Mercoledì 2 Luglio 2025
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I dati i più aggiornati sui flussi di IDE in Turchia, pubblicati lo scorso 11 gennaio dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), indicano che nei primi undici mesi del 2022 gli IDE totali in sono stati pari a 11,5 miliardi di dollari tra ricavi provenienti dalle vendite delle proprietà immobiliari (49,1% del totale), acquisizione di partecipazioni azionarie e crediti e depositi commerciali e sottoscrizioni di titoli obbligazionari, facendo registrare un leggero aumento rispetto all’analogo periodo del 2021. Più in dettaglio, nel mese di novembre 2022, lo stock di investimenti in entrata si è attestato a poco più di 1 miliardo di dollari divisi tra “equity capital”, proventi provenienti dalle vendite di proprietà immobiliari e titoli di debito.
Secondo i dati del mese di novembre 2022, sono ancora una volta i Paesi dell’Unione Europea più il Regno Unito i più importanti investitori in Turchia, detenendo la quota di maggioranza pari all’84% degli IDE totali in entrata nel Paese. l’Italia nel mese in esame passa dalla nona alla quarta posizione con una quota dell’8% dopo le acquisizioni di quote e fusioni di primarie aziende turche nei mesi passati preceduta da Germania (15%), Paesi Bassi (21%) e Irlanda che nel mese in considerazione ha investito nel Paese 236 milioni di dollari pari al 25%. Nel rank riferito ai primi 11 mesi del 2022 la Spagna resta il maggiore investitore con 1,6 miliardi (acquisizioni nel settore bancario) distaccando i Paesi Bassi (819 milioni) e Svizzera e Germania rispettivamente con 688 e 642 milioni di dollari (dati che escludono gli IDE nel settore immobiliare).
I dati, tuttavia, riferiti agli IDE in entrata in Turchia risentono molto anche delle “triangolazioni” effettuate da altri Stati attraverso intermediari bancari svizzeri, olandesi e lussemburghesi. La Turchia si conferma tra i primi cinque Paesi più attraenti per gli afflussi di IDE provenienti da aziende europee. I settori dove le aziende europee investono di più sono il tessile, la chimica di base ed il settore automobilistico. La Turchia si piazzerebbe invece tra i primi dieci mercati per il c.d. fenomeno del “reshoring” tra le prime 30 destinazioni al mondo per attrazione di investimenti esteri.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Da molti anni in Danimarca si parla di creare un collegamento sottomarino che possa unire la Germania ed il paese scandinavo. Questo tunnel sia ferroviario che stradale verrà costruito sott’acqua e potrà essere utilizzato dal 2029, per legare in maniera ancora più stretta l’isola dove sorge la capitale Copenaghen al “continente”.
Fehmarnbelt
Questa struttura, il “Fehmarnbelt”, sarà lungo 18 chilometri, attraverserà un tratto di Mar Baltico e collegherà Rødbyhavn, cittadina danese, al corrispettivo tedesco Puttgarden, nel nord della Germania.
Sarà il tunnel più lungo al mondo, composto da due strade a corsia doppia e due ferrovie elettrificate. Il collegamento permetterà ai viaggiatori di raggiungere un paese all’altro in soli sette minuti di treno, o dieci se si viaggia su due ruote, evitando 160 chilometri di detour passando per Fyn e la penisola danese. Il viaggio in treno tra Amburgo, in Germania, e Copenhagen, quindi, verrà ridotto di 2 ore, passando dalle attuali 5 a sole 3 ore. I treni ad alta velocità che passeranno per il tunnel, poi, continueranno la loro corsa anche in Svezia, Norvegia e Finlandia, unendo, così, tutta la Scandinavia al resto d’Europa in maniera più agile e veloce.
Come sarà costruito questo tunnel?
Questo progetto non è stato appena ideato, infatti, l’idea di connettere i due Paesi attraverso un tunnel risale a più di dieci anni fa. I lavori sono iniziati nel 2020 nel lato danese, e un anno dopo, nel 2021, in quello tedesco. Il costo dell’opera, in totale, è di 10 miliardi di euro, 1.1 miliardi dei quali, sovvenzionati dall’Unione Europea. Il progetto prevede la costruzione dell’opera a 40 metri di profondità, usando 89 enormi sezioni di cemento. Queste saranno precostruite a terra e poi calate in acqua. La società pubblica danese incaricata del progetto, Femern A/S, prevede di immergere la prima sezione già l’anno prossimo, nel 2024. Una volta che tutte le sezioni saranno posizionate sott’acqua, esse verranno unite tra loro e si potrà procedere con altri lavori, come la ventilazione, la creazione della ferrovia, il posizionamento delle telecamere, ecc.
