Energie rinnovabili

Giovedì 4 Maggio 2023

Energie Rinnovabili negli Emirati: Opportunità per le Imprese Italiane

L’interesse per le energie alternative e rinnovabili è fortissimo negli Emirati Arabi Uniti, che sono alla costante ricerca di kwow-how e tecnologie straniere. Ecco quali sono le principali opportunità per le imprese italiane del settore.

Da qualche anno gli Emirati Arabi Uniti hanno deciso di affrancarsi dalle tradizionali fonti di generazione energetica (petrolio e gas) con l’obiettivo di poter alimentare in maniera sostenibile i propri processi di sviluppo di lungo periodo.

Diversi fattori hanno contribuito a questo cambiamento: la crescente competitività dei prezzi delle rinnovabili, la necessità di procedere ad una diversificazione del mix energetico - anche alla luce delle fluttuazioni del prezzo del petrolio - e soprattutto il consistente aumento della domanda interna di energia, diretta conseguenza dello sviluppo economico dell’area.

Grazie allo sfruttamento degli idrocarburi, infatti, il paese ha sperimentato negli ultimi decenni processi di rapida industrializzazione, un’impressionante crescita economica e demografica e un’impennata nei consumi energetici: il consumo di energia pro-capite del paese è uno dei più elevati al mondo e si stima che la produzione attualmente destinata al mercato interno possa garantire solo la metà della domanda prevista per il 2030.

Per gli Emirati, quindi, investire in fonti energetiche alternative è sempre di più una necessità economica, e proprio per far fronte alla crescente domanda interna senza sfruttare eccessivamente le proprie risorse naturali e senza ridurre le quote di export, gli EAU hanno annunciato un piano che punta al miglioramento dell’efficienza energetica e allo sviluppo delle energie rinnovabili.

La Energy Strategy per il 2050, lanciata nel 2017, è la prima strategia energetica unificata che si propone di aumentare il contributo dell’energia pulita nell’ambito del mix energetico dal 25 al 50%, riducendo la produzione di CO2 del 70% ed aumentando l’efficienza nei consumi individuali del 40%. La strategia ambisce a creare un mix energetico che combini l’utilizzo di fonti rinnovabili, energia nucleare e carbone pulito.

Il governo degli EAU prevede di investire 700 miliardi di Dirham (circa 180 miliardi di euro) per il 2050 al fine di realizzare questo obiettivo. 

Nel settembre 2016, inoltre, gli EAU sono stati il primo paese del Medio Oriente a ratificare il trattato di Parigi sul cambiamento climatico, finalizzato a ridurre il riscaldamento globale ad un massimo di due gradi centigradi, dimostrando in questo modo un ruolo di leadership in questo importante obiettivo. La firma del trattato di Parigi è seguita alla creazione del Ministero del Cambiamento Climatico e dell’Ambiente a sottolineare il proprio impegno verso la sostenibilità e la green economy.

La forte enfasi verso le energie alternative e rinnovabili da parte degli EAU è anche incorporata nella “Strategia Nazionale per l’Innovazione” che identifica sette settori innovativi chiave il futuro processo di diversificazione economica del paese, dei quali uno è costituito dalle energie rinnovabili.

 

Opportunità per le imprese italiane

Il 2021 ha rappresentato un anno fruttifero per le esportazioni italiane negli EAU di componenti per impianti per energie rinnovabili. L’Italia rappresentava infatti il quarto fornitore nel Paese, con un incremento delle esportazioni del 14.39% per un ammontare complessivo di 154 milioni di euro.

Tra i prodotti maggiormente esportati nel 2021 rientrano i componenti destinati agli impianti per il trattamento delle acque reflue (pompe ad aria ed acqua, valvole, riduttori pressione, filtri) che hanno registrato un marcato incremento, e agli impianti ad energia solare (principalmente componenti per pannelli fotovoltaici). Nello specifico, le pompe e gli apparecchi per filtrare le acque rappresentano il 90% del totale prodotti italiani esportati nel Paese nel settore rinnovabili. Vi sono poi le turbine ed i riduttori di pressione seguiti dalle valvole. Buon andamento per le cellule fotovoltaiche (+23% rispetto al 2020) ed i dispositivi a cristalli liquidi e laser (+142%).

Le opportunità per incrementare queste quote non mancano. Sono moltissimi, infatti, i progetti del governo emiratino nei quali le imprese italiane, forti del loro know-how e dell’elevata qualità dei loro prodotti, molto apprezzati sul mercato locale, possono trovare spazio.

