di Turismo della Salute: ci sono quattro itinerari catalogati, concentrati su aree note per le acque termali e le loro proprietà terapeutiche. È il caso della città di Poços de Caldas, una delle principali destinazioni per il turismo termale in Brasile, nota per le sue sorgenti come le Thermas Antônio Carlos e il Balneário Dr. Mário Mourão. Un'altra destinazione conosciuta è Araxá, famosa per le sue acque solforose e per il Grande Hotel e le Terme di Araxá, che offrono bagni termali, massaggi e altri trattamenti terapeutici.
  • Turismo Rurale: 17 itinerari turistici. Questo segmento è strettamente legato all’agrobusiness mineiro, che ha mostrato grande crescita negli ultimi anni. Uno dei principali settori dell'agro nello stato è il caffè: Minas è il maggior produttore nazionale, responsabile del 51,1% del totale brasiliano, ed è il prodotto leader delle esportazioni. Nel 2023, le esportazioni di caffè hanno rappresentato il 38,8% del totale agroalimentare esportato da Minas Gerais, generando circa 5,6 miliardi di dollari di entrate.

In questa linea, l'Azienda di Assistenza Tecnica e di Estensione Rurale dello Stato di Minas Gerais (Emater-MG) ha catalogato 90 esperienze turistiche legate ai prodotti dell’agroindustria mineira, come formaggi artigianali, dolci, caffè e cachaça.

Un altro punto strettamente legato al turismo rurale è il turismo gastronomico a Minas Gerais, uno degli stati con la migliore cucina del Paese. In questo senso, lo Stato presenta alcuni punti salienti:

  • Belo Horizonte ha il titolo di Città Creativa della Gastronomia dall'UNESCO;
  • Belo Horizonte è considerata la capitale mondiale dei bar e dei botecos;
  • Il turismo gastronomico a Minas Gerais può essere suddiviso in vari segmenti principali: distillerie di cachaça e birrifici; formaggi mineiros; caffè speciali; oli d'oliva; aziende vinicole; salumi mineiros e prodotti da forno tradizionali.

In questo modo, è importante evidenziare alcune concentrazioni produttive nello stato legate al settore turistico.

  • Formaggi Mineiros: Minas Gerais è uno dei maggiori produttori di formaggio in Brasile, con una tradizione che risale al XVIII secolo. Lo stato è responsabile di circa il 40% della produzione nazionale e il metodo artigianale di produzione del Queijo Minas è stato registrato come Patrimonio Culturale Immateriale Brasiliano. L'evento gastronomico principale legato ai formaggi è l'ExpoQueijo Brasil 2024 – Araxá International Cheese Award, il più importante evento di formaggi artigianali delle Americhe.
  • Vini e Formaggi nel Sud di Minas: Minas si sta distinguendo nella produzione vinicola, soprattutto grazie al metodo della doppia potatura, che permette di raccogliere uve in inverno. Tra i principali vitigni spiccano Syrah, Cabernet Sauvignon e Chardonnay: la produzione mineira ha già ottenuto riconoscimenti internazionali ed è diventata un’attrazione combinata alla produzione casearia nella Serra da Canastra, dove il sapore intenso del formaggio contribuisce all’apprezzamento del vino stesso.
  • Cachaça: Minas Gerais è il maggior produttore di cachaça del Brasile, con una produzione stimata di 13,5 milioni di litri all'anno. Lo stato ospita 504 distillerie, equivalenti al 41,4% del totale nazionale, e il commercio muove circa 15,5 miliardi di reais all'anno. Il principale evento gastronomico è l'Expocachaça: la più grande e importante vetrina mondiale della catena produttiva e di valore della cachaça, già integrata nel calendario ufficiale degli eventi gastronomici di Belo Horizonte. La cachaça è un prodotto genuinamente brasiliano, e Minas è considerato un riferimento nella sua produzione artigianale.
  • Birre artigianali: Minas Gerais è uno degli stati più importanti nella produzione di birra artigianale in Brasile. Belo Horizonte è conosciuta negli ambienti gastronomici come la “Belgio brasiliana” per la sua forte cultura brassicola. La produzione di luppolo in Minas ha rivoluzionato il mercato, con iniziative come quella della Mundo Hop a Mateus Leme, che utilizza luppolo fresco per intensificare sapore e aroma delle birre. Molti birrifici utilizzano ingredienti locali, come caffè, rapadura e dulce de leche, valorizzando la cultura gastronomica mineira.
  • Caffè Speciali: Minas Gerais è uno dei principali produttori di caffè del Paese, con particolare rilievo per la regione della Mantiqueira de Minas, nel sud dello stato. Questa regione è responsabile di quasi il 90% delle esportazioni brasiliane di caffè speciali e si distingue per la produzione di chicchi che superano gli 80 punti nella valutazione sensoriale. La ricerca della sostenibilità è una priorità, garantendo allo stesso tempo qualità elevata. Un itinerario turistico molto apprezzato è la Rota Turística do Café nel Cerrado Mineiro, che unisce turismo e caffè di eccellenza, permettendo ai visitatori di conoscere storie, fattorie produttrici, processi di torrefazione e abbinamenti con i migliori caffè.

Un grande paese importatore del caffè brasiliano è l'Italia: nel 2023, l’Italia è stata il terzo principale mercato di destinazione delle esportazioni mineiras di caffè e, nel 2024, è il quarto mercato principale. Nel 2023, le esportazioni di caffè da Minas verso l'Italia hanno totalizzato 512,1 milioni di dollari. Nel 2024, considerando il periodo da gennaio a ottobre, le esportazioni verso l'Italia hanno già raggiunto 517,2 milioni di dollari.

In sintesi, il turismo mineiro mostra una crescita straordinaria: nel 2023, Minas Gerais ha ricevuto 31 milioni di turisti, un numero superiore alla popolazione dello stato, e a livello internazionale, 38.526 turisti sono entrati nello stato per via aerea, provenienti principalmente dagli Stati Uniti, Colombia e Portogallo. Con tutta questa diversità, il Minas Gerais rafforza la sua posizione come una delle principali destinazioni turistiche del Brasile, unendo tradizione, innovazione e un’ospitalità unica.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Minas Gerais)

Ultima modifica: Martedì 8 Luglio 2025
Martedì 8 Luglio 2025

Notizie dai mercati esteri - Danimarca

Nuovo bando per l’eolico danese: 3 GW in mare aperto con garanzie statali

Nel corso dell’autunno 2025, la Danimarca lancerà un nuovo bando per l’assegnazione di 3 gigawatt (GW) di capacità eolica offshore, sufficienti potenzialmente ad alimentare circa 3 milioni di abitazioni. I progetti saranno suddivisi su tre aree: Nordsøen Midt e Nordsøen Syd nel Mare del Nord, e l’area di Hesselø, situata tra la Danimarca e la Svezia. Questa iniziativa rappresenta un’importante inversione di rotta rispetto alla precedente gara da 6 GW, aperta nel 2023, che si era conclusa senza offerte per tre dei sei progetti previsti. L’assenza di partecipazione è stata attribuita a una combinazione di costi in aumento, difficoltà nelle catene di approvvigionamento e incertezza dei prezzi sul mercato energetico.

In risposta a queste criticità, il governo danese ha deciso di modificare in modo sostanziale il modello di gara, introducendo un meccanismo di supporto economico attraverso contratti per differenza (Contracts for Difference, CfD) a doppia faccia. Questo strumento garantisce ai produttori di energia un prezzo minimo per ogni kWh prodotto e immesso sul mercato, compensando eventuali perdite se il prezzo di mercato scende al di sotto della soglia concordata. In caso contrario, cioè quando il prezzo di mercato supera quello minimo fissato nel contratto, sarà l’operatore a versare la differenza allo Stato. Il valore di riferimento sarà definito nel bando, e il vincitore sarà selezionato in base al prezzo minimo più basso offerto.

