Economia

Venerdì 30 Luglio 2021

I potenziali effetti di una vittoria danese all'Europeo

Nella serata di sabato 26 giugno, dinanzi ai 12mila spettatori autorizzati all’interno dell’Amsterdam Arena, la Danimarca si è imposta in modo esorbitante sul Galles, accedendo così ai quarti di finale dell’Europeo. Un risultato del genere a favore della squadra di Kasper Hjulmand ha chiaramente destato forte entusiasmo in tutto il paese scandinavo, in virtù anche di un tabellone particolarmente favorevole che vede ora la Repubblica Ceca sulla strada verso la semifinale.

Il 2020, annus horribilis a livello globale anche da un punto di vista economico a causa della pandemia, non ha di certo risparmiato la Danimarca.

Il paese ha attraversato una flessione storica del suo prodotto interno lordo (GDP), che nel secondo trimestre del 2020 ha registrato un decremento del 7.4% (The Local 2021). In tal modo, la Danimarca ha formalizzato una recessione tecnica che aveva già visto il GDP ridursi di circa il 2% nel primo trimestre del 2020. Complessivamente, ci si aspetta una riduzione annuale rispetto al 2019 di circa l’8.6%.

Tuttavia, l’ipotesi di una nazionale danese vincente a Wembley la notte dell’11 luglio potrebbe contribuire alla ripresa del GDP danese nel 2021, oppure il suo effetto sarebbe tutto sommato trascurabile?

Analizzando la variazione rilevata in termini di GDP nei paesi vincitori delle ultime nove edizioni degli europei di calcio, l’impatto medio della vittoria agli europei risulta positivo, traducendosi in una crescita del GDP pari al 2.4%. Nonostante ciò, non sono mancati casi di contrazione economica corrispondenti ad una vittoria europea. Ad esempio, nel 2012 il prodotto interno lordo spagnolo ha registrato una consistente riduzione del 10.4% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il dato spagnolo può essere riconducibile agli effetti della crisi finanziaria del 2008, che avevano continuato ad acuirsi in Europa successivamente. Altri casi di correlazione negativa si erano manifestati in Francia nel 2000 e nel 1984, cosí come in Germania nel 1996. Una simile correlazione è riscontrabile similmente a livello di ‘GDP per capita’.

Una delle principali problematiche nella valutazione di questi dati riguarda il rapporto tra correlazione e causalità, ovvero il bisogno di accertare se la vittoria europea risulti essere un fattore contribuente alla crescita del GDP o se si tratti meramente di una coincidenza. Il modo in cui il risultato sportivo possa effettivamente influenzare il prodotto interno lordo è suggerito dalla formula adottata per il calcolo del PIL, ovvero:

GDP= C + I + G + NX

C= consumption
I= Investments

G= Public spending

NX= Net Exports

A partire da questa equazione, il trionfo europeo influenzerebbe la prestazione economica attraverso la componente dei consumi. Difatti, il livello di consumo degli agenti economici all’interno di un’economia migliora o peggiora dipendentemente dalle aspettative. Se tra gli agenti economici cresce l’ottimismo nei riguardi del futuro, essi diminuiranno i propri risparmi e tenderanno ad aumentare il consumo individuale. Viceversa, un crescente pessimismo risulta in una decrescita dei consumi ed in un maggiore accumulo di risparmi come precauzione in vista tempi che verranno. L’euforia collettiva come risultato delle prestazioni di una nazionale può quindi aumentare l’ottimismo dei consumatori e di conseguenza accrescere il volume dei consumi domestici.

 A partire dai dati analizzati, è interessante osservare come gli effetti più significativi vengano registrati in quei paesi nei quali la vittoria finale fosse relativamente meno attesa. Ad esempio, la correlazione positiva più rilevante in termini di GDP è occorsa in Grecia nel 2004 (registrando addirittura un +19.1%), seguita dalla Spagna nel 2008 (+10.4%) e proprio dalla Danimarca nel 1992 (+9.8%). Plausibilmente, nei paesi delle squadre favorite gli agenti economici avevano già inconsciamente “messo in conto” la possibilità di una vittoria, di conseguenza l’effettivo realizzarsi dell’evento avrebbe avuto un effetto minore sui consumi.