 

Energia solare

L’energia solare è stata protagonista all’EXPO 2020 dove, metà dell’elettricità usata nel sito nel corso dell’evento derivava da fonti rinnovabili e la metà di essa prodotta all’interno del sito stesso. Con questo, e con molti altri progetti, Dubai conta di diventare un modello globale per lo sviluppo delle energie pulite e l’economia “green”, un centro internazionale per l’innovazione e la ricerca e un esempio virtuoso di sviluppo sostenibile: la Dubai Clean Energy Strategy 2050 punta con decisione sulle energie pulite e alternative, al punto da prevedere che esse arrivino a rappresentare il 75% delle fonti energetiche di Dubai entro il 2050.

Al centro della Dubai Clean Energy Strategy c’è proprio lo sfruttamento dell’energia solare, grazie al Mohammed bin Rashid al Maktoum Solar Park, l’ambizioso progetto da 13,6 mld di US$ che - entro il 2030 - genererà 5000 MW di elettricità, un quarto dell’energia totale prodotta nell’emirato.

DEWA (Dubai Electricity & Water Authority) sta lavorando per realizzare il più grande impianto al mondo a concentrazione solare (Concentrated Solar Power, CSP) grazie al quale si potranno generare 1000 MW entro il 2030.

DEWA è impegnata inoltre in un altro ambizioso progetto: Shams Dubai (“shams” significa “sole” in arabo), un piano per la diffusione del fotovoltaico in città che è già in pieno sviluppo e che porterà all’installazione di pannelli solari fotovoltaici su tutti gli edifici di Dubai entro il 2030. Questo piano - nel cui ambito rientra anche uno specifico progetto destinato alle scuole che potrebbe arrivare a coinvolgere fino a 100 istituti - rappresenta un’interessante opportunità per le aziende italiane: nell’istallazione di questo tipo di pannelli possono infatti essere coinvolte anche imprese di medie dimensioni.

Fra le altre iniziative avviate figura anche l’ammodernamento del sistema di illuminazione di Dubai con la diffusione di luci a LED nelle strade e negli spazi pubblici della città.

Anche Abu Dhabi sta scommettendo con decisione sull’energia solare con numerosi progetti, tra cui la costruzione di Masdar City, la futuristica città che sta sorgendo a 15 km da Abu Dhabi considerata una delle aree urbane a più basso impatto ambientale nel mondo.

 

Le risorse idriche

Gli EAU stanno lavorando da tempo per assicurare una gestione più efficiente e razionale delle proprie risorse idriche. Il problema degli elevati consumi, sommati alla scarsità delle risorse disponibili, è infatti particolarmente grave nel paese.

Per soddisfare una domanda interna in continua crescita sono stati realizzati e messi a regime molti impianti di desalinizzazione, che attualmente garantiscono i due terzi dell’acqua potabile usata nell’area. La DEWA ha dato il via ad uno dei più grandi progetti di desalinizzazione ed energia idroelettrica del Medio Oriente, Hassyan Power Plant, un impianto che prevede una sezione per la desalinizzazione ed una per la produzione di energia elettrica.

 

Cloud Seeding

Negli EAU sono già in corso di realizzazione diversi progetti nel campo della ricerca e dell’innovazione. Uno di questi è il Cloud Seeding, ovvero la tecnica che mira a cambiare la quantità e il tipo di precipitazioni atmosferiche attraverso la dispersione nelle nubi di sostanze chimiche che favoriscano la formazione della pioggia. Lanciato dal Ministero degli Affari Presidenziali, il programma è stato finanziato con 5 mln di US$.

 

Waste management

Ad Abu Dhabi è in corso di realizzazione nell’area di Mussafah di un impianto in grado di trasformare 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti in 100 MW. Il valore del progetto è di 765 mln di dollari.

A marzo 2022, l’Abu Dhabi Waste Management Center (Tadweer) ha lanciato una gara d’appalto invitando sviluppatori qualificati a presentare le loro offerte per lo sviluppo di una nuova discarica ingegnerizzata per rifiuti pericolosi con una capacità di 4,5 milioni di metri 17 cubi.

È in corso nella zona di Al Warsan la costruzione di uno dei più grandi impianti Waste to Energy, per un investimento di 600 MLN di dollari, il quale sarà in grado di trasformare 2,000 tonnellate di rifiuti in 60 Megawatt di energia. È il più grande progetto mondiale di termovalorizzazione.

Nell’Emirato di Sharjah, laa Beea’h, in partnership con Masdar, ha dato il via ad una partnership strategica, la EMIRATES WASTE to ENERGY CO., che ha visto a maggio 2022 la creazione di un impianto del valore di 220 mln di dollari, lo SHARJAH WASTE TO ENERGY PLANT con la capacità di convertire 300.000 tonnellate di rifiuti in 30 MW sufficienti a fornire elettricità a 28.000 abitazioni.

