Economia

Venerdì 5 Marzo 2021

L’economia britannica si assesta nel mese di febbraio

Il rendimento economico britannico si è stabilizzato nel mese di febbraio, dopo un forte crollo registrato a gennaio, mentre molti business continuano a soffrire le restrizioni del lockdown che colpiscono in primis il settore hospitality e degli altri servizi in praesentia.

Qualche ora prima dell’annuncio di Rishi Sunak circa i futuri programmi di sussidio finanziario al Paese, l’indice IHS Markit/CIPS era 49,6 per il mese di febbraio, contro il 41,2 di gennaio.

I dati mostrano che i business hanno registrato un’attività stabile durante lo scorso mese, in seguito ad un aspro peggioramento all’inizio dell’anno.

In linea con le stime, anche l’indice per il settore dei servizi è salito al 49,5 a febbraio, contro il 39,5 di gennaio.

Fonte: https://reut.rs/3kRx4tg

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Venerdì 5 Marzo 2021
Venerdì 5 Marzo 2021

Il budget di Rishi Sunak dà una scossa all’economia britannica per uscire dalla crisi

Il ministro delle finanze britannico Rishi Sunak ha annunciato le nuove grandi spese nazionali per aiutare l’economia UK ad uscire dalla crisi finanziaria provocata dal Covid19. Tra queste, delle nuove imposte sui redditi societari a partire dal 2023, per far fronte al duro colpo inferto alle finanze pubbliche del Paese.

Di recente Sunak ha dichiarato che l’economia del Regno Unito sarebbe tornata ai livelli pre-pandemia a partire dalla metà del 2022, sei mesi prima rispetto alle stime di qualche tempo fa, grazie alla spinta decisiva della campagna vaccinale britannica.

Tuttavia, il danno economico, pari al 3% delle uscite annuali, persisterà ancora per qualche tempo e 65 miliardi di sterline di supporto finanziario aggiuntivo sono state necessarie nel breve periodo, alla luce dell’attenuamento delle restrizioni previsto per i prossimi mesi.

Il primo aumento delle imposte sulla società in Regno Unito dal 1974 vedrà la tassazione al 25% per le aziende piú grandi e redditizie britanniche a partire dal 2023, contro il 19% attuale.

Tuttavia, prima che questo accada, i business potranno usufruire di una “super detrazione” della durata di due anni, nella speranza che uno sgravo fiscale li aiuti ad uscire dalla situazione di stallo provocata dalla pandemia, permettendo loro di investire maggiormente in una crescita futura.

Le misure annunciate da Sunak comprendono anche l’estensione di 5 mesi del programma a supporto dei business e dei lavoratori autonomi (Job Retention Scheme, taglio del 5% all’IVA per il settore hospitality, Business Rates Relief, ecc.) e dei provvedimenti dettati dall’emergenza rispetto ai pagamenti dei mutui (Mortgage Guarantee Scheme).

Saranno inoltre disponibili i cosiddetti Restart Grants, ovvero delle sovvenzioni che vanno fino a 6.000 sterline per i business che commerciano beni considerati “non essenziali” e fino a 18.000 per le attività commerciali nei settori dell’hospitality, fitness, leisure e cura della persona.

Fonte: https://reut.rs/3c2a0nv  

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

 

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Lunedì 1 Marzo 2021

Nel 2020 il Pil svizzero è sceso del 2,9%

Come previsto anche l’economia svizzera nel 2020 ha subito le conseguenze della pandemia da coronavirus, sebbene meno di quanto inizialmente temuto: il prodotto interno lordo (Pil) è sceso del -2,9% rispetto all’anno prima, registrando una contrazione superiore a quella dei tempi della crisi finanziaria del 2009 (-2,1%).

In comunicato diramato questa mattina dalla la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), si legge che bisogna risalire al 1975, epoca della crisi petrolifera, per ritrovare una flessione maggiore.

