Economia

Mercoledì 29 Settembre 2021

Repubblica Ceca: nella seconda metà dello scorso anno è ripreso il consumo delle famiglie

Il consumo delle famiglie ceche ha registrato una forte ripresa nel terzo trimestre dello scorso anno. Lo ha indicato l‘Ufficio di Statistica Ceco.

Rispetto al precedente trimestre i consumi delle famiglie hanno registrato un aumento di oltre il 5 %. Le entrate delle famiglie sono aumentate di circa il 3 %. Rispetto all‘anno precedente i consumi sono rimasti in calo del 2,7 %, mentre le entrate sono cresciute del due percento.

Nel terzo trimestre le aziende hanno registrato un leggero aumento dell‘utile da esercizio lordo, che è cresciuto a 45,2 %. “Il tasso dell‘utile è stato influenzato del condono dei contributi per le piccole imprese e dalle sovvenzioni” nota l‘Ufficio di Statistica. È continuato il calo del tasso degli investimenti, nell‘ordine del due percento, che ha toccato il 26,7 %.

L‘Ufficio di Statistica ha confermato le precedenti stime dell‘andamento del PIL con un aumento rispetto al secondo trimestre di quasi il sette percento e un calo rispetto all‘anno precedente del 5 %. Secondo gli analisti le cifre mostrano una solida ripresa economica nel terzo trimestre.

Fonte: https://bit.ly/3ienrV8

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Mercoledì 29 Settembre 2021
Mercoledì 29 Settembre 2021

La Danimarca non è lontana da una società cashless

Se l’avvento del Covid-19 ha rappresentato una catastrofe sotto la quasi totalità dei punti di vista, l’epidemia ha anche apportato dei cambiamenti che alcuni considerano positivi. Tra questi, il pericolo di contagio causato dalla permanenza del virus sulle superfici ha accelerato il processo di eliminazione del contante, specie in una società già propensa all’utilizzo di forme di pagamento alternative come quella danese.

In un report della Banca Nazionale Danese, è stata registrata una diminuzione dal 28% al 17% dell’utilizzo di banconote e monete in Danimarca presso i principali distributori del paese (Copenhagen Post, 2021). La scarsa domanda di contante ha addirittura portato la Nationalbank a smettere di stampare la propria moneta nazionale nel 2015, esternalizzando questa funzione presso un’azienda francese (The Local, 2014).

Tra i motivi che spingono la Danimarca verso un futuro sempre più cashless svetta la sicurezza. Al momento, la legge prevede che gli esercizi danesi debbano accettare il cash tra le 6 e le 22. Nonostante questo, è possibile rifiutare pagamenti in contanti nelle ore notturne per le attività commerciali che si trovino in zone considerate a rischio rapina.

Inoltre, per i commercianti le banconote portano con sè costi significativi legati al tempo. In un report del 2018, lo Swedish Retail & Wholesale Council aveva stimato che i negozianti svedesi spendessero in media 113 minuti al giorno per la gestione del contante, con costi annessi pari al 4.1% del loro valore (Handelsrådet, 2018). A confronto, le spese relative alla gestione di pagamenti con carta di credito erano pari in media allo 0.4% dell’ammontare delle transazioni (Handelsrådet, 2018). Il graduale allontanamento dal cash è dunque un fenomeno che avvolge l’intera Scandinavia e, di conseguenza, l’economia danese.

A dicembre 2020, alcune banche nel quartiere di Vesterbro a Copenaghen sono diventate le prime nel paese ad eliminare la possibilità di prelevare contanti (The Local, 2020), dando vita ad un trend destinato a coinvolgere sempre più intermediari finanziari.