É un Progetto sostenibile?
Fermern A/S ha assicurato che il tunnel “ridurrà la congestione delle reti ferroviarie e stradali in Danimarca", portando risparmi significativi in termini sia di tempo che di emissioni CO2, che di energia utilizzata. Nonostante queste rassicurazioni, ci sono dei gruppi di ambientalisti preoccupati per i danni ambientali che il Fehmarn Belt, la zona dove verrà costruito il tunnel, area protetta dall’Unione Europea, potrebbe subire, ma l’azienda è sicura che l’opera beneficerà sia la società che l’ambiente.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Il piano energetico nazionale turco, predisposto recentemente nell’ambito dell’obiettivo della neutralità in termini di emissioni di anidride carbonica entro il 2053, è stato oggetto di un recente intervento del Ministro dell'Energia e delle Risorse naturali Fatih Dönmez. Dönmez ha condiviso la tabella di marcia per il settore energetico in Turchia e le strategie per l’utilizzo delle tecnologie dell'idrogeno affermando che “la Turchia possiede tutti gli strumenti idonei per consentire al Paese di diventare un attore fondamentale nel settore dell’efficienza energetica e delle tecnologie da fonti rinnovabili ma anche in quello dell’idrogeno e del nucleare” (si stima una capacità installata di 7,2 GW entro il 2035 di energia nucleare).
Contestualmente, le fonti energetiche rinnovabili che nel 2020 avevano una quota del 16,7% nel consumo di energia della Turchia, aumenteranno al 23,7% nel 2035. La capacità elettrica installata delle energie pulite passerà da 95.900 megawatt a 189.700 megawatt. Gli aumenti della potenza installata riguarderanno quella solare (52.900 MW), eolica (29.600 MW), idroelettrica (35.100 MW) e geotermica e a biomassa a 5.100 megawatt entro il 2035.
Ma gli investimenti più attesi, sempre nelle parole del Ministro, saranno quelli che la Turchia realizzerà nel campo dell'energia nucleare: entro il 2035 l'elettricità che verrà generata in Turchia dal nucleare raggiungerà l'11,1% della produzione totale con 20 gigawatt - trattative con gli USA sono state recentemente avviate per i reattori modulari di piccole e medie dimensioni (SMR) - che sostituiranno la produzione delle centrali a carbone (si veda l’approfondimento su Cronache Economiche di dicembre 2022 ). Tra le rinnovabili oggi in Turchia la capacità idroelettrica, prima fonte, è di circa 31.600 (MW). L’eolico (17,7%) è la seconda fonte rinnovabile di elettricità con 11.36 MW mentre la potenza assicurata e installata dal fotovoltaico in Turchia ha raggiunto i 9.120 MW a novembre 2022. L’idroelettrico, con oltre 600 centrali, assicura al Paese quasi 30 mila MW. Il 2022 si chiuderà, secondo quanto recentemente affermato dal Direttore della Turkish Wind Energy Association (TÜREB), Ibrahim Erden, con un risultato eccellente per quanto attiene la generazione di elettricità da fonte eolica anche in termini di export soprattutto verso i Paesi dell’Unione Europea.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Il 23 e il 24 gennaio scorsi, Istanbul ha ospitato la Conferenza conclusiva dell’EU-Türkiye Business Relations nell’ambito dei 19 progetti di partenariato commerciale che coinvolgono le Camere di Commercio, Industria e Artigianato dell’Unione con le loro controparti turche compresa la “Union of Chambers and Commodity Exchanges” (TOBB) che riunisce in Turchia i poteri e le finalità della nostra Unioncamere e Assocamerestero. I progetti sono stati sostenuti dall’Unione Europea attraverso uno speciale regime di finanziamento concesso alle forme di partenariato create a livello di enti camerali con una assegnazione complessiva di due milioni e mezzo di euro nell’ambito dei finanziamenti dell’Ue “IPA-II”. Lo scopo della c.d. Chamber Partnership Grant Scheme è stato quello di accrescere le opportunità di scambio di best practises nei settori doganali, normativi e procedurali del commercio estero, la creazione di reti tra gli imprenditori degli enti camerali turchi e dell’unione ma anche di approfondire l’avanzamento del processo di adesione della Turchia nell’UE e la modernizzazione dell’Unione Doganale. In particolare, i progetti hanno riguardato la promozione degli investimenti, lo sviluppo delle PMI, la formazione professionale, il rispetto dell’ambiente, l’imprenditoria femminile e la proprietà intellettuale. I progetti cofinanziati dall’Ue hanno coinvolto 802 Camere turche e 215 Camere dell'UE ed hanno riunito i leader delle organizzazioni del settore privato turco e dell'UE durante i numerosi “High-Level Business Dialogues” organizzati da TEBD nei 55 mesi di lavori per migliorare le relazioni UE-Turchia. Alla Conferenza conclusiva sono intervenuti Rifat Hisarcıklıoğlu, Presidente di TOBB (Union of Chambers and Commodity Exchange of Türkiye) e Vice Presidente di Eurochamber, il CEO di Eurochambers, Ben Butters, e gli Ambasciatori Nikolaus Meyer-Landrut, Capo della Delegazione dell’Ue in Turchia, e Faruk Kaymakci, Vice Ministro e del Direttore Generale per gli Affari Europei del MAE turco oltre che dal Presidente di Eurochamber di Istanbul, Luc Frieden.