Ne frattempo la ripresa ha subito un rallentamento: nel quarto trimestre il Pil è salito del +0,3% rispetto ai tre mesi precedenti, a fronte di una progressione del +7,6% registrata nella terza parte dell’anno.

Fonte: https://bit.ly/3b7vYGc

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

 

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Lunedì 1 Marzo 2021

Obiettivi di crescita del PIL 2021 fissati per 29 province – oltre 10% previsto per Hebei e Hainan

Per il 2021 le province, municipalità e regioni autonome cinesi hanno stabilito i loro obiettivi di crescita economica ad eccezione dello Hebei e dello Heilongjiang che non hanno ancora presentato i rispettivi rapporti.

Complessivamente, gli obiettivi di crescita del PIL non sono inferiori al 6% simbolo di una forte fiducia nella ripartenza. In particolare, lo Hubei e Hainan hanno fissato obiettivi di crescita del PIL superiori al 10%. Per quanto riguarda lo Hubei, si prevede infatti un rilancio dell’economia a seguito del forte impatto che le chiusure dettate dall’epidemia da coronavirus hanno avuto sull’economia locale che ha registrato un calo annuale medio del 5%. Per Hainan, invece l’obiettivo di crescita è fortemente legato alla costruzione del porto di libero scambio, parte degli sforzi per promuovere le riforme e l'apertura dell'isola.

Secondo l'ultima edizione del World Economic Outlook Report del Fondo Monetario Internazionale nel 2021 l’economia cinese crescerà a un tasso dell’8,1%. In relazione a questo dato, gli obiettivi fissati a livello locale si configurano come leggermente più cauti (oltre 20 governi locali hanno fissato la crescita prevista a un tasso inferiore all’8%) ma relativamente robusti.

Le soglie stabilite favoriscono la continuità e la stabilità del perseguimento degli obiettivi di crescita a livello nazionale e segnalano i margini di manovra dei governi locali in un contesto ancora incerto a seguito dell'epidemia.

Nel quadro del 14° Piano Quinquennale annunciato nel novembre 2020, la Cina per la prima volta non ha posto l’enfasi sulla definizione di un obiettivo numerico di crescita in linea con il perseguimento di uno sviluppo qualitativo. Gli obiettivi definiti dai governi locali riflettono il perseguimento non eccessivo del tasso di crescita del PIL ponendo l'accento sulla qualità della crescita.

Fonte: https://bit.ly/3bV6wmS

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)

Ultima modifica: Lunedì 1 Marzo 2021
Lunedì 1 Marzo 2021

Svizzera - Consuntivo 2020: disavanzo record per la Confederazione

Il bilancio della Confederazione ha chiuso l’esercizio 2020 con un disavanzo record pari a 15,8 miliardi di franchi a fronte dell’eccedenza di 344 milioni preventivata. Il peggioramento di 16,1 miliardi è provocato dalle ripercussioni della pandemia da coronavirus. Da un lato, il crollo congiunturale dovuto alle misure di contenimento ha comportato minori entrate (-3,7 mia. o - 5,0 %), dall’altro la Confederazione ha sostenuto elevate spese straordinarie per attenuare gli effetti economici negativi (14,7 mia.).

Rispetto all’anno precedente le entrate ordinarie sono diminuite del 3,4 per cento, che corrisponde approssimativamente al calo atteso del prodotto interno lordo nominale (-3,9 %). La contrazione delle entrate (-2,6 mia.) è principalmente riconducibile all’imposta preventiva (- 3,1 mia.). Nel 2020 le imprese sono state più prudenti con la distribuzione di dividendi e il riacquisto di azioni. Di conseguenza, i ricavi sono stati nettamente inferiori rispetto all’anno precedente. Anche il gettito dell’imposta sul valore aggiunto (-4 mia.) e dell’imposta sugli oli minerali (-0,3 mia.) segna una flessione rispetto al 2019. Per contro, l’imposta federale diretta ha registrato un’ulteriore crescita (+0,9 mia.), dato che concerne prevalentemente i redditi e gli utili conseguiti nel 2019.