 

Struttura degli incentivi e requisiti del bando

Il governo ha fissato un tetto massimo per i sussidi statali pari a 55,2 miliardi di corone danesi, equivalenti a circa 7,4 miliardi di euro, distribuiti lungo un arco temporale di vent’anni. Per favorire una maggiore partecipazione e mitigare i rischi economici, lo Stato danese coprirà anche alcuni costi fondamentali precedentemente a carico degli operatori, come le indagini preliminari dei siti e le misure di sorveglianza marittima richieste durante la fase di costruzione. Inoltre, non sarà più richiesta la partecipazione azionaria statale nei progetti, a differenza del precedente bando che prevedeva una quota obbligatoria del 20%.

Le offerte per i progetti Hesselø e Nordsøen Midt sono attese entro la primavera 2026, mentre per Nordsøen Syd il termine è fissato per l’autunno 2027. Ogni area prevede una capacità minima di 1 GW, con possibilità di installare capacità aggiuntiva senza accesso garantito alla rete pubblica, destinabile per esempio all’idrogeno verde. L’assegnazione dipenderà dalla capacità proposta, che deve rispettare una densità minima stabilita dall’Agenzia danese per l’Energia. Il processo di consultazione di mercato, iniziato a fine maggio 2025, si svolge in due fasi: una tecnica sul modello CfD e una seconda, più ampia, tra giugno e agosto, con scadenza per i contributi scritti il 6 agosto 2025.

Il nuovo schema di gara prevede inoltre specifici requisiti in materia di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale. Tra le condizioni previste figurano l’obbligo di utilizzo di pale eoliche riciclabili, dichiarazioni ambientali verificate da terze parti, valutazioni sul ciclo di vita delle infrastrutture e monitoraggi ambientali continuativi. A livello sociale, vengono richiesti programmi di formazione con apprendistato, tutele contro il dumping sociale e la responsabilità lungo tutta la catena di fornitura.
 

In conclusione, il nuovo schema danese offre un’opportunità interessante, grazie a garanzie statali, requisiti chiari e apertura internazionale. Le condizioni sono favorevoli per chi opera nei settori dell’ingegneria, delle energie rinnovabili, della logistica marittima e delle tecnologie per la transizione energetica, soprattutto con esperienza in progetti complessi e di innovazione energetica. Questo bando può rappresentare una concreta occasione di crescita in Europa.

 

Danimarca 2096: Identità E Demografia Al Centro Del Dibattito

Secondo una recente proiezione elaborata da Rune Lindahl‑Jacobsen, professore di demografia all’Università della Danimarca Meridionale (SDU), e pubblicata su Politiken, entro il 2096 più della metà della popolazione potrebbe non appartenere all’“origine etnica danese”, con la conseguenza che gli “etnicamente danesi” rischiano di diventare minoranza. La definizione adottata include solo chi è nato in Danimarca da due genitori anch’essi nati nel Paese.

Questo cambiamento demografico è il risultato del calo della natalità tra i danesi autoctoni, unito al flusso migratorio sostenuto, degli ultimi decenni.

Questa ricerca avviene proprio nel momento in cui la Danimarca raggiunge un nuovo traguardo. Secondo Danmarks Statistik, la popolazione ha raggiunto per la prima volta i 6 milioni di cittadini, e rimane in costante crescita, alimentata proprio dalle migrazioni, che rappresentano un sesto della popolazione.

 

Reazioni politiche: tra allarmi e critiche

Le forze politiche hanno reagito in modo diverso. I partiti conservatori e nazionalisti, in particolare Dansk Folkeparti, evocano il concetto del “Great Replacement” (un’idea contestata, presente nel dibattito pubblico danese) e chiedono criteri più restrittivi per la cittadinanza, come la richiesta che anche i genitori o i nonni siano nati in Danimarca, insieme a una netta riduzione dell’immigrazione non occidentale.

La linea centrista, ossia i Socialdemokraterne, sotto la guida della Prima Ministra, Mette Frederiksen, ha adottato una “strategia delle due verità”: accogliere rifugiati “veri” ma ridurre numeri e tipologie di immigrazione percepita come poco sostenibile per il welfare. Tali misure includono la confisca dei beni ai nuovi arrivati, restrizioni sul lavoro per studenti stranieri e incentivi per il ritorno volontario.

 

Oltre la semplice identità: integrazione economica e sociale

Oltre al fattore etnico, emergono rilevanti questioni economiche. Il contributo degli immigrati al mercato del lavoro è significativo: nel 2021, rappresentavano oltre il 12% dell’occupazione, contribuendo a compensare il calo della forza lavoro autoctona. Se gestiti con politiche chiare, questi flussi possono rappresentare una leva per la crescita e il welfare.

Tuttavia, permangono preoccupazioni sull’integrazione. Secondo il governo danese, il problema principale non è tanto la presenza crescente di persone con background migratorio, quanto la loro effettiva adesione ai valori fondamentali della società danese. Il Ministro per l’Immigrazione, Kaare Dybvad Bek, ha sottolineato che “non importa da dove vieni, ma se condividi o meno i valori democratici su cui si basa la Danimarca”.

Le criticità evidenziate includono la scarsa partecipazione civica, la formazione di comunità isolate in quartieri a prevalenza migrante e il mantenimento di norme culturali che entrano in conflitto con principi come l’uguaglianza di genere, la libertà di parola e la tolleranza religiosa. Su queste basi, negli ultimi anni sono state introdotte misure restrittive come il divieto del velo integrale, programmi di reinsediamento per smantellare i cosiddetti “ghetti” urbani e incentivi economici al rimpatrio volontario.

La linea politica perseguita è quella di un equilibrio tra apertura e rigore: favorire chi si integra e partecipa attivamente alla vita collettiva, ma intervenire con fermezza contro forme di isolamento culturale o rifiuto delle regole democratiche.

 

In questo contesto, per le imprese, si apre uno scenario ricco di possibilità. I settori della formazione, dei servizi interculturali, della consulenza strategica e dello sviluppo del capitale umano sono tra i più esposti a beneficiare dei programmi pubblici per l’integrazione avanzata. Al tempo stesso, il dibattito demografico sottolinea inoltre l’importanza di rafforzare la collaborazione tra imprese e istituzioni, chiamate a co-progettare modelli inclusivi capaci di generare benefici duraturi sia a livello sociale che economico.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Martedì 8 Luglio 2025
Martedì 8 Luglio 2025

Il Payment Connect rafforza l’integrazione tra Hong Kong e Cina continentale

I legami tra Hong Kong e la Cina continentale sono ancora più forti da domenica 22 giugno 2025. Infatti, questo giorno segna il lancio del Payment Connect, un nuovo sistema che consente a residenti e istituzioni di entrambi i mercati di inviare pagamenti transfrontalieri di piccolo valore in tempo reale. Ciò è possibile grazie alla connessione tra il sistema di pagamento istantaneo della Cina continentale (IBPS) e quello di Hong Kong (FPS). Un sistema di pagamento istantaneo consente agli utenti di trasferire denaro tra banche e portafogli elettronici in modo semplice e, soprattutto, immediato.

Pensato in primo luogo per rispondere ai bisogni quotidiani delle persone, il sistema permette ai cittadini di Hong Kong e della Cina continentale di inviare fondi oltre confine semplicemente digitando il numero di cellulare, l’indirizzo email o il numero di conto del destinatario. Il servizio è attivo 24 ore su 24 per i residenti di Hong Kong e 16 ore al giorno, 7 giorni su 7, per quelli della Cina continentale. 