In conclusione, se da un lato è lecito aspettarsi in ogni caso un aumento del GDP danese nel 2021 a seguito del ‘rimbalzo’ generalizzato post-pandemia (a maggio la Commissione Europea stimava un +2.9%), un’eventuale vittoria danese nella competizione potrebbe tradursi in una crescita ulteriore del PIL domestico, resa ancora più forte dall’impronosticabilità di tale risultato.

Link: https://bit.ly/3jo5F2E

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

 

Ultima modifica: Venerdì 27 Agosto 2021
Venerdì 16 Luglio 2021

Turchia - Tasso di disoccupazione al 13,1% nel mese di marzo 2021

Secondo i dati dell’Istituto di Statistica turco (Turkstat), il tasso di disoccupazione della Turchia è stato del 13,1% nel mese di marzo, in calo di 0,1 punti percentuali su base mensile. Il numero di giovani disoccupati di età pari o superiore a 15 anni è aumentato di 59.000 unità rispetto al mese precedente, per un totale di 4,2 milioni. Il tasso di disoccupazione giovanile nella fascia di età 15-24 è stato del 25%, registrando una diminuzione di 0,7 punti percentuali su base mensile. Il tasso di occupazione è aumentato di 0,8 punti percentuali su base mensile (44,3%), per un totale di 28,9 milioni di persone impiegate. La partecipazione alla forza lavoro complessiva ha raggiunto il 51%, (+0,9%) nel mese di marzo, in aumento di 610.000 unità rispetto a febbraio.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

Ultima modifica: Venerdì 16 Luglio 2021
Venerdì 16 Luglio 2021

I frontalieri in Svizzera in continuo aumento fin dall'inizio del nuovo secolo

Alla fine del 2020 in Svizzera si contavano 343 000 frontalieri, il doppio rispetto a 25 anni fa. Quasi tutti provenivano da uno dei Paesi limitrofi e lavorano in un Cantone di confine. E mentre nel Cantone di Ginevra se ne registrava il numero assoluto più alto, in Ticino i frontalieri rappresentavano la quota maggiore rispetto all’occupazione totale. Questi sono alcuni dei risultati della pubblicazione dell’Ufficio federale di statistica (UST) sui frontalieri in Svizzera dal 1996 al 2020.

I 343 000 frontalieri che lavoravano in Svizzera alla fine del 2020 rappresentavano il 6,7% delle persone occupate nel Paese. Tuttavia hanno un particolare impatto sul mercato del lavoro svizzero. In primo luogo, sono fortemente concentrati nelle regioni di confine, dove rappresentano una quota notevole delle persone occupate. In secondo luogo, dalla metà degli anni ‘90 il loro numero è più che raddoppiato, passando da 140 000 a 343 000 persone.

In crescita dal 1998

Negli ultimi 25 anni, l’evoluzione del numero di frontalieri in Svizzera è dipesa da svariati fattori, tra cui l’introduzione della libera circolazione delle persone e la crescita economica.

All’inizio del periodo di osservazione (1996), il numero di frontalieri era in realtà leggermente diminuito, ma a partire dal 1998, ogni anno sempre più persone hanno fatto i pendolari verso la Svizzera. Dal 2004, anno che segna l’inizio della liberalizzazione del mercato del lavoro svizzero per le persone con un permesso per frontalieri, è stato osservato un incremento ancora maggiore: tra il 1996 e la fine del 2004, in Svizzera ha lavorato in media il 2,7% di persone in più ogni anno. Nel periodo che va dalla fine del 2004 alla fine del 2020, questa crescita ha poi registrato una media del 4,4% all’anno. Nel complesso, tra il 1996 e il 2020 il numero di frontalieri è aumentato del 143%.

Alta percentuale nel Canton Ticino

Alla fine del 2020, la maggior parte dei frontalieri lavorava in un Cantone di confine. Mentre il loro numero assoluto più alto (più di 90 000 persone) è stato registrato nel Cantone di Ginevra, se si considera la loro quota sul totale delle persone occupate il quadro cambia: la proporzione più alta era quella nel Canton Ticino, dove si attestava al 29%, mentre nel Cantone di Ginevra era pari al 24%. Altri Cantoni con un’alta percentuale di frontalieri erano Giura (19%), Basilea Città (18%), Basilea Campagna (14%) e Neuchâtel (12%).

