Lunedì 27 Ottobre 2025
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eri la NBP (Banca Nazionale Polacca) ha pubblicato i nuovi dati sul denaro circolante sul mercato polacco. A ottobre l’offerta del denaro è aumentata a quasi l'8%. La NBP ha informato che questo risultato è superiore a quello del previsto (il 7%) ed anche a quello di settembre (il 6,5%). Si osserva una tendenza all’aumento dei depositi delle famiglie e, soprattutto, della quota di contanti e dei depositi correnti. I depositi delle famiglie sono stati superiori al 12,7% rispetto all’anno precedente. Questa tendenza vale anche per le imprese, soprattutto, quelle non collegate con il settore finanziario. Jakub Rybacki, esperto dal PIE (L’Istituto Economico polacco) commenta che la situazione non è favorevole agli investimenti privati. Come mostrano i nuovi dati, a ottobre è aumentato al 3,4% il numero di prestiti alle imprese rispetto all’anno precedente. Rybacki dice che l’anno prossimo i polacchi potrebbero essere più propensa a consumare. L’anno prossimo la situazione potrebbe migliorare grazie all’utilizzo dei finanziamenti del KPO (il piano nazionale di ricostruzione).
Warsaw Unit, il grattacielo di 46 piani nel cuore di Varsavia, vicino alla rotonda Daszyńskiego, ha trovato il suo proprietario. Si tratta della società svedese Eastnine AB, che ha in portafoglio altri edifici per uffici in Polonia. La transazione è stata effettuata dallo sviluppatore belga Ghelamco. Il grattacielo è stato venduto per 1,2 miliardi di zloty (280 milioni di euro). Si tratta di una transazione record nel mercato degli spazi direzionali nel 2024 in Europa. La transazione e la firma del contratto di acquisto del grattacielo di Varsavia sono state annunciate dalla società di sviluppo immobiliare Ghelamco. “Il nuovo distretto commerciale di Varsavia ha reso Ghelamco la società immobiliare belga più importante in Polonia”, si legge sul sito web della società. L'acquirente, Eastnine AB, ha ammesso che “è difficile immaginare un modo migliore per entrare nel mercato di Varsavia che acquisire la migliore proprietà nella migliore posizione, che il Warsaw Unit rappresenta”. Ha aggiunto che con questa transazione la Polonia è diventata il maggiore mercato della società svedese, rappresentando oltre il 50% del suo portafoglio immobiliare”. Il grattacielo è alto 202 metri, ha 46 piani e una superficie affittabile di quasi 60.000 metri quadrati. A ciò si aggiungono spazi commerciali e di servizio e un garage sotterraneo a tre livelli con oltre 450 posti auto. Il parcheggio occupa anche 8 piani fuori terra. Il Warsaw Unit dispone di 14 ascensori, alcuni dei quali panoramici. La sua costruzione è durata quattro anni, dal 2017 al 2021. Grazie all'uso di nuove tecnologie, è uno degli edifici più moderni ed ecologici della sua categoria in Europa. L'edificio per uffici è alimentato esclusivamente da energia pulita. Di conseguenza, il consumo è inferiore del 30% rispetto a grattacieli simili. “L'edificio è di altissima qualità tecnica ed è certificato al massimo livello” assicura l'acquirente. Il Warsaw Unit non è il primo investimento di Eastnine AB in Polonia. Due anni fa, la società immobiliare svedese ha acquistato l'edificio D del complesso Nowy Rynek di Poznań dallo sviluppatore Skanska. Nel giugno 2024 ne aggiungerà un altro al suo portafoglio: l'edificio E del complesso di Poznan. Entrambi sono tra gli edifici per uffici più moderni e prestigiosi di Poznań. In totale dispongono di oltre 68.000 metri quadrati di spazio affittabile. L'immobile acquistato ieri è completamente affittato da oltre 20 aziende. Tra queste, due banche - una svedese e una danese - oltre a Warta, Amazon, Stryker, Moderna, Imperial Tabacco e Panattoni. “Gli affitti annuali ammontano a 18,0 milioni di euro e la durata media residua del contratto di locazione è di 5,1 anni”- riporta Eastnine AB, l'acquirente del grattacielo, sul suo sito web. La società spiega inoltre che la transazione è stata sottoscritta, tra l'altro, da un “prestito bancario verde di 168 milioni di euro, della durata di cinque anni”, concesso dagli istituti di credito tedeschi e viennesi Helaba ed Erste Group.
(Fonte: Gazzetta Italia, Polonia Oggi)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
La politica fiscale del governo brasiliano e l’obiettivo di chiudere il deficit nel 2024 e nel 2025 non sembrano più fattibili per gli investitori.
L'IBGE ha inoltre individuato una crescita del commercio al dettaglio inferiore alle attese nel mese di settembre e nuovi dati provenienti dai servizi mostrano che la crescita economica possa non continuare a fronte di uno scenario di inflazione elevata e tassi di interesse oltremisura.
Difatti, Étore Sanchez, capo economista di Ativa Investimentos, in intervista, ritiene che il TUS (Selic) potrebbe raggiungere la soglia del 14% nella prima metà del prossimo anno, visti oltretutto i messaggi duri della Banca Centrale nell'ultima riunione del Copom.
L'economista confronta lo scenario attuale con quello del 2022, quando i tassi di interesse salirono al 13,75% annuo e l'inflazione in 12 mesi arrivò all'11%.
Secondo lui, nonostante l'inflazione più bassa nello scenario attuale, la crisi di credibilità delle istituzioni è maggiore e impone più rischi e più premi sulle curve dei tassi a lungo termine.
Sanchez afferma inoltre che la politica monetaria più restrittiva per il 2025 potrebbe ridurre le prospettive di crescita economica e vanificare le attuali proiezioni di mercato.
Commento: Gli alti tassi di interesse potranno attirrare capitali esteri in Brasile, oltre a indurre gli investitori verso attività finanziarie, diminuindo gli investimenti commerciali o industriali, a causa dell'elevata remunerazione degli investimenti a reddito fisso.
