Mercoledì 11 Dicembre 2024
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Il gruppo di esperti rivede al ribasso (2,8 %) le previsioni di crescita per la Svizzera nel 2022 al netto degli eventi sportivi. L’aumento del rincaro e il conflitto in Ucraina frenano la ripresa. In compenso, la situazione epidemiologica è migliorata più rapidamente del previsto. Per il 2023 le stime di crescita rimangono invariate al 2,0 %. La guerra in Ucraina comporta rischi importanti per la congiuntura mondiale.
Il 4° trimestre 2021 è stato contrassegnato dall’ultima ondata di coronavirus e dalle relative restrizioni. In linea con le aspettative, la ripresa dell’economia svizzera è proseguita, anche se con un ritmo meno sostenuto.
La guerra in Ucraina pesa sulle prospettive economiche e comporta rischi congiunturali importanti. Tuttavia, l’economia svizzera parte in condizioni relativamente buone. La domanda interna è in ripresa e l’andamento del mercato del lavoro è molto favorevole: aumentano gli occupati, il tasso di disoccupazione è tornato al livello pre-crisi e alcuni settori economici lamentano persino la carenza di personale qualificato. Inoltre, poiché è stato possibile revocare gran parte delle misure sanitarie, per i prossimi mesi si prevede una netta ripresa nel settore dei servizi. I settori con il maggiore potenziale di crescita sono quello alberghiero e della ristorazione e quello della cultura e del tempo libero.
Poiché gli scambi economici della Svizzera con la Russia e l’Ucraina sono relativamente scarsi, le ripercussioni dirette del conflitto sul nostro Paese dovrebbero essere limitate. Al contrario, gli effetti indiretti potrebbero essere molto forti. Sui mercati internazionali i prezzi dei principali beni d’esportazione russi e ucraini, in particolare le fonti energetiche, nonché alcuni prodotti alimentari di base e metalli industriali, hanno infatti registrato un’impennata. Al momento quindi a livello internazionale la pressione inflazionistica rimane elevata. Anche se il recente apprezzamento del franco sta aiutando a limitare la pressione sui prezzi in Svizzera, anche nel nostro Paese l’inflazione dovrebbe risultare più alta di quanto previsto in precedenza. Il gruppo di esperti rivede infatti al rialzo le proprie stime sull’inflazione in Svizzera nel 2022, il cui tasso dovrebbe arrivare all’1,9 % (previsioni dicembre 2021: 1,1 %), frenando i consumi privati. La crescente incertezza, poi, rallenta anche gli investimenti, mentre la situazione dell’approvvigionamento a livello globale si sta nuovamente aggravando.
Alla luce di queste premesse, il gruppo di esperti rivede al ribasso (2,8 %) le previsioni di crescita per il 2022 (al netto degli eventi sportivi, valore stimato a dicembre 2021: 3,0 %). L’economia svizzera dovrebbe dunque continuare sulla strada della ripresa dalla crisi del coronavirus con una crescita del PIL superiore alla media, anche se con meno dinamicità rispetto alle previsioni precedenti. Affinché ciò si verifichi è necessario che i nostri maggiori partner commerciali non vadano incontro a una forte recessione e soprattutto che non vi siano gravi problemi di rifornimento energetico o di materie prime in Europa.
Nella seconda parte del periodo di previsione l’effetto di recupero della pandemia di coronavirus dovrebbe affievolirsi. Se anche gli effetti frenanti del conflitto in Ucraina perderanno vigore la congiuntura dovrebbe normalizzarsi. Per tutto il 2023 il gruppo di esperti prevede una crescita del PIL del 2,0 %. In media annua, invece, l’inflazione dovrebbe scendere allo 0,7 %, in linea con le previsioni precedenti.
Anche per il mercato del lavoro il gruppo di esperti si attende un’ulteriore ripresa e prevede un tasso di disoccupazione medio del 2,1 % nel 2022 e del 2,0 % nel 2023.