Fonte: https://bit.ly/3pcWCab a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti)

 

Ultima modifica: Giovedì 4 Maggio 2023
Martedì 18 Aprile 2023

Regno Unito - Il Governo pensa ad un'importante riforma del programma sulle energie rinnovabili

Il Regno Unito sta pensando ad un'importante riforma sulle energie rinnovabili, che potrebbe contribuire alla crescita del paese portando ulteriori investimenti e migliorandone la sicurezza energetica. Il Contracts for Difference Scheme (CfD) è il meccanismo attuato dal governo per sostenere i nuovi progetti di produzione elettrica a basse emissioni di carbonio, come gli eolici e i solari offshore, e insieme al FIDER (Final Investment Decision Enabling for Renewables), ha assegnato nuovi contratti per progetti a basse emissioni di carbonio con una capacità totale di 26,1 GW.

Queste riforme potrebbero portare i partecipanti a considerare oltre i costi complessivi anche altri fattori - come la sostenibilità nella catena di approvvigionamento, affrontare la mancanza di specifiche competenze, l'innovazione e l'operatività del sistema di rete - al momento della presentazione delle loro domande, il che potrebbe contribuire a stimolare gli investimenti nel settore, far crescere l'economia e aumentare la sicurezza energetica del Paese. Maggiori investimenti nella sostenibilità della catena di approvvigionamento, ad esempio, aiuterebbero a ridurre l’impatto ambientale e ad accedere a risorse e materiali necessari per implementare la sostenibilità su larga scala ed a lungo termine: gli investimenti per colmare le lacune di competenze aiuterebbero poi a formare i tecnici necessari per crescere ulteriormente nella produzione di energia rinnovabile.

Il ministro per la sicurezza energetica e Net Zero Graham Stuart ha dichiarato: “Il nostro programma di punta “Contracts for Difference” ha avuto un enorme successo nel sostenere la produzione di elettricità a basse emissioni di carbonio, riducendo al contempo i costi dei consumatori. Ora vogliamo andare oltre per cercare di migliorare la sicurezza energetica e garantire che le aziende del settore possano effettuare gli investimenti di cui hanno bisogno, creando un settore più forte e aiutando la nostra economia a crescere.”

Costruire un futuro energetico più sicuro e con fiorenti industrie green avrà anche l'effetto di contribuire a mantenere la promessa del governo di far crescere l’economia britannica e creare nuovi posti di lavoro in tutto il paese. Lo schema CfD ha già contribuito ad accelerare i piani per diversificare e decarbonizzare le forniture energetiche, con l'ultimo round (AR4) che ha assicurato quasi 11 GW di capacità a basse emissioni di carbonio, sufficienti per generare elettricità per alimentare 12 milioni di case britanniche. Il mese scorso, il governo ha impegnato inoltre un ulteriore budget di 205 milioni di sterline, confermando il proprio impegno a sostegno delle industrie e dei posti di lavoro green.

Fonte: https://bit.ly/3L5yA9A

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 18 Aprile 2023
Martedì 18 Aprile 2023

Regno Unito - Spinta di 30 milioni di sterline per la cattura e lo stoccaggio di energia rinnovabile

Numerose aziende beneficeranno di un investimento governativo di circa 30 milioni di sterline per aiutare la progettazione e lo sviluppo di tecnologie innovative volte a modernizzare il sistema energetico e immagazzinare nuova energia riutilizzabile. Catturare e immagazzinare energia da reimpiegare giocherà un ruolo essenziale nell'alimentare il paese e aumentarne la sicurezza energetica. Il finanziamento annunciato dal governo sosterrà le aziende che testano e sviluppano nuove tecnologie, incoraggiando gli investimenti privati e creando nuovi posti di lavoro in tutto il paese.

Lo stoccaggio di energia elettrica e la ricarica intelligente dei veicoli potrebbe far risparmiare fino a 10 miliardi di sterline all'anno entro il 2050, riducendo le quantità di energia e di rete necessarie per creare un sistema energetico sicuro e autoprodotto.

Il ministro per la sicurezza energetica e Net Zero Graham Stuart ha dichiarato: “Immagazzinare energia per periodi più lunghi è fondamentale per costruire un sistema energetico solido e sicuro, e garantire che l'energia rinnovabile sia utilizzata in modo efficiente. Fortunatamente il Regno Unito ha una ricchezza di aziende pionieristiche che stanno lasciando il segno in questo settore.”

I progetti vincitori che andranno a implementare la loro tecnologia sono:

  • Synchrostor, Edimburgo, Scozia, che riceverà 9,4 milioni di sterline per costruire un impianto dimostrativo collegato alla rete PTES (Pumped Thermal Energy Storage) funzionante a 1 MW, con la capacità di caricarsi e scaricarsi per un periodo di 10 ore;
  • Invinity Energy (UK) Limited, Scozia, che riceverà 11 milioni di sterline per sviluppare e produrre batterie a flusso di vanadio (VFB) da 7 MW e 30 MWh di 4 ore, la più grande del Regno Unito. Invinity produrrà il VFB da 30 MWh presso lo stabilimento della Società nel West Lothian, in Scozia;
  • Cheesecake Energy Ltd, Nottingham, che riceverà 9,4 milioni di sterline per testare la propria tecnologia FlexiTanker che immagazzina elettricità utilizzando una combinazione di accumulo di energia termica e ad aria compressa.