Oltre la metà arriva dalla Francia

Alla fine del 2020 quasi tutti i frontalieri provenivano da un Paese vicino. Più della metà (55%) era domiciliata in Francia, quasi un quarto (23%) in Italia e poco meno di un quinto (18%) in Germania. Meno del 3% di loro pendolava verso la Svizzera dall’Austria o dal Liechtenstein, mentre il restante 0,7% proveniva da altri Paesi. Di questi, la maggior parte abitava in Polonia (640 persone), Slovacchia (400) e Ungheria (360).

Impiegati nell’industria più spesso delle persone occupate svizzere

Nel quarto trimestre 2020, i frontalieri lavoravano nel settore dell’industria più frequentemente rispetto alle persone occupate di nazionalità svizzera. Della forza lavoro indigena, solo il 21% lavorava nel settore secondario, contro il 33% dei frontalieri.

Tuttavia, così come per la forza lavoro di nazionalità svizzera, anche la maggioranza dei frontalieri era attiva nel settore terziario, seppure con proporzioni diverse. Infatti, mentre il 77% di tutte le persone occupate svizzere lavorava nel settore dei servizi, solo il 67% dei frontalieri lo faceva. Nel settore dell’agricoltura era attivo solo lo 0,7% dei frontalieri, contro il 2,3% delle persone occupate di nazionalità svizzera.

 

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1434

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Venerdì 16 Luglio 2021
Venerdì 16 Luglio 2021

Svizzera: torna a crescere la disparità salariale

Le donne, in media, guadagnano 684 franchi al mese in meno

Stesso lavoro, stessa formazione, stipendio diverso. In cifre: 684 franchi al mese in meno. È quello che viene definito "divario salariale inspiegabile" tra uomo e donna, quella parte di differenze che non è dunque riconducibile a fattori come esperienza o formazione.

Una divergenza che in Svizzera dal 2014 è tornata ad aumentare, passando in media dal 7,4% all'8,1% nel 2018, ultimo dato disponibile e reso pubblico ieri dall'Ufficio federale di statistica.

"Quello che abbiamo notato - spiega Gudrun Sander, professoressa di economia dell'Università di San Gallo - è che non ci sono miglioramenti. E questo è legato soprattutto al fatto che in tante aziende il potenziale delle donne non viene sfruttato abbastanza".

Il rapporto tratteggia anche le differenze sul piano regionale. In generale, a Ginevra vengono registrate le differenze minori, quelle maggiori a Zurigo. Se ci si limita però alla parte inspiegabile del divario, il Ticino è ultimo. A pesare - in questo caso - è soprattutto il settore privato. Nel settore pubblico, invece, il Ticino risulta essere primo della classe, perché il divario è invece del 3,1%. A fare la differenza potrebbero essere le nuove regole: aziende a partire da 100 dipendenti devono fare un'analisi della disparità salariale per fine giugno.

"Di certo – annota Gabriel Fischer, di TravailSuisse - è un passo importante, allo stesso tempo non c'è però nessuno che controlla che queste analisi vengano davvero fatte".

TravailSuisse ha dunque deciso di stilare una "lista bianca". Un elenco di aziende che comunicano in modo trasparente gli stipendi dei e delle dipendenti.

 

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1432

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

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Venerdì 16 Luglio 2021

Congiuntura economica: con gli allentamenti delle misure anti-COVID la SECO prevede una forte ripresa

Il gruppo di esperti della Confederazione rivede al rialzo (+3,6 %) le previsioni relative al PIL 2021. Nel 2022 l’economia svizzera dovrebbe continuare a crescere con valori sensibilmente al di sopra della media.

Come previsto, l’allentamento delle misure anti-COVID inaugurato all’inizio di marzo ha permesso all’economia interna di beneficiare di una rapida ripresa che segue le pesanti battute d’arresto dei mesi invernali. Allo stesso tempo è cresciuta notevolmente anche la produzione industriale, trainata dalla forte domanda di importanti partner commerciali. Gli indicatori lasciano presagire ulteriori miglioramenti sia nel settore dell’industria che nel terziario. Per il 2° trimestre, il gruppo di esperti prevede quindi un forte aumento del PIL svizzero.