(Contributo editoriale a cura della Camera Italiana Commercio e Industria S. Catarina - Brasile)
La Commissione Europea ha valutato positivamente il Piano di Bilancio Strutturale a medio termine della Polonia per il periodo 2025–2028, che prevede la riduzione del deficit del settore pubblico al di sotto del 3% del PIL in quattro anni. La Polonia, soggetta alla procedura per deficit eccessivo (EDP) da luglio scorso, punta a raggiungere questo obiettivo in un periodo più breve rispetto alla maggior parte dei paesi dell’UE, molti dei quali hanno scelto un percorso di riequilibrio di sette anni. Il ministro delle finanze Andrzej Domański ha sottolineato che la Commissione ha apprezzato gli investimenti della Polonia nell’ampliamento delle capacità difensive, una delle priorità dell’Unione Europea. "Puntiamo su una crescita economica alimentata dagli investimenti" ha dichiarato Domański. Le misure pianificate garantiranno la riduzione del deficit al 2,9% del PIL entro il 2028. La Polonia presenterà il primo rapporto sui progressi nell'aprile 2025. Il Ministero delle Finanze ha spiegato che il percorso di spesa proposto nel Piano è stato sviluppato sulla base della traiettoria di riferimento fornita dalla Commissione Europea. L'elemento chiave del Piano è l'adeguamento delle spese del settore pubblico e governativo alle normative UE secondo la metodologia ESA2010. Il Consiglio dell'Unione Europea approverà presto le raccomandazioni per la Polonia, durante la presidenza polacca dell'UE. Il piano, che comprende azioni ambiziose a breve termine, è visto positivamente sia a livello nazionale che europeo, come testimonianza dell’impegno per uno sviluppo economico sostenibile.
(Fonte: Gazzetta Italia, Polonia Oggi)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
La Polonia, insieme a Italia e Repubblica Ceca, sta pianificando di intensificare gli sforzi per abrogare le normative che prevedono il divieto di immatricolazione di auto con motore endotermico nell'Unione Europea. Le normative attuali stabiliscono che dal 2035 sarà vietata l'immatricolazione di tali veicoli, con l'eccezione di quelli alimentati da carburanti sintetici, e prevedono una revisione delle disposizioni nel 2026. Tuttavia, a causa della crisi che sta colpendo il settore automobilistico, cresce la pressione per anticipare questa revisione. Il mercato automobilistico sta affrontando una diminuzione della domanda di veicoli elettrici. L'Italia, che deve far fronte a blocchi nelle fabbriche del gruppo Stellantis e a un calo delle vendite, è tra i principali oppositori delle attuali normative. Allo stesso modo, la Polonia evidenzia la scarsa preparazione del mercato: l’alto costo dei veicoli elettrici, un'infrastruttura di ricarica poco sviluppata e l’elevato prezzo dell’elettricità rendono questi veicoli accessibili solo a una ristretta fascia di utenti. Nel 2025 la Polonia assumerà la presidenza del Consiglio UE e intende sfruttare questa posizione per supportare le iniziative contro il divieto. Varsavia sostiene che le normative attuali potrebbero escludere una larga parte della popolazione dall'accesso alla mobilità, costringendola a utilizzare veicoli a combustione sempre più vecchi. Le azioni congiunte di Polonia, Italia e Repubblica Ceca mirano ad accelerare la revisione delle normative già all’inizio del 2025. Questi Paesi sottolineano che le regolamentazioni attuali, in un contesto di crisi economica e limiti infrastrutturali, sono irrealistiche e necessitano di modifiche. Come ha affermato un funzionario dell'UE: "Più rapidamente queste norme finiranno nel cestino, meglio sarà".
La Polonia riceverà presto ulteriori fondi dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (KPO). Il viceministro delle finanze, Paweł Karbownik, ha annunciato che intorno al 13 dicembre saranno trasferiti al paese ben 40 miliardi di złoty. "Le ultime procedure sono in corso e intorno al 13 dicembre arriveranno in Polonia 40 miliardi di złoty" ha scritto sulla piattaforma X. Il 12 novembre, il ministro dei fondi e della politica regionale, Katarzyna Pełczyńska-Nałęcz, ha dichiarato che la Commissione Europea ha preliminarmente approvato la seconda e la terza richiesta di pagamento della Polonia nell'ambito del KPO. Attualmente, si stanno finalizzando le procedure relative all'erogazione della terza e della quarta tranche. Entro la fine di novembre dovrebbe essere approvata definitivamente la terza richiesta, consentendo così il trasferimento dei fondi. L'importo totale di questo pagamento sarà di 9,4 miliardi di euro, pari a circa 40 miliardi di złoty. Di questa somma, 5,3 miliardi di euro saranno prestiti e 4,1 miliardi di euro contributi a fondo perduto. La prima richiesta di pagamento, per un totale di 6,3 miliardi di euro (circa 27 miliardi di złoty), è stata presentata dalla Polonia nel dicembre 2023. Dopo una valutazione preliminare positiva da parte della Commissione Europea, i fondi sono stati trasferiti al conto polacco nell'aprile 2024. A dicembre di quest'anno, la Polonia prevede di presentare un'altra richiesta di pagamento. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede complessivamente nove tranche di pagamenti, che vengono erogati progressivamente. Grazie a questi fondi, la Polonia sta realizzando investimenti chiave per lo sviluppo delle infrastrutture, la transizione energetica e la modernizzazione dell'economia. Le prossime tranche contribuiranno a proseguire queste iniziative, rafforzando l'economia polacca e la sua resilienza di fronte alle crisi globali.