Alla Conferenza conclusiva hanno partecipato il Ministro del Commercio Mehmet Muş, il Responsabile della Commissione Europea per “Neighbourhood and Enlargement, strengthening relations with the EU's neighbouring countries”, Oliver Varhelyi. Il Presidente di TOBB e Vice Presidente di Eurochamber, Hisarcıklıoğlu, nel suo discorso di apertura ha affermato che “l’incertezza legata al conflitto in Ucraina, il peggioramento delle condizioni economico-commerciali globali con una inflazione eccezionalmente elevata in molti Paesi dell’Ue e in Turchia oltre alle difficoltà dell’approvvigionamento energetico, impongono agli ambienti economici dell’Ue e della Turchia, una maggiore “vicinanza” e una più stretta cooperazione per una valutazione tempestiva dell’impatto della crisi economica in atto sull’economia turca e dell’Ue”.
Hisarcıklıoğlu ha poi aggiunto che la Turchia resta un “forte” candidato all'adesione all'UE, sottolineando come il commercio bilaterale Turchia-Ue sia aumentato di ben 4 volte negli ultimi 25 anni. Hisarcıklıoğlu ha poi concluso il suo intervento affermato che la Turchia è il sesto partner commerciale dell'Unione Europea: 1/3 delle importazioni della Turchia (70 miliardi di euro) proviene dall'UE e il 41% delle esportazioni turche si dirigono verso l'UE per un ammontare che si attesta sui 63 miliardi di euro; l’interscambio complessivo ha raggiunto oltre 132 miliardi di euro. Gli interventi degli altri partecipanti tra cui quello di Osman Nuri Önügören (Presidente della Commissione per le relazioni diplomatiche dell'Associazione degli industriali e degli uomini d'affari indipendenti, MÜSİAD), di Fikret Kileci (Vicepresidente dell'Assemblea degli esportatori turchi TIM), e di Nail Olpak (Presidente di DEİK), hanno sottolineato nei loro passaggi i temi legati alle procedure di visto (“sempre più complesse anziché essere agevolate”), la modernizzazione dell'unione doganale (tra gli obiettivi prioritari nelle relazioni tra Ue e Turchia) e poi la politica della concorrenza, i diritti di proprietà intellettuale, energia, trasporti, sicurezza e migrazione.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Dopo essersi lasciata alle spalle un 2022 ricco di successi nel campo della difesa nonostante un contesto sfavorevole tra gli effetti della pandemia da COVID-19 e l’invasione dell’Ucraina - eventi che hanno ridotto i rifornimenti di importanti parti di chip e microprocessori destinati alla difesa - la Turchia vede nel 2023, Centenario della Repubblica, un anno importante per il settore. Nel 2022 il Paese ha compiuto passi importanti nella difesa grazie alla conclusione di significativi accordi di cooperazione, di esportazione ed il lancio di moderni armamenti tecnologicamente avanzati.