Oltre ai trasferimenti tra individui, il Payment Connect rappresenta un'opportunità significativa anche per le imprese che operano in questa regione. Secondo quanto dichiarato dalla Hong Kong Monetary Authority (HKMA), il nuovo sistema punta a "supportare le attività commerciali e lo scambio di personale", favorendo l'integrazione economica e la competitività della regione. Ciò si rivela particolarmente utile per le piccole e medie imprese che gestiscono transazioni frequenti di piccolo valore, come nel caso delle forniture, del commercio elettronico o dei servizi professionali.

In aggiunta alla velocità di trasferimento, un altro vantaggio significativo è rappresentato dalla riduzione dei costi di intermediazione. Il sistema accorcia la catena di rimessa e permette un'esperienza più snella e conveniente sia per le aziende che per i privati. In altre parole, l'assenza di intermediari multipli consente di ridurre le commissioni e di garantire maggiore trasparenza nei trasferimenti. Inoltre, il Payment Connect consente l’erogazione istantanea di stipendi e rimborsi spese. Tra i casi d’uso previsti ci sono i pagamenti di stipendi, rette scolastiche e spese mediche, che possono essere gestiti in modo automatico e veloce attraverso canali digitali. Ciò risulta molto utile per le aziende che hanno personale o fornitori oltre confine. Infine, l’introduzione di questo sistema contribuisce a rafforzare il ruolo di Hong Kong come hub finanziario internazionale e centro offshore per il renminbi. Questo è confermato dalle parole del Chief Executive dell’HKMA, Eddie Yue: "Il Payment Connect rappresenta una tappa importante nel rafforzamento della cooperazione tra la Cina continentale e Hong Kong, sostenendo lo sviluppo commerciale e la circolazione delle persone tra le due economie". 

Il Payment Connect rappresenta, dunque, una svolta verso la semplificazione e l’integrazione dei sistemi di pagamento, migliorando non solo la vita dei cittadini ma anche delle aziende che operano tra Hong Kong e la Cina continentale. 

Fonti: 

  1. https://hongkongbusiness.hk/news/hong-kong-china-launch-payment-connect-faster-cross-border-payments
  2. https://www.hkma.gov.hk/eng/news-and-media/press-releases/2025/06/20250620-4/#:~:text=Payment%20Connect%20refers%20to%20the,and%20institutions%20in%20both%20places.
  3. https://news.rthk.hk/rthk/en/component/k2/1810133-20250622.htm
  4. https://www.info.gov.hk/gia/general/202506/20/P2025062000306.htm
  5. https://www.hkma.gov.hk/eng/smart-consumers/payment-connect/
  6. https://www.globaltimes.cn/page/202506/1336624.shtml  

(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)

Ultima modifica: Martedì 8 Luglio 2025
Martedì 8 Luglio 2025

Notizie dai mercati esteri - Brasile

Si prevede che l’energia solare crescerà del 25% in Brasile nel 2025 con il supporto di finanziamenti sostenibili

Si prevede che l’energia solare crescerà del 25% in Brasile nel 2025 con il supporto di finanziamenti sostenibili

In un contesto di crescita di questo tipo di matrice energetica, il Banco da Amazônia offre credito con condizioni e tassi di interesse interessanti per incentivare le fonti rinnovabili

Si prevede che il Brasile compirà progressi nel settore dell’energia solare nel 2025. Una proiezione dell’Associazione Brasiliana di Energia Solare Fotovoltaica (ABSOLAR) indica che quest’anno il Paese dovrebbe aggiungere 13,2 gigawatt di capacità installata. Il volume rappresenta un aumento del 25% rispetto agli attuali 51,5 gigawatt. Nel 2024, 14,3 gigawatt sono stati aggiunti alla matrice energetica.

Una delle società che ha contribuito a questo scenario è il Banco da Amazônia (BASA). Questo perché l’istituto finanziario si occupa anche di finanziamenti per le energie rinnovabili, rivolti sia ad aziende che a privati.

La banca spiega che questo tipo di sistema può generare un risparmio del 98% sulla bolletta elettrica. Per darvi un’idea, finanziare un’installazione del costo di R$ 33.245,55 può tradursi in un risparmio medio mensile di R$ 550,50, ovvero circa il 91%.

In una delle linee di credito – FNO Energia Verde – BASA assiste le persone fisiche ​​fino al 100% del valore del progetto. È importante notare che, in questo caso, l’importo minimo del finanziamento è di R$ 10.000 e il massimo di R$ 100.000. Il termine di pagamento è fino a 8 anni, incluso un periodo di grazia fino a 6 mesi.

La responsabile dello sviluppo sostenibile del Banco da Amazônia, Samara Farias, spiega che si tratta di una linea di credito attraverso la quale vengono offerti termini e tassi di interesse più vantaggiosi alle persone fisiche e giuridiche interessate ad adottare fonti di produzione di energia pulita.

“Queste iniziative contribuiscono a ridurre i costi dell’elettricità, promuovendo al contempo l’uso di fonti pulite e rinnovabili. Nel corso del 2024, la Banca ha già messo a disposizione circa 4,5 miliardi di R$ di risorse solo per il segmento business e, nel 2025, si prevede di aumentare questa cifra, rafforzando l'impegno per lo sviluppo sostenibile del territorio”, sottolinea.

Sostenibilità

Oltre a sostenere progetti legati all’installazione di impianti di energia solare, il Banco da Amazônia fornisce altri finanziamenti incentrati su temi di sostenibilità. È il caso della linea di credito FNO Amazônia Rural Verde. Questo format mira a stimolare lo sviluppo sostenibile attraverso il recupero e la conservazione della biodiversità, nonché attraverso progetti agricoli e di allevamenti sostenibili.

Con un periodo di finanziamento fino a 2 anni, questo modello offre investimenti con una durata fino a 5 anni, con un periodo di preammortamento di 8 anni. In questo caso, i tassi di interesse sono annuali, a partire dal 4,18% annuo, tenendo conto delle dimensioni del produttore.

In generale, questa linea è rivolta ai produttori rurali, persone fisiche o giuridiche, alle popolazioni tradizionali dell’Amazzonia e alle persone giuridiche di diritto privato del settore rurale.

Green Corporate FNO

Nell’ambito della sostenibilità, il Banco da Amazônia supporta anche progetti legati ad altri settori, come il turismo, la sanità e l’istruzione. In questo caso, la linea di credito è il FNO Amazônia Empresarial.

L’investimento ha una durata massima di 17 anni con un periodo di preammortamento fino a 4 anni. Per quanto riguarda il capitale circolante, la durata massima è di 36 mesi, con un periodo di preammortamento fino a 12 mesi. Consulta l’elenco dei progetti supportati:

  • Turismo verde
  • Salute, cultura e istruzione
  • Scienza, tecnologia e innovazione
  • Opere ecologiche
  • Produzione di energia
  • Trasporti verdi

Infrastrutture

Un'altra linea di credito offerta da BASA mira a promuovere progetti infrastrutturali che emettono meno gas serra: FNO Amazônia Infraestrutura. L’idea è quella di finanziare iniziative che integrino soluzioni basate sulla natura. I progetti che rientrano in questo modello riguardano i seguenti ambiti:

  • Servizi igienico-sanitari di base
  • Generazione e stoccaggio di energia rinnovabile
  • Trasmissione e distribuzione di energia
  • Impianti di compostaggio e/o discariche sostenibili
  • Porti e aeroporti sostenibili
  • Sistemi di telefonia fissa o mobile e banda larga nelle comunità

Condizioni

Le condizioni per questo tipo di finanziamento prevedono durate fino a 24 anni con un periodo di preammortamento di 8 anni. I tassi di interesse presi in considerazione sono quelli dei Fondi Costituzionali, differenziati per settore, dimensione e destinazione.