Fintanto che gli allentamenti in programma potranno avvenire come previsto, il raggio di miglioramento della congiuntura dovrebbe essere sempre più ampio. In particolare, la ripresa potrebbe innescare significativi effetti di recupero soprattutto nei settori del consumo che hanno subìto un lungo periodo di restrizioni. Ciò permetterebbe anche a comparti economici particolarmente colpiti, come ad esempio quelli della ristorazione e degli eventi di uscire dalla crisi attuale. Nel complesso, il gruppo di esperti si aspetta per l’intero 2021 una crescita del 3,6 % del PIL al netto degli eventi sportivi (previsione di marzo: +3,0 %). Rispetto agli ultimi anni, l’economia svizzera potrebbe crescere quindi con un andamento superiore alla media, arrivando, nella seconda metà del 2021, a superare nettamente i numeri del PIL pre-crisi. Per le aziende, ciò si accompagnerebbe a un aumento degli investimenti e degli effettivi. È probabile che alla graduale revoca del lavoro ridotto si accompagnerà una riduzione della disoccupazione. Nella media annuale del 2021 la quota di disoccupati potrebbe scendere fino al 3,1 % (previsione di marzo: 3,3 %).

Anche per il 2022 il gruppo di esperti prevede una crescita del PIL al netto degli eventi sportivi superiore alla media (+3,3 %). Il commercio estero dovrebbe continuare a fornire un notevole impulso alla crescita, sostenuto dalla persistente ripresa economica nelle principali economie nazionali. A prendere quota potrebbe essere in particolare il commercio internazionale di servizi, soprattutto nel settore del turismo. In Svizzera, l’attuale dinamica di crescita dovrebbe gradualmente normalizzarsi nel corso dell’anno. Di questa ripresa beneficia chiaramente anche il mercato del lavoro: mentre l’occupazione è destinata a salire notevolmente (+1,5 %), il tasso di disoccupazione continuerà a scendere attestandosi su valori medi annui del 2,8 % (previsione di marzo: 3,0 %).

Rischi congiunturali e scenari complementari
Data la situazione di forte incertezza, la Segreteria di Stato dell'economia (SECO) integra le previsioni del gruppo di esperti della Confederazione con tre scenari che illustrano le potenziali conseguenze dei rischi più comuni sulla congiuntura.

Continua a sussistere il pericolo di effetti economici di secondo impatto risultanti dalla crisi, quali fallimenti e licenziamenti di massa cui potrebbe accompagnarsi un’evoluzione della domanda molto meno spiccata. Qualsiasi battuta d’arresto nel superamento della pandemia, dovuta per esempio a mutazioni del virus, peserebbe ulteriormente sulla situazione economica facendo procedere la ripresa a rilento (scenario 1 «effetti di secondo impatto»).

Al contrario, potrebbe anche verificarsi una ripresa più intensa di quella ipotizzata nelle previsioni del gruppo di esperti, sia a livello nazionale che in altre economie avanzate. Ciò riguarda soprattutto il consumo privato: nell’anno appena trascorso alcune famiglie sono state in grado di accumulare notevoli risparmi aggiuntivi che potrebbero essere utilizzati almeno in parte per i consumi privati (scenario 2, «compensazione»).

Un forte sviluppo della domanda potrebbe comportare minori capacità e avere effetti inflazionistici. Se questo dovesse sfociare in una pressione sui prezzi e un aumento dei tassi di interesse a lungo termine, potrebbero verificarsi effetti di smorzamento sulla ripresa economica (scenario 3, «stagflazione»). Anche i rischi connessi all’indebitamento degli Stati e delle imprese e alle correzioni dei mercati finanziari si intensificherebbero notevolmente nel caso in cui si avverasse un simile scenario. Inoltre si accentuerebbero i rischi già esistenti nel settore immobiliare nazionale.

Nel medio periodo si sono aggiunti anche altri rischi legati alla piazza economica svizzera. In particolare si è rafforzata l’incertezza delle relazioni con l’UE; sussiste insicurezza anche in riferimento all’imposizione minima globale per le aziende, recentemente concordata.