Questo annuncio segue il finanziamento di 32,8 milioni di sterline assegnato a 5 progetti di accumulo di energia in tutto il paese nel novembre 2022 con il fine di creare prototipi unici nella loro tecnologia: un totale di 69 milioni di sterline che contribuiranno a promuovere tecnologie innovative per lo stoccaggio dell’energia.

Il concorso di accumulo energetico a lunga durata è finanziato dal BEIS (Department for Business, Energy and Industrial Strategy) e mira ad accelerare la commercializzazione di tecnologie e processi innovativi nel settore green energy tra il 2020 e il 2030.

Fonte: https://bit.ly/3mFLRwo

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 18 Aprile 2023
Giovedì 13 Aprile 2023

Regno Unito - Il gruppo BP acquista una partecipazione del progetto Viking CCS

Il gruppo BP ha acquisito una partecipazione del 40% nel progetto Viking CCS da Harbour Energy, per accelerare la strategia di cattura e stoccaggio del carbonio in Regno Unito. Il progetto Viking mira a raggiungere fino a un terzo dell'obiettivo (30 milioni di tonnellate) che si è posto il governo nella cattura di anidride carbonica entro il 2030, riutilizzando vecchi giacimenti di gas esauriti al largo della costa della regione di Humber.

L'investimento di BP fornisce un supporto significativo ad un progetto che è tra i principali nomi per la prossima fase di approvazione del governo. La major petrolifera assorbirà il 40% dei costi totali, anche se i termini dell'accordo complessivo non sono stati resi noti. BP è già alla guida dell'East Coast Cluster come operatore della Northern Endurance Partnership su Teesside e Humber, che mira a ridurre 23 milioni di tonnellate di emissioni di CO₂ all'anno entro il 2035.

Harbour, il più grande produttore di petrolio e gas nel Mare del Nord del Regno Unito, gestirà il progetto Viking e manterrà comunque una quota del 60%. Ma investire in Viking darebbe a BP un ulteriore sostegno nelle sue operazioni di CCS (Carbon Capture and Storage) nel Regno Unito, oltre a creare nuove opportunità. Anja Dotzenrath, responsabile del gas e dell'energia a basse emissioni di carbonio presso BP, ha affermato che la società è "entusiasta" del potenziale che il progetto ha "nell’aiutare a decarbonizzare il paese".

La multinazionale sta cercando di espandere i propri investimenti in tecnologie verdi e nelle energie rinnovabili: BP ha recentemente ricominciato ad investire in UK, concentrandosi sull'eolico offshore e sulla cattura del carbonio come parte della sua strategia di transizione energetica.

Il governo del Regno Unito ha affermato a marzo che il progetto Viking e il progetto Acorn in Scozia sono in ottima posizione per essere selezionati nel suo processo Track 2, unendosi così ai progetti East Coast Cluster e Hynet North West, selezionati nel 2021 durante il primo round.

"Il nostro ingresso in Viking CCS dimostra l'impegno di BP nel sostenere il paese attraverso investimenti sostanziali e aiutando il Regno Unito a raggiungere i suoi obiettivi net zero", ha affermato Louise Kingham, Head of Country di BP per il Regno Unito.

Fonte: https://on.ft.com/41hXc4Z

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Giovedì 13 Aprile 2023
Giovedì 13 Aprile 2023

Crescita green in Galles: il governo britannico annuncia investimenti per aumentare l'indipendenza energetica del paese

Dopo decenni di importazione di costosi combustibili fossili, il governo britannico sta attuando un cambiamento radicale nel sistema energetico del paese, muovendosi verso l’utilizzo di fonti energetiche più pulite e più convenienti. Le nuove tecnologie verdi, che verranno sviluppate e implementate in Galles - tra cui l'utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCUS) e l'idrogeno - guideranno il nuovo piano di sicurezza energetica del governo.

Il parlamentare Grant Shapps ha annunciato un nuovo finanziamento di 160 milioni di sterline per costruire una rete infrastrutturale portuale necessaria ad aiutare lo sviluppo dell'eolico galleggiante offshore, attraverso il Floating Offshore Wind Manufacturing Investment Scheme. Questo schema sosterrà gli investimenti nei progetti necessari a soddisfare le ambizioni del Regno Unito di raggiungere fino a 5 GW di energia eolica offshore galleggiante entro il 2030, con una serie di potenziali progetti nel Mar Celtico.