Uno dei progetti nazionali “chiave” è certamente il National Combat Aircraft (MMU), il velivolo di quinta generazione sviluppato dalle industrie aerospaziali turche (TAI) che, nei piani di Ankara, dovrebbe prendere il posto dei jet F-16, che dovrebbero essere sostituiti gradualmente entro il 2030. All’MMU la Turchia intende affiancare anche: l’“Hürjet”, un velivolo da addestramento e attacco leggero, sviluppato sempre da TAI; l'elicottero d'attacco di classe pesante Atak-2; l’elicottero multiuso Gökbey. Le esportazioni nel settore della difesa della Turchia nel 2022 si dovrebbero chiudere con un attivo pari a 4 miliardi di dollari. Il recente rapporto dello Stockholm I dell’“International Peace Research Institute” (SIPRI) ha mostrato che sette aziende turche figuravano tra le prime 100 aziende della difesa del mondo per volumi di fatturato: Aselsan e TAI, infatti, hanno raggiunto nel 2021 rispettivamente un fatturato di 2,2 miliardi e 1,2 miliardi di dollari grazie anche al fondamentale contributo dei veicoli aerei senza pilota (UAV) “Made in Türkiye”.
Tra i nuovi prodotti che hanno indubbiamente contribuito all’incremento dell’export turco nel settore va menzionata anche una delle principali aziende in campo missilistico, la Roketsan, che ha prodotto le munizioni intelligenti per i droni Bayraktar TB2. A queste aziende vanno aggiunte quelle impegnate più specificamente nella difesa terrestre come la Armelsan (con la sua mina sonar “Nusrat-1915”), la Mechanical and Chemical Industry Corporation (MKE) con il fucile multi-calibro “KN-12”. Non può poi non essere citata una azienda come la Baykar che produce i due jet da combattimento senza pilota (UAV) “Bayraktar Kızılelma”, e il “Bayraktar Akıncı B”, quest’ultimo modello, in particolare, è risultato essere l'UAV armato più potente al mondo e nel 2023 sarà dotato del radar “AESA”.
Le aziende turche Havelsan e Yonca-Onuk sono impegnate nella costruzione di veicoli armati di superficie Sancar (USV), anch’essi senza pilota, che hanno effettuato i primi test sottomarini lo scorso settembre. Il veicolo, difficilmente riconoscibile e idoneo ad operazioni non convenzionali, è stato oggetto di esercitazioni alla fine dello scorso anno ed è stato progettato anche grazie alla collaborazione del gigante turco Aselsan con il coordinamento della Presidenza delle industrie della difesa turche (SSB). A livello terrestre vanno anche menzionati i carri armati dell’Altay e la nave in progetto “Anadolu”, la prima al mondo che potrebbe avere a bordo i nuovissimi Bayraktar TB3 UCAV (una versione aggiornata del drone da combattimento TB2) che avrà la capacità di decollare o atterrare sulla portaerei a pista corta Anadolu. Infine, su alcune navi da combattimento turche - a cominciare dal 2023 - verrà sperimentata l'entrata in servizio del sistema missilistico e di difesa aerea a lungo raggio “Siper” e del sistema d'arma Gökdeniz Close-in (CIWS). Le nuove tecnologie nel campo della difesa e della cybersecurity sono al centro di un numero crescente di rassegne fieristiche nazionali di settore, come ad esempio “Teknofest”, il più grande evento tecnologico e aeronautico del Paese (l’edizione 2022 si è svolta ad agosto nella provincia di Samsun sul Mar Nero con oltre 1 milione di visitatori); l’“ISC 2022” - International Space Convention, uno dei principali eventi nel settore spaziale svoltosi lo scorso settembre a Bursa nella provincia di Marmara e la SAHA Export rassegna organizzato dalla “Istanbul Defence and Aerospace Cluster Association” (SAHA), nell’ottobre 2022. Passando ai numeri, l’industria della difesa turca, oltre 4 miliardi di dollari di export lo scorso anno ma si stima di raggiungere i 6 miliardi nel 2023, ha un fatturato di oltre 10 miliardi di dollari e, secondo le parole di İsmail Demir Presidente di SSB, i nuovi progetti potrebbero far lievitare le previsioni per il 2023. A fargli eco il Presidente Tayyip Erdoğan che recentemente ha affermato che la Turchia si avvia alla piena indipendenza nel settore producendo “a casa” quasi l’80% dei propri armamenti ed evidenziando che nel 2002 le esportazioni del settore ammontavano a soli 248 milioni di dollari. Inoltre, ha poi concluso il Presidente “il budget dello scorso anno ha allocato risorse al settore della difesa per la R&S pari a 1,5 miliardi di dollari rispetto ai soli $ 49 milioni nel 2002”.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Secondo i dati diffusi dall’Agenzia ICE di Istanbul, nei primi 11 mesi del 2022 - rispetto all’analogo periodo del 2021 - il commercio estero con la Turchia segna un aumento del 15,6% che colloca il l’Italia al 5° posto tra i maggior partner commerciali sfiorando i 24 miliardi di interscambio totale e con una quota del 3,8 del totale importato dalla Turchia. L’Italia in ambito UE si piazza al secondo posto preceduta dalla Germania e prima della Francia mentre nell’area del Mediterraneo è il primo partner commerciale della Turchia. Nel periodo in osservazione, le esportazioni italiane hanno raggiunto i 12,7 miliardi dollari con un incremento dell’export in valore del 21,5% rispetto al 2021 collocando il nostro Paese al 6° posto tra i principali fornitori della Turchia preceduta da Russia, Cina. Germania, Stati Uniti e superato dalla Svizzera rispetto al mese precedente.