Il premier Donald Tusk intende creare un nuovo "super-dipartimento" dedicato alla lotta contro l'economia sommersa, che, secondo il Fondo Monetario Internazionale, rappresenta il 27% del PIL polacco, ovvero 5 punti percentuali in più rispetto alla media dell'UE. Il progetto prevede la costituzione di un team incaricato di coordinare le attività di diverse istituzioni, tra cui il Ministero delle Finanze, l’Istituto di Previdenza Sociale (ZUS), l’Ispettorato del Lavoro e l’Amministrazione Fiscale Nazionale. L’obiettivo principale è migliorare l'individuazione dei contribuenti da sottoporre a controlli, facilitare lo scambio di dati tra le istituzioni e creare un quadro più completo dei settori economici e delle singole imprese. La nuova istituzione avrà anche il compito di educare la società, riducendo il consenso sociale verso le attività nell'economia sommersa e organizzando campagne di sensibilizzazione sugli effetti negativi di queste pratiche per l'economia. L'educazione rivolta al pubblico sarà centrale, con l'intento di cambiare l'atteggiamento nei confronti dell'evasione fiscale, promuovendo la responsabilità finanziaria e sottolineando i benefici di un comportamento fiscale onesto. L'introduzione di questa strategia mira ad avvicinare la Polonia agli standard dell'UE nella lotta contro le pratiche economiche illegali. Inoltre, il team si occuperà di proporre modifiche legislative, inclusa l’armonizzazione delle definizioni presenti in diversi atti normativi. Le consultazioni pubbliche saranno un elemento chiave per incoraggiare la cooperazione degli imprenditori. Il progetto si ispira a soluzioni analoghe già operative in Lituania e punta a migliorare l'efficacia nella lotta contro le frodi fiscali, nonché a pianificare meglio le azioni governative in questo ambito.
Dicembre 2024 porta stabilità nelle condizioni di investimento nelle obbligazioni statali al dettaglio, che rimangono invariate rispetto a novembre. Le obbligazioni a tasso variabile annuali offrono un rendimento del 5,75%, mentre quelle biennali del 5,90%. Le obbligazioni a tasso fisso trimestrali garantiscono un interesse del 3,00% annuo, mentre quelle triennali del 5,95%, quadriennali del 6,30% e decennali del 6,55%. Le obbligazioni familiari destinate ai beneficiari del programma "Rodzina 800 plus" offrono un rendimento rispettivamente del 6,50% (per sei anni) e del 6,80% (per dodici anni) nel primo anno. Dicembre rappresenta anche l’ultima occasione per utilizzare i limiti annuali dei conti IKE-Obligacje (fino a 23.472 zł) e IKZE-Obligacje (fino a 9.388,80 zł, e per gli imprenditori – 14.083,20 zł). Investendo tramite questi strumenti, si può evitare la tassazione sugli utili (cosiddetta tassa Belka) a determinate condizioni. Le obbligazioni statali continuano ad attrarre gli investitori polacchi. A ottobre, le vendite hanno raggiunto 5,93 miliardi di zł, con particolare interesse per le obbligazioni triennali a tasso fisso (1,95 miliardi di zł), quelle annuali indicizzate al tasso della Banca Nazionale Polacca (1,9 miliardi di zł) e le quadriennali indicizzate all'inflazione (1,04 miliardi di zł). Nei primi dieci mesi del 2024, il Ministero delle Finanze ha venduto obbligazioni al dettaglio per un valore totale di 73,1 miliardi di zł, suggerendo un nuovo record annuale. Le obbligazioni possono essere acquistate presso le filiali di PKO BP, l’Ufficio Broker PKO BP, la rete di punti vendita del Bank Pekao e tramite canali online.
Nel settembre 2024, l'Ufficio Centrale di Statistica (CSO) ha riferito che la produzione industriale in Polonia è diminuita dello 0,3% su base annua, ma è aumentata del 9,0% rispetto ad agosto. All'epoca, gli economisti avevano previsto ulteriori cali nel quarto trimestre, soprattutto a causa dei problemi per gli esportatori polacchi legati alla recessione in Germania. Tuttavia, i dati di ottobre 2024, anch'essi pubblicati dall'Ufficio Centrale di Statistica (CSO), hanno mostrato un aumento della produzione industriale del 4,7% rispetto a ottobre 2023, ben al di sopra delle aspettative. L'aumento rispetto a settembre è stato del 10,0%. Inoltre, tra gennaio e ottobre 2024, la produzione industriale è aumentata dello 0,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, quando si era registrato un calo dell'1,8%. Il ministro delle Finanze Andrzej Domański ha commentato i risultati, sottolineando la crescita del 4,7% su base annua e i dati positivi del settore manifatturiero, cresciuto del 5,0%. Il primo ministro Donald Tusk ha sottolineato che è un risultato migliore rispetto alle previsioni dell'1,8%, nonostante la difficile situazione economica in Germania. Gli economisti di ING e PKO Bank Polski hanno considerato il risultato di ottobre una sorpresa positiva, soprattutto dopo i precedenti dati più deboli. L'aumento della produzione, nonostante le difficoltà, indica un miglioramento del settore. È stato notato che i giorni lavorativi in più hanno influito sul risultato, con i dati destagionalizzati che mostrano un solido aumento del 3,9%. L'analisi ha rilevato che la ripresa del settore manifatturiero sta diventando più evidente, anche se con un leggero ritardo. Nonostante una serie di dati macroeconomici deboli, l'analisi degli indicatori economici di novembre ha mostrato cali nella maggior parte dei settori, tra cui quello manifatturiero, del commercio al dettaglio e delle costruzioni. L'industria e il commercio al dettaglio hanno registrato il primo calo da giugno, mentre l'edilizia ha registrato la peggiore performance da oltre due anni. Ciononostante, il miglioramento del sentimento è stato evidente nei settori della ristorazione, degli alloggi e dei trasporti. Gli esperti hanno osservato che gli sviluppi positivi nell'industria e nei trasporti potrebbero essere il risultato di un'accelerazione nell'evasione degli ordini a fronte dell'imminente aumento delle tariffe commerciali internazionali.