Nel 2020 le uscite effettive per contrastare la pandemia sono ammontate a 15 miliardi di franchi e riguardano principalmente l’indennità per lavoro ridotto (10,8 mia.) e l’indennità per perdita di guadagno a seguito del coronavirus (2,2 mia.). Le uscite inerenti al programma per i casi di rigore esplicheranno i loro effetti soltanto sul consuntivo 2021. Nel 2020 sono stati stanziati circa 31 miliardi per le misure COVID-19. La grande differenza rispetto alle uscite effettive risiede soprattutto nelle indennità per lavoro ridotto e per perdita di guadagno in seguito alla pandemia. Questi mezzi sono stati calcolati nella primavera del 2020 in base alle ripercussioni della pandemia, che allora era possibile stimare solo a grandi linee. Nel complesso il crollo economico nel 2020 è però stato meno forte del previsto. L’allegato al presente comunicato stampa fornisce una panoramica delle uscite sostenute nel 2020 per le misure anti COVID.

Secondo le stime attuali, nell’anno in corso le uscite straordinarie per contrastare la pandemia (c. 17 mia.; preventivo e prima aggiunta A) provocheranno un deficit di finanziamento di circa 20 miliardi di franchi. Per gli anni 2022–2024 la Confederazione si attende un saldo di bilancio equilibrato o leggermente positivo.

 

Aumento del debito e del disavanzo del conto di ammortamento

Nel 2020 il debito netto è cresciuto di 15,5 miliardi e rispecchia quindi il deficit di finanziamento. Per coprire l’elevato fabbisogno di mezzi necessari per le misure anti COVID-19, nel corso del 2020 la Confederazione ha, da un lato, aumentato lʼindebitamento e, dall’altro, ridotto la liquidità, ovvero i suoi beni patrimoniali. Negli scorsi anni la liquidità era cresciuta in misura considerevole in particolare per effetto dell’imposta preventiva. Impiegando tale liquidità la Confederazione ha potuto limitare il nuovo indebitamento. Nel 2020 il debito lordo è dunque cresciuto “soltanto” di 6,7 miliardi e a fine anno si attestava a 103,7 miliardi.

Fonte: https://bit.ly/301ZMxQ

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Lunedì 1 Marzo 2021
Venerdì 26 Febbraio 2021

La vicepresidente della BEI sull’economia polacca: ci sono motivi per un cauto ottimismo

La vicepresidente della BEI Teresa Czerwińska comunica che i dati statistici prevedono che il COVID-19 causerà una contrazione dell’economia mondiale maggiore della crisi del 2008-2009. Aggiunge tuttavia che il calo della produzione in Polonia nel 2020 è stato inferiore a quello di altri paesi dell’UE.

La Polonia ha subito la prima ondata della crisi pandemica in modo moderato e il lockdown ha toccato tutti i settori dell’economia. Ha avuto luogo un significativo aumento del debito pubblico con un ancoraggio dei tassi di interesse intorno allo zero.

L’ultimo rapporto della Commissione Europea sulla sostenibilità del debito mostra che il debito pubblico nell’UE ha raggiunto il 95% nel 2020 rispetto al PIL, mentre nei paesi dell’area dell’euro ha superato il livello del 100%. Secondo Teresa Czerwińska hanno sofferto soprattutto i settori del turismo e dei trasporti (particolarmente il trasporto aereo); diversamente, il settore del commercio, della tecnologia medica e i servizi di base a distanza hanno avuto un andamento relativamente buono. Le prospettive di crescita a lungo termine per l’economia sia della Polonia che dell’UE dipendono dalle opportunità di investimento dei singoli settori e dal modo in cui si riprenderanno dalla crisi causata dalla pandemia.