Fonte: Brasil 61

 

Esclusiva: il principe William spiega perché il Brasile ospiterà uno dei premi per la sostenibilità più importanti al mondo

Il Museu do Amanhã di Rio de Janeiro riceverà l’Earthshot Prize, considerato l’Oscar della sostenibilità

Nel novembre 2025, il Brasile sarà al centro delle discussioni sul futuro del pianeta. Oltre alla Conferenza ONU sul Clima, il Paese ospiterà anche uno dei premi più importanti al mondo in materia di sostenibilità: l’Earthshot Prize, creato dal principe William d’Inghilterra.

Il 24 giugno il principe ha rilasciato un’intervista esclusiva al Jornal Nacional e ha annunciato che la cerimonia si terrà al Museu do Amanhã (Museo del Domani), a Rio de Janeiro.

L’annuncio è stato fatto durante la Climate Action Week di Londra. Centinaia di eventi in tutta la capitale britannica riuniscono autorità, imprenditori e attivisti per discutere misure concrete per contrastare il cambiamento climatico. È una sorta di preparazione alla COP 30, che si terrà a novembre in Brasile.

Sempre il 24, nella mattinata, la Ministra dell’Ambiente, Marina Silva, e l’Ambasciatore André Corrêa do Lago, presidente della COP 30, hanno partecipato a un panel.

L’idea era quella di portare la prospettiva di diversi settori della società. Le persone potevano esprimere, da un punto di vista etico, ciò che doveva essere fatto o ciò che doveva essere smesso di fare affinché potessimo rimanere in linea con l’obiettivo di 1,5 °C, senza superare 1,5 °C di temperatura terrestre”, ha affermato la Ministra dell’Ambiente, Marina Silva.

Limitare il riscaldamento globale è l’obiettivo principale dell’Accordo di Parigi, che ha ormai dieci anni.

Nel frattempo, nel centro di Londra, il Principe William ha celebrato l’impatto positivo dell’Earthshot Prize, considerato l’Oscar della sostenibilità. Il premio, creato dal Principe di Galles, mira a individuare ed accelerare soluzioni innovative in campo ambientale. Sono cinque le categorie in palio, tra cui: pulizia dell’aria, degli oceani e lotta alla crisi climatica. Il vincitore di ciascuna categoria riceverà 1 milione di sterline, ovvero circa 1,2 milioni di €.

William ha annunciato che questa edizione ha già una data e un indirizzo: si terrà il 5 novembre, presso il Museu do Amanhã, a Rio de Janeiro. L’evento di questo martedì (24) segna il conto alla rovescia per la cerimonia di premiazione, che per la prima volta si terrà in America Latina. Il Premio Earthshot si basa sull’urgenza e sull’ottimismo nella lotta contro il cambiamento climatico.

In un’intervista esclusiva al Jornal Nacional, il principe William ha spiegato perché ha scelto il Brasile:

Il Brasile produrrà il Earthshot Prize migliore e più incredibile che abbiamo mai avuto. Ecco perché l’abbiamo scelto. Quindi penso che l’atmosfera, la gente, l’energia, il bellissimo Paese... Non poteva essere altro che il Brasile. Vogliamo che l’Earthshot Prize sia autenticamente brasiliano, che abbia un vero sapore brasiliano. E siamo davvero entusiasti di vedere l’energia e l’entusiasmo che saranno investiti in questo premio.

Il CEO del Museu do Amanhã, Ricardo Piquet, ha dichiarato che sarebbe un onore ospitare il premio:

Ricevere questo premio è una sinergia molto positiva, poiché lo scopo del museo per cui è stato creato – affrontare, discutere e progettare possibili futuri nell’ambito di questa crisi climatica – coincide con lo scopo stesso del premio.

Globo (g1) è il partner principale del premio in Brasile. La prima edizione di Earthshot si è tenuta a Londra nel 2021. Il sindaco Sadiq Khan ha parlato dell’eredità del premio:

Porta in città non solo grandi inventori, innovatori, finanzieri, ma anche il prestigio e la serietà di Sua Altezza Reale, il Principe William. Il mondo intero sta guardando questa cerimonia.

Fonte: Jornal Nacional | g1

(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)

Ultima modifica: Martedì 8 Luglio 2025
Martedì 8 Luglio 2025

Notizie dai mercati esteri - Polonia

Polonia 2025: crescita stabile e nuove opportunità per il Made in Italy

La Polonia si conferma nel 2025 come uno dei mercati più solidi e dinamici dell’Europa centro-orientale. Forte di un’economia in espansione, una popolazione di oltre 37 milioni di abitanti e una posizione geografica strategica, il Paese rappresenta una piattaforma ideale per le imprese italiane interessate a sviluppare il proprio business nella regione.

Un partner commerciale di primo piano per l’Italia

Il commercio tra Italia e Polonia continua a registrare numeri importanti. L’Italia è il quarto fornitore della Polonia e il suo quinto mercato di destinazione per l’export. Nel 2024, le esportazioni polacche hanno raggiunto i 377 miliardi di euro, con una crescita del 6,5% rispetto all’anno precedente. I settori trainanti restano automotive, macchinari industriali, elettronica e prodotti agroalimentari, tutti comparti in cui il know-how italiano è altamente riconosciuto e apprezzato.

Per le aziende italiane, si aprono spazi in ambito meccanico, manifatturiero, packaging, componentistica e trasformazione alimentare, con possibilità sia di export diretto che di accordi industriali e distributivi.

Industria e costruzioni: investimenti e innovazione

L’industria continua a rappresentare oltre il 22% del PIL nazionale, con importanti investimenti in automazione, digitalizzazione e ricerca. Crescono le opportunità per le imprese italiane attive nella fornitura di macchinari, linee produttive automatizzate e soluzioni di efficientamento.

Il settore edilizio, in leggera ripresa, beneficia di progetti infrastrutturali pubblici finanziati anche attraverso fondi europei. In questo contesto, le imprese italiane del comparto costruzioni, edilizia scolastica e ospedaliera, prefabbricazione e logistica possono trovare nuovi sbocchi, partecipando a bandi e partenariati locali.

Agroalimentare: una domanda interna in crescita

Il settore agroalimentare polacco, pur essendo molto sviluppato, mostra una crescente apertura verso prodotti importati di alta qualità. Il Made in Italy gode di una percezione particolarmente positiva, soprattutto per quanto riguarda pasta, conserve, formaggi, olio e vino.

Le imprese italiane del food & beverage possono cogliere opportunità su più fronti: posizionamento nella GDO, espansione nel canale HoReCa, sviluppo di private label, fornitura di ingredienti premium per l’industria locale e collaborazione in attività di co-packing o trasformazione.

Digitalizzazione, sostenibilità, servizi

Il piano nazionale di ripresa e resilienza (KPO) e i fondi europei continuano a spingere investimenti in digitalizzazione, efficienza energetica e innovazione tecnologica. Le aree più dinamiche includono la modernizzazione della pubblica amministrazione, l’adozione di software cloud e servizi di cybersecurity, nonché lo sviluppo di energie rinnovabili e sistemi di accumulo.

Aziende italiane che offrono soluzioni IT, software gestionali, tecnologie green o servizi di consulenza energetica possono trovare un mercato in espansione, ricettivo e incentivato da contributi pubblici.

Opportunità settoriali per le aziende italiane

  • Macchinari e automazione industriale: forte domanda nei settori manifatturiero, logistico, alimentare e automobilistico
  • Food & Beverage: spazio per prodotti italiani a valore aggiunto, distribuzione, trasformazione e private label
  • Edilizia e infrastrutture pubbliche: appalti finanziati da fondi UE in ambito sanitario, scolastico, logistico
  • Tecnologie ambientali ed energia: fotovoltaico, accumulo, efficienza energetica e impianti a basse emissioni
  • Servizi digitali e IT: software, cloud, cybersecurity, digitalizzazione della PA e della sanità
  • Arredo, design, moda: crescita della domanda urbana per il Made in Italy nel contract e nell’e-commerce

Conclusioni

La Polonia si presenta nel 2025 come un mercato stabile, competitivo e in trasformazione. Per le imprese italiane che vogliono espandere la propria presenza in Europa centro-orientale, si tratta di un momento favorevole, grazie a una domanda interna in crescita, a importanti programmi pubblici di investimento e a una consolidata collaborazione economica tra i due Paesi.