Il GUS (l’Ufficio Nazionale di Statistica) ha pubblicato i nuovi dati sugli stipendi medi nel settore aziendale nell’ottobre 2024 che mostrano un aumento del 10,2% ed ora sono pari a 8316,57 di PLN lordi. I dati includono lo stipendio base, i bonus, i premi, lo stipendio per gli straordinari e le pensioni. Gli stipendi dei polacchi hanno un grande impatto diretto sulla crescita del PIL. Secondo le stime dell’Istituto Economico polacco l’anno prossimo l’aumento dei salari sarà minore a causa di una minore crescita dell’aliquota minima. Mariusz Zielonka, l’economista capo della Confederazione Lewiatan sottolinea che sebbene i salari crescano, in realtà abbiamo meno soldi a causa dell’inflazione e dell’aumento dei prezzi. Mentre gli economisti di PKO BP hanno notato che nell'ottobre 2024 gli stipendi sono aumentati del 5% annualmente, quindi la più lenta crescita dal dicembre dell’anno scorso. Altresì il GUS ha pubblicato i dati sull’occupazione media nel settore delle imprese a ottobre, hanno osservato un calo lieve rispetto al settembre 2024.
(Fonte: Gazzetta Italia, Polonia Oggi)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
“Progressi più rapidi nelle riforme strutturali, anche nell'ambito del Piano di Crescita dell'UE, e progressi costanti verso l'adesione all'UE sono fattori favorevoli per la crescita economica della Moldova”. Queste le conclusioni della missione del FMI, guidata da Alina Iancu, che ha visitato Chisinau.
“La missione ha raggiunto un accordo a livello di esperti con le autorità moldave sulle misure politiche necessarie per completare la sesta revisione nell'ambito del programma sostenuto dall'Extended Credit Facility (ECF) e dall'Extended Fund Facility (EFF) e la seconda revisione nell'ambito del programma sostenuto dalla Long-Term Resilience and Sustainability Facility (RSF)”, afferma il FMI in un comunicato stampa.
La missione ha rilevato la “continua ripresa dell'economia del Paese dopo gli shock subiti dall'azione militare in Ucraina e dall'aumento dei prezzi dell'energia”.
“La crescita economica è prevista al 2,6% nel 2024 e al 3% nel 2025, trainata principalmente dalla robusta domanda interna. Da ottobre 2023, l'inflazione rimane all'interno del corridoio target del 5±1,5% fissato dalla Banca Nazionale della Moldova”, si legge nelle conclusioni della missione.
Gli esperti del FMI hanno osservato che i rischi per la crescita “rimangono elevati, soprattutto a causa della guerra in Ucraina e della possibile ripresa degli shock energetici”.
“La revisione al ribasso del deficit di bilancio per il 2024 e il 2025, rispettivamente al 4,4% e al 4% del PIL, riflette entrate più elevate del previsto, grazie alla forte crescita dei salari e delle importazioni. Allo stesso tempo, la spesa pubblica è sostanzialmente invariata e si prevede un ribilanciamento favorevole verso gli investimenti l'anno prossimo”, si legge nel comunicato.
L'accordo raggiunto a livello di esperti è soggetto all'approvazione della direzione e del consiglio esecutivo del FMI. Al termine della revisione, la Moldova potrà ricevere 111,4 milioni di diritti speciali di prelievo (148,3 milioni di dollari), portando l'importo totale dei fondi del programma a circa 810 milioni di dollari.
L'esame delle revisioni da parte del Consiglio esecutivo del FMI è previsto per metà dicembre. Sono previste altre due revisioni nell'ambito del programma, che terminerà nell'ottobre 2025.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Moldova)
Il 20 novembre 2024, l’incontro tra la Premier italiana Giorgia Meloni e il Presidente argentino Javier Milei a Buenos Aires ha segnato un passo decisivo nel rafforzamento dei legami diplomatici tra Italia e Argentina. Fino ad oggi, le relazioni politiche tra i due Paesi erano rimaste relativamente limitate, nonostante i profondi legami culturali e storici che li uniscono. Con questo incontro, è emersa la volontà comune di sviluppare una vera e propria alleanza strategica, mirata a intensificare le collaborazioni non solo a livello commerciale, ma anche politico e internazionale.
Meloni ha evidenziato l’importanza di unire le forze su temi globali come la crisi in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente e la necessità di promuovere una transizione democratica pacifica in Venezuela. Questi argomenti hanno offerto una base concreta per una cooperazione più stretta, fondata sulla difesa dei valori democratici e sulla promozione della stabilità internazionale.
Sul piano economico, il rafforzamento dei legami bilaterali tra Italia e Argentina apre prospettive promettenti per le imprese italiane. Con oltre 300 aziende italiane già attive nel Paese, l’Italia può capitalizzare sulle politiche di liberalizzazione economica avviate da Milei per ampliare ulteriormente la propria presenza in settori strategici come l’industria, la tecnologia e l’agroalimentare.
In definitiva, questo incontro getta le basi per una nuova fase di cooperazione tra i due Paesi, con benefici reciproci sul piano commerciale, politico e internazionale. La creazione di legami diplomatici più solidi con l’Argentina consente all’Italia di rafforzare il proprio ruolo in America Latina e di assicurarsi un alleato strategico in una regione di crescente importanza geopolitica.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Premessa
Il Sudafrica, uno dei principali attori economici del continente africano, offre alle aziende italiane nel settore delle calzature e pelletteria nuove opportunità di crescita. Sebbene il Paese si distingua per la produzione locale di calzature e articoli in pelle, esso rimane un'importante destinazione per le importazioni di prodotti di alta qualità, particolarmente apprezzati per il design e la manifattura. Il mercato sudafricano è caratterizzato da un profondo dualismo economico: da un lato vi è una ristretta classe medio-alta che detiene la maggior parte del potere d’acquisto, dall’altra una vasta fascia della popolazione con un potere d’acquisto molto limitato. Questo contesto presenta sia sfide che opportunità per le imprese italiane, che possono rivolgersi al piccolo segmento di consumatori di fascia alta alla ricerca di prodotti di qualità e/o di lusso e, contemporaneamente, esplorare il segmento - ristretto ma in crescita - della classe media per l’export di articoli di qualità che abbiano prezzi competitivi.