Il governo ha inoltre confermato il progetto di “cattura e stoccaggio del carbonio” dell’Hanson Padeswood Cement Works, con sede nella regione del Galles del Nord, come uno degli otto programmi da portare avanti per formare la base dei nuovi cluster CCUS (Carbon Capture, Usage & Storage) del paese. Questo annuncio segue la conferma del budget di 20 miliardi di sterline a sostegno del CCUS, che contribuirà alla creazione di mezzo milione di nuovi posti di lavoro in tutto il paese.

Il primo ministro Rishi Sunak ha dichiarato: “Grazie alla nostra geografia unica e alla forte esperienza in ambito green, il Regno Unito è in una buona posizione per creare nuove industrie specializzate nello stoccaggio del carbonio, nell'idrogeno e nell'eolico galleggiante offshore in tutto il paese. Investendo nell’indipendenza energetica, manterremo la nostra promessa di far crescere l'economia con nuovi posti di lavoro ben retribuiti e opportunità per le imprese di esportare in tutto il mondo.”

Il piano di sicurezza energetica del governo del Regno Unito è ambizioso e contiene fantastiche notizie per tutto il Galles”, ha affermato il Segretario di Stato per il Galles David TC Davies, “Sappiamo che esiste un enorme potenziale per l'eolico galleggiante offshore e disponiamo di siti per nuovi sviluppi nucleari. Il governo sta inoltre sostenendo il piano per fornire abbastanza elettricità pulita e sicura per 4 milioni di case entro il 2035 nella zona del Mar Celtico. Abbiamo annunciato un finanziamento governativo di 160 milioni di sterline per avviare la costruzione di infrastrutture nei porti e fornire così energia rinnovabile.”

Il governo del Regno Unito ha anche fissato l'obiettivo di 10 GW di produzione di idrogeno entro il 2030, che potrebbe generare abbastanza elettricità pulita per alimentare tutta Londra per un anno.

Il Galles è al centro di questo piano: sarà proprio gallese una delle compagnie ad avere accesso al Net Zero Hydrogen Fund da 240 milioni di sterline.  Inoltre, quindici progetti riceveranno una sovvenzione di 37,9 milioni di sterline per sostenere lo sviluppo e l'implementazione di nuovi impianti di produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio.

Fonte: https://bit.ly/43tquz2

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Giovedì 13 Aprile 2023
Giovedì 13 Aprile 2023

Transizione energetica Germania e Italia sulla strada dell’idrogeno verde

Il Next Generation EU (NGEU) e l’Agenda 2030 sono alcuni degli strumenti attraverso i quali l’Europa sta affrontando la fornitura di elettricità, calore e combustibili. Crisi climatica, crisi energetica e crisi economico-finanziaria sono le principali ragioni per cui l’UE tende sempre di più verso la produzione e l’utilizzo di energie rinnovabili. Il 2022 è stato un’ottima annata per la transizione energetica, in particolare in termini di nuovi impianti eolici (+33%) e solari (+47%). Sia la Germania che l’Italia hanno fatto progressi significativi nell’ultimo anno.

I progressi in Italia e Germania

Italia e Germania hanno elevati consumi e una dipendenza da fonti energetiche fossili. Finora entrambi i paesi si sono affidati prevalentemente alle importazioni da altri paesi, ma nel 2022 hanno aumentato il numero di installazioni e di relativa energia green generata.

Nel 2022 la Germania è stato il Paese europeo con la maggiore percentuale di crescita in termini di nuove installazioni di impianti eolici e fotovoltaici, che hanno prodotto 8 gigawatt in più di energia. Complessivamente la Germania ha registrato circa il +9% in più di elettricità generata da fonti rinnovabili rispetto al 2021.

In Italia, al contrario, l’energia eolica ha sviluppi più lenti e ha visto l’installazione di meno di mezzo gigawatt di capacità. Buone, invece, le prospettive per l’energia solare: l’aumento di 2,6 GW nel 2022 ha superato per la prima volta dal 2014 la soglia annua di 1 GW. Dal 2023 al 2026 il Paese potrebbe installare da un minimo di 16,4 gigawatt ad un massimo di 34 gigawatt.

Verso l'idrogeno verde

Grazie alla crescita delle fonti di energia rinnovabile, sta aumentando l'interesse degli attori privati e pubblici per l'idrogeno verde, ovvero idrogeno prodotto con elettricità rinnovabile o a bassissima intensità di emissioni. L’idrogeno verde si ottiene attraverso un processo di elettrolisi; la successiva trasformazione produce energia e vapore acqueo (la sua produzione ha quindi un basso impatto ambientale) e rappresenta una valida alternativa ai combustibili fossili, in quanto può essere prodotto ovunque, stoccato ed utilizzato in diversi settori.