Rischi congiunturali
Il conflitto in Ucraina alimenta un clima di grande incertezza. Anche qualora non si arrivi a un’escalation militare internazionale le ripercussioni economiche rischiano di essere più pesanti rispetto alle stime attuali.
In caso di recessione dei maggiori partner commerciali della Svizzera, la nostra economia subirebbe un duro contraccolpo, in particolare se si verificasse un calo significativo della produzione in Europa dovuto all’interruzione delle forniture di materie prime dalla Russia. Con uno scenario** del genere la pressione sui prezzi a livello internazionale resterebbe elevata e vi sarebbe un’evoluzione negativa dell’economia.
Ulteriori rischi derivano dal crescente indebitamento di alcuni Stati e imprese. Anche nel settore immobiliare permangono dei rischi sia a livello nazionale che internazionale, in particolare in Cina.
In compenso, l’incertezza legata alla pandemia si è notevolmente ridimensionata, anche se non sono da escludere altre ricadute, ad esempio in seguito alla comparsa di nuove varianti.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1496
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Secondo i dati doganali le esportazioni della Corea sono aumentate del 10,1% nei primi 20 giorni di marzo rispetto all'anno precedente sulla scia della domanda di chip e prodotti derivati dal petrolio.
Secondo i dati del Korea Customs Service, le esportazioni del Paese sono state di 37,3 miliardi di dollari nel periodo dal 1° al 20 marzo contro i 33,8 miliardi di dollari dell'anno precedente.
Secondo i dati, le importazioni sono aumentate del 18,9% su base annua per un valore complessivo 39,3 miliardi di dollari, risultando in un deficit commerciale di 2,08 miliardi di dollari durante il periodo citato.
Per settore, l'export di chip di memoria è aumentato del 30,8% su base annua.
I semiconduttori rappresentano circa il 20% delle esportazioni della Corea, sede di Samsung Electronics Co., il pi grande produttore mondiale di chip di memoria, e del suo rivale SK hynix Inc.
Le esportazioni di automobili, invece, sono diminuite del 18,1% su base annua e quelle dei ricambi del 9,1%. L' automotive rappresenta circa il 7% delle esportazioni della Corea.
Per paese, le spedizioni verso la Cina, il principale partner commerciale della Corea, sono aumentate dell'11,3% su base annua mentre quelle verso gli Stati Uniti sono aumentate del 6%.
Le esportazioni, dalle quali dipende metà del PIL coreano, sono aumentate del 20,6% su base annua a febbraio, segnando 16° mese consecutivo di crescita.
Fonte: https://bit.ly/3N5Ufh4
(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Korea)
Il mercato dei mutui abitativi sta registrando rispetto al boom dello scorso anno un andamento più moderato. Lo indica l’Associazione Bancaria Ceca.
In febbraio le banche e le casse di risparmio abitativo hanno concesso circa 7900 mutui per un valore complessivo di 25 miliardi di corone. Si tratta di un calo di circa il 23% rispetto allo scorso anno. Un andamento simile è stato registrato anche in gennaio con mutui erogati per un valore di 32,6 miliardi di corone. Dei quasi 58 miliardi di corone di mutui concessi nei primi due mesi circa dieci miliardi di corone erano rappresentate dalle surroghe.
Il calo dell’interesse è stato determinato dall’andamento eccezionalmente forte nello scorso anno e dai tassi d’interesse in forte crescita. In febbraio il tasso d’interesse medio è salito al 3,84% rispetto al 3,4% di gennaio. Nei prossimi mesi i tassi potrebbero aumentare di oltre il cinque percento. In aprile inoltre entrano in vigore le nuove limitazioni decretate dalla Banca Centrale Ceca.
Fonte: https://bit.ly/34TdTvn
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
L’istituto centrale afferma che la Banca Centrale Ceca (ČNB) sta intervenendo sul corso della corona ceca per far fronte al suo indebolimento.