Fonte: Główny Urząd Statystyczny (GUS)

 

I fondi del PNRR europeo accelerano in Polonia: opportunità concrete anche per le imprese italiane

La Polonia sta vivendo un’accelerazione significativa nell’attuazione del proprio Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (KPO), finanziato con fondi europei. Solo nella giornata del 3 luglio, sono stati erogati oltre 362,5 milioni di złoty (circa 83 milioni di euro) per progetti strategici in tutto il Paese. A comunicarlo è stata la ministra dei fondi europei, Katarzyna Pełczyńska-Nałęcz, sottolineando come il ritmo di spesa stia diventando “vertiginoso”.

Dove stanno andando i fondi?

I fondi erogati in un solo giorno sono stati destinati a settori chiave per lo sviluppo del Paese:

  • 66,1 mln zł per l’acquisto di treni moderni
  • 63,9 mln zł per la costruzione di tangenziali in piccole città
  • 56 mln zł per la modernizzazione della rete ferroviaria
  • 39,5 mln zł per l’ammodernamento del settore agroalimentare
  • 23,3 mln zł per nuove strutture di assistenza a lungo termine negli ospedali distrettuali

Numeri che danno un’idea chiara: il PNRR europeo è entrato in piena operatività in Polonia, con benefici concreti e visibili.

Il quadro generale

Fino ad oggi, sono già stati contrattualizzati 123 miliardi di złoty (circa 28 miliardi di euro), di cui ben 80 miliardi solo nel 2025. Il budget totale del KPO polacco è di circa 255 miliardi di złoty (quasi 60 miliardi di euro), divisi tra 25 miliardi in sovvenzioni e oltre 34 miliardi in prestiti agevolati.

I settori interessati spaziano dall’edilizia pubblica all’energia, dai trasporti alla digitalizzazione della scuola, con risultati già tangibili:

  • più di 166.000 appartamenti e 274.000 case unifamiliari già riqualificati dal punto di vista energetico
  • 295 autobus ecologici già acquistati
  • 7 nuove tangenziali completate
  • oltre 341.000 voucher per insegnanti per laptop già distribuiti
  • 57.000 famiglie già connesse a internet veloce, su un target di oltre 800.000
  • più di 7.500 nuovi posti in asili e spazi per l’infanzia (su un obiettivo di 47.500)

E le imprese italiane?

Questo contesto rappresenta un’importante finestra di opportunità per le aziende italiane che operano – o intendono operare – in Polonia.

In particolare, i settori più promettenti sono:

  • Energia e transizione verde: investimenti in reti intelligenti, efficienza energetica, parchi eolici (soprattutto nel Mar Baltico), tecnologie sostenibili.
  • Edilizia e infrastrutture: lavori pubblici, costruzione e ammodernamento di strade, ospedali, scuole e impianti ferroviari.
  • Agroalimentare: modernizzazione delle filiere e delle tecnologie produttive.
  • Sanità e assistenza: sviluppo di nuove strutture e servizi a lungo termine.
  • Trasporto sostenibile: mezzi ecologici, logistica intelligente, infrastrutture per la mobilità urbana.
  • Digitalizzazione e formazione: ICT, cybersecurity, piattaforme e-learning, infrastrutture digitali.

Tutte le aziende italiane che offrono soluzioni innovative, sostenibili e tecnologicamente avanzate possono trovare spazi concreti di collaborazione, sia attraverso partnership locali sia partecipando a gare pubbliche.

E ora?

Il governo polacco prevede di ricevere un nuovo esborso da 26,3 miliardi di złoty già ad agosto 2025, e ha negoziato con Bruxelles la possibilità di utilizzare i fondi anche oltre la scadenza ufficiale di agosto 2026. È il momento ideale per strutturare una presenza, farsi conoscere e inserirsi in questo ecosistema di investimento europeo.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)

Ultima modifica: Martedì 8 Luglio 2025
Martedì 8 Luglio 2025

Notizie mercati esteri - Serbia

Indice del fatturato nell’industria, aprile 2025

Il fatturato complessivo nell’industria nella Repubblica di Serbia nel mese di aprile 2025 è diminuito dell’1,1% rispetto ad aprile 2024, mentre rispetto alla media del 2024 è aumentato del 3,2%. Osservando i singoli settori, nell’aprile 2025 rispetto all’aprile 2024, nel settore dell’estrazione mineraria si è registrato un calo del fatturato industriale del 19,3%, mentre nel settore dell’industria manifatturiera si è rilevato un calo dello 0,1%.

Osservando i mercati, nell’aprile 2025, rispetto allo stesso mese del 2024, il fatturato nell’industria sul mercato interno registra una diminuzione del 2,5%, mentre sul mercato estero un aumento dello 0,4%.

Permessi di costruzione rilasciati, aprile 2025

Nell’aprile 2025 sono stati rilasciati 2 316 permessi di costruzione, in calo del 14,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Del totale dei permessi rilasciati in aprile,  l'84,5% si riferisce agli edifici e il 15, 5% ad altre costruzioni. Se prendiamo in considerazione solo gli edifici, l'82,3% sono i condomini e il 17,7% sono gli edifici non condominiali. Per quanto riguarda altre costruzioni, la maggior parte riguarda condotte, linee di comunicazione ed elettriche (70,0%).

Secondo i permessi rilasciati nell'aprile 2025 in Serbia, è stata registrata la costruzione di 2 796 appartamenti dalla superficie media di 75,1 m². Del numero totale degli appartamenti nei condomini nuovi, il 12,8% sarà costruito in edifici con un solo appartamento, con la superficie media di 141,9 m², mentre l’85,6% sarà in edifici con tre o più appartamenti, e la loro superficie media sarà significativamente inferiore, pari a 63,7 m².

Il valore previsto dei lavori di nuova costruzione nell’aprile 2025 rappresenta l’85,1% del valore totale previsto dei lavori. Osservando per regioni, la maggior attività edilizia è prevista nella regione di Belgrado, il 45,8% dal valore previsto dei lavori di nuova costruzione, seguita dalla regione della Srem (8,8%), dalla regione della Bačka Meridionale (8,3%) e dalla regione della Raška (4,2%), mentre la quota delle altre regioni varia dallo 0,2% al 3,6%."

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Serba)

Ultima modifica: Martedì 8 Luglio 2025
Martedì 8 Luglio 2025

Il settore estero spagnolo recupera solidità

La solidità dell'internazionalizzazione dell'economia spagnola si attesta a 7,03 punti su 10 nel 2024. È quanto emerge dall'Indice di Solidità dell'Internazionalizzazione (ISI), elaborato annualmente da amec, l'associazione per la promozione dell'industria internazionalizzata, che valuta un totale di 19 indicatori. L'ISI è aumentato del 12,6% nel corso del 2024, registrando il maggiore incremento da quando amec calcola questo indice. Questo buon risultato dell'ISI, che inverte il calo registrato nel 2023, riflette una solidità molto necessaria nell'attuale contesto di incertezza globale, in cui un settore estero più robusto consente di affrontare con maggiore resilienza le tensioni esterne.