 

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1427

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

 

Ultima modifica: Venerdì 16 Luglio 2021
Venerdì 16 Luglio 2021

Turchia - Annunciato nuovo pacchetto di prestiti per le PMI

Il Ministero del Tesoro e delle Finanze, Lutfu Elvan, ha annunciato il 26 maggio 2021 un nuovo pacchetto di prestiti a sostegno delle PMI, il cui fatturato è sceso del 25% nel 2020. Il Ministero, l'Unione delle Camere e delle Borse Merci della Turchia (TOBB) ed il Fondo di Garanzia del Credito (KGF) forniranno prestiti, denominati Breath Credit, alle PMI. Ogni piccole e media impresa, con un fatturato annuo inferiore a 1 milione di lire turche ($ 118.371), potrà ricevere fino a 50.000 lire turche ( $ 5.918), mentre le PMI con fatturato annuo inferiore a 10 milioni di lire turche ($ 1,18 milioni) potranno beneficiare del pacchetto di prestiti fino a 200.000 lire turche ($ 23.674). Il tasso di interesse annuo dei prestiti di 12 mesi sarà del 17,5%, con la possibilità di un periodo senza pagamento di sei mesi. I prestiti sarebbero garantiti da KGF. Il pacchetto entrerà in vigore il 1 ° giugno 2021.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

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Venerdì 16 Luglio 2021

In Svizzera l’obbligo di annunciare i posti vacanti attuato con efficienza ma senza effetti significativi

Lo scorso 11 giugno 2021 il Consiglio federale ha preso visione dei principali risultati del secondo rapporto di monitoraggio della Segreteria di Stato dell'economia (SECO) relativo all’obbligo di annunciare i posti di lavoro vacanti. I risultati confermano che finora l’obbligo è stato attuato in maniera efficiente e conforme alla legge. Dalle prime valutazioni, che hanno riguardato la fase introduttiva (da luglio 2018 fino alla fine del 2019), non sono emersi effetti significativi sulla disoccupazione né sull’immigrazione. Bisogna però considerare che si tratta di una misura strutturale relativamente recente, introdotta in una fase in cui il tasso di disoccupazione era modesto.

L’obbligo di annunciare i posti di lavoro vacanti è entrato in vigore il 1° luglio 2018. Il Consiglio federale ha suddiviso il mandato legale per la verifica dei suoi effetti (art. 21a cpv. 8 LStrI) in due parti: un monitoraggio (con presentazione di un rapporto annuale) e alcuni studi esterni per approfondire l’attuazione e l’efficacia dell’obbligo. Secondo il primo rapporto di monitoraggio della SECO, nel primo anno l’obbligo di annunciare i posti di lavoro vacanti è stato introdotto con successo. Il secondo rapporto, relativo al 2020, conferma un’attuazione efficiente e conforme alla legge e illustra i miglioramenti ottenuti già in fase esecutiva.

Ad esempio, nel periodo in esame le persone in cerca d’impiego hanno sfruttato maggiormente il vantaggio informativo e, nonostante la pandemia di coronavirus, la percentuale di collocamenti effettuati dagli URC è persino lievemente aumentata. Grazie a un’analisi del primo anno e mezzo alcuni studi esterni hanno recentemente permesso di individuare ulteriori margini di miglioramento.

Inoltre, altri due studi si sono concentrati in maniera approfondita sulla fase introduttiva dell’obbligo di annunciare i posti di lavoro vacanti e sui relativi effetti. In questa fase gli impieghi soggetti all’obbligo erano ancora relativamente pochi, sia perché in generale il tasso di disoccupazione era modesto sia perché il valore soglia a partire dal quale un genere di professione veniva assoggettato all’obbligo era elevato (8%).

Pertanto, la fase di introduzione dell’obbligo e l’obbligo in quanto misura nuova non hanno inciso in maniera significativa sulla disoccupazione e sull’immigrazione.

Il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) di elaborare insieme al Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) e coinvolgendo i Cantoni e le parti sociali una sintesi dell’attuazione di tutte le misure adottate per promuovere il potenziale di manodopera residente e di sottoporgliela entro il primo trimestre 2024.

Il documento dovrà fornire una panoramica generale e illustrare in che modo le diverse misure adempiono gli obiettivi per la promozione del potenziale di manodopera residente e se sono necessari ulteriori provvedimenti.

 

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1426

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

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Venerdì 16 Luglio 2021

Turchia - Invariato il tasso di interesse al 19% per il secondo mese consecutivo

In occasione della seconda riunione del Comitato di Politica Monetaria (MPC) di giovedì 6 maggio 2021, la Banca Centrale, alla guida del nuovo Governatore Şahap Kavcıoğlu, ha deciso di lasciare invariato, per il secondo mese consecutivo, il tasso di interesse al 19% in linea con le aspettative del mercato a causa delle pressioni sui prezzi. Kavcıoğlu, in una dichiarazione dopo la riunione del MPC, ha ribadito l'impegno a mantenere il tasso ufficiale al di sopra dell'inflazione, che è salito al 17,14% ad aprile, il più alto livello in quasi due anni.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

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Venerdì 16 Luglio 2021

Ho Chi Minh City – Ripresa inclusiva e governance urbana migliorata

La banca mondiale ha approvato due iniziative di politiche di sviluppo per il Vietnam e Ho Chi Minh City per un totale di $321.5 milioni, al fine di supportare gli sforzi per migliorare la gestione urbana e promuovere una ripresa che sia inclusiva, di trasformazione digitale e sostenibile.