Il vicepresidente della Bei ha detto che nei prossimi anni un pilastro chiave della crescita economica sostenibile ed inclusiva saranno gli investimenti nello sviluppo tecnologico e nella digitalizzazione. Il mese scorso la BEI ha lanciato nuovi finanziamenti per un importo di 100 mln di euro per Pekao Leasing, destinati agli investimenti delle PMI. Inoltre, la BEI ha stanziato 100 mln di euro per finanziare il programma di ricerca e la produzione del vaccino contro il COVID-19 di BioNTech, oltre 6,7 mld di euro per finanziare progetti legati alla lotta al COVID-19 e 6 mld di euro per l’ampliamento delle infrastrutture ospedaliere e lavori sui vaccini e farmaci. Nel contesto del Fondo Europeo di Garanzia, il Gruppo BEI ha approvato 64 progetti per un importo totale di 5,4 mld di euro. Teresa Czerwińska ha dichiarato che la Polonia è sempre stata uno dei mercati chiave per il Gruppo BEI che, tra l’altro, ha finanziato progetti legati allo sviluppo e alla lotta contro la pandemia per un importo totale di 5,2 mld di euro. Molto importanti sono anche l'allentamento delle restrizioni relative al COVID-19, l’apertura dell’economia e un graduale reindirizzamento dei fondi aggiuntivi del sostegno a breve termine. Secondo Teresa Czerwińska, la strategia di sviluppo a lungo termine dovrebbe essere basata sugli investimenti nelle nuove tecnologie e nella digitalizzazione. Nella sola tecnologia digitale, il divario di investimento tra gli Stati Uniti e l’UE è di 1 punto percentuale rispetto al PIL.

Fonte: Polonia Oggi

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)

 

Ultima modifica: Venerdì 26 Febbraio 2021
Venerdì 26 Febbraio 2021

L'economia spagnola sarà la più rapida in crescita nell'UE nel 2021 dopo aver guidato il declino nel 2020

Lo scorso anno la Spagna fu il paese che maggiormente soffrì a livello economico nell'UE, con un crollo del PIL dell'11%. Tuttavia, le previsioni fanno ben sperare: secondo le previsioni provvisorie invernali pubblicate dalla Commissione Europea, l'economia spagnola sarà quella che crescerà di più nel 2021, con una crescita del 5,6%, più di quanto previsto da Sanchez. 

Inoltre, secondo Bruxelles, l'economia spagnola sarà anche tra le migliori del 2022, se le restrizioni verranno rimosse e potrà ripartire il turismo.

Fonte: https://bit.ly/3bLSYKf

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana – Barcellona)

 

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Venerdì 26 Febbraio 2021

Il tasso di crescita del PIL del Vietnam potrebbe espandersi al 5,8%

Il Vietnam Institute for Economic and Policy Research (VEPR) ha stimato la crescita del PIL del paese al 5,6-5,8%, o 1,8-2% se nella peggiore delle ipotesi.

La nuova ondata di COVID-19 nel paese è stata tenuta sotto controllo fin da subito e non si prevedono nuove ondate per gran parte di quest'anno. Grazie a ciò, le attività economiche interne continueranno a riprendersi e ad adeguarsi alla nuova normalità dell'economia globale, dove il VEPR prevede sporadiche rinascite su piccola scala.

Di conseguenza, l'impatto di COVID-19 sarà meno grave nei settori economici rispetto al 2020, con un tasso di crescita del PIL stimato del 5,6-5,8 %.

Tuttavia, in uno scenario più pessimistico, l'economia locale subirà maggiori sconvolgimenti a causa della crisi sanitaria, con conseguente rallentamento della crescita economica dell'1,8-2%. Lo scenario include continue restrizioni di viaggio e prolungate difficoltà per i servizi di ristorazione e alloggio.

Le raccomandazioni politiche del VEPR hanno avvertito il Vietnam di non seguire le politiche macro di altre nazioni come l'allentamento della politica monetaria per mitigare i deficit di bilancio prolungati. Inoltre, la prevenzione del COVID-19 e la garanzia del benessere sociale rappresentano anche un onere per i bilanci nazionali.