Ascesa del settore estero spagnolo

Questo forte aumento del settore estero è in parte dovuto alla sostanziale ripresa dell'Indicatore delle Esportazioni nel corso del 2024. Nel corso dell'anno, il commercio mondiale ha già mostrato segni di ripresa, con una crescita del 2% che le imprese spagnole hanno saputo sfruttare. “Il 2024 è stato l'anno in cui molte aziende hanno raccolto i frutti delle decisioni prese nel 2022 e nel 2023, come la riorganizzazione delle catene di approvvigionamento e la scommessa su mercati alternativi”, ha spiegato Joan Tristany, direttore generale di amec. "Non possiamo parlare solo di vento favorevole senza valorizzare il fatto che le aziende hanno imparato a navigare con criterio. Hanno acquisito forza a livello internazionale grazie alla loro grande capacità di anticipazione e adattabilità, due fattori chiave della competitività aziendale". È proprio questa capacità di anticipazione e adattabilità delle aziende che ha permesso che l'impatto dell'attuale guerra dei dazi sia, per il momento, più contenuto.

Diversificazione aziendale e diversificazione geografica delle esportazioni

Il comportamento positivo di indicatori chiave come la diversificazione aziendale e la diversificazione geografica delle esportazioni. Sebbene le regioni tradizionali continuino a concentrare un volume importante delle esportazioni spagnole, nel 2024 si è verificata un'importante diversificazione delle stesse verso mercati come Asia, Africa e America Latina, rafforzando una struttura esportatrice più equilibrata e meno dipendente da determinati mercati. “Le organizzazioni che hanno consolidato la loro presenza internazionale negli ultimi anni e hanno diversificato i loro mercati e le loro strutture soffrono meno quando le regole del gioco vacillano”, ha affermato Tristany. “Un ISI più solido è una garanzia di fronte a un futuro incerto”, ha concluso.

Investimenti all'estero e investimenti esteri

La crescita dell'ISI si spiega anche con il contributo positivo degli indicatori degli investimenti all'estero e degli investimenti esteri, che registrano i valori più alti dell'intera serie storica. “Sebbene ci troviamo in un contesto di calo dei flussi di investimento internazionale nelle economie tradizionali come Germania, Francia o Italia, la SPagna si consolida come destinazione preferenziale per il capitale globale a fronte della volatilità di altri mercati”, ha affermato Joan Tristany.

Peso del settore estero nell'economia

Infine, la crescita è sostenuta anche dal comportamento positivo e costante di alcuni indicatori strutturali che rafforzano la posizione internazionale dell'economia spagnola. L'indicatore della quota mondiale mostra che l'Spagna esporta più di quanto le spetterebbe in proporzione al suo PIL, il che dimostra una notevole competitività estera. D'altra parte, il peso delle esportazioni sul PIL si attesta al 37%, avvicinandosi al valore considerato ideale del 40%.

Allo stesso tempo, occorre prestare attenzione ad altri fattori, come il forte calo del numero di imprese esportatrici spagnole negli ultimi quattro anni, passato da oltre 235.000 nel 2021 alle attuali 132.000. "Questi dati devono far scattare un campanello d'allarme che spinga ad attuare politiche volte a invertire questa tendenza. È indispensabile rafforzare gli strumenti finanziari pubblici destinati all'internazionalizzazione e avanzare con decisione nella semplificazione burocratica", ha affermato Tristany.

Allo stesso tempo, preoccupa il ristagno di indicatori come quello degli esportatori regolari, che, oltre a diminuire nel 2024, ha subito un calo sostenuto negli ultimi anni. D'altra parte, anche l'indicatore dell'intensità tecnologica ha contribuito negativamente all'ISI 2024. "È fondamentale promuovere l'innovazione tecnologica e gli investimenti in settori ad alto valore aggiunto. Affinché l'industria spagnola internazionalizzata possa continuare a garantire stabilità alla nostra economia in futuro, dobbiamo garantire che si tratti di un'industria e di un'internazionalizzazione innovative, che ci assicurino di poter continuare a partecipare ampiamente alle catene del valore globali", ha affermato il direttore generale di amec.

Riduzione delle barriere

Un altro fattore che richiede particolare attenzione è l'indicatore delle barriere, uno degli elementi dell'ISI su cui è possibile intervenire direttamente attraverso le politiche pubbliche. Dato che le previsioni indicano una possibile diminuzione di questo indicatore, è indispensabile lavorare attivamente per evitare che le barriere tecniche, normative o tariffarie continuino a rappresentare un freno costante allo sviluppo del commercio internazionale. “È fondamentale che la Spagna e l'Europa rafforzino le capacità di negoziazione internazionale, garantendo che le nostre imprese possano competere a parità di condizioni in tutti i mercati”, ha concluso Joan Tristany.

Fonte: monedaunica.net

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna)

Ultima modifica: Martedì 8 Luglio 2025
Martedì 8 Luglio 2025

Notizie dai mercati esteri - Svizzera

Export Made in Italy: Svizera top player 2025. Una prima analisi

Nonostante il contesto geopolitico globale aggravato dalle incertezze legate ai dazi e alla conseguente volatilità economica, l’export Made in Italy dimostra un successo non scontato e lo fa anche in mercati di “prossimità”. Secondo i dati ISTAT relativi ai primi quattro mesi del 2025, le esportazioni italiane hanno raggiunto quota 213 miliardi di euro, registrando una crescita del +2,5% su base annua, nonostante una lieve contrazione in volume (-2,1%).

In questo scenario così articolato, è facile notare come la Svizzera si confermi un partner strategico di primaria importanza per l’export Made in Italy, distinguendosi come uno dei mercati esteri a più alta crescita. L’Italia rappresenta il quarto paese esportatore per la Confederazione Elvetica ma sono proprio i dati ad evidenziare questo strettissimo legame che vede i due paesi limitrofi giocare una partita dall’esito “win-win”.

Esportazioni Made in Italy in Svizzera: crescita a doppia cifra

Nel primo quadrimestre del 2025, sempre secondo gli osservatori più accreditati, l’export italiano verso la Svizzera è cresciuto del +13,1% rispetto allo stesso periodo del 2024, superando nettamente la performance di altri mercati chiave di riferimento, come:

  • Spagna che si è fermata al +10,8%
  • Stati Uniti +8,4%
  • Germania +4,1%

Numeri che confermano il ruolo di top player rivestito della Svizzera non solo come mercato di sbocco privilegiato, ma anche come piattaforma logistica e commerciale di riferimento nel centro Europa.

L’interscambio commerciale tra Italia e Svizzera, nel primo trimestre 2025, ha raggiunto un valore complessivo di oltre 12 miliardi di euro, con un saldo attivo per l’Italia. Se siamo soliti ad immaginare agroalimentare, lusso e turismo come settori trainanti, dovremmo ricrederci di fronte ai dati che parlano di un ventaglio molto più ampio di asset strategici che conducono al successo del dato generale.

Tra questi troviamo settori trainanti dell’export includono:

  • Articoli farmaceutici e chimico-medicinali: 2,54 miliardi € (+20% rispetto al 2024)
  • Prodotti alimentari, bevande e tabacco: 454 milioni €
  • Macchinari e apparecchiature: 463 milioni €
  • Metalli e prodotti in metallo: 1,32 miliardi €
  • Prodotti delle altre attività manifatturiere (inclusi gioielli e articoli di lusso): 641 milioni €

 

La Confederazione, poggiando su pilastri quanto mai soliti e appetibili come stabilità economica e politica, la prossimità geografica e la forte domanda di prodotti ad alto valore aggiunto da parte di un pubblico mediamente alto spendente e soprattutto molto informato, rappresenta un mercato particolarmente attrattivo per le PMI italiane, disposte a rispondere efficacemente alle richieste del mercato anche con soluzioni ad hoc.