L’allontanamento definitivo dal contante preoccupa però alcuni osservatori, come Christina Strauss, chairman di De hjemløses Landsorganisation (SAND). In un’intervista al Copenhagen Post datata fine 2020, Strauss osservava come l’impossibilità di prelevare andrebbe a colpire soprattutto le fasce più fragili della popolazione, tra cui i senzatetto e gli anziani. Mentre i secondi restano tendenzialmente meno inclini ad adottare soluzioni di pagamento digitale, per i primi potrebbero presentarsi problemi più strutturali. Strauss sottolinea come, in assenza di sportelli bancari per il prelievo, per i senzatetto sprovvisti di carta di credito diverrebbe impossibile accedere agli schemi di supporto sociale a loro destinati. Il rischio è che alcuni senzatetto possano ricercare contante in altri modi, potenzialmente sfociando nell’illegalità.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

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Venerdì 3 Settembre 2021

Foment richiede di rafforzare il ruolo della Catalogna e di Barcellona a Madrid

L'Institut d'Estudis Estratègics, think tank di Foment del Treball, pensa alle priorità della nuova legislatura e identifica la fine della crisi come un'opportunità per aumentare "la presenza e l'influenza" della Catalogna e di Barcellona nei centri decisionali di Madrid.

Questa tappa politica coincide con il dispiegamento dei fondi europei, una leva per grandi cambiamenti come: tassazione, sviluppo di infrastrutture chiave in attesa di esecuzione o un maggiore autogoverno e molti altri aspetti fondamentali. Non bisogna non farti trasportare dall'euforia ma restare concentrati sulla meta, poiché anche se si prevede una "vera esplosione economica", "la crescita da sola non risolverà le gravi sfide che ci attendono, che la pandemia ha accelerato".

Fonte: https://bit.ly/2Y2PXlz

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana – Barcellona)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Rafforzamento del provvedimento "Buy American Act"

Il Presidente degli Stati Uniti Biden, facendo seguito all’ordine esecutivo (emanato in occasione del suo insediamento) che rafforzava le disposizioni del "Buy American Act", (legge che obbliga le agenzie federali ad acquistare beni e servizi prodotti negli Stati Uniti), il 30 luglio scorso, tramite una "Notice of Proposed Rulemaking" (NPRM), che apre la possibilità di commenti pubblici, ha annunciato l'intenzione di apportare alcune modifiche al Buy American Act:

1) Innalzare la percentuale del prodotto che deve provenire da aziende americane. Attualmente, per essere acquistato da un'agenzia federale un bene deve essere composto per il 55% da componenti prodotti negli Stati Uniti; la proposta è di alzare la soglia al 65% entro il 2024 e poi al 75% entro il 2029.

2) Adottare prezzi preferenziali per tutti i prodotti e componenti identificati come vitali nella revisione delle "Critical Supply Chains" e nella strategia di tutela e rafforzamento delle catene di approvvigionamento USA in risposta alla pandemia.

3) Implementare nuove regole per la rendicontazione e la verifica della provenienza dei prodotti mirate ad incoraggiare trasparenza e responsabilità da parte delle aziende.


In ogni caso, le suddette disposizioni, qualora approvate, non modificherebbero impegni internazionali già presi dagli USA, né incideranno sulle disposizioni del Trade Agreements Act (TAA), che prevede che prodotti provenienti da "Designated Countries" (tra cui l'Italia) siano trattati alla stessa stregua di quelli americani.

Alla pubblicazione della suddetta Notice, segue un periodo di 60 giorni durante il quale le parti interessate potranno fornire riscontri e commenti sulle misure proposte.

Le aziende italiane interessate a partecipare alla discussione in corso e alla raccolta di commenti pubblici, possono usufruire dell'opportunità di far pervenire commenti alle competenti autorità americane entro il termine del 28 settembre p.v., secondo le indicazioni operative qui di seguito.

Per informazioni di dettaglio: https://bit.ly/38oGqqW  

Eventuali commenti vanno caricati sul sito https://www.regulations.gov entro il 28/9/2021.

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Cina, agevolazioni fiscali per le imprese al fine di agevolare la ripresa economica

A seguito della pandemia da COVID-19, la Cina ha adottato efficaci misure a sostegno della ripresa economica e del miglioramento dell’ambiente imprenditoriale, attestandosi come unico paese ad aver registrato una crescita positiva nel 2020 in termini di investimenti diretti esteri. Questo si è ripetuto nel periodo gennaio-aprile 2021 nel quale è stato registrato un aumento degli investimenti diretti pari al 38.6%, raggiungendo un valore di 397,07 miliardi di yuan.