La corona ceca aveva registrato un leggero indebolimento dall’avvio dell’invasione russa in Ucraina. Vista la forte tensione nella regione, molti investitori internazionali hanno deciso di chiudere le proprie posizioni nelle valute dei paesi dell’Europa centrale e orientale. La Banca Centrale Ceca aveva già in precedenza avvisato di essere pronta a intervenire in caso di oscillazione anomala della corona. “Nell’ambito internazionale la ČNB ha forti riserve di valuta estera, il cui utilizzo in situazioni eccezionali, come quella in cui ci troviamo, è del tutto giustificabile” ha comunicato la banca centrale.
Con riserve di 157 miliardi di euro, pari a due terzi del Pil ceco, l’istituto ha, secondo gli analisti, i mezzi per consolidare il cambio. La ČNB non ha comunicato una soglia di cambio entro cui intervenire. Gli analisti hanno tuttavia osservato che la banca ha cominciato a intervenire quando il cambio era sceso a 25,90 corone per euro. Secondo loro la ČNB quindi non permetterà che si sfori il cambio a 26 corone per euro. Con l’intervento il cambio ha registrato un calo a 25,55 corone per euro.
Fonte: https://bit.ly/3u6t1y9
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La Turchia è il primo partner commerciale dell’Italia nell’area del Mediterraneo con un interscambio stabile e bilanciato che, in media, si attesta sui 20 miliardi di dollari l’anno. Secondo i dati elaborati dall’ICE per il 2021, l’Italia è il quinto partner commerciale della Turchia con un interscambio di 23 mld di dollari (+33,3% rispetto al 2020). Siamo il quinto fornitore dopo Cina, Russia, Germania e Stati Uniti e il quarto cliente dopo Germania, Stati Uniti e Regno Unito.
Dopo un 2020 che ha certamente risentito del blocco della produzione, specialmente in Italia, i dati del 2021 appaiono molto incoraggianti specialmente se confrontati con quelli pre-pandemici del 2019. Rispetto al 2019, infatti, l’interscambio complessivo nel 2021 è superiore di ben oltre 5 mld di dollari (17,9 mld di dollari vs. 23,03 mld di dollari) corrispondenti ad un +28,5%. Il 2021, per l’export italiano in Turchia, ha fatto registrare un aumento del 25,7% con un totale di 11 miliardi e mezzo di euro con quasi tutte le principali voci del nostro export in crescita abbondantemente sopra le due cifre con in testa le vendite di combustibili e minerali (+248,2%), pietre e metalli preziosi (+47,6%), di ferro e acciaio (+45,2%) e di macchinari e apparecchiature meccaniche (+33,1%), quest’ultima principale voce del nostro export.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Nel 2021 la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) ha incrementato i suoi investimenti in Turchia fino a raggiungere la cifra record di 2 miliardi di euro sostenendo la ripresa del settore privato duramente colpito dalla pandemia da Covid.19. Infatti, oltre l'85% dei finanziamenti BERS è stato convogliato al settore privato; la BERS ha inoltre smobilizzato fondi aggiuntivi per finanziare in Turchia programmi congiunti dedicati alla sostenibilità ambientale.
Arvid Tuerkner, Amministratore Delegato BERS Turchia, ha evidenziato come la recente firma da parte della Turchia dell'Accordo di Parigi ha aperto la strada a nuovi investimenti per de-carbonizzare l'industria automobilistica con l’obiettivo di procedere al più presto allo svecchiamento del parco auto circolante con nuovi veicoli elettrici commerciali. In questo senso la BERS ha già avviato’ le procedure per l’erogazione di prestiti alla Ford Otosan (più di mezzo milione di euro) e per la creazione di una joint venture tra la casa automobilistica statunitense Ford e la turca Koc Holding per l’espansione del settore della mobilità elettrica.