La prima operazione di politica di sviluppo (DPO), del valore di $221,5 milioni, si concentra su azioni politiche che renderanno la ripresa più inclusiva attraverso il sostegno all'assistenza all'infanzia, ai pagamenti tramite dispositivi elettronici (mobile money), all'e-governance e alle energie rinnovabili.

Migliorando l'accesso ai servizi di assistenza all'infanzia convenienti e di qualità, questo progetto aiuterà ad affrontare uno dei più grandi ostacoli all'uguaglianza sul posto di lavoro delle donne nei parchi industriali. Il sostegno all'adozione del mobile money è finalizzato a un maggiore utilizzo dei servizi finanziari tra le famiglie che non utilizzano servizi bancari, che rimangono la maggioranza nel Paese.

Gli sforzi per sviluppare l'e-governance contribuiranno a facilitare una ripresa trasformativa digitale nel paese, e porteranno alla fornitura di servizi pubblici più efficienti e completi per i cittadini e le imprese vietnamiti. Inoltre, una maggiore diffusione delle energie rinnovabili aiuterà il paese a dare priorità all'energia solare ed altri progetti più ecologici come alternative al carbone, i quali avranno anche una minore intensità di carbonio.

"La pandemia di COVID-19 ha intensificato la necessità per il Vietnam di accelerare le riforme necessarie per raggiungere il suo obiettivo di diventare un'economia ad alto reddito entro il 2045", ha affermato Carolyn Turk, direttore nazionale della Banca mondiale per il Vietnam. "Il paese non deve solo gestire gli effetti immediati associati alla pandemia, ma gettare anche le basi per una ripresa verde a lungo termine”.

La seconda operazione, dell'importo di $100 milioni, aiuterà Ho Chi Minh City a promuovere l'uso di informazioni spaziali integrate e trasparenti per la gestione urbana. Questa attività è progettata per rafforzare la gestione delle risorse e dei debiti pubblici, migliorando allo stesso tempo l'erogazione dei servizi comunali prioritari, tre elementi centrali per governare efficacemente una città moderna.

Le riforme volte a snellire le procedure di registrazione delle imprese, e a fornire un migliore accesso alle informazioni sulla pianificazione, contribuiranno a migliorare l'ambiente imprenditoriale della città che, a sua volta, attirerà la partecipazione privata, incrementerà la produttività e creerà posti di lavoro.

Migliorando la gestione efficace del debito pubblico e dei beni comunali, l'operazione dovrebbe contribuire ad aumentare l'efficienza fiscale e generare entrate aggiuntive nel tempo. I cittadini beneficeranno di servizi comunali di qualità superiore nel lungo termine a seguito di riforme volte a promuovere procedure competitive e trasparenti nei settori dei trasporti e immobiliare.

Per di più, questa operazione aiuterà la città a mitigare le vulnerabilità climatiche attraverso una maggiore trasparenza sulla zonizzazione del territorio informata sul clima, una maggiore copertura del drenaggio e il previsto trasferimento modale dal trasporto privato a un trasporto pubblico a minore intensità di carbonio. Promuoverà inoltre l'equità di genere incoraggiando l'uso del trasporto pubblico da parte di donne e ragazze attraverso una migliore connettività e sicurezza personale.

Il finanziamento per il DPO nazionale proviene dall'International Development Association e il finanziamento per il DPO di Ho Chi Minh City dalla Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo.

 Fonte: https://bit.ly/3e1k6GR

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Vietnam (ICHAM))

Ultima modifica: Venerdì 16 Luglio 2021
Venerdì 16 Luglio 2021

Svizzera - economiesuisse: ecco la ripresa!