Il settore calzaturiero sudafricano
Nonostante il Sudafrica sia uno dei primi tre esportatori di calzature del continente africano, insieme a Tunisia e Marocco, resta un importatore netto di calzature[1].
Secondo la Southern African Footwear & Leather Industries Association (SAFLIA[2]), il tasso di crescita complessivo della produzione locale di calzature degli ultimi anni è stato inferiore al tasso di crescita complessivo delle importazioni[3]. La maggior parte delle importazioni riguardano prodotti a basso costo dall’Asia[4].
Sebbene nel 2022 la produzione sudafricana di calzature sia aumentata del 20% rispetto al 2021, passando da 51.119.332 paia a 61.334.614 paia, secondo Jirka Vymětal, Direttore Esecutivo di SAFLIA, la maggior parte dell’aumento è dovuta alla produzione di soluzioni economiche come, per esempio, le infradito. «Le sfide sono ben note e relativamente semplici da individuare, ma i rimedi sono molto complessi e temo che entro il 2030 non rimarrà molto dell’industria calzaturiera sudafricana», ha affermato Vymětal nel 2022[5].
Le vendite di scarpe da ginnastica sono in aumento, e i marchi di abbigliamento sportivo continuano a detenere posizioni forti nel mercato sudafricano delle calzature; questi includono marchi internazionali come Nike e Adidas, e marchi locali come Bathu e Drip. Infine, segnaliamo che la domanda di calzature prodotte utilizzando materiali rispettosi dell’ambiente e alternativi alla pelle è in aumento[6].
Come già menzionato, le importazioni sudafricane di calzature a basso costo dall’Asia dominano, seguite dalle importazioni di prodotti provenienti dall’Italia, molto più costosi (almeno quattro volte tanto)[7].
Le importazioni dall’Italia più importanti in termini di valore sono quelle di calzature con tomaie in pelle o cuoio (codice HS 6403), con un valore di oltre 37.381.000 dollari statunitensi nel 2023 (valore CIF).
In generale, nel 2023 il valore delle importazioni sudafricane dall’Italia per le calzature e le parti di calzature è stato pari a 62.018.000 dollari statunitensi (valore CIF).
Il settore sudafricano della pelletteria
Anche il settore della pelletteria, così come quelli del tessile, dell’abbigliamento e delle calzature, dopo il 1994 è stato minato dalla rapida liberalizzazione e dalla scarsa regolamentazione che hanno portato a grandi importazioni di prodotti a basso costo[8], in particolare da Cina, India e Brasile, con conseguente diminuzione del numero di concerie e perdita di competenze[9]. La distanza geografica del Sudafrica dai centri di eccellenza europei, inoltre, fa sì che i tempi di consegna delle soluzioni tecniche e l’arrivo di consulenti esteri per la lavorazione di quei prodotti che richiedono tecnologie più all’avanguardia e competenze specifiche sia spesso un processo prolungato[10].
Nonostante queste premesse è importante sottolineare che, oggi, la composizione della catena del valore della pelle del Sudafrica (insieme a quella della Tanzania) è unica per tutta la regione SADC. Qui, infatti, hanno luogo tutte le fasi della catena (allevamento, abbattimento, conciatura e manifattura), contrariamente a ciò che accade negli altri Stati della regione, dove hanno luogo solo una o poche fasi della catena del valore. Il Sudafrica è, inoltre, il Paese SADC con la manifattura più forte, ed esporta gran parte dei propri prodotti[11] (tuttavia, non figura come uno dei principali produttori a livello mondiale). Ma non solo; il Paese è anche il maggior importatore di prodotti in pelle della SADC. Esso, infatti, funge da hub commerciale, configurandosi come il principale fornitore di accessori e calzature in pelle per la maggior parte dei Paesi della regione SADC[12]. In conclusione, il Sudafrica è, al tempo stesso, un produttore ancora relativamente importante, ma anche un importatore e un esportatore.
Una nicchia di prodotti in pelle sicuramente interessante è quella costituita dalle borse in pelle, per le quali il valore delle importazioni sudafricane ha superato i 19.980.000 dollari statunitensi nel 2023. L’export italiano è in testa con un valore di oltre 5.710.000 dollari statunitensi (valori CIF). In questo caso, il principale competitor dell’Italia è la Francia (4.304.000 dollari statunitensi), seguita a una certa distanza da India e Cina.
Infine, con riferimento agli articoli e agli accessori di abbigliamento in pelle, i dati riportati da Trade Map dimostrano che anche queste categorie di prodotto debbano essere prese in considerazione dall’export italiano, il quale si trova nel 2023 in terza posizione dopo Pakistan e Cina, con un valore delle importazioni sudafricane pari a quasi 2.640.000 dollari statunitensi (CIF).
In conclusione, riteniamo interessante evidenziare come, con riferimento alle categorie prese in esame, le importazioni dall’Italia siano più significative rispetto a quelle da altri paesi europei e occidentali.
Conclusioni
Il Sudafrica rappresenta un mercato interessante e dinamico per le aziende italiane nel settore delle calzature e pelletteria. Nonostante la concorrenza di prodotti a basso costo, la crescente domanda di prodotti di lusso e la presenza di un segmento di consumatori che apprezza la qualità, l’artigianalità e il design italiano, offre spazi significativi per le esportazioni italiane. Le aziende italiane, puntando sull’eccellenza e sulla notorietà del brand Made in Italy hanno l’opportunità di ritagliarsi una nicchia di mercato e di espandersi in un contesto in crescita, sempre più attento alla sostenibilità e all'innovazione.
Dati Trade Map 2023: “Calzature, ghette e oggetti simili; parti di tali articoli” (HS 64): valore esportazioni = 161.670.000 USD. Bilancia commerciale negativa = - 676.551.
[3] The Footwear Industry in South Africa – March 2022 | Who Owns Whom
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Sudafricana)
[4] Dati Trade Map 2023: “Calzature, ghette e oggetti simili; parti di tali articoli” (HS 64): importazioni dalla Cina = 55,2%.