La BERS ha inoltre concesso un prestito di 150 milioni di euro al noto produttore turco di elettrodomestici, Arçelik, per sostenere un programma triennale di investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale e ha investito in un green bond concedendo un prestito alla “Borusan EnBW Enerji”, un'impresa turco-tedesca specializzata in rinnovabili con cui la BERS intende integrare un nuovo pacchetto di investimenti per il prossimo triennio.
Sempre del settore dedicato alla sostenibilità verde, la BERS ha erogato 826 milioni di euro attraverso il Trade Facilitation Program, una linea di credito a favore di 9 banche di leasing turche. Recentemente, il Consiglio di Amministrazione della BERS ha inoltre approvato un finanziamento alla Green Economy da 500 milioni di euro per il 2022, un pacchetto di 150 milioni di euro per la linea ferroviaria Ispartakule-Cerkezkoy (per il collegamento alla rete su rotaia trans europea attraverso la Bulgaria) e per la nuova linea metropolitana Buca a Smirne nonché un nuovo parco autobus a bassa emissione per la Municipalità di Mersin mentre nella città di Gaziantep già sono attivi cinque impianti solari fotovoltaici realizzati grazie ai prestiti BERS. Anche Istanbul ha deciso di velocizzare l’accesso ai programmi e finanziamenti della BERS previsti nel programma Green Cities, seguendo l’esempio di Izmir e di Ankara anche nella gestione dei rifiuti urbani.
La BERS in Turchia è attiva anche nel ridurre il “gender gap” soprattutto nei ruoli manageriali dell’industria dove le donne sono ancora troppo poche. In questo contesto, la BERS ha intensificato gli sforzi per promuovere le pari opportunità e l'emancipazione economica delle donne promuovendo il progetto “Women in Business”, mettendo a disposizione oltre mezzo miliardi di euro.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
La disoccupazione è in lieve diminuzione in Svizzera nel mese di febbraio: a livello nazionale il tasso si è attestato al 2,5%, a fronte del 3,6% dello stesso mese dello scorso anno e del 2,6% nel gennaio 2022.
Stando ai dati diffusi ieri dalla Segreteria di Stato dell'economia (SECO) il numero dei senza lavoro iscritti agli uffici regionali di collocamento (URC), si è attestato a 117'970, ovvero 4'298 in meno rispetto al mese precedente e 49'983 in meno di febbraio 2021, ancora particolarmente segnato dalla pandemia.
Va peraltro ricordato che nel giugno 2019 le persone senza impiego erano però ancora meno di 100'000 (97'222). I cantoni romandi rimangono i più colpiti dalla disoccupazione, pur restando tutti ampiamente sotto la soglia psicologica del 5%.
Tornando all'ambito nazionale, dai dati pubblicati dalla SECO emerge pure che il numero di giovani (15-24enni) disoccupati è diminuito di 271 unità rispetto a gennaio a un totale di 10'129, cioè 7’199 persone in meno del 2020. In flessione è pure la quota di lavoratori over 50 disoccupati, scesa di 1’225 persone a 36'643 unità.
In Ticino a febbraio 2022 il tasso di disoccupazione si è attestato al 3,1% (-0,1 punti rispetto a gennaio, -0,9 su base annua), nei Grigioni all'1,2% (-0,1, rispettivamente -0,8). In termini assoluti da Airolo a Chiasso si contano 5’240 disoccupati (-232 mensile, -1’640 annuo), mentre in territorio retico la cifra è di 1’295 (-228 e -889).
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1495
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
L’obiettivo di raggiungere un fatturato dal settore turistico da 35 miliardi di dollari è a portata di mano nel 2022. Lo ha affermato il ministro della Cultura e del Turismo Mehmet Nuri Ersoy snocciolando i dati registrati dall’inizio del 2022 a Istanbul e Antalya, che si avvicinano agli arrivi registrati nell’analogo periodo pre-pandemia, quando la Turchia ospitò il maggior numero di turisti della sua storia.