Tra le strategie portate avanti dalla Repubblica Popolare Cinese per garantire la ripresa del paese, vi è stata l’introduzione di nuove e aggiornate agevolazioni fiscali per i redditi di imprese sia cinesi che straniere operanti in diversi settori, tra cui quello high-tech. Per tali imprese, rispetto alla Corporate Income Tax (i.e. imposta sui redditi delle società) standard del 25%, è, inoltre, prevista la possibilità di ottenere un’ulteriore riduzione fino al 15%.

Un esempio sono i benefici riservati alle imprese presenti nelle province della Cina occidentale e facenti parte di settori come big data, intelligenza artificiale e biomedicina, per i quali è prevista un’aliquota del 15% e l’esenzione da tassazione per le importazioni di attrezzature. Inoltre, le misure relative a tali sgravi fiscali, in scadenza nel 2021, sono state prolungate al 2030.

Per quanto concerne la Cina meridionale, prosegue la linea adottata nel 2020 a seguito della pubblicazione della circolare congiunta (Cai Shui [2020] No.31) del Ministero delle Finanze e della State Taxation Administration, accompagnata dalle linee guida relative ad agevolazioni fiscali nella provincia di Hainan, di recente pubblicazione. A seguito della circolare sono state introdotte politiche fiscali preferenziali per i redditi di persone fisiche e di impresa per la Provincia di Hainan, tra cui un’aliquota sui redditi delle società pari al 15% per le imprese idonee e, se facenti parte del settore del turismo o high-tech della provincia, l’esenzione dall’imposizione sui redditi da investimenti diretti in uscita.

La Cina, inoltre, ha deciso di aumentare l’entità degli sgravi fiscali con riferimento alle spese di ricerca e sviluppo per le imprese nel settore manufatturiero per incentivare l’innovazione sul territorio nazionale e creare un ambiente adatto allo sviluppo dell’industria. Pertanto, saranno previste ulteriori detrazioni fiscali sulle spese di ricerca e sviluppo del settore manifatturiero.

Fonti: https://bit.ly/3zBwTbV; https://bit.ly/3yuVwpu; https://bit.ly/3t3HutW; https://bit.ly/3zySLEW; https://bit.ly/3sZzyd4

  

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)

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Giovedì 2 Settembre 2021

Brasile: i servizi registrano una crescita del 3,7% a febbraio

Il volume dei servizi nel paese è aumentato del 3,7% nel passaggio da gennaio a febbraio di quest’anno. Questo è stato il nono tasso di crescita consecutivo dell’indicatore, che ha accumulato guadagni del 24% in questo periodo di nove mesi. Il settore ha inoltre superato, per la prima volta, il periodo pre-pandemia, mantenendosi allo 0,9%, sopra il livello di febbraio 2020, nelle serie destagionalizzate. I dati sono stati diffusi oggi (15) dall’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE).

Nelle altre tipologie di confronto, invece, i servizi sono diminuiti: rispetto a febbraio 2020, senza destagionalizzazione (-2%), accumulati nell’anno (-3,5%) e accumulati in 12 mesi (-8,6%).

I ricavi nominali sono aumentati del 2,8% rispetto a gennaio di quest’anno, ma sono diminuiti dell’1,6% rispetto a febbraio, del 3,4% nel cumulato dell’anno e dell’8,2% nel cumulato di 12 mesi.

L’aumento del 3,7% del volume dei servizi da gennaio a febbraio è stato accompagnato dalle cinque attività censite da IBGE: trasporti, servizi ausiliari di trasporto e posta (4,4%), servizi professionali, amministrativi e complementari (3,3%), forniti alle famiglie (8,8%), altri servizi (4,7%) e informazione e comunicazione (0,1%).