Il graduale ritorno alla normalità e gli impulsi positivi dell'economia globale assicurano quest'anno una forte ripresa a molte aziende svizzere. economiesuisse prevede che il prodotto interno lordo (PIL) crescerà nel 2021 del 3,4%, recuperando il crollo dell'anno scorso. La ripresa sarà garantita in egual misura dall'industria di esportazione e dall'economia interna. Anche le prospettive per il 2022 sono buone. Tuttavia, le incertezze economiche, politiche e legate alla pandemia rimangono alte e potrebbero offuscare le prospettive positive. La disoccupazione che è attualmente del 3,2% dovrebbe scendere al 2,9% il prossimo anno. In leggera progressione, da quest’anno l’inflazione torna nuovamente nelle cifre positive.

Politica della crescita
L'impatto economico negativo della pandemia è notevolmente ridotto grazie alla crescente copertura vaccinale della popolazione. In molti paesi industrializzati, le restrizioni possono essere gradualmente eliminate. Il consumo sta aumentando in tutto il mondo. Mentre l'anno scorso molte aziende hanno mostrato una certa prudenza, ora stanno nuovamente investendo in maniera massiccia. L’accelerazione della crescita economica mondiale comporta inoltre un aumento della domanda di materie prime. I prezzi dei metalli leggeri, dell'acciaio e del petrolio, stanno di conseguenza aumentando. I due più grandi mercati, gli Stati Uniti e la Cina, stanno agendo come motori di crescita per l'economia globale e stanno contribuendo a stimolare le esportazioni dei paesi europei. Ad esempio, l'industria europea delle macchine o l'industria automobilistica tedesca si stanno visibilmente riprendendo dal crollo subito nel 2020 a seguito della crisi. Gli impulsi dall’estero sostengono la congiuntura europea, che però mostra un certo ritardo sulla congiuntura mondiale.

Tassi di crescita sostenuti nei settori particolarmente colpiti dalla pandemia
La ripresa dell'economia svizzera si caratterizza per il fatto che i settori che hanno maggiormente sofferto l’anno scorso mostrano generalmente tassi di crescita sostenuti nel 2021. Questo vale sia per l'industria di esportazione che per i settori più orientati al mercato interno. Nell'esportazione di beni, le industrie delle macchine, dell'elettrotecnica e dei metalli, il tessile e l'orologeria stanno attualmente vivendo una significativa ripresa della domanda internazionale, con una forte crescita rispetto al 2020, anno della crisi. Lo stesso vale per quelle industrie che sono state direttamente o indirettamente molto colpite da chiusure e dalle restrizioni imposte dalle autorità. Nel settore dei viaggi, del turismo, della gastronomia e del commercio al dettaglio la creazione di valore aumenta di nuovo in maniera significativa, ma sarebbe illusorio attendersi un ritorno al livello precedente alla crisi. I viaggi internazionali si stanno riprendendo solo gradualmente, e ci vorranno mesi prima che le fiere, i congressi e i grandi eventi vengano organizzati come avveniva prima della crisi. Per quanto concerne il traffico aereo, l’industria alberghiera e i grandi eventi, la ripresa sarà sensibilmente ritardata.

Sviluppi positivi per i settori di tendenza
Tuttavia, la ripresa economica non si limita ai settori che hanno sofferto particolarmente della pandemia. I settori che sono stati in grado di mantenere o addirittura espandere il loro valore aggiunto nel 2020 sono anche ottimisti per il futuro. Ad esempio, l’industria chimica e farmaceutica nonché il settore della tecnologia medica registrano una crescita ininterrotta, che proseguirà sia quest’anno sia l’anno prossimo, in particolare nei segmenti che sono stati colpiti negativamente dalla crisi. Anche il settore sanitario svizzero si svilupperà nel suo insieme. Nel settore dei servizi, la tendenza di crescita del settore assicurativo resterà costante. Anche quest’anno e nel 2022 la creazione di valore delle banche aumenterà, anche se ad un ritmo un po' meno dinamico. Il contesto economico positivo, ma ricco di sfide, assicurerà anche una continua e forte richiesta di servizi di consulenza alle imprese. Parallelamente alla forte crescita dell'economia nel suo complesso, si costata anche una ripresa della domanda di servizi delle agenzie di intermediazione del personale.