Tuttavia, l'attuale priorità dovrebbe rimanere quella di garantire la sicurezza sociale, stabilizzare il clima imprenditoriale, ridurre la pressione sulle imprese che hanno temporaneamente interrotto le operazioni e sostenere quelle ancora operative.

Fonte: https://bit.ly/3qZJK3s

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Vietnam (ICHAM))

 

Ultima modifica: Venerdì 26 Febbraio 2021
Venerdì 26 Febbraio 2021

Turchia: inflazione vicina al 15%

Secondo i dati dell’Ente di Statistica turco (TurkStat), la Turchia ha registrato un aumento annuo del 14,60% dei prezzi al consumo nel dicembre 2020, in aumento di 0,57 punti percentuali dal 14,03% di novembre, al di sopra delle aspettative di mercato.

L'aumento annuale più elevato dei prezzi è stato registrato in beni e servizi vari, trasporti e alimenti e bevande analcoliche con il 28,12%, il 21,12% ed il 20,61%, rispettivamente. Gli altri gruppi principali, in cui sono stati realizzati gli aumenti annuali più bassi, sono stati: bevande alcoliche e tabacco con lo 0,65%, comunicazione con il 5,73% ed istruzione con il 6,84%. D'altro canto, il gruppo abbigliamento e calzature ha registrato un'inflazione negativa con un -0,32%.

L'indice dei prezzi al consumo ha visto anche un aumento mensile dell'1,25%. L'incremento più alto è stato registrato da arredamento e casalinghi con il 3,46%, mentre il calo più evidente da abbigliamento e calzature con il 3,18%.

A gennaio 2021, la Turchia ha invece registrato un aumento annuo del 14,97% dei prezzi al consumo, con un aumento di 0,37 punti percentuali dal 14,60% di dicembre 2020. Il più alto aumento annuale dei prezzi è stato registrato in beni e servizi vari con il 24,53%, seguito dai prezzi degli arredi e delle apparecchiature domestiche, in aumento del 23,25%. Su base mensile, l'indice dei prezzi al consumo è salito dell'1,68% a gennaio. Il calo mensile più significativo è stato di 4,37 % in abbigliamento e calzature tra i principali gruppi, mentre i servizi ed i prodotti di assistenza medica hanno registrato il più alto aumento mensile con il 4,25%.

In base al nuovo Programma Economico, annunciato dal Governo lo scorso settembre, l'obiettivo del tasso di inflazione della Turchia per quest'anno è dell'8%. La previsione di inflazione di fine anno della Banca Centrale per il 2021 è del 9,4%.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

 

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Giovedì 25 Febbraio 2021

Effetto Coronavirus: in Polonia vola l'e-commerce, bene l'abbigliamento meno i prodotti alimentari

Gli ultimi dati dell’Ufficio Centrale di Statistica della Polonia mostrano un aumento della quota delle vendite al dettaglio via Internet. I beni più acquistati online sono tessuti, abbigliamento e calzature.

"La voglia dei polacchi di cercare merci su Internet è aumentata in modo significativo durante le due ondate di pandemia e il periodo di lockdown", ha sottolineato Ignacy Święcicki dell’Istituto economico polacco. Attualmente, il 9,8% delle vendite vengono effettuate online. Si tratta di 4,2 punti percentuali in più rispetto a un anno fa, ma anche 2,1 punti percentuali in meno rispetto ad aprile. L’esperto ha anche notato la quota ancora esigua del commercio online di prodotti alimentari. A gennaio era solo lo 0,9% di tutte le vendite.

Un anno fa, l’e-commerce rappresentava il 19,5% delle vendite, mentre oggi è pari al 35,2%.

Fonte: https://bit.ly/3bHo1a2

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)

Ultima modifica: Venerdì 26 Febbraio 2021