Fonte: https://bit.ly/38mRAwe

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Giovedì 2 Settembre 2021
Giovedì 2 Settembre 2021

La disoccupazione in Danimarca ai minimi da inizio pandemia

A giugno 2021, 16 mesi dopo l’avvento della pandemia, il tasso di disoccupazione in Danimarca si avvicina a livelli simili a quelli registrati prima del Covid. Difatti, stando ai dati rilasciati dall’agenzia governativa Statistics Denmark, il dato per il mese di giugno segna il 3.8%, in calo rispetto al 4% osservato a maggio. Con 5.313 occupati in più rispetto al mese precedente, ed un numero totale di disoccupati pari a 108.593, il dato di giugno è il migliore finora osservato a partire da febbraio 2020.

Come si calcola il tasso di disoccupazione? Per chi avesse meno familiarità con questo tipo di dato, questa statistica non indica esattamente quante persone non lavorino nel paese. Il tasso si basa infatti sulla definizione di forza lavoro, che restringe il campo degli individui da tenere in considerazione. Nel caso della Danimarca, tale gruppo è costituito da persone di età compresa tra i 15 ed i 74 anni che abbiano un’occupazione o che cerchino lavoro. Chi non ha un lavoro, ma non ne sta attivamente cercando alcuno (ad esempio studenti o pensionati), non fa quindi parte di questa statistica. Ad oggi, la forza lavoro complessiva in Danimarca è pari dunque a 2.911.000 individui, secondo quanto riportato da Statistics Denmark.

Il dato danese assume una certa rilevanza se si guarda all’aumento dell’occupazione tra maggio e giugno, un bimestre in cui circa 20.000 persone hanno trovato lavoro. Una crescita del genere è stata definita “completamente assurda” da Jeppe Juul Borre, capo economista di una delle maggiori banche commerciali del paese.

Entrando nello specifico delle fasce d’età, quella con l’aumento maggiore in termini di occupazione è tra i 25-29 anni, che rimane però anche la fascia con il tasso di disoccupazione maggiore. Seppure i livelli occupazionali pre pandemici non siano stati ancora raggiunti in Danimarca, il traguardo non appare poi così lontano nel paese. Infatti, prima che le prime restrizioni sanitarie iniziassero ad essere imposte, il dato registrava “solo” 6.000 occupati in più rispetto agli attuali. Se i ritmi di crescita occupazionale dovessero confermarsi nei prossimi mesi, un ritorno alla normalità potrebbe essere già raggiunto con la rilevazione di luglio.

Come appare il tasso di disoccupazione danese se confrontato con gli omologhi europei? Secondo i dati Eurostat, lo stesso dato medio per i 27 paesi dell’Unione a giugno 2021 è del 7.1%, anch’esso in calo dello 0.2% rispetto al mese precedente. La Danimarca risulta quindi ben al di sotto della media europea, anche sotto il profilo della disoccupazione giovanile (under 25): 10,3% contro il 17% medio europeo (Eurostat). Inoltre, nel paese scandinavo non pare esserci sostanziale differenza di genere in termini occupazionali: sia il dato di disoccupazione maschile sia quello femminile risultano intorno al 5% a giugno 2021 (Eurostat).

Per un’economia, i vantaggi di avere una bassa disoccupazione o alta occupazione sono molteplici. Oltre a quelli intuitivi in termini di crescita, un costante ed elevato numero di disoccupati può tradursi in uno scoraggiamento per coloro che cercano attivamente lavoro, finendo quindi per far uscire queste persone dalla forza lavoro in ultima istanza.

Fonte: https://bit.ly/3kuZskX

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Giovedì 2 Settembre 2021
Giovedì 2 Settembre 2021

Germania - Commercio internazionale ai livelli pre-crisi

Nonostante la diminuzione durante il primo trimestre del 2021 della produzione economica tedesca a causa della pandemia, ci sono buoni segnali di ripresa per i restanti mesi del 2021.