La situazione è un po' diversa nel settore della costruzione. Mentre è stato registrato un leggero calo nel 2020, la creazione di valore dovrebbe nuovamente aumentare nel 2021. Nel settore principale della costruzione, le entrate di ordinazioni sono in netto rialzo rispetto al 2020. Tuttavia, i prezzi dei materiali da costruzione, che sono aumentati bruscamente in alcuni casi, stanno avendo un effetto frenante. La costruzione di alloggi privati e la costruzione commerciale dovrebbero aumentare quest'anno e il prossimo, come pure le costruzioni del settore pubblico. Anche per l'industria alimentare ci si può aspettare un leggero aumento del valore aggiunto, sia quest’anno che l’anno prossimo. Contrariamente ai settori in crescita, le telecomunicazioni e l’industria della stampa continueranno a registrare tassi di crescita negativi a seguito degli adattamenti strutturali necessari.

Forte crescita del consumo privato
Molti consumatori hanno risparmiato denaro durante la pandemia. Inoltre, le numerose sovvenzioni pubbliche, in particolare l'indennità per lavoro a tempo ridotto, hanno impedito un crollo dei redditi, e i salari reali sono aumentati nonostante la crisi. Anche il calo del tasso di disoccupazione e la diminuzione del lavoro a orario ridotto stanno sostenendo il consumo privato, che è in forte aumento rispetto al 2020. Infine, pure gli investimenti privati stanno aumentando significativamente, dopo che numerosi progetti sono stati rinviati l'anno scorso a causa delle pesanti incertezze.

Nel complesso, il PIL reale crescerà nel 2021 del 3,4%. Il livello precedente alla crisi dovrebbe essere raggiunto nuovamente nel quarto trimestre. Anche i segnali per il prossimo anno lasciano presagire una ripresa, per cui il PIL dovrebbe poter aumentare di quasi il 3%.

Inflazione nelle cifre positive, tasso di disoccupazione in calo
La ripresa generalizzata permette in molti casi di tornare al lavoro dopo un periodo di lavoro a tempo ridotto o di trovare un nuovo impiego, di modo che non vi è da temere un aumento della disoccupazione. Nel 2022 il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere nuovamente sotto la soglia del 3%. Nonostante la rapida ripresa economica, i prezzi al consumo in Svizzera non dovrebbero aumentare molto. È vero che alcuni aumenti di prezzo saranno inevitabili a seguito delle carenze, dei ritardi di fornitura e dell’aumento dei prezzi delle materie prime e del trasporto. Tuttavia, la forte concorrenza dall'estero e l’attuale divario di produzione impediranno un aumento significativo dei prezzi alla produzione in Svizzera. A causa della ripresa del turismo degli acquisti, dell'aumento degli acquisti online e della maggiore trasparenza dei prezzi, sarà difficile imporre aumenti di prezzo sul mercato svizzero. Tuttavia, il tasso d'inflazione tornerà nelle cifre positive.

Debito crescente, alti valori patrimoniali, evoluzione incerta della pandemia
Il rischio maggiore per l'economia svizzera rimane la pandemia: se la situazione epidemiologica dovesse nuovamente sfuggire di mano, ciò avrebbe gravi conseguenze per lo sviluppo economico globale. Per non offuscare le prospettive positive, è dunque essenziale che una gran parte della popolazione sia vaccinata entro l'autunno. La politica dei bassi tassi d’interesse perseguita per decenni rappresenta un secondo grande rischio ed è in gran parte responsabile del forte aumento del debito privato e pubblico in molti paesi. La pandemia ha ora portato a un'ulteriore impennata del debito. Non si può quindi escludere il rischio di sviluppi incontrollati sui mercati finanziari, lo scoppio di una seconda crisi dell'euro o un rafforzamento del franco svizzero. Il continuo aumento dei prezzi degli immobili in molti paesi, tra cui la Svizzera, aumenta in futuro anche il rischio di brusche correzioni di mercato. Un terzo rischio per l'economia è rappresentato dalla politica internazionale. Ad esempio, il conflitto commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina cova ancora e le tendenze nazionalistiche potrebbero in futuro ostacolare più fortemente il commercio globale. E infine, è emerso un nuovo rischio che è stato recentemente un po' dimenticato: l'inflazione. È vero che i prezzi in Svizzera non dovrebbero aumentare molto ma gli aumenti dei prezzi delle materie prime, combinati con una continua politica monetaria espansiva, potrebbero ravvivare l'inflazione a livello mondiale. Questo comporterebbe a medio termine il rischio di una spirale inflazionistica anche in Svizzera.

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1425  

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Venerdì 16 Luglio 2021