Si mantiene invece stabile quale 5° cliente dopo Germania, Stati Uniti Iraq e Regno Unito con 11.3 miliardi di beni acquistati con un incremento dell’import in valore del 9,6% rispetto ai primi 11 mesi del 2021.
Dopo un primo semestre del 2022 che aveva visto distribuire equamente vendite e acquisti tra i due Paesi con un saldo pressoché equilibrato, il mese di novembre ha registrato un saldo negativo per la Turchia di 1.36 miliardi di dollari. La dinamica dell’export italiano negli undici mesi del 2022 è stata trainata dalle vendite di combustibili e oli minerali (+136,7% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno) e da quelle della voce merceologica “metalli e pietre preziose” (+190,6%) triplicate rispetto allo scorso anno e, in misura meno marcata, dalle nostre esportazioni di ferro e acciaio (+48,6%). È risultato in diminuzione solo l’export di prodotti farmaceutici (-13,2%). Le principali voci del nostro export nel periodo in osservazione restano quelle tradizionali dei “macchinari e apparecchiature meccaniche” con 2.7 miliardi di euro di vendite.
Nel confronto con i principali partner commerciali europei, nei primi 11 mesi del 2022 si rileva ancora una crescita delle esportazioni dell’Italia (+21,5%) nettamente superiore agli incrementi registrati dalla Germania (+7,2) e dal Regno Unito (solo un +1,5%), mentre la Francia ha fatto registrare un +17% rispetto ai primi dieci mesi del 2021. In ambito Ue, l’Italia si posiziona invece al secondo posto con, come sopradetto, 23,979 miliardi di interscambio totale nei primi undici mesi dell’anno, dopo la sola Germania (40,9 miliardi di dollari) e prima di Francia (17 miliardi di dollari) e Spagna (15,1 miliardi di dollari), guadagnando quote nei confronti dei nostri tre principali concorrenti. La dinamica dell’export turco fa invece registrare nel periodo in osservazione un +247,4% negli acquisti italiani di combustibili e oli minerali mentre la prima voce dell’import italiano resta quella degli “autoveicoli, trattori e parti di ricambio” con oltre 2 miliardi di euro. Le esportazioni della Turchia nei primi 11 mesi del 2022 hanno fatto registrare una cifra record verso i due principali mercati di sbocco delle merci turche ovvero Germania e USA i cui incrementi di vendite sono stati rispettivamente del 10,3% e del 17,4%. La Germania (prima mercato di sbocco per le vendite di auto made in turche) è tra i paesi con il maggior numero di aziende in Turchia (circa 7.600 aziende) mentre si registra un aumento della presenza di imprese statunitensi rispetto al passato che ha consentito alla Turchia di vendere di più verso il mercato statunitense.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
La Turchia continua a coltivare l’ambizioso progetto di ricoprire un ruolo di primo piano come “hub” energetico per l’Europa e intensifica i lavori nei giacimenti di gas naturale nel Mar Nero.