[5] Local production up in 2022, but ‘Masterplan has failed footwear’
[6] Footwear Industry in South Africa 2022: Growing Demand for
[7] Vedere dati Trade Map 2023 relativi alle importazioni sudafricane di calzature (settore fashion) per i codici 6402 – 6406 (valori CIF).
[8] Dati Trade Map 2023: le importazioni recenti a basso costo interessano soprattutto semilavorati scamosciati, verniciati, laccati e metallizzati importata (HS 4114); bauli, valigie, portadocumenti ecc (HS 420211); e articoli e accessori di abbigliamento (HS 4203), dominate da Cina e Pakistan.
[9] Leather Industry Summary Report | Productivity SA
[10] south-african-lri-final-report-2017-jan-2017.zp113270.pdf
[11] Dati Trade Map 2023: le esportazioni interessano principalmente pelli grezze, e cuoi e pelli conciati e ulteriormente preparati.
[12] GZ Inception Report 2022 (ANNEX 5) 83417533.pdf
Martedì, è stato pubblicato il progetto del Ministero delle Finanze che prevede una riduzione dell'importo dei contributi sanitari, in particolare per i piccoli e medi imprenditori. Secondo i calcoli del Ministero delle Finanze la riforma riguarderà circa 2,6 milioni di imprenditori. Le modifiche nel pagamento dei contributi sanitari da parte degli imprenditori entrerebbero in vigore dal 1 gennaio 2026. La riforma dovrebbe riguardare circa 2,6 milioni di imprenditori di cui circa 2,45 milioni beneficeranno dei cambiamenti. La società di consulenza Grant Thorton ha effettuato dei calcoli per determinare il tasso dei contributi sanitari per i singoli gruppi. Il maggior beneficio derivante dall'entrata in vigore delle norme previste dalla proposta avranno gli imprenditori che utilizzano la scala fiscale. “Del 9% attuale, pagheranno un premio al tasso di solo il 4,9%. Per esempio, un imprenditore che guadagna 20 mila zloty al mese pagherà solo 678 zloty, cioè 1121 zloty in meno rispetto alle condizioni attuali. Se guadagna 50 mila zloty al mese invece degli attuali 4500 zloty pagherà solo 2148 zloty. Tuttavia, va notato che gli imprenditori con i migliori redditi al di sopra di un certo livello di solito scelgono forme diverse di tassazione piuttosto che la scala fiscale” ha detto Małgorzata Samborska, consulente fiscale e partner presso Grant Thorton. Gli imprenditori con un 19% di imposta forfettaria che guadagnano più 1,5 stipendio medio guadagneranno circa 300 zloty. “Si tratta di un vantaggio derivante dal congelamento del contributo al reddito di 1,5 salario medio a livello forfettario per il quale la base di calcolo sarà pari al 75% del salario minimo. Ciò significa che un imprenditore con un reddito mensile di 20 mila zloty pagherà un contributo sanitario inferiore rispetto a un dipendente con un salario minimo” ha detto Samborska. Gli imprenditori che utilizzano un importo forfettario sui redditi registrati con redditi al di sopra di livello superiore a 3 volte il salario medio si dimetteranno dal tasso forfettario. Le modifiche avvantaggeranno i redditi più bassi ottenendo un vantaggio compreso tra 133 e 762 zloty a seconda del reddito. Con redditi superiori a 50 mila di zloty al mese si perderà.
Il Ministro delle Finanze Andrzej Domański ha annunciato che l'imposta sui guadagni di capitale (nota come tassa Belka) sarà ridotta. Ha espresso la speranza che la riduzione possa entrare in vigore a partire dal 2026. Domanski ha sottolineato che si tratterà di una riduzione dell'imposta, non di una sua abolizione. "Non ci sarà alcuna abolizione della tassa sui guadagni di capitale", ha precisato. Domański ha inoltre informato che il Ministero delle Finanze sta valutando diverse proposte di riduzione, alcune delle quali avanzate da rappresentanti interessati allo sviluppo del mercato dei capitali in Polonia. "Naturalmente, loro vorrebbero una riduzione più significativa della tassa Belka, mentre noi dobbiamo tener conto delle nostre condizioni di bilancio", ha spiegato. Il Ministro non ha voluto rivelare se la riduzione sarà pari al 50%. "In questo momento non parlerò di cifre precise (...). Tuttavia, questa tassa sarà ridotta", ha aggiunto. La tassa Belka, introdotta nel 2002 su iniziativa di Marek Belka, all'epoca Ministro delle Finanze, è pari al 19%. Si applica ai guadagni derivanti da investimenti in borsa, ma anche da depositi bancari, obbligazioni e conti di risparmio. Il nome colloquiale deriva proprio dal suo promotore.