Parlando in occasione del 25° Salone del Turismo e dei Viaggi (EMITT), poco prima dello scoppio della guerra in Ucraina, il Ministro ha dichiarato “che il numero di turisti stranieri è aumentato dell'88% dal 2020 con 30 milioni di visitatori mentre i ricavi del settore sono aumentati del 103% attestandosi a 24,5 miliardi di dollari". Nel 2019, la Turchia aveva ospitato un numero record di 45 milioni di turisti rispetto ai 12,7 milioni di turisti internazionali del 2020.
Il 2021 è stato quindi l’anno della ripresa e, prima dello scoppio del conflitto, ci si aspettava in Turchia un aumento di vacanzieri provenienti proprio dalla Russia ma anche dall’Ucraina.
Il presidente dell'Associazione delle agenzie di viaggio turche (TÜRSAB), Firuz Bağlıkaya si aspetta un aumento di visitatori dai paesi baltici e del Golfo e dagli USA, viste le prenotazioni che erano state raccolte fino a metà febbraio. E i dati prima dello scoppio del conflitto giocavano a suo favore: i dati ufficiali al 21 febbraio scorso, raccontavano di un numero di arrivi più che raddoppiato rispetto allo stesso mese del 2021, raggiungendo quasi 1,3 milioni di visitatori internazionali con Istanbul, la città più popolosa del Paese, principale punto di ingresso con oltre 800 mila visitatori, seguita da Edirne (150 mila turisti stranieri) e da Antalya (con 120 visitatori). Nei soli primi mesi del 2022 i russi hanno rappresentato il 10,5% di tutti i visitatori con una presenza superiore a 130 mila turisti propria nella regione di Edirne.
Nei prossimi mesi andrà sicuramente valutato con attenzione l’impatto che la crisi russo-ucraina avrà sul turismo dalla Russia (sistematicamente al primo posto per presenze ogni anno) anche in relazione alla necessità della Turchia di ricostituire le proprie riserve valutarie e riequilibrare, almeno in parte, la bilancia dei pagamenti.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
La Turchia esporta apparecchiature per l'energia eolica in 45 paesi di 6 continenti, ha dichiarato il Ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali, Fatih Dönmez, a un vertice tenutosi lo scorso mese di febbraio nella capitale. Infatti, circa il 10% del fabbisogno elettrico del Paese è soddisfatto dal settore dell'energia eolica con una capacità totale aumentata nel 2021 con oltre 10.500 megawatt (MW) e il Presidente della Turkish Wind Energy Association (TÜREB), Ebru Arıcı, ha dichiarato che la Turchia aggiungerà circa 1.500 megawatt di energia eolica alla rete nazionale da qui al 2023. Un risultato che conferma l’importanza dell’eolico nel Paese, che rappresenta oggi uno dei 10 maggiori mercati a livello globale e quinto produttore nel 2021 di turbine eoliche in Europa.
Nel complesso la produzione di energia da fonti rinnovabili, escluso l’idroelettrico, è raddoppiata in Turchia rispetto al 2017 ed ha superato la prima volta alla fine del 2021 l’energia prodotta da fonti idroelettriche, un potenziale quello idroelettrico che ha risentito di lunghi periodi di siccità negli ultimi anni e il suo potenziale, anche a causa del riscaldamento globale, è stato quasi interamente utilizzato.
Il calo di produzione di energia idroelettrica è stato compensato dal gas: mentre la quota idroelettrica è diminuita dal 26% al 17%, il consumo di gas (61 miliardi metri cubi nel 2021) è passato dal 23% al 33% su base annua nel 2021 e ha spinto la quota di combustibili fossili al 65%.
Eolico e solare (di quest’ultima fonte si utilizza soltanto il 3% dell’effettivo potenziale che ha raggiunto nel 2021 7.815 MW di energia installata) nel 2021 hanno dunque stabilito nuovi record raggiungendo 44,6 terawattora (TWh) di energie prodotta con una quota, assieme, del 13,6% rispetto all'11,7% nel 2020.