L´Italia dispone di fattori geografici e infrastrutturali favorevoli per la produzione di Idrogeno verde: risorse naturali (sole, vento, acqua) e condizioni climatiche adatte, la vicinanza all’Africa e una rete di gasdotti di oltre 32.600 km. Il Paese dispone inoltre di piano di investimenti di circa 3,7 miliardi di euro per progetti legati all'idrogeno con 10 hydrogen valleys in fase di realizzazione (in Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Basilicata e Puglia). L’Italia ha tuttavia necessità di ulteriori espansioni infrastrutturali: si stimano come necessari almeno 15 GW di elettrolizzatori e 70 GW di rinnovabili, mentre il piano italiano per l’idrogeno verde è fermo a 5 GW di elettrolizzatori entro il 2030. Il Paese dovrebbe inoltre avviare collaborazioni con altre aziende europee per lo sviluppo di tecnologie innovative legate all'idrogeno.

Dall´altro lato, la Germania ha avviato un piano per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2045 e una strategia nazionale per l'idrogeno, che prevede un fabbisogno fino a circa 90-110 TWh entro il 2030. Complementarmente rispetto all’Italia, la Germania dispone di brevetti (contribuisce alla quota di brevetti mondiali legati all’idrogeno per l’11%, mentre l'Italia solo per il 2%) e si concentra sull'espansione delle tecnologie, della produzione, dello stoccaggio, delle infrastrutture e delle applicazioni, compresa la logistica.

Sia Italia che Germania potrebbero giovare di questa risorsa e sono partner ideali la cooperazione transfrontaliera nell'ambito della produzione di idrogeno verde.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)

Ultima modifica: Giovedì 13 Aprile 2023
Martedì 21 Marzo 2023

La Danimarca punta sullo stoccaggio di CO2

La Danimarca spicca su molti altri Paesi europei per il suo impegno nella transizione ecologica e nella produzione di energia da fonti sostenibili: il Paese scandinavo, a partire dalla drammatica crisi petrolifera del 1973, ha messo in opera, nel corso dei decenni, una politica energetica rivelatasi lungimirante, che ha puntato fortemente sulla produzione di energia da fonti rinnovabili (86.4% del mix di generazione energetica). È, dunque, sulla scorta di questo impegno di lunga durata se il governo danese può annunciare di puntare a raggiungere l’obiettivo di rendere il Paese carbon neutral entro il 2050, senza che ciò sembri una mera dichiarazione simbolica ma, al contrario, un obiettivo concreto, al punto che questo stesso obiettivo è stato spostato al 2045 nel dicembre dello scorso anno.

Nel quadro di tale impegno, il governo danese ha concesso, lo scorso febbraio, tre licenze per conservare fino a 13 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, a partire dal 2030, nelle cave di arenaria di vecchi giacimenti petroliferi e gassosi situati nel Mare del Nord. Le licenze sono state concesse a tre colossi energetici: la francese TotalEnergies, l’inglese Ineos e la tedesca Wintershall DEA.

Ineos e Wintershall, stando a quanto annunciato dal Ministero per il Clima e l’Energia danese, inizieranno a stoccare CO2 a partire dal 2025, nell’ambito del progetto condiviso Greensand, con un’iniziale contributo di 1.5 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno, che aumenteranno gradualmente fino a toccare gli 8 milioni entro il 2030. Il progetto Bifrost di TotalEnergies inizierà con 3 milioni di tonnellate all’anno nel 2027 per raggiungere le 5 nel 2030.

L'Indagine Geologica di Danimarca e Groenlandia ha dimostrato che il sottosuolo danese, sia onshore che offshore, è particolarmente adatto per lo stoccaggio di anidride. Si è stimato che il potenziale di stoccaggio del sottosuolo danese raggiunga i 22 miliardi di tonnellate – corrispondenti a un numero compreso tra 500 e 1000 anni di emissioni danesi agli attuali livelli – il che assicura un futuro florido a questa industria nel Paese, che ha già stipulato accordi con altri Paesi: in particolare, a settembre Danimarca e Belgio hanno siglato un accordo affinché quest’ultimo possa stoccare le sue emissioni di carbonio all’interno delle riserve danesi.

Benché, in comparazione, sia decisamente più costoso ridurre le emissioni tramite l’impiego di tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 rispetto all’investimento in fonti rinnovabili, la tecnologia CCS (Carbon Capture and Storage) si rivela estremamente utile perché permette di ridurre emissioni di settori ad alto tasso inquinante che difficilmente possono essere riconvertiti in “green” – si pensi all’industria chimica, a quella cementizia o alla siderurgica.

In conclusione, la Danimarca, nel quadro di un consolidato percorso pluriennale green, sta iniziando un progetto a lungo termine di stoccaggio di anidride carbonica che mira a rendere la Danimarca un hub europeo. La scala di questo progetto, nonché l’eccellente track record danese, lo rendono di particolare interesse per le imprese operanti in questo settore.