“Per accelerare la crescita del PIL è necessario un aumento degli investimenti che dovrebbe essere favorito dall'afflusso di fondi dall'Unione Europea” ha scritto Dawid Pachucki, l’economista principale di PZU (Società di Assicurazione Universale). Secondo lui, il sentimento dei consumatori non dà la possibilità di un grande aumento della domanda dei consumatori. Dawid Pachucki ha ricordato che il GUS (Ufficio Generale di Statistica) ha recentemente pubblicato una stima rapida del prodotto interno lordo per il terzo trimestre di quest'anno. Questo mostra che il PIL a prezzi medi annui costanti dell'anno precedente è aumentato del 2,7% in relazione di anno in anno che "leggermente" si discostano dalle previsioni di mercato al livello del 2,9%. Dawid Pachucki ha anche sottolineato che il GUS ha presentato i risultati dell'economia dopo la cosiddetta destagionalizzazione. In questa prospettiva il PIL nel terzo trimestre si è ridotto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Nel secondo trimestre di quest'anno dopo la destagionalizzazione, l'aumento dell'attività economica in Polonia è stato pari all’1,2% e nel primo trimestre è stato dello 0,6%. Nel contesto dei più recenti dati del GUS e le previsioni per quanto riguarda il ritmo di crescita economica, Pachucki ha sottolineato i dati sfavorevoli nel settore delle vendite al dettaglio. “Sebbene la differenza sembri piccola non può essere sottovalutata. Le vendite al dettaglio hanno inviato un segnale preoccupante in precedenza che a settembre è sceso del 3% di anno in anno. In tutto il terzo trimestre, è diminuito del 1,5% di anno in anno che è un grande contrasto con gli aumenti del 4,8% e il 5% nei trimestri precedenti” afferma Pachucki nel comunicato. Secondo Dawid Pachucki le ricerche sulla situazione dei consumatori dell'Ufficio Centrale di Statistica mostrano che sempre più persone considerano il momento attuale come un buon momento per accumulare risparmi. Secondo lui ciò è causato, tra l'altro, dall'aumento dei timori di disoccupazione nonostante il suo livello storicamente basso. L’economista ritiene inoltre che i consumatori si aspettano un aumento dei prezzi almeno altrettanto rapido di quello registrato finora nel prossimo anno. Dawid Pachucki nota che la nostra economia nel terzo trimestre ha registrato risultati più bassi a causa della crescita più lenta della domanda dei consumatori rispetto al primo semestre dell'anno. “È difficile accelerare in modo significativo il tasso di crescita del PIL. Per riuscire a farlo abbiamo bisogno di mobilitare gli investimenti. Una soluzione efficace sarà l'uso di fondi dell’Unione Europea” ha concluso Pachucki.
Il ministro della Digitalizzazione, Krzysztof Gawkowski ha annunciato la costruzione del centro IA in Polonia. Il ministro ha detto che vuole che la Polonia sia un leader nella digitalizzazione e nel IA in Europa. La prima fabbrica di IA sarà realizzata grazie all’ampliamento del Centro Accademico di Informatica Cyfronet AGH, a Cracovia. Ieri, durante il Congresso Internazionale di Economia del valore a Cracovia il ministro ha detto che la costruzione della fabbrica sarà molto importante per gli scienziati polacchi e sarà una delle prime fabbriche di questo tipo nell’Europa. La fabbrica dovrebbe facilitare la previsione dei fenomeni meteorologici, la diagnosi delle malattie, la creazione di farmaci e il miglioramento dell’agricoltura. Cyfronet possiede uno dei migliori computer in tutto il mondo (Supercomputer Helios), tuttavia, come ha sottolineato il ministro, è necessario migliorare costantemente il suo sviluppo. Al tutto progetto saranno destinati 70 milioni di PLN ed è cofinanziato dalla Commissione Europea. Il Supercomputer Helios farà parte dell’ecosistema europeo dell’intelligenza artificiale. Gawkowski ha menzionato un’altra collaborazione tra Cyfronet, Consorzio del Modello Linguistico Polacco (PLLuM) ed Istituto centrale di Informatica e Ministero della Digitalizzazione che è molto importante per facilitare una comunicazione tra cittadini e amministrazione pubblica.
(Fonte: Gazzetta Italia, Polonia Oggi)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Le relazioni economiche italo-tedesche sono molto forti nonostante le sfide in ambito geopolitico ed economico, anche legate al periodo di difficoltà che sta affrontando l’economia tedesca e che mettono alla prova le relazioni tra paesi. Infatti, secondo i dati pubblicati da Infomercatiesteri e da Destatis (Statistisches Bundesamt), la Germania si conferma il primo partner commerciale dell’Italia sia in relazione all’import che all’export. Se consideriamo invece il punto di vista tedesco, l’Italia si colloca al sesto posto per le esportazioni e al quinto posto per le importazioni.
Andamento interscambio italo-tedesco
Nel primo semestre del 2024, l’Italia ha esportato beni per oltre 36 miliardi di euro verso la Germania: questo dato è in calo del 6,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Tuttavia, tra il 2021 e 2022 si è registrata una forte crescita delle esportazioni italiane in Germania, grazie alla spinta post-pandemica.
L’Italia ha poi importato oltre 43 miliardi di euro di beni/servizi dalla Germania: questo dato è in calo del 7,9% rispetto al primo semestre del 2023. Dopo il periodo della pandemia si è registrata una forte crescita. Nel 2023, invece, il volume delle importazioni ha subito una lieve frenata, registrando un calo del –0,1%.
L’andamento complessivo dell’economia è stato influenzato negativamente da prezzi elevati che hanno frenato la congiuntura su diversi livelli economici. Le condizioni finanziarie sfavorevoli, dovute all’aumento dei tassi di interesse e a una minore domanda sia interna che estera, hanno contribuito a questa tendenza. Nonostante un recupero rispetto all’anno pandemico del 2020, il PIL del 2023 ha registrato comunque un aumento dello 0,7% rispetto al 2019, l’anno precedente alla pandemia.
L’incognita congiunturale tedesca
Tuttavia, il periodo di debolezza dell’economia tedesca persiste nel 2024, che continua a registrare leggeri cali in percentuale del PIL, come evidenziato nelle statistiche pubblicate da Destatis.
È notizia recentissima, diffusa da Hcob, che elabora gli indici Pmi per conto di S&PGlobal, che in Germania è "in corso una recessione tecnica".
Secondo Cyrus de la Rubia, capo economista di Hcob, la stima del Pil per il trimestre in corso (luglio-settembre), che considera il Pmi Hcob tra gli altri indicatori, vede una diminuzione dello 0,2% rispetto al trimestre precedente (aprile-giugno), dopo che già nel secondo trimestre il Pil si è ridotto ad un tasso dello 0,1%".
Nonostante il trend in calo e contrariamente alle aspettative, l'economia tedesca è cresciuta nel terzo trimestre, spinta alle spese in crescita dei consumatori tedeschi. Ciò nonostante, gli esperti non vedono ancora un'inversione di tendenza. L'economia tedesca è cresciuta sorprendentemente nel terzo trimestre. Il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto dello 0,2% tra luglio e settembre rispetto al trimestre precedente, secondo la prima stima dell'Ufficio federale di statistica. Secondo le previsioni, doveva verificarsi un calo dello 0,1%.