La situazione economica ad aprile è caratterizzata da due scenari: mentre i settori dei servizi, tra i più colpiti turismo e ospitalità, devono ancora seguire delle misure restrittive per combattere la pandemia, l'economia industriale e il commercio estero sono relativamente robusti. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, l’attenzione è tutta rivolta verso il commercio online e le nuove piattaforme di logistica per far fronte alla forte domanda tramite e-commerce.

I prerequisiti sono quindi che la situazione generale migliori e che le restrizioni legate al Coronavirus vengano ampiamente ridotte entro l'estate. L’industria manifatturiera, soprattutto nel settore automotive, ha registrato nel mese di marzo una forte ripresa, come indica l’indice PMI Ihs Markit, il quale è balzato al massimo storico di 66,6 punti rispetto ai 60,7 di febbraio. Di conseguenza il commercio estero sta diventando la leva centrale per la crescita grazie anche ai nuovi ordini di esportazione e le prospettive future sono complessivamente positive.

L’ indagine mensile svolta dal centro per la ricerca economica europea (ZEW) mostra le aspettative economiche della Germania attraverso l’opinione di 350 esperti. Se il risultato è maggiore di 0 significa che gli esperti sono ottimisti sul futuro dell’economia tedesca. A questo proposito le aspettative economiche sono migliorate ad aprile 2021 rispetto Aprile 2020, infatti l’indice ZEW di aprile 2021 è di +70,7 punti rispetto ai -91,5 punti dell’anno precedente.

Prendendo ora in analisi l’import ed export tra la Germania e Italia, nel marzo 2021, rispetto a febbraio 2021, le esportazioni destagionalizzate in Germania sono aumentate dell'1,2% e le importazioni del 6,5%. Nello specifico, come riporta l'Ufficio federale di statistica (Destatis) e grazie ad un confronto pre e post pandemia, nel marzo 2021, le esportazioni sono inferiori dello 0,9% rispetto a febbraio 2020 e le importazioni sono superiori al 6,7% livello di febbraio 2020. Nel marzo 2021, la Germania ha esportato in Europa merci per un valore di 126,5 miliardi di euro e ha importato merci per un valore di 105,9 miliardi di euro. Rispetto a marzo 2020, le esportazioni sono aumentate del 16,1% e le importazioni del 15,5% nel marzo 2021.

Fonte: https://bit.ly/3mDtpC1

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)

Ultima modifica: Giovedì 2 Settembre 2021
Giovedì 2 Settembre 2021

Il settore Oil & Gas è cresciuto a Rio nel 2020

Il settore Oil & Gas ha presentato risultati positivi nel 2020. Con una crescita del 7%, il settore ha impedito un ulteriore calo del Prodotto Interno Lordo (PIL) dello stato di Rio de Janeiro, sceso del 3,8% in questo periodo. Inoltre, ha anche contribuito alla caduta inferiore a quella verificata nel PIL nazionale, del 4,1%, secondo la Federazione delle industrie dello Stato di Rio de Janeiro (Firjan).

L’Oil & Gas è stato l’unico settore che ha chiuso il 2020 con un tasso di crescita. Al contrario, l’edilizia civile e l’industria manifatturiera sono diminuite rispettivamente del 7,2% e del 5%, perché fortemente colpite dagli effetti della pandemia.

Il calo del PIL dello scorso anno è la seconda peggior ritrattazione della serie storica. I calcoli considerano i dati rilasciati dall’Istituto brasiliano di geografia e statistica (IBGE) fino al 2018 e gli studi della stessa Firjan.

Per il 2021, considerando il mantenimento del tasso di vaccinazione e l’adesione dello Stato al nuovo regime di recupero fiscale nel primo semestre, Firjan prevede una crescita del 2,9%. In questo scenario, il risultato è ancora dell’1% inferiore al livello di attività nel 2019.

Vale la pena ricordare che il ritardo di queste misure (vaccinazione e regime di recupero fiscale) può comportare una crescita ancora inferiore, nell’ordine dell’1,8%. Questo scenario più pessimistico si presenta anche se sono necessarie nuove misure restrittive stabilite dallo stato e dai comuni per contenere l’avanzata del Covid-19 a Rio.