Fonte: https://bit.ly/3ZZdAGB

 

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Martedì 21 Marzo 2023
Martedì 14 Marzo 2023

La tassazione britannica rischia di inficiare lo sviluppo green

Un limite ai profitti e la mancanza di incentivi offerti a nuovi attori nel settore petrolifero stanno bloccando lo sviluppo delle energie rinnovabili in Gran Bretagna; come affermano funzionari del settore che stanno premendo per alcuni cambiamenti prima della pubblicazione del budget di questa settimana.

Il governo britannico si è posto importanti obiettivi soprattutto nella produzione eolica, cercando di raggiungere il punto di Net-Zero entro il 2050 e diventando così più indipendente dal punto di vista energetico – soprattutto a seguito dell'interruzione dell'approvvigionamento causata dall'invasione russa dell'Ucraina.

Alcuni rappresentanti del settore delle energie rinnovabili hanno affermato che questi obiettivi potrebbero non essere raggiunti senza cambiamenti dal punto di vista politico, soprattutto visto come altri paesi stiano lavorando maggiormente per attrarre investimenti nel settore della green energy.

Tra le questioni più controverse c'è l'Electricity Generator Levy (EGL), che il governo ha implementato dall'inizio di quest'anno per combattere i prezzi elevati dell'energia, e che l'industria definisce una tassa “inaspettata".

Rod Wood, amministratore delegato presso lo sviluppatore di energia eolica Community Wind Power, è tra coloro che cercano modifiche all'EGL nel budget del 15 marzo: "La tassazione (EGL) sta per mettere la parola fine agli obiettivi rinnovabili che il Regno Unito si era prefissato", ha affermato. In particolare, vorrebbe includere un'indennità di investimento paragonabile a quella che le compagnie petrolifere e del gas ricevono come riportato nella Energy Profits Levy (EPL).

Gli obiettivi del governo britannico includono l'aumento della capacità eolica offshore a 50 gigawatt (GW) dai circa 14 GW attuali. Wood ha inoltre sottolineato che senza modifiche fiscali, la sua azienda sarebbe costretta a fermare lo sviluppo di tre progetti scozzesi onshore, per un totale di 1,2 GW, che entro il 2025 potrebbero generare energia sufficiente per più di un milione di case.

"Quando si guarda a quanto sono aumentati i costi nel Regno Unito rispetto ai pacchetti offerti dagli Stati Uniti, non è difficile capire perché conviene trasferire il business in US", ha affermato.

Altri sviluppatori affermano che la combinazione di tassazione, alti prezzi dell'energia, difficoltà nella catena di approvvigionamento, inflazione e aumento dei tassi di interesse può minacciare i loro progetti.

La scorsa settimana la compagnia danese Orsted ha dichiarato che il suo progetto “Hornsea 3” nel Mare del Nord, che con circa 3 GW sarebbe il parco eolico più grande del mondo una volta costruito, potrebbe essere sospeso a meno che non ottenga sostegno come agevolazioni fiscali, soprattutto a causa dell’aumento dei costi.

Un altro grande progetto è la Norfolk Offshore Wind Zone del gruppo Vattenfall. Rob Anderson, il suo direttore del progetto, ha affermato che il governo britannico "deve mostrare il suo sostegno al settore nel bilancio della prossima settimana, attraverso quote di capitale".

Anche i produttori di petrolio e gas, soggetti a una tassa sui guadagni straordinari dal maggio 2022, si stanno battendo per un ottenere cambiamento. L’imposta sull'Energy Profit Levy (EPL) che lo scorso anno ha aumentato l'aliquota fiscale al 75%, una delle più alte al mondo, sta restringendo l'accesso dei produttori a possibili finanziamenti.

Gli sviluppatori di energie rinnovabili affermano che il settore del petrolio e del gas ha goduto per anni di agevolazioni fiscali, mentre gli attivisti green sottolineano come il settore non dovrebbe più ricevere alcun incentivo data la necessità di eliminare gradualmente i combustibili fossili.

L'industria britannica dei combustibili fossili, tuttavia, ha dichiarato che è ancora necessario investire nel bacino del Mare del Nord e che il combustibile prodotto in casa è molto meno inquinante rispetto all'importazione di petrolio e gas da luoghi lontani dove l'approvvigionamento potrebbe essere interrotto più facilmente. Le aliquote fiscali più elevate dovrebbero entrare in vigore solo quando i profitti derivano da prezzi superiori a un prezzo minimo ancora da concordare, basato su una media storica, piuttosto che l'intero profitto indipendentemente dal prezzo come avviene attualmente.

Il ministro delle finanze Jeremy Hunt, in una riunione a dicembre, ha respinto le richieste dell'industria petrolifera e del gas di modificare la tassa sui guadagni “eccezionali”.