Italia e Germania hanno vissuto momenti di crisi che hanno colpito negativamente il settore finanziario, a partire dalla pandemia sino all’attuale conflitto russo-ucraino e alla conseguente crisi energetica, che conferma ulteriormente la necessità di una transizione. Per questo motivo, diventa sempre più urgente dirigere i flussi finanziari verso la transizione energetica, che richiede grandi costi economici: è stato stimato che a livello comunitario saranno necessari 1,5 trilioni di euro all’anno per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. L’obiettivo comune della carbon neutrality entro il 2050 e i cambiamenti annessi a livello sistemico rappresenta una sfida per i due Paesi. Quale potrebbe essere un piano d’azione comune possibile?
Nonostante i piani di ripresa a livello nazionale ed europeo, i due governi stanno avendo difficoltà a garantire un finanziamento a lungo termine per il processo di transizione tramite investimenti in progetti green. In Germania, secondo ricerche della Bundesbank, sono necessari oltre 120 miliardi di euro in finanziamenti l’anno entro il 2030 per la transizione, mentre in Italia secondo una ricerca di ECCO Think Tank, gli investimenti necessari sarebbero anche maggiori: si parla di un range compreso tra 122 e i 134 miliardi di euro l’anno entro il 2030. In merito agli investimenti necessari per la transizione, da un lato sono presenti le difficoltà causate dal blocco da parte dalla Corte costituzionale Federale dei fondi stanziati dal governo per il clima, che miravano a una modernizzazione più sostenibile delle infrastrutture e degli impianti di produzione. La compagine italiana si presenta ancora fragile, con tassi di crescita della produttività e di investimenti bassi e costi di finanziamento sempre più alti. Quali sono le soluzioni possibili?
La collaborazione tra il settore pubblico e privato La transizione energetica richiede ingenti investimenti, rendendo indispensabile non solo la mobilitazione di capitale privato, ma anche una stretta collaborazione tra attori pubblici e privati per raccogliere i fondi necessari al suo finanziamento. Gli enti pubblici svolgono un ruolo cruciale nell'intervento normativo, creando condizioni favorevoli per ridurre i rischi a carico degli investitori. Due strumenti chiave che esemplificano questa sinergia sono il fondo tedesco per la transizione energetica e i green bonds.
Il fondo tedesco per la transizione energetica integra diversi strumenti finanziari e rafforza il capitale proprio delle aziende senza alterarne permanentemente la struttura proprietaria. Pur essendo un'iniziativa privata, è sostenuto da garanzie statali, che attraverso meccanismi di derisking, riducono i rischi per gli investitori. Un altro strumento strategico disponibile anche in Italia per il finanziamento della transizione sono i green bonds, titoli emessi da enti pubblici che le aziende private possono utilizzare per finanziare progetti sostenibili.
Oltre alla collaborazione tra pubblico e privato, è fondamentale promuovere una cooperazione internazionale per accelerare la transizione energetica. Questa cooperazione facilita la definizione di strategie di finanziamento comuni, lo scambio di informazioni e la creazione di standard condivisi per la certificazione vincolante dei green bonds. Nel contesto europeo, la collaborazione tra Italia e Germania è particolarmente strategica, grazie all'integrazione delle rispettive economie e ai progetti già avviati nel settore delle energie rinnovabili.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Secondo i dati pubblicati dalla Commissione Europea, il settore edilizio è responsabile del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni totali all'interno dell'Unione. Questo accade principalmente perché molti edifici non sono adeguatamente isolati e presentano un'efficienza energetica insufficiente.
Di conseguenza, la Commissione mira a rendere sostenibili oltre 35 milioni di edifici entro il 2030, con l’obiettivo di creare 160.000 nuovi posti di lavoro. Tuttavia, nonostante le misure adottate a livello comunitario, i progressi verso la sostenibilità degli edifici variano significativamente tra i diversi Paesi membri.
Il mercato dell’edilizia in Italia
In Italia, l’interesse e la sensibilità verso la sostenibilità in ambito edilizio sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni. Nel 2022, infatti, gli investimenti nazionali nel settore hanno raggiunto i 176 miliardi di euro, segnando un aumento del 15,4% rispetto all’anno precedente, secondo i dati pubblicati da ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili). Nello stesso anno, gli investimenti nell’edilizia abitativa hanno registrato una crescita ancora più rilevante, arrivando a 87,4 miliardi di euro, pari a un incremento del 21,7% rispetto al 2021.
Questo trend positivo si è mantenuto anche nel 2023 e nel primo semestre del 2024. Un fattore determinante sono stati i fondi del PNRR destinati al settore: sono previsti infatti investimenti per oltre 108 miliardi di euro nel settore edilizio entro il 2027. Anche il Superbonus 110% ha contribuito significativamente alla crescita della domanda di servizi in ambito edilizio: dalla sua introduzione nel 2020 fino al 2023, il programma ha previsto la copertura del 100% dei costi per interventi di miglioramento dell’efficienza energetica nelle abitazioni private, con un ulteriore sgravio fiscale del 10% in caso di diminuzione di almeno due classi energetiche.
Il mercato dell’edilizia in Germania
L’obiettivo della Germania in termini di edilizia sostenibile è ambizioso: entro il 2045, il paese punta a rendere il proprio patrimonio immobiliare a impatto ambientale zero. Tuttavia, i dati attuali indicano una riduzione significativa degli investimenti nel settore: mentre nel 2022 la spesa per l’edilizia sostenibile ammontava a circa 11 miliardi di euro, nel 2023 gli investimenti sono scesi a 4,77 miliardi di euro, con un calo del 56,64%.
Inoltre, nonostante nel 2021 il governo federale abbia annunciato l’obiettivo di costruire 400.000 nuovi appartamenti all'anno, questo traguardo è stato mancato sia nel 2022 che nel 2023, a causa dell’inasprimento degli standard energetici e della riduzione dei fondi destinati alle nuove costruzioni.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)