In uno scenario più ottimistico, la proiezione è per una crescita del 4,1%. Tuttavia, ciò richiede un rapido avanzamento e successo del programma di vaccinazione, oltre a un significativo miglioramento dello scenario economico internazionale, soprattutto per i principali partner commerciali.

Fonte: https://bit.ly/38maqDT

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Giovedì 2 Settembre 2021
Mercoledì 1 Settembre 2021

Germania: La ripresa favorita dal Recovery Fund

L’Italia è parte integrante della catena del valore tedesco, almeno nella sua componente nordica dove le linee di interconnessione logistica sono più brevi. Il volume dell’interscambio commerciale con la Germania è nettamente maggiore nelle provincie di transito della pianura Padana, con picchi oltre i 15 miliardi di euro (2018-2020) registrati a Milano e Verona.

La Lombardia sub-orobica (in particolare il Tetragono industriale Milano-Monza-Bergamo-Brescia), l’entroterra veneto e l’Emilia centrale costituiscono i poli irrinunciabili per la strategia industriale tedesca.

A sud dell’Appennino ligure e tosco-emiliano la presenza commerciale tedesca resta rimarchevole, piazzandosi tra le prime cinque posizioni per interscambio di beni e servizi in ciascuna provincia di queste tre regioni.

La Kerneuropa ovvero lo spazio geoeconomico tedesco, finisce indicativamente ai confini amministrativi settentrionali di Lazio e Abruzzo. Esclude dunque il centro politico (Roma) e il Meridione d’Italia.

L’Italia è l’anello fondamentale nella catena del valore della Germania. La paura del tracollo italiano a seguito dell’epidemia di coronavirus spiega il sostegno tedesco a Next Generation Eu (il cosiddetto Recovery Fund), garantendo per il Belpaese.

Secondo Jens Weidmann, governatore della Bundesbank, presentando le previsioni economiche aggiornate della Bundesbank (Banca Centrale tedesca), la Germania supererà la crisi innescata dalla pandemia entro quest’estate, ritenendo inoltre, di tornare ai livelli pre-Covid.
Tesi rinforzata anche secondo il pool di analisti della BuBa, in cui l'economia tedesca crescerà del 3,7% nel 2021. Attesa una crescita del PIL più elevata anche per il 2022, con un +5,2%.
Riviste al rialzo anche le stime di inflazione, attesa quest'anno al 2,6%, livello più alto dal 2008, con "rischi al rialzo" che potrebbero portare la crescita attorno al 4% entro la fine dell'anno.

Queste ultime analisi, aggiunte all’arrivo del Recovery Fund in Italia, fanno ben presagire per quanto riguarda il proseguire degli scambi commerciali tra i due Paesi, i numeri potrebbero addirittura crescere esponenzialmente.

Ottime notizie anche per quanto riguarda il turismo, infatti l’'Istituto Robert Koch, a partire dal 6.06.2021, non classifica più l'Italia come area a rischio. Chi nei 10 giorni precedenti l'ingresso in Germania è stato solo in Italia, non ha quindi più nessun obbligo, se entra via terra nemmeno di registrazione online. L'obbligo di dimostrare di essere completamente vaccinati, guariti o di avere un tampone negativo (PCR o antigenico) rimane invece per chi entra in aereo. In generale, tutte le persone di età superiore ai 6 anni che fanno ingresso in Germania in aereo sono tenute a presentare prima dell’imbarco una documentazione che provi la vaccinazione, la guarigione o il risultato negativo di un tampone molecolare (PCR) o antigenico (rapido). La documentazione che dimostra di essere vaccinati, guariti o "testati negativi” può essere scritta anche in lingua italiana (oltre che in tedesco, inglese, francese e spagnolo).

Fonti: https://bit.ly/3sW5AXd; https://bit.ly/3ktGmeX; https://bit.ly/3Dngbzl; https://bit.ly/3gEFenF

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)

Ultima modifica: Mercoledì 1 Settembre 2021