Si tratta di una serie di elementi che rendono il mercato elvetico particolarmente attrattivo per l’export Made in Italy, in grado di rispondere efficacemente alle richieste del mercato anche con soluzioni ad hoc. La proverbiale flessibilità italiana e gli investimenti in R&D pagano gli imprenditori che, sempre più spesso, guardano al territorio elvetico come ad un hub strategico per l’apertura di nuove opportunità di business, ma anche per rafforzare le proprie operazioni legate all’export con partner qualificati e formati.

Svizzera e Paesi UE: un dinamismo non scontato

Rispetto ai principali partner dell’Italia in UE, la Svizzera si distingue per una crescita più sostenuta dell’interscambio commerciale: mentre mercati limitrofi nella UE mostrano segnali di rallentamento o stagnazione, quello elvetico continua ad espandersi, offrendo opportunità concrete per le imprese italiane, che ne apprezzano anche il contesto normativo stabile e la burocrazia più snella.

Il ruolo della CCIS nel sostegno all’export Made in Italy in Svizzera

Il successo dell’export italiano in Svizzera è sostenuto da un’azione sinergica del Sistema Italia, che vede la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera come punto di riferimento per gli imprenditori interessati ad espandere i propri interessi commerciali. Accanto a lei enti come ITA (Italian Trade Agency), SACE, SIMEST, CDP che ricoprono un ruolo centrale nell’accompagnare le imprese italiane nei processi di internazionalizzazione.

La CCIS, con sedi a Zurigo, Ginevra e Lugano, offre servizi alle imprese di consulenza fiscale e legale, organizza eventi B2B e attività di networking, e supporta le aziende nella definizione di strategie di ingresso e posizionamento sul mercato elvetico, guida all'export verso il territorio elvetico con focus specifici nei settori della meccanica e dell'agroalimentare. Le relazioni consolidate con le istituzioni svizzere e italiane amplificano ulteriormente le opportunità per il Made in Italy e garantiscono alle PMI e agli imprenditori italiani l'occasione di fruire di opportunità studiate ad hoc, anche nell'ambito dell'e-commerce in Svizzera.

Per quanto riguarda la metalmeccanica, ad esempio, la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, organizza a Lugano il pirmo Forum Industriale Italo Svizzero. Un vero e proprio hub di networking qualificato che, nella prima edizione ha contato oltre 300 partecipanti alla conferenza di apertura e 150 buyer che si sono riversati nell'area B2B per incontrare le imprese italiane produttrici delle eccellenze di cui la Svizzera è acquirente. 

Dati che testimoniano il continuo impegno della CCIS a favore della valorizzazione dell'export Made in Italy in Svizzera, anche nei settori più di nicchia, nei quali è indispensabile una profonda preparazione e conoscenza di ambo i mercati e una costante ricerca di mercato per garantire il corretto matching tra domanda e offerta. Per scoprire il Forum https://industrialforum.ch/il-settore-mem-in-svizzera-opportunita-per-le...

Turismo DOP Made in Italy: la Svizzera sceglie l’Italia del gusto

A metà tra identità e accoglienza, scoperta e ricerca. Il turista svizzero sceglie l’Italia ancora una volta e lo fa  non solo per le proprie vacanze ma anche per week end lunghi  nelle capitali del gusto. A Confermare la tendenza sempre più spiccata, e generalizzata, di abbinare al viaggio anche tour enogastronomici, viene ben dettagliata nel  1° Rapporto Turismo DOP, presentato a Roma dalla Fondazione Qualivita in collaborazione con Origin Italia e con il supporto del Masaf.

L’Italia si conferma leader europeo nel turismo enogastronomico grazie a un modello specifico identificato come “Turismo DOP”: un sistema integrato tra viaggio e valorizzazione delle tipicità enogastronomiche che attirano l’attenzione del pubblico e rappresentano un sistema che identifica e promuove le Indicazioni Geografiche (IG) come motore di sviluppo territoriale, culturale ed economico.

Un’offerta turistica autentica e sostenibile

Il Turismo DOP si fonda su ben 585 attività promosse da 361 Consorzi di tutela italiani, che raccolgono e rappresentano 597 prodotti DOP e IGP. L’offerta si articola in:

  • 235 eventi nel 2024, tra cui degustazioni, festival culturali e sportivi;
  • 188 infrastrutture permanenti, come musei del cibo, strade del vino e spazi didattici;
  • 130 elementi di valorizzazione del territorio, tra cui 17 siti UNESCO e 29 paesaggi rurali storici;
  • 32 azioni di formazione e comunicazione per rafforzare la qualità dell’accoglienza.

Secondo il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, “il turismo legato alle DOP e IGP è un asset strategico per lo sviluppo dell’Italia rurale e per la promozione delle nostre eccellenze agroalimentari”. Daniela Santanchè, Ministro del Turismo, durante la conferenza di presentazione del Rapporto Turismo di Fondazione Qualivita, ha sottolineato la necessità di promulgare una legge quadro specifica per il turismo enogastronomico, da abbinare ad una promozione internazionale coordinata.

 

Il turismo svizzero in Italia: un mercato chiave per il Turismo DOP

In questo quadro positivo, la Svizzera si conferma origine di  flussi turistici  rilevanti per l’Italia. Secondo i dati ENIT, su base Eurostat/Istat, nel solo 2022 (post covid) i turisti svizzeri hanno generato:

  • 3.027.131 arrivi e 11.760.367 presenze in Italia;
  • una permanenza media di 3,9 notti;
  • una spesa turistica complessiva di 2,1 miliardi di euro, con una spesa media per notte di 161,5 euro

In linea generale, nel primo trimestre del 2025, nonostante un leggero calo generale del turismo in Italia (-1,1% arrivi, -0,4% presenze), la componente estera ha mostrato una crescita dello 0,6% nelle presenze, con una permanenza media di 3,48 notti per i turisti stranieri. Questo dato conferma la centralità del turismo internazionale ed in particolare di mercati ad alta capacità di spesa come la Svizzera.

Un’opportunità per i territori e le imprese italiane

L’interesse dei turisti svizzeri verso l’Italia è storicamente elevato e vede una predilezione per esperienze autentiche, legate al territorio e alla qualità. Percorsi ciclabili, visite guidate di nicchia in località lontane dalle mete blockbuster, degustazioni private o per piccoli gruppi in cantine e/o in aziende produttive autoctone, sono scelte rispetto a modalità di turismo di massa. Il Turismo DOP risponde perfettamente a questa domanda proprio per la vasta proposta di percorsi esperienziali che uniscono cultura, paesaggio ed enogastronomia Made in Italy.

Partendo da una attenta lettura del report sul Turismo DOC, le regioni italiane e il settore turistico locale possono cogliere un’opportunità concreta: intercettare il turismo svizzero attraverso l’offerta DOPvalorizzando le filiere locali e rafforzando la competitività delle destinazioni minori. In questo senso, il portale www.turismodop.it rappresenta uno strumento strategico per la promozione e la pianificazione dell’offerta mentre, la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera prosegue con azioni specifiche di valorizzazione dei territori italiani sul territorio elvetico, attraverso la costruzione di partnership strutturate con le Regioni italiane.

Ne sono un esempio gli accordi e i progetti sviluppati con la Regione Calabria, con i consorzi di tutela (ad esempio quello della Mozzarella di Bufala, del pomodoro pachino, del Vino Chiaretto e Bardolino, del Prosecco DOC): piani strutturati di promozione enogastronomica e territoriale (con aziende produttrici e prodotti DOC/DOP/IGP) dedicati alla Svizzera

Oltre agli eventi B2B c he si svolgono in Svizzera, CCIS mette a disposizione di aziende e territori anche la partecipazione alle attività di networking con la propria base associativa oppure progetti strutturati su più anni come quello sviluppato con la Regione Calabria.

 

Leggi la news completa di link: https://ccis.ch/turismo-dop-made-in-italy-la-svizzera-sceglie-litalia-de...