Focus sullo stoccaggio di gas in Turchia
Continuano, senza interruzioni, gli sforzi per consentire l’utilizzo delle ingenti quantità di gas naturale del Mar Nero che, secondo quanto recentemente dichiarato da Melih Han Bilgin, Direttore Generale della Turkish Petroleum Corporation (TPAO), potrebbero essere disponibili già a partire dal prossimo mese di marzo mentre la produzione a pieno regime avverrebbe a partire dal 2027. La quantità totale di gas dei giacimenti nel Mar Nero (riserva sufficiente secondo il Dicastero turco competente a soddisfare la domanda interna per 30 anni), dopo la recente scoperta di ulteriori riserve pari a 58 miliardi di metri cubi (bcm) presso Çaycuma 1, è pari a complessivi 710 miliardi di metri cubi, con un valore di mercato di 1 trilione di dollari. L’attività della TPAO si svolge oggi presso l'impianto di Filyos, nella provincia settentrionale di Zonguldak, nel cui porto recentemente la nave "Mukavemet" (che opererà nel pozzo Tuna-1 nel giacimento di Sakarya) ha affiancato a gennaio 2023 le altre navi da trivellazione. Nella fase iniziale è previsto il trasferimento di circa 10 milioni di metri cubi di gas al giorno, mentre l'infrastruttura a pieno regime consentirà di raggiungere il picco di 40 milioni di metri cubi al giorno entro il 2026. Quanto al consumo interno di gas, la Turchia è passata da 48 miliardi di metri cubi nel 2020 ad un record di 60 miliardi di metri cubi nel 2021 mentre nel 2022 le stime ufficiali indicano un consumo pari a 53,5 miliardi di metri cubi, inferiore rispetto alle precedenti proiezioni di 63 miliardi di metri cubi. Un risparmio reso possibile dall’aumento della quota delle rinnovabili nel “mix” energetico nazionale, che hanno consentito una diminuzione delle importazioni principalmente dalla Federazione Russa (la Turchia dipende dal gas russo per il 44% del proprio fabbisogno). Il gas russo rappresenta dunque quasi la metà del fabbisogno del Paese, che importa gas anche dall'Iran e dall'Azerbaigian e acquista GNL da Qatar, Nigeria, Norvegia, Algeria e Stati Uniti. Tuttavia, nel 2022 le importazioni tramite gasdotti sono diminuite così come gli acquisti di gas GNL.
I gasdotti che forniscono gas russo e azero alla Turchia sono il TurkStream ed il TANAP. Nel 2022 il TurkStream ha garantito volumi per 8,6 miliardi di metri cubi alla Turchia e 12,5 miliardi di metri cubi all'Europa mentre il TANAP ha fornito l'anno scorso 5,8 miliardi di mc di gas alla Turchia e 11,3 miliardi di mc all’Europa.
Per quanto attiene allo stoccaggio, la capacità della Turchia viene assicurata da 2 strutture sotterranee: la prima è quella offshore di “Silivri” (4,6 bcm) mentre la seconda si trova nei pressi di Tuz Gölü (Lago Tuz) la cui capacità è di 1,2 bcm. La capacità di prelievo giornaliera da Silivri è di 28 milioni di metri cubi (mcm), aumentata recentemente a 75 mcm che lo rende l’impianto di stoccaggio di gas naturale più grande d’Europa. Dopo l'aumento della capacità anche del Lago Tuz, l'obiettivo del Paese è quello di raggiungere circa 10 bcm di capacità totale di stoccaggio, che soddisferà circa il 20% del totale consumo annuo della Turchia, percentuale in linea con quelle previste anche dall’UE (capacità di stoccaggio per ciascun Paese membro pari ad almeno il 20% del suo consumo annuo). Infine, il Ministro dell'Energia e delle Risorse Naturali, Fatih Dönmez, partecipando ad Istanbul al “Summit of Century of Türkiye in Energy” dello scorso 31 gennaio, ha annunciato che la Turchia avrebbe firmato un accordo con l’Oman per l’acquisto di gas naturale per i prossimi 10 anni dopo la visita di una delegazione della compagnia energetica statale turca “BOTAŞ”. L’accordo prevede un acquisto annuale di gas naturale dagli omaniti pari a 1,4 miliardi di metri cubi (bcm). La Turchia apre anche le porte per l’esportazione di gas nei Balcani, con la Bulgaria è stato ad esempio recentemente concluso un accordo che prevede una fornitura annuale di gas di circa 1,5 miliardi di metri cubi fino al 2035 che corrisponderebbe al 30% del consumo annuo di gas della Bulgaria. L’accordo tra la compagnia statale bulgara del gas “Bulgargaz” e quella turca “BOTAŞ” è stato siglato all’inizio dell’anno e prevede forniture sia attraverso la rete del gas turco che dai terminali GNL del Paese. Accordi analoghi, ha aggiunto Dönmez durante il Summit di Istanbul sull’energia, saranno in futuro siglati con la Macedonia del Nord, la Romania e la Moldavia. Infine, il Ministero dell’Energia ha informato che la Turchia ospiterà nelle prossime settimane un vertice sul gas naturale ad Istanbul denominato “Istanbul Gas Forum” allo scopo di riunire i Paesi fornitori e i Paesi consumatori.