L’aumento nel 2021 dell’utilizzo del solare e dell’eolico per la produzione di energia in Turchia non ha tuttavia coperto il fabbisogno del Paese ed il gap è stato colmato principalmente da carbone importato. Tornando all’eolico, merita citare il primo studio sull’energia eolica offshore galleggiante in Turchia per sfruttare il vento nei mari della Turchia a bassa profondità. Il progetto è stato presentato recentemente da alcuni ingegneri dell'Istituto di tecnologia di Izmir (IYTE) e sovvenzionato da TÜBITAK (il CNR turco) e si attende il rilascio del brevetto entro i prossimi due anni.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
La Turchia amplierà il portafoglio progetti nel 2022 nel settore della difesa con la consegna di nuovi armamenti alle forze aree-navali-terrestri nazionali, si legge nella dichiarazione dello scorso febbraio del Presidente delle industrie della difesa (SSB), Ismail Demir. La difesa rappresenta il settore che ha compiuto i maggiori progressi tra tutti i comparti dell’economia del Paese negli ultimi 20 anni e oggi può contare su 1.500 aziende e 80.000 lavoratori con un fatturato annuo di 10 miliardi di dollari ed esportazioni pari a 3,22 miliardi di dollari.
Spicca, nel settore, il primo l’elicottero multiruolo prodotto in Turchia, il Gökbey, sviluppato dalle industrie aerospaziali turche (TAI-Turkish Aerospace Industries), per il comando generale della gendarmeria, mentre HÜRJET, l'addestratore a reazione avanzato e velivolo da attacco leggero sviluppato a livello nazionale (Leonardo collabora con TUSAS Engine Industrie - uno dei principali contractor turchi di TAI - per computer di bordo, radar e altimetri), lascerà l'hangar e inizierà i test a terra durante il 2022.
Anche il drone TB3 di Bayraktar Technologies, sviluppato come aereo in grado di atterrare e decollare a corto raggio, è pronto per il suo primo volo dopo il successo del TB-2. Il nuovo modello, impegnato in molti teatri di guerra tra cui quello russo-ucraino, è, rispetto al primo modello un UAV cha ha una maggiore autonomia, e altitudini più elevate.
Consegne prime della fine dell’anno saranno inoltre garantite nell’ambito del progetto missilistico Goktug sviluppato da TÜBITAK. Il CIWS (torrette con sistemi di lancio integrati) “Godnediz” sarà integrato per la prima volta nella fregata di Istanbul della marina turca, mentre nel 2022 dovrebbe essere prevista la prima consegna del sistema missilistico di difesa aerea Sungur sviluppato dalla turca Roketsan (insieme a Bayraktar e TUSAS sono i tre più importanti manufacturing subsidary di TAI) dopo aver superato i test nel corso del 2021 e sempre la Roketsan fara’ entrare in servizio il missile Karaok. Previste infine le consegne dei veicoli d’assalto anfibi corazzati Zaha e lo Zma, senza pilota nonché il carro armato da combattimento MBT Altay.
L’obiettivo del Paese è di continuare ad investire nel settore per giungere entro il 2023 a produrre autonomamente il 75% dei propri armamenti sviluppando tecnologia che attualmente la Turchia importa.
Il volume del fatturato dell'industria della difesa turca, che era di 1,3 miliardi di dollari nel 2002, ha oggi raggiunto gli 11 miliardi di dollari con esportazioni superiori a 3 miliardi di dollari (erano state 248 milioni di dollari nel 2002).
I progetti, esclusi quelli che verranno completati nel biennio 2022-23, sono arrivati a quota 1.100 dal 2019 ed il budget del 2020 era stato pari a oltre 55 miliardi di dollari. Il settore difesa turco, infine, beneficia di un supporto annuale in ricerca e sviluppo di ben 1,7 miliardi di dollari ed è diventato il settore che più di tutti effettua il maggior numero di investimenti in R&S in Turchia.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)