Link al Rapporto Turismo DOP: https://www.origin-italia.it/1-rapporto-turismo-dop/

 

Crisi globale: gli USA colpiscono militarmente l’Iran. Rischi e opportunità per l’export italiano e il ruolo della Svizzera

In Italia erano da poco passate le 2 della notte tra il 21 e il 22 giugno, quando gli Stati Uniti, con un attacco mirato, coordinato e preciso, hanno colpito tre siti nucleari iraniani – Fordow, Natanz ed Esfahan – con bombe “bunker buster” trasportate da bombardieri B-2 partiti dal Missouri.  

Le reazioni in Occidente

La NATO sta monitorando la situazione, mentre l’Unione Europea chiede urgentemente una de-escalation, esprimendo profonda preoccupazione”. È infatti già stata fissata per domani una riunione generale con i ministri degli affari esteri e della difesa di tutti gli stati membri.

Oltre alla preoccupazione per le conseguenze politiche, sotto i riflettori ci sono anche gli impatti economici immediati che potrebbero toccare energia e trasporti ma anche gli scambi internazionali, soprattutto nel caso in cui venisse confermato il blocco dello Stretto di Hormuz e la militarizzazione del Golfo Persico. In meno di 24 ore, il prezzo del petrolio ha superato gli 85$/barile, con un balzo del +14%, e il gas naturale europeo ha registrato un aumento del +9,7%.

La Svizzera

Sebbene non vi siano ancora dichiarazioni ufficiali da parte del Consiglio Federale svizzero, la stampa elvetica lascia intendere che Berna potrebbe assumere un ruolo di mediazione, come già avvenuto in passato nei negoziati sul nucleare iraniano (ad esempio, negli accordi di Ginevra del 2013).

La Svizzera, che rappresenta gli interessi diplomatici degli Stati Uniti in Iran dal 1980, potrebbe quindi assumere un ruolo rilevante ed essere identificata come l’attore in grado di facilitare un canale di dialogo tra le parti. Non vanno però trascurati i dettagli raccontati da Swissinfo.ch, il portale d’informazione internazionale della SSR, che evidenzia anche la preoccupazione per le ripercussioni internazionali.

La stampa svizzera collega quindi l’instabilità geopolitica ai rischi per l’approvvigionamento energetico e per la stabilità dei mercati.

Il mercato svizzero paradiso sicuro per l’export italiano

Un dato che può avere molteplici interpretazioni ma che potrebbe anche ricordare agli imprenditori italiani, impegnati su mercati che risultano sempre più inavvicinabili, l’opportunità di affacciarsi con determinazione oltralpe, rispondendo alla domanda interna di forniture affidabili e di qualità, in particolare nei settori più attenzionati dai buyer elvetici, ovvero:

  • Agroalimentare (prodotti di qualità, a filiera corta. In questo ambito l’export made in Italy ha già registrato un +8.5% nel 2024, sul territorio elvetico)
  • Tecnologie verdi e automazione meccanica che ha sfiorato il tetto del +6%.
  • Innovazione tecnologica: qui la confederazione investe in startup tecnologiche innovative più del doppio dell’Italia nonostante abbia una popolazione sei volte inferiore a quella del Bel Paese

A testimoniare queste opportunità è la stessa stampa elvetica (in particolare RSI, Swissinfo.ch) che sottolinea la preoccupazione per l’escalation, ma anche la volontà di rafforzare la resilienza economica interna e le relazioni con partner europei affidabili, come l’Italia.

(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Martedì 8 Luglio 2025
Martedì 8 Luglio 2025

L’industria del turismo di Hong Kong cresce ritornando vicino ai livelli pre-pandemia

Il settore del turismo di Hong Kong si sta finalmente riprendendo dagli effetti della pandemia da Covid-19 dell’ormai lontano 2020. Infatti, dopo una sbalorditiva crescita dei visitatori nel 2023, passata da circa 600.000 visitatori nel 2022 a più di 33 milioni nel 2023, il numero dei turisti è aumentato di un ulteriore 11 milioni nel 2024. I primi quattro mesi del 2025 sono stati promettenti, facendo sperare che il 2025 possa raggiungere i livelli pre-pandemia, in cui i visitatori annui si attestavano tra i 50 e i 60 milioni. Tra gennaio ed aprile 2025 i turisti hanno raggiunto quota 16 milioni, registrando un + 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Inoltre, solo nel mese di aprile, il numero dei turisti si è attestato a quasi 4 milioni, equivalente a un +13% rispetto ad aprile 2024. 

Gran parte del turismo di Hong Kong proviene dalla Cina continentale. Nel 2024 la quota di turisti cinesi si è attestata intorno al 77%, scendendo al 75% nel periodo tra gennaio ed aprile 2025. Non è quindi un caso che la città stia cercando di rafforzare le partnership con la Cina continentale, come dimostra la recente iniziativa con la provincia di Jilin. Durante un evento congiunto a Hong Kong, sono stati firmati accordi tra 10 agenzie turistiche delle due regioni per stimolare 50,000 viaggi turistici bilaterali. Inoltre, Jilin - famosa per la produzione di ginseng - sta sfruttando il ruolo di Hong Kong come hub per promuovere a livello internazionale i suoi prodotti e le sue attrazioni culturali, tra cui oltre 60 stazioni sciistiche e destinazioni naturalistiche di alto livello. 

Il boom del turismo, tuttavia, non è privo di criticità strutturali. L'aumento dei visitatori ha esacerbato il problema del sovraffollamento in quartieri come Tsim Sha Tsui e Sai Kung, con un impatto diretto sulla qualità della vita dei residenti e un aumento dei prezzi al consumo fino al 15% in alcune aree urbane. A ciò si aggiunge la cronica carenza di spazi pubblici accessibili: Hong Kong offre appena 2 metri quadrati pro capite di spazio urbano utilizzabile, ben al di sotto degli standard di città come Tokyo (5.8 m2 per persona) e Singapore (7.4 m2 per persona). Inoltre, la strategia turistica della città manda segnali contrastanti, essendo divisa tra offerte di lusso e pacchetti a basso costo che rischiano di compromettere la qualità dell'esperienza per i visitatori e la reputazione internazionale di Hong Kong. 

In risposta a queste sfide, il governo ha avviato una serie di interventi strategici e progettuali. La Development Blueprint for Hong Kong’s Tourism Industry 2.0 promuove un modello più sostenibile, puntando su turismo “di valore” che trovi un bilanciamento tra l’interesse economico e il benessere dei residenti. Coerentemente con questa visione, il Working Group on Developing Tourist Hotspots ha annunciato nel maggio 2025 nove progetti pilota distribuiti in diversi distretti della città, attuando il concetto del “tourism is everywhere” (il turismo è dappertutto). 

Tra le iniziative più rilevanti figurano la valorizzazione del turismo industriale “Made in Hong Kong”, l’apertura al pubblico dell’ex stazione di polizia di Yau Ma Tei, il rilancio culturale di Old Town Central e Kowloon City con percorsi artistici e realtà aumentata, e lo sviluppo del turismo naturalistico con i percorsi escursionistici dei cosiddetti “Four Peaks”. Parallelamente, saranno riqualificati spazi pubblici come Victoria Park e il molo ferroviario di Hung Hom, per offrire ai turisti nuove aree verdi e panoramiche nel cuore della metropoli.

Con un budget dedicato di oltre HK$1,2 miliardi assegnato alla Hong Kong Tourism Board, e una spinta verso eventi culturali di alto profilo, Hong Kong punta a riconquistare una posizione distintiva nel panorama turistico asiatico, rivalutando la propria identità storica di “Riviera d’Oriente” e cercando un equilibrio tra crescita economica, benessere urbano e qualità dell’esperienza turistica. 

Fonti: 

(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)

Ultima modifica: Martedì 8 Luglio 2025