*Il TANAP può trasportare fino a 16 bcm di gas azero all’anno, di cui 6 alla Turchia ed il restante all’Europa attraverso il collegamento al TAP al confine greco. Attualmente sono in corso i lavori di ampliamento per raddoppiare la capacità’ del TANAP. La capacità del TANAP potrebbe essere ulteriormente aumentata se il Turkmenistan costruirà un nuovo gasdotto che dal Caspio potrebbe raggiungere la Turchia (vedi Cronache Economiche di dicembre 2022). Il TurkStream ha invece una capacità di 31,5 bcm attraverso due condotte di cui la prima ha una capacità di 15,75 bcm destinati alla Turchia.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Il 6 febbraio l’Ambasciatore Sebastiano Cardi, Coordinatore della campagna di promozione della candidatura di Roma ad ospitare l’Esposizione Universale nel 2030 (EXPO Roma 2030), accompagnato dall’Inviato Speciale del Comitato promotore, dott. Fabio Nicolucci, è stato ad Ankara per presentare e promuovere la candidatura. Pur in un contesto fortemente segnato dal terremoto avvenuto poche ore prima e che ha portato comprensibilmente a dover annullare all’ultimo minuto alcuni importanti appuntamenti, l’Ambasciatore Cardi ha potuto incontrare Ali Emre Yurdakul, Vicesegretario Generale della Unione delle Camere di commercio e dell’Industria di Turchia (TOBB) e Mehmet Ali Kilickaya, Direttore Generale per l’export presso il Ministero del Commercio.
L’Ambasciatore Cardi, che ha in primo luogo veicolato ai suoi interlocutori il messaggio di più profondo cordoglio di tutto il Comitato promotore di EXPO Roma 2030 per le vittime del devastante sisma, ha poi avuto modo di presentare in modo ampio e articolato i punti di forza della candidatura della Città di Roma, mettendo tra l’altro in rilievo il sostegno unanime che in Italia si registra, a tutti i livelli, su tale candidatura.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
L’industria ceca ha registrato nel 2022 una lieve crescita grazie alla ripresa del settore automotive. Lo ha indicato l’Ufficio di Statistica Ceco.
Lo scorso anno la produzione industriale ceca ha registrato un aumento dell’1,7 percento. A trainare il settore manifatturiero è stato l’automotive che con una crescita vicina al 12 percento ha ripreso fiato dopo un 2021 segnato dalle difficoltà nell’approvvigionamento. Molto buoni anche i dati dell’industria farmaceutica e del settore beverage. “Nel 2022 la produzione industriale ha raggiunto il livello pre-covid,” ha indicato l’ufficio di statistica.
In crescita del 15 percento i ricavi dalle attività industriali grazie al rialzo dei prezzi dei produttori. Il valore delle nuove commesse è cresciuto di oltre il dieci percento.
Fonte: https://bit.ly/3YGWoow
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La Banca Centrale Ceca (ČNB) non ha modificato i tassi d’interesse, che rimangono al sette percento. Lo ha annunciato il governatore Aleš Michl.
I tassi d’interesse sono a un livello tale da frenare la domanda interna e portare a una riduzione del credito alle famiglie e imprese, ha detto Michl. “Viene quindi frenata anche la crescita dei soldi circolanti in economia” ha indicato il governatore. Il board della ČNB ha deciso di non alzare i tassi, ma a breve termine non è neppure probabile un calo. Secondo Michl la banca è pronta a rialzarli, qualora si verificasse un’inflazione da domanda. Le stime della ČNB prevedono il calo dell’inflazione sotto il dieci percento nella seconda metà dell’anno.
Il gap tra i tassi della ČNB e della BCE ha incentivato molte imprese ad accedere a mutui in euro. Ma la differenza si sta rinchiudendo. La banca centrale dell’eurozona ha infatti approvato un aumento dei tassi di 50 punti al tre percento. Un ulteriore aumento di 50 punti è previsto in marzo.
Fonte: https://bit.ly/3DTgJi7
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)