Ulteriori incontri, anche a fine febbraio, con i funzionari del Tesoro hanno avuto luogo, ma non ci si aspetta alcun cambiamento rispetto al bilancio del 15 marzo, hanno detto due fonti anonime del settore.

Nel frattempo, il più grande produttore di petrolio e gas della Gran Bretagna, Harbour, ha annunciato tagli di posti di lavoro. La multinazionale TotalEnergies ha tagliato di un quarto il suo programma di investimenti nel Regno Unito.

 

Fonte: https://bbc.in/402FtgB

 

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

 

Ultima modifica: Martedì 14 Marzo 2023
Giovedì 9 Marzo 2023

Tradizionale appuntamento con le energie rinnovabili: ultimo rapporto della “European Wind Statistics and 2023-2027 Outlook” a cura di Wind Europe

La Turchia rafforza la sua posizione nel panorama dell’energia eolica, collocandosi al 6° posto in Europa per capacità di potenza installata, secondo il rapporto "2022 European Wind Statistics and 2023-2027 Outlook" dell'Associazione europea per l'energia eolica, WindEurope.

Il rapporto rivela che la Turchia ha aggiunto 867 megawatt di capacità eolica nel 2022, portando la sua potenza totale installata a 11.969 megawatt, in aumento rispetto alla classifica del 2021. Il rapporto mostra, inoltre, che cinque Paesi (Germania, Spagna, Regno Unito, Francia e Svezia) rappresentano un terzo della potenza totale installata in Europa per un totale di 254.788 megawatt. La Germania ha la più alta capacità di energia eolica installata con 66.322 megawatt. Precedono la Turchia anche Spagna con 29.798 megawatt, Regno Unito con 28.499 megawatt, Francia con 21.135 megawatt e Svezia con 14.585 megawatt. La Turchia precede invece l’Italia che si colloca la 6° posto in Europa.

La Turchia ha previsto di installare nel quinquennio 2023-2027 ulteriori 8,2 GW, tutti onshore.
Il “wind energy target” della Turchia è di 18,1 GW entro il 2030 e 29,6 GW entro il 2035.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Giovedì 9 Marzo 2023
Martedì 14 Febbraio 2023

Straordinario sviluppo delle energie pulite in Turchia

Il piano energetico nazionale turco, predisposto recentemente nell’ambito dell’obiettivo della neutralità in termini di emissioni di anidride carbonica entro il 2053, è stato oggetto di un recente intervento del Ministro dell'Energia e delle Risorse naturali Fatih Dönmez. Dönmez ha condiviso la tabella di marcia per il settore energetico in Turchia e le strategie per l’utilizzo delle tecnologie dell'idrogeno affermando che “la Turchia possiede tutti gli strumenti idonei per consentire al Paese di diventare un attore fondamentale nel settore dell’efficienza energetica e delle tecnologie da fonti rinnovabili ma anche in quello dell’idrogeno e del nucleare” (si stima una capacità installata di 7,2 GW entro il 2035 di energia nucleare).
Contestualmente, le fonti energetiche rinnovabili che nel 2020 avevano una quota del 16,7% nel consumo di energia della Turchia, aumenteranno al 23,7% nel 2035. La capacità elettrica installata delle energie pulite passerà da 95.900 megawatt a 189.700 megawatt. Gli aumenti della potenza installata riguarderanno quella solare (52.900 MW), eolica (29.600 MW), idroelettrica (35.100 MW) e geotermica e a biomassa a 5.100 megawatt entro il 2035.

Ma gli investimenti più attesi, sempre nelle parole del Ministro, saranno quelli che la Turchia realizzerà nel campo dell'energia nucleare: entro il 2035 l'elettricità che verrà generata in Turchia dal nucleare raggiungerà l'11,1% della produzione totale con 20 gigawatt - trattative con gli USA sono state recentemente avviate per i reattori modulari di piccole e medie dimensioni (SMR) - che sostituiranno la produzione delle centrali a carbone (si veda l’approfondimento su Cronache Economiche di dicembre 2022 ). Tra le rinnovabili oggi in Turchia la capacità idroelettrica, prima fonte, è di circa 31.600 (MW). L’eolico (17,7%) è la seconda fonte rinnovabile di elettricità con 11.36 MW mentre la potenza assicurata e installata dal fotovoltaico in Turchia ha raggiunto i 9.120 MW a novembre 2022. L’idroelettrico, con oltre 600 centrali, assicura al Paese quasi 30 mila MW. Il 2022 si chiuderà, secondo quanto recentemente affermato dal Direttore della Turkish Wind Energy Association (TÜREB), Ibrahim Erden, con un risultato eccellente per quanto attiene la generazione di elettricità da fonte eolica anche in termini di export soprattutto verso i Paesi dell’Unione Europea.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

 

Ultima modifica: Martedì 14 Febbraio 2023